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Autore: kianeko    09/07/2019    2 recensioni
Questa storia partecipa alla "Challenge delle Mani" indetta sul gruppo facebook "Il Giardino di Efp".
Genzo, Maki e Kojiro si alternano fra le drabble di questa raccolta divisa in tre parti, una per ognuno. Le mani come protagoniste del loro rapporto, le mani come rappresentazione dei sentimenti, le mani in 41 varianti di vita e amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Maki, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kojiro e Genzo: l'amore è complicato'
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L’amore tra le mani
Periodo di challenge e anche stavolta ho deciso di partecipare a una indetta sulla pagina facebook de "Il Giardino di EFP" tema "Le Mani", questa in particolare è sulle drabble, che io adoro. Neanche a dirlo come sempre sulla mia OTP preferita, Genzo e Kojiro, con l'aggiunta di Maki. Le parole della challenge sono 41 e io vi propongo una suddivisone in tre parti con 13 drabble per Genzo e Kojiro, mentre per Maki ne ho scritte 15.
Anche questa raccolta come la precedente “L’amore intraducibile” fa parte del proseguimento di “Amarti è più facile che odiarti” e di “50 per cento”. Come per l’altra raccolta, anche qui alcune delle drabble sono incomprensibili perché non hanno una collocazione definita per voi.
Come sempre vi ringrazio in anticipo per questa lettura e spero che lasciate una recensione.
L’amore tra le mani
Genzo
1. Uno schiaffo;
La mano di Maki era sospesa a mezz’aria.
«SEI SOLO UN GROSSO COGLIONE!» gli aveva urlato in preda al pianto.
«Maki ti prego calmati» disse Kojiro frapponendosi fra loro.
«CALMARMI? VUOI UNO SCHIAFFO ANCHE TU?» disse battagliera «CI METTO POCO AD ACCONTENTARTI!»
Genzo la osservava con occhi sgranati: la guancia gli pulsava come non gli era mai capitato e nelle orecchie aveva ancora lo schiocco, e dire che di ceffoni dalle donne ne aveva presi. All’improvviso capì perché fosse stata definita la miglior lanciatrice degli ultimi anni.
«Calmati,» le disse dolce Kojiro «ha capito perfettamente il tuo punto di vista».
4. Carezza;
Non sentire la brezza marina all’alba era una delle cose che più gli mancavano di Amburgo: nonostante fosse distante 100 km dal mare, il fiume Elba portava con sé l’aria salmastra del Mare del Nord.
«A cosa pensi?» chiese Kojiro sedendosi sulla sabbia accanto a lui.
«Al mare di Amburgo».
«Non c’è il mare ad Amburgo».
«Lo so».
Non sapeva come spiegarglielo ma in quell’esatto momento, seduto sulla spiaggia dell’isola di Okinawa, guardare l’oceano gli aveva messo molta malinconia. All’improvviso la mano di Kojiro si insinuò fra i suoi capelli: quella carezza silenziosa gli fece abbassare le difese e pianse.
7. Dito sul grilletto;
L’uomo mise il dito sul grilletto, voltò l’angolo e cadde a terra tagliato in due.
Maki urlò spaventata, gettandosi fra le braccia del fidanzato con le mani sugli occhi.
«Hai fatto cadere tutti i popcorn» la rimproverò bonariamente Kojiro.
«La colpa è vostra che mi fate sempre vedere questi cavolo di film.» sbottò contrariata «Lo sapete che mi fanno impressione».
Genzo sospirò sconsolato: si alzò dal divano e andò a prendere l’aspirapolvere. Chi l’avrebbe sentita la sua governante se avessero lasciato quel casino. Kojiro faceva apposta a proporre quei film.
«Genzo digli qualcosa tu» piagnucolò Maki quando tornò dai due.
10. Mano tagliata;
Genzo fissava l’uomo davanti a sé: lo sapeva benissimo che era maleducazione ma non riusciva proprio a farne a meno.
«Perché è così?» domandò in un sussurro alla ragazza seduta di fianco.
Lei alzò un sopracciglio «Di che parli?» chiese piano a sua volta lei.
«Del suo braccio».
«Sono stati i cinesi» rispose con naturalezza senza scomporsi.
«I cinesi?».
«L’hanno scoperto a rubare e come punizione gli hanno tagliato la mano. Credo sia successo circa 20 anni fa, io l’ho conosciuto così».
Genzo trovava disarmante il modo in cui, a volte, lei minimizzasse le cose: non la toccava proprio niente.
13. Mano che dice “basta”;
Erano sdraiati a letto a ridere come pazzi: non aveva capito bene chi avesse iniziato, ma ora la “guerra del solletico” stava finendo male, per lui. Si era ritrovato le mani di Maki e Kojiro addosso ed era solo riuscito a ridere e a contorcersi. Li odiava quando facevano così: se ne approfittavano.
Alzò la mano a dire basta «Vi prego non ne posso più» pregò fra le lacrime, riprendendo fiato.
«Ci hai chiamati “busta e francobollo” come punizione mi sembra il minimo» sentenziò Maki divertita.
«Se prometto di non farlo più, la smettete?».
«Forse» rispose Kojiro con un ghigno.
16. Carezza sul viso;
Le mani di Kojiro erano callose e indurite dal lavoro, quelle di Maki erano morbide e vellutate: erano mani diverse, eppure sul suo corpo suscitavano emozioni simili. Solo quando gli accarezzavano il viso le sentiva diverse.
Kojiro era leggero e quasi delicato, difficile da credere per un bestione di quelle dimensioni. Maki era più dolce e protettiva, nonostante il suo carattere focoso e irruento.
Durante quel brutto periodo, quelle mani e quelle carezze sul viso avevano lenito il suo dolore, ma non erano bastate. Sentiva la mancanza e soffriva, perché altre mani voleva avere sul suo viso in quel momento.
19. Mani sugli occhi;
Improvvisamente, due mani gli coprirono gli occhi. Mise le sue su quelle più piccole che erano sul viso: le tastava come a volerle riconoscere, ma erano inconfondibili.
«Devo indovinare?» chiese Genzo, mentre da dietro arrivava una lieve risata.
Sapeva perfettamente di chi fossero quei palmi sul suo volto, ma voleva stare al gioco e lasciare che si divertisse. «Sei una femmina?» e di nuovo quella risatina leggera.
«Hai gli occhi chiari?» stavolta gli arrivò un borbottio infastidito.
Avrebbe potuto continuare quel gioco tutto il giorno.
«Piccola peste dammi un bacio» disse voltandosi di scatto e sollevando il nipote da terra.
22. Stringere un fazzoletto;
Maki stava letteralmente sbriciolando il fazzoletto che aveva in mano, lo stringeva così forte che ne stava facendo coriandoli.
«Non capirò mai le femmine» disse guardandola di sbieco.
«Non c’è niente da capire. È una cosa super romantica» rispose fra i singhiozzi.
Kojiro sospirò «Davvero stai cercando di capire, Genzo? Io ho smesso tempo fa con mia madre e Naoko».
«Solo perché voi due siete due caproni insensibili».
«E tu non piangi?» chiese Genzo all’altra ragazza, che seduta sul divano guardava la tv con loro.
«Perché dovrei?» domandò questa a sua volta.
«Tre,» corresse il tiro Maki «siete tre caproni».
25. Mano sul cuore;
«Mano sul cuore?» chiese il primo.
«Sì, mano sul cuore» disse Genzo poggiando platealmente una mano sul petto.
«Hai fatto una promessa» precisò il secondo.
«Lo so che ho fatto una promessa, per chi mi prendete. Io rispetto sempre la parola data».
Adorava passare il tempo con quelle pesti dei suoi due nipoti: i figli di suo fratello maggiore erano più esigenti di una donna viziata. Stavolta aveva dovuto faticare non poco, per riuscire a scollarseli di dosso, per metterli a letto. Il più grande gli aveva strappato la promessa che la prima parata del campionato l’avrebbe dedicata a loro.
28. Foto tra le mani;
Kojiro stringeva una foto tra le mani: era ingiallita dal tempo e gli angoli erano consunti. La fissava da 10 minuti con malinconia. Genzo non aveva bisogno di sapere il soggetto, se lo immaginava. Erano passati più di 20 anni, ma quel dolore nel cuore del suo compagno non era ancora passato e forse non se ne sarebbe andato mai.
«E se te ne procurassi una meno logora?» chiese la ragazza.
Si voltò a guardarla: era impazzita di colpo? Come poteva trovare qualcosa che neanche la sua famiglia aveva?
«E sentiamo, come faresti?» domandò Kojiro duro.
«Come faccio sempre, cercando».
31. Osservare i movimenti di una mano;
Maki ruotava il polso, prima a destra poi a sinistra, muoveva le dita aprendole e chiudendole, poi con molta calma si mise il guantone. Genzo osservava affascinato la meticolosità con la quale eseguiva i movimenti: lenti e misurati, quasi scaramantici. Anche lui prima delle partite aveva i suoi riti.
«Che bella inquadratura» esordì la ragazza seduta al suo fianco.
«Già è vero» ammise continuando a guardare la nazionale di softball in televisione.
Pur avendo visto molte partite della ragazza, non aveva mai fatto caso alla precisione e la cadenza con la quale li eseguiva: probabilmente erano meccanici e dettati dall’abitudine.
34. Anello al dito;
«A quando la proposta?» domandò facendo sobbalzare Kojiro.
«Ti sei rincretinito? Vuoi farmi morire?».
«Non evitare la mia domanda, quando le farai la proposta?» chiese di nuovo indicando la piccola scatola di velluto rosso che l’altro teneva fra le mani.
«Il giorno del mio compleanno».
«Manca poco allora».
«Già e me la sto facendo sotto peggio che alla finale dei mondiali».
Genzo rise «Cosa ti preoccupa?».
Kojiro spostò lo sguardo sull’oggetto che aveva fra le mani «Che mi dica di no».
«Non essere scemo. Tutte le donne vogliono l’anello al dito: figurati Maki che ti, e mi, sopporta da anni».
37. Mano che stringe un fiore.
Piccola e cicciosa, la mano di suo nipote più piccolo gli porgeva un fiore.
«Grazie. È per me?» chiese Genzo allungando la sua.
Il bimbo scosse la testa in segno di assenso e aprì la paffuta manina per far cadere quel bocciolo arancione; non verificò neanche l’avvenuto scambio, che già era ripartito di corsa verso le aiuole.
A sua madre sarebbe venuto sicuramente un infarto, ma era troppo divertente vedere quel “bambolotto” strappare tutti i fiori più colorati. Aveva un’aria accigliata e teneva un broncio permaloso, ma era un tenerone, come lui.
Tornò alla carica stringendo nella manina l’ennesimo fiore.
   
 
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