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Autore: Carme93    13/07/2019    3 recensioni
Pronti a partecipare a una competizione fuori dagli schemi?
Due famiglie, 80 città e un premio a sorpresa.
Chi vincerà?
[Storia partecipante alla challenge "Il giro d'Italia in 80 storie" indetta da Ghostmaker sul forum di EFP]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 “Biella tra ‘l monte e il verdeggiar de’ piani/lieta guardante l’ubere convalle, / ch’armi ed aratri e a l’opera fumanti/ camini ostenta” (Rime e Ritmi, Carducci)

 
 
 
Capitolo secondo


 
Retebiella presenta…
 

 


«Puoi smetterla di sbuffare? Sei fastidioso».
Samuele distolse gli occhi dal paesaggio, che sfrecciava rapidamente al di là del finestrino, e fissò la zia. «Ma mi sto annoiando!» si lamentò.
«Non hai uno dei tuoi preziosi libri fantasy?» replicò la donna intenta a scrivere non si sa cosa sul suo computer portatile.
Samuele ignorò il suo tono derisorio. «Non mi hai fatto portare quello che sto leggendo» ribatté, invece, in tono accusatorio. «E non me ne hai fatto neanche comprare uno alla stazione di Aosta!».
«Dobbiamo concentrarci sulla gara» rispose Penelope con gli occhi fissi sullo schermo. «Siamo già in svantaggio, ti ricordo. E io non posso farmi battere da Saverio Rinaldi!». E qui si prese la briga di sollevare gli occhi, quanto bastava per lanciare un’occhiataccia al nipote.
Il ragazzino sbuffò. «Fammi almeno giocare con il tuo computer».
«Neanche per sogno».
«Daai» la supplicò.
«No».
«Uffa che sei!» sbottò il ragazzino mettendosi a braccia conserte e fissandola truce.
«E tu sei una piaga» replicò la donna.
«Ho fame» si lagnò allora Samuele.
«Se non la smetti…» s’irritò allora Penelope.
A quel punto intervenne Ambra. «La potete smettere entrambi? Io stavo cercando di dormire un po’, se non ve ne foste accorti!».
«Ma mamma mi sto annoiando» si lamentò il ragazzino. «E ho fame!».
«Samu, siamo quasi arrivati» sospirò Ambra raddrizzandosi.
«E comunque prenditela con tua madre, Samuele» disse a un certo punto Penelope. «Fosse stato per me avremmo noleggiato una macchina, l’hai dimenticato?».
«Fossi matta» commentò Ambra. «Con la testa che hai in questo momento avresti percorso la E25 battendo ogni record. Già immagino la prima pagina del Corriere della Sera: “Quarantenne brucia gli autovelox della E25 e quasi investe gli agenti al casello”».
Samuele scoppiò a ridere, mentre sua zia s’incupì maggiormente.
«Ti credi spiritosa?» sibilò alla sorella.
«No. Sono maledettamente seria» ribatté l’altra. «Ti ho seguito in questa folle gara, trascinando mio figlio con noi, non ti permetterò di mettere a rischio la nostra vita o di farci finire in carcere».
«Esagerata» sbuffò Penelope. «Ma adesso Rinaldi sarà in vantaggio. Il treno impiega quasi due ore in più della macchina!».
«Non è una gara di velocità» sospirò Ambra. «Piuttosto non abbiamo ancora scelto un nome per la nostra squadra».
«Figli di Albert» disse Penelope, chiudendo il computer.
«Nostro padre si chiama Marco» replicò interrogativa Ambra.
«Albert! Albert Einstein! Ignorante» sbottò Penelope alzando gli occhi al cielo.
«È un nome terribile» commentò Samuele orripilato.
«Concordo» disse Ambra. «Che problemi hai?».
«Allora proponetelo voi».
Per qualche minuto lo scompartimento divenne silenzioso, mentre il treno continuava a sferragliare ormai in territorio piemontese.
«Strange Threesome» propose Samuele.
«Che significa?» gli chiese la madre.
«Trio strano» rispose il ragazzino. «È inglese. Dopotutto siamo una squadra un po’ strana. Ci avreste mai pensato che avreste collaborato così?».
«No» risposero in coro le due donne.
«Appunto». Un sorriso sghembo illuminò leggermente il suo viso ancora delicato e infantile.
Improvvisamente il treno iniziò a rallentare e lentamente si fermò.
«Oh, oh, questa è la nostra fermata. Andiamo, dobbiamo recuperare il tempo perso» esclamò Penelope fiondandosi fuori dallo scompartimento con la sua sacca sulle spalle.
Sul cartello azzurro con il contorno bianco risaltava la scritta Biella S.P.
«Per cosa sta S.P.?» chiese Samuele curioso.
«San Paolo» rispose gentilmente un uomo di mezz’età con la divisa delle FS. Samuele non avrebbe saputo dire che ruolo ricoprisse.
«Sono il Capostazione. Benvenuti a Biella. Voi siete qui per la competizione televisiva, vero?» chiese loro. Sembrava divertito e contento all’idea.
«Sì. Ci ha visti in televisione?» chiese Samuele.
«Certo che ci ha visti» sbuffò Penelope. «Lo share è stato altissimo».
«Beh, in realtà, non guardo molto la televisione… Visto e considerato che sapevo che sareste venuti qui, non ho resistito…».
A Samuele quel signore fece immediatamente simpatia in quanto gli ricordò il padre. Tentò di scacciare quel moto improvviso di nostalgia e si costrinse a concentrarsi su quanto accadeva intorno a lui.
Il Capostazione porse un foglio alla zia. «Mi è stato chiesto di consegnarvi questa».
«Che cos’è?» replicò la donna corrugando la fronte.
Samuele e Ambra si avvicinarono per vedere meglio. L’immagine rappresentava degli uomini in divisa, leggermente sfumati nei contorni, ma al ragazzino saltò subito agli occhi il simbolo sulla fascia che portavano al braccio. Impiegò qualche secondo a ricordarne il nome. «È una svastica… Sono nazisti?» domandò ai tre adulti.
«A quanto pare» replicò sua madre meditabonda.
«E noi che dobbiamo farci con questa?» domandò Penelope al capostazione.
«È un indizio. Vi porterà al luogo dove vi verranno spiegate le regole della prossima gara».
«E cioè?» ribatté Penelope.
«Oh, non posso aiutarvi, mi dispiace».
«Ma lei conoscerà senz’altro la città a menadito» sbottò la donna infastidita.
«Sì, naturalmente. Sarei lieto di mostrarvi la mia bella Biella. Non dipende da me. Mi è stato chiaramente detto che non devo fiatare».
«E che fanno la multano?» sbottò sgarbatamente Penelope. Irritata di non poter controllare con i propri occhi le mosse del suo rivali.
«Ne dubito» sospirò l’uomo rimanendo cortese. «Ma voi sareste squalificati».
«Magnifico! Grazie tante» sbuffò Penelope avviandosi verso le scale che portavano al sottopassaggio, sventolando astiosamente il foglietto.
«Grazie. Arrivederci» mormorò, invece, Samuele con un lieve sorriso.
«E dai calmati Penelope» sospirò Ambra. «Chiediamo un po’ in giro».
Quella giornata si profilava calda e afosa. La stazione era abbastanza caotica tra turisti e pendolari, ma, con sollievo di Samuele, mai quanto quella di Milano. Quando c’erano stati qualche giorno prima per raggiungere la zia, si era sentito completamente perso. Quella di Biella era tutto sommato abbastanza simile a quelle a cui era abituato a casa.
Tentarono di muoversi come aveva proposto Ambra, ma a quanto pare gli organizzatori della gara si erano premurati di vietare a tutta la popolazione di collaborare in alcun modo. La maggior parte, però, li riconobbe eccitata. Samuele non avrebbe saputo dire se era più imbarazzato da quelle attenzioni o dal comportamento dalla zia Penelope, sempre più irritata da quella situazione di stallo, che stava per distruggere l’Iphone di una ragazza che aveva chiesto di fare un selfie con loro.
«C’è un bar lì. Andiamo a fare colazione?» chiese a un certo punto il ragazzino non potendone più.
«No» sibilò sua zia con un’occhiataccia.
«Penelope, fare colazione non farebbe male a nessuno di noi» intervenne Ambra.
«Vizi troppo tuo figlio…».
«Ah, questa è bella» sbottò Ambra.
Samuele sospirò affranto, ben conscio che avrebbero potuto litigare a lungo. «C’è il Wi-Fi, possiamo collegare il tuo portatile zia e cercare informazioni. Hanno vietato alla gente di dirci qualcosa, ma non di avere supporti elettronici».
Le due si zittirono. «Ottimo, allora diamoci una mossa» replicò Penelope, avviandosi verso il bar e lasciandoli indietro.
«Papà l’avrebbe già mandata a quel paese» sussurrò Samuele alla madre, ella ridacchiò e gli fece cenno di procedere.
 
Il bar non era molto grande, ma per fortuna non troppo affollato. Samuele si avvicinò immediatamente al bancone. «Ma’ posso prendere latte macchiato con il cacao e la viennese al cioccolato?».
«Prendi quello che vuoi» replicò Ambra distrattamente. «Io devo andare un attimo in bagno. Penelope mi accompagni?».
«Assolutamente, no. Ragazzino, ma insomma non hai capito che siamo in netto ritardo? Quel pallone gonfiato di Rinaldi… non mi ci fare pensare! Tieni il computer!».
«Samu, ordina. Prendi un caffè per me e tua zia. E, tu, viene con me!».
«Ehi, fino a prova contraria sono io la maggiore» si lamentò Penelope, mentre veniva trascinata dall’altra verso la direzione che gli aveva indicato un cameriere.
Samuele scosse la testa, fissandole sconcertato. Che fosse lui il più maturo del gruppo? Scrollò le spalle e ordinò proprio come gli aveva detto la madre. Dopo prese posto in un tavolino non troppo in vista, troppo terrorizzato all’idea che qualcuno si avvicinasse a chiedergli fotografie o simili. Accese il computer e rifletté su che cosa avrebbe potuto cercare. Ebbe, però, qualche difficoltà con la connessione a internet ma, fortunatamente, un cameriere gli venne in aiuto fornendogli la password.
«Allora hai trovato?» gli chiese sua zia, prima ancora di prendere posto.
Samuele la ignorò e scrisse nella barra di ricerca biella e il nazismo. Scorse la prima pagina dei risultati e comprese di aver colto nel segno. Attese che il cameriere servisse le ordinazioni e poi si rivolse alle due donne. «Credo di aver trovato» annunciò.
«Di già? Sei stato bravo» lo lodò la madre.
«Avresti potuto anche metterci di meno» bofonchiò sua zia, sorseggiando il suo caffè.
«Qui a Biella c’è una villa che è diventato un luogo di memoria della dominazione nazi-fascista».
«Perfetto. Andiamo».
«Ehi» disse indignato Samuele. «Io devo ancora mangiare!».
«E sbrigati» sbuffò Penelope.
Prima di uscire chiesero al barista come raggiungere Villa Schneider e fortunatamente questi glielo spiegò senza problemi.
«20 minuti a piedi? Ma siamo pazzi».
«Penelope» sospirò Ambra.
«No, torniamo alla stazione. Questa volta decido io. Prendiamo un taxi».
«Wow non ho mai preso il taxi!».
«Vedi che esperienze ti fa fare la zia? E tu ti lagni sempre».
Ambra alzò gli occhi al cielo e non commentò.
Il taxi, come previsto da Penelope, impiegò meno di dieci minuti a raggiungere la meta.
«Ecco, questa è piazza Lamarmora… e qui…» disse il tassista, «c’è Villa Schneider. Buona fortuna».
I tre ringraziarono e scesero velocemente.
«Oh, no! Ecco i Rinaldi!» quasi ringhiò la zia.
Samuele seguì il suo sguardo e vide Maria e Ludovico appoggiati al passamano di pietra della scala che conduceva all’ingresso della villa. Saverio Rinaldi era, invece, impegnato a parlare con il signor De Vecchi, il produttore del programma, il giovane conduttore, che avevano conosciuto il giorno prima ad Aosta, e il sindaco di Biella, o almeno come tale lo identificò il ragazzino notando all’istante la fascia tricolore.
Penelope a passo di marcia raggiunse i tre.
«Vado a controllarla» sospirò Ambra.
Samuele annuì e raggiunse i due ragazzi. «Ciao».
«Ehilà. Allora ce l’avete fatta?» lo accolse Ludovico con un ghigno. Maria si limitò a fargli un cenno con la mano impegnata a giocare a Candy Crash Sugar con lo smartphone.
«Abbiamo preso il treno. Mamma non si fidava di mia zia alla guida».
I due ragazzi più grandi risero divertiti.
Non ebbero modo di parlare ulteriormente, poiché furono raggiunti dagli adulti.
«Meno di un minuto e siamo in onda» li avvertì un cameraman. Ludovico si lisciò i capelli, beccandosi un’occhiata divertita dalla sorella.
«Buongiorno a tutti! Siamo pronti per la seconda gara di questo viaggio lungo il nostro bel paese!» cominciò il giovane conduttore. «Ed ecco le nostre due squadre: i Silvestri e i Rinaldi. Com’è andato il viaggio da Aosta?».
Penelope e Saverio risposero a turno laconicamente lanciandosi continue occhiate di sfida.
«Mi sembra che siate carichi» commentò il conduttore con un ghigno. «Spero abbiate apprezzato il piccolo enigma con cui vi abbiamo accolti».
«Tantissimo» mormorò a denti stretti Penelope.
«Conoscevo già Villa Schneider» disse, invece, Saverio non evitando un tono pomposo e un’occhiata di superiorità tutta per la collega.
«Eh, ma lei è della zona, no?».
«Sono nato in provincia di Torino» ammise Saverio.
«Bene, per chi, invece, non lo sapesse, Villa Schneider è una di quelle ville denominate Triste poiché i nazi-fascisti le usavano per compiere le loro torture ai danni degli oppositori» spiegò con la dovuta serietà il conduttore. «Abbiamo ritenuto fosse d’obbligo visitare un luogo di siffatta memoria prima di passare alla gara vera e propria. Seguitemi».
Samuele, Maria e Ludovico si affiancarono mentre il sindaco li guidava all’interno e narrava la storia della villa.
«La terribile storia di questa villa inizia nel 1943, immediatamente dopo la firma dell’armistizio. Le SS e la Repubblica Sociale Italiana la requisirono ed essa divenne il quartier generale del loro comando di Polizia Militare…».
«Dite che la prova avrà a che fare con questa roba?» sussurrò Ludovico, palesemente annoiato dall’inaspettata lezione di storia.
«Sei il solito insensibile» sibilò Maria.
«Neanche a te piace la storia».
«A me piace» tentò Samuele, che in realtà avrebbe voluto ascoltare il racconto. Se davvero la gara avrebbe riguardato quel periodo storico, allora avrebbe potuto contribuire alla vittoria della sua squadra con la sua buona memoria e predisposizione a ricordare date storiche. Conoscendo la zia e la madre probabilmente in quel momento si erano già estraniate.
«E ti pareva?» commentò Ludovico.
«E questa è la Sala della Memoria» stava dicendo il sindaco. «È una mostra permanente allestita negli anni duemila».
Samuele, mentre i grandi si sparpagliavano per osservare meglio la mostra, si avvicinò a una foto, quasi di dimensioni reali, di un generale nazista e lesse il cartellino accanto: era il comandante del posto. E al ragazzino fece veramente impressione sia nella persona sia per il grosso pastore tedesco che l’accompagnava.
In un’altra sala al centro vi era una radio di vecchia fattura e il sindaco spiegò loro che indicava la presenza nella villa di Radio Baita, diretta da due Italiani, il cui fine principale era stato la propaganda nazifascista in contrasto con Radio Libertà dei partigiani.
La visita non durò a lungo, ma Samuele ne rimase senz’altro colpito.
«Biella fu la prima tra le città del Nord Italia ad autoliberarsi dal giogo nazifascista» concluse con un’inequivocabile punta di orgoglio il sindaco.
«E sicuramente non è l’unico primato di questa cittadina» riprese la parola il conduttore. «Infatti nel 1971 qui nacque la prima tv libera: Telebiella. Oggi, dopo varie vicissitudini, nota come Retebiella… Ringraziamo la direttrice che oggi è qui con noi».
La signora, che Samuele aveva notato distrattamente aggiungersi al loro gruppo all’interno della villa, sorrise e pronunciò i soliti convenevoli.
«Retebiella ha collaborato alla progettazione di questa seconda prova, perciò ritengo che tocchi a lei spiegare le regole del gioco» disse il conduttore.
Un nuovo sorriso di circostanza da parte della signora e poi finalmente vennero a conoscenza di quello che avrebbero dovuto affrontare questa volta.
«Spero niente bicicletta» mormorò Penelope. Senz’altro lei e Saverio erano quelli più seri.
«In realtà la richiesta è molto semplice» dichiarò la direttrice di Retebiella. «Vorremmo che giraste dei video… diciamo dei documentari… che abbiano come soggetti dei luoghi importanti della città. Avrete tempo fino alle 19 di questa sera per consegnare il vostro lavoro. Chi consegnerà per primo vincerà un bonus di cinque punti. In seguito una giuria valuterà i lavori e, a conclusione della cena, verrà annunciata la squadra vincitrice. Le regole sono molto semplici: dovrete usare i soli mezzi che avete già a disposizione, vietati aiuti esterni e l’unico limite alla scelta del soggetto è che deve trovarsi nei confini appartenenti al comune di Biella. Spero sia tutto chiaro».
«Aggiungo» intervenne il conduttore, «che entrambi i video verranno trasmessi su Retebiella e quello vincitore andrà in onda domani sul canale nazionale. Prima di dare ufficialmente il via alla gara, mi rivolgo ai capisquadra: avete deciso i nomi delle vostre squadre?».
«Strange Threesome» dichiarò Penelope.
«Leones» disse, invece, Saverio.
«Benissimo!» strillò il conduttore. «Allora, signore e signori, ecco a voi gli Strange Threesome e i Leones. La seconda gara ha inizio. Buona fortuna a tutti. Ci rivediamo questa sera».
 
 
 
«E dovremmo parlare di questo rudere?» si accigliò Ludovico.
«Non è un rudere» ribatté Maria, che aveva trascinato padre e fratello fin lì. «È un battistero romanico».
«Odio la storia dell’arte».
«Odi tutto quello che ha a che fare con l’arte e la letteratura! Sei un ignorante».
«Disse quella che non sa fare neanche due più due».
Maria sbuffò fissandolo male.
«Smettetela. Non abbiamo tempo da perdere» intervenne Saverio seccato. «Vi ricordo che entro le sette di stasera dovremmo consegnare il video».
«È un’infinità di tempo» replicò Ludovico. «Che ci vuole? Dieci minuti e abbiamo finito».
«Dieci minuti? Non si monta un video in dieci minuti».
«Montare?» replicò stranito e annoiato Ludovico. «Oh, non voglio sapere che ti sei messa in mente».
«Tu a che soggetto pensavi?» chiese Saverio al figlio maggiore.
«Fantastico! Tu sei d’accordo con lui» accusò Maria imbronciandosi. «Siete fatti della stessa pasta».
«Potremmo fare un documentario sulla squadra di basket della città, la Pallacanestro Biella» rispose Ludovico. «Gioca in A2».
Maria lo fissò trasecolata: ma era davvero fissato con il basket! «No, io non sono d’accordo. Sul serio, papà, non vorrai andare a suo favore? Sicuramente un luogo d’interesse culturale verrà più apprezzato dai giudici».
«Ma non sai manco chi sono questi giudici! Potrebbero essere personalità in vista della città e quindi anche il presidente della Pallacanestro Biella» insisté il fratello.
La ragazza gemette a quelle parole e si voltò verso il padre, sperando che almeno una volta tanto desse ragione a lei.
«Credo che il Battistero sia la scelta migliore» dichiarò Saverio dopo qualche secondo.
«Alleluia! È un miracolo! Hai dato ragione a me».
«Diamoci una mossa» brontolò Saverio, che mal sopportava quel genere di accuse, non del tutto velate, da parte della figlia. «Come procediamo?».
«Intanto prestami il tuo cellulare, è senz’altro migliore dei nostri per quanto riguarda video e foto» disse Maria con praticità prendendo in mano la situazione.
Saverio obbedì.
«Forse è meglio che delle riprese ce ne occupiamo a turno» continuò la ragazza, senza veramente aspettare una risposta dagli altri due. «Dubito che voi sappiate qualcosa di storia dell’arte, quindi le spiegazioni toccano a me… Ludo, visto che sei alto sicuramente vedi l’edificio da un’altra prospettiva, perciò allontanati e riprendilo a distanza… poi faremo delle riprese più ravvicinate, ok?».
«Hai intenzione di farmi andare avanti e indietro?» replicò stizzito il ragazzo.
«Papà, digli di collaborare!».
«Spero che non abbiate intenzione di discutere tutto il giorno» sospirò Saverio.
«Io ho già fame. Tra poco vado a pranzare e le varie prospettive te le cerchi da sola» dichiarò Ludovico.
«Sempre a mangiare pensi!».
Saverio rimase molto sorpreso dalla sicurezza con cui lavorò la figlia per tutto il tempo e, specialmente, delle sue conoscenze. Doveva ammetterlo aveva sempre considerato il liceo artistico come una scuola di serie B e non aveva mai veramente approvato, anzi se non fosse stato per la moglie non l’avrebbe neanche permesso alla figlia. A quel punto, però, vedendola sciorinare con tanta tranquillità i vari termini tecnici con cui descriveva il piccolo edificio, fu costretto a ricredersi: sua figlia non trascorreva tutto il suo tempo a disegnare.
E ancora più sorpreso fu quando, seduti comodamente in un bar – Ludovico aveva preteso di far merenda a un certo punto, affermando di star ancora crescendo all’occhiata basita della sorella che non aveva di certo dimenticato l’abbondante pranzo – Maria prese in mano il suo computer e cominciò a montare il video come se non facesse nient’altro dalla mattina alla sera.
Ben presto Ludovico si stancò di aspettare e si allontanò con la scusa di farsi un giro; Saverio, invece, decise di rimanere a far compagnia alla figlia, nonostante fosse ben consapevole di non saperla aiutare in nessun modo. Soltanto verso le sei e mezza, osò fiatare e attirare la sua attenzione. «Mari, il tempo è quasi scaduto. Ti manca molto?».
«No, ci sono quasi. Hai tu la pen drive di Retebiella?».
«Sì, eccola» rispose Saverio tirando fuori dalla tasca l’unico supporto di cui alla fine erano stati dotati.
«Perfetto, dammi solo qualche altro minuto» disse la ragazza prendendo distrattamente la pen drive dalle mani del padre.
 
 

«Ma come ti è venuto in mente di venire qui? Ci abbiamo messo un sacco di tempo!» sbuffò Penelope contrariata fissando il nipote.
«È bellissimo» si difese il ragazzino aprendo le braccia e guardandosi intorno. Erano circondati dalla natura.
«A me sembra una buona idea» intervenne Ambra.
«E ti pareva?» borbottò Penelope.
«Il parco della Burcina è un’area protetta e in più, per tre quarti, appartiene al comune di Biella. Uscirà un buon video».
«Va bene» concesse Penelope. «Come procediamo?».
«Il genio dell’informatica non ha idee?» la derise Ambra.
«Io sono una fisica teorica! Non un’informatica. Non perdo tempo con simili sciocchezze».
«Oh, perdonami».
Samuele scosse la testa ben conscio che avrebbero potuto continuare a battibeccare per ore; così sfilò il cellulare dalle mani della zia, recuperò dei fogli dal suo zaino, iniziò ad appuntare informazioni sul parco e chiese informazioni ai responsabili del posto. Concluso questo lavoro preliminare, tornò dalle due donne che si fissavano imbronciate.
«Dove sei stato? Non ti devi allontanare senza dire nulla» sbuffò sua madre vedendolo.
«Ero da queste parti, ma eravate troppo occupate a discutere per accorgervene» brontolò il ragazzino in risposta. Ambra gli lanciò un’occhiataccia e fece per aprire bocca, ma Samuele la precedette ben intenzionato a evitarsi qualsiasi rimprovero: «So come procedere: parliamo del parco e di alcuni anfratti più belli. Potremmo intitolare il video “Passeggiata nel parco”. Ho preso degli appunti in modo da aggiungere delle descrizioni a voce… Potreste fare a turno e io vi riprendo…» spiegò, anche perché lui non aveva alcuna intenzione di parlare davanti a una telecamera.
«Come vuoi, anche perché non mi sembra che abbiamo idee migliori e il tempo scorre» ribatté Penelope.
«Cominciamo dall’ingresso e mi raccomando, se non riuscite a leggere, improvvisate… non possiamo ricominciare dall’inizio ogni volta… io non so come montare scene diverse…».
«Tranquillo, ci impegneremo» disse Ambra.
«Bene, mettetevi vicino all’ingresso e fate proprio come le conduttrici della tv».
«Chi l’avrebbe mai detto che avrei preso ordini da un bimbetto di tredici anni» borbottò Penelope.
«Non mi sembra che tu abbia una spiccata fantasia» ribatté Ambra.
«Pronte? Comincio a riprendere» strillò Samuele per zittirle.
Fortunatamente Penelope era abituata a parlare in pubblico e Ambra non aveva mai avuto difficoltà del genere.
Il parco era molto grande, quindi sarebbe stato impossibile visitarlo tutto in poche ore, in più l’afa del primo pomeriggio si faceva sentire. Le stradine lastricate, tra ampie aiuole di fiori coloratissimi e dall’odore inebriante, erano piacevoli da percorrere. I fiori che più attirarono la loro attenzione furono le ortensie blu. A loro vantaggio vi era anche il fatto che luglio era proprio il loro mese di fioritura e Samuele era sicuro che avrebbero fatto un’ottima impressione con alcuni boccioli che avevano trovato.
Il ragazzino ebbe l’intuizione di stoppare la ripresa ogni qual volta era necessario confrontarsi sulla strada da prendere tra i vari sentieri, anche perché in caso contrario il video sarebbe durato fin troppo tempo.
«Quanti minuti sono alla fine?» chiese sua zia buttandosi su una panchina in attesa del taxi che li avrebbe riportati al centro di Biella.
«Una trentina» rispose il ragazzino che lo stava riguardando con la madre.
«Mi sembra buono» commentò Penelope. «Oh, ecco il taxi. Speriamo di fare in fretta. I cinque punti bonus farebbero comodo».
Samuel sperò ardentemente che arrivassero per primi, così non avrebbe dovuto ascoltare le lamentele della zia; ma non ci contava troppo perché Ludovico e Maria erano più grandi e sembravano una bella squadra.
 
«Buona fortuna» augurò loro il tassista fermandosi di fronte alla sede televisiva della città.
«Grazie» disse Ambra gentilmente, mentre Penelope pagava.
Samuele strinse nella mano la pen drive mentre entravano.
All’ingresso vennero accolti da alcuni impiegati che sorridenti li accompagnarono nella sala dove si erano riuniti, in attesa, la direttrice di Retebiella, De Vecchi e il giovane conduttore.
«Ecco i primi» dichiarò De Vecchi.
«Davvero?» chiese felice Samuele.
«Oh, sì, direi che i cinque punti bonus toccano allo Strange Threesome» lo rassicurò De Vecchi. «Ora siete liberi fino alle 21. La cena sarà offerta da un noto ristorante del luogo a Biella Piazzo, il centro storico della città. Non dovreste aver problemi a trovarlo».
I tre congedati erano veramente contenti di quel piccolo risultato, tanto da dimenticarsi i precedenti battibecchi.
«Bene, andiamo a cercare un posto dove vendano qualcosa di dolce» decise Penelope. «Mi sento gentile».
Samuele le trotterellò accanto ben deciso ad approfittarne. Con sua somma delusione scoprì che al Nord non facevano gelati come quelli ai quali erano abituato, ma comunque gradì parecchio la cioccolata e si disse che in inverno sarebbe stato ancora meglio.
Ancora più divertente fu quando le due donne acconsentirono a raggiungere il borgo vecchio della città con la funicolare. Fu un’esperienza veramente strana, visto che la prima e ultima volta in cui il ragazzino aveva usato un simile mezzo di trasporto era stato anni prima in montagna, ma era stato completamente diverso. La funicolare biellese era una specie di vagoncino chiuso, da cui finestrini, però, si poteva osservare tutta città sottostante. Meraviglioso se si considera che si stavano avvicinando al tramonto e le sfumature nel cielo stavano lentamente cambiando.
«La prendiamo anche al ritorno?» chiese eccitato.
«Non dipende da noi» rispose Penelope. «Bisogna vedere dove ci condurrà la competizione».
Come predetto da De Vecchi non ebbero difficoltà a trovare il ristorante.
«Oh, che strano». Samuele non era abituato ai ristoranti, ma quello era davvero particolare.
Penelope arricciò il naso. «Mi aspettavo qualcosa di più elegante».
«Che forza» disse Samuele raggiungendo Maria e Ludovico che curiosavano tra i libri presenti in una delle tante librerie che affollavano il piccolo locale.
«I libri mi perseguitano» borbottò Ludovico, parecchio contrariato.
«Lascialo stare» disse Maria a Samuele con gentilezza. «È arrabbiato perché nostro padre si è rifiutato di andare a visitare la sede della Pallacanestro Biella».
«Oh, era arrabbiato per i punti bonus?» chiese Samuele quasi sentendosi in colpa.
«Oh, no, figurati. È che mio padre non ama lo sport. In compenso abbiamo fatto un giro nel centro storico. È proprio carino».
«Ragazzi» li chiamò Saverio avvicinandosi, «venite a tavola».
 


La cena fu a base di formaggi e salumi, che dominavano la tavola biellese, specialmente la toma biellese, protetta dal marchio DOP, e la tradizionale paletta, prosciutto di spalla di maiale. Per quanto tendesse a essere schizzinoso con il cibo, Samuele gradì abbastanza e, nonostante i vari tipi di cioccolata provati, mangiò con gusto.
«Non dovresti berlo» mormorò Ambra indicando il ratafià che il proprietario aveva versato anche ai più piccoli.
«E dai solo un goccio, mamma, è fatto con le ciliege».
«Va bene, ma non berlo tutto. È pur sempre un liquore».
«Signori, vi presento alcuni colleghi di Retebiella» disse a un certo punto De Vecchi attirando l’attenzione dei presenti.
Per tutta la cena le telecamere erano rimaste spente, ma adesso ai soliti cameramen si erano aggiunti quelli della rete locale.
«Annunceremo il nome del vincitore in diretta» disse la direttrice. «Al telegiornale della sera. Saranno solo pochi minuti per video, la versione completa sarà mandata dopo il telegiornale. Ecco sta andando in onda».
Il proprietario del locale si affrettò ad alzare il volume.
Fu con un certo imbarazzo che Samuele vide il proprio video in televisione e con scoramento si rese conto che quello dell’altra squadra era molto più complesso.
Finiti i pochi minuti dedicati alla proiezione dei due video, il giovane conduttore prese la parola.
«Buonasera a tutti. Siamo alla fine della seconda gara, tra pochi minuti annunceremo la squadra vincitrice… Lasciate che vi presenti i componenti della giuria…».
Samuele li fissò con attenzione, nonostante l’avesse già fatto durante la cena: il sindaco e l’assessore comunale alla cultura, la direttrice di Retebiella, un produttore della rete locale, un storico della città e un regista esordiente.
«Innanzitutto vorrei ringraziarvi per il vostro impegno» esordì il sindaco, a capo della giuria, «abbiamo apprezzato molto i vostri video che hanno messo in ottima luce alcuni dei pregi e delle bellezze della nostra città. Pertanto abbiamo deciso di assegnare il punteggio di 10/10 ai Leones, poiché è stata notata una maggiore qualità tecnica, e 9/10 agli Strange Threesome. Complimenti a entrambi».
Samuele sorrise ugualmente perché non si era aspettato esito molto diverso, ma era contento che avessero apprezzato lo sforzo. Maria, invece, apparve molto soddisfatta.
«Considerando i cinque punti bonus assegnati agli Strange Threesome, questa gara è vinta da questi ultimi con 14 punti contro i 10 dei Leones» annunciò il conduttore. «Anche questa volta vi sono premi a sorpresa messi in palio da Retebiella e dalla squadra di pallacanestro locale… prego direttrice…».
«Innanzitutto un piccolo omaggio floreale alle signore» s’intromise il sindaco che galantemente porse delle ortensie a Penelope, Ambra e Maria.
«Il premio per il secondo posto è un pallone da basket firmato dai giocatori della squadra» disse la direttrice. «Purtroppo la squadra è in ritiro al momento, ma i giocatori avrebbero gradito conoscervi».
«Accidenti» esultò Ludovico. «Che fortuna!».
«La tua è propria una fissazione» sospirò Maria, decisamente delusa di aver perso solo per uno stupido bonus.
«Per gli Strange Threesome, invece, c’è questa telecamera digitale offerta da Retebiella».
«Bella» commentò Samuele, osservando la zia, con un ghigno enorme rivolto a Saverio Rinaldi, prenderla.
«Molto bene, anche questa tappa è andata e mi sembra che vi siate divertiti» disse il conduttore a quel punto. «Non resta che dare uno sguardo alla classifica generale. I Leones conducono ancora con 32 punti, gli Strange Threesome sono a 31. Ancora siamo solo all’inizio, per cui mettetecela tutta, mi raccomando!». Fece un attimo di pausa, poi concluse: «La prossima gara si svolgerà a Vercelli, perciò ci rivediamo lì domani in tarda mattinata».

 
   
 
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