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Autore: Enchalott    14/07/2019    4 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secondo aggiornamento della settimana. Rimedio al fatto che sarò assente nei prossimi giorni! Grazie a chi sta leggendo e soprattutto a chi lascia sempre una recensione! ^^

Cena a quattro
 
La sala principale posta nel quadrato di poppa non aveva grosse dimensioni, ma era decorata in modo elaborato, forse con un gusto eccessivamente bizzarro agli occhi di chi non apparteneva all’estroso mondo dei velieri e degli uomini di mare.
Le pareti lignee erano arricchite con delle dorature e tra le ampie finestre satinate erano appesi quadri con vedute dell’oceano, alcune davvero molto fantasiose, con maestosi vascelli incedenti sulle spaventose onde in burrasca.
L’ambiente era illuminato da lampade ad olio dotate di un paralume blu cobalto, che sortiva l’effetto di falsare in parte i colori e rendere il locale ancora più stravagante, come se l’acqua salata su cui navigavano fosse riuscita a penetrare anche all’interno.
Quella sera la pioggia ticchettava leggera ma insistente sulle vetrate, attraversate dai rinforzi romboidali d’ottone, che proiettavano labili ombre sui due tavoli, apparecchiati per il desinare ai lati opposti della sala.
“Siate prudente” si raccomandò ancora una volta Dare Yoon, aprendo la porta e cedendo il passo alla principessa.
“Con te accanto le incognite si riducono praticamente a zero” rispose lei, entrando nel vano solitamente riservato agli ufficiali “Guarda, la tua dama ti attende già, non è stato molto galante da parte tua prendertela tanto comoda…”.
“Non me ne può importare di meno” brontolò il soldato, scrutando invece con aria truce l’uomo avvolto enigmaticamente in un mantello color mogano, che si era alzato in piedi all’ingresso della ragazza “Il vostro ospite, piuttosto, deve avere un problema con il resto dell’umanità, a quanto sembra…”.
Adara notò i due servitori in piedi ai lati di Alyecc, che tenevano lo sguardo abbassato a terra e parevano quasi non respirare in sua presenza.
“Evidentemente, anche lui nutre i tuoi stessi timori” rispose prontamente.
La conversazione fu interrotta da Bicks, che si fece avanti, sinuosa e ammaliante, tendendo la mano all’ufficiale elestoryano, che la strinse con vigore.
La vice comandante, che evidentemente si aspettava un baciamano o quantomeno un saluto più garbato, inarcò un sopracciglio sottile, ma optò per ignorare i modi rudi e spicci del suo invitato, sfoggiando un sorriso seducente.
Indossava una camicia di lino bianco, quasi trasparente, che le lasciava le spalle scoperte e scendeva all’interno di una banda strettissima di pelle nera, cui era annodato un foulard di seta bordeaux. La gonna aveva lo stesso colore ed era tagliata cortissima a sinistra, per proseguire di sbieco fino al ginocchio destro e volutamente scoprirle le gambe lunghe e snelle, fasciate in stivali scuri dotati di legacci e tacco vertiginoso. I lunghi capelli neri erano sciolti per evidenziare la pelle di porcellana e la bocca voluttuosa era dipinta di scarlatto. Avrebbe fatto girare la testa a chiunque. Tranne che a Dare Yoon, nei fatti.
La principessa trattenne a stento il proprio divertimento, ben conscia che il compagno di viaggio stava ignorando apposta la donna e si trovava lì unicamente per tenere d’occhio lei, non per farsi incantare dalle studiate moine di quella splendida sirena dagli occhi a mandorla.
Mormorò gentilmente un congedo e si diresse al tavolo più lontano, stentando a contenere l’agitazione che iniziava a pervaderla.
Alyecc spostò la sedia con cavalleria e la fece accomodare, mostrando di conoscere adeguatamente le buone maniere. Poi le sedette di fronte, dando le spalle a tutti i presenti. I due uomini che lo scortavano, senza aspettare alcun ordine, si posero alle sue spalle come una barriera, ostruendo la visuale agli altri due convenuti.
Solo allora il giovane abbassò il cappuccio sulle spalle, scoprendo il volto e appoggiando poi l’indumento sullo schienale imbottito.
“Precauzioni…” mormorò con un sogghigno, notando che Adara lo osservava con una certa meraviglia.
“Davvero ritenete che siano necessarie?”.
Lui la scrutò con pungente interesse. La luce azzurrata e irreale del lume agganciato al soffitto ligneo si rifletteva nei suoi occhi chiari, regalando loro una sfumatura verde intensa. Sarebbe stato impossibile pensare che quello straniero misterioso potesse risultare ancora più affascinante della prima volta che lo aveva incontrato, invece c’era riuscito benissimo, ma non pareva curarsene affatto.
“Voi dite di no?” replicò lui con un guizzo d’ironia nel contegno perfetto.
Non attese però la sua risposta e versò il vino per entrambi. Non portava i guanti e le maniche a tre quarti della casacca color ottanio scuro gli lasciavano scoperti gli avambracci muscolosi. Al polso sinistro scintillò un sottile bracciale d’argento, che pareva cesellato in forma di minuscole squame di pesce.
“Al nostro piacevole incontro” propose, sollevando il calice di cristallo lavorato.
Adara accolse il bicchiere che lui le stava porgendo e le loro dita si sfiorarono. Il Crescente fluttuò lieve come una carezza, privo dell’aggressività che talvolta manifestava. Tuttavia si fece nuovamente riconoscere, come nelle altre occasioni in cui si era trovata in compagnia di Alyecc. Lanciò un’occhiata oltre la sua spalla, in direzione di Dare Yoon, temendo ulteriori bizze da parte della mezzaluna e rimembrando le esortazioni del soldato.
Al primo segnale di pericolo, fingete di non sentirvi bene e domandatemi di scortarvi in cabina con urgenza. Non consentite a lui di accompagnarvi.
“Siete in ansia per il vostro amico?” si informò con distacco Alyecc, cui non era sfuggita la sua sbirciata, benché furtiva.
“Oh… beh… no, scusatemi. Era solo curiosità, Dare Yoon mi ha confessato di non essere molto convinto dell’invito di stasera…”.
L’uomo bevve un lungo sorso e poi sogghignò come solo lui sapeva fare, posando la coppa preziosa sulla tovaglia candida.
“Se alludete al mio nei vostri riguardi, non ha di che temere” affermò smaliziato “Se, invece, vi riferite a quello della capitana verso il vostro compagno… ebbene, ha tutte le ragioni per dubitare di lei e rimanere sul chi vive”.
“Non pensate di essere un po’ drastico?”
“Al contrario. Non fatevi fuorviare dalla vostra ingenuità nell’osservare le cose”.
“Che cosa intendete?” ribatté Adara, un po’ risentita.
“Quella Bicks si è presentata come vice, ma a me pare che sia lei a comandare l’Amara a tutti gli effetti. Non ci avete fatto caso? Il suo degno compare… Dalian, se non erro, governa la nave nella pratica, ma prima di decidere consulta sempre lei”.
Si interruppe per non farsi udire dal marinaio che stava servendo la prima portata.
“Inoltre” continuò poi beffardo “Guardatevi intorno. Osservate bene i quadri dipinti con le imbarcazioni. Che cosa notate?”
“Non me ne intendo molto, veramente” ammise Adara, sconcertata dal suo modo di ragionare e dalla sua prontezza di spirito “Credo siano velieri, galeoni e mercantili…”.
Alyecc rise lievemente.
“Questo finché non fate caso ai loro vessilli”.
La ragazza aguzzò lo sguardo, concentrandosi su quei particolari e trasalì.
“Ma sono… oh, cielo…!”.
“Bandiere pirata. Sì. Potete dirlo senza timore, non è una parola proibita”.
“Mi state dicendo che anche l’Amara è una nave pirata?” esalò lei con voce soffocata.
Istintivamente strinse la mano in quella di lui, posata dall’altra parte del tavolo.
Alyecc sussultò lievemente al gesto inaspettato e le sue iridi tinte di verde baluginarono nella penombra, fermandosi feroci su di lei.
Non si scostò. Passò un lungo attimo. Sollevò il braccio, voltando la mano della giovane a palmo in su e portandosi il suo polso sottile alle labbra, in un perfetto omaggio tipico delle terre del Nord. Ma anche in un atto che implicava un grado di confidenza ben più alto di quello che esisteva tra loro due al momento.
“Non temete…” sussurrò lieve.
Adara avvampò, ritraendosi timidamente e lui non la trattenne.
“Potrebbe essere…” aggiunse poi, rispondendo alla domanda primigenia, come se non ci fosse stato alcun intermezzo fisico “Ma questo non deve spaventarvi”.
 
“Ma che diavolo crede di fare?!” ruggì Dare Yoon tra i denti, cogliendo da lontano l’inopportuno baciamano appena rivolto alla principessa dallo sconosciuto.
Bicks si girò, seguendo lo sguardo accigliato del suo ospite e traendo successivamente un sospiro ostentatamente infastidito.
“Devo dedurre che la preoccupazione per la vostra protetta superi di gran lunga l’interesse che avete per me?” domandò seccata “Mi state bellamente ignorando…”.
Il soldato si sfiammò, notando che l’uomo dai capelli biondi era tornato al proprio posto e che la conversazione era ripresa in modo formale “Mi auguro che non abbiate prospettato una cena romantica” rimandò quindi alla frivola vice “Come vedete, non sono tipo da smancerie e complimenti. Ho accettato il vostro invito perché rifiutare ulteriormente sarebbe stato troppo scortese anche per uno come me”.
La donna sgranò gli occhi neri, sconcertata, ma tornò all’attacco.
“Oh! E dire che ci ho messo tutto il pomeriggio per scegliere una mise che potesse fare colpo su di voi… invece, non l’avete neppure notata!”.
“Al contrario” dichiarò Dare Yoon sottile “L’ho notata eccome. Ho pensato che se preferite non lasciare spazio all’immaginazione di un uomo, dovete essere davvero poco sicura di voi. O siete abituata a farvi giudicare da… questo?”.
Mosse le dita a indicare la tenuta esageratamente sensuale di lei.
Bicks sentì bruciare quelle parole come un’offesa che nessuno aveva mai avuto l’ardire di rivolgerle. Ci mise un attimo a recuperare la freddezza necessaria per ribattere a parole e non a colpi di pugnale.
“C-cosa avete detto? Forse intendete che io sia una di quelle…”
“Donne da trivio?” completò lui impassibile, continuando a osservare la principessa da lungi “No. Questo l’avete appena supposto voi, forse perché vi sentite in difetto”.
“Misurate le parole, vi avviso!”
L’ufficiale spostò finalmente lo sguardo sulla commensale: i suoi occhi d’onice mandavano lampi di rabbia e le sue guance avevano preso lo stesso colore del vino. Non si lasciò impressionare più di tanto.
“Voi siete bellissima, Bicks, e di questo siete più che consapevole. Mi chiedo per quale motivo miriate a risultare tanto volgare, assumendo peraltro un atteggiamento da innocentina che non vi si addice affatto. Siete voi che non sapete misurare i termini e le modalità”.
La vice capitana si placò leggermente al complimento, ma non rinunciò alla discussione, che stava inoltrandosi fin troppo sul personale.
“State suggerendo che dovrei invitarvi direttamente nella mia camera da letto? Così non sarei grossolana secondo voi? Assurdo!”
“Sì, se è quello che volete. Sareste la vera voi, almeno, e mi risparmiereste la farsa. È da quando sono salito a bordo che me lo state facendo capire chiaramente, non vedo perché girarci intorno, ricorrendo a stupidi trucchetti di seduzione. Tuttavia, se l’intento primario è questo e se siete abituata ad avere un uomo ai vostri piedi o tra le vostre lenzuola ad ogni traversata, avete sbagliato valutazione. Non fate per me”.
Lei rimase senza parole.
 
Adara percepiva ancora la vibrazione per il contatto che c’era stato tra loro. Il Crescente non aveva dato alcun segnale e lei era tornata a chiedersi secondo quale recondita logica stesse agendo il suo tatuaggio. Talvolta le urlava di prestare attenzione, altre volte invece taceva inspiegabilmente, come se non fosse inciso a quel fine intorno al suo ombelico.
“Non aspiravo a farvi arrossire…” dichiarò Alyecc, sollevando nuovamente il calice “Ho erroneamente pensato che foste abituata al rispettoso omaggio di un uomo. Forse il mio sangue è troppo caldo, anche se provengo dal luogo del gelo eterno”.
“Non scusatevi. Sono stata io la prima a superare la soglia della convenienza. Perdonatemi, ma la vostra dialettica impeccabile mi ha spaventata e…”.
“Non è dei pirati che vi dovete preoccupare” ripeté lui “Non in primis, almeno”.
“Anthos di Iomhar…” mormorò lei, parimenti intimorita.
Alyecc sollevò il viso e la sua espressione si fece più malinconica. Assentì.
“Dal vostro atteggiamento di desolata certezza, deduco che non possiate fare a meno di incontrarlo” disse.
“E io dal vostro ipotizzo che lo conosciate personalmente”.
Il giovane sogghignò, portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra.
“Non lo nego” rispose, regalandole uno sguardo profondo “Perché lo cercate?”.
La domanda diretta lasciò la principessa molto interdetta. Il giovane aveva modi regali e capacità di incantarla in ogni gesto, ma d’altra parte era anche molto sfacciato e arrogante. Forse era proprio quella dicotomia il segreto del suo fascino.
“Non voglio mentirvi” rispose con schiettezza “Pertanto, vi prego di non domandarmi nulla di più di quello che mi sentirò di raccontare. Il resto è una questione personale e di famiglia su cui vi chiedo di non insistere”.
“Capisco. Tutti abbiamo dei segreti, dopotutto”.
“Anche voi?” rimandò lei altrettanto sfrontatamente.
Alyecc rise, sinceramente divertito dal continuo alternarsi di ritegno e impertinenza della ragazza.
“Certo” ammise in un sussurro “Però a voi li confesserei tutti…”.
Adara lo fissò, cogliendo una sfumatura sincera nell’affermazione.
“Io… io non pretenderei tanto”.
“Peccato”.
Il suo sguardo era fuoco e ghiaccio. Tristezza e rabbia. Passione e resistenza estrema. Ed era su di lei, come un’arma non convenzionale. Il suo cuore prese a battere più velocemente. Sentì il sangue affluire alle guance e fece di tutto per evitare che lui se ne accorgesse. Forse riuscì nell’intento, perché lui cambiò argomento con noncuranza.
“Il nostro principe non è figlio del suo predecessore, come forse già sapete. Ma ha tenuto saldo il trono sin da quando aveva quindici anni e non ha mai permesso a nessuno di contestare il suo diritto, imponendosi con la forza e con la paura”.
“Oh… così giovane…” asserì Adara sorpresa.
Alyecc trasse un breve sospiro, come se quei ricordi lo toccassero da vicino e proseguì il racconto.
“Una notte di poco più di trent’anni fa, il principe Liubim, che all’epoca reggeva Iomhar, e sua moglie Vilena sentirono un pianto lieve provenire dalla terrazza della loro camera nuziale. La cosa ha dell’incredibile, perché quella stanza si trova sospesa a metà altezza della torre sud della fortezza di Jarlath… e risulta ancora più inspiegabile se vi garantisco che lì, in mezzo alla neve, trovarono un bambino di pochi mesi. L’unico accesso alla balconata era ed è quello interno, pertanto non compresero mai come quella creatura fosse giunta fin lassù. Tantomeno chi l’avesse abbandonata in quel luogo pressoché irraggiungibile”.
“Magia?” azzardò la principessa, cercando di fare onore alla cena, della quale aveva mangiato ben poco per via del batticuore che sentiva costantemente.
“Forse” rispose Alyecc alzando le spalle con indifferenza “O imperscrutabile decisione divina, scegliete l’opzione che più vi piace. Il fatto è che i sovrani non avevano avuto figli, benché li avessero desiderati ardentemente, così quella domanda non se la posero neppure e accolsero il bambino come se fosse il loro, dandogli il nome di Anthos, che significa fiore di ghiaccio…”.
“Oh, ma è bellissimo…” commentò la ragazza.
“Già, ma la poesia finisce qui” ribatté il giovane con un sogghigno “Perché la principessa Vilena morì qualche tempo dopo e il dolore per la terribile perdita dilaniò il cuore del reggente così profondamente da spingerlo ad allontanarsi appena possibile dal palazzo, che gli ricordava la felicità dei giorni trascorsi con sua amata. In questo modo, il bambino crebbe praticamente da solo”.
“Ma non è giusto!” esclamò Adara con partecipazione “Così facendo ha privato Anthos della sua presenza di padre e del suo insostituibile affetto!”
Alyecc inarcò un sopracciglio, come se lei avesse appena proferito un’assurdità. Poi socchiuse gli occhi, fissando il liquido rossastro nel calice che teneva tra le dita.
“Come dite voi” replicò tuttavia con freddezza “Ma non credo che il principe ereditario se ne sia curato più di tanto. Anzi, potrei azzardare che non gli sia mai importato nulla dei suoi genitori adottivi, soprattutto da quando ha iniziato a manifestare i suoi poteri. Il che è avvenuto ben presto, a quanto ho sentito raccontare. Forse, Liubim ha pensato che quelle facoltà fossero sufficienti a mantenere il suo successore al sicuro nonostante la sua assenza oppure ne è rimasto sconvolto, come tutti quelli che hanno visto di che cos’era capace il ragazzino…”.
“Voi che ne pensate?” chiese la principessa.
Lui sollevò lo sguardo, agganciandolo al suo, ma restò lontano, come se avesse sollevato tra loro una barriera invisibile.
“Che, grazie a quel dono, Anthos è stato in grado di pensare a sé e che nessuno ha osato rinfacciargli di essere illegittimo, neppure quando ha ereditato il trono. O meglio, chi ha arrischiato di farglielo notare è incorso nel suo ultimo giorno”.
“Così dicendo, pare che nutriate dell’ammirazione per lui!” obiettò Adara.
Alyecc sorrise, ma fu un’espressione più infelice che lieta.
“In un certo senso…” ammise con franchezza “E’ sopravvissuto sia ai suoi nemici sia a chi lo ha condannato a priori, solo perché dotato della magia più antica e possente che si sia mai manifestata nei Due Regni. Su tutto il resto, potremmo discutere all’infinito, ma trovo che sia un argomento noioso per una cena in compagnia di una donna interessante come voi…”.
Il muro si dissolse in quell’affermazione galante e nel luccichio delle sue iridi chiare.
“Siete molto gentile” rispose la principessa, arrossendo “Ma se dovessimo fare una gara, risultereste molto più avvincente voi”.
“Come quella volta con la spada?” saettò il giovane, sarcastico.
“Sì, se ci tenete a ricordarmelo!” borbottò lei, imbarazzata “Comunque, vi devo dare torto…” rincarò decisa, per sottolineare il fatto che non era poi tanto sprovveduta.
“Non mi offendo” garantì lui “Su cosa in particolare?”.
“Sul comportamento del predecessore di Anthos. È ingiustificabile un egoismo del genere. Anzi, me lo spiego solo con una teoria!” sbottò lei.
Alyecc spalancò gli occhi, colpito da quella grinta improvvisa e incuriosito dal ragionamento in fieri della ragazza.
“La questione vi innervosisce, a quanto pare” ridacchiò lieve “Sarebbe?”.
“Liubim sapeva dei poteri straordinari di suo figlio. La sua adorata Vilena è morta ciononostante. Sommando i due eventi, è probabile che il reggente, più o meno inconsapevolmente, abbia incolpato Anthos di questo. Perché non ha potuto fare nulla per salvare la madre. Senza pensare che, forse, il bambino non aveva doti di guaritore. La sofferenza indicibile provocata dalla scomparsa della moglie lo scusa solo in parte per questo atteggiamento… forse anche suo figlio ha pianto, no?”.
Il giovane impallidì sensibilmente, stringendo il bicchiere fino a farsi sbiancare le nocche, ma non le diede né torto né ragione. Si versò un’altra dose generosa di vino e la bevve in un lungo sorso, apparendo nei pensieri lontano anni luce dall’opulenta sala ufficiali dell’Amara. Il suo respiro si regolarizzò lentamente.
“Ho… ho forse detto qualcosa che vi ha inquietato?” domandò Adara, amareggiata dal suo lungo silenzio.
Lui scosse la testa, poi si scostò le ciocche bionde dal viso, che era tornato imperscrutabile e terribilmente attraente.
“Come siete romantica…” esordì ironico “In fondo, è una saggia osservazione: chi ama è un egoista puro. E chi ama troppo è vergognosamente debole”.
“Ma che dite? Io non ho affatto espresso un concetto del genere! Anzi, penso che l’amore sia più potente di qualunque magia e…”.
“Oh, davvero?” la interruppe Alyecc, caustico “Liubim amava così tanto la sua donna, eppure lei ha reso l’anima agli dei senza che lui potesse farci nulla!”.
“Non avete capito!” esclamò Adara con voce rotta dalla commozione “Il reggente non amava abbastanza! Non amava abbastanza suo figlio! Si è nascosto dietro al lutto per Vilena, ma la forza che gli è mancata è stata quella! Quella, non altra!”.
Le iridi sfumate di verde dell’uomo mandarono un bagliore intenso, come se quelle parole tanto forti lo avessero ustionato. Come se in lui bruciasse una rabbia inestinguibile, scoperchiata da quei termini sinceri. Fece per ribattere, ma si bloccò stupefatto alla vista delle lacrime della principessa.
“S-scusatemi…” mormorò lei, passandosi le dita sul viso per nasconderle.
Alyecc trasse dalla fascia nera che portava in vita un fazzoletto bianco e glielo porse. Sulle sue labbra si disegnò un sorriso appena leggibile, che nulla aveva a che vedere con la sua solita espressione strafottente.
 
“Ecco, adesso la fa anche piangere!” bofonchiò Dare Yoon, osservando la principessa che si asciugava gli occhi e si sforzava di trattenere i singhiozzi.
Bicks alzò lo sguardo al soffitto, sbuffando pesantemente.
“Pare che tutti gli uomini stuzzicanti a bordo di questa nave siano attratti da quella ragazzina e non me lo spiego… Siete dunque geloso di lei?”.
Il soldato corrugò la fronte, senza distrarsi dalla scena in corso pochi metri più in là.
“Non dite sciocchezze!” saettò “Ho dato la mia parola e la proteggo secondo il mio giuramento. Tra me e la signora che mi pregio di servire corrono poco meno di vent’anni. Non dico che potrebbe essere mia figlia, ma poco ci manca”.
“Questo non significa nulla. I sentimenti non si valutano per età”.
“E’ la prima affermazione sensata che vi sento pronunciare” commentò lui divertito “Comunque, no. Non sono geloso. Il tizio che è con lei non mi piace affatto, tutto qui”.
“Oh! L’avete visto in volto?” chiese lei curiosa.
L’attenzione di Dare Yoon tornò all’istante alla donna seduta di fronte a lui.
“Mai. Voi?”.
“Assolutamente no” rispose lei con un cenno di diniego “E’ stato gelido e scortese”.
“Non ditemi che avete provato a conquistare anche lui…” ridacchiò l’ufficiale.
“E se così fosse?” ribatté Bicks maliziosa “Vi darebbe noia?”.
“Tutt’altro. Sarei però sorpreso dalla vostra capacità di ripresa…”.
“Siete un insolente, Dare Yoon!” ringhiò lei, scuotendo la lunga chioma corvina “Prima o poi potreste pentirvene!”.
“Quando volete” replicò lui fermo “Potete tentare la sorte con il pugnale che portate nello stivale o con la spada che avete al fianco… oppure optare per lo stiletto che avete nel corsetto. A voi la scelta”.
“Non vi andrebbe invece di scovare eventuali altre armi che potrei nascondere?”.
“Tutte quelle che avete sono belle esposte. E non mi creano problemi”.
La vice comandante incassò l’ennesima frecciata e si sorprese nel constatare di non essere ancora andata su tutte le furie. Probabilmente perché era la prima volta che le capitava un uomo del genere. Dire che le dava sui nervi era poco.
“Però quell’individuo ve ne crea, a quanto vedo. Anche se siete un combattente d’esperienza, sembra che la sua presenza a bordo vi indisponga”.
“Ha detto di essere di Jarlath e di chiamarsi Alyecc. Vi dice qualcosa?” rispose lui, ignorando l’osservazione acuta.
“Sì. Che probabilmente è un appellativo falso. Sarebbe quantomeno contraddittorio dichiarare il proprio nome e poi evitare di farsi vedere in viso”.
“Già” concordò Dare Yoon “Potrebbe trattarsi di un pirata o di un noto ricercato che non desidera farsi riconoscere”.
“Non credo…” rise Bicks con l’aria astuta di un felino delle montagne.
“Perché siete così sicura che non lo sia?”.
“Perché vedete…” affermò lei con amabile vanto “Io i bucanieri li conosco tutti e, dunque, non avrebbe ragione di celare la sua identità proprio con me”.
L’ufficiale finì con calma di masticare il boccone di pesce arrostito che aveva nel piatto, tutt’altro che impressionato dalla dichiarazione. Poi la fissò, altrettanto scrupoloso.
“E spiegatemi, per conoscerli tanto in dettaglio, ve li siete portati tutti a letto o è solo l’ennesima millanteria?”.
La donna rimase a bocca aperta per l’ingiuria volutamente lanciatale contro. La sua mano scattò in avanti, decisa a schiaffeggiarlo.
Dare Yoon la fermò a mezz’aria e poi le inchiodò il polso al tavolo, bloccandolo nella morsa delle proprie dita.
“State dando spettacolo” ringhiò minaccioso, allentando di poco la stretta.
“Lasciatemi!” ordinò lei, furibonda “Siete solo un idiota pieno di voi!”.
“Potrei anche farlo, se mi promettete di non dare in escandescenze. Gradirei continuare a cenare in tranquillità e a svolgere il mio compito di guardiano”.
“Altrimenti?” lo sfidò lei, sollevando il mento.
“Potrei prendervi sulle ginocchia e sculacciarvi come una mocciosa disobbediente”.
Bicks avvampò e lo guardò negli occhi del colore della notte: fu certa che la sua non fosse solo una mera intimidazione. La cosa, incredibilmente, non la indispettì.
Scoppiò ridere, ritraendo la mano dalla sua e sorseggiando il vino con vezzo.
“E va bene” disse ilare “Ho capito. Non ho presa su di voi, me ne farò una ragione e vi lascerò in pace. Non voglio litigare per tutta la serata, quindi cambiamo argomento, se non vi dispiace…”.
“Sono d’accordo. Cosa proponete?”.
“Il vostro nome” rimandò lei, abbassando le ciglia “E’ doppio. Significa che uno dei due è l’appellativo di battaglia e che siete o siete stato un combattente di professione. Mi piacerebbe sapere qualcosa di voi…”.
“Non vi sbagliate” rispose Dare Yoon, inossidabile.
 
Alyecc attese che Adara smettesse di piangere. L’emozione intensa che lei gli aveva trasmesso con l’ultima esternazione lo aveva toccato profondamente, era stato solo più bravo a nasconderla e non gli era risultato semplice.
Ciò che, tuttavia, gli veniva naturale era far leva sui sentimenti altrui per abbattere e occultare i propri. Scelse la medesima strategia anche in quell’occasione, perché in fondo si trattava soltanto di un racconto infelice e remoto.
“La vostra reazione di cuore implica che vi trovate in una situazione simile a quella di Anthos… o di Liubim, non è vero?” asserì acuminato.
“Avete un buon profumo, Alyecc…” rispose lei, stringendo il fazzoletto al volto, con gli occhi ancora pieni di lacrime.
Il giovane spalancò gli occhi, interdetto. Non si lasciò fuorviare.
“Non cambiate argomento. Qual è la persona cui tenete tanto e che rischiate di perdere? L’uomo che amate forse?”.
Lei scosse la testa, affranta.
“Mia sorella…” sussurrò con un filo di voce.
“E’ per lei che volete incontrare il reggente? Pensate che possa guarirla?”.
“Vi prego…” mormorò Adara, implorante.
“Voi avete dedotto che, se Anthos non ha potuto salvare la sua madre adottiva, non sarà in grado di curare neppure vostra sorella. Per questo state piangendo”.
“No…”
“Sì, invece. Non siete brava a mentire. Ma non dovete angustiarvi. Io credo che il giovane principe non ci abbia neppure provato. Penso che se ne sia fregato altamente, poiché la sua è la natura di un essere spietato e malvagio. Privo di sentimenti. È sempre stato così, non è diventato tale per mancanza altrui, come avete supposto. Magari proprio voi riuscirete a convincerlo ad aiutarvi…”.
“No! No, Alyecc. La sorte di mia sorella mi sta a cuore e, come avete ricostruito con minuzia, una parte del mio viaggio è dovuta al desiderio di fare il possibile per lei. E non mi rassegnerò tanto facilmente, voi non mi conoscete affatto. Non è tuttavia questo il motivo delle mie lacrime…”.
L’uomo osservò la determinazione scendere nuovamente nello sguardo della ragazza che sedeva al tavolo con lui.
“Non vi capisco” ammise.
“Perché voi pensate che l’amore sia una debolezza! Un egoismo... Invece, io credo che sia in grado di vincere anche la morte! O il mio cuore non sarebbe così legato anche a chi non calca più questa terra! Il principe Anthos, crudele o meno, disumano o terribile o mostruoso che fosse… aveva diritto all’amore di suo padre e non l’ha avuto! È questo il vero scempio. È l’esempio che sconfigge le parole. Sono i fatti quelli che contano. E lui… Anthos di Iomhar non ha avuto nulla! Posso solo immaginare che cos’abbia provato e addolorarmi per lui come essere umano!”
Il pesante silenzio che seguì alla spiegazione divenne palpabile.
Poi Alyecc si alzò e raggiunse con un passo la finestra striata di pioggia alla sua destra. I due servitori si spostarono nella sua direzione, porgendogli prontamente il mantello. Lui li fermò con un cenno e appoggiò le mani al vetro, fissando il buio oltre la satinatura alabastrina.
Adara seguì la mossa, sconcertata.
“Io ho forse detto qualcosa che…”.
“No” tagliò corto lui “Questo vino è troppo forte anche per me, credo di essermi riempito troppe volte il calice. Stare in piedi mi aiuta a smaltirlo”.
“Mi dispiace, se volete che rientriamo…”
“Affatto. È un piacere ascoltarvi, Adara. Possedete il pregio della sincerità”.
“Vi ringrazio, siete davvero gentile a chiamare così la mia assenza di compostezza”.
Lui rise leggermente, ma non si voltò.
“Chi avete perso, se posso chiedere?” azzardò.
La ragazza prese il coraggio a quattro mani e rivangò il dolore ancora recente.
“Il mio maestro d’arme. Il più caro amico che abbia mai avuto…”.
“Lo amerete per sempre?”.
“Come un fratello”.
Alyecc si girò. Le iridi chiare avevano la sfumatura azzurra del mare oltre la vetrata e tornarono quasi verdi quando riprese posto a tavola.
“Non era il mio promesso” precisò lei “Era una sola anima con mia sorella”.
Il giovane aggrottò la fronte, apparentemente impensierito.
“Vostra sorella non è fortunata” sentenziò.
“Mia sorella ha me” rispose lei.
   
 
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