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Autore: kamomilla    06/05/2005    29 recensioni
Draco ed Hermione affronteranno un viaggio inaspettato, forse da soli, forse insieme, che condurrà entrambi verso il loro destino. Destino che non sarà quello che i due avevano progettato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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POSTI TRANQUILLI

POSTI TRANQUILLI

 

 

 

 

 

Draco Malfoy sfogliava distrattamente il volume III di “Incantesimi Avanzati” davanti al fuoco quasi spento della sala Comune di Serpeverde. Nella poltrona accanto alla sua sedeva scompostamente Pansy Parkinson, che stava decidendo quale acconciatura fosse meglio farsi per il ballo dei diplomandi, che si sarebbe tenuto da lì ad una settimana.

-Draco?- lo chiamò con la sua vocetta acuta. –Mi preferisci bionda o mora? Perché Millicent ha trovato un incantesimo fantastico per cambiare il colore dei capelli e stavo pensando che forse era il caso di fare qualcosa ai miei… Questo biondo mi ha annoiato! Tu che mi consigli?-

Il ragazzo scrollò le spalle.

-Cosa vuoi che cambi, Pansy? Sono solo capelli.-

-Non so. Dimmelo tu. A te cosa cambia?-

-A me proprio niente. Vengo al ballo con te sia che tu abbia i capelli biondi o che tu li abbia neri. Non cambia nulla.-

Lei si alzò dalla sua poltrona e si accomodò sul bracciolo di quella di lui. Gli sorrise dolcemente e gli scostò una ciocca di capelli biondi dal viso.

-Se non ti cambia come sono esternamente vuol dire che di me ti importa quello che c’è dentro. Vuol dire che… mi ami.-

Draco sospirò.

-Tu non hai idea di cosa sia l’amore, Pansy.- “Sei troppo superficiale per poterlo cogliere”, aggiunse mentalmente, ma non lo disse.

-Io lo so, invece, Draco. Sei tu quello che non lo sa. Quello che non ha mai provato niente, mai sentito niente.-

Lui la scrutò. Neanche nei suoi occhi, però, si leggeva niente. Diceva quelle parole ed era come se non le pensasse veramente, come se lei stessa non ci credesse. Come se non le stesse dicendo.

-Forse, Pansy, forse. Forse non l’ho mai provato, però riesco ad immaginarmelo, l’amore di cui parli. E non assomiglia per niente a quello che mi dai tu.-

La ragazza appoggiò le labbra sulla tempia del ragazzo.

-Perché tu mi prendi senza ascoltarmi, Draco. Io ti amo, ma tu non lasci che te lo dimostri.-

Draco la strinse a sé, facendola incastrare tra il suo corpo ed il bracciolo della poltrona.

-Credi davvero di essere in grado di dimostrarmelo?-

Lei lo baciò sulla bocca.

-Sì, rispose iniziando ad accarezzargli l’interno coscia. –Credo davvero di esserne in grado.-

-In qualunque momento?-

-Sì. Anche adesso. Anche qui, su questa poltrona.-

Il ragazzo l’aiutò a mettersi a cavalcioni sulle sue gambe. Le tolse la camicia ed accarezzò il pizzo nero del reggiseno.

-Dimostramelo.-

Lei gli slacciò la cintura e con una mossa decisa gliela sfilò dai passanti. Tirò giù la cerniera dei pantaloni della divisa.

-Io te lo dimostro. Tu però sentimi. Sentimi veramente.-

Draco la baciò, insinuandosi con le mani sotto alla gonna di lei.

-Promettilo, Draco.- sussurrò Pansy.

E lui lo promise.

-Lo prometto.- disse ansimante, con gli occhi chiusi. E continuò a ripeterlo a bassa voce, come se fosse un mantra, una strana cantilena che non riusciva ad abbandonare.

Lo disse finchè non venne dentro di lei. Si abbandonò contro lo schienale, gli occhi ancora chiusi ed il sorriso tirato.

Lei appoggiò la testa sul suo petto. Aspettò che il respiro ed il battito cardiaco di entrambi tornasse regolare e poi prese a fissare Draco.

-Allora? Sono riuscita a dimostrartelo? Io ti amo!-

Il ragazzo la fece togliere dal suo grembo. Si rassettò come meglio poté e si alzò di scatto dalla poltrona. Non aveva sentito niente nemmeno stavolta. Era solo piacere fisico, solo sesso. Solo abitudine. Solo le solite parole buttate al vento di Pansy. Eppure questa volta aveva provato a concentrarsi, provato a mantenere davvero quella promessa. Ma non aveva colto niente. Il vuoto.

La fissò duramente.

-Pansy… lascia perdere. Lascia perdere tutta questa storia dell’amore, è meglio!-

La ragazza lo guardò mortificata.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato, Draco? Scusami, io…

-Non hai fatto niente di sbagliato!- sibilò lui. Perché quella ragazza doveva sempre chiedere scusa?! –Lascia stare e basta, va bene?-

Lei annuì, desolata.

-Certo, come vuoi.-

-Bene!-

Draco si avviò verso l’uscita. Poi ci ripensò, tornò indietro e baciò frettolosamente Pansy sulla guancia.

-Ci vediamo dopo.-

-Okay. Ti aspetto qui.-

-Se preferisci va’ pure in camera mia. Dormi, se sei stanca. Oppure non dormire, se non lo sei. Torno dopo… più tardi.- e sparì attraverso il passaggio segreto.

 

 

 

 

 

Hermione alzò lo sguardo dalle pergamene che aveva davanti e sorrise, vedendo Ron tutto rosso in faccia inveire contro Harry, che si stava sbellicando dalle risate. Ginny cercava, senza ottenere grandi risultati, di calmare il fratello.

-Insomma, Ronald, non hai l’esclusiva sugli scacchi, sai? Per una volta che Harry ti batte lasciagli godere la vittoria, no?-

Il ragazzo puntò minacciosamente un dito contro la sorella.

-E tu non devi difenderlo ogni volta solo perché è il tuo ragazzo, Gin! Io vinco sempre, a scacchi!-

Hermione notò che lo sguardo di Harry era arrivato fino a lei e smise di sorridere, assumendo il suo solito cipiglio severo.

-Ragazzi, fate meno casino, io sto cercando di riordinare i miei appunti!- sbottò tornando alle sue letture. Era deprimente guardare gli altri divertirsi senza far direttamente parte di quel divertimento. Eppure, per qualche strana ragione, lei preferiva così. Sentiva di dover mantenere sempre un certo distacco con gli altri. Con i compagni di casa soprattutto, dato che era Caposcuola. Era… superiore. E la cosa non le dispiaceva affatto, anche se questo voleva dire starsene in disparte per la maggior parte del tempo. Solo quando era da sola con Ron ed Harry si lasciava andare un po’. Ma ultimamente non erano rimasti da soli molto spesso, dato che Harry si era messo con Ginny e che Ron, sentendosi in un qualche modo trascurato dal migliore amico e dalla sorella, aveva iniziato a frequentare molto di più il gruppo di Grifondoro. Ovunque andasse era accompagnato da Semeaus, Neville e Dean, e qualche volta da qualcuno di Corvonero. La partita a scacchi dopo cena era diventato ormai un rito al quale nessuno poteva mancare. Tranne lei, ovviamente, che se ne stava rintanata in un cantuccio della sala Comune a ripassare per gli esami.

Sbuffando si alzò e si diresse verso il dormitorio femminile del settimo anno. Forse era il caso di dormire un po’. Salì gli scalini a due a due e spalancò la porta della stanza. Dentro Calì Patil e Lavanda Brown stavano sbattendo tutti i vestiti che avevano nell’armadio sui loro due letti, che avevano unito per quell’occasione speciale: la scelta dell’abito per il ballo dei diplomandi.

Quando la ragazza entrò le due si girarono e la salutarono.

-Ciao, Hermione! Arrivi proprio al momento giusto, abbiamo bisogno di un parere sincero ma oggettivo.- disse allegramente Calì tirandola per un braccio. –Puoi guardare un attimo quale vestito ci sta meglio? Non eri salita per andare a letto, vero?-

Hermione scrollò le spalle. Tanto non aveva poi così sonno, poteva resistere ancora per un po’.

-Certo, va bene.- disse.

Lavanda la spinse malamente sul suo letto e le sorrise.

-Perfetto! Allora stai seduta lì e guardaci. Noi ci proveremo un paio di vestiti e tu alla fine ci dirai quello che secondo te ci sta meglio, va bene?-

La mora annuì, giocherellando con una ciocca di capelli. Le due Grifondoro le sorrisero entusiaste e scomparirono in bagno. Ricomparvero qualche attimo dopo con indosso due vestiti identici color crema, lunghi fin sopra le ginocchia e con una fascia in vita. Fecero un giro su se stesse per far volteggiare la gonna ampia e poi scomparirono di nuovo dietro alla porta della toilette.

Circa una decina di abiti dopo Hermione sbadigliò. Era passata più o meno un’ora e mezza e non ce la faceva proprio più. Si maledisse per non aver rifiutato. Doveva saperlo che a fare i favori a quelle due ci si perdeva soltanto. Calì la scrollò leggermente.

-Ehy, Herm! Non ti addormentare! Non ti preoccupare, quello verde era l’ultimo vestito. Forza, ora dicci qual era il più bello.-

La ragazza rifletté. Già che aveva fatto tutta quella fatica per guardare tutti i vestiti era meglio dare una risposta sincera.

-Quello blu era sicuramente il più bello.- disse infine. Il viso delle due Grifondoro si illuminò. Lavanda le si sedette accanto.

-Sì, anche a noi quello piaceva più di tutti! Benissimo, sei stata preziosissima, Hermione!-

Calì le raggiunse.

-Già, proprio così. I nostri cavalieri saranno contenti!-

Le due amiche ridacchiarono, scambiandosi un’occhiata complice. Hermione si morse il labbro inferiore.

-E con chi andate al ballo?-

-Beh,- iniziò Lavanda. –ci hanno invitato davvero tanti ragazzi, però noi ne volevamo due che fossero il meglio. Ci abbiamo messo quasi un mese a scegliere, ma alla fine siamo arrivati ad una conclusione: per me Josh McGregor, il Caposcuola di Corvonero, e per Calì Daniel Green, il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde.-

Haermione storse il naso rivolgendo lo sguardo a Calì.

-Vai al ballo con un Serpeverde?-

Lei annuì, sorridendo.

-Lo so che può sembrare strano, ma Daniel non è affatto come tutti gli altri.- Lavanda inarcò un sopracciglio e Calì le lanciò un’occhiataccia. –Cioè, non è di sicuro un santo, però non si avvicina neanche lontanamente a Malfoy! A lui interessa solo finire la scuola e studiare Pozioni. Vuole insegnare al posto di Piton. E comunque dei Serpeverde potete dire tutto quello che volete, ma sono quasi tutti bellissimi, intriganti per quella loro aria da schifosi bastardi e si dice in giro che siano estremamente passionali!-

Lavanda concordò.

-Questo è vero! I Corvonero, invece, sono gentili e sono dei bravissimi oratori! Con loro sì che si può parlare, non come con gli altri ragazzi che dopo dieci minuti non sanno più cosa dirti e allora ti saltano addosso!-

Hermione annuì, anche se a dire la verità non aveva idea di quello che le due stavano dicendo. Lei non era mai stata con un Grifondoro, con un Corvonero, con un Tassorosso o, peggio che peggio, con un Serpeverde. Non era mai stata con nessuno, se si escludeva la piccola parentesi con Viktor Krum, che era durata più o meno un mese e dopo erano entrambi convenuti che era meglio restare amici, cosa che erano tuttora. E poi il ragazzo che le piaceva la considerava soltanto un’amica, anzi, ancora peggio, una migliore amica.

-Allora, Herm, cosa ne pensi dei nostri cavalieri?- domandò Calì facendola riemergere dai suoi pensieri.

-Io… Sono niente male, direi. Li conosco entrambi, non sono male, anche se… perché non avete scelto un Grifondoro? Voglio dire, sarebbe stato carino andare con uno della nostra Casa, no?-

Lavanda storse il naso.

-Per favore, ma li hai visti i ragazzi della nostra Casa?! A parte Harry, che ha già la piccola Weasley, non si salva nessuno, sono tutti così… infantili! Cosa dovevamo fare, andare al nostro ultimo ballo di Hogwarts con Neville?!-

Hermione scoppiò a ridere.

-No, non con Neville, ma…

-Tu con chi ci vai, Herm?- la interruppe Calì.

La ragazza arrossì.

-Io non ci vado.-

Le altre due Grifondoro spalancarono la bocca ed iniziarono a scuotere la testa.

-Tu non puoi non venirci! Sei la nostra Caposcuola, rappresenti tutti i Grifondoro, tu devi venire al ballo! Noi tutti vogliamo che tu venga, non puoi mancare!-

Hermione sorrise, contenta che la ritenessero così necessaria.

-Grazie, ma… io non ho neanche qualcuno con cui venire e poi… devo preparare il discorso per i diplomi, mancano appena dieci giorni e non ho ancora finito.-

-Hai un casino di tempo per finire di scrivere quel discorso! E per quanto riguarda il cavaliere… secondo me dovresti andarci con Ron. Sareste proprio una bella coppia e poi siete anche amici, quindi non sarebbe comunque niente di troppo impegnativo, no?-

La mora arrossì, agitata dal fatto che Lavanda aveva toccato subito il tasto dolente. Calì, invece, scuoteva la testa.

-No, non con Weasley! Lui è troppo poco per Hermione! Sai cos’ho sentito?-

Lavanda le si avvicinò, interessata.

-No, cosa?-

-Ho sentito che lui ce l’ha già una ragazza per il ballo! L’ha chiesto a Luna Lunatica e lei ha accettato!-

Hermione per poco non cadde dal letto.

-Cosa?!- chiese con un filo di voce. –Chi… chi te l’ha detto?-

-Me l’ha detto mia sorella, Padma. Sono amiche, lei e la Lovegood. Perché, non lo sapevi, Herm? Pensavo che Ron te l’avesse detto. Sei la sua migliore amica, no?-

La ragazza annuì, cercando di reprimere le lacrime.

-Io… sì. Non… non sapevo niente. Nessuno mi ha detto niente. Non lo sapevo.-

Calì si morse il labbro inferiore, accorgendosi in quel momento che Hermione stava avendo una reazione spropositata per una ragazza che veniva a sapere che quello che per lei era solo il suo migliore amico sarebbe andato ad un ballo con un’altra.

-Beh, ma si dice che ci vadano solo come amici.- si affrettò ad aggiungere.

La mora si alzò di scatto dal letto, dirigendosi verso la porta del dormitorio.

Lavanda la guardò confusa.

-Dove vai, Herm?-

-Vado… devo fare il giro di controllo, è tardi.-

-Ci sono i Prefetti per quello! Stai qui ancora un po’ a chiacchierare con noi!- insisté Lavanda, ma Calì le tirò una gomitata, facendole capire che non era il caso di trattenerla.

-Quando torno, magari… se siete ancora sveglie.- e scomparve dietro la porta.

 

 

 

 

 

Draco si avvicinò lentamente alla sagoma scura che aveva disturbato i suoi pensieri, la bacchetta sguainata e lo sguardo duro. Se era Pansy che era andato a cercarlo era pronto a scagliarle contro una Maledizione senza Perdono. Voleva starsene da solo, era così difficile da capire? Fece qualche altro passo e si ritrovò un’altra bacchetta puntata alla gola. Davanti a lui la Granger.

-Calma, Granger, abbassa quella bacchetta.- disse.

-Prima metti via la tua, Malfoy.-

Il ragazzo rimise l’oggetto nella tasca posteriore dei pantaloni e lo stesso fece la ragazza. Si scrutarono, non sapendo bene cosa dire. Fu Hermione a rompere il silenzio.

-Che ti è successo, Malfoy?-

Lui indossava ancora la divisa, ma sembrava che avesse litigato selvaggiamente con qualcuno. La camicia era completamente sbottonata e dei segni rossastri gli solcavano il petto. I pantaloni erano sporchi e stropicciati, con la cintura che penzolava slacciata. I capelli biondi spettinati gli conferivano un’aria stravolta.

-A te cosa sembra, Granger? Ho appena fatto sesso.-

Hermione tossicchiò.

-Qui?!-

Draco fece una smorfia e si guardò intorno. La Stanza delle Necessità in quel momento si presentava come una stanza spoglia, con solo una finestra che dava sul grande parco di Hogwarts.

-Io non faccio sesso in posti del genere e soprattutto non lo faccio da solo! Prima ho fatto sesso.-

-Ah… beh, certo. Ma… non puoi stare qui a quest’ora, Malfoy.-

Lui scrollò le spalle.

-Io me ne sto dove voglio, non sarai di certo tu a dirmi dove devo stare.-

La ragazza inarcò le sopracciglia.

-Io sono un Caposcuola, Malfoy. E sto facendo un giro di controllo giusto per rimandare coloro che sono fuori dal proprio dormitorio nel proprio dormitorio. E ti dico che non puoi stare qui, è tardi, tornatene nella tua Sala Comune.-

-Anch’io sono Caposcuola, Granger.-

-Sì, ma tu sei mezzo svestito e con dei graffi sul petto, Malfoy. Ho come la vaga sensazione che Silente darebbe ragione a me, non a te, se ora andassi da lui a dirgli che tu non te ne vuoi tornare tra le serpi.-

Il biondo ghignò.

-E tu hai gli occhi arrossati dal pianto, Granger. Non stai facendo un giro di controllo, quindi lascia stare le minacce, non ti conviene.-

Hermione si passò il dorso della mano sugli occhi per pulirsi le lacrime.

-Va bene… Allora me ne vado, non ho voglia di discutere con te.-

-Neanch’io ne ho. Ci si vede, Granger.-

Quando lei fu sulla porta, però, lui la richiamò indietro.

-Se te ne stai zitta puoi restare.-

La mora lo guardò stranita.

-Davvero mi lasci stare con te?-

Draco fece una smorfia.

 -Sì, ma non montarti la testa, Granger. Non è una proposta indecente, sto solo dicendo che se te ne stai zitta a piangere in silenzio o a fare quello per cui era venuta qui e non mi disturbi allora possiamo anche dividere questa stanza.-

-Io… va bene.-

-Perfetto.-

Rimasero in silenzio per una mezz’oretta e poi Hermione non ce la fece più a starsene lì con Draco Malfoy, in silenzio, senza insulti e frecciatine. Era una situazione troppo strana.

-Senti, Malfoy… cosa ci fai qui? Voglio dire, se hai appena fatto sesso con qualcuno non dovresti essere con questo qualcuno? Non dovresti… non so, dormire con lei?-

Draco alzò lo sguardo sulla ragazza. Aveva resistito al silenzio più di quanto avesse previsto, quindi una risposta gliela poteva anche concedere.

-I Malfoy non dormono con le loro donne.- disse con un ghigno.

-Oh, ma certo, come sempre i Malfoy devono distinguersi. Non credi che però sarebbe carino essere gentile con la Parkinson, una volta ogni tanto? State insieme da tanto, ormai…

-Quello che faccio e come tratto Pansy non sono affari che ti riguardano!- sbottò duro il ragazzo. L’ultima cosa di cui aveva voglia di parlare era proprio la sua ragazza. –E ora Granger, se non ti dispiace, è meglio che tu te ne torni dai tuoi amici Grifondoro. Hai infranto i patti.-

Hermione si morse il labbro inferiore e decise di non ribattere.

-È vero. Ora me ne vado. Ti consiglio di rientrare anche tu nel tuo dormitorio, è mezzanotte passata e domani iniziano gli esami. Devi essere riposato.-

Stava per andarsene, quando lui ancora una volta la richiamò.

-Granger, tu perché eri qui?-

Lei scrollò le spalle e sorrise tristemente al biondo.

-Perché nessuno mi ama, Malfoy.-

Draco fece un ghigno sarcastico.

-Allora hai saputo di Lenticchia e della Lunatica. Mi chiedevo quando i tuoi amichetti avrebbero avuto il coraggio di dirtelo.-

Si scambiarono uno sguardo, poi il ragazzo sbuffò.

-Comunque, Granger, il tuo non è un problema tanto grave. Io sono amato da tutti.-

-Oh, vorrei avere io questo tuo problema, Malfoy!-

-Ma nessuno lo sa fare nel modo giusto, nessuno lo fa in modo disinteressato. Ed è come avere qualcosa di inutile. E fa ancora più male, te lo assicuro.-

Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma si accorse che non aveva niente da dire dopo una confessione così intima ed importante fattale dal suo acerrimo nemico. Così se ne andò senza voltarsi indietro.

 

 

 

 

 

 

   
 
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