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Autore: Pescefritto    28/07/2019    0 recensioni
Per la società di famiglia Evelyn rinunciò a molto della sua vita privata e soprattutto la colpa fu di Winston.
Winston voleva una facciata di perbenismo pensava che gli scandali nella sua famiglia portassero al fallimento.
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Helen Parr/Elastigirl
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti questa storia l’ho scritta seguendo I Never Know What People Want: Redux + Law & Order(Eli Gold)+The L World quindi, ovviamente, per quanto io possa cercare di essere originale le somiglianze ci saranno. Comunque tranquilli, odio copiare, comunque amando la storia da me citata trovo assolutamente corretto nominarla. Inoltre non aspettatevi nulla di simile a ciò che troverete su internet qui è Evelyn che parla di Winston.
Ah, il primo capitolo l’ho scritto ascoltando New York Jazz Lounge - Smooth Bar Jazz Classics(in onore a Metroville che è Manhattan e New Urbem che è Brooklyn).
Ho i files originali, so come provare che queste storie siano mie.


 

Capitolo 1: Lasciate che vi racconti una storia.
 

Era sempre stata la ‘sorella disagiata’.
Sì, avete presente?
Quella che in classe non si impegnava.

Quella senza amici e via dicendo.
Non si piangeva addosso, anzi, riteneva che questo sia stato il fattore chiave del suo ‘successo‘.
Gli unici che l’hanno amata in quel periodo erano i suoi genitori, specialmente sua madre.
La capivano, senza che lei dovesse neppure parlare, la amavano.
Non era mai stata brava nel farsi amare, ha sempre avuto paura dei sentimenti e di ciò che essi implicavano nella sua vita.

Loro semplicemente la rispettavano.
E poi c’era lui, Winston.
Oh, il figlio perfetto e prediletto.
Il figlio maschio, di cinque anni più anziano, che portava alto il nome dei Deavor.
Aveva sempre avuto la vita facile: bel carattere, bei regali, bei voti e con le donne latin lover.
A lei-lui- la rimproverava come se si vergognasse.
Vi dico, sì, si vergognava e lo si leggeva tra le righe.
I suoi cercavano di riappacificarli ma lui trovava sempre qualcosa in lei.
In quel periodo, fino ai suoi suoi sedici anni, aveva avuto una cara amica.
Essa la prese con sé come si fa con un gatto randagio e malaticcio, sentiva di doverle la vita.
Non fraintendete la relazione fra loro due era basata principalmente sull’indifferenza e sul parlare dei morosi di quest’ultima.
Winston non la gradiva, trovava tutto ciò ‘malato’.
Che di malato non so cosa ci potesse essere: il fatto che aveva smesso di frequentare quei pochi amici? Che un pomeriggio la sua amica passò un’ora intera a suonare perchè le diede buca? Perchè le era succube?
Lo so, lo so che suona male...ma non era questo.

Vi assicuro che non era questo ad infastidirlo.
Sapete, beh, lui quando aveva in mente un progetto diventava un bimbo esagitato ma quando voleva sapeva essere acuto.
Questo in lui l’aveva sempre stupita.
Non aveva mai capito come potesse passare da un estremo all’altro, ma lo faceva.


Crescendo Evelyn cominciò a rendersi conto d’amare le donne.
In quel periodo, circa dai diciassette fino ai ventitré anni, faceva di tutto per negarlo a sè stessa cercando di farsi piacere i ragazzi.
Ci riusciva anche, ma non era la stessa cosa.
Si sentiva che cercava altro, non era facile da spiegare, cercava qualcosa di imprecisato più viscerale e delicato ma allo stesso tempo complesso.
Per questo si buttò sullo studio, dove nessuno o nessuna poteva interromperla.
Aveva imparato ad amare la solitudine, a perdersi ore ed ore nelle sue invenzioni.
L’avevano sempre distratta.
Odiava la società di famiglia.
“Evelyn sei una donna e che credi di poter fare in una società come quella americana, eh?”

disse un Winston ubriaco che festeggiava del nuovo incarico nella società di famiglia.
In quel momento ad Evelyn caddero tutti i sogni.
Si alzò e non tornò a casa per mesi, era da anni che voleva visitare l’Europa.
Al ritorno si scusò ma ormai aveva venticinquenne, si faceva schifo da sola per l’incapacità di non farsi un proprio nome nella società.
In quei mesi, comunque, si era divertita a progettare un malvagio di nome Screenslaver.
Era divertente, anche se era ancora dalla parte dei Supers ed i suoi genitori erano ancor vivi.

   
 
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