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Autore: ellephedre    02/08/2019    6 recensioni
Makoto Kino è innamorata. Gen Masashi la segue a ruota.
Con una relazione nata nella battaglia, non hanno più segreti tra loro, eppure hanno ancora molto da scoprire l'uno sull'altro. E non vedono l'ora di farlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto/Morea, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Corrente naturale - luglio 1997

 

 

Corrente naturale

di ellephedre

 

 

Luglio 1997 - Incontro con l'ex

 

Al negozio era una di quelle giornate che Makoto avrebbe rivissuto dieci volte. Stava vendendo tantissimi dolci. La mattina studenti e mamme casalinghe avevano fatto incetta dei mochi e manju appena sfornati. Ormai era pomeriggio e da venti minuti era entrato un gruppetto di studentesse universitarie. Una di loro era una cliente abituale, che aveva pensato di far conoscere la pasticceria alle sue amiche. Per Makoto non c'era nulla di più soddisfacente del passaparola.

Le ragazze chiacchieravano allegramente al loro tavolo, gustandosi le ultime briciole di pasticcini e una fetta di torta. Era un momento di pausa, ideale per dare una pulita al bancone.

«Shizuka, non girarti.»

«Perché?»

«Ho appena visto il tuo uomo ideale. È proprio come piace a te.»

La ragazza si divertì a sufficienza da stare al gioco. «Cioè?»

«Grosso, sensuale... con un che di animalesco.»

«A questo punto voglio vederlo.»

Anche Makoto alzò gli occhi sulla strada, per curiosità, guardando oltre la vetrina del negozio. Quello che vide le impose di soffocare una risata. Parlavano di qualcuno che lei conosceva molto bene.

«Ma quello è Gen!»

Sentire il suo nome nella bocca di un'estranea le tolse il fiato.

La ragazza stava radunando le amiche intorno a sé, accovacciandosi sul tavolino. «Presto, giratevi!»

«Non penso che verrà qui, sta smanettando nel retro del furgone. Chi sarebbe questo Gen?»

«Un mio ex.»

«Uh, racconta!»

«Siamo stati insieme per un po' in seconda superiore. Non ha funzionato.»

«Te lo sei fatta scappare? Non posso credere che sia stata tu a lasciarlo: è proprio il tuo tipo.»

«Invece sbagli, l'ho mollato io. Era un po' troppo serio.»

«Da quando questo ti ha mai fermata?»

«Da quando mi dà fastidio ricevere ordini. Anche se in certe situazioni, se capite cosa intendo, il suo essere autoritario mi piaceva tantissimo

Il cumulo di risatine depositò del gelo nello stomaco di Makoto.

«Forse dovresti riprovarci, Shizuka-chan. Guarda, sta venendo da questa parte.»

Makoto non seppe cosa le prese, ma scappò in cucina. Rimase nell'altra stanza, con un orecchio teso, chiedendosi cosa aspettava di sentire. La porta del negozio si aprì, agitando il campanello sulla cima. Per un momento lei maledì la musica di sottofondo che aveva diffuso nel locale: non avrebbe sentito quasi nulla se avessero parlato piano. Forse doveva andare di là e...

Fece un saltello all'indietro quando Gen spinse l'anta della cucina, entrando.

Lui sorrideva, ignaro. «Ehi, sei qui.»

«Ehi» deglutì lei. Si ritrovò con la vita circondata dalle sue mani.

«Sono passato a trovarti.»

Gli sorrise, ma si ritrasse inconsciamente quando lui si chinò per un bacio.

Gen se ne accorse. «Che c'è?»

«Io... Penso che di là ci sia una ragazza che conosci. Sapeva chi eri prima che entrassi nel locale.»

«Ah, sì?» Gen girò la testa, poi tornò a concentrarsi su di lei. «Non l'ho vista, magari dopo la saluto. Come va oggi?»

«Io... bene. È una buona giornata. Ho venduto quasi tutto quello che avevo preparato per la colazione.»

Lui ne era felice. «Te l'avevo detto. Andrà sempre meglio.»

«Già...»

La sua poca voglia di comunicare non mancò di confonderlo. «Quella tipa ha detto qualcosa di strano?»

«No. Solo che un tempo stavate insieme.» 

«Ah.» Gen la lasciò andare, comprendendo la fonte del suo fastidio. Senza dire altro, tornò nella parte anteriore del negozio, oltrepassando l'anta bassa che chiudeva l'area del bancone. Makoto non avrebbe potuto essere più a disagio.

«Shizuka?»

«Gen!» La ragazza finse sorpresa. «Quanto tempo che non ci vediamo.»

«Già. Come va?»

«Bene, bene... Hm, sono qui con le mie amiche, abbiamo scoperto questo posto. Ma vedo che lo conosci anche tu.»

«Diciamo che sono di casa.»

«Ah, okay... Senti, cosa fai adesso? Lavori?»

«Ogni tanto, mentre frequento Architettura alla Todai.»

«Todai? Complimenti!»

«Grazie.»

Makoto non poté fare a meno di notare che lui non ricambiò i convenevoli al punto da chiedere alla tipa cosa stesse facendo lei al momento. 

«Torno di là. È stato un piacere rivederti, Shizuka.»

«Anche per me. Hmm, senti...»

La sedia andò a stridere sul pavimento. La ragazza si era alzata in piedi.

«Se ti va di risentirci, io ho sempre lo stesso numero.»

«Temo di averlo perso.» Nella voce di Gen vi era una nota di palese divertimento. «Ne ho persi parecchi da quando sto con la mia ragazza. Una cosa seria.»

«Ah... be', ci ho provato.»

«Lo so, sei la solita. Ciao!»

«Ciao!»

Gen tornò nel retro del negozio, fiero dello scambio. Makoto invece era in imbarazzo e non sapeva per cosa. «Cosa volevi dimostrare?» bisbigliò.

«Che non avevi niente di cui preoccuparti.»

«Perché non le hai detto che ero io la tua ragazza?»

«Pensavo di farlo, poi mi sono ricordato che non era il caso di farti perdere clienti. Ma se vuoi che mi corregga, torno di là.»

«No, no.» Per istinto femminile seppe che il gruppetto di amiche smaniava per andare via. Infatti, quando tornò alla cassa, si stavano tutte alzando, dirette a pagare. Grazie a Gen che non aveva detto nulla della loro relazione, poté guardare in viso l'ex di lui senza sentirsi troppo a disagio. Si trattava di una tipa bassa molto carina, con capelli vaporosi e trucco appariscente. Su altre ragazze il rossetto rosa shocking sarebbe apparso fuori luogo e volgare, mentre su di lei era solo... vivace e femminile. Provò un poco di invidia per la sua bellezza da fatina.

«I dolci erano tutti buonissimi» dichiarò l'amica dell'estranea - la cliente abituale. «Tornerò senz'altro.»

Mentre ringraziava, Makoto notò che la signorina Shizuka non si univa al complimento. Era stata respinta e, sapendo che Gen era 'di casa', probabilmente non si sarebbe più fatta rivedere nei paraggi.

Era un sollievo.

L'intero gruppo uscì nel giro di pochi secondi, salutando.

Quando furono soli nel negozio, Gen uscì dal retro. «Soddisfatta?»

«Per cosa?»

«Hai guardato in faccia com'era una delle ragazze con cui sono stato. Sei sempre stata curiosa.»

Makoto non sapeva come commentare. 

«Non ti somiglia» continuò lui. «Non somigli a nessuna delle mie ex.»

Era questo che gli aveva fatto pensare? «Non mi interessava essere diversa da loro. O uguale.» Semplicemente, aveva dato un volto al passato di lui - anche se il passato di Gen aveva decine di volti.

«Voi donne fate sempre il confronto.»

Ecco, lui aveva appena detto la cosa sbagliata. «Forse le tue precedenti ragazze erano gelose e si paragonavano a quelle venute prima. Io no.»

«Non ne hai motivo infatti. Sai quella cosa che le ho detto, dei numeri di telefono? Prima di incontrarti, non li avevo mai eliminati.»

Lei ne fu assurdamente felice, ma dopo un momento si indignò. «Vuoi dire che prima pensavi di tradire la ragazza con cui stavi con quelle precedenti?»

«No.» Lui scoppiò a ridere. «Ma non mi era venuto in mente di mettere mano alla rubrica telefonica. Non avevo tempo da perdere. Invece, quando mi sono messo con te, mi è sembrato importante dare un taglio con ciò che era stato.»

Okay, così la storia le piaceva molto di più. 

Si sporse a dargli un bacio. «Grazie per essere venuto a trovarmi.»

«Posso chiederti qualche avanzo? È da quando ho finito il pranzo che ho voglia di qualcosa di dolce.»

«Ah, sei qui per questo.»

«No, per questo.» Lui le prese la nuca a coppa e la impegnò in un lungo e passionale bocca a bocca. «Ma se ci aggiungi il dessert, mi fai felice.»

Per farlo felice, avrebbe fatto qualunque cosa. Lo portò davanti alla vetrina colma di leccornie. «Scegli quello che vuoi.»

 


 

Di sera Makoto era arrivata alla consapevolezza di essere una bugiarda. Sì che si paragonava alla ex di Gen. Il fatto che fossero così diverse avrebbe dovuto renderla felice, ma sin dal primo pomeriggio le era rimasto in testa un particolare dell'incontro con il gruppetto di ragazze.

Al momento del pagamento, nessuna di loro - compresa la fatina Shizuka - aveva pensato che lei potesse essere la fidanzata di Gen. L'avevano adocchiata e avevano visto... la cuoca della pasticceria. La commessa al bancone. Una tipa anonima con la coda a cavallo e una cuffietta in testa che non avrebbe mai potuto catturare l'attenzione di un ragazzo come lui.

Per la frustrazione infilò la tuta e si dedicò a una routine di respirazione combinata ad arti marziali. Da quando aveva aperto il negozio aveva poco tempo per allenarsi al parco ed era diventata brava a farsi bastare uno spazio di due metri per due per i suoi esercizi. Tirando calci controllati in aria perse la cognizione del tempo e trasalì quando il citofono sulla parete squillò.

Gen era già arrivato.

Gli aprì e iniziò a far scorrere l'acqua nella vasca. Tornò indietro per girare la serratura della porta d'ingresso, in modo da lasciarla aperta, poi andò a rifugiarsi in bagno. Mentre si spogliava, si guardò allo specchio. Sulla fronte aveva una leggera patina di sudore. Il suo viso privo di trucco era arrossato e sulla testa qualche capello si ergeva dritto in aria, come attraversato da una corrente elettrica.

Un maschiaccio, inutile negarlo.

Si infilò nella vasca. Sotto il getto rigenerante della doccia tirò la tendina, per evitare di creare un lago sul pavimento.

Quando riaprì gli occhi, un minuto dopo, trovò Gen che la guardava sereno da uno spiraglio, appoggiato con un fianco sul lavandino. «Lavorato tanto?»

Lei annuì, allungando le membra sotto il massaggio dell'acqua.

«Avrei dovuto portarti qualcosa di pronto da mangiare invece di farti cucinare.»

Ma ormai la cena era il pasto più importante della sua giornata. «Mi rilassa trafficare con le pentole.»

Lui guardò in direzione della cucina. «Tra quanto sarà pronto?»

Le era venuta voglia di qualcosa di elaborato. «Un'altra mezz'ora.»

«Perché non riempi la vasca con l'acqua calda? Riposati con un bel bagno.»

«Ormai sto sporcando tutto lavandomi qui.»

Aprendo la tenda, lui interruppe la sua doccia senza chiedere. Prima che lei potesse protestare la trascinò fuori con un braccio, bagnandosi tutti i vestiti.

«Dài!» La risata le era uscita dal cuore.

Gen recuperò un asciugamano e le tamponò i capelli bagnati, prendendone un altro per avvolgerglielo intorno al corpo. «Sei pulita. Ora riempiamo la vasca.»

«Che prepotente.»

«So di cosa hai bisogno.»

«Non avevo ancora usato lo shampoo.» Ma la sua era una protesta priva di mordente.

Gen girò le manopole sulla parete per far uscire l'acqua dal rubinetto inferiore. «Laverai la testa dopo.» Regolò la temperatura.

Makoto andò a sedersi sul water chiuso, osservando i propri piedi nudi. Almeno quelli erano carini, nonostante la sua altezza.

Lui notò il suo silenzio e si sedette sullo sgabello lasciato in giro per la stanza, di fronte a lei. Non parlò: la contemplò, godendosi la sua compagnia. Infine le prese un piede, schiacciando col pollice l'interno della pianta. Makoto emise un gemito.

«Male?»

«È.. un dolore buono. Eppure uso scarpe basse.»

«Ma stai in piedi tutto il giorno.»

Gli lasciò continuare il massaggio, concentrandosi sui muscoli che si scioglievano.

«Quando riuscirai a prendere un'aiutante?»

«Non lo so. Devo ancora fare i conti...»

«Dovresti potertelo permettere. Un negozio con un afflusso di clienti così alto non può essere gestito da una sola persona.»

«Sono solo agli inizi.»

«Ma lavori tredici ore al giorno.»

Guidata com'era dall'entusiasmo, non le sembrava tanto. Tuttavia, col passare delle settimane, il peso della stanchezza iniziava a farsi sentire. La sera non si era mai addormentata tanto in fretta come in quei giorni. «Si vede tanto che sono stanca? In faccia.»

«Hai le palpebre pesanti.»

Fantastico. E non era neppure truccata o carina come una studentessa universtaria che scorrazzava libera da mattina a sera.

Sobbalzò nel sentire le labbra di Gen sulla pianta del piede.

«Che fai?»

«Mi dedico a un fetish. Potrei farlo anche mentre sei nella vasca da bagno, col piede fuori tutto da agguantare.»

La risata le emerse dal petto. «C'è una parte del corpo femminile che non ti piaccia?»

«Del tuo corpo? No.»

Un'ondata di piacere si diffuse lungo tutte le sue membra. Allungò la gamba e agitò le dita del piede contro la sua maglietta. «È mezza fradicia. Toglila.»

Lui obbedì senza aspettare.

Ecco, pensò Makoto. Le altre ragazze potevano essere ninfe aggraziate e delicate principesse, ma creature simili non erano adatte a contenere la prestanza del fisico possente di lui. Liberandosi dell'asciugamano lo raggiunse e gli salì in braccio, animata non dal desiderio, ma dalla semplice voglia di stringerlo. Gen non si lamentò per come gli stava bagnando i pantaloni: recuperò l'asciugamano piccolo che le era quasi caduto dalle spalle e le massaggiò con cura le spalle ancora umide, poi la base della nuca.

«Cos'hai?»

«Non lo so» rispose lei.

Lui decise che non aveva senso insistere. Ricambiò l'abbraccio e poco dopo cominciò a far scorrere le labbra lungo il suo collo, soffiando piano. Al primo brivido, posò la bocca sulla sua pelle, ispirando. «Profumi anche senza bagnoschiuma.»

Lei non sarebbe mai stata paga di quei complimenti. «Che profumo ho?»

«Odori di buono. Di te.» Salì con le mani verso i suoi seni. Accarezzò i due capezzoli con le dita, nello stesso momento. Il modo in cui lei si tese accelerò l'intensità delle sue attenzioni.

«Se fossi cieco, ti starei addosso solo per come profumi.» Scese con la mano tra le sue gambe, cercando tra i petali della sua carne le prime gocce fluide di piacere. Makoto tremò, aggrappandosi alla sua schiena. Le giunse un sussurro all'orecchio.

«Ti rilasserebbe venire? Ancora e ancora...»

Quasi incapace di annuire, lei serrò le palpebre e si abbandonò completamente alle sue carezze.

     

Fece il suo bagno in uno stato di catalessi, adagiata nella vasca piena di acqua calda come una bambina priva di forze. Per quanto era alta - o per quanto era piccola la vasca - i suoi piedi sporsero dal bordo, dando a Gen qualcosa con cui giocare. Una decina di minuti in immersione le ridiedero energia. Quando riaprì gli occhi, dopo un breve sonno, trovò Gen con la guancia adagiata contro la sua caviglia, che guardava un punto imprecisato del muro di piastrelle. 

«Ti ho lasciato solo.»

Gli causò un sorriso. «Non mi sono sentito solo.»

Finito il bagno, mangiarono semi-nudi - lei in slip e maglietta e lui solo coi pantaloni. Tra loro l'atmosfera era ancora carica e a pasto finito lei non perse tempo: girò attorno al tavolo e gli dimostrò fisicamente la sua gratitudine.

Mezz'ora dopo erano sdraiati sul letto, con lei rivolta verso la tv, i piedi dal lato della testa di lui. Gen apprezzava mentre facevano zapping tra i canali, senza prestare troppa attenzione allo schermo acceso. Una mano di lui era chiusa sulla rotondità di una sua natica e di tanto in tanto, col mignolo, accarezzava il bordo che separava i due globi, causandole un brivido.

Avevano terminato da dieci minuti di rotolarsi tra le coperte, ma di quel passo avrebbero ricominciato molto presto.

Makoto rabbrividì in seguito ad un'altra leggerissima stimolazione, smettendo di fingere di guardare la televisione. Col dito, dopo essere affondato, Gen era salito invece di scendere. Non era la prima volta quel giorno, o in generale: non si faceva problemi a toccarla in quel punto, specie quando gli capitava di afferrarla per il sedere, per qualunque motivo. Non le era sembrato che ci fosse dietro un'intenzione precisa, ma il fatto che lui non avesse mai spostato - o non spostasse - la mano da quell'apertura era significativo.

«Hai mai...?» La domanda le era uscita di bocca prima di sapere come formularla.

Il silenzio di lui era attento e quando lei si girò, lo trovò che la stava guardando, in attesa di sentirla terminare.

Ricalibrò la frase. «Hai mai pensato di farlo in un altro modo?»

«In un altro modo?»

Arrossì, perché lui non la stava prendendo in giro: non l'aveva proprio capita. Si era espressa come una sciocca. «Hai mai desiderato entrare... dall'altro lato, in una ragazza? Vicino a dove stai toccando» chiarì.

Gen sollevò le sopracciglia, immobilizzando la mano.

Makoto deglutì l'imbarazzo. «Come ipotesi.»

«Hmm...» Lui non sapeva come rispondere. Per lei era chiaro che aveva una risposta precisa in testa, ma stava decidendo come comunicargliela.

«Mi interessa» dichiarò infine. «Ma non a tutti a costi.»

«In che senso?»

«Nel senso che non devi sforzarti di considerarlo se non ti piace l'idea.»

Lei rimase con la testa appoggiata sul braccio, guardando nel vuoto. «Potremmo provare, una volta.»

Non udì alcuna replica. Non aveva bisogno di guardarlo in faccia per sapere che reazione stava avendo: un misto di choc ed euforia.

Preferì non incontare i suoi occhi, per non ritrattare. Stava compiendo un passo importante per una coppia stabile.

Non resistette a una seconda domanda. «Sarebbe la prima volta per te?»

Il silenzio di lui cambiò umore.

Gen era sospettoso. «Perché lo chiedi?»

«Io... Per sapere.»

Lui ritrasse la mano. Non era un buon segno.

Lei cercò di spiegarsi. «È carino pensare che sarei la tua prima volta, almeno per questo.»

«Sei già stata la prima per tante cose.»

«Quando si tratta di sentimenti» puntualizzò.

Gen abbandonò il cuscino, mettendosi a sedere. «Sei stata la prima per quello che conta. Mako... con questo discorso c'entra il fatto che oggi hai incontrato una ragazza con cui sono stato?»

«No...» Si rese conto che era una menzogna solo quando la pronunciò.

Gen si risentì e lei dovette sollevarsi, per toccarlo.

«Sarebbe così strano? Tu sei stato il primo per me. Per me essere la prima a farti provare una nuova esperienza fisica sarebbe... bello.»

«Sarebbe sbagliato. Stiamo parlando di una pratica che può provocare dolore. Tu saresti capace di sopportarlo, costringendoti, solo per... cosa? Superare le mie ex?»

Non riuscì a venirsene fuori con una risposta che non suonasse patetica. Anche se le piaceva pensare che non sarebbe stata tanto stupida, forse lo sarebbe stata - come durante la loro prima volta, quando non aveva detto niente di fronte alle fitte che lui le aveva provocato. 

Gen era a un passo dall'irritazione, ma si calmò. «Sai cosa mi stai dicendo? Che non sono riuscito a farti capire quanto è importante il modo in cui mi fai sentire. Come se ogni cosa che ti ho detto l'avessi ripetuta con facilità ad altre.»

Lei non lo credeva, ma... «Non so com'eri con loro.»

«Non andavo a dichiarare in giro che mi scuotevano l'anima. Non le cercavo in continuazione. Non dicevo 'ti amo' ogni due per tre. Anzi, non lo dicevo mai, non ricordi?»

Riportare alla mente il dettaglio le aprì un mondo di comprensione. Si sentì idiota. «Hai ragione. Scusa.»

«Non farmi più proposte del genere per superare rivali inesistenti. Se un giorno ti verrà di nuovo in mente... che sia perché ti piace l'idea di provare, non per altro.»

«Ma in verità...»

Lui scosse la testa. «Adesso non posso crederti.»

Lei lo accettò. Per farsi perdonare, gli prese il volto tra le mani. «Hai davvero tanto pazienza con me.»

Gen soffiò via il fastidio. «Ne vale la pena.»

Lei gliene era molto grata. Si sentì abbracciare.

«Vieni qui.»

Lui fu così buono da ripeterle all'orecchio le decine di modi in cui lei era stata la prima - nella sua vita, nel suo cuore, nella sua anima.

A Makoto non restò che chiedersi perché fosse stata così sciocca quel giorno. 

Aveva la determinazione a non esserlo più, ma non la certezza che ci sarebbe riuscita.

 

Luglio 1997 - Incontro con l'ex - FINE

  


 

NdA: Io vado avanti e poi torno indietro nel tempo. È possibile che lo faccia ancora con Corrente Naturale, visto che non ho mai dedicato un capitolo all'apertura della pasticceria di Makoto. 

Ho voluto inserire in questo mese di luglgio 1997 l'incontro con una ex ragazza di Gen per rendere più logica l'irritazione che lui proverà, un mese dopo, nel sentire che Makoto è ancora gelosa del passato. Potete leggerlo nel capitolo successivo, se non lo ricordate.

Ma prima siate buoni e lasciatemi una recensione :P

 

Elle

 

Il gruppo Facebook dedicato alle mie storie, con anticipazioni e curiosità, è Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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