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Autore: Shade Owl    04/08/2019    2 recensioni
Orlaith Alexander ha scoperto di non essere solamente una violinista estremamente dotata, tanto da guadagnarsi un esclusivo contratto con la Lightning Tune Records, ma anche di avere dei poteri incredibili, legati alle sue emozioni e alla sua musica. Tutto ciò però ha attirato le mire di potenti stregoni che hanno tentato di usare il suo potere per scopi malvagi, cosa che l'ha obbligata a lottare per salvare se stessa e le persone a cui vuole bene.
Quasi un anno dopo questi avvenimenti, la vita scorre tranquilla per lei, ormai lontana dalle luci della ribalta e dalla magia, e il suo unico obbiettivo è laurearsi e diventare una persona come tutte le altre, dimenticando il proprio dono, troppo pericoloso per essere usato con leggerezza.
Tuttavia, Orlaith ignora gli eventi che, in un luogo lontano, sono già in moto e che presto la raggiungeranno, portandola a scoprire un mondo per lei tutto nuovo e pericoloso, ma anche le risposte che per molto tempo ha ignorato: da dove viene la sua magia? Cos'è lei, realmente? E perché non ha mai incontrato nessun altro con le sue capacità?
Ma soprattutto... saprà affrontare quello che le riserva il destino?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Annie e Nova non ci misero molto a scoprire che l’erede universale del patrimonio di Jayden Allwood era un certo Julian Grant, che Orlaith non aveva mai sentito nominare. La sua biografia su Wikipedia (rigorosamente priva di fotografia) diceva che era un lontano nipote di Allwood, anche lui ricchissimo e schivo, restio alle comparsate in pubblico; possedeva diverse case, ma solo un appartamento in tutta New York, all’interno della Beekman Tower. Quando le riferirono questo dettaglio, Orlaith non poté soffocare un discreto moto di sorpresa.
- Cosa?- chiese Nova, distogliendo gli occhi dallo schermo per guardarla.
- Io ci abitavo, alla Beekman Tower.- disse Orlaith - Fino a un annetto fa… Vaněk mi aveva preso un appartamento lì.-
- E che appartamento!- esclamò David, tutto contento - Ah, ce l’ho ancora, sai? Cioè, lo studio lo paga ancora.- aggiunse - Se lo rivuoi…-
Orlaith gli scoccò un’occhiataccia, e lui tacque.
- Non può essere una coincidenza.- disse Rin, seduta all’altro capo del tavolo, intenta a riordinare un kit di pronto soccorso - Potrebbe essere una trappola o un modo per tenere d’occhio la tua vecchia casa.-
- Gli bastano i Cerchi Magici per tenere d’occhio qualcuno. Non gli serve affittare un appartamento.- sospirò Orlaith, ricordando fin troppo bene quella sua caratteristica.
- Cercherò qualche altra proprietà intestata a lui.- disse Annie - Magari trovo qualcosa di più adatto come laboratorio.-
- Dubito che comparirà su documenti ufficiali di qualche tipo.- disse Nova - Magari Nightmare può forzare la banca dati dell’azienda e trovare di più. Ne parlo con lui, tu continua.-
Detto ciò uscì dalla stanza senza voltarsi, entrando nel laboratorio di Nightmare da sola. Rin tornò ai suoi cerotti, disinteressandosi alle ricerche, e Annie riprese a setacciare le notizie su Google.
- Keith sappiamo dov’è?- chiese Orlaith.
- Di là che dorme. Penso che il combattimento lo abbia stancato.- rispose David - Te lo chiamo?-
- No, io… vieni un secondo?- chiese, facendogli un cenno.
Lui annuì, seguendola fin nel corridoio del palazzo, fuori dalla porta d’ingresso. Orlaith si chiuse la porta alle spalle e si voltò verso di lui, guardandolo direttamente negli occhi.
- È per la storia della Beekman?- chiese - Perché l’appartamento l’ho tenuto per altri motivi, non solo per te, eh?-
- No, non c’entra niente… però voglio andarci.- rispose - Non all’appartamento… non nel mio. In quello di Allwood.-
David sgranò gli occhi.
- Tu… tu che cosa?- esclamò - Estas loca, chica?-
Lei si accigliò. Ultimamente aveva iniziato un corso di spagnolo, e adesso cominciava a capire le parole di David quando parlava in lingua latina.
- No, e non sto nemmeno scherzando.- rispose - So che è una trappola, e voglio farla scattare.-
Il produttore esitò un momento, incerto per via delle sue parole.
- Hai bevuto, per caso? Ci hai dato giù col Connemara?-
- David, so quello che sto facendo… credo.- spiegò lei - Allwood non vuole uccidere me, e forse posso parlarci.-
- Parlare di cosa, scusa?- chiese lui, la voce improvvisamente acuta - Della sua follia?-
- Beh… sì.- rispose lei - Ascolta… in modo malato mi vuole bene. Forse posso convincerlo a consegnarci il Doplanker. Entro due giorni arriverà l’amico di Nightmare con qualcosa per neutralizzare Allwood, e intanto ci saremo levati di torno un grosso problema.-
- Bimba, stai parlando di uno psicopatico.- le ricordò lui - Hai idea di cosa potrebbe farti?-
- Sì, ma non ci andrò disarmata.- rispose lei - Ora ho due violini. Me ne porterò dietro uno, e al minimo accenno di pericolo gli farò una serenata delle mie. Sa quanto sono pericolosa, ho affrontato lui e Vaněk contemporaneamente e ho vinto. Avrà anche raddoppiato i suoi poteri, ma non è più forte di me, non ancora.-
David si grattò la testa, non del tutto convinto.
- Io… non lo so, chica.- borbottò - Mi sembra… pericoloso.-
- Certo che lo è, per questo te ne sto parlando.- rispose lei - Devi venire con me e tenermi d’occhio. In caso di problemi puoi chiamare i rinforzi.-
- Che arriveranno troppo tardi, visto che la Beekman è dall’altro lato della città.- osservò David.
- In ogni caso potresti aiutarmi. L’hai già fatto in passato, e ce la siamo cavata bene. Starai lontano dal pericolo, tranquillo.-
David sospirò, scrollando le braccia rassegnato.
- Io… Orlaith, non lo so… sei sicura?-
- Abbastanza da scommetterci la mia vita. Almeno dovremmo fare un tentativo.-
- E non lo vuoi dire agli altri perché…?-
- Perché non sarebbero d’accordo.-
- Nemmeno io sono d’accordo, quindi perché me lo dici?- chiese stizzito lui. Subito dopo cambiò espressione, sollevando gli occhi al cielo con aria seccata - Perché tanto lo farò lo stesso, vero?-
Lei non rispose, limitandosi a guardarlo negli occhi. Alla fine David si pinzò il naso, stanco e sconfitto.
- Dio, a volte ti odio…- borbottò.

Non tornava alla Beekman Tower da almeno un anno, e dopo che aveva portato via dall’appartamento tutte le sue cose non aveva più avuto alcun motivo per entrare di nuovo. D’altra parte il portiere la riconobbe nel momento in cui la vide varcare la porta, balzando in piedi con un gran sorriso e agitando una mano in segno di saluto.
David la precedette al bancone senza esitare, mentre lei rispondeva un po’ timidamente al cenno dell’uomo, esitando appena: negli anni in cui aveva vissuto lì non si era preoccupata di scambiarci più di qualche parola, e comunque non era mai stata una persona attenta alle pubbliche relazioni. Generalmente quello era il campo di David, e lei si limitava a parlare per qualche minuto con le persone durante le sue apparizioni sociali senza però trattenersi mai troppo a lungo. In effetti, come già altre volte le aveva ripetuto anche lui, quello era sempre stato un po’ il suo Tallone d’Achille.
- Va bene, non c’è.- disse David, recuperandola per trascinarla agli ascensori - Abita proprio al piano sopra il tuo. Secondo Gregory non torna mai a casa… anzi, non è nemmeno sicuro di averlo mai visto, in otto mesi che ci abita. Diamo giusto un’occhiata e...-
- Dave, se davvero è casa di Allwood saprà che mi sto avvicinando.- osservò lei, mentre entravano nell’ascensore con alcune altre persone.
- E se non venisse?- chiese lui, spingendola in fondo all’ascensore, dietro tutti gli altri e abbassando un po’ la voce.
- Allora sarai contento tu e ce ne andremo a mani vuote. Soddisfatto?- brontolò lei, stringendosi la custodia del violino al petto.-
- Beh, lo sarei di più se avessimo detto la verità a Nightmare.- rispose lui, accigliato - Non so nemmeno se ci ha creduto...-
- Dai, sei sempre il mio produttore, e io devo ancora incassare le ultime royalties.- osservò Orlaith - Direi che è plausibile, no?-
- Certo, con quel pazzo e il suo amico trasformista che scorrazzano in città, i tuoi soldi sono sicuramente il primo dei problemi.-
Orlaith non rispose: in effetti le era sembrato strano che Nightmare accettasse così di buon grado di lasciarli andare per una cosa del genere, o quantomeno senza ribattere troppo. Per un istante si chiese se, per caso, non si fosse aspettato una mossa simile da parte sua.
- Siamo quasi arrivati.- la riscosse David.
Orlaith sussultò, guardando rapidamente l’indicatore del piano: aveva ragione, c’erano quasi. Ne mancavano solo due.

Scese solo lei, lasciando David al piano inferiore, dove c’era il suo vecchio appartamento, in cui l’avrebbe aspettata col cellulare incollato all’orecchio: lei avrebbe tenuto il suo in tasca, col vivavoce attivo, per consentirgli di seguire tutta la situazione in relativa sicurezza. Al minimo segno di pericolo avrebbe potuto aiutarla o chiamare rinforzi.
Gli altri occupanti dell’ascensore non la seguirono, diretti ad altri piani e ad altri affari. Diede un rapido sguardo alla sua mano, dove aveva scritto il numero dell’appartamento, e col cuore in gola cominciò ad avanzare lungo il corridoio, i suoi piedi che affondavano morbidamente nella moquette. Incrociò una donna delle pulizie che usciva da una porta e una famiglia di tre persone che rientrava parlando di cose futili. Da una porta mezza aperta filtrava la voce di uno speaker televisivo, che parlava degli eventi di quella mattina al centro commerciale negli Heights, di quanto la polizia fosse incerta sull’accaduto e, soprattutto, sul collegamento con i recenti avvenimenti in città. Grazie al cielo non citarono nessun potenziale indiziato.
Con un respiro profondo, Orlaith passò ulteriormente oltre e raggiunse la sua destinazione, un campanello con su scritto J. Grant.
Si prese un momento per calmarsi, il petto che minacciava di esploderle per le palpitazioni, fissando con una punta di terrore il numero d’ottone sulla porta, le mani appena scosse da un tremito. Il violino che aveva preso quella mattina (e che aveva pagato grazie a Nightmare e ai suoi maneggi) ticchettò appena nella custodia, seguendola nell’agitazione che provava.
Non lo aveva detto nemmeno a David, ma in parte sperava non solo di guadagnare tempo, ma anche di calmarlo, di riportarlo in qualche modo alla ragione.
Jayden aveva fatto cose terribili, ma era stato un amico e un maestro, l’unico su cui aveva potuto contare per la prima volta dopo tantissimo tempo durante il suo periodo peggiore. L’aveva salvata da Vaněk, le aveva rivelato l’esistenza della magia e dei suoi poteri e poi le aveva insegnato a gestirli. Sì, è vero, l’aveva usata, ma in alcune occasioni l’aveva anche salvata. C’era sempre stato un secondo fine, e questo non riusciva a perdonarglielo… se ci pensava, un moto di rabbia le faceva formicolare le dita fino a farle desiderare di stringergliele attorno al collo.
Ma un’altra parte di lei voleva credere che fosse ancora recuperabile, in qualche modo. Che potesse diventare una persona migliore, che potesse cambiare. Forse si illudeva, certo, ma se non ci avesse nemmeno provato non avrebbe mai potuto perdonarselo.
Inspirò a fondo e poi suonò il campanello.

La povera Orlaith non può non sperare. Ancora è troppo tenera, lei... non come gli Xenonauti, le cui esperienze di vita li hanno resi più spietati ed efficienti di lei...
Ringrazio 
John Spangler, Easter_huit, Old Fashioned, Roiben, Arianna96r, LadyTsuky e Thestragereylo, che mi seguono. A presto, gente!

 

   
 
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