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Autore: Akiko Uzumaki    05/08/2019    1 recensioni
Jackie , una adolescente californiana, decide di cambiare scuola, affinché le cose nella sua vita migliorino dopo essere stata piantata dalla sua migliore amica e umiliata dal suo ex ragazzo. Affiancata dai suoi amici di sempre, Frank, Moe e Mark, decide così di stravolgere completamente la sua vita, incontrando Scream, la sua pazza compagna di stanza nel nuovo convitto, Steve, che diventerà il suo migliore amico, e Dean, quel ragazzo tanto timido quanto dolce e premuroso.
Eppure c'è una cosa che deve ancora capire: il vero cambiamento non deve avvenire nel contorno, ma dentro di sé.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Canzone consigliata: Afraid- The Neighbourhood

Dopo il litigio con Frank, ho realizzato una cosa che mi fa sentire triste ma allo stesso tempo mi rende consapevole che la mia vita sta cambiando: a parte Mark, non parlo più praticamente con nessuno di quelli che prima erano i miei migliori amici. Quelli che un tempo erano stati il supporto più grande in tante situazioni di merda, ora non sono altro che sconosciuti che a stento mi salutano nei corridoi. Li avevo gettati via così, da un giorno all'altro, senza nessun preavviso, senza che potessi abituarmi alla loro assenza. 

Ovviamente è come se nel mio petto ci fosse una sensazione di vuoto, come se mancasse qualcosa nella mia vita, un ammasso di presenze costanti che ora non ci sono più. Eppure, se dovessi fare un presunto primo passo, c'è qualcosa che mi blocca. Nella mia testa esiste questa convinzione che, se vogliono continuare ad essermi amici, devono essere loro a venire da me e a chiedermi scusa. Come se io non rappresentassi altro che la vittima di questa situazione. Dean, Scream e Mark mi hanno più volte consigliato di andare da loro e chiedere almeno una spiegazione di certi comportamenti che non mi sono piaciuti, ma io non mollo. Se vogliono, devono essere loro a cercare me, soprattutto ricordandosi che in passato sono sempre stata io a cercare un punto di incontro. L'unico punto di contatto con la me del passato è, appunto, Mark, che non a caso è stato il primo che ho conosciuto tra tutti e tre.

10 anni prima...

Avevo sei anni e piangevo, piangevo così tanto che credevo che le mie lacrime stessero per finire ma il ginocchio mi faceva troppo male. I bambini del mio vicinato, bestie feroci alte e più grandi di me di almeno un paio di anni, mi avevano tirato uno sgambetto ed ero finita a pancia in giù, e ora mi sentivo sanguinare sia il ginocchio, sia il mento. I bambini erano proprio stupidi, non vedevo l'ora di crescere per diventare più alta e cantargliene quattro. Ovviamente, anni dopo, non parlavo nemmeno più con loro, e soprattutto non ero diventata poi così alta. Ero seduta sul muretto del parchetto del mio quartiere dove giocavo ogni pomeriggio, ma in quel momento volevo solo ammirare con invidia tutti gli altri bambini che giocavano con i loro amici. 

Ad un certo punto, un bambino di corporatura esile, con grandi occhi marroni e una capigliatura mossa indomita, mi si avvicinò, con un gelato al limone nella sua mano. Alzai lo sguardo, e fissai il ghiacciolo che stringeva nella sua mano: di solito, mia madre lo comprava quando ero triste, ma ora ero al parco con una babysitter che a stento sapeva che faccia avessi. 

-Lo vuoi anche tu? Mamma ha detto che possiamo comprarlo anche a te se ti va.- mi chiese, giustificandosi poi, come se effettivamente ci fosse qualcosa da giustificare. Lo guardai, spalancando i miei occhi verdi, come se gli fossi eternamente grata per un gesto così carino e dolce. Annuii, con il labbro inferiore sempre incurvato, che sono sicura, all'epoca faceva anche tenerezza, e il bambino mi prese per mano, portandomi da sua madre, una donna giovane e all'apparenza felice. al chioschetto dei gelati nel parco mi comprò il mio ghiacciolo alla fragola, che gustai con avidità, mentre il bambino dai capelli indomiti mi guardava divertito.

-Lasciali perdere, i più grandi, si approfittano di chi è più debole.- mi consigliò, saggiamente, mentre io annuii, convinta che stesse dettando legge.

-Tu non hai paura che ti facciano male?- gli chiesi, mentre la madre del bambino mi tamponava la ferita al ginocchio e quella sotto al mento. Lo sguardo di quel bambino assunse una sfumatura di orgoglio e di fierezza che a pensarci mi fa tenerezza. 

-Io sono forte, loro non mi avranno mai, e se diventi mia amica non avranno mai nemmeno te. A proposito, io sono Mark, Mark Penny, tu come ti chiami?- mi chiese, dopo essere diventato rosso come un peperone. Arrossii anche io, ma fui più abile nel nasconderlo.

-Io sono Jackie, Jackie Winslet. Va bene, diventiamo amici allora.-

Sorrido a quel ricordo, ricordo che è stato tirato fuori quando Scream mi ha chiesto di più dei ragazzi, ma ho preferito parlarle solo di Mark. Pensare agli altri mi mette di cattivo umore, e nonostante sia quasi Natale, nonostante ci sia la festa organizzata da noi ragazzi e sia venuto fuori davvero un buon lavoro, non riesco ad essere del tutto positiva. E' come se mancasse qualcosa lo stesso nella mia vita, anche se sembra andare meglio di prima.

Mi guardo allo specchio a figura intera, ammirando il vestito ammodernato giallo che mi calza a pennello, ma in realtà ho la testa completamente altrove. Non che l'ammodernamento sia male, anzi, innanzitutto sono eternamente grata a Shannon per aver proposto, più che vestiti principeschi a tratti scomodi, una sorta di Disney Bound, quindi dovevamo semplicemente ispirarci nel vestiario. E poi, questo vestito giallo, rigorosamente corto, taglio anni '50, con scarpe col tacco abbinate, spezzate solo da pochette e collana con rosa rosse, mi sta veramente bene. Una delle poche volte in cui mi sento bella davvero.

-Smettila di rimuginare sul passato e pensa ad ammirare quanto sei uno schianto.- mi rimbecca Scream, in vestito verde prato di tulle perché vestita da Tiana (perché, a detta sua, "è la principessa che nessuno si cagherà e sarò dunque l'unica ad essere vestita così"), venendo vicino a me. La mia compagna di stanza mi è vicina in molte situazioni ultimamente, e anche ora sembra aver capito la presenza dell'alone di tristezza e rabbia che ultimamente ho in corpo. Ultimamente, mi tira proprio su di morale la sua presenza, che sia anche solo chiedermi come sto o anche aiutarla in matematica e in chimica, non di certo le sue materie. E dire che l'ho sempre snobbata.

-Jackie, sai come la penso: se tutto questo ti fa stare così, parla con loro, vedrai che tutto si sistemerà, anche il tuo umore... Ultimamente sembri un po' spenta, non mi piace vederti così.- mi dice, seria, posando una mano sulla mia spalla, come per confortarmi. 

-Scream, non voglio essere sempre io ad andare da loro e chiedere di dimenticare ciò che succede. Ogni tanto devono essere anche gli altri a venire da me... E comunque oggi non voglio pensarci.- le rispondo, evitando di guardarla, mentre applico il rossetto rosso intenso che mi ha regalato Moe al mio compleanno. Accidenti, sempre nei dintorni li ritrovo!

-Ti va se mi racconti qualche aneddoto della vostra amicizia? L'altra volta ti ha fatto stare meglio...- mi chiede, sedendosi sul letto. Non posso fare altro che imitarla e raccontarle qualcosa di così vicino al periodo in cui siamo.

Natale 2012

"Non era un bel periodo per la mia famiglia. Avevamo perso da poco un parente, uno zio di mia madre a cui era molto affezionata, e non avevamo voglia di festeggiare il Natale come tutti gli anni. Ovviamente io e Dylan eravamo abbastanza maturi da capire il perché i miei avessero smontato l'albero e scambiato i regali con una falsa gioia che mi faceva piangere il cuore, ma mia sorella Beth aveva solo cinque anni, e voleva a tutti costi festeggiare come avevamo sempre fatto. E così, tra le lacrime di mia sorella e le urla di mia madre, non facevo altro che leggere la pila di libri che mio fratello mi aveva regalato con le cuffie nelle orecchie, ascoltando l'album degli One Direction. Il ventisei dicembre, quando ormai era finita la magia del Natale, qualcuno bussò alla mia porta: era Moe.

-Ehm, ciao Jackie, come va?- mi chiese, abbastanza in imbarazzo. Non eravamo granché amiche all'epoca, ma una certa confidenza comunque c'era. Si guardò intorno: di certo i vestiti regalatimi da mia madre messi ancora sulla sedia, i pupazzi in disordine sulla mia scrivania e i libri sul comodino non erano poi così belli da vedere.

-Sai, stavo pensando... Perché stasera non vieni a casa mia? Volevo chiamarti, ma mia madre doveva venire qui e ho pensato di dirtelo da vicino... Giochi di società, ci stai?- mi chiese, non guardandomi in faccia. Alzai lo sguardo da "Alice nel paese delle meraviglie" e la fissai, con un'estrema gratitudine, perché mi stava tirando fuori da un covo di pazzi e depressi (per giusta causa, ma avevo comunque quattordici anni). Annuii, poi mi salutò, mentre io accennai un sorrisetto di felicità.

                                                *********************************

-Psichiatria, mmh? Va sotto Axel, dai, non lo conosce.- stava dicendo Frank, mentre bevevamo Coca-Cola a non finire e volevamo soltanto giocare in compagnia. Nel frattempo, io, Angie e Mark mangiavamo i biscotti alla cannella preparati dalla mia amica con tanta avidità, mentre in generale si era creata un'atmosfera calda, un calore che però accendeva gli animi e li rendeva gioiosi. 

Sapevo cosa significava avere degli amici che ci tenessero davvero a me. Moe poteva benissimo non invitarmi perché non ero in sintonia con l'umore della festa, ero triste e arrabbiata dopo una perdita abbastanza recente. E invece aveva scelto di includermi, di provare anche solo un momento a rendermi felice, di farmi integrare. Lì erano tutti amici miei, Mark che mi guardava ogni tanto cercando di strapparmi un sorriso, Angie che mi chiedeva pareri su ragazzi che aveva conosciuto ad una festa, Frank che faceva battute squallide, addirittura Axel, a cui avevo fatto compagnia durante Psichiatria, aveva iniziato a ridere con me di avvenimenti accaduti durante l'anno. Lì sì che sapevo di non essere sola, di appartenere ad un gruppo, era quel senso di appartenenza non soffocante che mi rendeva consapevole di essere, almeno una volta nella mia vita, al posto giusto nel momento giusto"

-Wow, devi tenerci davvero molto ai tuoi amici. Ma Axel e Angie? Non li ho mai sentiti nominare...- commenta Scream, mentre al sentire il suo nome sobbalzo. Non sono ancora pronta per raccontare al mondo di lei, della mia migliore amica, o meglio, quella che un tempo lo era. Scrollo le spalle, concentrandomi sulla mia gonna e accarezzandone il tessuto.

-Axel era un mio caro amico, ma adesso non ci parliamo nemmeno più se non per stronzate del tipo "ehi ciao, come stai?" o "a quanto è il tuo limite di vodka liscia?". Ah, ed è il cugino di Mark, ma è totalmente diverso da lui.- spiego, ripensando alla sbronza epica che ci prendemmo qualche capodanno fa con l'alcol comprato dallo zio di amici nostri. Nonostante tutto, di Axel rimane sempre il buon ricordo di quello che era prima che conoscesse Dory, la sua attuale ragazza, per cui farebbe di tutto. 

-Angie, invece, era la mia migliore amica, ma sinceramente non mi va di parlare di lei. E' più traumatico di una qualsiasi rottura con un ragazzo a caso.- continuo, cercando di non soffermarmi su di lei, sulla Blair per la mia Serena, sulla Ino per la mia Sakura, e tralasciando ciò che è successo quest'estate con Jim. Scream annuisce, interessata, come se avesse capito.

-Capisco, e hai ragione, ma promettimi solo una cosa: sii te stessa, non cambiare mai. Potrai piacere agli altri se tu provassi ad essere perfetta, magari la società e le altre ragazze, quelle ordinarie, ti apprezzeranno. Ma senza le tue imperfezioni saresti una persona vuota, svuotata dei sentimenti che provi, che ti rendono così come sei, e senza di essi non saresti una persona che ama, che ci mette tutta se stessa in quello che fa, ma tutto comporta degli sbagli... Senza le nostre cicatrici non saremmo noi, in nessun modo. Il punto è questo: non lasciare che le tue esperienze passate, negative o positive che siano, rovinino il tuo presente, il tuo futuro e le decisioni che prenderai, fallo per chi ti ama e fidati, siamo in tanti.- dice, guardandomi intensamente negli occhi, e soprattutto sorprendendomi, in quanto fino a qualche settimana fa ero io a dire queste cose ad una ragazza sconsolata per colpa di quella testa calda di Steve. E, modestie a parte, se quella situazione si è risolta è anche merito mio. 

Avevo proprio sbagliato a giudicare male quella ragazza sopra le righe che mi sono ritrovata come compagna di stanza, quella che posso quasi considerare la mia nuova migliore amica. 

Ad un certo punto il cellulare di Scream si illumina, mostrando un messaggio: deve essere proprio lui, Steve. Non riesco a leggere ciò che le ha scritto, ma di sicuro qualcosa nella loro lingua, quella che per noi che siamo fuori dalla loro storia d'amore non possiamo mai capire. 

Quei due hanno un rapporto proprio sopra le righe, ma del resto, cosa ci si poteva aspettare da due persone come loro? Per due fine settimana sono saltati sulla moto di Steve e sono partiti, senza dire nulla a nessuno, per poi vederla tornare il lunedì con un nuovo colore di capelli o, addirittura, un tatuaggio di un biscotto sulla gamba. Quando sono a scuola, invece, a volte sembrano non conoscersi nemmeno.

Un rapporto del tutto diverso da quello tra me e Dean, che siamo attaccati non appena possiamo, e durante l'ora di educazione fisica, quando il prof non guarda, ci scambiamo baci a volte anche abbastanza lunghi.

Eppure, Scream e Steve sono fatti così, e io voglio loro un bene dell'anima: sono particolari, hanno coraggio, sfidano le leggi della natura e ci mandano tutti a fanculo. 

-Ti ringrazio per le belle parole, mi sa che mi serviva un po' di consolazione.- le rispondo con un gran sorriso sulle labbra, anche se so che non potrei mai ringraziarla come vorrei. Sorride anche lei, di rimando, per poi specchiarsi un'ultima volta, lasciarmi un bacio sulla guancia e scendere le scale, dimenticando la porta aperta. Alzo gli occhi al cielo: ci risiamo, la porta aperta è una costante della nostra stanza, ma menomale che sono vestita. Urlo un "la porta!" non troppo convinto, così sono io ad alzarmi e ad andare a chiuderla, ma una figura dalle grosse spalle mi blocca la visuale: Dean. Nel vederlo ho una sensazione strana, quasi di... calore, nel basso ventre. Anche lui non sembra del tutto lucido, e non perché abbia bevuto o fumato.

-Ma come siamo belle stasera.- mi sussurra, avvicinandosi e iniziando a baciarmi il collo. E' perfetto, con quella giacca azzurra che gli calza a pennello, i jeans scuri che gli fasciano le gambe muscolose e la cravatta dorata che riprende i motivi oro del vestito della bestia. E' così perfetto che tutto quello glielo strapperei a morsi immediatamente. 

-Nemmeno tu scherzi...- commento, indietreggiando sul letto di Scream e inciampandoci sopra. Inizia a baciarmi, mettendomi una mano sul fondoschiena e stringendomelo, provocandomi un gemito nel bacio. E io che ho sempre odiato quando Jim lo faceva. Non appena si stacca per guardarmi, li noto: i suoi meravigliosi occhi, che già di solito sono scuri, ora lo sono ancora di più, e ho la sensazione che anche i miei lo siano abbastanza, nonostante siano azzurri. 

Faccio saettare lo sguardo alla porta, notando solo ora che l'ho rimasta aperta, ma questo mi desta dal mio "non so come definirlo" e mi accorgo che quello che stiamo per fare è assolutamente sbagliato. Mi stacco da lui e mi sistemo il vestito, per poi prendere il rossetto rosso e sistemarmelo sulle labbra ancora meglio.

-Andiamo?- propongo, evitando di proposito il suo sguardo, come anche Dean fa con me. Anche lui è ritornato come sempre, gli occhi dolci, controllato, bellissimo. Dopo aver annuito, scendiamo le scale chiudendo a chiave la porta della camera. 

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AKIKO'S SPACE

Eccomi qua con un nuovo capitolo (anche abbastanza lungo, mi pare) che non doveva strutturarsi così. Eh no. Infatti, doveva entrarci una scena molto dolce e altre tante altre cose belle che però vedrete nel prossimo capitolo, quello definitivo di Natale. 

Allora, giustamente mi è stato fatto notare che non c'è molto spazio per il rapporto tra Scream e Jackie, che personalmente io adoro, così ho deciso di inserire un momento confidenza dove il personaggio preferito di tutti da un po' di forza alla nostra protagonista. Personalmente adoro il capitolo, e i flashback danno un'idea della vita di Jackie prima di andare al convitto. 

E niente, spero che il capitolo in qualche modo vi sia piaciuto, vi invito a seguirmi su Instagram (@/akiko.uzumaki) e ci vediamo al più presto, tanto sono in vacanza! A presto, gente!
-Akiko

   
 
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