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Autore: Enchalott    06/08/2019    5 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vite in gioco
 
“Alyecc!! Vi prego, aprite!! Alyecc, mi sentite!?”.
Adara batté con angoscia, ancora una volta, all’uscio della cabina dell’uomo con cui aveva cenato due sere prima e che, da allora, non aveva più incontrato.
Narsas e Dare Yoon erano stati, forse per la prima occasione nella vita, uniti e concordi nel vietarle assolutamente di incrociare il forestiero, da quando avevano convenuto con certezza che sapeva usare la magia, quale che fosse la sua forma.
“Alyecc!! Vi supplico…!!”.
I colpi ripetuti, inflitti sulla porta di legno rischiavano di attirare tutto l’equipaggio dell’Amara, ma alla ragazza non importava. Aveva una disperata necessità di lui.
Dare Yoon si era opposto duramente, ma poi aveva ammesso che non esisteva null’altro da fare se non richiedere l’intervento del giovane misterioso in quella situazione drammatica, in cui loro non avevano utilità alcuna.
“Alyecc… Alyecc!!”.
Gridava il suo nome da cinque minuti buoni, ma dall’altra parte della paratia non era giunta alcuna risposta. Era corsa a perdifiato per i corridoi del galeone, aveva sfidato il vento gelido e la pioggia intrisa di nevischio che aveva reso scivoloso il ponte, era caduta sull’assito fradicio e si era subito rialzata per trovarlo, nella stiva, sulla tolda, ovunque senza risultati. Così era tornata alla soglia della sua stanza e aveva ricominciato a bussare freneticamente con tutta la forza che le era rimasta in corpo.
“Aiutatemi, Alyecc! Ho bisogno di voi! Vi scongiuro!”.
Non aveva mai visto l’uomo durante il dì, come se la luce non andasse d’accordo con lui e gli fosse nemica: forse era davvero un adepto dell’ombra, un Daimar, come aveva insinuato Dare Yoon, ma in quel frangente non poteva importarle di meno.
Le sue percosse sull’uscio persero d’intensità, ma non di ostinazione. Le lacrime presero a scenderle copiosamente sulle guance, mentre si aggrappava a quel silenzio, sperando che prendesse la forma dello straniero.
“Alyecc… Rispondete…” mormorò tra i singhiozzi, accasciandosi a terra sull’entrata sigillata, continuando a tempestarla di inutili pugni “Oh, dei, vi imploro…”.
Qualcosa si mosse, come dei passi leggeri e misurati.
La porta si aprì per intero e la principessa sollevò il viso, devastato dal pianto.
“Adara…” sussurrò lui, nascosto nel lungo mantello nero, come se avesse udito solo in quel momento il suo richiamo prostrato dall’ansia.
“Sia ringraziato il cielo…” ansimò lei, afferrando la mano guantata che le veniva porta per sollevarsi e stringendogli convulsamente il braccio.
“Non… non riuscivo a trovarvi!!” esclamò con disperata urgenza.
“Cosa vi accade?” domandò lui con calma glaciale, ignorando l’affermazione “Perché siete in questo stato?”.
“Narsas…” disse lei con un filo di voce “E’ peggiorato in questi giorni e ora… ora non riusciamo a svegliarlo! Non reagisce in alcun modo! Si sta spegnendo!”.
Alyecc non si mosse e non diede alcun segnale di sollecitudine o di fretta.
“Voi…” continuò la principessa, attirandolo con tutto l’impeto che le era possibile nel corridoio illuminato “Voi siete stato in grado di guarire il mio cavallo in un modo che io… io non comprendo! Vi prego, Alyecc, aiutatemi! Fate qualcosa per Narsas o morirà!”.
Lui esitò, ma la sua stretta aumentò d’intensità e si lasciò trascinare di qualche passo.
“Non è la stessa cosa” rispose fermo “La vita umana è diversa dalla lieve ferita di un animale. Io non sono un guaritore”.
“Siete l’unica speranza che ho!” esalò lei tra le lacrime “Provateci, vi scongiuro!”.
“Adara…” ripeté lui con maggiore durezza “Io non ritengo…”.
“Vi pagherò! Stabilite voi la cifra e io la troverò a qualunque costo!”.
“Non offendetemi!” saettò il giovane, liberandosi dalla sua mano “Non è questione di prezzo. Che cosa vi fa credere che io sia in grado di aiutare il vostro amico? Il fatto che io abbia usato un preparato magico sulla zampa di un cavallo? Siete in errore!”.
“No! No!” gridò lei esasperata dai minuti che scorrevano inesorabili, trascinando via un’anima “Il fatto che io abbia estrema fiducia in voi!”.
Alyecc sussultò leggermente, ma non replicò e non si mosse, indecifrabile.
“So che potete farlo! Non chiedetemi come, ma io credo in voi ed è l’unica certezza che ho! L’unica insieme con quella che Narsas perderà la vita se non intervenite!”.
“Ma cosa…” mormorò lui, incredulo, senza riuscire a terminare la frase.
“Chiedetemi in cambio ciò che volete! So che sarete leale nel baratto!”.
Lui scosse la testa, come rassegnato, e si decise finalmente a seguirla.
“Questa promessa la dovrete ricordare” sottolineò grave.
“Sul mio onore!” rispose la ragazza con accesa caparbietà nello sguardo.
 
Il guerriero del deserto respirava a fatica, ormai quasi impercettibilmente, abbandonato sul letto, privo di conoscenza.
Il suo viso affascinante era cereo e le occhiaie livide sui suoi zigomi alti erano un contrasto spaventoso con il colorito spento che lo aveva invaso. Aveva smesso di bruciare di febbre ed era freddo, come la morte che lo stava inesorabilmente accogliendo nella sua presa irreversibile.
Adara irruppe nella cabina seguita da Alyecc e fissò Dare Yoon con terrore.
“E’ ancora vivo, ma…” disse il soldato, esaurendo con mestizia la richiesta implicita.
Poi squadrò il nuovo venuto con riottosità, limitandosi ad un rapido cenno di saluto.
L’uomo rispose con un lieve movimento, ma non abbassò il cappuccio che gli celava il volto. Avanzò verso l’arciere, osservandolo con attenzione.
“Ha iniziato a stare male appena salito a bordo, abbiamo pensato che si trattasse di semplice naupatia” spiegò la principessa “Narsas ha detto che il fatto di non riuscire a ingerire cibo lo ha indebolito e che dunque è stato colpito da questa febbre persistente. Anche se ha preso alcuni rimedi naturali, non è migliorato…”.
“E voi gli avete creduto?” rimandò Alyecc, epigrafico.
“Non c’era motivo per non farlo” ringhiò Dare Yoon, risentito “Quello è un Aethalas, conosce le rivoltanti brodaglie della sua gente e ho visto che le assumeva regolarmente per curarsi. Perché mettete in dubbio la sua parola?”.
“Tsk!” fece il giovane biondo, quasi divertito “Sono certo che le abbia buttate tutte fuori con il voltastomaco e che non siano servite praticamente a nulla. Se non è un idiota, questo aspetto avrebbe dovuto essere chiaro anche a lui”.
Adara sgranò gli occhi, sconcertata.
Alyecc posò un ginocchio a terra, accanto al giovane inerte, sfilandosi i guanti e rivoltandogli una manica della camicia. La sua pelle abbronzata era ombreggiata da lividi violacei.
“State insinuando che Narsas ha deliberatamente voluto ridursi così, tenendoci all’oscuro? Non scherzate, signore!” sbottò Dare Yoon, infastidito dall’arroganza dell’ospite, ma forzandosi ad essere educato “Non è proprio il tipo!”.
“Io non sto insinuando nulla, calmatevi” disse Alyecc con freddezza “Non conosco il vostro compagno e neppure le sue abitudini. Ciò che mi è, invece, indiscutibilmente palese è che non ha contratto nessuna febbre. E che forse ne era consapevole”.
“Io non… non riesco a seguirvi” ammise la principessa, terrorizzata “Che cosa sta succedendo a Narsas?!”
Il forestiero tastò il polso dell’arciere, saggiandone le pulsazioni e gli illuminò il viso con la lucerna: lui non reagì, neppure quando gli sollevò delicatamente una palpebra.
Adara si sentì annientare dalla sua passiva immobilità.
“Il mal di mare è forse connesso indirettamente con il suo stato” riprese Alyecc, sicuro di sé “Ma questi sono i chiari sintomi di un avvelenamento”.
“Cosa!?” fece la ragazza, sentendo un affondo micidiale al cuore “Non… non può essere…!”.
“Dolente. Non sono un medico, ma i segni sono più che evidenti”.
Dare Yoon sbarrò gli occhi, osservando con orrore il ragazzo esanime.
“Lo sapevo!” sbottò poi “A furia di ingoiare quelle porcherie, ha mandato giù quella sbagliata! A un certo punto l’ho persino pensato, ma poi mi sono dato dell’imbecille da solo e sono stato zitto! Invece avrei dovuto…”.
“Mi risulta difficile pensarlo” lo corresse Alyecc “Gli Aethalas non commettono simili distrazioni. Riconoscono le sostanze tossiche dall’odore, dal colore e si premurano di contenerle in ampolle rosse di foggia diversa. No, nessun errore, non crucciatevi”.
“Ma…” balbettò Adara, ansimando per la tensione “Ma Narsas non avrebbe mai fatto questo volontariamente! Io lo conosco bene, lui ha compiuto un giuramento e non…”.
Dare Yoon la fulminò con lo sguardo, interrompendola.
“Se siete certa del suo temperamento virile e se non si è assolutamente sbagliato, resta solo una terza alternativa…” ragionò Alyecc, grave.
“Maledizione!” abbaiò l’ufficiale, a metà tra l’irato e l’angosciato.
“Qualcuno… qualcuno l’ha avvelenato…” pronunciò la ragazza con il gelo nell’anima.
L’uomo annuì sotto il copricapo che gli ombreggiava i tratti.
“Voi potete fare qualcosa?” domandò lei, incolore, totalmente distrutta dalla notizia.
“Forse. Ma prima devo capire qual è la tossina”.
“Posso esservi utile?” brontolò il soldato, abbandonando l’atteggiamento ostile che aveva sfoggiato fino a quel momento e approssimandosi al letto.
“Sì. Aiutatemi a sfilargli la camicia, voglio verificare se si tratta di ingestione o se è stato in qualche modo punto o tagliato. Voi, Adara, prendete un recipiente. Mi auguro non siate impressionabile”.
Lei annuì, cercando quanto richiesto e tremando come una foglia.
“Chi ha potuto fare questo… perché…?” sussurrò tra le lacrime.
 
Dare Yoon iniziò a sciogliere con difficoltà i lacci stretti della casacca dell’arciere, mentre Alyecc gli saggiò nuovamente il polso abbandonato sul lenzuolo.
L’Aethalas si mosse leggermente e, per un istante, socchiuse gli occhi, mormorando qualcosa di incomprensibile a fior di labbra.
I due uomini si guardarono senza aver compreso, riprendendo le operazioni in corso.
La mano di Narsas si avvinghiò all’avambraccio di Alyecc, con una forza quasi impensabile per le disperate condizioni in cui versava.
T-te… temah…” rantolò a fatica, respingendo le mani che lo toccavano.
L’uomo si fermò, fissandolo dalla penombra della stoffa nera.
Adara trasalì e accorse al capezzale dell’amico, in preda all’ansia, senza capire.
Alyecc si liberò della stretta con un movimento fluido e fece cenno a Dare Yoon di continuare a svestirlo.
L’arciere si ribellò nuovamente, sollevando il braccio con sforzo indicibile e afferrando convulsamente il colletto di pelliccia dello straniero.
Temah!” ripeté con più chiarezza.
Rakh!” ribatté Alyecc con severità.
Narsas sollevò lo sguardo spento e sofferente nella sua direzione e una lacrima gli scese lungo la guancia. Il suo dito si sollevò impercettibilmente a indicare qualcosa.
L’ufficiale elestoryano seguì la scena allibito, senza riuscire a credere che quell’Aethalas impavido e indecifrabile stesse piangendo.
Alyecc sospirò, infastidito, levandosi repentinamente in piedi.
“Tutti fuori” ordinò perentorio.
Dare Yoon fece per obiettare, ma qualcosa nel contegno dell’uomo lo indusse ad obbedire. Osservò un’ultima volta l’arciere, che aveva nuovamente perso i sensi.
“Che gli dei ti aiutino…” biascicò.
“Anche voi, Adara!” riprese Alyecc, glaciale “Niente discussioni”.
La principessa assentì, ma vacillò e dovette aggrapparsi al braccio del soldato che prendeva la porta, uscendo sorretta da lui.
 
“Che cos’ha detto?” gli domandò con ansia, afferrandolo per le spalle robuste “Non sono riuscita a capire…”.
“Non parlo molto bene il dialetto di Jarlath” ammise Dare Yoon con un respiro forzato “Conosco a malapena le basi. Credo che abbia sollecitato Alyecc a fermarsi e che lui gli abbia chiesto il motivo. Non pensavo neppure che conoscesse quell’idioma…”.
“Narsas è il primogenito di Varsya, appartiene a una famiglia di alto rango, non è insolito che abbia ricevuto un certo tipo di educazione” constatò Adara “Non a caso è stato scelto per aggregarsi alla nostra missione”.
“Voi siete la figlia del reggente, eppure non lo avete appreso, se è per questo” assodò in risposta il soldato, perplesso.
“I miei genitori non avrebbero mai immaginato che io sarei partita per il Nord, si sono concentrati su altro. Forse perché sono una donna”.
“Capisco” fece lui, cortese “Io invece l’ho imparato un po’ durante l’addestramento. Ho pensato che potesse essere utile”.
“Tu non sbagli mai, Dare Yoon” sorrise lei debolmente.
“Se fosse vero, l’Aethalas ora non avrebbe bisogno della magia di quell’individuo…”
“Alyecc mi ha rivelato che l’unguento che ha usato per il mio cavallo era magico. Questo non significa però che sia stato lui a incantarlo. Può averlo comprato”.
“Bah…” borbottò l’ufficiale, poco convinto “E neppure il contrario! Non ho colto la ragione per cui ci ha sbattuti fuori, se non per esercitare qualche oscuro sortilegio!”.
“Non m’importa!” esclamò la principessa, rabbrividendo “Voglio solo che Narsas stia bene! Non posso pensare che lui…”.
“Non accadrà. Vedrete che tornerà quello di prima: insopportabile e insolente”.
“Oh, smettila! Si vede che anche tu sei in ansia per lui!”.
“Perché sarebbe sconveniente se ci presentassimo da Anthos in due, ecco!”.
Nonostante tutto, Adara riuscì a sorridere per la cocciutaggine del compagno, che condivideva i suoi stessi timori sulla sorte dell’arciere, pur senza volerli palesare.
Sedettero a terra, nel corridoio, senza riuscire a staccare gli occhi da quella porta serrata, oltre la quale un’anima era in bilico tra la vita e la morte.
“Per un attimo ho pensato che Alyecc rifiutasse di assisterci” confessò lei “L’ho cercato ovunque e alla fine è sbucato proprio dalla sua cabina. Non penso stesse dormendo con tutto il baccano che ho prodotto per attirare la sua attenzione”.
L’ufficiale aggrottò la fronte, tutt’altro che tranquillizzato.
“Forse stava valutando se intervenire o meno. Questo per non tirare fuori l’argomento che le creature del buio non gradiscono il sole. Oggi è una pessima giornata, pare che ci sia il crepuscolo a mezzodì, magari riesce a resistere in questa luce…”.
“Oh, Dare Yoon!” ribatté la principessa, un po’ seccata da quelle continue illazioni “Io l’ho toccato, è vivo e caldo come me e te. Non è come dici tu, deve esistere un’altra spiegazione. Conta solo che sia intervenuto, alla fine. No?”.
“Mi sorprende anche il fatto che abbia mostrato il suo aspetto solo a voi. Ho pensato che potesse essere un pirata piuttosto noto, addirittura Tsambika in persona, ma Bicks mi ha portato a credere che non sia così. Su questo non mi sento di darle torto”.
“Tsambika?” balbettò lei, preoccupata “Il brutale comandante della Xiomar? Se non è una leggenda, dovrebbe essere più anziano… Alyecc dimostra una trentina d’anni al massimo, non tornerebbero i conti”.
“Ma usa filtri magici qua e là. Non sappiamo se riesce a modificare con essi le proprie sembianze”.
“Per tutte le stelle Dare Yoon…” esalò lei “Mi sento in trappola su questa nave, non vedo l’ora di attraccare a Neirstrin e di lasciare alle spalle l’oceano!”.
“Già” concordò lui, mesto “È peggio di quanto pensassi, non solo perché noi non siamo abituati alle onde. È tutto ciò che sta succedendo nel contempo che mi indispone verso il mare! Inizio a detestarlo. Mi fa sentire inerme!”.
“Io cerco di non pensare al Pelopi sotto di noi, specie perché non so nuotare… e tu?”.
“Un po’…” borbottò lui “Se quel dannato ponte non fosse crollato!!”.
Adara gli strinse il braccio con sentita partecipazione. I loro pensieri si riunirono in un solo, indimenticabile volto.
“Manca anche a te, vero?” gli domandò.
“Come l’aria” ammise lui con inusuale tristezza “Aska Rei era il mio capitano, ma era anche un amico, un modello, una presenza costante. Nessuno potrà mai sostituirlo!”.
“So cosa stai ponderando, Dare Yoon” mormorò la ragazza, comprensiva “Tu sei il secondo in grado e, quando torneremo a Erinna, dovrai prendere il suo posto e la cosa ti fa sentire in difetto. Ma non devi. Primo, perché nessun altro è più indicato di te, poi perché sarebbe il modo migliore da parte tua per onorare la memoria di Rei…”.
“Vi ringrazio…” farfugliò l’ufficiale, commosso.
“Secondo…” continuò la ragazza, stringendo le mani l’una nell’altra “… perché io continuo a credere che lui sia ancora vivo. Potete darmi dell’illusa per questo”.
Il soldato scosse la testa e sospirò, appoggiando la schiena alla parete lignea.
“Non oserei mai. Non solo perché voi siete la principessa, ma anche perché mi auguro che abbiate ragione. Si parla tanto di intuito femminile…Voglio fidarmi”.
Adara sorrise lievemente, stringendosi nel mantello grigio dal taglio maschile.
“Allora dobbiamo solo trovare un modo per far passare questo tempo che non scorre mai. Se resto qui a fissare quella porta ancora per un secondo, potrei esplodere!”.
L’uomo annuì, manifestando la medesima sensazione di calappio.
“Che cosa suggerite? Fuori c’è un tempo da lupi…”.
“Ma l’Amara ha una sala grande al piano delle stive. È sufficientemente libera per fare un po’ di movimento”.
“Vale a dire?” domandò lui, sorpreso.
“Incrocia la lama con me, Dare Yoon. Accontenta questo mio capriccio”.
“Ne sarò onorato, mia signora” fece lui, chinando rispettosamente il capo.
 
L’eco dei colpi dell’amichevole duello aveva raggiunto gli angoli più remoti del galeone e molti marinai erano accorsi ad assistere allo spettacolare scontro fuori programma tra i due passeggeri.
Dalian incrociò le braccia sul petto, piantandosi saldamente a gambe larghe sul pavimento tra le grosse botti sigillate e assicurate che contornavano l’ambiente.
“La ragazzina non è affatto male…” sghignazzò ammirato.
“Non saprei. Tutta la mia attenzione è calamitata dal suo avversario” rispose Bicks, spostando rapidamente lo sguardo sulle spade che si scontravano a mezza via.
“Non ti sei ancora rassegnata, eh?”.
“Per niente. Anzi, mi piace più di prima a essere sincera”.
“Tu mi preoccupi, mia cara…” flautò lui, sagace “Non capisco se ti sei semplicemente incaponita perché ti ha rifiutata o se davvero te la sei presa brutta per lui…”.
“Sei un imbecille se la pensi così! Mi conosci da un’eternità! Lo sai che sono io ad affascinare gli uomini, non il contrario!”.
“Mai dire mai” sentenziò Dalian “Sei almeno sicura che non abbia altri gusti?”.
“Non quelli cui stai alludendo. Mi ha sbattuto in faccia che semplicemente non sono il suo tipo, in quanto donnicciola volgare e inopportuna”.
L’uomo in rosso emise un lungo fischio, passandosi le dita tra i capelli brizzolati.
“Come mai è ancora intero?”
“Primo perché, se esamini come si muove, non mi sarebbe stato facile coglierlo fuori guardia. Secondo, perché ne ho fatto una questione di principio!”.
“Attenta, Bicks…” raccomandò lui cantilenante “Il nostro scopo principale non è quello che ti sei prefissata tu per un mero puntiglio”.
“Come se non lo sapessi! Ma una cosa non esclude l’altra. Tienilo bene a mente quando sarà il momento”.
“Agli ordini, capitano!” ridacchiò lui, tornando a rimirare lo spettacolo.
 
Adara parò un affondo e si fece avanti in una veloce contromossa. Era difficile mantenere l’equilibrio sull’assito dell’Amara, che rollava pesantemente nella sua orgogliosa traversata sui flutti agitati del Pelopi.
L’ostacolo aggiuntivo riusciva di buon grado a tenere impegnati la sua attenzione e il suo corpo, ma era inevitabile che una parte profonda di lei volasse costantemente a Narsas. E in quei pensieri angosciati perdeva ripetutamente la concentrazione, forzandosi con fatica a seguire le movenze esperte e sicure della sua controparte.
Era trascorsa quasi un’ora e Alyecc non si era fatto vivo né con l’annuncio positivo che lei agognava né con la terribile notizia che…
Dovette retrocedere di qualche passo per difendersi dall’attacco portato da Dare Yoon, che non si stava affatto risparmiando con la scusante dell’allenamento estemporaneo o con quella dello stare sfidando una fanciulla.
L’uomo combatteva come in uno scontro reale e lei gli era grata per quello. Se si fosse comportato con indulgenza, si sarebbe sentita sminuita e incompresa. Probabilmente, anche il coriaceo soldato aveva bisogno di sfogare le proprie emozioni, trattenute troppo a lungo e quello risultava il sistema migliore per entrambi.
Era davvero abile, forse quanto Aska Rei. Il suo stile era differente, ma nei suoi movimenti si notava più di una similitudine con la tecnica del capitano della Guardia, segno che i due si erano certamente esercitati a lungo insieme.
Qualcosa di Rei le era rimasto dentro, non solo riguardo all’arte della spada, era molto altro: come un’impronta familiare, un frammento del suo spirito multiforme, quello che l’aveva consigliata e istruita come una sorella di sangue per tutta la vita. E ciò non sarebbe mai andato perduto, neppure con la sua prematura scomparsa, cui lei peraltro non credeva. Avrebbe posseduto per sempre una parte di lui.
Ma di Narsas…
Il bacio bruciante di passione a stento contenuta, che lui le aveva offerto, le pulsava presentemente sulle labbra e la rendeva ancora più insicura nei sentimenti.
Se era vero che l’arciere era consapevole del proprio critico stato di salute, allora quell’atto, sfuggito al suo esercitato autocontrollo, era da interpretare come un addio. E avrebbe spiegato contemporaneamente perché, subito dopo, l’avesse allontanata bruscamente, domandandole perdono: l’arciere non desiderava infliggerle un dolore, consentendole di legarsi a un uomo destinato ad una fine imminente.
Quella prospettiva frustrante le rammentò per certi versi la relazione tra Aska Rei e Dionissa: tuttavia, il loro amore era reciprocamente dichiarato ed esplicito, sebbene la sorella avesse posto un drastico limite, legato alla sua malattia.
Adara, al contrario, non riusciva a raccapezzarsi in quel groviglio di sensazioni: i sentimenti di Narsas per lei restavano un’incognita quanto i propri per lui.
Se, invece, il guerriero del deserto non era conscio della gravità delle proprie condizioni, allora la soluzione alla sciarada, quella che lui era in ogni sua fibra, si faceva più complessa e probabilmente era collegata alla missione di cui si era fatto carico. Dunque, quel bacio era più interpretabile come il cedimento di un giovane uomo che aveva provato per una giovane donna un’umana gelosia, della quale si era poi pentito repentinamente.
La risoluzione non giungeva e, ora, tutto ciò che contava era che lui restasse in vita sia che fosse innamorato di lei sia che non lo fosse. Perché perderlo sarebbe stato peggio dell’estinzione stessa.
“Non distraetevi!” raccomandò Dare Yoon, sfiorandola con la lama affilata “Ora è a me che dovete prestare attenzione!”.
Adara recuperò con sforzo la contezza di sé.
 
L’ufficiale elestoryano aveva accolto con entusiasmo la proposta della sua principessa, non solo perché aveva considerato oggettiva l’utilità dello sfogo, ma anche perché la ragazza era la Campionessa del Regno e qualunque appassionato d’armi avrebbe pagato oro per misurarsi con lei, lui compreso.
Ci sapeva fare, su quello non c’erano dubbi, così come si distingueva chiaramente nella sua tattica l’impronta degli insegnamenti di Aska Rei. Tuttavia, non era brava quanto il comandante della Guardia. Anzi, gli era a tutti gli effetti nettamente inferiore, nonostante l’agilità naturale e la capacità offensiva indiscutibili.
Dare Yoon fu assalito da un dubbio, ma lo scacciò con fastidio dalla mente.
La sera in cui Aska Rei aveva perso l’ultimo duello all’Anello di Fuoco, cui lui aveva assistito personalmente e del quale Adara era risultata la vincitrice, aveva incontrato l’amico alla mensa ufficiali e si erano seduti in disparte a discorrere della partenza imminente.
Tra le altre cose, Dare Yoon gli aveva domandato apertamente come fosse stato possibile per lui essere sconfitto in quel modo da un’alunna meno esperta.
Rei aveva giurato di non averle lasciato volutamente la partita e che davvero la principessa aveva trionfato onestamente, sfruttando a proprio vantaggio il controsole che lo aveva abbagliato come uno stupido novellino.
Il soldato si era sentito un po’ a disagio per aver costretto il suo superiore a giurare, quando la sua parola sarebbe stata più che sufficiente, e gli aveva creduto.
Duellando direttamente con Adara, però, si era detto che Aska Rei sarebbe stato in grado di disarmarla ben prima di quell’episodio sfortunato e che dunque la faccenda era terribilmente spinosa.
Era certo che l’amico non avesse mentito, così come era assodato che la principessa non avesse usato il potere del Crescente, che pareva essere per lei più un doloroso ostacolo che una prerogativa.
L’unica conclusione che gli attraversava la mente era quella che la giovane donna fosse realmente una predestinata e che gli dei fossero intervenuti personalmente nella disfida. Già, ma quali dei? La generosa Amathira, che proteggeva la loro terra fatta di roccia a sabbia o il terrificante Irkalla, reincarnatosi secondo la Profezia? Oppure qualche altra creatura immortale di cui non avevano tenuto conto?
L’unico modo per avere conferma della propria teoria era…
 
Dare Yoon avanzò inesorabilmente, esibendo una serie di mosse serrate e prive di aperture, sempre più impietoso: la spada della contendente finì a terra in un baleno, roteando sul lucido pavimento di legno.
Il soldato aveva vinto.
I marinai esplosero in un’ovazione di solidarietà maschile, applaudendo l’ufficiale in incognito, mentre lui si inchinava rispettosamente difronte alla sconfitta sfidante.
“Perdonatemi, mia signora, mi sono lasciato trasportare”.
“Non scusarti, sei stato di gran lunga più capace di me”.
Adara raccolse l’arma e la rinfoderò, ignorando gli sguardi curiosi che la attorniavano.
Udì distrattamente Dalian che ululava agli sfaccendati lì presenti di tornare immediatamente ai loro posti, minacciando colorite ritorsioni a chi avesse continuato a battere la fiacca, mentre le nuvole ricomparvero, addensate sulla sua anima.
Non solo quelle dovute all’insostenibile pena per la sorte di Narsas.
“Dare Yoon” sussurrò all’uomo che la osservava con leale comprensione “Non mi offenderei, se tu mi chiedessi come ho fatto a vincere all’Anello di Fuoco…”.
Lui si irrigidì impercettibilmente, ma tanto bastò a svelare che quelle giuste perplessità coincidevano perfettamente con i pensieri del fedele compagno.
“Non ne ho bisogno” rispose lui, cortese “E’ evidente che in quell’occasione eravate più concentrata. Non eravate in attesa di una notizia che sta mettendo terribilmente in ansia anche un tipo refrattario come me”.
“Sei molto gentile a dire questo. Ma sappiamo entrambi che non è così. Inizio persino a dubitare del classico colpo di fortuna”.
“Non aggiungete un ulteriore cruccio al vostro cuore, altezza” mormorò il soldato a bassa voce, per non farsi sentire “Non adesso che Narsas potrebbe avere bisogno di voi”.
“Che cosa potrei fare io per lui, Dare Yoon…” sospirò lei, addolorata.
L’ufficiale sorrise lievemente, intenerito da tanta, candida umiltà.
“Io sono certo che, quando riaprirà gli occhi… e lo farà presto, l’unico volto che vorrà vedere accanto a sé sarà il vostro”.
Adara lo fissò, cercando di interpretare correttamente quell’affermazione. Non fece in tempo a ribattere, perché un giovane mozzo apparve trafelato sulla porta, facendo loro segno con la mano di seguirlo.
“Venite, presto! Siete desiderati nella vostra cabina!” ansimò.
   
 
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