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Autore: Flaminia_Kennedy    27/07/2009    2 recensioni
Per la sesta volta in un giorno mi chiesi perché mi ero voluta trasferire a Forks, la zona più piovosa di tutto il continente americano.
Certo, non adoravo il sole di casa mia in Texas, ma nemmeno il perenne strato di nubi che nascondeva il cielo.
[...]
Ridacchiai, perché il volto di quel ragazzo dai capelli bruni e corti mi ispirava simpatia, un po’ come gli orsacchiotti che avevo nella mia vecchia camera a Dallas.
Quando l’auto, guidata da un ragazzo dai capelli ramati e sparati in aria, arrivò a pochi metri da me il ragazzone si infilò dentro la vettura, parlando concitatamente con il ragazzo vicino a lui.
Era un tipo dai capelli color miele e in quel momento il volto meraviglioso e pallido era contratto da una smorfia addolorata.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.

Nightmare

Mi svegliai nel mio letto, con Jasper accanto a me.

Dovevo essermi addormentata in macchina, ma feci fatica a capire che lui mi aveva portato in braccio fino in camera mia «buongiorno principina…o dovrei dire buonasera? » mi disse lui, alzando una mano e accarezzandomi il volto con un paio di dita ghiacciate.

Non mi diedero fastidio, ma lo stesso allontanai il viso per potermi stropicciare gli occhi.

Come d’abitudine i miei occhi corsero verso la sveglia sul comodino e scattai a sedere quando vidi che erano le due del mattino «eh si, hai dormito per un po’» aggiunse il vampiro biondo, ridacchiando.

Feci un paio di calcoli e lo guardai «sei stato qui tutta la sera? » chiesi e lui annuì, facendo dondolare per un attimo le sue ciocche scarmigliate «tranne quando è ritornato tuo nonno. È venuto a controllare se eri qui e mi sono fatto un attimo un giro nella foresta qui vicino».

Io ridacchiai e automaticamente tesi l’orecchio per sentire se nonno Arthur stesse dormendo «è andato a letto un paio di ore fa e adesso è completamente nella fase rem» mi rassicurò, posandomi le mani delicatamente sulle spalle e spingendomi verso il materasso «cosa che dovresti fare anche tu» «no ti prego solo cinque minuti! Hai fatto qualcosa d’interessante mentre mio nonno faceva l’impiccione? » ridacchiai stendendomi ma tenendogli i polsi.

Sapevo che era inutile –si sarebbe liberato anche un ragazzo qualsiasi dalla mia presa di burro– ma avere almeno un contatto fisico con lui mi faceva stare meglio «beh, ho cacciato un paio di cervi, ma credo che tra qualche giorno dovrò andare di nuovo con Emmett ed Edward per prendere almeno qualche orso» disse, guardando fuori dalla finestra.

C’era qualcosa che mi nascondeva, lo sentivo e lo vedevo nei suoi occhi limpidi e dorati, ma ero troppo stanca e assonnata –o almeno, mi sentivo assonnata e per un momento sospettai di Jasper– per indagare.

Mi promisi che l’avrei fatto il prima possibile.

Chiusi gli occhi, abbandonandomi contro il materasso; avvertii il peso di Jasper spostarsi e sentii una sua mano accarezzarmi la guancia.

Poi sentii il suo respiro freddo sulla fronte.

Un attimo dopo fui già immersa nei miei soliti e strani sogni.

 

Ero nella foresta che circondava Forks, ma potevo sentire il rumore del mare, scrosciante come quando si sta avvicinando una tempesta.

Sapevo che si trattava di un sogno vivido, ma lasciai comunque che i fatti si svolgessero come avrebbe voluto fare la mia mente.

Mi mossi, camminando in mezzo alle felci e agli alberi, scavalcando quelli caduti ed evitando buche.

Improvvisamente il rumore del mare sembrò investirmi come un’onda e un ringhio animalesco mi sorprese alle spalle: dietro di me c’era un lupo, un enorme lupo dalla pelliccia rossastra.

Sembrava grande come un orso e i denti scoperti ammiccavano nell’improvviso buio che era sceso.

L’animale mi superò con un solo balzo e atterrò vicino a quello che mi parve un cadavere in posizione prona «quando vedi tuo nonno salutamelo!» sentii una voce espandersi per tutta la foresta, prendendo diverse sfumature.

All’inizio aveva il timbro vocale di Billy, rauco e serio, poi la voce mutò per diventare quella di Mike Newton, quella di Jasper, quella di Jacob e infine assunse un tono che io non avevo mai sentito.

Era una voce maschile, fredda e pericolosa.

Un urlo esplose nel silenzio che la voce minacciosa aveva creato e sentii le mie mani umide e calde.

Scoprii che l’urlo era proprio il mio quando abbassai lo sguardo sul fiume di sangue che mi scorreva sui palmi.

Il lupo era seduto accanto al cadavere dall’incerata blu e stava ululando, sovrastando per un attimo il mio pianto e l’angoscia che provavo.

Dal buio della foresta emerse una figura grande, minacciosa e da cui potevo veder dipanarsi tentacoli di violenza, pulsanti.

I suoi occhi rossi come il sangue mi stavano scrutando.

 

Passò un mese da quel sogno e quasi me ne dimenticai.

Avevo altro a cui pensare: il ballo di fine anno che si avvicinava –e ringraziai il cielo che Jasper non mi avesse chiesto di andarci con lui, perché sarei diventata pericolosa–, la media scolastica che stava iniziando a calare e soprattutto l’avvicinarsi di una data per me importante.

Il compleanno di Jacob.

Io e lui ci eravamo rivisti saltuariamente dopo quella specie di litigata che avevamo fatto e tutto sembrava ritornato come prima, solo un po’ più distaccato.

Parlavamo sempre, non che ci fossimo completamente dimenticati dei bei vecchi tempi, ma c’era qualcosa in me e in lui che non s’incastrava come doveva.

Forse perché sentivo che Jacob era cambiato; che Jake fosse un altro.

Avevo pensato quindi, per una perfetta e totale riappacificazione, di organizzargli una festa con i fiocchi.

Quindi mi ero messa d’accordo con i suoi amici Quil ed Embry e avevo fatto di tutto per avere il sostegno del piccolo Seth e di sua sorella Leah.

Tutto era a posto, mi sentivo piena di energie e allegra come non mai, forse per il fatto che il mio ragazzo fosse un vampiro e che fosse dannatamente romantico.

Nonno Arthur sembrava che avesse ripreso un po’ di mobilità delle mani a furia di giocare a bocce e la zia Lind era ritornata a casa dopo aver spennato l’ennesimo marito.

Stavo bene, tutto era assolutamente perfetto.

Mancava solo quel piccolo particolare tra me e Jacob.

Stavo scendendo per la centesima volta dalla scaletta per prendere altri festoni quando Quil entrò di corsa nel garage dove di solito Jacob passava tutto il suo tempo libero.

Avevamo pulito il pavimento, sistemato il banco con tutti gli attrezzi e appoggiato la moto mezza costruita contro il muro in fondo.

Al centro avevo messo, con molta fatica, un mega Twister che avevo comprato anni addietro e che quella sera avremmo usato come specie di tappeto; alle pareti avevamo messo strisce di carta tagliuzzata in modo da sembrare dei festoni e in quel momento mi stavo apprestando a collegarli tutti con un immenso nodo alla palla stroboscopica che avevo costruito il giorno prima con carta pesta e pezzetti di vetro recuperati da Seth ed Embry «sta arrivando! » esclamò Quil, sbracciandosi.

Io mi affrettai a stringere il nodo e delicatamente spinsi la palla in modo che girasse su se stessa.

In lontananza potevo sentire Leah borbottare riguardo a una stupida parte della macchina di suo padre che non andava –che andava ovviamente sostituita immediatamente–.

In quei pochi secondi che mi rimasero mi accertai che tutto fosse pronto, poi feci segno a Seth di spegnere le luci.

Rimanemmo così nel completo buio «credi che gli piacerà? » mi sussurrò Seth, rimasto di fianco a me.

Io borbottai un basso “si” poi stetti a vedere come la porta del garage si alzava sotto la spinta della mano di Jacob.

La fessura si allargò, lasciando entrare la luce del lampione davanti alla bassa casa; velocemente e in silenzio mi diressi verso l’interruttore dei piccoli faretti che avevo collegato e puntato verso la palla stroboscopica.

Io e Seth, su segno di Embry, accendemmo tutte le luce, al grido di «BUON COMPLEANNO!».

La faccia di Jake ritornò come quella di un tempo: un po’ scemotta e tanto allegra «siete proprio dei furbacchioni! » urlò lui di rimando.

Guardò tutti, i suoi amici e Leah, ma i suoi occhi scuri si puntarono principalmente su di me «sei tu la mente criminale vero? » domandò, nonostante sapesse già la risposta, e mi abbracciò.

Un abbraccio sincero e caldo –troppo caldo per il mio corpo ormai abituato alla temperatura di Jasper– ma che mi seppe di amico.

Come una volta.

Passammo la sera a ridere, scherzare e servirci di alcuni alcolici che Leah era riuscita a trovare “da qualche parte”; mi divertii soprattutto quando Quil decise di sfruttare il tappetino del Twister assieme a Jacob ed Embry.

Vederli intrecciati come dei serpenti mentre cercavano di buttarsi giù a vicenda fu veramente uno spasso: Jacob sparava accidenti a destra e a manca, mentre Embry non riusciva bene a coordinare i movimenti –forse perché era già un po’ alticcio– e Quil cercava a tutti i costi di barare.

Non ridevo così di cuore da una vita, mi dissi e sperai che tutto tornasse a posto, in quel quadro idilliaco che si stava dipingendo da solo.

Mancava solo quello per rendermi veramente felice.

La festa finì verso mezzanotte e, dopo aver dato a Jacob il nostro regalo in comune –in mancanza di soldi avevamo fatto colletta e gli avevamo comprato un casco nuovo di zecca, lucido e arzigogolato come piacevano a lui–, mi diressi verso il mio pick-up.

Billy mi salutò e, venendomi incontro mi squadrò da capo a piedi «saluta tuo nonno da parte mia quando lo vedi a casa, va bene? » mi chiese «oggi non si è visto alla bocciofila».

Quella frase mi parve stranamente familiare, ma non ci feci molto caso «certo, signor Black ci può contare» dissi sorridente.

Non vedevo l’ora di tornare a casa, certa che Jasper sarebbe stato in camera mia ad accogliermi a braccia aperte.

Non lo vedevo da una settimana intera –mi aveva detto che lui e la sua famiglia sarebbero andati in “campeggio” per rifornirsi un po’ ma che sarebbe tornato presto– e speravo con tutto il cuore di poterlo rivedere quella sera.

Salii sul pick-up e accesi il motore, ma un rumore proveniente dal cofano mi fece tirare su la testa: l’enorme lupo che avevo sognato era sulla mia macchina e stava saltando giù per correre verso la foresta.

Rimasi scioccata, con le chiavi a qualche centimetro dal quadro nel cruscotto.

Doveva essere un’allucinazione dovuta alla stanchezza, sicuramente.

Non dovevo darci peso, presto sarei tornata a casa e mi sarei messa a dormire e tutto sarebbe andato bene…o almeno il mio cervello cercava di convincermi utilizzando la sua logica ineluttabile.

E invece scesi dalla macchina, spinta dall’istinto e da qualcos’altro; mi sembrava di aver già vissuto quel momento, come i soliti dejà-vue che avevo da un po’ di tempo a quella parte.

Dalla frase di Billy, all’animale enorme che aveva scavalcato la mia auto.

Mi immersi nella foresta, sentendo il mare alla mia destra che infuriava contro la spiaggia di La Push, e corsi.

Non seppi principalmente perché fossi così agitata, ma corsi con tutto il fiato che avevo verso una meta che mi era sconosciuta.

Muovevo i piedi e basta, guardandomi in giro per trovare qualche traccia di quell’enorme lupo.

All’improvviso sentii un ululato lungo e cacofonico provenire dalla mia sinistra; mi bloccai a prendere respiro mentre mi appoggiavo a un albero e osservavo dei cespugli senza veramente vederli.

All’improvviso sentii quella sensazione di umidiccio alla mano posata sulla corteccia del pino: mi si bloccò il fiato in gola quando vidi la mia pelle macchiata del liquido rosso tanto bramato dal mio ragazzo ma tanto temuto al tempo stesso.

Sangue.

In quel punto l’albero era ricoperto di sangue in una maniera assurda, come se ce l’avessero spruzzato sopra con un nebulizzatore.

Abbassai gli occhi, guardando nei piccoli spiragli di luce che il soffitto di foglie lasciava entrare: foglie, terriccio, tronchi d’albero e rocce erano ricoperte di sangue.

E non ci misi poco tempo a ritrovare il cadavere del mio sogno: aveva la stessa incerata blu, i pantaloni di flanella e le scarpe texane che avevo sempre visto vicino alla porta di casa.

Non riuscii ad avvicinarmi.

Rimasi in piedi lì a guardare il corpo di mio nonno giacere in mezzo alle felci spruzzate di liquido scuro e denso.

Lo stomaco mi si era chiuso totalmente e le gambe avevano iniziato a tremare.

I momenti dopo furono confusi, come ovattati.

Avevo visto il volto di Jacob, avevo sentito la sua voce dirmi di stare sveglia, avevo sentito le mie gambe cedere e i miei piedi staccarsi dal terreno.

Vidi alcune stelle attraverso gli squarci delle nuvole sopra la foresta, vidi le chiome diradarsi e chiudersi a ritmo col vento che veniva dal mare.

Sentii sirene della polizia, dell’ambulanza, il vociare delle persone.

Io rimanevo inebetita, come una bambola rotta, in braccio a Jake; mi stava riportando dal mio pick-up e sapevo che mi avrebbe riportata a casa.

Ma in quel momento io stavo rivivendo il mio incubo ancora e ancora, nella mia testa.

Io volevo svegliarmi, ma l’incubo era la realtà ed ero già sveglia.

 

 

 

 

Risposte alle recensioni:

Sa chan: Alice l’ho mandata un attimo in pensione a fare shopping sfrenato hihi! No Bella non è mai stata con Edward, dato che lui già sta con Raven. Lo so è un po’ intricata la faccenda!

Norine: Forse è meglio se non le elenchiamo mai, sennò poi Jazz diventa sordo a forza di fischi nelle orecchie XD Inoltre sarebbe impossibile finire la lista!

   
 
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