9.
Nightmare
Mi
svegliai nel mio letto, con
Jasper accanto a me.
Dovevo
essermi addormentata in
macchina, ma feci fatica a capire che lui mi aveva portato in braccio
fino in
camera mia «buongiorno
principina…o dovrei dire buonasera? »
mi disse lui, alzando una mano e
accarezzandomi il volto con un paio di dita ghiacciate.
Non
mi diedero fastidio, ma lo
stesso allontanai il viso per potermi stropicciare gli occhi.
Come
d’abitudine i miei occhi
corsero verso la sveglia sul comodino e scattai a sedere quando vidi
che erano
le due del mattino «eh
si, hai dormito per un po’»
aggiunse il vampiro biondo,
ridacchiando.
Feci
un paio di calcoli e lo
guardai «sei
stato qui tutta la sera? »
chiesi e lui annuì, facendo
dondolare per un attimo le sue ciocche scarmigliate «tranne
quando è ritornato tuo
nonno. È venuto a controllare se eri qui e mi sono fatto un
attimo un giro
nella foresta qui vicino».
Io
ridacchiai e automaticamente
tesi l’orecchio per sentire se nonno Arthur stesse dormendo «è
andato a letto un paio di ore
fa e adesso è completamente nella fase rem»
mi rassicurò, posandomi le mani delicatamente sulle
spalle e spingendomi verso il materasso «cosa
che dovresti fare anche tu»
«no
ti prego solo cinque minuti! Hai fatto qualcosa
d’interessante
mentre mio nonno faceva l’impiccione? »
ridacchiai stendendomi ma tenendogli i polsi.
Sapevo
che era inutile –si
sarebbe liberato anche un ragazzo qualsiasi dalla mia presa di
burro– ma avere
almeno un contatto fisico con lui mi faceva stare meglio «beh,
ho cacciato un paio di cervi,
ma credo che tra qualche giorno dovrò andare di nuovo con
Emmett ed Edward per
prendere almeno qualche orso»
disse, guardando fuori dalla finestra.
C’era
qualcosa che mi nascondeva,
lo sentivo e lo vedevo nei suoi occhi limpidi e dorati, ma ero troppo
stanca e
assonnata –o almeno, mi sentivo assonnata e per un momento
sospettai di Jasper–
per indagare.
Mi
promisi che l’avrei fatto il
prima possibile.
Chiusi
gli occhi, abbandonandomi
contro il materasso; avvertii il peso di Jasper spostarsi e sentii una
sua mano
accarezzarmi la guancia.
Poi
sentii il suo respiro freddo
sulla fronte.
Un
attimo dopo fui già immersa
nei miei soliti e strani sogni.
Ero
nella foresta che circondava
Forks, ma potevo sentire il rumore del mare, scrosciante come quando si
sta
avvicinando una tempesta.
Sapevo
che si trattava di un
sogno vivido, ma lasciai comunque che i fatti si svolgessero come
avrebbe
voluto fare la mia mente.
Mi
mossi, camminando in mezzo
alle felci e agli alberi, scavalcando quelli caduti ed evitando buche.
Improvvisamente
il rumore del
mare sembrò investirmi come un’onda e un ringhio
animalesco mi sorprese alle
spalle: dietro di me c’era un lupo, un enorme lupo dalla
pelliccia rossastra.
Sembrava
grande come un orso e i
denti scoperti ammiccavano nell’improvviso buio che era sceso.
L’animale
mi superò con un solo
balzo e atterrò vicino a quello che mi parve un cadavere in
posizione prona «quando
vedi tuo nonno salutamelo!»
sentii una voce espandersi per
tutta la foresta, prendendo diverse sfumature.
All’inizio
aveva il timbro vocale
di Billy, rauco e serio, poi la voce mutò per diventare
quella di Mike Newton,
quella di Jasper, quella di Jacob e infine assunse un tono che io non
avevo mai
sentito.
Era
una voce maschile, fredda e
pericolosa.
Un
urlo esplose nel silenzio che
la voce minacciosa aveva creato e sentii le mie mani umide e calde.
Scoprii
che l’urlo era proprio il
mio quando abbassai lo sguardo sul fiume di sangue che mi scorreva sui
palmi.
Il
lupo era seduto accanto al
cadavere dall’incerata blu e stava ululando, sovrastando per
un attimo il mio
pianto e l’angoscia che provavo.
Dal
buio della foresta emerse una
figura grande, minacciosa e da cui potevo veder dipanarsi tentacoli di
violenza, pulsanti.
I
suoi occhi rossi come il sangue
mi stavano scrutando.
Passò
un mese da quel sogno e
quasi me ne dimenticai.
Avevo
altro a cui pensare: il
ballo di fine anno che si avvicinava –e ringraziai il cielo
che Jasper non mi
avesse chiesto di andarci con lui, perché sarei diventata
pericolosa–, la media
scolastica che stava iniziando a calare e soprattutto
l’avvicinarsi di una data
per me importante.
Il
compleanno di Jacob.
Io
e lui ci eravamo rivisti
saltuariamente dopo quella specie di litigata che avevamo fatto e tutto
sembrava ritornato come prima, solo un po’ più
distaccato.
Parlavamo
sempre, non che ci
fossimo completamente dimenticati dei bei vecchi tempi, ma
c’era qualcosa in me
e in lui che non s’incastrava come doveva.
Forse
perché sentivo che Jacob
era cambiato; che Jake fosse un altro.
Avevo
pensato quindi, per una
perfetta e totale riappacificazione, di organizzargli una festa con i
fiocchi.
Quindi
mi ero messa d’accordo con
i suoi amici Quil ed Embry e avevo fatto di tutto per avere il sostegno
del
piccolo Seth e di sua sorella Leah.
Tutto
era a posto, mi sentivo
piena di energie e allegra come non mai, forse per il fatto che il mio
ragazzo
fosse un vampiro e che fosse dannatamente romantico.
Nonno
Arthur sembrava che avesse
ripreso un po’ di mobilità delle mani a furia di
giocare a bocce e la zia Lind
era ritornata a casa dopo aver spennato l’ennesimo marito.
Stavo
bene, tutto era
assolutamente perfetto.
Mancava
solo quel piccolo
particolare tra me e Jacob.
Stavo
scendendo per la centesima
volta dalla scaletta per prendere altri festoni quando Quil
entrò di corsa nel
garage dove di solito Jacob passava tutto il suo tempo libero.
Avevamo
pulito il pavimento,
sistemato il banco con tutti gli attrezzi e appoggiato la moto mezza
costruita
contro il muro in fondo.
Al
centro avevo messo, con molta
fatica, un mega Twister che avevo comprato anni addietro e che quella
sera
avremmo usato come specie di tappeto; alle pareti avevamo messo strisce
di
carta tagliuzzata in modo da sembrare dei festoni e in quel momento mi
stavo
apprestando a collegarli tutti con un immenso nodo alla palla
stroboscopica che
avevo costruito il giorno prima con carta pesta e pezzetti di vetro
recuperati
da Seth ed Embry «sta
arrivando! »
esclamò Quil, sbracciandosi.
Io
mi affrettai a stringere il
nodo e delicatamente spinsi la palla in modo che girasse su se stessa.
In
lontananza potevo sentire Leah
borbottare riguardo a una stupida parte della macchina di suo padre che
non
andava –che andava ovviamente sostituita
immediatamente–.
In
quei pochi secondi che mi
rimasero mi accertai che tutto fosse pronto, poi feci segno a Seth di
spegnere
le luci.
Rimanemmo
così nel completo buio «credi
che gli piacerà? »
mi sussurrò Seth, rimasto di
fianco a me.
Io
borbottai un basso “si” poi
stetti a vedere come la porta del garage si alzava sotto la spinta
della mano
di Jacob.
La
fessura si allargò, lasciando
entrare la luce del lampione davanti alla bassa casa; velocemente e in
silenzio
mi diressi verso l’interruttore dei piccoli faretti che avevo
collegato e
puntato verso la palla stroboscopica.
Io
e Seth, su segno di Embry, accendemmo
tutte le luce, al grido di «BUON
COMPLEANNO!».
La
faccia di Jake ritornò come
quella di un tempo: un po’ scemotta e tanto allegra «siete
proprio dei furbacchioni! »
urlò lui di rimando.
Guardò
tutti, i suoi amici e
Leah, ma i suoi occhi scuri si puntarono principalmente su di me «sei
tu la mente criminale vero? »
domandò, nonostante sapesse già
la risposta, e mi abbracciò.
Un
abbraccio sincero e caldo –troppo
caldo per il mio corpo ormai abituato alla temperatura di
Jasper– ma che mi
seppe di amico.
Come
una volta.
Passammo
la sera a ridere,
scherzare e servirci di alcuni alcolici che Leah era riuscita a trovare
“da
qualche parte”; mi divertii soprattutto quando Quil decise di
sfruttare il
tappetino del Twister assieme a Jacob ed Embry.
Vederli
intrecciati come dei
serpenti mentre cercavano di buttarsi giù a vicenda fu
veramente uno spasso:
Jacob sparava accidenti a destra e a manca, mentre Embry non riusciva
bene a
coordinare i movimenti –forse perché era
già un po’ alticcio– e Quil cercava a
tutti i costi di barare.
Non
ridevo così di cuore da una
vita, mi dissi e sperai che tutto tornasse a posto, in quel quadro
idilliaco
che si stava dipingendo da solo.
Mancava
solo quello per rendermi
veramente felice.
La
festa finì verso mezzanotte e,
dopo aver dato a Jacob il nostro regalo in comune –in
mancanza di soldi avevamo
fatto colletta e gli avevamo comprato un casco nuovo di zecca, lucido e
arzigogolato come piacevano a lui–, mi diressi verso il mio
pick-up.
Billy
mi salutò e, venendomi
incontro mi squadrò da capo a piedi «saluta
tuo nonno da parte mia quando lo vedi a casa,
va bene? »
mi chiese «oggi
non si è visto alla bocciofila».
Quella
frase mi parve stranamente
familiare, ma non ci feci molto caso «certo,
signor Black ci può contare»
dissi sorridente.
Non
vedevo l’ora di tornare a
casa, certa che Jasper sarebbe stato in camera mia ad accogliermi a
braccia
aperte.
Non
lo vedevo da una settimana
intera –mi aveva detto che lui e la sua famiglia sarebbero
andati in “campeggio”
per rifornirsi un po’ ma che sarebbe tornato
presto– e speravo con tutto il
cuore di poterlo rivedere quella sera.
Salii
sul pick-up e accesi il
motore, ma un rumore proveniente dal cofano mi fece tirare su la testa:
l’enorme
lupo che avevo sognato era sulla mia macchina e stava saltando
giù per correre
verso la foresta.
Rimasi
scioccata, con le chiavi a
qualche centimetro dal quadro nel cruscotto.
Doveva
essere un’allucinazione
dovuta alla stanchezza, sicuramente.
Non
dovevo darci peso, presto
sarei tornata a casa e mi sarei messa a dormire e tutto sarebbe andato
bene…o
almeno il mio cervello cercava di convincermi utilizzando la sua logica
ineluttabile.
E
invece scesi dalla macchina,
spinta dall’istinto e da qualcos’altro; mi sembrava
di aver già vissuto quel
momento, come i soliti dejà-vue che avevo da un
po’ di tempo a quella parte.
Dalla
frase di Billy, all’animale
enorme che aveva scavalcato la mia auto.
Mi
immersi nella foresta,
sentendo il mare alla mia destra che infuriava contro la spiaggia di La
Push, e
corsi.
Non
seppi principalmente perché fossi
così agitata, ma corsi con tutto il fiato che avevo verso
una meta che mi era
sconosciuta.
Muovevo
i piedi e basta,
guardandomi in giro per trovare qualche traccia di
quell’enorme lupo.
All’improvviso
sentii un ululato
lungo e cacofonico provenire dalla mia sinistra; mi bloccai a prendere
respiro
mentre mi appoggiavo a un albero e osservavo dei cespugli senza
veramente
vederli.
All’improvviso
sentii quella
sensazione di umidiccio alla mano posata sulla corteccia del pino: mi
si bloccò
il fiato in gola quando vidi la mia pelle macchiata del liquido rosso
tanto
bramato dal mio ragazzo ma tanto temuto al tempo stesso.
Sangue.
In
quel punto l’albero era
ricoperto di sangue in una maniera assurda, come se ce
l’avessero spruzzato
sopra con un nebulizzatore.
Abbassai
gli occhi, guardando nei
piccoli spiragli di luce che il soffitto di foglie lasciava entrare:
foglie,
terriccio, tronchi d’albero e rocce erano ricoperte di sangue.
E
non ci misi poco tempo a
ritrovare il cadavere del mio sogno: aveva la stessa incerata blu, i
pantaloni
di flanella e le scarpe texane che avevo sempre visto vicino alla porta
di
casa.
Non
riuscii ad avvicinarmi.
Rimasi
in piedi lì a guardare il
corpo di mio nonno giacere in mezzo alle felci spruzzate di liquido
scuro e
denso.
Lo
stomaco mi si era chiuso
totalmente e le gambe avevano iniziato a tremare.
I
momenti dopo furono confusi,
come ovattati.
Avevo
visto il volto di Jacob,
avevo sentito la sua voce dirmi di stare sveglia, avevo sentito le mie
gambe
cedere e i miei piedi staccarsi dal terreno.
Vidi
alcune stelle attraverso gli
squarci delle nuvole sopra la foresta, vidi le chiome diradarsi e
chiudersi a
ritmo col vento che veniva dal mare.
Sentii
sirene della polizia, dell’ambulanza,
il vociare delle persone.
Io
rimanevo inebetita, come una
bambola rotta, in braccio a Jake; mi stava riportando dal mio pick-up e
sapevo
che mi avrebbe riportata a casa.
Ma
in quel momento io stavo
rivivendo il mio incubo ancora e ancora, nella mia testa.
Io
volevo svegliarmi, ma l’incubo
era la realtà ed ero già sveglia.
Risposte
alle recensioni:
Sa chan:
Alice l’ho mandata un
attimo in pensione a fare shopping sfrenato hihi! No Bella non
è mai stata con
Edward, dato che lui già sta con Raven. Lo so è
un po’ intricata la faccenda!
Norine: Forse
è meglio se non le
elenchiamo mai, sennò poi Jazz diventa sordo a forza di
fischi nelle orecchie
XD Inoltre sarebbe impossibile finire la lista!