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Autore: Meramadia94    08/08/2019    0 recensioni
La squadra indaga su una violenza carnale avvenuta durante un date rape. Sembra ordinaria amministrazione, ma questa volta la vittima è la minore delle sorelle del detective Carisi. Le circostanze in cui è avvenuto lo stupro rendono il caso traballante e destinato al non procedere.
La squadra dovrà dimostrare che si è trattato di un crimine ed assicurare il colpevole alla giustizia.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Amanda Rollins, Olivia Benson, Rafael Barba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come annunciato, dopo la pausa concessa dal giudice per concedere a tutti di calmarsi, Gina Carisi salì al banco dei testimoni, visibilmente agitata e nervosa dal dover osservare e sentirsi osservare a sua volta da dodici perfetti estranei che avrebbero deciso se fosse sincera o meno, gli amici e i familiari che la guardavano incoraggianti e spaventati, e coloro che stavano con il suo assalitore che morivano dalla voglia di vederla più umiliata di quanto non fosse già. 
- Signorina Carisi, so quanto può essere difficile...- fece Barba in tono quasi accomodante e dolce - ma dovrebbe dire alla giuria cos'è successo la sera del sette Marzo dell'anno corrente.- 
Gina prese un respiro profondo e disse - Io e l'imputato, Oliver Johnson, ci stavamo frequentando da un paio di mesi. L'ho conosciuto alla scuola materna dove lavoro, ad una festa in suo onore.... mi ha avvicinata, abbiamo iniziato a parlare e da quella sera abbiamo iniziato a vederci regolarmente.- 
- Era al corrente del fatto che fosse sposato?- 
Prima di rispondere Gina guardò la moglie del suo aggressore, seduta proprio dietro di lui, ed ogni tanto carezzava la spalla del marito per fargli sentire la sua vicinanza, e intanto la guardava come per dire '' Lurida sgualdrina, ti pentirai di aver cercato di farci del male''.
- No.- fece Gina - mi ha detto che fino a poco tempo fa usciva con una ragazza, ma che era una relazione opprimente che non gli aveva dato nulla in confronto a quel che aveva dato lui, e che sentiva che con me sarebbe stato diverso.
All'inizio era tutto meraviglioso, ed io pensavo di aver finalmente raggiunto la perfezione.- 
- Poi che è successo?- 
- Quella sera...- fece Gina - abbiamo passato la serata insieme. Mi ha riaccompagnata a casa, e al momento di salutarci mi ha detto che il suo telefono era scarico, io avevo lasciato il mio al lavoro, così l'ho fatto salire per chiamare un taxi dal fisso di casa mia... mentre chiamava ho preso i bicchieri per offrirgli da bere, e me lo sono ritrovato alle spalle.... ha iniziato a tenermi stretta, e a baciarmi... all'inizio era tenero, ma poi ha iniziato a spingersi oltre...- 
- Gli ha chiesto di fermarsi?- 
- Mi sono scostata, dicendogli che non ero ancora pronta e che ero molto stanca... ma lui mi afferrata con la forza, mi ha trascinata in camera da letto, mi ha spinto sul materasso e ha iniziato a strapparmi i vestiti... prima che avessi il tempo di rendermene conto mi stava già stuprando.... io piangevo, urlavo, gli chiedevo di smettere, che mi stava facendo male, ma era come parlare al vento.- fece Gina con gli occhi lucidi.
- Poi lui che ha fatto?- 
- E' andato a farsi la doccia e si è rivestito.... io ero ancora sul letto a piangere e a tremare.... mi ha salutato come se nulla fosse successo dicendo, '' Spero ti sia piaciuto come è piaciuto a me''.-
- Lei che ha fatto dopo?- 
- Io non so nemmeno come e perchè.... sono uscita di casa, ho camminato senza sapere dove andare, non volevo parlarne con nessuno.... ma mi sono ritrovata al pronto soccorso, l'infermiera ha chiamato la polizia e ha detto che mi avevano stuprata... il giorno dopo ho sporto denuncia.- 
- Quindi...- concluse Barba - quando ha fatto salire il suo... fidanzato... lei non aveva idea di quello che sarebbe successo, vero?- 
- Io... gli avevo detto, giorni prima, quando ci ha provato, che non ero pronta per lasciarmi andare, che volevo andarci piano, che lui mi piaceva... ma non volevo farlo quella sera e di certo non così.- fece Gina con gli occhi lucidi - non avrei mai sospettato che potesse farmi una cosa del genere.- 
Barba si congedò e tornò a sedersi.
Ora stava alla difesa porre qualche domanda e cercare di smontare la dichiarazione della vittima. 
Sonny sentiva già lo stomaco che si attorcigliava. Di tutti gli avvocati della difesa, Buchanan era quello che non riusciva in alcun modo a mandar giù. Sì, lo sapeva che anche lui doveva mangiare, e che ognuno poteva scegliersi la difesa migliore che poteva, che tutti avevano diritto di essere difesi... ma i clienti di Buchanan erano uniti in una cosa: la colpevolezza e la consapevolezza di fare del male. E a volte ne erano pure felici. 
Lui aveva deciso di prendersi una laurea in legge, anche dopo l'accademia, dopo aver visto il suo partner a Staten Island essere condannato ingiustamente per qualcosa che non aveva fatto, e per giunta aveva avuto un avvocato d'ufficio che non era riuscito a far valere le prove più in vista della sua innocenza, tipo la conosciuta inaffidabilità del testimone del fatto in questione, e si era ritrovato a soli trent'anni con la carriera finita. 
Quel giorno aveva deciso di riprendere gli studi, di avere una qualifica da avvocato, per poter difendere chi non se lo poteva permettere, e forse di riportare alla luce qualche caso chiuso troppo in fretta.
Ma se avesse avuto la certezza matematica di trovarsi davanti ad uno stupratore, un assassino, o qualunque altro mostro che aveva fatto del male con la piena consapevolezza di farlo, allora gli avrebbe detto chiaro e tondo che lui non era la persona più adatta.
Si domandava perchè Buchanan, un uomo che aveva deciso di dedicarsi alla nobile professione della legge, continuasse ad ingaggiare crociate a favore di quella gentaglia.
E che gusto ci provasse a massacrare le vittime al banco.
'' Il denaro. E' sempre quello il bandolo della matassa.''
- Signorina Carisi.- fece Buchanan - Lei ha detto che l'infermiera, la sera in cui è stata '' aggredita'', ha chiamato la polizia. Può dirci con quale detective ha parlato?- 
- Io... ho parlato con il detective Dominick Carisi.-
- Che non è solo un poliziotto, un detective dell' Unità Vittime Speciali, ma è anche suo fratello maggiore, se non vado errato.- Gina annuì e Buchanan continuò - Perciò la domanda che mi sorge è: a chi ha detto realmente della violenza? Al poliziotto ligio al dovere o al fratello premuroso e che si farebbe ammazzare per difendere la sorella?-
- Non... non vedo la differenza. Parliamo della stessa persona.- fece Gina.
- La differenza è che il secondo è più facile da intortare del primo.- fece Buchanan - Mi dica, quando ha qualche problema, a chi lo confida? Alla sua migliore amica, i suoi genitori o a suo fratello?-
- A mio fratello.- fece Gina - anche quando eravamo ragazzini, io e le mie sorelle, ci confidavamo con lui riguardo a cose che non avremmo detto a nessuno.-
- Quindi è lecito dire che era sicura che suo fratello le avrebbe creduto se lei avesse detto di essere stata stuprata?-
- Si... si, penso di si, ma gli ho detto la verità.- fece Gina - non lo avrei detto nemmeno a lui, ma ormai l'infermiera lo aveva avvertito, era preoccupatissimo, non potevo mandarlo via e dirgli di tornare a casa, non ci sarei riuscita.-
- Quindi.... l'infermiera chiama la polizia, per uno strano scherzo del destino, uno dei poliziotti che accorre per raccogliere la dichiarazione della presunta vittima è proprio  il fratello della suddetta e a quel punto lei non ha scelta se non confermare la sua versione.- fece Buchanan - detta così pare che si sia confidata con suo fratello perchè lo ritiene più credulone di molti altri che conosce.- 
- Obiezione!- fece Barba scattando in piedi.
- Accolta.- fece il giudice - avvocato, il suo ruolo di difensore non le da il permesso di insultare un giurato o  chiunque altro presente in quest'aula.- 
- Domando scusa.- fece  Buchanan - non era mia intenzione offendere nessuno, meno che mai un tutore dell'ordine... dico solo che dato il clima ed il rapporto confidenziale che vi unisce, per suo fratello non deve essere difficile credere ad ogni parola che lei dice.- 
- Se non fossi stata stuprata, non glielo avrei detto.- fece Gina - non gli avrei dato una simile pena se ciò non fosse vero.- fece Gina guardando dalla parte di suo fratello con uno sguardo che diceva -'' Ti prego, credimi''
'' Lo so, tranquilla''- fu lo sguardo che ricevette in cambio dal fratello, che ancora non si capacitava che quell'interrogatorio stesse realmente avendo luogo.
Che era il processo ad Oliver Johnson lo sapeva, ed aveva anche preparato Gina all'eventualità di finire lei stessa sul banco degli imputati, ma non avrebbe mai pensato di finirci lui.
- Certo, magari non era sua intenzione dirgli questo...- fece Buchanan - Secondo me potrebbe essere andata così signorina: lei e il signor Johnson avete avuto una relazione, e sappiamo per dato certo che l'intenzione di fare sesso era reciproca. Magari avevate scelto proprio quella sera, e dopo aver consumato e il suo amato si stava dando una sistemata lei ha scoperto che era sposato e che non aveva intenzione di lasciare la moglie. Avete litigato, lei è uscita, è arrivata fino al pronto soccorso, l'infermiera ha equivocato la situazione, ha chiamato la polizia, si è ritrovata suo fratello in mezzo e non ha potuto che confermare.- 
- Obiezione. Sono congetture.- fece Barba.
- No, questo non è vero.- fece Gina - Io mi sono solo sfogata con lui, gli ho detto che mi ero sbagliata, di nuovo e poi gli ho raccontato tutto.- 
- Gli ha detto dello stupro... o gli ha detto che si era fatta prendere in giro dall'ennesimo uomo?-
- Obiezione!-
- Sto solo cercando di capire.... insomma, vederla in quello stato, sconvolta per un uomo che l'aveva presa in giro deve averlo fatto arrabbiare e magari senza nemmeno rendersene conto, e agendo in perfetta buona fede... le ha fatto dire che si trattava di uno stupro.-
A quel punto Barba non ne potè più.
- Vostro Onore.- fece Barba cercando di non urlare addosso a Buchanan - possiamo conferire in privato, per favore?- 
- Avvocati, nel mio ufficio.-
Quando l'aula iniziò a sgomberarsi, Amanda guardò Sonny molto preoccupata. Quell'interrogatorio lo aveva messo a dura prova, malgrado non fosse più lui sul banco dei testimoni.
L'aveva praticamente accusato di insubordinazione di testimone, deliberatamente. 
- Sonny.... tutto a posto?- 
L'interpellato annuì.
- Sì.... credo di sì....- 
...
...
...
- Vostro Onore, chiedo la ricusazione dell'avvocato Buchanan.- fece Barba nell'ufficio del giudice Barth.
- Ho il diritto di fare domande volte a scagionare il mio cliente.- 
- Quello non era un controinterrogatorio, era una meschinità!- fece Barba con gli occhi di fuori per la collera - non era il detective Carisi ad essere sul banco, se voleva insinuare queste meschinità poteva fargli queste domande di persona.-  fece pensando a quello che avrebbe comportato per il detective quell'interrogatorio.
Sarebbe stato sicuramente convocato dagli Affari Interni. Un'insinuazione come quella non sarebbe passata inosservata.
- Io non sto insinuando niente.- fece Buchanan - Dico solo che mi sembra molto protettivo con la sorella, e al suo posto io farei tutto quello che è in mio potere per punire chi ha spezzato il cuore a mia sorella, se ne avessi una.- 
- Lui non le ha solo spezzato il cuore, l'ha stuprata.- fece Barba - 
- Guardi che lo sta dicendo adesso.- fece Buchanan - entrambi erano dell'idea di avere rapporti, lei magari gli ha fatto dei discorsi tipo '' ti presento i miei'', lui confessa...-
- Ok adesso basta.- fece il giudice - Avvocato Barba, nessuno qui mette in discussione l'integrità professionale del suo detective... ma mi trovo a dover concordare con la difesa quando dice che il fatto che la vittima si sia confidata con un parente in polizia sia più pregiudizievole che probatorio.- 
- Quindi?-
- Può percorrere solo due strade.- fece il giudice con un sospiro - o vi accordate per un patteggiamento o trova qualcosa che confermi senza ombra di dubbio la versione della vittima, altrimenti temo di dover annullare il procedimento.-
Buchanan lo guardò vincente con uno sguardo che diceva '' Hai tempo per un caffè?''
Per la prima volta in vita sua, Rafaèl Barba uscì in silenzio, sbattendo la porta, ribollendo per la sensazione di rabbia e di sconfitta che aveva in corpo.
  
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