Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Henya    12/08/2019    2 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 “ Dici che ingrasserò molto?” chiede Eva preoccupata, osservandosi allo specchio.
Ci risiamo.
“ Penso sia normale. Ricordi quanto era grassa Hilary?” le ricordo, continuando a fingermi indaffarato al pc.
“ Ma lei aveva due gemelli, è diventata una balena!” aggiunge con aria di disgusto.
“ Che t’importa. L’importante è che tutto vada bene. A dimagrire ci penserai dopo” le spiego sinteticamente. Non le è ancora spuntato un filo di pancia e già mi stressa con la storia del peso. Yuri mi aveva avvertito d’altronde.
“ Sai…” inizia a dire, sdraiandosi sul letto accanto a me “ presto avrò le famose voglie” dice con aria ammiccante.
“ Dici che si possono continuare a fare porcate anche se sei incinta?” chiedo, probabilmente fraintendendo il suo discorso.
“ Ma cosa hai capito! Io intendo le voglie di cibo, di mangiare schifezze!” interviene, a correggere il mio pensiero.
Ma io ritorno all’argomento.
“ Dunque non potremo fare nulla per nove mesi?” chiedo preoccupato.
“ Non lo so, cioè… non credo. Fino a un certo punto si potranno fare” spiega non molto sicura di quello che ha appena detto.
Seriamente? Niente sesso per nove mesi?
Beh, in realtà la soluzione ci sarebbe. Diciamo che non ho mai perso quel vizietto di andare con qualcun'altra. Ma da quando mi sono sposato e, soprattutto, ho scoperto che Eva è incinta, la mia coscienza, o quel poco che ne rimane pulita, (che di solito prende la forma di una vocina che assomiglia vagamente a quella di Yuri), mi ha suggerito di smetterla per una buona volta e diventare una persona migliore, sia per Hope che per il futuro Hiwatari che Eva porta in grembo.
Ammetto di non essere molto entusiasta di questo bambino, nel senso che non me l’aspettavo e non mi sento pronto. Ho appena imparato con Hope cosa significa essere padre, (anche se imparato è una parola grossa). Diciamo che ho cominciato a prenderci dimestichezza, ecco. Tuttavia, il danno è stato fatto e stavolta non posso tirarmi indietro per vari ed ovvi motivi. Penso sia solo una questione di abitudine.
Non nascondo, però, che una parte di me vorrebbe mollare tutto e scappare come la prima volta. Ricordo ancora quel giorno in cui Yuri cercava in vano di non farmi partire.
 
"Dunque è questo che vuoi veramente fare, scappare!”
"Io non scappo, parto!"
"Biglietto per Mosca??"
"Già! solo andata..."
"Ma sei impazzito? Dopo tutto quello che abbiamo passato per fuggire da quel posto..."
"Mio nonno... ... vuole che io torni in Russia"
"Si certo! Da quando tuo nonno decide per te?! Andiamo Kai... ti conosco troppo bene per credere ad una balla simile!"
 
 “ Mi raccomando non dimenticarti di domani…” mormora Eva scoccandomi un bacio e mettendosi comoda sotto le coperte.
 
"Me ne vado, ok! E proprio perché mi conosci sai che non devo spiegazioni a nessuno!"
"Quindi lasci tutto, pure... Eva?"
"Nessun problema, tra poco sarete tutti diplomati e lei mi raggiungerà in Russia"
"Tsz... lei ti raggiungerà in Russia?!... dovete essere impazziti!"
"E va bene! Se è questo quello che vuoi, che dire... buona fortuna e soprattutto buon viaggio!!"
 
Avevo diciannove anni, d’altronde, e la notizia che sarei diventato padre mi aveva completamente spiazzato in due. Non vedevo altra soluzione se non quella di fuggire lontano da tutto e da tutti, e mai avrei pensato che da lì a pochi anni avrei conosciuto Hope. E adesso che ho imparato a conoscerla, quasi mi pento di averla abbandonata. Per questo è importante che adesso io non scappi. Questo bambino sarà un modo per rimediare ai miei passati errori, in un certo senso…
 




***
 
 




“ Mi serve una tua firma” asserisce con tono autoritario un Hiwatari appena presentatosi al bancone della caffetteria, porgendomi una penna e dei fogli.
“ Di cosa si tratta?” domando con aria sospettosa.
“ Scartoffie varie…” risponde, rimanendo molto sul vago. Cosa che mi fa insospettire ancor di più.
“ Conoscendoti, potresti farmi firmare la mia condanna a morte!” controbatto ironica, strappandogli quei fogli di mano per dargli un’occhiata.
“ Quanto la fai lunga!” mormora, roteando gli occhi al cielo.
“ Solite donne…” commenta Boris, seduto al suo posto, troppo impegnato a fissare il suo smartphone.
Mentre leggo attentamente quelle che Kai ha solo definito scartoffie, non posso fare a meno di non ascoltare in sottofondo il loro chiacchiericcio.
“ Secondo te è figa questa? Con tutti questi filtri alle foto non si capisce se quella è una sciarpa o un doppio mento…”.
“ Usi ancora quest’app?” commenta schifato Kai.
“ Perché tu non la usi più??” domanda a mo’ di sfottimento l’altro.
“ Tzs…” si limita a dire schivo, bevendo il caffè appena servitogli da Dana.
Ma quando lo ha ordinato?
“ L’ultima volta che ho incontrato una ragazza conosciuta qui volevo fuggire… parlava troppo e  le bocce che mostrava in foto nelle scollature ho scoperto che erano ritoccate con photoshop. Bugiarde…”.
Ma di che diamine stanno parlando? Ad ogni modo, meglio tornare sull’argomento scartoffie.
“ Hai fatto un test, senza tenermi al corrente?” rimprovero al qui signor Astuzia.
“ Era solo uno stupido test! È bastato mettere due crocette a caso e stop” afferma quasi fosse la cosa più ovvia del mondo.
“ Ah sì? E hai anche letto che verrà giudicato da uno psicologo e in base alle risposte deciderà o meno se farci frequentare una serie di incontri tra genitori e psicologi??” dico tutto d’un fiato cercando di trattenere la rabbia.
“ Dove cazzo è scritta questa cosa?” chiede accigliato, strappandomi il foglio di mano per controllare.
Non posso crederci. Non lo ha nemmeno letto!
“ Cazzo…” esclama, fissando la parte del documento che reca scritto quanto ho appena riferito.
Vorrei ucciderlo, ma possiamo rimediare…
“ Beh, non c’è nessun problema! Basta farsi dare un nuovo test, con la scusa che si è perso o che ci hai rovesciato sopra un po’ di caffè, cambiare le risposte, ed è fatta!” spiego, con aria di ottimismo, che viene subito stroncata dallo sguardo  scettico di Kai. “Perché quell’espressione? Cos’hai combinato?”.
“ E se si fosse trattato di un test online, inviato tramite un link via email, che ho fatto, rispondendo a cazzo e inviato… proprio ieri sera?” spiega con l’espressione di chi si è appena reso conto di avere fatto una cazzata.
“ Stai scherzando vero?”. La sua espressione mi suggerisce di no. Io lo uccido.
“ Oh-oh” esclama in sottofondo Boris, aggiungendo una nota tragica all’atmosfera che ci circonda. “ Io vado, ciao!” saluta poi, dileguandosi nel nulla.
“ Ma com… tu sei…”. Dalla mia bocca iniziano a venir fuori una serie di suoni e mezze parole che in realtà vorrebbero solo riuscire a trovare la combinazione giusta per definire in maniera completa quanto lui sia deficiente.
“ Perché ti scaldi tanto? Secondo me non ci chiameranno neanche…” spiega con tranquillità e superficialità.
“ Ah, secondo te? Mi spieghi che tipo di domande c’erano?”. Vorrei almeno capire di che tipo di test stiamo parlando.
So che magari non sarà nulla di così importante, ma non vorrei andare a quegli incontri neanche sotto tortura. Mi sembrano solo una perdita di tempo in cui degli strizzacervelli criticano il tuo modo di educare e vorrebbero insegnarti come fare il genitore.
“Delle domande… senti, non me le ricordo!” confessa infastidito.
“ Forse perché non le hai neanche lette!” aggiungo pungente.
“ Vuoi firmare qui o no? Così completiamo questa cavolo di iscrizione!”.
E va bene. Tanto alla fine vince sempre lui. Non mi va neanche di litigare ogni volta. Meglio firmare, così sparisce dalla circolazione.
“ Fatto, contento?” concludo, con falso sorriso, porgendogli la penna che vorrei infilzargli in fronte.
Toglie dalla mia mano la penna, esibendo quel suo sorrisetto che tanto mi dà fastidio; poi prende i fogli e si alza, osserva l’orologio al polso e…
“ Cazzo…” esclama sottovoce.
“ Che succede?” chiedo, stranita.
“ I genitori di Eva…” inizia a dire con aria preoccupata, sedendosi di peso sullo sgabello.
Non capisco e il mio sguardo gli suggerisce di essere più chiaro. Mi fissa perplesso, esitando nel rispondere, come se si sentisse ormai obbligato a darmi spiegazioni.
“ Eva li ha invitati a pranzo per annunciare la sua gravidanza…”.
Ah!
“ E io me ne sto ricordando adesso, che sono le tre e mezza del pomeriggio” conclude chiudendo gli occhi e trattenendo un sospiro.
“ Beh, direi che l’ora di pranzo è passata già da un pezzo!” commento, sottolineando la realtà dei fatti. Cosa che a lui non sfugge, visto la maniera terribile in cui mi osserva.
Sembra voglia dire – grazie mille per avermelo ricordato!-.
Beh, di nulla.
“ E ora chi la sente” mormora tra sé e sé.
Rimane ancora seduto su quello sgabello, fissando il vuoto.
Sembra davvero preoccupato.
“ Ma visto che non ti sei presentato, non avrebbe dovuto telefonarti per ricordartelo? O per sapere se eri in ritardo?”. Forse sto girando il coltello sulla piaga, visto il modo in cui continua a fissarmi.
“ Non lo fa mai. Aspetta che io ritorni a casa per porre inizio alla sua tragedia” spiega con aria di rassegnazione.
Beh sì, Eva su questo non la batte nessuno. È la regina delle tragedie.
“ E non mi va di litigare adesso che…”. Continua a dire per poi interrompersi improvvisamente.
Forse ho capito cosa voleva dire: adesso che aspettano un bambino.
Non posso crederci. È proprio Kai colui che ho davanti? Che si preoccupa per un litigio?
Sono sconvolta.
Ecco che riesce a far fuoriuscire quel sospiro di rassegnazione che aveva trattenuto precedentemente e si alza, raccogliendo le sue scartoffie.
 
“Beh, forse potresti giocare d’anticipo…” inizio a dire. “ In che senso?” chiede fissandomi interrogativo.
“ Potresti tornare a casa portando qualcosa che le possa far passare la rabbia: tipo un regalo” suggerisco.
“ Queste cose non funzionano con Eva, la conosci anche tu” mi ricorda, giustamente.
“ Ma questa volta non deve essere un regalo per lei…”. Dalla su espressione intuisco che non mi segue. “ Deve essere un regalo per il bambino!”.
 Ok. Devo essere impazzita. Ho appena dato un consiglio di coppia a Kai, a Kai Hiwatari. Proprio lui. Mio dio.
 “ Per il bambino?”. Non ha ancora afferrato il concetto.
 
“ Sì, per il bambino!” sottolineo, ancora una volta.
 “ Del tipo?”. Ecco che si risiede sullo sgabello.
“ Del tipo… non so,  una culla!”.
“ Un culla?”.
“ Sì, una culla! Hai presente quel piccolo lettino dove dormono i neonati?” spiego, a mo’ di sfottimento.
“ So cos’è una culla!” puntualizza infastidito. “ Dici che riuscirà a placare la sua ira?”, aggiunge sospettoso.
“ C’è un’alta probabilità…”. Secondo me potrebbe funzionare. Eva non si aspetterà mai un gesto così dolce e carino da parte del freddo e menefreghista Kai Hiwatari.
La sua faccia prima perplessa, adesso sembra più convinta.
“ E dove si compra questa roba?” sussegue a domandare.
“ In un negozio per bambini?” rispondo, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo.  “ Ne trovi uno al centro commerciale qui vicino” suggerisco, infine.
Dopo avere emesso l’ennesimo respiro profondo e raccolto tutte le informazioni possibili, decide di alzarsi, voltare i tacchi e andarsene, ma giunto quasi alla porta si blocca e si volta, osservandomi, con l’aria di chi sta per chiederti l’ennesimo favore. A passo felpato si avvicina, osservandosi in giro come a trovare il coraggio di dire qualcosa.
“ Non è che…” inizia a dire sotto il mio sguardo perplesso. “ ... verresti anche tu?”.
Come scusa?
Cioè, vuole che io lo accompagni a comprare la culla per suo figlio?
Me lo sta veramente chiedendo?
Non è possibile.
No.
Affatto.
“ Io?”. È l’unica cosa che riesco a dire.
“ Sì, tu!” conferma.
“ Ma non posso. Cioè, sto lavorando! Non posso abbandonare Dana!” spiego, accampando delle scuse plausibili.
“ Infatti! Ha già perso troppo tempo a parlare con te!” interviene Dana, con aria di rimprovero.
“ Credo di avere dimenticato di pagare il caffè…” afferma Kai, osservando Dana in uno strano modo.
“ Guarda che lo hai pagato!” gli ricorda Dana.
“ Allora ho dimenticato di dare la mancia!” si corregge, tirando fuori dalla sua tasca un bigliettone e porgendolo a Dana, stile spacciatore.
Lei, dopo un attimo di esitazione, afferra la mancia e la conserva dentro la maglietta. “ Mandatemi una foto della culla!”, conclude infine, svanendo in cucina.
Non posso crederci.
Non può averlo fatto veramente.
Comincio a dubitare seriamente dell’esito positivo del test, visto il modo in cui ragione. Avrà dato delle risposte che preoccuperanno non poco quegli psicologi e ci andrò di mezzo io, come sempre.
“ Adesso sei libera! Forza, andiamo!” esclama, avviandosi all’uscita e invitandomi con un cenno a seguirlo.
Mi sembra tutto assurdo…
 
 
 
 
 
 

***
 
 
 
 

Siamo in macchina. Io e Anya. E  il  silenzio imbarazzante regna sovrano.
L’ultima volta che è entrata nella mia auto, è rimasta incinta. E adesso la madre di mia figlia sta accompagnandomi a comprare una culla per il mio futuro figlio. Lo so, è assurdo. E la verità è che non sapevo cosa fare. Insomma, io che entro da solo in un negozio per bambini? Potrei tornare a casa con un tagliaerba per il giardiniere… non sono fatto per queste cose. Forse Anya era l’ultima persona a cui chiedere questo favore, ma non sapevo a chi rivolgermi. Non di certo a Boris, pfff. Quello non sa neanche cos’è una culla. In questi casi servono pareri femminili e a parte Hilary, che mi sta sul cazzo a volte, conosco solo Anya. Beh, intendo donne non occasionali, che non mi porto a letto. Anche se Anya me la sono portata, ma questa è un’altra storia.
Siamo arrivati.
Usciamo dalla vettura e ci accingiamo ad entrare nell’enorme centro commerciale.
Anya cammina sicura di sé. Forse sa già dove andare, meglio così.
Dopo avere camminato per alcuni minuti, Anya si para davanti alla porta di un negozio. “ E’ questo!”, dice entrando.
 
“ Salve, come posso aiutarvi!” esordisce una commessa, non appena mettiamo piede in quel negozio.
Anya mi osserva e intuendo che non avrà aiuto da parte mia, decide di parlare.
“ Stiamo cercando una culla!”.
“ Oh!” esclama la commessa con un sorriso a trentadue denti, fissando prima l’addome di Anya e poi me. “ Bimbo in arrivo, eh? Complimenti! Seguitemi, vi mostro alcune culle!” dice, invitandoci a seguirla.
“ No, veramente non è per noi due. È che…”. Interviene Anya a correggere l’incomprensione della signorina.
Ma io le do una gomitata per fermarla, cosa che a lei infastidisce parecchio, visto il modo terribile in cui mi guarda.
“ Non c’è bisogno di dare tutte queste spiegazioni” le spiego sinteticamente a tono basso.
Davvero vuole spiegare che non è per lei ma per me e mia moglie e che lei bla bla bla? Ma per favore! Compriamo questa culla e andiamo via.
Arriviamo nel reparto in questione e lascio Anya decidere quale, secondo lei, sia la culla migliore da acquistare. Nel frattempo, però, non posso non fare a meno di notare come quella commessa sottolinei ogni due secondi le parole “il vostro bambino” e notare la faccia di Anya che sembra voglia esplodere da un momento all’altro.
Ok. Ammetto che è fastidioso anche per me. Insomma, io ed Anya? Pff.
Impensabile.
“ Ok, prendiamo questa!” decide infine Anya, guardandomi con aria arrendevole.
“ Perfetto, seguitemi alla cassa!”.
 
“ Davvero imbarazzante!” commenta Anya, due secondi dopo essere usciti dal negozio.
“ Non ci conosce neanche”.
“ Lo so, ma… lasciamo perdere! Riportami in caffetteria!” conclude infine.
Ok.
 
 
 
 
 
Arrivo a casa e aperta la porta, mi guardo in giro alla ricerca di Eva. Non sembra esserci anima viva, persino Reina sembra essere svanita nel nulla.
Sarà probabilmente uscita. Meglio, così avrò il tempo di montare questa culla.
Mi dirigo al piano di sopra, caricando l’enorme scatolone e arrivato in camera da letto lo poggio a terra, iniziando ad aprirlo.
Dopo avere tirato fuori tutti i pezzi, apro il libretto delle istruzioni cercando di capire come diavolo fare a montarla. Non sono portato per queste cose, ma stavolta me lo devo far piacere.
 
 



****
 
 
 
 
 
Stavolta Kai l’ha fatta grossa. Cioè, nella sua vita ne ha fatte tante di grosse, ma stavolta… stavolta è enorme, gigantesca! Ho dovuto inventare ai miei che ha avuto un contrattempo di lavoro. Avrei potuto avvertirlo, ma speravo in cuor mio che arrivasse, anche all’ultimo secondo. Me lo aveva promesso! Ho dovuto annunciare da sola ai miei genitori di essere incinta! Almeno la notizia li ha messi di buon umore e ha fatto loro dimenticare della grossa buca che ci ha dato Kai.
In queste settimane è stato molto apprensivo (cosa strana da parte sua) e mi sono sentita per la prima volta presa in considerazione. Credevo si fosse messo la testa a posto per una volta e invece no! Figuriamoci. Kai Hiwatari? Impossibile.
Parcheggio l’auto nel vialetto, proprio a fianco di quella di Kai: è in casa! Mi accingo ad aprire la porta e una volta entrata mi guardo attorno alla ricerca di mio marito, ma niente. A passi da gigante salgo al piano di sopra, dove noto la porta della nostra stanza aperta. Deve essere lì. O starà facendo una doccia o starà sdraiato sul divano a giocherellare col suo pc. Adesso mi sente!
Mi avvicino alla porta con l’intenzione di dirgliene quattro ancor prima che riesca ad accorgersi della mia presenza, ma una volta arrivata allo stipite della porta, la scena che mi si offre davanti mi paralizza a tal punto da non riuscire a muovere ciglio…
 
 
 


***
 
 
 
 
La culla è quasi terminata, ma non riesco a capire dove montare questa vite. Sembra essere avanzata. Ma è impossibile.
Rileggo attentamente, per l’ennesima volta, il foglietto delle istruzioni, alla ricerca di una soluzione, quando improvvisamente avverto una presenza alle mie spalle. Mi volto e trovo Eva ferma e immobile sul ciglio della porta che osserva ad occhi sgranati la culla.
Non l’ho sentita arrivare.
 
 
 


***
 
 



Quella è…
Quella è una culla?
Kai sta montando una culla?
Vedono bene i miei occhi o mi stanno ingannando?
Quello è Kai con un cacciavite in mano?
Forse sto sognando.
Mi osserva, tenendo un foglio in mano mentre io mi avvicino non riuscendo a staccare gli occhi da quella culla.
 
“ Wow…”. Riesco a dire, tra la meraviglia e lo stupore. “L’hai comprata tu?” chiedo poi.
“ S…ì” risponde titubante.
Adesso la sto toccando. È reale e forse non sto sognando.
“ Ti… piace?”.
Se mi piace?
“ Sai, ero tornata a casa con…”. Quasi non riesco a parlare. “ con l’intenzione di dirtene quattro per il fatto di avermi dato buca con i miei, ma…”. Non mi aspettavo una cosa simile. “… ma dopo avere visto questa, io… sì, mi piace, molto!” affermo entusiasta saltandogli al collo.
 
 
 


***
 
 
 
 
Wow.
Sarizawa ci ha preso in pieno.
Ha funzionato.
 “ Ma come ti è venuta quest’idea?” domanda curiosa, attaccandosi al mio collo.
 Eh…come mi è venuta quest’idea?
Adesso che le invento?
 “ Beh, me lo ha consigliata Yuri… lui ormai è un esperto in queste cose” spiego, inventando la prima cosa che mi è venuta in mente, rendendola credibile provando a metterci di mezzo Yuri. Lui dà sempre una certa sicurezza e veridicità alle cose.
 Di certo è il più credibile di tutti noi.
 “Dobbiamo festeggiare!” esclama euforica.
“ Cosa dovremmo festeggiare?” chiedo confuso.
“ Non lo so! Tu lascia fare a me!” si limita a dire, uscendo dalla camera.
 
 
 


***
 
 
 
 


Sono le nove di sera. Io ed Hope siamo appena tornate a casa e siamo pronte per cenare.
“ Siii, ci sono le patatine fritteee!” esclama euforica Hope, aprendo la busta col cibo appena comprato.
Sì. Ho comprato cibo da fast food. Lo so. Imperdonabile. Ma stasera non mi andava di cucinare, proprio per niente. Così ho ceduto, per la felicità della piccola golosona, che ha già ingozzato tutte le patatine.
“ Tesoro, mangia lentamente, o ti strozzerai!”.
Non posso non pensare a quello che ho fatto oggi: ho accompagnato Kai Hiwatari a comprare un regalo per salvarlo da un litigio con sua moglie? L’ho davvero fatto?? Sì.
Lo odio. Lo detesto.
Perché l’ho aiutato? Non lo meritava affatto.
Che cosa mi ha spinto a volerlo consigliare?
Devo essere impazzita, ufficialmente folle.
 Ecco. La rabbia mi ha già fatto terminare il primo hamburger. E già sto per addentare il secondo.
 Lo detesto, lo odio, lo vorrei uccidere, lo…
 
 
 



***
 
 
 
 
 
 


“ Ci voleva proprio una serata del genere, non trovi?”.
Sono super felice. Non so perché. Beh, sì, in verità lo so perfettamente.
La sorpresa che mi ha fatto oggi Kai è stata qualcosa che mi ha fatto troppo gioire. Non tanto per la culla in sé, ma per il suo gesto inaspettato. È la prima volta che fa una cosa talmente carina nei miei confronti. C’è stata la proposta di matrimonio, è vero, ma questa supera tutte. Dovrebbe capire che basta poco per farmi felice! Lo so, a volte posso essere insopportabile, ma basta un’attenzione del genere da parte sua per farmi impazzire. Le attenzioni da parte sue sono veramente rare, quasi inesistenti e questo mi ha sempre dato fastidio. Ultimamente poi, ha sempre messo quella figlia davanti a tutto e mi ha talmente trascurata che non credevo più che potesse funzionare tra noi.
Forse il fatto di aspettare un figlio lo sta ammorbidendo un po’ e ne sono immensamente felice. Oggi per me è un giorno da festeggiare proprio per questo: Kai ha mostrato un piccolo pezzo del suo lato tenero.
 
 


***
 
 
 


Siamo in uno dei ristoranti più costosi della città. Il preferito di Eva. Di solito veniamo a cenare qui per le occasioni importanti, come il suo compleanno o una sua promozione a lavoro. Ma oggi non capisco cosa ci sia da festeggiare. Il fatto che io abbia comprato una culla?? Non ne ho idea. L’importante è che sia contenta e che, soprattutto, abbia dimenticato la storia del pranzo con i suoi genitori.
 
Parla da un tempo inquantificabile ormai e riesco a seguirla poco. Eravamo partiti a parlare della culla, ma adesso non capisco come siamo arrivati a parlare della gonna della cameriera. Anche se fingo attenzione, la mia mente vaga altrove.
 
Perché è avanzata una vite dalla culla?
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
“ Si può sapere qual è l’urgenza per cui mi hai fatto venire fino a qua?” lamento annoiato a un Kai che mi ha appena aperto la porta di casa sua.
 “ Questa!” risponde con tono secco, mostrandomi un oggetto tra le dita.
 “ Una vite?” chiedo perplesso, prendendola in mano. Mi ha fatto venire fin qui per una vite? Vorrei chiedergli dove dovrei metterla, ma so già che la sua risposta non sarebbe carina, quindi mi limito a seguirlo fino in camera sua.
 “ Monta quella culla e vedi di non fare avanzare nessun pezzo!” mi ordina autoritario.
“ Stai scherzando?” domando allibito, osservando quella culla al centro della stanza.
“ Hai meno di un’ora, prima che ritorni Eva” spiega, porgendomi un foglio e un cacciavite, per poi uscire dalla stanza. “ Ti prendo una birra”.
 
Rimango intontito a osservare quel foglio che tengo in mano.
 
Tutti questi figli gli stanno dando alla testa…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!!
Eccomi con un nuovo aggiornamento! Ci ho messo di nuovo mesi per farmi fulminare dall’ispirazione. Ed eccolo qua. In questo capitolo non ci sono grandi risvolti, lo so. Ma è solo una preparazione a ennesimi colpi di scena. Dunque preparatevi. In realtà serviva solo a evidenziare il nuovo lato di Kai, che Eva ha definito dolce , ma che noi rinominiamo “pararsi il culo”, lo conosciamo benissimo ahahah.
Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere. Fatemi sapere.
Un saluto a tutti voi.
 Alla prossima.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Henya