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Autore: Niser    12/08/2019    1 recensioni
Il Pensatore prende coscienza di sé nel nulla. Questo è un essere costituito da puro pensiero e non conosce né la propria identità né il proprio passato, ammesso sia mai esistito. Sarà insieme a una pallina di luce che il Pensatore, grazie alla propria incommensurabile curiosità, inizia ad interrogarsi e a ragionare sui princìpi che regolano il mondo in cui vive, scoprendo anche le meravigliose potenzialità del suo stesso pensiero.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Dunque sei d’accordo con me?»
«Sì, del resto non vedo come possa essere diversamente, Pensatore.»
«Allora conveniamo in maniera ufficiosa che il tempo esiste da quando ha smesso di esserci il solo nulla, il che intende dal momento della mia comparsa.»
Il Pensatore e il piccolo essere luminoso aveva a lungo discusso su ciò che era la realtà osservabile e non osservabile. Parlando delle forme erano anche giunti alla conclusione che insieme a quella tonda in realtà anche tutte le altre erano state create, ma con la sola differenza che quelle non avevano ancora ricevuto una “realizzazione”.
«Poi. Il mio pensiero è la mia volontà e la mia volontà è il mio pensiero. E infine questi non diventano altro che realtà stessa, cioè tutto ciò che ci circonda e che siamo. Abbiamo scisso il concreto dall’astratto: mentre le cose concrete sono percepibili nella realtà quelle astratte non lo sono. Un esempio di astratto è il concetto del tempo. Invece il pensiero rimane non percepibile solo fino a quando non è il mio. Perché tu sei certo di poter pensare, non è vero?»
«Sì Pensatore ma ti ripeto: è stata una cosa inconsapevole, non mi sono reso conto del momento in cui ho iniziato a pensare. Ne avevamo già discusso, perché me lo richiedi?»
Il viso del Pensatore assunse un’espressione severa, ma quella mezzaluna bianca sul volto non mutava mai in una espressione che non fosse quella sorridente. La lucina si chiese come fosse possibile.
«Perché vedi, mio caro, la verità e la realtà non sono mai assolute. Queste possono cambiare senza il nostro agire, oppure possono anche essere state in un primo momento male interpretate. Mi comprendi?»
«Credo di sì… Ma immagino che da solo non avrei mai pensato una cosa del genere.»
Capisco, capisco…
«E io credo nelle tue parole, Pensatore. Ma non mi spiego come tu possa dire ciò. Come conosci la mutabilità della realtà? Non dicevi che bisogna farsi domande ed osservare per poter avere risposte e comprendere? Si è mai verificata una mutazione in ciò che ci circonda?»
Oh, quanto fervore.
«Vedi…» Allargò il sorriso. «È un po’ una mia intuizione. E avere intuizione vuol dire saper qualcosa senza prima essersi interrogati o aver osservato, è complicato definirlo adesso. Ma se dobbiamo essere precisi posso anche dimostrartelo. Non credi forse di essere la prima modifica alla realtà a cui io ho potuto assistere? Pensaci bene! Io, un essere del pensiero, ho dato vita a un’altra creatura, un’altra entità capace di pensare. Non c’è più il tutto in un unico essere, cioè me, ora siamo due! Pensa anche solo alla mia forma: prima non c’era ma adesso la vedi. Il mio pensiero è capace di modificare la realtà. Quindi la realtà è modificabile. E adesso ti dirò pure dove abbiamo sbagliato nell’interpretarla. È stato un po’ di tempo fa, durante la nostra prima discussione. Sai a cosa mi riferisco?»
«No…» rispose la lucina dopo un breve silenzio, «Non so dove avremmo potuto sbagliare.»
«Del resto tu non c’eri ancora. Parlo della creazione della filosofia. La filosofia più che come discussione sulla realtà, come l’abbiamo trattata finora, è lo studio del pensiero. E sin dal primo istante in cui ne ho avuto la facoltà io l’ho studiato, solo che non me ne ero ancora accorto.»
La lucina si ritrovò ancora una volta a convenire con le idee del Pensatore.
«Come puoi vedere io non sono una creatura esente dal commettere errori. Ma penso sia proprio questo il bello del poter pensare, è una parte dello studio e della ricerca… Ora perdonami ma c’è una cosa che devo assolutamente verificare. Ho bisogno del tuo aiuto.»
«Puoi chiedermi qualsiasi cosa Pensatore, farò ciò che è in mio potere per aiutarti.»
«Grazie amico mio. Ascolta attentamente: abbiamo detto che la realtà è modificabile, giusto?»
«Sì.»
«E il mio pensiero è in grado di farlo…»
«Sì.»
«Ed allora, se anche tu sei in grado di pensare vuol dire che anche tu puoi fare ciò che faccio io? Puoi come me modificare la realtà e creare dove prima c’era il nulla?»
Il Pensatore percepì come la lucina fosse stata spiazzata dalla domanda.
«Io… Io non lo so. Non ho mai riflettuto su una simile eventualità. Da quanto tenevi questa domanda dentro di te?»
«Sei perspicace. Da subito dopo il nostro primo dialogo, amico mio. Ma ho voluto aspettare di metterci d’accordo per quelle che sono le leggi che governano il mio, o il nostro, pensiero.»
«Certo. Capisco la tua preoccupazione. Nel caso anch’io avessi la facoltà di modificare ciò che ci circonda potrei portare a qualcosa di “brutto”. Quando mi parlasti di questo concetto non mi hai dato nessun esempio di come potrebbe realizzarsi concretamente. E se ciò che siamo ora è “bello” come potrei io farlo divenire il suo opposto?»
«Le tue domande sono più che lecite, ma lo hai detto tu stesso. L’opposto di ciò che siamo ora è il nostro non esistere. Se è possibile creare dal nulla perché non dovrebbe essere possibile anche il contrario? Per questo anche io finora ho posto un’estrema attenzione al mio pensiero. Non voglio correre il rischio di annullare ciò che ho creato.»
La lucina sentiva la difficoltà nelle parole del Pensatore. Mai lo aveva sentito parlare in tale maniera.
«Non preoccuparti Pensatore. Sarò cauto. Dimmi, come devo agire?»
«Io mi sono concentrato in un punto cercando qualcosa che non c’era: sei stato come una scintilla del mio pensiero.»
«Qui però c’è il solo nulla. Come dovrei concentrarmi su un punto solo?»
È vero, non avevo pensato a questo. Come deciderci su cose di questo tipo? Non riusciamo bene a parlare di spazi…
Ma cos’è effettivamente lo spazio…?
No, niente distrazioni ora.
Devo “indicare” un “luogo” … Proviamo così.
Ad un tratto un nuovo agglomerato di qualcosa si andò formando ai due lati del volto del Pensatore. Mentre le due nuove forme venivano riempite il volto sembrava andare a rimpicciolirsi, nonostante tutto però quel sorriso smagliante restava impassibile.
«Finito! Queste sono mani.»
Le mani del pensatore erano del tutto simili al suo volto ovale, se non fosse stato per la forma in sé e il largo sorriso assente. Anche queste erano caratterizzate da quel blu scuro evidenziabile grazie alla luce e i numerosi puntini andavano scorrendo dalle dita fino ai palmi e viceversa.
La lucina osservava piena di meraviglia.
«Risolto anche questo problema!» Il Pensatore era raggiante come ogni volta che creava o pensava qualcosa di nuovo.
Usò la mano destra e indicò un punto ben preciso.
«Concentrati sulla punta della mia mano. Non preoccuparti, non potrai arrecarmi alcun danno.»
Osservò quel sorriso carico di passione che il Pensatore gli mandava per incoraggiarlo. Così raccolse i pensieri e si preparò.
 
Dopo molto tempo la lucina non era mai riuscita a creare nulla. Non importava quanto si sforzasse ma non sentiva mai niente di nuovo o di diverso, e così anche il Pensatore.
Alla fine si stancò.
«Non mi è possibile farlo.»
«Così pare.» Replicò il Pensatore.
«Sei deluso?»
«Oh, affatto. Tu sei deluso?»
«Non lo so… Avrei dovuto riuscirci?»
«A quanto pare no. Vuol dire che sei fatto così.»
«In effetti penso che sarebbe stato strano poter creare come te…»
«Tu non desideri poter fare quello che faccio io?»
La pallina rifletté per qualche istante.
«Pensaci bene. Cos’è che desideri?»
«Al momento c’è una sola cosa che desidero… Ed è continuare a starti accanto.»
Il Pensatore assunse per la prima volta un’aria sorpresa, le mani come il volto a seguire le sue emozioni. Il suo grande sorriso si illuminò.
«Sono proprio queste le cose belle di cui ti parlavo, non sarebbe un peccato se uno di noi sparisse?»
«Certo, la penso proprio come te.»
E anche la pallina adesso stava sorridendo.
«Ma…» continuò il pensatore «C’è un ma! Non pensi ti manchi ancora qualcosa amico mio?»
«Io ho tutto ciò che desidero…»
«Se ci pensi bene sono sicuro che anche tu avrai un desiderio, pensa alle differenze tra me e te.»
«Ma io sto bene così, non voglio cercare di essere come te.»
«Infatti mi riferisco a qualcosa di diverso. Discutiamo ormai da tanto e sono certo che capirai ciò che voglio dire.»
La piccola luce non volendo dare risposte non ben ragionate restò in un lungo silenzio prima di rispondere. Doveva trattarsi di qualcosa che mancava a lui solo e che riguardasse esclusivamente il suo essere.
Alla fine ebbe la risposta.
«D’accordo… Come tu lo hai scelto in base a ciò che sei e che sai fare anch’io farò altrettanto.»
I due si guardarono intensamente.
«Puoi chiamarmi Luce.»
   
 
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