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Autore: Saigo il SenzaVolto    14/08/2019    4 recensioni
AU, CROSSOVER.
Prequel de 'La Battaglia di Eldia'
Boruto Uzumaki, il figlio del Settimo Hokage di Konoha. Un prodigio, un genio. Un ragazzo unico nel suo genere.
Un ragazzo il cui sogno verrà infranto.
Una famiglia spezzata. Una situazione ingestibile. Un dolore indomabile. Una depressione profonda. Un cuore trafitto.
Ma, anche alla fine di un tunnel di oscurità, c'è sempre una luce che brilla nel buio.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. La sua crescita, la sua famiglia, il suo credo, i suoi valori.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. Un prodigio. Un ninja. Un traditore. Un Guerriero.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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SCOMPARSA








BIRDS
(Imagine Dragons)

 
Two hearts, one valve,
Pumpin' the blood, we were the flood,
We were the body and…
Two lives, one life,
Stickin' it out, lettin' you down,
Makin' it right.
 
Seasons, they will change,
Life will make you grow,
Dreams will make you cry, cry, cry.
Everything is temporary,
Everything will slide,
Love will never die, die, die.
 
I know that…
Oooh!
 …Birds fly in different directions!
Oooh!
I hope to see you again!
 
Sunsets, sunrises,
Livin' the dream, watchin' the leaves,
Changin' the seasons.
Some nights I think of you,
Relivin' the past, wishin' it'd last,
Wishin' and dreamin'.
 
Seasons, they will change,
Life will make you grow,
Death can make you hard, hard, hard.
Everything is temporary,
Everything will slide,
Love will never die, die, die.
 
I know that birds fly in different directions!
I hope to see you again!
 Birds fly in every direction!
So fly high, so fly high!
 
When the moon is lookin' down,
Shinin' light upon your ground,
I'm flyin' up to let you see
That the shadow cast is me.
 
I know that birds fly in different directions!
I hope to see you again!
Birds fly in different directions!
So fly high, so fly high!

So fly high, so fly high!
So fly high, so fly high!
 
Due cuori, una valvola,
Pompando il sangue, eravamo il flusso,
Eravamo il corpo e…
Due vite, una vita,
Tirandolo fuori, lasciandoti cadere,
Facendo la cosa giusta.
 
Le stagioni, loro cambieranno,
La vita ti farà crescere,
I sogni ti faranno piangere, piangere, piangere.
Tutto è temporaneo,
Tutto passerà,
L’amore mai morirà, morirà, morirà.
 
Io so che…
Oooh!
…Gli uccelli volano in direzioni diverse!
Oooh!
Spero di rivederti di nuovo!
 
Tramonti, albe,
Vivendo il sogno, guardando le foglie,
Cambiando le stagioni.
Alcune notti penso a te,
Rivivendo il passato, desiderando che fosse durato,
Desiderando e sognando.
 
Le stagioni, loro cambieranno,
La vita ti farà crescere,
La morte può renderti duro, duro, duro.
Tutto è temporaneo,
Tutto passerà,
L’amore mai morirà, morirà, morirà.
 
Io so che gli uccelli volano in direzioni diverse!
Spero di rivederti di nuovo!
 Gli uccelli volano in tutte le direzioni!
Quindi vola alto, vola alto!
 
Quando la luna guarderà giù,
Splendendo sul tuo terreno,
Io volerò in alto per farti vedere
Che quell’ombra sono io.
 
Io so che gli uccelli volano in direzioni diverse!
Spero di rivederti di nuovo!
Gli uccelli volano in direzioni diverse!
Quindi vola alto, vola alto!

Quindi vola alto, vola alto!
Quindi vola alto, vola alto!
 
 

01 Marzo, 0019 AIT
Luogo Sconosciuto

Sei mesi dopo la fine del capitolo precedente.

Urashiki sollevò in alto una mano, solenne ed imperioso, facendo immediatamente zittire tutti i suoi seguaci ed i suoi servi. Il silenzio, più cupo e teso che mai, piombò come un’ombra nella sala. Coi suoi occhi pallidi e insondabili, il Re osservò la piccola figura prostrata con sottomissione dinanzi al suo trono. “Hai fatto ciò che ti avevo ordinato?” chiese solennemente.

Kawaki abbassò la testa in segno di rispetto, portandosi una mano sopra il cuore. “Sì, mio Signore,” rispose senza il minimo accenno di esitazione. “Ho portato a termine il compito che mi aveva affidato. Con successo.”

Il Re lo osservò dall’alto in basso. “Spiegati,” ordinò.

Il ragazzo non se lo fece ripetere. “Il figlio della sacerdotessa ha avuto una visione,” spiegò lentamente. “Una visione nella quale ha intravisto un futuro che tutt’ora ritengo piuttosto incerto: la morte del drago oscuro.”

I servi sparpagliati attorno alla sala cominciarono a vociferare tra di loro all’udire quella dichiarazione. Persino il Re assottigliò pericolosamente gli occhi appena udì quella notizia. La morte di un drago era un evento inaspettato. Vrangr poteva essere stupido e corrotto, ma era innegabile che il suo potere fosse immenso. “Continua,” disse.

Il silenzio tornò ad essere agghiacciante per tutta la sala del trono. “Per quanto sembri impossibile, nel corso degli anni ho imparato, grazie soprattutto alle conoscenze che lei mi ha concesso di apprendere come suo servo, che le visioni del vostro popolo sono infallibili,” riprese a dire Kawaki. “Per cui, piuttosto che combattere quella visione, ho preferito assecondarla. La visione dell’Eremita mostrava otto persone. Otto persone che dovranno affrontare il drago. Tra di esse, con mio enorme stupore, si trovava uno dei Campioni della Terra. Il Campione della Luce.”

Urashiki si portò una mano al mento. “Ma non è lui quello che ci interessa,” ribatté.

“Esattamente, mio Signore,” confermò Kawaki, la sua voce ricolma di sottomissione e rispetto. “I suoi ordini erano stati quelli di riuscire a condurre Boruto Uzumaki dal drago. Per cui, quello che ho fatto è stato semplicemente aggiungerlo alla visione dell’Eremita. In questo modo, sarà direttamente quel traditore a condurre la nostra preda dal mostro.”

Un piccolo sorriso predatorio contornò le labbra dell’Otsutsuki, facendogli snudare i denti. “Interessante,” commentò. “Come hai fatto?”

Kawaki si rizzò leggermente. “Tramite una Tecnica Illusoria, sono riuscito ad intrufolarmi nella dimensione del traditore e a celarmi dal suo raggio di percezione. Poi, appena ho appreso della sua visione, ho alterato col mio chakra la sua stessa natura, aggiungendovi il Portatore dell’Occhio Maledetto. Inoltre, per rendere più credibile la sua presenza, ho aggiunto alla visione anche un altro terrestre. Una scimmia che, a quanto ho avuto modo di apprendere quando ero sulla Terra, possiede lo Sharingan Ipnotico della nostra gente,” spiegò lentamente.

Urashiki rimase in silenzio per diversi secondi, perso nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni. Poi, le sue labbra si snudarono in un sorriso famelico e trepidante. “Eccellente,” esclamò. “Veramente eccellente, Kawaki. Sapevo di potermi fidare di te.”

Il ragazzo dai capelli neri e gialli abbassò la testa. “Ho solo eseguito i suoi comandi, mio Signore.”

Il Re si alzò lentamente dal trono. “Molto bene, dunque,” esordì a gran voce. “Allora rimettiti subito in viaggio, ed osserva quello che succederà in quel mondo decisivo. E soprattutto, una volta che tutto sarà compiuto, una volta che lo scontro tra quelle scimmie ed il drago sarà giunto al termine… assicurati che Boruto Uzumaki muoia,” ordinò gelidamente. “Questo, mio giovane Kawaki, è il mio secondo ordine per te.”

Kawaki si batté un pugno sul petto. “Sarà fatto, Urashiki-sama.”
 


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25 Marzo, 0019 AIT
Luna, Astro Celeste
Esterno del Castello di Toneri
19:55

Boruto sorrise, piegandosi di lato per evitare un portentoso pugno che per poco, veramente poco, non rischiò di centrarlo in piena faccia e spaccargli il cranio. Mikasa, con suo immenso orgoglio e stupore, era diventata ancora più veloce rispetto a prima, realizzò. Con una rapida rotazione del busto, si girò di scatto ed afferrò la sua avversaria per un braccio, strattonandola prepotentemente prima di lanciarla lontano. La ragazza emise un gemito di sorpresa, incespicando per diversi metri prima di rotolare a terra.

Il suo secondo avversario non gli diede tempo di fare altro. Con un salto portentoso, Sora sbucò alle sue spalle e gli sputò addosso un getto rapidissimo di terra e fango. Boruto inalò dai polmoni, esalando un’ondata d’acqua che si andò a schiantare contro la massa fangosa prima che potesse inondarlo completamente. Le due Tecniche si scontrarono con un boato liquido che fece tremare l’aria. Sora ritentò l’offensiva con un calcio diretto alle sue spalle, ma il biondo si smaterializzò lontano da lui prima di poter essere colpito, facendogli calciare l’aria con un ringhio di frustrazione.

“Prendi questo!”

Boruto sgranò l’occhio sinistro, prima di essere improvvisamente investito in pieno da una saetta di ghiaccio e furia. In meno di un secondo, si schiantarono prepotentemente contro il terreno biancastro e roccioso della Luna, frantumando la roccia ed innalzando un portentoso nuvolone di polvere e detriti che si stagliò in alto per sei metri. Gray si rimise in piedi con un ghigno ferale stampato in faccia, schioccando minacciosamente le dita rivestite da una trasparente corazza di ghiaccio. Poi però, appena la nebbia e il fumo dei detriti si dissolse nel nulla, i suoi occhi si sgranarono all’inverosimile.

Il Nukenin non si trovava nel punto in cui era stato colpito. Era letteralmente sparito nel nulla, lasciando al suo posto un profondo cratere vuoto.

“Lo hai preso?” esalò affannosamente Sora, apparendo accanto a lui assieme a Mikasa. Juvia e Kairi li raggiunsero un instante dopo, materializzandosi dal nulla alle loro spalle con uno Shunshin no Jutsu (Tecnica del Movimento Istantaneo del Corpo).

“Dannazione! Era un clone!” ruggì il Signore del Gelo, battendo furiosamente un piede per terra e crepando il suolo. Lui e i suoi compagni si guardarono attorno freneticamente, i loro occhi assottigliati e tesi nel caso un attacco a sorpresa potesse coglierli alla sprovvista. Dove poteva essersi nascosto? Doveva pur esserci un-

“Eccolo lì!” esclamò Kairi, i suoi occhi chiusi mentre indicava una conformazione rocciosa nel mezzo del nulla, a più di cento metri di distanza dal punto in cui si trovavano loro. Con le sue abilità sensoriali, niente e nessuno poteva nascondersi dal suo raggio di percezione. Non così facilmente, almeno.

Juvia fece un minaccioso passo in avanti. “Me ne occupo io,” dichiarò, portando le mani in avanti ed evocando un vero e proprio muro d’acqua gelida col solo pensiero. La gigantesca parete d’acqua ruggì verso il cielo un fragoroso boato, prima di esplodere completamente in una marea portentosa e distruttiva che prese a riversarsi con ferocia verso la conformazione rocciosa indicata da Kairi. La pietra esplose e si frantumò come vetro dinanzi al suo immenso potere, travolgendo ogni cosa nel raggio di cinquanta metri prima di crepare terra e roccia e far tremare tutto il suolo.

Boruto spuntò fuori dal punto colpito appena un attimo prima di essere investito dalla marea, balzando fuori dalle rocce come un animale costretto alla ritirata.  Mentre era in aria, le sue mani si mossero freneticamente per formulare dei Sigilli, talmente veloci da essere invisibili ad occhio nudo.

Kairi trasalì visibilmente. “Sta per fare qualcosa!” esclamò.

Mikasa si piazzò dinanzi a lei, esalando una portentosa fiammata di fuoco e fiamme che andò a scontrarsi contro un grosso getto d’acqua sparato dalle labbra del biondo, appena un millisecondo prima che potesse centrarli. La collisione delle due Tecniche generò un’ondata di vapore ustionante che inondò ogni cosa, facendo tremare l’aria.

La nebbia e il vapore investirono ogni cosa, mentre un silenzio irreale calò nel campo di battaglia. I loro occhi guizzarono freneticamente a destra e sinistra. “Dov’è?” sussurrò Mikasa.

Kairi si guardava attorno con gli occhi sgranati. “È dietro di n-”

Non ebbe il tempo di finire la frase. Boruto sbucò fuori alle loro spalle come una saetta, tranciando di netto la nebbia di vapore col suo solo movimento, le braccia alzate mentre tendevano un affondo portentoso della sua spada, diretto verso Gray. “Cazzo!” il Signore del Gelo imprecò, sollevando le braccia appena in tempo per bloccare la lama con la sua corazza di ghiaccio. La spada centrò il bersaglio con un tonfo acuto, facendo crepare pericolosamente il ghiaccio evocato dal ragazzo. Gray trattenne il fiato per lo stupore.

Poi, veloce com’era apparso, Boruto scomparve lontano da loro proprio nel momento in cui Juvia gli sputò addosso una lancia di acido bollente. Ai loro occhi, sembrò letteralmente teletrasportarsi via per quanto velocemente si muoveva. I cinque giovani si riunirono assieme, spalla contro spalla, osservandosi attorno con circospezione per difendersi a vicenda.

Sora sentì un rivolo di sudore colargli dalla fronte. “È troppo veloce,” esalò nervosamente.

“Di questo passo finirà come tutte le altre volte,” disse Juvia.

“No, non questa volta,” dichiarò Gray, solenne e determinato. “Questa volta vinceremo.”

“E come-”

“Dietro di noi!” urlò improvvisamente Kairi, sconvolta.

I giovani si voltarono di scatto, stravolti e sorpresi dall’avvertimento improvviso. Boruto li aveva già raggiunti, veloce come una saetta impareggiabile, con un ghigno stampato in faccia ed un’espressione famelica in volto. I ragazzi non poterono fare letteralmente nulla per difendersi. Prima ancora che potessero battere ciglio, infatti, il Nukenin era già arrivato dinanzi a Sora, pronto a centrarlo con un pugno in pieno petto. Sora sgranò gli occhi, impotente, ma il colpo non arrivò mai.

Per sua fortuna infatti, Shirou apparve come una saetta a sua volta, posizionandosi alla destra di Boruto e menandogli un fendente verticale con un gigantesco spadone di roccia e pietra appena prima che potesse colpirlo. Boruto sgranò gli occhi per la sorpresa, arrestando immediatamente l’offensiva e balzando lontano da lui appena un secondo prima di essere tranciato in due dal colpo di spada. La lama si schiantò fragorosamente al suolo, tagliando e frantumando la roccia come se fosse vetro sottile.

Ma il samurai non era ancora soddisfatto. Con un portentoso scatto in avanti, si portò ancora una volta dinanzi al biondo ed ingaggiò uno scontro di lame contro di lui. Boruto deviò e parò ogni colpo ed ogni affondo con abilità, cozzando la lama della sua spada contro quella del suo avversario, per nulla intenzionato a cedere in quello scontro di forza. Le loro spade si mossero con una velocità indescrivibile, colpendosi e librandosi nell’aria talmente velocemente da essere quasi invisibili ad occhio nudo. Alla fine, stufo di lasciar continuare questo loro giochetto, Boruto deviò con uno scatto del polso la lama avversaria, calciando Shirou in pieno petto e scaraventandolo lontano con un grugnito sommesso.

Poi, il suo istinto gli urlò letteralmente di stare all’erta. Voltandosi con un movimento troppo rapido per essere definito umano, il Nukenin evitò di striscio un pugno diretto al suo cranio, deviando con un colpo di palmo una successiva gomitata che avrebbe sicuramente fratturato le sue costole se fosse andata a segno. Mikasa non si arrese, ruotando sulle punte dei piedi e menando un calcio verticale diretto contro di lui, costringendolo a inclinarsi all’indietro per evitarlo. Un attimo dopo, Sora era comparso alla sua destra, il suo bastone che si schiantava prepotentemente sul terreno, facendolo tremare come se fosse stato colpito da una scossa sismica. Boruto esitò e saltò lontano da lì prima che una grossa fossa di roccia e pietra rischiasse di inghiottirlo per intero.

In quel momento, il suo Jougan pulsò. Il biondo lo aprì di scatto, fidandosi del suo istinto, ed osservandosi attorno con uno sguardo calcolatore. L’aria attorno a lui era strana, notò immediatamente. Era pesante, e densa di una sottile velatura di chakra violaceo. Non era un buon segno. Con una rotazione del collo, individuò quasi istantaneamente l’artefice di quel cambiamento improvviso. Kairi era nascosta dietro una piccola roccia lontana dal campo di battaglia, la sua ocarina alle labbra mentre suonava una strana melodia acuta e a malapena percepibile. Stava evocando un Illusione.

Boruto non ci sarebbe cascato così facilmente. Ignorando i suoi avversari più vicini che stavano per caricargli addosso, scattò con un salto in avanti verso Kairi, raggiungendola in meno di un battito di ciglia. La ragazza dai capelli rosso sangue gridò appena se lo vide comparire dinanzi, più per lo spavento che per altro, mollando istintivamente la presa sulla sua ocarina e saltando lontano da lui mentre Boruto tentava di acciuffarla con uno scatto del braccio. Boruto atterrò sul suolo, sfoggiando un sorriso predatorio.

Il suo occhio destro pulsò di nuovo. Prima che potesse reagire però, Juvia spuntò fuori dalla roccia sotto i suoi piedi in quel preciso istante. Trasalendo come se fosse stato colpito, l’Uzumaki abbassò lo sguardo con stupore e shock, la sua mente che viaggiava a miglia al secondo per ideare una contromisura alla trappola in cui era appena cascato.

L’intero corpo della cerulea esplose letteralmente in una pozza d’acqua trasparente, pronta ad inondarlo ed imprigionarlo dentro di essa. Boruto serrò i denti, evocando col pensiero un getto di vento ed aria compressa che lo avvolse come una cappa protettiva. L’acqua attorno a lui venne schizzata in tutte le direzioni, impedendogli di cadere in trappola all’ultimo secondo. Appena si posarono sul terreno circostante, tutte le piccole gocce d’acqua strisciarono letteralmente sul suolo come viticci, ricongiungendosi tra di loro e riformando il corpo di Juvia.

Boruto la osservò con un ghigno. “Bella mossa, ma non è stato abbastanza,” disse, colpito.

La cerulea represse un ringhio di frustrazione. Gli altri ragazzi si unirono a lei dopo un secondo, visibilmente stanchi e spossati. Ansimavano pesantemente, i loro volti grondanti di sudore e fatica, ma privi anche della più piccola traccia di esitazione.

“Va bene, basta così,” fece una voce alla loro destra in quel momento.

Il biondo e gli altri sei giovani si voltarono lentamente verso la persona che aveva parlato. “Così presto?” esalò Boruto. “Di solito ci fai allenare per più di tre ore.”

Toneri si portò dinanzi a tutti loro, sfoggiando un sorriso ironico. “Sono già passate tre ore,” ribatté, la sua voce melodica e divertita. “Siete voi che avete perso la cognizione del tempo.”

Sora crollò a terra, sedendosi pesantemente su una roccia. “Aaaw, non posso crederci! Non siamo riusciti a sconfiggerti nemmeno questa volta!” disse con un sospiro esasperato, massaggiandosi un braccio.

“È la ventesima volta che perdiamo contro di te,” si lamentò anche Juvia. “In sei mesi!”

“Maledizione,” borbottò Gray. “Proprio quando ero così sicuro di averti colpito.”

Boruto ridacchiò nervosamente, grattandosi il collo per l’imbarazzo mentre vedeva la delusione e il disappunto nei volti dei suoi amici. Persino la fredda ed impassibile Mikasa sembrava essere alquanto irritata dall’ennesima sconfitta che subivano a causa sua. “Suvvia, ragazzi,” tentò di dire con affetto. “Prima o poi riuscirete a vincere contro di me, ne sono certo. Dovete solo continuare ad allenarvi.”

“Sono mesi che ce lo ripeti,” sussurrò Shirou.

Kairi gli lanciò un’occhiata saccente. “Già. Facile a dirsi per te. Con tutto il potere che ti ritrovi sei praticamente immune ad ogni tipo di pericolo. Sei più veloce di un fulmine.” disse.

“In effetti la tua velocità è davvero… deludente, a volte,” aggiunse anche Mikasa, senza guardarlo.

Boruto divenne completamente rosso per l’imbarazzo all’udire quella battuta inaspettata, cominciando a balbettare incoerentemente mentre tutti gli altri ragazzi scoppiavano a ridere di gusto, il suono delle loro risate che riecheggiò per la Luna per diverse decine di secondi. “M-Mikasa!” fu tutto ciò che riuscì a soffocare.

“Suvvia, Mika-chan,” esclamò improvvisamente la voce di Urahara. L’uomo col cappello si portò accanto a Toneri mentre tutti stavano ancora ridacchiando. “Non scherzare su queste cose. Altrimenti gli altri finiranno per crederci davvero.”

“Chi ha mai detto che stavo scherzando?” ribatté casualmente lei.

Le risate aumentarono ancora una volta. Persino Toneri e Urahara non poterono evitarle. Boruto chiuse gli occhi, paonazzo ed imbronciato, desideroso più che mai di sotterrarsi da solo e sparire dalla faccia del pianeta per la vergogna.

Appena si furono calmati tutti quanti, Toneri riprese a parlare. “Comunque sia, i vostri miglioramenti si vedono a vista d’occhio, e questa è una cosa positiva. A breve dovrete ritornare sulla Terra per riprendere le attività che abbiamo lasciato in sospeso. È solo questione di giorni, ormai,” disse loro lentamente.

Mentre Mikasa, Sora e gli altri annuivano con enfasi e trepidazione, l’occhio sinistro di Boruto si allargò leggermente. È vero, realizzò. Erano già passati sei mesi dalla loro ultima missione sulla Terra. Non se n’era nemmeno reso conto. Il tempo era volato per lui, doveva ammetterlo. Anche se, in effetti, era difficile contare i giorni e i mesi che passavano quando si viveva sulla Luna. Qui nello spazio ogni cosa era ferma, perenne, immutabile. Quelle che sembravano poche ore nello spazio potevano rivelarsi settimane sulla Terra. E la loro sessione intensiva di allenamento lo aveva tenuto impegnato fino ad ora, senza farglielo notare.

Boruto sospirò, fissando il suo pianeta natale dalla superficie lunare con uno sguardo freddo e privo di emozione. Non che si fosse perso niente di importante, pensò. Negli ultimi mesi, la situazione sulla Terra non era cambiata per niente. La Rivoluzione continuava a fomentare ribellioni e ad attirare seguaci per la loro causa, mentre la Foglia, la Sabbia e le altre Nazioni continuavano a complottare in segreto e a preparare una contromisura alla crisi mondiale. La stessa storia che andava avanti dall’anno precedente, insomma. Gli unici eventi – degni di nota, certo – che erano avvenuti in quest’arco di tempo, erano stati dei brevi ed occasionali scontri tra alcune guerriglie di Ribelli e alcuni Shinobi della Nebbia. Ma per il resto, tutto taceva. In attesa di qualcosa, o qualcuno, che facesse scoppiare una nuova guerra.

Inconsciamente, le sue gambe iniziarono a muoversi da sole. Boruto si allontanò dagli altri mentre ancora stavano parlando, cominciando a passeggiare da solo per la superficie della Luna. La sua mente scandagliava pensieri, dubbi e idee come un computer, ragionando su quale fosse la mossa più intelligente da fare.

Kurotsuchi continuava a restarsene rinchiusa nel suo Villaggio. Nel corso di questi mesi, Boruto aveva veramente cominciato a disprezzare quella donna. La sua codardia ed inettitudine erano tanto esemplari quanto irritanti. Dopo essere stata costretta alla fuga dall’Hokage, si rifiutava categoricamente di riprendere la sua guerra di logoramento contro la Sabbia, e questo era un problema. Senza di lei, nessuno avrebbe potuto colpire e decimare gli eserciti dei nemici in questo momento. La sua codardia stava diventando intollerabile. Non ci sarebbe voluto molto prima che lui stesso fosse andato a farle una piccola ‘visita’, e su questo il Nukenin era certo. Se si fosse rifiutata ancora di collaborare col suo piano di conquista, allora Boruto l’avrebbe eliminata senza pensarci due volte. Questa era una promessa.

Poi, oltre a questo, Boruto voleva accertarsi personalmente di come stesse andando l’addestramento delle sue reclute. Era da mesi infatti che Annie-sensei stava supervisionando l’allenamento dei cadetti e dei loro nuovi Guerrieri. Con ogni mese che passava, sempre più persone decidevano di unirsi alla causa della Rivoluzione, formando un vero e proprio esercito di Ribelli. Questo accadeva soprattutto grazie a Galatea e Jigen, che si stavano adoperando come matti per spargere e diffondere i semi della Rivoluzione in ogni angolo del globo. Era una cosa di cui Boruto era orgoglioso. Era la prova del fatto che la sua battaglia era giusta. Il suo sogno risuonava col pensiero della gente. Ma doveva esserne sicuro. Doveva accertarsi del fatto che fossero pronti. Se lui e i suoi guerrieri avrebbero davvero dovuto scatenare una nuova Guerra Mondiale nel loro pianeta, allora dovevano essere preparati. Il loro esercito doveva essere composto da Guerrieri potenti e motivati, e non da meri soldati e Shinobi qualunque. Un esercito debole non sarebbe stato utile alla loro causa.

E poi, a parte tutto questo, la ricerca degli altri anelli dell’Akatsuki si stava rivelando sempre più difficile. Non che Boruto si fosse aspettato altro. Tutto ciò che testimoniava il passato di quell’Organizzazione tanto infamata era stato nascosto dai vincitori. Nessuno avrebbe voluto vedere la rinascita di una nuova Alba, dopotutto.

Ma Boruto rafforzò la sua decisione. Lui e i Kara avrebbero sorpassato i loro predecessori. Non avrebbero commesso gli stessi errori. E soprattutto, a differenza dell’Akatsuki, non avrebbero mai, MAI, perso la loro guerra.

Questa era una promessa.

Si ritirò all’interno del castello quasi automaticamente, dirigendosi nei suoi alloggi privati. Ultimamente stava risiedendo qui piuttosto che nell’Occhio della Tempesta. I loro allenamenti quotidiani si svolgevano sempre nell’Astro Celeste, dopotutto, per cui spostarsi da una dimensione all’altra era uno spreco di energie inutili. E poi, avere una camera tutta sua da non dover condividere con Mikasa aveva i suoi vantaggi, a volte. Gli permetteva di riflettere da solo senza dover addossare le sue incertezze su di lei.

Entrò nella camera senza fare un solo rumore, togliendosi la sua cappa dell’Organizzazione ed indossando al suo posto il mantello bluastro che aveva imparato ad apprezzare sempre più negli ultimi tempi. Lo stile di Sasuke-sensei era intimidatorio – una cosa che Boruto poteva rispettare di quell’uomo – per cui che male c’era nell’imitarlo quando non andava sulla Terra? Era un Ninja traditore. Non doveva rendere conto delle sue scelte a nessuno. Con un sorriso soddisfatto, si slegò il coprifronte sfregiato dalla testa e lo ripose in una tasca nascosta. E per quanto riguardava Zero e l’anello di Mitsuki… se li sfilò dalle dita e li posò sopra il tavolo della sua camera privata. Non ne avrebbe avuto bisogno, per adesso.

Stava per slegarsi dalla schiena la sua fedele spada quando, all’improvviso, qualcuno bussò alla sua porta.

Mikasa entrò dopo un paio di secondi, la sua espressione preoccupata. “Boruto? Tutto bene?” domandò, incerta. “Sei andato via senza dire nulla.”

Boruto le sorrise leggermente, lasciando perdere la spada e sedendosi sul letto. “Oh, giusto,” realizzò. “Perdonami, ero immerso nei miei pensieri. Non mi ero accorto di essere andato via così repentinamente.”

La nera si sedette accanto a lui. “Non sarai ancora offeso per quella battuta, vero? Lo sai che stavo scherzando,” sussurrò, pensando di averlo offeso con quello che aveva detto prima.

Il Nukenin ridacchiò, anche se le sue guance si colorarono leggermente di rosso. “No, no, certo che no. Sono solo stanco, tutto qui,” la rassicurò immediatamente. Poi però abbassò lo sguardo, fingendo un mezzo broncio. “Anche se tutti possono fare cilecca le prime volte.”

Mikasa sorrise, dandogli un bacetto sulla guancia. “Che cosa c’è che ti turba stavolta?” gli chiese, conoscendolo fin troppo bene per non notare la sua tensione.

“Lo hai notato di nuovo, eh?” sussurrò lui, sconfitto. Una parte della sua mente se lo aspettava da tempo. “È sempre la solita storia, in realtà. L’irrequietudine che mi attanagliava è tornata di nuovo. Volevo mettermi a dormire un po' per darmi una calmata. Sai com’è… per schiarirmi la mente.”

La mano di Mikasa si unì alla sua, stringendogliela dolcemente. “Lo sai che non devi tenerti tutte le tue preoccupazioni per te, vero?”

“Lo so, lo so,” Boruto sorrise, perdendosi con lo sguardo nei suoi grandi occhioni neri come la notte. “Ma non c’è nulla di nuovo che mi tormenta ultimamente. Credo di essere solamente stanco. Davvero.”

“Mhmmm,” sussurrò lei, posando la testa sulla sua spalla. “Che cosa vorresti fare domani?”

Quella domanda lo lasciò parecchio confuso. “Pensavo di andare a fare una visita ad Annie-sensei,” rispose, lentamente. “Sai, per vedere come procede l’addestramento delle reclute. E volevo anche scambiare due chiacchiere con Lucy e Shizuma. Si stanno allenando sulla Terra da mesi. Rivederli potrebbe essere una buona occasione per testare quanto sono migliorati. Perché?”

“Hanno Kumo e Mitsuki che li tengono costantemente d’occhio,” rifletté la ragazza. “Ma credo che tu abbia ragione. Forse fare loro una visita potrebbe aiutarti a distogliere la mente dalle preoccupazioni.”

Boruto inarcò un sopracciglio. “Perché?” ripeté ancora una volta. “Che cosa avevi in mente?”

“Beh, ecco,” Mikasa sorrise in maniera provocatoria, i suoi occhi socchiusi che brillavano maliziosamente. “Pensavo che, forse, avremmo potuto fare qualcosa insieme.”

Il volto del biondo divenne istantaneamente rosso come un peperone, tuttavia la sua espressione s’illuminò decisamente. “I-Intendi, ecco… un appuntamento?” esalò a bassa voce, imbarazzato.

La ragazza annuì, i suoi occhi neri che fissavano intensamente il suo occhio azzurro. Boruto deglutì, schiarendosi la gola. “Beh, se mi sbrigherò a fare queste cose nella mattinata, potremmo avere tutta la serata libera,” le suggerì freneticamente, abbassando lo sguardo. “C-Che ne dici?”

Il sorriso di Mikasa si allargò. “Mi piacerebbe molto,” disse dolcemente. “Certo che oggi stai arrossendo molto più del solito.”

“Già,” ammise il biondo a testa bassa, ignorando il calore sempre più forte sulle sue guance. Era sempre così che tendevano a finire le cose quando loro due restavano da soli. “L’ho notato.”

“È carino,” disse lei. “Tu sei carino.”

Boruto ridacchiò nervosamente, grattandosi il collo mentre sentiva la mano di Mikasa accarezzargli leggermente la schiena. “Allora, domani sera facciamo qualcosa insieme?”

“Certo,” confermò lei, sorridendo sempre più provocatoriamente mentre parlava. “E farò in modo che entrambi potremo divertirci un sacco,” aggiunse.

Se le sue orecchie avessero potuto fumare per il calore, Boruto era certo che lo avrebbero fatto senza alcun dubbio. Mikasa gli accarezzò una guancia, alzandosi poi dal letto e cominciando ad uscire dalla camera. “Dormi adesso,” gli disse dolcemente, aprendo la porta e rivolgendogli un ultimo sorriso. “Domani ti aspetta una lunga giornata.” Detto ciò, facendogli l’occhiolino, la ragazza uscì silenziosamente dalla camera, lasciandolo da solo sul letto.

Boruto non riuscì a trattenere un sorriso da idiota dalle labbra. Ridacchiando sommessamente, il biondo si accasciò pesantemente sul letto, la sua faccia rossa per l’emozione e la sua mente decisamente più allegra e leggera di prima; completamente dimentico e incurante di tutti i pensieri e le preoccupazioni che lo avevano tormentato fino a qualche minuto prima. E fu così, con un sorriso sognante in faccia e con ancora tutti i suoi abiti addosso, che si addormentò sul letto mentre era preso dall’esaltazione di quel momento.

“Se questo è un sogno, non svegliatemi.”
 


25 Marzo, 0019 AIT
Villaggio della Foglia, Terra del Fuoco
Campo di Addestramento n.6
19:55

Sarada si asciugò il sudore dalla fronte, i suoi occhi che scrutavano attentamente le fronde oscure della foresta, illuminate a malapena dalla debole e pallida luce del tramonto. Con un respiro profondo, impose alla sua mente di placarsi e ai suoi nervi di calmarsi, focalizzandosi unicamente su quello che la circondava. I boschi erano stranamente silenziosi, l’aria più tesa e pesante del solito.

“Adesso!”

Con un balzo portentoso, l’Uchiha saltò via dal terreno e si nascose sui rami più alti di un albero, appena in tempo per evitare una sottile linea oscura d’ombra serpeggiante sotto ai suoi piedi. La scia, dopo aver mancato il bersaglio, si ritrasse indietro, svanendo con un sibilo sottile nell’oscurità della foresta.

La corvina scattò all’azione. Non ebbe nemmeno bisogno di sforzarsi. Grazie ai suoi occhi, riuscì ad intercettare quasi immediatamente il suo bersaglio. Sbucò fuori dalle fronde con un salto, le sue mani che serravano la presa su una manciata di kunai esplosivi pronti a colpire. Posò lo sguardo sul suo obiettivo, prese la mira, e con un sorriso confidente lanciò i kunai verso il basso.

Shikadai emise uno squittio di sorpresa, unendo assieme le mani e ricoprendosi con la sua stessa ombra. Scomparve in una macchia d’oscurità appena un secondo prima di essere travolto dall’esplosione che seguì nella foresta, generando un boato talmente assordante da far piegare le piante più sottili e tremare tutte le fronde per decine e decine di metri. Sarada si accigliò, serrando i denti in un ringhio di frustrazione, prima di partire all’inseguimento del Nara. Corse per una manciata di miglia, sbucando fuori nel bel mezzo di una piccola radura in mezzo agli alberi. Un piccolo rigagnolo scorreva alla sua destra, mentre oltre le fronde dei platani e dei castagni riusciva a vedere una piccola collina all’orizzonte.

Se non fosse stato per i suoi occhi, non sarebbe riuscita ad evitare l’attacco. Sarada si piegò di lato improvvisamente, trasalendo fisicamente mentre osservava la figura di Himawari che schizzava all’aria come un missile alle sue spalle, il pugno destro puntato in avanti per colpirla alla sprovvista. La giovane evocò un kunai per tentare di allontanarla, ma Himawari ruotò col corpo dopo aver mancato il bersaglio, atterrando sul tronco di un albero e scattando lontano da lei con un sorriso di scherno. Mentre si allontanava, l’Uzumaki le sputò addosso una portentosa Palla di Fuoco ruggente, talmente grossa e potente da riuscire a investire tre alberi di fila prima di proseguire dritto verso di lei.

Sarada sorrise a sua volta. Per fortuna questo era uno scontro due contro due. La sua vecchia compagna di Team apparve accanto a lei in quello stesso momento, le sue mani già unite assieme nel Sigillo del Toro e le sue labbra curvate in un soffio privo di aria. Al suo posto, un grosso muro di acqua gelida venne proiettato in avanti, scontrandosi con le fiamme di Himawari e dissolvendole come se non fossero mai esistite. Quando le due Tecniche terminarono, lasciarono nella loro scia una manciata di alberi bruciacchiati ed una distesa di nebbia sottile.

La corvina le fece un cenno col capo. “Bel tempismo, Sumire,” si congratulò. “Immagino che dovrò occuparmene io adesso.”

La ragazza dai capelli viola la guardò con un sorriso, annuendo a sua volta. “Sarebbe il caso, sì.”

Non se lo fece ripetere due volte. Incanalando tutto il suo chakra nel braccio destro, Sarada caricò un pugno in alto, focalizzando tutte le sue energie nella sua mano e preparandosi al rilasciarle prepotentemente. “Shannarooo!”

L’effetto fu cataclismatico. Appena il pugno entrò in contatto con il suolo, la terra tremò e vibrò come se fosse stata scossa da un potentissimo terremoto. La roccia si frantumò e la pietra si spezzò, creando fratture e crepe per decine e decine di metri di superficie, e facendo sprofondare prepotentemente tutto ciò che si trovava nel raggio di venti metri attorno a lei. Ogni cosa che si ergeva nelle circostanze – alberi, piante, rocce, e persino l’acqua del ruscello –vennero completamente travolti dalla scossa sismica, sprofondando immediatamente dopo nelle profondità della terra. In alto, uno stormo di uccelli e passeri cinguettanti si librò in volo dalle fronde degli alberi più alti.

Eppure, la distruzione aveva ottenuto il risultato sperato. Shikadai e Himawari furono costretti a sbucare fuori dal loro nascondiglio, i loro volti ricolmi di panico nello sforzo di evitare di essere coinvolti dalla devastazione che aveva travolto quasi un quarto dell’intero campo di addestramento. Sarada li osservò con un ampio sorrisetto di trionfo mentre atterravano pesantemente dinanzi a lei e Sumire. “Direi che per oggi può bastare,” disse, mettendosi le mani ai fianchi.

“Già,” si affrettò a concordare Shikadai, il suo cuore che martellava furiosamente per lo spavento. “Direi di sì.”

Himawari la fissò con uno sguardo meravigliato. “Come ci sei riuscita?” esalò, a corto di fiato. “Nemmeno io sono in grado di usare così tanta energia senza la Modalità Eremitica.”

La corvina si strinse nelle spalle. “Mi stavo irritando,” ammise. “Era da ore che inseguivo quelle fastidiosissime ombre di Shikadai. Alla fine mi sono stufata.”

Il Nara deglutì pesantemente. “Che seccatura,” sussurrò sottovoce. “Ricordami di non allenarmi mai più assieme a te.”

Sumire si portò una mano alla bocca, soffocando una risatina. “Certo che sei davvero migliorata negli ultimi tempi, Sarada.”

La ragazza non rispose, limitandosi a sorridere sommessamente mentre osservava il cielo farsi sempre più buio mano a mano che il sole tramontava. Si portò una mano sulla testa per aggiustarsi la lunga chioma di capelli. Era vero. Per tutto questo tempo, per mesi e mesi, non aveva fatto altro che allenarsi incessantemente per riuscire a diventare più forte. Dapprima con suo padre, prima che fosse costretto a lasciare il Villaggio per una missione top-secret; e poi con tutti i suoi amici, senza sosta. E gli effetti non avevano tardato a farsi vedere. Ormai – Sarada se ne pavoneggiava un po' nella sua testa – aveva imparato a controllare quasi alla perfezione tutte le sue abilità oculari. Adesso era diventata in grado di attivare il suo Sharingan Ipnotico e di utilizzare il Susanoo senza problemi. Certo, era stato duro e faticoso, ma ne era valsa la pena. Inoltre, le sue abilità nella lotta e nel Ninjutsu (Arte dei Ninja) erano notevolmente migliorate rispetto all’anno precedente. Senza ombra di dubbio, nessuno poteva dirle che non fosse migliorata rispetto a com’era prima.

Anche se, lei lo sapeva, tutto questo non era abbastanza.

Sarada non poteva mentire a sé stessa. In cuor suo, lei sapeva bene di non essere ancora allo stesso livello di Boruto. Lo sapeva perfettamente. Dopotutto, il suo vecchio amico aveva ottenuto un potere ed una velocità che erano indescrivibili. Lei lo aveva visto, in fondo. Lo aveva combattuto faccia a faccia. Per quanto potente e abile fosse diventata, sapeva che in uno scontro contro di lui non sarebbe mai riuscita a vincere. Solo l’Hokage e suo padre avrebbero potuto fermarlo. Ed era per questo che era determinata a non cedere adesso. Doveva continuare ad allenarsi. Doveva continuare a migliorarsi. Aveva promesso a sé stessa, a Himawari, e anche ai suoi genitori, che avrebbe salvato il suo amico, ed era più che mai decisa a mantenere quella promessa. Era il suo Nindo, dopotutto. Proprio come quello del Settimo Hokage.

“Che cosa ne dite di andare a cena tutti insieme?” la voce di Sumire la riscosse dai suoi pensieri. “Ci state?”

Shikadai annuì con la testa. Sarada abbozzò un sorriso. “Perché no?” concesse loro. Era da tanto tempo che non si fermavano assieme a cena. Una pausa assieme a tutti loro l’avrebbe tirata su di morale. “Hima, vieni anche tu?”

Il suo ottimismo venne meno non appena posò lo sguardo sul volto di Himawari. La giovane Uzumaki teneva la testa bassa, ma Sarada non mancò affatto di vedere l’espressione triste e depressa che portava in viso. Era nel modo in cui quei suoi occhioni azzurri erano spenti e vitrei, e nel modo in cui le sue spalle pendevano verso il basso in maniera molto più pronunciata del solito. La principessina degli Hyuuga non era contenta, ed era palese per lei.

Himawari alzò lo sguardo e si costrinse a fare un sorriso forzato, chiudendo gli occhi per non palesare le sue emozioni. “S-Scusatemi, ma avevo altri programmi per stasera,” disse, la sua voce un po' troppo veloce e un po' troppo acuta per i suoi gusti. “Devo rifiutare. Sarà per un’altra volta… ok?”

Non diede loro nemmeno il tempo di risponderle. Senza aggiungere altro, la giovane Uzumaki ruotò rapidamente i tacchi ed iniziò ad andarsene a passo veloce, le sue spalle che si abbassavano sempre più gradualmente mano a mano che si allontanava. I tre giovani la guardarono con degli sguardi afflitti mentre la sua figura spariva oltre i trochi degli alberi. “Sta andando ad allenarsi ancora, non è vero?” chiese sommessamente Sumire appena la giovane scomparve completamente dalla loro vista.

Shikadai annuì, sospirando sommessamente. “Già, come sempre,” disse, passandosi una mano sulla faccia. “Sono mesi che quella ragazzina non fa altro che allenarsi. Che seccatura.” Sembrava stranamente più infastidito del solito da quella cosa.

“Non era mai stata così triste prima d’ora,” aggiunse Sumire, preoccupata. “Sarada, tu sai che cosa le sta succedendo?”

La giovane Uchiha non rispose subito alla domanda, restando per diversi secondi in silenzio. In effetti, lei sapeva che c’era qualcosa di strano in Himawari. La conosceva fin troppo bene per non riuscire a notarlo. Erano migliori amiche, dopotutto. Ma anche nonostante questo, Sarada non sapeva per certo quello che stesse passando la sua amica. Come nessuno, del resto.

Era iniziato tutto l’anno scorso. Da un giorno all’altro, improvvisamente e inspiegabilmente, Himawari aveva cominciato a comportarsi in maniera strana. Non passava più tempo con i suoi amici, non partecipava alle loro uscite con la stessa frequenza, e passava le sue giornate interamente ad allenarsi, senza sosta, dalla mattina alla sera. Ma non era solo questo il problema. Era diventata palesemente più triste, più depressa. Non parlava più quanto prima, non rideva, non scherzava più come faceva un tempo. E questa cosa era strana. Himawari era sempre stata una ragazza solare, sin da quando era piccola. Ma adesso, tutti potevano vedere che la principessina del clan Hyuuga era caduta in un profondo stato di depressione. Ma nessuno riusciva a capirne il perché.

Inizialmente, Sarada e gli altri avevano pensato che tutto questo cambiamento fosse causato dalla mancanza di suo fratello, ma avevano scartato quell’opzione quasi subito. Himawari era sempre stata triste per colpa di Boruto, ma mai con così tanta intensità. Nemmeno quando era fuggito di prigione lei si era lasciata sprofondare in quello stato di tristezza così acuto. Non poteva essere solo quello il problema. La giovane Uzumaki era cambiata troppo rapidamente, troppo repentinamente. Da un giorno all’altro, per di più. Doveva esserle successo qualcosa, di questo Sarada era certa. Ma Himawari non aveva mai detto a nessuno cosa fosse successo, né a lei, né a nessun altro. E nonostante lei e tanti altri – i suoi genitori compresi – avessero provato a farle sputare il rospo su quella faccenda, fino ad oggi ogni loro tentativo non aveva avuto successo.

Himawari continuava a restarsene da sola, sempre più triste e depressa, passando le sue giornate ad allenarsi senza sosta.

Sarada sospirò. “Non lo so, ragazzi,” disse alla fine, costringendo il suo sguardo a distogliersi dal punto dove era sparita la sua amica. “Himawari sta passando un periodo pesante. Non possiamo giudicarla. L’unica cosa che possiamo fare è restarle vicino. Col tempo… le passerà. Ne sono sicura.”

L’Uchiha poté solo sperare che le sue parole fossero vere.

Shikadai e Sumire annuirono lentamente. “Forse hai ragione,” sospirò di nuovo il Nara, cercando inutilmente di non pensarci più. “Andiamo, allora. Fermiamoci a cena al ristorante di Chocho. Sono certo che le farà piacere rivederci adesso che lei e Inojin sono stati dimessi dall’ospedale.”

Sarada annuì, pienamente d’accordo con lui. Si mise dietro Sumire, seguendo i suoi amici mentre si dirigevano verso l’uscita del campo di addestramento. Fece un passo in avanti, alzò lo sguardo al cielo, e sospirò mentalmente, preparandosi ad una delle solite abbuffate senza fine al ristorante Akimichi.

Ma, appena fece un secondo passo con il piede, la sua visione si oscurò di colpo, ed un profondo senso di vertigine prese ad inondarle prepotentemente la testa. Sarada ammiccò, cercando di reggersi a qualcosa, e rimanendo sconvolta nel rendersi conto di non esserne stranamente capace. La sua vista si oscurò, ed il mondo prese a ruotare attorno a lei in una specie di vortice oscuro che le fece venire la nausea. Subito dopo, col tempo, la ragazza iniziò a perdere sempre di più i sensi.

E poi, infine, tutto il suo mondo sprofondò nel buio.
 


25 Marzo, 0019 AIT
Villaggio della Foglia, Terra del Fuoco
Torre dell’Hokage
20:00

Sasuke attraversò la porta della Torre dell’Hokage, ignorò la segretaria, e salì rapidamente le scale che conducevano all’ufficio di Naruto. A parte uno squittio nervoso della ragazza alla reception e qualche occhiata nervosa degli Shinobi di guardia, nessuno fece nulla per fermarlo. Il che era positivo… per loro. Sasuke era appena tornato dal suo viaggio di ricerca, era esausto e spossato, e per niente dell’umore giusto per gestire la burocrazia. Gli ANBU di guardia nascosti nell’ombra ebbero la saggia idea di stargli alla larga. Se ne sarebbero pentiti, altrimenti.

Senza nemmeno bussare, Sasuke aprì la porta e varcò la soglia. Naruto stava dietro la sua solita scrivania, con un’espressione tesa e pesante in volto, intento a scrivere e scarabocchiare ininterrottamente sopra alcuni fogli. Assieme a lui, dall’altra parte della stanza, Shikamaru stava ripetutamente imprimendo uno stampo su altri documenti, una sigaretta sulle labbra e la sua espressione palesemente annoiata.

“Avete ricevuto il mio messaggio?” chiese Sasuke.

Naruto annuì, alzando lo sguardo su di lui. “Sì, ma non abbiamo avuto il tempo di leggerlo,” ammise, la sua voce stanca e spossata. Fece un cenno con la testa verso un rotolo alla sua sinistra, ancora chiuso ed intoccato. “Siamo stati… occupati.”

L’Uchiha lo fissò. Questa era nuova. Gli aveva mandato quel rotolo più di una settimana prima. Naruto non perdeva mai l’occasione di leggere i messaggi che gli inviava, mai. Cos’era successo di così importante da riuscire a distrarlo fino ad ora? “Che cosa state facendo?” domandò.

Shikamaru sospirò pesantemente, massaggiandosi le tempie. “Stiamo cercando di riunire assieme questo mondo crollato a pezzi, ecco cosa,” dichiarò, stressato. Le occhiaie scure sotto i suoi occhi mostravano chiaramente che non dormiva da almeno ventiquattr’ore. Probabilmente di più. “Questi sono i documenti ufficiali per l’approvazione di un Summit di proporzioni mondiali. Li abbiamo spediti ieri sera a tutte le varie Nazioni, sia quelle alleate con noi che quelle assoggettate alla Rivoluzione. Il Summit mondiale che avevamo in mente di fare si sta cominciando a concretizzare.”

Quella notizia soprese non poco Sasuke. E non accadeva spesso. “Quindi ci state riuscendo,” commentò. “Le varie Nazioni come l’hanno presa?”

L’espressione di Naruto si accigliò. “Chi meglio, chi peggio,” spiegò, grattandosi una palpebra per il sonno. “Alcuni Paesi come la Sabbia, la Nebbia e il Suono sono favorevoli al Summit. Altri non l’hanno presa così favorevolmente. La Pioggia, il Vapore, l’Erba e altre Nazioni più piccole stanno facendo protesta. Pensano che questa convocazione sia una trappola, o addirittura una sceneggiata senza senso. La Roccia, ovviamente, ha rifiutato l’invito.”

“Come se non bastasse, ormai tutti i confini sono chiusi,” aggiunse Shikamaru. “Anche se la guerra tra la Roccia e la Sabbia è terminata – per ora – tutti si stanno mobilitando per un conflitto imminente. Nessuno sa di chi fidarsi, ormai.”

L’Uchiha assottigliò gli occhi. “E la Rivoluzione?”

“Siamo in una situazione di stallo,” rispose Naruto. “Non hanno più fatto nessuna mossa. Continuano a raccogliere seguaci, e a fomentare proteste e ribellioni negli estremi Ovest, Est e Nord. Ma non possiamo sapere quali Nazioni siano in aperta alleanza con essa. Non ancora, almeno.” Appena ebbe finito di parlare, Sasuke rimase volutamente in silenzio. Naruto alzò lo sguardo, incontrò i suoi occhi, guardò in basso, e poi sospirò. “A te come è andata, invece? Hai trovato qualcosa?”

Sasuke scosse la testa. “Nemmeno un indizio,” rispose, piatto e solenne. La sua voce era talmente seria che non sembrava nemmeno delusa. “Ho viaggiato in lungo e in largo per tutto il continente, senza trovare nemmeno l’ombra di un possibile nascondiglio. E nemmeno un’informazione utile. Dei Kara non c’era traccia. Non si trovano sulla faccia della Terra.”

Il volto già stressato del Settimo Hokage appassì ulteriormente all’udire ciò. “Ci mancava solo questa,” sussurrò, devastato. “Dove diavolo si sono cacciati?”

“Non hai capito,” lo richiamò immediatamente l’Uchiha, mortalmente serio. “Naruto… ho setacciato ogni angolo del globo. Ogni Nazione, ogni città, ogni pista possibile. Non sono riuscito a trovarli. Di loro non c’era traccia.”

Naruto si accigliò, aggrottando le sopracciglia. Poi, di colpo, la sua mente registrò completamente quell’informazione, facendolo trasalire pesantemente. Dall’altra parte della stanza, con la coda dell’occhio, vide Shikamaru impallidire come se fosse stato improvvisamente colto da febbre. “N-Non vorrai dire…” balbettò, sbiancando come un morto.

“Ho esplorato ogni luogo possibile,” continuò quello, imperterrito. “Di loro non c’era traccia su questo pianeta.”

Gli occhi dell’Hokage si sgranarono a dismisura.

Sasuke lo perforò coi suoi gelidi occhi eterocromi. “Ovunque si siano nascosti, Boruto e i suoi amici non si trovano sulla Terra.”
 


25 Marzo, 0019 AIT
Villaggio della Foglia, Terra del Fuoco
Ristorante Akimichi
20:07

Shikadai inspirò a pieni polmoni, annusando già a duecento metri di distanza l’odore di carne alla brace proveniente dal ristorante con cui era così tanto familiare. Era da quando era piccolo che suo padre e sua madre lo portavano lì, così come facevano anche i genitori di Inojin con lui. Era un punto di ritrovo per il trio Ino-Shika-Cho, sostanzialmente. Una tradizione che andava avanti da decenni.

“Finalmente siamo arrivati,” disse, sospirando gioiosamente. “Entriamo.”

Sumire ridacchiò. “Non vedo l’ora di mangiare ancora una volta le loro gustosissime costolette di maiale,” disse, voltandosi verso la sua amica con un sorriso. “Tu che dici, Sara-”

La domanda venne interrotta bruscamente. Davanti a lei, Shikadai si voltò di sbieco sentendola esitare così improvvisamente. “Huh?” I suoi occhi si posarono sulla figura impalata e confusa di Sumire, oltre la quale, con sommo stupore di entrambi, non si trovava assolutamente nessuno.

Sarada non era più con loro.

“Sarada?”
 


26 Marzo, 0019 AIT
Luna, Astro Celeste
Castello di Toneri
07:00

Mikasa sbadigliò, camminando lentamente lungo i corridoi del castello. Era inutile, decise. Dormire da soli in una camera da letto privata era piacevole… ma alla lunga, non poteva certo paragonarsi alla sensazione di calore e trepidazione che si provava nel risvegliarsi ogni mattina nel letto accanto alla persona amata. Mikasa aveva fatto tanti sacrifici per riuscire a conquistare per sé Boruto. Non avrebbe permesso ad uno stupido castello di tenerli separati troppo a lungo. Era per questo che si stava dirigendo verso la sua camera da letto. La sveglia era fissata per le sei e trenta, ma il suo biondino tendeva sempre a non dormire abbastanza se non ci fosse stata lei a controllarlo ogni volta. E per questo, la mattina faceva sempre tardi.

Proprio come oggi.

Un piccolo sorriso le incurvò le labbra a quel pensiero. Era incredibile pensare a quanto si fosse affezionata a lui. A come avesse imparato ad apprezzare anche i suoi – piccoli, seppur presenti – difetti. Le sembrava passata un’eternità da quella fatidica notte di nove anni prima in cui si erano incontrati, quando lei lo aveva visto piangere e tentare di suicidarsi, e gli aveva strappato quel kunai dalle mani. Oh, quanto le sembrava distante quel ricordo adesso. E quanto erano cambiate le cose tra di loro. Eppure, anche se non riusciva a comprenderlo appieno, a Mikasa non dispiaceva nulla di tutto ciò che aveva vissuto assieme a Boruto. Ormai, la nera non riusciva più ad immaginare la sua vita senza di lui. Era l’unica persona al mondo che riusciva a farla sorridere, a farla stare bene. E questo, per quanto fosse incomprensibile, era reale.

Stavano diventando una cosa sola, Boruto e lei. E questo le andava più che bene.

Aprì la porta della sua camera da letto con trepidazione, immaginando già di ritrovarselo steso sul letto mentre dormiva pesantemente. Le sue labbra si incurvarono inconsciamente in un piccolo sorriso affettuoso. “Svegliati, Boruto,” iniziò a dire dolcemente. “Sei in ritardo per la nostra sessione.”

Eppure, una volta dentro, i suoi occhi neri si sgranarono ed il sorriso sul suo volto le scomparve immediatamente dalle labbra. “B-Boruto?”

Il letto, e anche la camera in generale, erano completamente vuoti.

Boruto era scomparso.
 
 









 

Note dell’autore!!!

Salve a tutti gente! Ecco a voi, FINALMENTE, il tanto atteso capitolo che collega il Pianto del Cuore alla storia precedente: la Battaglia di Eldia. Non vedevo l’ora di mostrarvelo dopo tutto questo tempo di attesa e mistero.

Come avete visto, è stato rivelato che dietro alla presenza di Boruto e Sarada nella missione per combattere il drago… c’è lo zampino di Kawaki. Questa cosa l’avevo pianificata sin dalla fine della storia precedente. È per questo che, se ci fate caso, alla fine della Battaglia di Eldia vediamo Urashiki e Kawaki discutere dell’esito della missione. Adesso avete le risposte che cercavate.

Potrei dire innumerevoli cose arrivati a questo punto della vicenda. Cose sull’evoluzione del personaggio di Boruto, del perché si comporta in un certo modo nella Battaglia di Eldia, del perché fa certi ragionamenti nella storia precedente… ma preferisco tenermele per me, anche perché ci stiamo avvicinando al finale di questa seconda storia. Mancano pochissimi capitoli alla conclusione. Lì vi dirò tutto, quindi abbiate pazienza. Il tempo, come sempre, ci rivelerà ogni cosa.

Vi faccio notare, solamente, che Sasuke e Naruto hanno finalmente capito che Boruto & co. non si nascondono sulla Terra. Che cosa succederà adesso?

Vi invito come sempre a leggere e commentare. Grazie a tutti in anticipo. A presto!
 
   
 
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