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Autore: Colarose    16/08/2019    3 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Permesso? Quale permesso?

«E a che servirebbe?! Tanto non è che sia anonimo e dirlo mi farebbe solo apparire sui giornali!» sbottò freneticamente Marlene, avendo perso diverse tonalità di colore. Aveva gli occhi spalancati e impanicati, bianca come un cencio al solo ricordo. Un cambio d'umore così improvviso che destabilizzò le amiche «È-È stato Tu-Sai-Chi in persona, Alice! È un miracolo se sono ancora qui, a parlare con voi!»

L'espressione di Marlene in quel momento, Mary non se la dimenticò mai. Era qualcosa di totalizzante, di chi aveva seriamente sentito la morte passargli accanto, con l'inquietante sensazione che alla fine neanche più un sospiro sarebbe uscito dalla propria bocca. Magari mentre tutti i titoli di giornale e dicerie vorticavano in testa a ricordare il putiferio che si scatenava al di fuori di Hogwarts, perché se Tu-Sai-Chi non veniva nemmeno nominato, c'era un motivo.

E Marlene, Harry, come avevano fatto fino ad ora a far finta che non avessero incontrato colui che aveva dato via a una guerra? Perché alla fine questo era, una guerra.

Seguì un silenzio agghiacciante, Mary non riusciva a spiaccicare parola, e visto che neanche le altre davano cenno di volerlo fare, probabilmente neanche loro ci riuscivano. Forse Lily non riusciva neanche a respirare, visto che sembrava fin troppo immobile.

Marlene invece continuava ad avere quella faccia bianca e agitata, e in un angolo in fondo alla mente, Mary si ricordò che l'infermiera, prima che entrassero, aveva raccomandato di non far agitare la signorina McKinnon.
La sua amica era rigida e non appoggiata più ai cuscini, con un respiro tremante e lento, guardando ancora Alice con gli occhi spalancati, che sottostava al suo sguardo in totale shock. Marlene li spostò lentamente verso di lei, poi verso Lily. Infine sembrò ritornare in sé e distolse lo sguardo. Si lasciò cadere lentamente sui cuscini, alzò poi il viso verso il soffitto, avvolgendo le mani a coppa su di esso, a nasconderlo.

«T-Tu-Sai-Chi?!» riuscì finalmente a balbettare Alice «Quando? Perché?»
Marlene se ne stette immobile, poi venne tirata da Lily, che l'abbracciò.

«Ancora una volta, non ho capito i miei amici e ciò che stavano passando» pensò, ricordandosi di Harry che era finito stressato in infermeria e di Sev che si era sentito trascurato. Ora Marlene.

La cosa destò sorpresa da parte dell'altra, ma poi la strinse a sé e seppellì la testa nell'incavo del suo collo. Per qualche minuto sembrò che Lily fosse l'ancora a cui Marlene si stava aggrappando per non affogare in un mare di ricordi spiacevoli, ma per poco fu così, infatti si ritrasse delicatamente sussurrando un «Grazie», forse decidendo che era inutile aggrapparvisi, era tempo di iniziare a nuotare, o perlomeno rimanere a galla, da sola. Si appoggiò ai cuscini, ancora bianca in volto, ma senza quegli occhi terrorizzati. Scosse violentemente la testa. «Scusate... è che... devo ancora superarlo. – sospirò- È stata la prima volta che lo dico a qualcuno e mi ha un po'... scombussolato.»

«Non preoccuparti» sussurrò dolcemente Alice, sorridendo rassicurante
«Non l'hai detto quindi ai tuoi genitori?»

«No no, non ora, erano già troppo preoccupati, se avessi parlato di Voi-Sapete-Chi, sarebbe venuto loro un colpo. Ho detto che era stato un Mangiamorte a caso, quando me l'hanno chiesto» spiegò Lene, abbassando lo sguardo, mentre intanto riprendeva un po' di colore. 
«Voi-Sapete-Chi...» borbottò, ad un tratto, rabbrividendo «Non l'ho visto per troppo tempo in faccia, sono stata subito schiantata, legata, silenziata e di nuovo schiantata. Però ho sentito la sua voce. Era come quella di un serpente, terribilmente subdola e carezzevole, e soprattutto, come se avesse trovato un tesoro e non vedesse l'ora di prenderselo. Con la sua sola presenza opprimeva l'aria.»

«L'avete incontrato per caso, tu e Harry?» chiese Alice, mentre Mary aveva iniziato ad accarezzare distrattamente il dorso della mano di Marlene. Non aveva detto niente, non era tipa da parole di conforto né da gesti di evidente affetto. Ma quel piccolo gesto appena percettibile che faceva distrattamente, bastò a far capire a Marlene quanto fosse grata che fosse lì con loro, viva. «Se c'era Harry» precisò Alice, successivamente.

La biondina alzò la testa dalla mano accarezzata e Mary appena si rese conto che se n'era accorta ritrasse la mano, imbarazzata. Marlene se fosse stata in un'altra situazione avrebbe sbuffato divertita, ma ricordando l'argomento della conversazione, il divertimento sparì completamente. «Nah, credo che sia stato tutto pianificato. Anzi, togli il "credo". E comunque c'era Harry... cioè dopotutto, come poteva non esserci l'obbiettivo finale? Io ero solo d'intralcio, potevi essere tu, Alice, Lily, Mary, Peter, Sirius o qualcun altro, non aveva importanza. C'era Harry, questo contava.»

«Che intendi?» chiese Mary, aggrottando le sopracciglia.
«Voleva Harry.»
«Harry?».
«Lily, immaginati Harry Mangiamorte. Ecco, sembra totalmente assurdo, ma per Tu-Sai-Chi era in qualche modo fattibile.»

«È una battuta?» chiese Mary, guardò la faccia adombrata di Marlene e le ultime speranze la abbandonarono. Pensò ad Harry, nonostante i rapporti tesi per ora (o almeno solo da parte sua, a quanto pare), si ricordò il suo imbarazzo per i doppi sensi, al suo correre sorridendo per i corridoi con i suoi amici dopo una marachella, e alla sua rabbia e preoccupazione quando aveva parlato di Marlene; e concluse che sì, l'idea di Harry Mangiamorte era una cosa molto improbabile.

Lily si alzò talmente di scatto che la biondina sentì il materasso muoversi un po' troppo bruscamente. Gli occhi verdi erano strabuzzati e la bocca tremava. Quando parlò, aveva una nota isterica:
«Mi stai dicendo che Tu-Sai-Chi ha cercato di reclutare Harry, quando è un tredicenne che va al terzo anno, quando ce ne sono a centinaia là fuori molto più grandi che sono molto più esperti?!»

«Ma Harry non è un tredicenne ordinario, è un prodigio» soffiò Alice, più persa nei propri pensieri che altro.

«In poche parole, non è da considerare come noi» biascicò la corvina. Lily le  guardò ancora basita.

«Ha tredici anni» ripeté.

Marlene fece una smorfia «Ho la sensazione di essermi risvegliata alla fine del discorso. Ha detto che deve essere noioso per lui studiare cose che già sapeva e che gli amici non valgono niente. Gli ha promesso potere e gli ha detto di unirsi alla "parte giusta".»

«Oh, non sapevo che Voi-Sapete-Chi reclutasse alleati per il suo nemico» commentò sarcastica Mary.

«Pazzo» ebbe il coraggio di sussurrare Lily. La cosa non avrebbe fatto effetto a Marlene qualche giorno fa, ma al pensiero della faccia e di ciò che avrebbe fatto Tu-Sai-Chi se avesse sentito le fece correre un brivido di paura lungo la schiena. Lo ignorò.

«Avrà risposto immediatamente di no, immagino» aggiunse la rossa, certa.

«Ha detto di no, ovviamente» rispose Marlene «è Harry» chiarì, come a rafforzare l' "ovviamente". Poi strinse le labbra «Non l'ha detto subito però, ma non penso che fosse indeciso, l'ha detto sicuro, alla fine. Cioè, tutti davanti a Tu-Sai-Chi starebbero attenti a ciò che fanno.»

Mary si morse il labbro, poi strizzò gli occhi come a scacciare un'idea. Alice si mosse a disagio sulla sedia. Lily sembrò l'unica a non avere tentennamenti.

Marlene fece finta di non notare niente, non se la prese con loro, non conoscevano Harry. Lene si ricordava ancora lo sguardo vecchio negli occhi di Harry del loro primo incontro, della sua adorabile faccia imbarazzata, della sua sfacciataggine, delle sue rare risate piene, lunghe ed esuberanti e anche del suo sguardo terrorizzato quando era venuto a soccorrerla. Non esisteva persona più vera, perché se la personalità che le aveva mostrato era la sua, e lo era, allora per nulla al mondo Harry si sarebbe ritrovato indeciso da quale parte stare. E anche se fosse, alla fine aveva deciso, e aveva dato una risposta sicura.

Suo padre le aveva sempre detto che dava sempre troppa fiducia alle persone, un po' ingenua, era un suo difetto. Ma Marlene non era mai stata più sicura che la sua fiducia fosse riposta bene.

«E tu come ci sei finita di mezzo?» chiese Lily, strappandola dai suoi pensieri.

«Voi-Sapete-Chi ha detto che Harry si sarebbe ritrovato a combattere contro di lui e poi mi ha attaccato... per vendetta, immagino. Nei confronti di Harry.»

«Non poteva attaccare direttamente lui?» chiese Mary, confusa. Quando notò l'occhiata torva che Lene le stava rivolgendo alzò immediatamente le mani in alto, con una faccia un po' agitata «Cioè, non che io abbia mai voluto questo, era meglio se voi non aveste proprio incontrato Tu-Sai-Chi, ma non era la scelta... più logica?»

Lily annuì «Ma Harry è il tipo da soffrire più per gli altri che per se stesso, e Tu-Sai-Chi l'avrà capito.»

Marlene arrossì leggermente, ma fece un cenno, d'accordo con l’amica.

La porta si aprì di scatto ed entrò correndo Michael «Scusate un attimo» disse prima di guardarsi freneticamente intorno. Poi aggrottò le sopracciglia e si chinò al fianco del comodino, prendendo una statuetta in miniatura di un mago che sembrava Silente vestito di una tunica celeste, ma più buffo, che fino ad ora nessuna di loro aveva notato. «Ma allora stavi qui, Merlino!» sussurrò, quasi rimproverando la statuetta del mago più grande di tutti i tempi. Certo, era una statuetta, ma Micheal sembrava rivolgersi a lui come se stesse parlando con il mago in persona. Mary ed Alice solo quando sentirono il nome capirono chi fosse, di solito le statuette di Merlino lo ritraevano più... in vesti serie e a impatto davano l'idea che fosse un mago potentissimo. In quella statuetta sembrava solo un curioso vecchietto allegro con un gufo in cima al lungo cappello. Michael guardò le ragazze, imbarazzato, ancora sorprese per la sua improvvisa entrata.

Rise nervosamente «Scusate, l'avevo perso, deve combattere un duello con la strega Magò e visto che l'ultima volta l'avevo fatto vedere a Lene... insomma, era urgente.»

«La strega Magò?!» domandò confusa Alice, sussurrando.

«Roba della Disney, non farci caso» le rispose Marlene, che le fece guadagnare uno sguardo ancor più confuso dalla Prewett.

Micheal intanto le aveva salutate e stava per uscire, quando venne chiamato da una Mary ghignante.

«Ehi, piccolo, alla fine hai scoperto perché facciamo la cacca?» chiese, facendo diventare di un rosso acceso la faccia di Michael, che la guardò male. E senza risponderle, se ne andò e chiuse la porta.

Sì, quella lì gli stava proprio antipatica.


                                               *


Solo quando Harry vide le ragazze andarsene per andare a prendere i cappotti si accorse che se l'attesa di sapere come stava Marlene gli era parsa sopportabile fino a quel momento, era perché sapeva che l'avrebbe vista, poi. Ora, con la consapevolezza che non sarebbe andata così, era molto più difficile da sopportare.

Cercò di non pensarci, ovviamente. Insomma, ne aveva di cose da pensare, che al momento dovrebbero essere le sue priorità. Come ad esempio perfezionare la sua Legilimanzia, concentrarsi ad aiutare Peter che (incredibilmente) aveva insistito per allenarsi di più e diventare più forte, come comportarsi nel caso che avesse di nuovo incontrato Voldemort, come spiegare la situazione all'Ordine senza apparire sospetto, esercitarsi a fare pozioni d'emergenza, stare attento a mangiare a piccoli pezzettini il cibo per non farlo andare a scontrarsi con la foglia o, ancora, a posti dove Voldemort avrebbe nascosto il diario (Lucius Malfoy lo possedeva già?), il medaglione, o la coppa di Tassorosso... insomma, doveva pensare a questo. Invece la sua mente si spostava a Marlene.

Stava impazzendo e probabilmente i suoi amici se ne accorsero, il picco fu raggiunto quando chiuse con un gran tonfo il libro di Legilimanzia, poiché stava leggendo per la decima volta la stessa pagina che aveva già letto settimane fa. Parlava di come entrare nella mente delle persone e maledizione, già era in grado di fare il processo, il problema era che quel giorno si era accorto di non riuscire più a "leggere" la mente e magari era perché improvvisamente, la sua dannata mente, si era scordata come fare.

Al momento, se si fosse ricordato il meccanismo basilare, starebbe cercando di trovare un modo per restare nella mente di un'ipotetica persona per più di qualche secondo, senza essere disturbato poi da un terribile mal di testa e senza far capire che effettivamente ci era entrato.

Odiava imparare la Legilimanzia.
Era stressante.

Quando capì che stava praticamente ripetendo il processo a memoria con gli occhi fissi su una frase di cui non riusciva nemmeno a dare un significato, si accorse che il problema non era la sua dimenticanza. Ma le sue emozioni.
Dannate.

Il libro lo chiuse troppo forte e il povero pollice andò a finirci di mezzo, facendogli cacciare un grido strozzato. Peter, assorto nel piegare i calzini decentemente (dopo che li aveva messi a caso nel baule l'anno scorso, sua madre non gli aveva fatto mangiare il panettone e... non voleva ripetere l'esperienza) saltò e per istinto urlò a sua volta. James, a presa in giro, fece un urlo da ragazzina terrorizzata, terribilmente acuto.

«Harry, ti prego, calmati» sospirò Remus, chiudendo il baule. Il suo era perfettamente ordinato, si chiudeva senza sforzo. Incredibilmente anche quello di James si chiudeva facilmente. Peter gettò loro un'occhiata d'invidia. Certo, mica lui sapeva che quello di James era dotato di Incantesimo di Estensione Irriconoscibile.

Il giorno dopo tutti se ne sarebbero andati a casa per le vacanze natalizie, sarebbero rimasti solo Harry e Sirius. James, stranamente, non li aveva invitati. Non che si fossero offesi, anzi, James addirittura li aveva guardati con uno sguardo colpevole quando era arrivato il momento di fare la lista di chi restava a Hogwarts. Ma Sirius gli aveva dato uno schiaffetto sulla nuca ghignando e facendo l'occhiolino e Harry aveva sorriso scrollando le spalle, senza che lui dicesse niente.

La verità è che sarebbe stato il suo primo Natale senza suo padre e, sebbene sua madre avesse organizzato per la Vigilia una gran festa, voleva trascorrere quei giorni con lei, loro due. Un po' d'intimità in famiglia, per abituarsi a quel posto mancante insieme.

A parole non lo disse ma, a quanto pare, non ce ne fu neanche bisogno. E allora James fu davvero grato di avere amici del genere. 

Ritornando al presente, mentre Peter borbottava imprecazioni, James andava in giro per la camera trovando degli abiti suoi in posti impensabili, intanto che Remus controllava, aprendo compulsivamente il baule, che ci fossero proprio tutte le sue riserve di cioccolata e mentre Harry cercava di leggere con la frustrazione che saliva, seduto vicino alla scrivania... Sirius se ne stava sdraiato sul letto, miracolosamente a leggere tranquillamente una rivista di moto, regalatagli da uno del quinto anno dopo che gli aveva fatto... un favore, qualcosa come far ritrovare nel letto di un tizio, allergico ai peli, Mrs Purr, che lo aveva in seguito graffiato in faccia, e alla fine il poveretto aveva ricevuto una punizione su richiesta di Gazza per aver rubato la sua povera e dolce gattina. Sirius non avrebbe mai pensato che fare scherzi su richiesta, o meglio, vendette, sarebbe stato così utile.

In poche parole, Sirius era l'unico rilassato e guardarlo faceva solo innervosire gli altri. Era talmente assorto nel modello di una bellissima Yamaha RD 350 che gli cadde la rivista di mano quando Harry gridò.

«Cosa? Che succede?!» chiese alzando di scatto la testa, in tempo per vedere Harry lanciare un'occhiataccia a Remus.

Gli bastò qualche occhiata per capire il problema di Harry, anche perchè era abbastanza evidente. Lanciò uno sguardo rammaricato alla sua rivista e alla Yamaha RD 350 e poi aprì bocca per parlare.

«Sul serio, Harry, vederti così preoccupato mi fa pensare che ricambi la cotta di Marlene» ghignò James, rubandogli la battuta.

Harry lo guardò male «Non ho una cotta per Lene» sibilò, poi arrossì leggermente «e lei non ce l'ha per me» continuò, distogliendo lo sguardo.
Remus sbuffò divertito, James si stropicciò gli occhi, esasperato, e Peter si lasciò sfuggire una risatina.

Sirius per poco non scoppiò a ridere, e intrecciò le mani, poi le alzò unite e inclinò la testa verso di loro, in una tenera posa. «Aw, altro che diciannovenne, sembri un bambino!»

Harry diede un'occhiata al suo corpo, ignorando volontariamente il vero significato della frase. «Appunto, sembro.»

«Non intendevo questo» borbottò Sirius, alzando gli occhi al cielo.

«E comunque niente cotta, sono preoccupato per lei semplicemente perchè è una mia amica, le voglio bene e tutto quanto» sbottò, poi sospirò.
«Verranno le ragazze, mi diranno come sta, e mi tranquillizzerò» assicurò.

Sirius fece una faccia svogliata e riprese la rivista, girando pagina «Certo» concordò, con una voce pregna di sarcasmo. Prima che Harry potesse valutare di soffocare Sirius con un cuscino, Remus scartò in tutta fretta una Cioccorana e gliela porse.

«Cioccolato. Aiuta a calmarsi» spiegò, all'occhiata interrogativa di Harry. Il corvino prese la Cioccorana e gli staccò con un morso secco la testa.

«Scusa, andavi a trovarla insieme alle ragazze, ti ritrovavi meglio» disse Peter a bassa voce e velocemente, come se fosse indeciso se completare o no la frase e cercasse di finirla il più presto possibile.

«Non potevo» disse Harry.

«Andavi lo stesso» sussurrò Peter, soprappensiero per poi aggiungere, come a ripensamento: «Convincevi Silente.»

Harry sospirò, guardò la Cioccorana e masticò la una parte del fianco, cercando di non pensare a Marlene. 

Diede un'occhiata a Sirius che guardava la rivista come se per lui il discorso fosse chiuso, anche se Harry sapeva benissimo che in realtà stava prestando attenzione. Adocchiò Remus, che lo guardava come se avesse appena impedito una catastrofe, poi James che ancora scuoteva la testa incredulo per la sua frase sulla cotta di Marlene poco prima. Infine Peter che si buttava sul baule per chiuderlo.

«Ci andavi lo stesso» gli risuonò la sua frase. Un'idea folle gli balzò in mente. Spalancò gli occhi e guardò la Cioccorana con realizzazione.
Questa... questa... sarebbe stata una delle più grandi cazzate mai fatte in vita sua. E, sorprendentemente, non aveva niente in contrario. Forse la sua coscienza e la sua maturità erano andate in giro da qualche parte, perché non intervennero in disaccordo.

No, non lo fecero. A quello ci pensò Remus, però.

«Harry, non farlo» disse, con un tono talmente allarmato che perfino Sirius distolse lo sguardo dalla rivista.

Perché Remus lo trattava come se fosse un libro aperto? Dalla sua faccia, Harry poteva dedurre che avesse già capito tutto, e si
chiese quando, esattamente, Remus avesse imparato la Legilimanzia a sua insaputa. Inoltre, era una sua impressione o quel giorno sembrava più spaventato da lui? Come se fosse una bomba ad orologeria che sarebbe esplosa da un momento all'altro.

Ma Harry non aveva visto il proprio sguardo pazzo rivolto alla povera Cioccorana senza testa. Quindi era sinceramente confuso riguardo il comportamento dell'amico.

Tuttavia, la confusione non gli impedì di giocarci un po' «Cosa?» chiese innocentemente, facendo il finto tonto.

Remus assottigliò gli occhi «Lo sai.»

Harry sbattè le palpebre nel modo più innocente possibile «Non sto capendo, Rem» disse, mangiando una zampetta di Cioccorana.

«Si può sapere che sta succedendo?» esordì James, scocciato.

«Harry vuole andare all'ospedale a visitare Marlene di nascosto» scandì Remus, continuando a guardare Harry con rimprovero, come se avesse già compiuto il crimine.

James guardò con la bocca ridicolamente spalancata il suo clone, mentre Sirius si portava una mano in faccia, borbottando, in modo che nessuno lo sentisse, altrimenti avrebbe rischiato seriamente la morte per mano di Harry: «Ok, è definitivamente impazzito.»

«EH?!» urlò Peter, guardandolo con occhi strabuzzati «H-Harry ma uscire fuori dai confini di Hogwarts senza permesso è punibile con l'espulsione!» farfugliò, come se Harry non lo sapesse perfettamente. Era forse la regola più banale di cui chiunque era a conoscenza.

«Ehi! Io non ho detto niente!»
«Harry...» Remus lo guardò male.
«Sì, ok, lo ammetto» sbottò Harry esasperato. «Ma davvero, non succederà niente. E più facile di quanto sembri!»

«Harry, non puoi andartene a spasso allegramente per il Mondo Magico senza pensare alle conseg-» iniziò il Licantropo profondamente in disaccordo, solo per essere interrotto da Harry.

«Mi dispiace Rem, rimandiamo alla prossima. Devo andare lì prima che finisca l'orario di visite» disse sovrappensiero, intanto che prendeva il mantello invernale e la bacchetta, mentre Remus lo guardava indignato e sconvolto.

Harry si avvolse velocemente attorno al collo una sciarpa e, dopo aver cercato di trovare i guanti, non riuscendoci, vi rinunciò e si diresse verso l'uscita. «Se qualcuno chiede di me, dite che sto a letto addormentato con la febbre o che so io, inventatevi qualcosa. Ok?» raccomandò frettolosamente.

James fece appena in tempo a sussurrare un «Ok...» che Harry aveva già fatto un incantesimo di Disillusione su se stesso, uscendo dalla porta e chiudendosela alle spalle.

Nel silenzio, una rivista che si chiudeva delicatamente e un piccolo sospiro «E lui dovrebbe essere l'adulto?» chiese Sirius, sarcastico. 



Harry passò per i corridoi senza essere visto e uscì dal castello.

Il freddo pungente lo colpì appena varcate le grandi porte, mise le mani nelle tasche e rabbrividì, pentendosi amaramente di non aver cercato per qualche secondo in più i guanti. Il parco di Hogwarts era coperto di neve, con il risultato che quando camminava su di essa, lasciava dietro di sé impronte provenienti apparentemente dal nulla, a occhio esterno. Alzò lo sguardo e guardò il cielo, coperto da varie nuvole. Qualcosa di bagnato e gelido gli toccò la punta del naso.

Stava nevicando, realizzò.

Riabbassò lo sguardo e si diresse veloce verso il Platano Picchiatore. Già sentiva di star per avere ripensamenti, quindi era meglio arrivare lì vicino il prima possibile. Davanti all'albero che si muoveva agitato, non si diede neanche la pena di cercare di trovare qualcosa da lanciare contro il nodo alle radici. Piuttosto sguainò la bacchetta ed evocò un sasso e, prendendo la mira, lo lanciò contro il nodo tra le radici. Quasi lo mancò, ma riuscì a toccarlo leggermente, e il Platano si immobilizzò.

Harry si avvicinò ed entrò nel passaggio segreto. Qualche minuto dopo, uscì dalla Stamberga Strillante.

Si prese qualche minuto per osservare con occhi amareggiati le rovine di Hogsmeade, ancora piena di macerie, prima di distogliere lo sguardo e fare un respiro profondo, poi si smaterializzò.

Harry inciampò malamente quando comparve in cima a una grossa pattumiera verde (fortunatamente chiusa) e per poco non cadde con la faccia a terra. Si alzò velocemente e si guardò intorno, confuso e agitato. Era comparso in una via piena di palazzetti, ma anche di molti negozi, che però erano di meno rispetto a come si ricordava. Qualche passante stava gettando occhiate confuse alla pattumiera, che apparentemente aveva fatto un gran fracasso da sola, ma poi lasciava stare, riprendendo a camminare allegramente tra la folla.

Tutto era pieno di decorazioni natalizie, che probabilmente si erano accese da poco, visto che ora aveva iniziato a farsi buio.

Secondo l'immaginazione di Harry, sarebbe dovuto comparire dietro quella viuzza che era un po' più di come si era immaginato, non su una pattumiera. Ma, evidentemente, le cose cambiavano nel corso di ventidue anni. A partire dal fatto che i negozi erano di meno, anche se attiravano molta clientela.

Si massaggiò la spalla, che aveva subito una brutta botta, e si diresse dietro la piccola viuzza.

Fu con suo grande orrore che vide che non era quella semi-isolata che si ricordava, tutt'altro. Era stretta, ma incredibilmente graziosa. Delle luci di Natale dorate erano appese da un palazzetto all'altro, negozi di dolciumi e presepi erano aperti e con la luce delle vetrine illuminavano ancora di più la via. Una folla camminava, guardandosi meravigliata intorno, mentre una Babbo Natale travestito cantava qualcosa, che Harry non riuscì a capire, visto il vociare della gente che copriva le sue parole.

Tornò indietro, ancora invisibile, e sperò ardentemente che il negozio Purge & Dowse Ltd fosse rimasto lo stesso, o perlomeno simile, altrimenti le cose sarebbero state molto più complicate. Ora anche il luogo dove aveva pensato di togliersi l'incantesimo non c'era più.

Camminò un po' per la via principale, quella dove c'era la pattumiera, dirigendosi verso il grande magazzino malandato. Stette attento ad evitare il più possibile le persone, guardandosi intorno alla ricerca di un maledetto posto isolato. Quando trovò finalmente una fessura tra due negozi, abbastanza grande da poterci entrare, ci si buttò dentro e si tolse l'incantesimo di Disillusione.

Camminò per un po', fino a quando non vide con sollievo il magazzino di mattoncini rossi Purge & Dowse Ltd, l'insegna storta e un cartello con sopra scritto: "Chiuso per ristrutturazione". Le vetrine erano polverose e una luce al neon (che doveva chiaramente illuminarle) si accendeva e spegneva in continuazione, un manichino era caduto addosso a un altro, che aveva la parrucca al contrario. Indossavano vestiti alla moda, per quel che poteva capire Harry guardando la gente che camminava, sebbene fossero sporchi.

Tutti erano disposti disordinatamente, solo uno era ritto in piedi di fronte al vetro, con delle ciglia finte attaccate per bene. Indossava un grembiulino di nylon verde.

Era lui.

Harry si avvicinò, guardandosi attorno esitante.

«Salve, vorrei vedere Marlene McKinnon» informò, sentendosi piuttosto stupido a parlare con un manichino. Ma doveva ormai esserci abituato a cose del genere, anche perché aveva un "amico" che lui chiamava Signor Duellante, ed era un manichino a tutti gli effetti. Terribilmente orgoglioso e combattivo, come se non bastasse.

Il manichino annuì appena e fece cenno di avvicinarsi con il dito snodato. Harry guardò per qualche secondo la vetrina, poi ci entrò dentro e svanì.
Si ritrovò nella grande sala di accettazione, file di sedie di legno (che avevano più l'aria di nuovo, da come se le ricordava) erano occupate da maghi e streghe, alcuni dall'aspetto normale, altri con delle malformazioni e malattie assurde, con cui solo i maghi si sarebbero ritrovati a fare i conti.
Harry distolse lo sguardo e scosse la testa, mentre una Medimaga gli passava accanto con una tavoletta e una penna stretti al petto, probabilmente per scrivere appunti su un altro paziente.

Si avvicinò al bancone e mentre attendeva in fila, notò con una certa preoccupazione che la signora dietro di esso non era svogliata, ma diligente. Quando richiedevano visite a qualcuno, a volte non controllava la lista di coloro che erano autorizzati, poiché evidentemente il paziente ricoverato poteva avere quante visite voleva, altre volte controllava invece la lista, quando le visite erano limitate.

Harry era certo che Marlene fosse proprio tra quest'ultimi.

«Desidera?» chiese la signora, senza neanche guardarlo.

«Visitare Marlene McKinnon» disse Harry, mentre faceva finta di aggiustare il colletto della maglia.

La signora guardò brevemente la lista e alzò lo sguardo «Mi dispiace, la signorina McKinnon ha già visite, e non credo che ne possa avere altre oggi. Ripassi dom-»

La signora fece per completare la frase, ma Harry mosse velocemente la mano, con la fronte aggrottata dalla concentrazione, la guardò dritta negli occhi e sussurrò: «Confundo

Nel rumore generale si udì a malapena, e il signore dietro di lui era troppo occupato a cercare di togliersi i guanti che a quanto pare gli congelavano le dita per prestare attenzione a quel che stava succedendo.

Per un attimo, Harry temette che non avesse funzionato e di esser stato beccato. Il confundus era già difficile con la bacchetta, essendo un incantesimo mentale, senza bacchetta lo era ancora di più.
Ma la signora venne scossa da un brivido, e lo guardò con occhi vagamente vacui.

«Eh? Cosa?!» sbottò.

Harry cercò di comportarsi nel modo più naturale possibile, facendo un sorrisetto «Mi stava per dire la stanza di Marlene McKinnon» mentì, affabile.

La signora sbattè le palpebre e andò a vedere un elenco «Oh... sì certo. Quarto piano, camera 264, terzultima porta in fondo a sinistra» informò.
Harry sorrise di nuovo e ringraziò.

La signora lo osservò andarsene, con ancora lo sguardo vagamente perso, prima di riprendersi e distogliere lo sguardo.


                                            *


Dopo che Michael se n'era andato, tutto impettito, le ragazze avevano riso e la tensione per l'argomento di prima si era totalmente sciolta. Avevano quindi iniziato a parlare di argomenti più leggeri, e fu quasi come se non fosse successo niente.

Però con una rammaricata occhiata all'orologio nella stanza, Mary fu costretta a informare che era tempo che se ne andassero. Silente aveva concesso loro un'ora, e ora dovevano tornarsene a Hogwarts.

«Cerca di non farci più prendere spaventi del genere, comunque» raccomandò Lily, il che fece sorridere leggermente Lene, staccandosi dall'abbraccio «Ah, e vedi di scrivere una lettera ad Harry il prima possibile, è molto preoccupato» continuò.

Marlene arrossì e annuì, mentre Alice le dava due rumorosi baci sulle guance. «Sei sicura che ti lasceranno uscire entro la Vigilia?» chiese di nuovo.

La biondina sospirò, fintamente esasperata «Sì, mi tengono in questo posto solo per assicurarsi che non senta dolori al fianco e che la cicatrice sia a posto. Alla fine ora sto abbastanza bene, tempo qualche giorno e tornerò a casa per festeggiare!» concluse la frase con un sorriso.

«Oh, ma io devo ancora fare il baule!» se ne uscì Mary, con gli occhi spalancati.

«Sei la solita» ridacchiò Lily, mentre la MacDonald si stropicciava la faccia con la mano.

«Spero che nessuna di voi mi abbia regalato vestiti, ne ho già abbastanza» borbottò, gettando un'occhiataccia generale.

«Eppure a me pare di averti regalo qualcosa da indossare, mi dispiace» ghignò Marlene, con tutto tranne che il dispiacere in faccia.

Mary sbuffò divertita e le diede un veloce abbraccio per salutarla «Apprezzerò il regalo solo perché me l'hai fatto tu, sappilo» scherzò.

Con un ultimo cenno della mano, le ragazze uscirono dalla porta, chiudendosela alle spalle.

Lily venne scossa da una strana sensazione. Si guardò intorno freneticamente, sentendosi osservata, e lo sguardo le si fermò su una sedia apparentemente vuota.

La osservò intensamente, senza sapere che occhi uguali ai suoi ricambiavano lo sguardo.

«Lily? Stai bene?» chiese Mary, scuotendola. 

Lily si voltò di scatto e si riprese «Sì... andiamo.... solo una sensazione.»
Mary la guardò stranita ma non disse niente, mentre si allontanavano dalla stanza 264.

Lily si voltò un'ultima volta a guardare la sedia, poi lasciò perdere, mordendosi il labbro.

Certo, lei non sapeva che avesse avuto un po' troppa ragione nell'affermare che Harry fosse talmente preoccupato per Marlene da non tranquillizzarsi fino a che non l'avrebbe vista di persona. Né sapeva che, poco importava che il suo amico avesse rifiutato la sua offerta, perché permesso o no, Harry Potter all'ospedale ci era andato lo stesso. 



Il suddetto Harry Potter, dovette aspettare anche un altro po' per entrare, perché una signora dai capelli castani era entrata, tenendo per mano un bambino. Per fortuna stette lì per pochi minuti, e poi si allontanò sempre con il bambino, andando verso l'atrio dell'ospedale.
Harry andò velocemente al bagno più vicino, che aveva notato almeno quindici minuti fa mentre aspettava che le ragazze uscissero.

Si tolse l'incantesimo di Disillusione e uscì.

Ormai non c'era neanche più bisogno di nascondersi, la parte a cui doveva stare attento era passata, i Medimaghi camminavano per i corridoi e non lo degnavano di un'occhiata. Neanche passava loro per la mente la domanda "Che ci fa un ragazzino da solo qui?".

Davanti alla porta fu un attimo incerto, non sicuro che la sua presenza fosse poi tanto gradita, poi scosse la testa e bussò, aprendo qualche secondo dopo.

La faccia che fece Marlene nel momento in cui lo vide fu un'espressione che Harry avrebbe ricordato con divertimento negli anni a venire.

La biondina lasciò cadere la rivista del Settimanale delle Streghe e lo guardò con gli occhi e la bocca spalancati, come se fosse una specie di alieno. Inoltre i capelli non erano propriamente ordinati, visto che era stata appoggiata al cuscino per la maggior parte del tempo, e indossava un pigiama grigio con un gufo sopra, a fianco la vignetta con: «Zzzzz». Per completare il tutto, c'era qualche pallina di stoffa di peluche fucsia, attaccata vicino.

«H-Harry!» balbettò, poi fu improvvisamente consapevole del suo aspetto di cui, giustamente, non si era tanto preoccupata con le amiche e i genitori. Si coprì istintivamente con la coperta, e il Settimanale delle Streghe cadde a terra.

Marlene imprecò mentalmente, tutta colpa di sua madre, che aveva insistito per farle togliere l'abbigliamento che aveva fornito l'ospedale («Togli quella roba plastificata e leggera, ci manca solo che prendi l'influenza in ospedale!»)  e aveva deciso di farle indossare invece quel pigiama ridicolo. Certo, era caldo e comodo, ma sua madre avrebbe potuto sceglierne uno più sobrio.

Poi pensò a ciò che avevano detto le sue amiche, ovvero che Harry non era potuto venire in ospedale, a quel punto l'abbigliamento non era tanto importante.

«Che ci fai qui?» chiese, mentre Harry si chiudeva la porta alle spalle, poi continuò senza dargli il tempo di rispondere: «Silente ti ha dato il permesso? Come l'hai convinto? Sicuro di stare bene? Lily mi ha detto di sì ma tu tendi sempre a nasc-»

Fu interrotta da una risata, e osservò stupita Harry ridere, appoggiandosi alla sedia vicino al letto. Sembrava una risata divertita, ma anche... sollevata, come se un enorme peso gli si fosse tolto dalle spalle.

Lo guardò e le venne naturale sorridere, dimentica di tutte le imbarazzanti palline fucsia di stoffa di peluche di questo mondo. Poi si accorse che la percezione delle cose intorno a Harry stava perdendo spessore, sbiadivano nel suono della risata del corvino. Allora fu consapevole che lo stava guardando con una faccia da ebete e si riprese appena in tempo, distogliendo forzatamente lo sguardo.

«Perchè ridi?» borbottò, guardando fisso le coperte, quando Harry iniziò a calmarsi.

Harry scrollò le spalle «Sono solo felice che tu stia bene» il cuore di Marlene saltò un battito a quelle parole. Alzò di scatto lo sguardo, osservando mentre ad un tratto Harry scuoteva la testa con un sorrisetto in faccia «Perchè mi hai fatto penare, Lene» sussurrò morbidamente.

La guardò, con occhi apprensivi, uno sguardo che fece sciogliere tutto il disagio e l'imbarazzo che si era portata dietro fino a quel momento.  

Perchè Harry aveva visto il sangue scorrere sulle sue mani, Marlene ne era consapevole, l'aveva vista con quello squarcio sul fianco, immobile.
 
E lui pensava ancora a questo, perchè la guardava attentamente, come se si stesse godendo la visione di lei viva e vegeta, quasi non ci credesse.

«Ma ora sto bene, vedi?» lo rassicurò, con un sorrisetto, indicando se stessa, dimentica del suo aspetto. «Ora non ti farò più penare, signor Potter» scherzò, poi schioccò le dita, spalancando gli occhi:
«Oh! Per fortuna sono riuscita prima a convincere mia madre a tornare a casa per riposarsi, con Michael dalla nonna... altrimenti saresti stato abbracciato e ringraziato all'infinito da lei. Sai no, che non sarei qui se non fosse per te?»

Harry sorrise un po'.

«Beh, è vero che tutto questo non sarebbe mai successo se non fosse stato per me» pensò poi, amaramente. Forse l'unico segno fu una leggera inclinazione del sorriso, ma fece finta di niente.

«Harry James Potter» la voce all'improvviso autoritaria di Marlene lo scombussolò un attimo. Da quando aveva saputo il suo secondo nome, amava iniziare a rimproverarlo (anche scherzando) chiamandolo per intero, con quella voce anche un po' ridicolmente solenne. 

Era una delle cose che più piacevano ad Harry di lei. 

Ma al momento non sembrava incline allo scherzo, come un attimo fa.

«Non pensare più quella cosa che hai appena pensato» lo redarguì.
«Pensare cosa?» 
«Te l'ho appena detto.»

Il silenzio fu persino assordante, interrotto da un urlo molto forte di un Medimago che dava direttive, che oltrepassò i muri della stanza. Harry la guardò con le sopracciglia aggrottate, da una parte chiedendosi perchè tutti all'improvviso avevano deciso di imparare la Legilimanzia a sua insaputa, dall'altra non capendo sinceramente se lui e Marlene stessero intendendo la stessa cosa.

«Se Tu-Sai-Chi  ha deciso che saresti stato un buon Mangiamorte, è colpa sua, non tua. Tutto questo è successo per colpa di Tu-Sai-Chi. Dio, detesto questa cosa di te! Vedi le cose obiettivamente, mica l'hai chiamato e hai detto "Ehi perchè non mi prendi in considerazione per entrare nei tuoi ranghi? Incontriamoci a Hogsmeade, e intanto dai una gran festa!"» sbottò Lene, guardandolo con uno sguardo determinato e ardente, mentre il corvino la fissava sbigottito. Poi sbuffò, continuando senza sapere che Harry non la stava più ascoltando: «Che poi non capisco, cioè da quando sei talmente bravo da attirare addirittura l'attenzione di Tu-Sai-Chi? So che sei un prodigio e tutto, ma non pensavo che fossi così. È impossibile che tu abbia imparato tutto da solo!»

«Tu... hai sentito?» riuscì a boccheggiare Harry.

Marlene lo guardò male «Tu non puoi pensare solo a questo dopo che ho cercato di farti la lavata di capo!» si lamentò, irritata.

«Eri sveglia?!» continuò Harry ignorandola, una nota di panico a malapena attutita.

«Sì, più o meno. Mi sono svegliata dopo un po'» rispose la biondina, ora leggermente confusa dal suo comportamento. «poco prima che tu rispondessi, più o meno» aggiunse. Vide Harry calmarsi visibilmente, e assottigliò gli occhi.

«Nascondi qualcosa» sussurrò.

Harry la guardò per un attimo impanicato, ma l'attimo fu tanto breve che se Lene non si fosse trasformata automaticamente, come ogni volta che era in sua presenza, in un'attentissima osservatrice, non avrebbe notato. Succedeva sempre così: si ubriacava di ogni suo particolare.

Il corvino sapeva che si era lasciato sfuggire un'emozione di troppo.

Purtroppo erano uscite prima che potesse sopprimerle, e avevano rivelato quel che avevano rivelato. Non voleva che altri scoprissero qualcosa, e Voldemort aveva detto parecchie cose compromettenti. Il pensiero che Marlene avesse potuto sentirle gli aveva fatto perdere un po' di controllo. Altri che sospettavano non ne aveva bisogno.

Decise che qualsiasi negazione sarebbe suonata a "finto tonto", quindi si limitò ad osservarla confuso, non dicendo niente.

«Harry» marcò la ragazza con voce ferma «Cosa ha detto prima, quando ero incosciente, Tu-Sai-Chi?»

Continuando su questa strada non andava bene. Il corvino pensò freneticamente a un piano e una bugia abbastanza credibile, per quanto gli facesse male mentire. Marlene era una persona così comprensiva, così intuitiva e così spontanea che non meritava bugie.

Ma, come sempre, doveva.

Harry storse volontariamente la bocca, in una smorfia ansiosa. «Niente di importante, le solite sciocchezze sul potere e sull'inutilità dell'amicizia, ecco» spiegò, rendendo abbastanza evidente il fatto che stesse mentendo, ma non troppo. Non era da lui.

«Harry James Potter»

Di nuovo.
Con lo stesso tono.

Harry rabbrividì e deglutì, e lasciò che il suo sguardo si oscurasse. Guardò il viso duro di Marlene, anche se con un pizzico di dolcezza negli occhi, e fece cadere il velo di incertezza, sostituito da uno di sconforto «Per convincermi a lasciar perdere tutto e unirmi a lui... ha detto alcune cose sulla mia infanzia e sulla mia famiglia che...» distolse lo sguardo «cioè... insomma, per ora non vorrei che si sapessero, né mi sento di dire» sussurrò.

Era subdolo fare tutta quella recita. Subdolo e viscido, viscido come la foglia che aveva in bocca. Harry si faceva abbastanza schifo.
Marlene lo guardò un attimo, Harry diede un pizzicotto alla stoffa del pantalone e degli occhi marroni seguirono attentamente il movimento. Poi Marlene ritornò a guardarlo con uno sguardo colpevole.

«Io... non immaginavo. Scusa, Harry» disse, con occhi sfuggenti.

Harry fece un sorrisetto triste, vero questa volta. Solo che il motivo era diverso da quello che invece probabilmente pensava Lene. «Non preoccuparti. Anche io avrei reagito così» rispose, facendo spallucce.

Il silenzio li avvolse per po', ed Harry, estremamente a disagio, si mosse sulla sedia e guardò brevemente a terra, notando la rivista del Settimanale delle Streghe aperta, caduta a terra. Si chinò e la prese, poggiandola piuttosto svogliatamente sul letto di Marlene.

Poi guardò la pagina aperta e sentì un senso di orrore nascere in lui.
 
Era stampata la foto di una ragazza dai capelli biondi alla fine di un articolo sulla relazione segreta tra la vedova di pochi mesi Celestina Warbeck e il suo datore di lavoro. La ragazza nella piccola foto aveva i capelli raccolti in una morbida crocchia, indossava un vestito attillato celeste, e un'elegante giacchetta di pelliccia gialla. Cosa che saltò agli occhi di Harry fu la forma sottile degli occhiali e la borsetta di pelle di coccodrillo. Guardò la scritta accanto alla foto: " Articolo scritto da: Rita Skeeter, emergente giornalista, 23 anni. "

Harry ringraziò chiunque fosse in cielo, perchè non era famoso e in questo modo si risparmiava metà della frustrazione.

«Oh quello» disse Marlene con uno sbuffo «Quell'articolo mi ha già rotto in anticipo. So già che nonna per Natale parlerà di questo, insultando la giornalista per aver criticato la sua cantante preferita.»

Harry distolse lo sguardo, chiudendo la rivista con uno scatto isterico per non guardare più quello scarabeo odioso.

«Ma Celestina Warbeck non è quella che canta...?»

«Un calderone di forte amor bollente? Mi hai stregato il cuor?» completò Marlene con un sorrisetto, poi chiuse gli occhi e iniziò a dondolare la testa a ritmo «E forse è stato solo un attimo, una pozione d'amore avrebbe potuto far di meno, a continuar così, non ci riesco nemmeno... Mi hai stregato il cuor, e non capisco come hai fatto... perchè un incantesimo cosí potente non esiste, e questo batticuore insisteee» canticchiò, ben consapevole di essere stonata. Ma era disposta a rendersi ridicola, perchè Harry rise e la tensione si sciolse completamente.

«Sì, scusa se non sono lei» disse Marlene fintamente indispettita, cercando di nascondere un sorriso.

Questo non fece che aumentare le risate di Harry, che riuscì a calmarsi solo dopo essersi fermato per tre volte nel tentativo di trattenere le risate.
Stranamente, lì con Marlene dimenticava tutto il peso che aveva sulle spalle. Ed era bello, anche solo per un attimo, comportarsi da ragazzino quale sembrava.

«Grazie per la serenata, Lene» disse con un sorriso divertito, poi divenne più beffardo «Però... sbagliavo a immaginarti cantare bene.»

Marlene gli sbatté la rivista in testa, facendogli uscire un gemito di dolore.

«Canta tu, Mister Cantante!» esclamò, con sfida.
«Cosa?! No!» 
«Io l'ho fatto, ora lo fai anche tu.» 
«Ma non te l'avevo chiesto!»
«Harry James Potter.»


                                               *


«Ha l'influenza?» domandò stupita Lily, per poi dare un'occhiata alle scale del dormitorio maschile.

«Sì» confermò Remus, con un sorrisetto incerto.

«Beh, possiamo andare un attimo a vederlo» fece spallucce Alice, mentre Mary borbottava qualche scusa e si precipitava verso il dormitorio femminile, andando a preparare il baule.

«No!» sbottò Remus, parandosi davanti a lei, quando fece per salire. Peter lo guardò agitato e Sirius si fece immediatamente avanti, guardandolo con rimprovero.

«Sta dormendo» spiegò, calmo.

«Ma oggi stava bene!» si lamentò Lily, sospettosa.

Sirius pestò il piede di James per aiuto, che trattenne un «Ahi!», poi si sforzò di fare un ghignetto. «Abbiamo fatto una partita a palle di neve, Evans. L'abbiamo massacrato e ha preso freddo.» mentì il Potter.

«Lo portavate in infermeria!» esclamò Alice.

«Nah, non ce n'era bisogno» Sirius sventolò la mano, svogliatamente.

Quando Peter notò l'occhiata di rimprovero che diedero le ragazze, a sorpresa di tutti, parlò: «A-Abbiamo già preso le medicine, Harry preferiva r-rimanere nel suo letto» balbettò.

Lily li guardò uno a uno, poi sospirò «Va bene... quando si sveglia ditegli che Marlene sta bene.»

I ragazzi fecero un sorrisetto sollevato alla notizia e annuirono.

«Allora noi andiamo ad aiutare Mary» si congedò Alice, poi vide Frank entrare nella Sala Comune e il proposito andò all'aria, mentre correva a salutarlo.

Lily li guardò un attimo intenerita, poi si voltò e fece un cenno di saluto verso i Malandrini con la mano, avviandosi verso le scale del dormitorio femminile.

«EHI EVANS!» urlò James, facendola saltare per lo spavento.

«CHE URLI A FARE, POTTER, SONO QUI!» lo sgridò, notando con un certo imbarazzo lo sguardo di parecchi studenti puntati ora su lei.

«Scusa, Evans, volevo solo chiederti perchè hai deciso di farti crescere dai capelli delle stelle di Natale» ghignò James.

Lily si prese i capelli da dietro e li portò di lato, guardandoli con orrore.

Sembravano una specie di giardino rosso per le stelle di Natale.

Non c'era neanche il bisogno di pensare di chi fosse la colpa. Quello stupido, dopo settimane di tregua, aveva probabilmente esaurito la sua scorta di neuroni per decidere di fare una cosa simile.

«Potter.»
«Sì, amore?»
«Mi è venuta l'improvvisa voglia di ucciderti.»
James impallidì.


                                            *


Fu molto imbarazzante. Harry non ricordava l'ultima volta che aveva cantato, ed era assolutamente certo che non aveva mai cantato una canzone d'amore.

Quindi finì per cantare bene, perchè cantava bene per sua sorpresa, ma con una voce incerta che rovinava tutto, accompagnata da un’espressione imbarazzata che era consapevole di avere e che lo metteva a disagio ancor di più.

Fu probabilmente per questo che Marlene prese a ridere, quando ormai era quasi alla fine della strofa che lei aveva cantato.

Harry si era fermato, rosso in viso, e aveva smesso.
E la sua cara amica rideva ancora.

«Lene!» esclamò imbarazzato, ma con un sorriso divertito, visto che questa ora rideva silenziosamente, trattenendo il respiro.

Era comico vederla con la bocca spalancata in un sorriso, immobile. 
Probabilmente era un po' uscita fuori di testa, o era semplicemente tanto allegra, visto che rideva tanto per così poco.

Poi a un certo punto mentre si chinava a tenersi la pancia, smise e il sorriso scomparve sostituito da una smorfia di dolore. La mano andò a stringersi il fianco.

La biondina imprecò tra i denti, mentre Harry la guardava in allerta e preoccupato.

«Il fianco?» domandò con voce flebile. Marlene non rispose, mentre strizzava gli occhi. Lì aprì e sospirò, poggiandosi cautamente sui cuscini, muovendo lentamente il busto per rimetterlo dritto. Si voltò verso di lui e notò il suo sguardo nervoso sul fianco. Fece un piccolo sorrisetto.

«Non preoccuparti, è successo già una volta. Non devo muoverlo troppo, la cicatrice tira» spiegò brevemente.

Gli occhi di Harry scattarono verso il suo viso, sembrò per un attimo sorpreso alla parola "cicatrice", poi probabilmente si disse che non avrebbe dovuto aspettarsi niente di meno.

«Posso... vedere?» chiese.

Marlene spalancò gli occhi e arrossì «È-è brutta» balbettò, cercando di trovare una scusa. Pensare a Harry che le fissava il fianco era qualcosa che la metteva a disagio.

Harry sbuffò e si scostò la frangetta, scoprendo la cicatrice a forma di saetta «Non venire a parlare a me di cicatrici!» esclamò, con una nota ironica. Poi se la accarezzò, disegnandone la forma, aggrottando le sopracciglia «La odio. Mi piaceva da piccolino, pensa, poi mi sono accorto che averla in faccia non era il massimo. Però... alla fine è un segno che sono sopravvissuto. Dovrei esserne felice. Ma la odio» mormorò, omettendo qualche particolare. Non odiava la cicatrice perchè era in faccia, o almeno non completamente. Solo lui sapeva tutti i problemi che gli aveva provocato, quello sfregio sul suo viso.

«Sfregiato.»

«Oddio, Malfoy mi ha influenzato» pensò orripilato. Ora gli risuonava pure la sua odiosa voce in testa.

Intanto Marlene lo guardava incerta, poi scostò le coperte e alzò la maglietta dal fianco, voltando lo sguardo dall'altra parte.

Harry si riprese dal turbinio dei suoi pensieri e guardò la lunga cicatrice, un po' scombussolato. Non si ricordava che la ferita fosse così lunga. Voldemort aveva davvero osato fare questo?

Avvicinò le dita e la toccò, per un attimo sentì la sensazione del sangue sui suoi polpastrelli, ricordando quando si era trovato quella parte di pelle aperta e squarciata, con del liquido rosso che fuoriusciva di continuo. E fu proprio quella sensazione che gli fece ritirare le dita di scatto.

Marlene abbassò la maglietta e si voltò verso di lui, con tonalità di rosso mai viste prima, ma Harry non sembrò farci caso, mentre si guardava le dita.

Alzò lo sguardo e lo puntò su di lei, e Marlene sussultò. Era vuoto e apatico, e la scrutava lentamente come a cercare qualcosa. Poi forse la trovò, perchè gli occhi di Harry ritornarono a essere espressivi, mentre un angolo della sua bocca si tirava un po' in su.

«Non è brutta, ed è sicuramente più bella del ricordo che l'ha provocata» disse «Poi vederla mi ha fatto ricordare quel che hai passato ieri insieme a me. Non tutti avrebbero retto. Ma tu ora sorridi, e quella cicatrice è la prova di quanto tu sia forte» continuò con sguardo morbido.

Marlene lo guardò sorpresa e con gli occhi lucidi, le guance un po' rosse. Poi scosse la testa e fece un sorrisetto incredulo.

«Incredibile come tu dica queste cose per me e non anche per te» disse leggermente divertita.

Harry scrollò le spalle «Io ero piccolo, ci convivo da tanto. Poi... non è che a me è stata una cosa tanto figa da coinvolgere le malvagie forze del Male. È stato un semplice incidente d'auto» concluse con un ghignetto.

A dir la verità, solo ora aveva pensato a quelle parole. Forse avrebbe potuto iniziare a guardare quella cicatrice da una prospettiva diversa. Dopotutto, fino ad ora era sopravvissuto. E non intendeva solo fisicamente.

Marlene sbuffò divertita e non rispose, sentendosi più leggera.

Harry guardò l'orologio nella stanza, spalancando gli occhi.
«Devo andare, sono stato troppo tempo» disse, con una punta di dispiacere e fastidio.

Marlene si risvegliò dal mondo della contemplazione e guardò l'orologio sbattendo le palpebre. «Oh.»

Harry le sorrise e l'abbracciò, quando si staccò le scompigliò violentemente i capelli, con un ghigno beffardo «HARRY» urlò Marlene, dandogli un violento schiaffo sulle mani.

«Ahi!» gemette Harry.

«Impari» sbottò Marlene, cercando di aggiustare i capelli.

«Va bene, non lo faccio più» assicurò Harry, alzando le mani, dando una veloce occhiata al dorso della mano destra. Era rosso. 

«Stammi bene» disse con un sorrisetto, poi si voltò e fece un cenno di saluto.

Sul punto di aprire la porta, a Marlene venne in mente una cosa. 
«Harry, alla fine non mi hai detto come hai fatto ad ottenere il permesso di Silente per venire qui» disse curiosa.

Harry si fermò e la guardò fintamente confuso «Permesso? Quale permesso?» chiese. Alla vista della sua faccia sconvolta fece un ghigno malandrino e aprì la porta, uscendosene come se non avesse detto niente.
Marlene rimase per minuti interminabili a guardare la porta chiusa, mentre il viso si andava a colorare lentamente di rosso. 

«Ha praticamente infranto una delle regole più importanti della scuola, andando addirittura così lontano da Hogwarts, per venire a trovarmi?!»

A questo punto non sapeva se sentirsi lusingata o arrabbiata con lui per aver rischiato così tanto per una sciocchezza simile. 

Sospirò e si appoggiò ai cuscini, e si accorse che era la quinta volta che faceva quella stessa azione quel giorno.

Sinceramente non gli aveva fatto un bel po' di domande che aveva pensato di fargli, se n'era completamente dimenticata.

E alla più importante le aveva mentito.

Marlene lo sapeva che lo aveva fatto. C'erano alcuni segni che Harry faceva ogni volta che diceva una bugia difficile, di quelle che non vuoi dire. Tutti li facevano, certi gesti involontari.

Ma aveva lasciato che pensasse che gli credesse. E al momento non le sembrava adatto indagare, tempestarlo di domande, facendogli così pentire di essere venuto.

Ci sarebbe stato tempo, o forse era meglio che non facesse domande. Forse, un giorno, sarebbe stato lui a dirglielo.

Doveva aver avuto un buon motivo per mentire. Per il momento, si sarebbe limitata a fidarsi.

E quando Harry ne avrebbe avuto bisogno, ci sarebbe stata. 

























Angolo Autrice
Ehilà gente, scusate il ritardo, e anche gli errori, ho scritto dal telefono quasi tutta l'ultima parte (come se le altre due non fossero anch'esse piene di errori).
Alice e Mary per un attimo hanno dubbi, ma non è che ora sospettano che Harry possa tradire tutti loro. Non lo conoscono bene, hanno quindi esitano un attimo a credere, ma come pensa Marlene, alla fine aveva comunque detto "No", anche ci fossero stati dubbi alla fine ha deciso. E entrambe hanno fiducia nelle loro amiche, che si fidano di lui (poi ci stanno anche i pensieri di Mary, che contribuiscono).
"La spada della roccia" era uno dei film Disney che amavo e mi è venuta voglia di rivederlo recentemente. E allora non ho potuto resistere a citarlo, mi è venuto spontaneo XD 
Michael ha visto i film Disney, la madre comunque gli ha spiegato che non era realtà, che questo era il modo in cui i babbani immaginavano la magia. Che non doveva proiettare quelle immagini sul loro mondo. 
Sto dicendo questo giusto per dire che non è che Michael guardando la Disney si confonde, ha le idee chiare XD
Harry non è ancora bravo in Legilimanzia, ma quest'ultima è una disciplina difficile, molto difficile. Harry, a dispetto di quel che crede la popolazione studentesca, non è un prodigio. Quindi non è che posso farlo imparare in due settimane XD
Sì, intanto Sirius ha letto il libro sui mezzi babbani e si sta documentando sulle moto XD La sua passione inizia!
Non so se avete notato, ho voluto sottolineare i cambiamenti che gli anni portano. Perchè è impossibile che in 20 ANNI non sia cambiato niente per le strade. All'inizio volevo che la via in cui si trovava il Purge & Dowse fosse nel 1973 più una via piena di palazzetti, che di negozi, e che anche il Purge & Dowse fosse un edeficio pericolante. Col tempo i negozi hanno iniziato a stabilizzarsi lì e i maghi, per adattarsi, hanno trasformato il palazzetto in un magazzino. Ma Moody, in "Harry Potter e l'Ordine della Fenice" (mi pare), dice che i maghi hanno scelto quel posto così che i maghi malati potessero confondersi tra la folla, e poi ci avevano costruito il San Mungo. Quindi di certo una via piena di case non è piena di persone, quindi mi sono limitata a farla solo con meno negozi. Insomma, 20 anni non sono così tanti, da rendere la cosa completamente inverosimile.
Ah, anche sempre giusto per precisare, Harry e Marlene passano del tempo insieme, a Hogwarts. Sono amici, amici normali, non migliori amici, ma Marlene riesce a capire così Harry perchè avendo una "cotta" per lui, studia ogni sua espressione, ci sta attenta.
Il testo di "Mi hai stregato il cuor" l'ho scritto io, è brutto, scusate se non sono una cantautrice XD 
Non mi sembra di dover specificare altro, spero che si capiscano abbastanza i pensieri di Lene, mi sembra di sì XD
Alla prossima! 
P.s. Scusate per eventuali errori di grammatica o/e battitura.
 
Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!

 
   
 
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