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Autore: Enchalott    21/08/2019    4 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tradimento
 
La tensione elettrica tra i due uomini era incredibilmente palpabile ed esplicita, quando Adara li raggiunse al parapetto di babordo.
“Che succede?” domandò ansiosa, percependo quell’attrito silenzioso ma inequivocabile: Dare Yoon, se possibile, era ancora più pallido di Narsas, mentre l’arciere esibiva nei suoi confronti uno sguardo duro e quasi ammonitorio.
“Niente” replicarono loro all’unisono, senza tuttavia smettere di scrutarsi.
La ragazza rinunciò a priori ad indagare sul motivo dei loro evidenti dissapori, latrice di una notizia troppo rilevante e tutt’altro che confortante.
“Siamo nei guai” annunciò a bassa voce, ottenendo nell’immediato la completa attenzione di entrambi.
Riassunse brevemente i particolari che aveva appreso grazie ad Alyecc e l’espressione dei suoi compagni di viaggio si fece progressivamente più inquieta.
“I nostri timori si sono rivelati fondati, purtroppo” considerò il soldato, volgendosi a poppa per controllare eventuali inseguitori, inutilmente “La realtà peggiore di tutte è che siamo nettamente in minoranza rispetto alla ciurmaglia che ci circonda. Sarebbe perlomeno di conforto sapere se il vostro amico incappucciato sta dalla nostra. Ha quattro servitori armati al seguito, se non sbaglio, potrebbero risultare utili”.
“Ha detto che farà ciò che è necessario” riportò testualmente la principessa.
“Punto e a capo” sbuffò Dare Yoon “Potrebbe significare che ci darà una mano, ma anche che penserà solo alla propria pelle. Propendo per la seconda”.
“Io, invece, ho paura che si metterà personalmente in gioco” ammise Adara, scoprendo il polso “Ha voluto a tutti i costi che accettassi questo dono, l’ho interpretato come un commiato da parte sua. Combatterà all’ultimo sangue…”.
“Lo faremo tutti” affermò l’arciere, portando le dita sulla corda che gli attraversava il petto e reggeva la sua arma micidiale “Da questo momento nessuno di noi dovrà rimanere isolato. Fisseremo dei turni di guardia per la notte. Non possiamo permetterci distrazioni”.
I suoi occhi si posarono sul bracciale, che luccicava altero. Trasse un sospiro amaro.
“Ma tu sei ancora troppo debole, Narsas. Non puoi negarti il riposo. Domanderò ad Alyecc di spartire con noi la vigilanza” propose lei.
“Sto bene” rispose il guerriero del deserto con durezza “Lui dov’è?”.
“Non lo so…” sospirò Adara, allargando le braccia.
L’espressione dell’Aethalas si fece ancora più severa, ma non aggiunse nulla.
“Tsk!” ringhiò l’ufficiale tra i denti “Daimar… Ci toccherà pure ringraziarlo per averci messi in guardia. Non cambio idea su di lui, anzi... il fatto che sia l’unico ad essersi accorto del cambio di rotta e di tutto il resto è un’ulteriore riprova dei suoi poteri”.
“Se ti concentri sul tramonto, trovi l’ovest e lo vedi anche tu che Neirstrin non è in quella direzione” obiettò Narsas, indicando l’ultima luce aranciata all’orizzonte “Io ho notato che l’Amara virava e non sono certo un Daimar. Piuttosto, non so nulla di manovre sul mare, così non mi sono particolarmente allarmato per la deviazione. Il Pelopi è insidioso, ho immaginato che Dalian stesse evitando qualche secca o uno dei vortici di cui tutti parlano con timore”.
“Bah…” bofonchiò l’ufficiale, alquanto piccato “Resta il fatto che io non vedo alcuna nave dietro di noi e che non ho fatto caso al particolare del nome ridipinto. Mi sento un tale imbecille…!”.
“Non dire così, Dare Yoon” intervenne la principessa “Alyecc naviga da una vita, mentre noi siamo assolutamente inesperti in questo campo. Inoltre, abbiamo avuto altro a cui pensare negli ultimi giorni. Ciò che vale è che ci sia stata data la possibilità di difenderci, non importa se lui non ti piace”.
“Sarà bene sfruttarla all’istante” tagliò corto l’arciere, staccandosi dal parapetto.
 
 
“Sinceramente non riesco a seguire i tuoi ragionamenti, Irkalla…”.
Il Distruttore continuò a camminare pigramente su e giù per l’ambiente, ma smise infine di ignorare la presenza che stava attendendo da svariati minuti, con pazienza, la sua divina considerazione.
“Non ho mai detto che te ne avrei messo a parte, Valarde” ribatté lui asettico.
La dea delle Montagne sospirò con immensa calma, accomodandosi lo scialle tinta glicine sulle spalle dall’incarnato bruno. Continuò a giocare tranquillamente con una ciocca, che sfuggiva dispettosa all’elaborato chignon in cui teneva raccolti i lunghi capelli color mogano, seduta morbidamente sul letto.
“Non sono qui per infastidirti e neppure per criticarti” continuò lei, seguendolo con gli occhi d’antracite “Tantomeno per ostacolarti, dato che non capisco assolutamente quale sia il tuo fine, rigetto della Profezia a parte…”.
“Tsk! Siete tutti molto gentili negli ultimi tempi, faccio quasi fatica a trovare un po’ di privacy” saettò lui, implacabile “Oppure avete paura delle mie ferme decisioni? Non intendo disintegrare le divinità minori, pertanto puoi rincuorarti, Valarde. Dillo anche ai tuoi pari, già che ci sei”.
“Ecco! È a questo che alludo, Irkalla!” borbottò lei, risentita “Non è da te essere così scortese, neppure quando sei arrabbiato! Posso capire che i millenni che Amathira ti ha inflitto ti siano stati aspri e concordo nell’affermare che lei abbia decisamente esagerato… ma non sarebbe meglio che tu ora accettassi di aver perso la partita, inghiottissi per una volta l’orgoglio e lasciassi correre tutto in avanti senza metterti di traverso?”.
“Meglio per chi?” fece lui, torvo.
“Mah, così a occhio e croce per tutti!”
Il Distruttore rise, terribile e privo di indulgenza.
“Tanto non siete voi a essere costretti in un corpo mortale destinato alla fine!” tuonò feroce, arrestandosi “La sai una cosa, Valarde? In verità è come se io fossi già morto e reincarnato da tempo, a prescindere dalla volontà della mia ex amante. L’ho fatto da solo. E quando un’esistenza si rimette al mondo in autonomia, decide altrettanto personalmente come diavolo diventare! Pertanto, se non ti aggrado, puoi andartene immantinente. Non ti ho convocata io quaggiù”.
La dea delle Montagne si alzò con grazia e il lungo abito dalla sfumatura orchidea, decorato da petali candidi, frusciò serico nel movimento armonioso. Gli si avvicinò, prendendolo delicatamente sottobraccio in barba alla sua posa minacciosa.
“Lasciami” ordinò lui, brusco.
“Non dirmi che, a causa di una sola di noi, ora disprezzi parimenti tutte le donne” sorrise lei con comprensione “Non sarebbe raziocinante e stenterei a riconoscere il vero te, Irkalla. Quello che stimo e apprezzo dall’alba del tempo”.
“Sai bene che non è così” rispose lui, liberandosi con rabbia istintiva “In fondo, me ne scelgo una per notte, quando mi va…”.
“Quello è solo temperamento, non certo una prova a tuo favore! Anzi…”.
“Non lo faccio per dispetto a lei, se me lo stai per domandare…”.
“Lo so”.
“E allora che cosa vuoi da me!?”.
Valarde puntellò i pugni ai fianchi e batté il piede a terra, spazientita, squadrandolo come se fosse un moccioso riottoso. Lui alzò gli occhi al cielo, rassegnato al fatto che la divinità muliebre non se ne sarebbe andata fino a quando non gli avesse espresso il suo punto di vista. Che, conoscendola, sarebbe consistito in una sonora e interminabile ramanzina.
“Sarai anche uno degli dei più potenti del creato, Irkalla, possiederai anche la facoltà di annullare e riavviare infiniti mondi, ma lasciatelo dire… tu non capisci proprio niente! Soprattutto di noi donne!”.
“Questa mi mancava…” borbottò lui, indignato.
“Non fare l’offeso e ascoltami! Non mi scalderei tanto, se non fossi la migliore amica che tu abbia mai avuto dall’eternità intera! Zitto…! Prima che tu mi chieda perché all’epoca della maledizione non sono intervenuta, te lo racconto io!” sbraitò Valarde, tenendo fede alla sua natura materna “Quando ho saputo la faccenda al completo, sono andata a cercare Amathira per dirgliene quattro. È sempre stata capricciosa e impulsiva con noi immortali, tanto quanto si è costantemente dimostrata indulgente e comprensiva nei riguardi degli esseri umani. A buon diritto si fa rappresentare dalla Luna! Comunque, sarebbe stata mia intenzione portarla ragionare o farle commutare la tua condanna in qualcosa di meno ridondante”.
“Vedo che non ti è riuscito…” commentò Irkalla sarcastico.
“Spiritoso! Lei non c’era! Non l’ho trovata in nessun luogo! Sparita! Mai più vista!”.
“Come nelle sue intenzioni. Non mi dici niente di nuovo”.
“Bene. Questa precisazione era solo per chiarirti che non mi sono schierata con lei e neppure ho fatto spallucce come tanti altri in quella circostanza. Quindi, ora ascoltami e forniscimi il tuo pensiero oggettivo su ciò che ti riferirò, senza lasciarti influenzare dall’odio immane e ottenebrante che ti riempie l’anima”.
“Guarda che ti sbagli, Valarde. Odiarla sarebbe già provare ancora qualcosa per lei. Invece, risulto totalmente indifferente ad ogni termine che la riguarda”.
“Allora mi piacerebbe tanto sapere verso chi è rivolto il rancore che avverto chiaramente in te, mio caro! Ma questo viene dopo… in primis vorrei continuare con il mio modesto punto di vista”.
Il Distruttore strinse gli occhi terribili, riducendoli ad una fessura luminosa, ma tacque.
“Era ciò che tutti si aspettavano da voi, quando vi siete incontrati per la prima volta”.
“C-cosa?” fece lui, bloccandosi “Che diamine vuoi insinuare?”.
“Pensaci. Le storie d’amore complicate raccolgono numerosi fan e altrettanti pettegolezzi. Ti ricordi? Voi due vi siete conosciuti alla solennità per la nascita dell’ultimo figlio di Almaktti e Threna. Tu non eri mai intervenuto nelle altre occorrenze mondane, ma in quell’occasione i nostri sovrani ti avevano scelto come tutore del loro terzo erede e non hai potuto evitare di partecipare”.
“Rammento benissimo. E allora?”.
“Allora tutti gli occhi erano su di te! Non dirmi che non te ne sei accorto! Irkalla, tu sei un mistero anche per la maggior parte di noi divinità. Sei estremamente potente e intelligente, difficile da interpretare e per di più sei tremendamente affascinante. Io ho visto sguardi invidiosi e intimoriti da parte degli uomini, colpiti e languidi da parte delle donne al tuo passaggio. Mi è venuto da sorridere, come tua amica di lunga data, ma in seguito mi sono data della sciocca da sola per aver sottovalutato quei pensieri da romanzetto epico e sdolcinato che ho colto nell’aria”.
“Non ero l’unico uomo a disposizione, ma hai ragione su una cosa. Sono considerazioni da storiella per stupide femmine annoiate” rimarcò il Distruttore, lievemente imbarazzato.
“Non l’unico, ma certo il più stimolante” precisò Valarde “Non sto a sottolineare invece quale fosse la dea più incantevole e apprezzata lì presente…”
“Stai dicendo che tutti hanno pensato che saremmo stati una bella coppia?”
“Ovviamente. Guardandovi interagire, tutti hanno iniziato a sognare di voi”.
“Un simpatico passatempo” commentò lui caustico “Ma qual è il sottinteso? Io non sono certo stato con lei per dilettare i più…”.
“Lo so, ti conosco. Invece di Amathira non sono così certa”.
“Ora sei tu a non essere oggettiva, Valarde. Non l’hai mai sopportata, ammettilo”.
“Non è proprio così. Al di là delle impressioni personali, ho sempre pensato che non fosse adatta a te e te l’ho ribadito se ben ricordi. Gli eventi successivi hanno ben confermato le mie perplessità”.
“Ti assicuro che non ho mai avuto modo di pensare che lei stesse fingendo con me”.
“Oh, non si tratta neppure di vanterie femminili. Amathira può essere stata sinceramente attratta da te e non averti semplicemente esibito come un trofeo.  Però io… scusami se sono tanto diretta… io sono convinta che il vostro incontro sia stato pilotato. Ma non per creare uno spettacolo che abbattesse le tediose giornate degli immortali. Quella è stata solo l’apparenza, l’obiettivo nascosto e infido alla fine era l’epilogo che si è effettivamente realizzato”.
Irkalla spalancò gli occhi, folgorato.
“Ma… perché?” esclamò incredulo.
“Non lo so. Se ne fossi venuta a capo, la questione si sarebbe risolta secoli orsono”.
“Hai parlato con Elkira, vero?”
“Sì. Condivido la sua opinione e le sue preoccupazioni”.
“Fantastico intervenire solo quando la fiamma lambisce la propria pelle. Invece, finché sono gli altri a bruciare va tutto bene…” mormorò il Distruttore, amaro “Siete tutti atterriti dal sospetto tradimento e dalle intenzioni del suo incognito fautore. Per questo addirittura il dio del Buio si è messo in gioco personalmente”.
“Anche perché è rammaricato di aver lasciato correre”.
“Ma guarda…” sogghignò Irkalla.
“Comunque” riprese Valarde “Mi servono dei dettagli, anche i più insignificanti e solo tu li puoi conoscere. La tua memoria…?”.
“È perfetta” tranciò lui “Che vuoi sapere?”.
“L’invito a quella ricorrenza è venuto direttamente da Almaktti?”.
“Certo. Ricordo di aver imprecato a lungo per quel motivo. Detesto la confusione, ma al sovrano eccelso non ho potuto dire di no. Altrimenti avrei rifiutato di sicuro”.
“Come pensavo. E… tu e Amathira vi siete avvicinati da soli oppure siete stati presentati da una terza persona?”.
“Ti pare sia da me andare a elemosinare in giro?” ringhiò lui, innervosito.
“Oh, piantala! Tu e il tuo orgoglio maschile! È venuta lei da te?”.
“No. È stato suo fratello… lei era al suo fianco e poi si è intrattenuta in mia compagnia anche quando lui si è accomiatato. La scintilla è scoccata in quel modo”.
“Ishkur?” fece Valarde, faticando a contenere la sorpresa.
“Lui. Perché?”.
“Trovo bizzarro che sia stato accolto nelle dimore di Almaktti. Come sai, non ha nessun titolo e i suoi poteri sono decisamente limitati. C’è chi parla molto male di lui”.
“Anche di me, se è per questo” rimandò Irkalla, con triste ironia.
“Obiettivamente, tu distruggi gli universi…”.
“E li faccio rinascere. Siete sempre tutti fissi sulla prima parte, eh?”
“Non hai torto, scusami. Quello che voglio dire è che Ishkur è sempre vissuto della luce riflessa della sorella e che ha ininterrottamente desiderato conquistare prestigio, senza però essere mai accontentato. Mi chiedo come abbia fatto a ottenere l’invito a una cerimonia così importante”.
“Insulsi pettegolezzi”.
“No, Irkalla! Lo sai che nella notte dei tempi, quando ha chiesto ad Almaktti di essere nominato protettore dell’oltretomba, lui gli ha preferito Reshkigal. L’ha tacciato di essere eccessivamente ambizioso e inaffidabile, gli ha esplicitato che non avrebbe mai affidato ad uno come lui il controllo delle preziose anime dei mortali. Una situazione umiliante che si è verificata identica in più di un’occasione!”.
“In questo caso se la sarebbe presa con il dio della Morte. Non con me e Amathira, se cerchi di dirmi che è stato lui a tramare l’inganno perpetrato ai nostri danni. Sempre che una simile, fantasiosa teoria corrisponda al vero”.
“E’ ciò che Elkira sta verificando. Io dico che Ishkur è infido e che si è macerato nell’invidia per migliaia di eoni, meditando una rivalsa in grande stile…”.
“Dove sono le prove a sostegno delle tue accuse?”.
“Non le ho! Ma ragiona… se Amathira avesse saputo viva vox dal suo adorato e, per lei, incompreso fratello che tu avevi distrutto quel mondo per pura crudeltà, avrebbe messo in dubbio la sua parola?”.
“Forse no, ma avrebbe dovuto almeno affrontare me e domandarmene le ragioni”.
“E’ qui che ti volevo!” esultò Valarde “No invece! Non se le vocine maldicenti dell’intero pantheon avessero continuato a ripetere alla nausea che voi due eravate una splendida, opposta e artefatta coppia di divini amanti! Io avrei iniziato a crederci davvero, soprattutto se qualcuno di insospettabile, a me caro, avesse garantito su entrambe le cose: che tu sei un bastardo privo di emozioni e che io sono stata il tuo gradevole trastullo per qualche anno!”.
Irkalla puntò su di lei uno sguardo infuocato, assorbendo quella verosimile supposizione con estremo tumulto.
“C’è un aspetto che nessuno di voi conosce, tuttavia” mormorò con la voce composta di dolore e furia “Io le avevo chiesto di sposarmi…”.
“Come?” sbottò Valarde, sorpresa “Non me l’hai mai detto!”.
“Perché Amathira mi ha risposto di no. Non è semplice raccontare di un rifiuto, neppure per me che anniento i mondi…”.
“… e li ricomponi” completò la dea della Montagna con un sorriso protettivo.
Il Distruttore ricambiò l’espressione affettuosa per un infinitesimo, poi riprecipitò nella sua fredda e distaccata atarassia. Con una sofferenza aggiuntiva.
“Non stavo giocando alla coppia più invidiata, lei ne ha avuto la riprova con la mia proposta di matrimonio”.
La divinità minore annuì con piena approvazione.
“Imbecille…” commentò tra i denti.
“Chi? Lei o io?”.
“Lei!” sbottò Valarde, esterrefatta “Dirti di no… è pazza oltre che smorfiosa! Ti avrei sposata io stessa, se tu per me non fossi come un figlio! Irkalla… ti chiedo ancora una volta di non remare contro la Profezia. Almeno aspetta di avere qualche certezza in più! Fallo per me!”.
“Mi dispiace” ribatté lui, imperturbabile “Non tornerò sui miei passi. Chi mi ha tradito pagherà. Chi mi ha offeso soffrirà. Chi mi odia sarà ricambiato. Da me ci si aspetta la fine ed essa giungerà. Ma sarà quella che sceglierò io e nessuno sarà in grado di arrestare il flusso del destino che ho attivato”.
“Non vuoi confrontarti con Ishkur? Scoprire se è lui il responsabile di tutto?”.
“Certo che sì. L’avete trovato?”.
“No…” sussurrò la dea, crucciata.
“Questo avvalora la tua ipotesi. Le veggenti Aethalas parlano con estrema persuasione di un traditore. Stai a vedere che questa volta hanno indovinato… resterò in guardia e, se dovesse impunemente manifestarsi, lo ucciderò”.
“Quindi le mie parole non ti hanno assolutamente scalfito?”.
“Mi hanno toccato immensamente, invece. Tu sai come farti ascoltare. Se prima il fatto che Amathira non mi amasse pienamente era un flebile dubbio, ora ne sono convinto. Mi ha accusato di essere privo di sentimenti e mi ha destinato a non provare né ricevere amore in questa vita mortale, a morire solo e sconfitto. Non lo accetto. Da lei non lo accetterò mai!”.
“Irkalla, ti prego… che cosa vuoi che faccia per…”.
“Perdonami, se puoi, Valarde. Nient’altro”.
Gli occhi tinta antracite della dea della Montagna si velarono di lacrime. Le asciugò con il bordo rosato della stola impalpabile.
“Per quanto vale, io ti voglio bene. Su questo Amathira ha fallito”.
“Ti ringrazio. Ma tu l’hai sempre fatto e, probabilmente, per lei non conta”.
“L’amore ha sempre valore! Sempre!”.
Il Distruttore lasciò che lei gli si accostasse per un momento, poi si divise da quell’abbraccio fraterno e sincero.
“Già sentita” commentò, privo tuttavia di sarcasmo e di collera.
Lei lo guardò con attenzione, leggendo la profondità di quello sguardo che sconvolgeva il cosmo.
“Oh, Irkalla… oh, per tutte le ere siderali… Ho compreso! Io ho compreso che cosa vuoi fare, ma questo non ti sarà possibile… tu non puoi…”.
“Basta, Valarde” ordinò lui con un gesto perentorio “Non posso saperlo neppure io. E se io come divinità non sarò in grado di compierlo, l’uomo fatto di carne e sangue che sono diventato sarà la mia unica chance. Io… lui non fallirà!”.
 
 
Gli Aethalas accampati da innumerevoli giorni presso l’oasi di Zefs sollevarono lo sguardo dalle loro occupazioni quotidiane.
Le sentinelle, armate dei loro lunghi, infallibili archi, si aggiustarono le faretre colme di dardi sulle spalle, stringendosi addosso i mantelli color terra, schioccanti al vento, e scrutando attentamente l’orizzonte.
Il cielo era plumbeo, venato di sbuffi bianchi che lo rendevano ancora più inquietante di così com’era, privo del colore turchese tanto familiare agli occhi degli abitanti del deserto. L’aria era fresca, foriera di presagi infausti.
Eppure non era lo sfondo grigio ad attirare l’attenzione delle guardie, in piedi al limitare del campo. Era un rumore lontano e indistinto, ma sempre più vicino, proveniente da oltre la barriera naturale delle dune che abbracciavano l’oasi.
Varsya uscì dalla tenda principale, seguito da Stelio, e fece un cenno ad uno degli arcieri schierati a fianco del drappo d’entrata.
“Persys, prendi con te due uomini e andate a controllare che cosa sta succedendo ad est” ordinò, indicando la direzione da cui proveniva l’insolito fenomeno “Non prendete iniziative personali e tornate a riferire direttamente a me”.
Il giovane si inchinò, apprestandosi ad eseguire immediatamente l’ordine.
“Se l’orecchio non m’inganna” intervenne il reggente di Elestorya “Pare un vasto movimento di persone. Guarda, si sta sollevando una nube di polvere laggiù e non sembra affatto una tempesta di sabbia”.
“Lo penso anch’io” ammise il capotribù, pensieroso “Chiunque siano, non si sono fatti annunciare… perciò o non sanno della nostra presenza qui o non vengono in pace”.
Stelio osservò con attenzione l’espressione tesa del bailye e trasse brevi tempore le proprie conclusioni.
“Non credo sia il mio esercito” disse con acutezza “Kendeas sarà sicuramente arrivato a Erinna a quest’ora e Eudiya non avrà affatto preso bene la notizia della mia prolungata permanenza a casa tua, ma non ritengo che abbia assunto la decisione di attaccare il tuo popolo per liberarmi, soprattutto senza dare nuova di sé. Inoltre, le ho chiesto per bocca del mio generale di concederti ancora il beneficio del dubbio. Non è detto che tu abbia torto sulla Profezia, anche se io penso il contrario”.
Varsya annuì, inarcando un sopracciglio e valutando le parole del sovrano.
“Se è come dite voi, vi sono riconoscente. Più passa il tempo, più mi sento in difetto a dovervi trattenere qui, mio signore. Spero sinceramente che mio figlio venga a capo della faccenda e che Phylana risulti un equo scambio per il vostro disturbo”.
Il reggente appoggiò solidamente una mano sulla spalla dell’uomo, consapevole del prezzo che aveva accettato di pagare per dimostrare la sua lealtà.
“Perché sei così preoccupato allora?” domandò.
“Temo un attacco da parte degli Anskelisia. Laras è un tipo vendicativo e, anche se ha già distrutto la vita di Narsas e cancellato per sempre la gioia dalla nostra famiglia, suppongo che non gli sia ancora sufficiente. Quel brigante non dimentica chi reputa suo acerrimo nemico”.
“Ma gli Angeli del deserto sono gruppi isolati, bande di predoni poco inclini ad andare d’accordo, molto meno numerosi di chi si sta avvicinando ora all’oasi” obiettò Stelio.
“La vita è fatta di imprevisti, mio re. Pensare al peggio è un modo per contrastarli”.
Il reggente assentì, avvertendo sulla propria pelle quanto fosse veritiera quell’affermazione. Poi gli parve di cogliere un movimento al di sotto della linea delle nuvole: si schermò lo sguardo dal riverbero e lo vide nitidamente.
“Guarda!” esclamò, puntando l’indice verso l’alto “E’ uno strik!”
 
Il rapace planò sulle tende chiare dei Guardiani del Mare in un frullio di penne bianche e nere, emettendo un acuto stridio di soddisfazione e posandosi su uno dei trespoli riservati agli uccelli messaggeri.
Varsya si affrettò a sganciargli dalla zampa ruvida l’anello contenente la missiva, mentre l’animale lo fissava con gli occhi gialli e trasparenti, aspettando l’acqua fresca e il cibo che gli erano dovuti.
L’espressione del portavoce degli Aethalas perse in preoccupazione, ma si fece sempre più stupita via via che procedeva nella lettura della comunicazione.
“Cosa succede?” domandò Stelio, incapace di resistere ulteriormente alla curiosità.
“I Thaisa…” mormorò il capotribù, esterrefatto “La lettera è firmata da Zheule in persona. Scrive che stanno arrivando qui all’oasi di Zefs e che intendono fermarsi per qualche tempo. Il loro bailye ha bisogno di conferire con me”.
Il reggente sorrise impercettibilmente. L’arrivo improvviso di suo suocero con tutta la sua gente al seguito poteva avere solo un significato, visto dalla giusta prospettiva.
“Eudiya…” sussurrò con amore.
La regina non aveva inviato l’esercito per aiutarlo, ma un osso ben più duro, evitando al contempo il rischio di compromettere la fragile pace del Sud.
   
 
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