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Autore: Yurha    24/08/2019    2 recensioni
Due persone. Due grandi amici. Due avvocati che lavorano in due città molto distanti tra loro, dove un solo telefono può farli sentire di nuovo vicini, come se fossero di nuovo l'uno difronte all'altra.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

Ormai Connie era davvero stufa di sentire quel maledetto segnale acustico e di parlare sempre dopo la voce registrata di Mike, ma se riusciva a lasciare dei messaggi, voleva dire che lui li ascoltava e li cancellava, altrimenti la casella sarebbe stata piena.
Doveva assolutamente riuscire a parlare con lui, perché si trovava in una situazione davvero disperata.
Quella volta, chiamò il numero del telefono fisso dell’appartamento di Mike, che poco prima le diede Jack, dopo giorni passati a convincere gli addetti dell’archivio a passargli un’informazione confidenziale, promettendo loro favori di vario genere.
*Beep!* sentì lei per la milionesima volta, dopo lo stesso identico messaggio registrato anche sulla segreteria di casa.
«Mike, ormai sono quasi tre mesi che provo a contattarti in qualsiasi modo. Dove sei finito..» disse singhiozzando, in lacrime. «Ora che ho davvero un gran bisogno di te, tu non ci sei..» disse ancora, cercando di tenere a bada i suoi gemiti.
Era seduta sul suo divano a due posti, in tuta, mentre stringeva a se un cuscino quadrato, con la fodera interamente ricamata dalla sua mamma con la frase ‘Te Quiero Mucho, Luz De Mi Vida’ tra due grandi cuori, messa in risalto da un nastro rosso di raso che correva lungo tutto il bordo di esso.
«È successa una cosa terribile e non so cosa fare. Mi sento sola e mi sento abbandonata. Un grande pezzo del mio cuore si è spento, è morto e non so cosa fare, né cosa pensare..» andò avanti, cercando di spiegarsi tra le lacrime che continuavano a cadere su quel cuscino che stava stringendo forte a sé. «Ti prego Mike, se sei in casa, ris..»
Connie smise di parlare, sentendo che lui, finalmente, prese in mano la cornetta.
«Dimmi cosa è successo.» disse Mike in tono serio, senza nessuna emozione nella voce, esattamente come se fosse in un contro-interrogatorio in mezzo all’aula di tribunale.
«Mike!»
«Connie, dimmi cos’è successo.» ripetè lui con tono preoccupato, questa volta.
«Mia madre.. Mia.. Lei..» sospirò. «Mike..» riuscì a dire prima di scoppiare a piangere di nuovo senza controllo.
«Connie.. Tua madre è..» rispose lui sconvolto, capendo cosa stava cercando di dirgli. «Io non so..» disse ancora, cercando intanto un modo per consolarla. «Non preoccuparti, tu non sei sola. Ci sono io e c’è l’uomo con cui hai la tua rela..»
«No, ci sei solo tu, Mike. Anthony mi ha scaricata tre settimane fa dicendomi che penso più al lavoro e a cercare te che a portare avanti la nostra relazione e che da quel momento in poi, sarei stata sola dato che come te, mi stava abbandonando anche lui, ma nell’esatto momento in cui è uscito dalla porta di casa mia, ho realizzato che nessun uomo potrà mai essere come te.»
Mike sospirò. «Connie non..»
«Tu sei gentile, comprensivo, dolce, protettivo, sempre pronto a tirarmi su di morale quando ne ho bisogno.» rispose con voce tremante e tirando su col naso.
«Connie..» ripetè lui, ma fu interrotto per la seconda volta da lei.
«Mike, nessuno è te.» ripetè anche lei, mettendosi una mano a coprirsi gli occhi, lasciando che le lacrime scivolassero copiose per il suo viso.
«Dimmi quand’è il funerale.» disse gentilmente.
«Tra due giorni.»
«Allora tra due giorni sarò lì da te, hai la mia parola. Tu, nel frattempo, cerca di stare tranquilla. Fallo per i tuoi fratelli e per tuo padre, che ne ha davvero bisogno e fallo anche per me, okay?»
«Mike, io..»
«Promettimelo.» disse lui con un tono dolce ma sicuro, facendola sentire al sicuro da tutto il male del mondo.
Lei, sentendolo, scoppiò di nuovo in lacrime e dopo poco annuì. «Okay.. Te lo prometto.»
«Brava ragazza.»

Due giorni dopo, Connie, la sorella Maria, il fratello Cesar, loro padre e qualche loro amico, si trovavano davanti la cappella situata nella zona centrale del cimitero civile di South Los Angeles.
Era vestita con un abito sbracciato nero aderente sul busto e la gonna, invece, era morbida sulle gambe, lunga fino a poco al di sopra del ginocchio.
Incrociò le braccia a sé, come per darsi conforto, mentre si guardava insistentemente attorno in cerca di Mike.
Doveva esserci sicuramente, lo aveva detto e lui manteneva sempre la parola data.
Tutti i presenti erano a pezzi e quando dopo la funzione uscirono dalla chiesetta costruita completamente in pietra grezza, Connie alzò lo sguardo e vide Mike in piedi sull’erba dall’altra parte del vialetto, all’ombra di un alto abete, con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni formali neri e i suoi occhiali da sole scuri.
Lui sorrise leggermente, ma Connie potè percepire tutto il suo bene, il suo affetto, tutto quello che le mancò in quell’anno trascorso a 2500 miglia da lui.
Si scusò con la usa famiglia e gli amici ed andò velocemente da lui, mentre Mike, man mano che lei si avvicinava, aprì le braccia e quando lei arrivò da lui, ci si tuffò dentro, stringendolo, poi, forte a sé, appoggiando la fronte nell’incavo del collo di lui e scoppiando a piangere.
Lui ricambiò la stretta, cominciando poi ad accarezzarle dolcemente le spalle.
«Hey.» sussurrò al suo orecchio, dandole un veloce bacio sui capelli. «Sono qui, ora.»
I suoi familiari assistettero alla scena, domandandosi chi fosse quell’uomo, senza però ricevere risposta.
«Mi sei mancato così tanto.» disse col volto infossato nella giacca nera, in lacrime.
«Lo so.» rispose sempre al suo orecchio, mentre l’accarezzava e la stringeva a sé.
«In questo mese mi sono davvero sentita abbandonata da tutti. Tu eri sparito, Anthony mi ha lasciata, mia madre è morta.. Non sapevo più cosa fare, se non continuare a cercarti.»
«Mi dispiace per essere sparito in quel modo. Ho avuto davvero troppo da fare nella nuova unità. Sostituti ed Assistenti da mettere in riga, qualcuno l’ho anche dovuto perfino licenziare ed il Procuratore Generale mi ha chiamato ad Albany per giustificare tutto il mio operato. Ma ti posso giurare che tu sei stata sempre nella mia mente. Lo so, è stato davvero un’inferno per entrambi, ma soprattutto per te.» spiegò lui, staccandosi un pò e togliendosi gli occhiali da sole neri per poterla guardare finalmente negli occhi dopo così tanto tempo.
Lei ricambiò lo sguardo.
Mike, tirandole via la riga delle lacrime dalle guance con i pollici, sorrise. «Ora, in questo momento, io sono qui solo per te, Consuela Rubirosa.»
Lei sorrise lievemente. «Non ti merito, Michael Cutter. Tu sei davvero troppo per me.»
Lui fece scivolare entrambe le mani sulla sua nuca, spostandole indietro i capelli, mentre ancora la guardava negli occhi. «Mmh..» mormorò. «Probabilmente hai ragione. Neanch’io mi merito..»
Connie finalmente rise e lui fu felice di poter vedere di nuovo il suo sorriso radioso.
«Sai, forse anche il Procuratore Generale la pensa così. Se non mi licenzia appena metto piede in città, sarà un vero miracolo.»
«Perché?» chiese Connie, incuriosita dalla frase.
«Perché ho preso le ferie senza avvertire, lasciando a capo dell’Ufficio Legale della ‘Vittime Speciali’  il Sostituto Procuratore Cabot. Non ho nulla contro di lei, anzi, è un brillante avvocato con tutto quello che ne consegue, ma.. Sai com’è.. Avvocati testardi e zelanti con un brutto carattere..» scherzò, facendola sorridere di nuovo.
«Già, so esattamente com’è.» rispose con tono a metà tra il divertito e il sarcastico.
«Cosa vorresti dire con questo?» chiese lui alzando un sopracciglio, anche lui divertito.
«Voglio dire che io sono innamorata proprio di uno di quelli.» rispose, appoggiandogli le dita sotto il suo mento e trascinandolo in un dolce bacio.
«Sai Mike, dopo tutto la tua voce che pronuncia il mio nome completo, è appena diventato in assoluto il mio suono preferito.» disse lei, ricordandosi quella conversazione di quasi un mese prima, facendolo sorridere, per poi baciarlo di nuovo dolcemente.

  
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