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Autore: Elly Fly    26/08/2019    0 recensioni
Chissà per quante persone l'estate possa passare senza novità o delusioni.
Se le volessimo contare, dovremmo, per comodità, iniziare togliendo dalla lista Oliver, Elisa e Chiara.
Anche se Oliver e Elisa si conoscono da tempo e pensano di poter passare giornate tranquille insieme, non si immaginano nemmeno da quante novità saranno travolti nei tre torridi mesi di pausa scolastica: dall'arrivo di Chiara nel piccolo paese di campagna, a rivelazioni inaspettate capaci di mandare nel panico la testa e il cuore, nulla sarà come si erano immaginati.
Ma nonostante tutte le difficoltà, riusciranno i tre protagonisti a venire a capo dei loro dilemmi adolescenziali? Quando ritornerà l'inverno cosa sarà cambiato per e dentro ciascuno di loro? Che stiano forse iniziando a intravedere la strada per la vita adulta?
Ogni cosa si chiarirà tra il caldo torrido di mezzo giorno, una zanzara schiacciata tra le mani e una serie tragica di cuori infranti.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3

La porta si chiuse.

 

Gli occhi di Chiara tornarono lentamente a poggiarsi sul vetro sporco del finestrino; aveva perso il conto di quante fermate avesse già fatto la corriera da quando era salita.

Il pomeriggio era inoltrato da un pezzo ormai e il sole, lento ma inesorabile, si stava inabissando dietro ai bassi pendii delle montagne liguri... proprio come il suo umore.

Quella ragazza magra e silenziosa, che da circa quaranta minuti sedeva di fianco al padre, infatti, era assolutamente sicura di star per passare la peggiore estate della sua vita.

 

-Sono contento sai- le disse il genitore, proprio in quel momento, mentre gli ennesimi pensieri tristi le affollavano la mente, -Proprio contento che tu abbia accettato di venire in vacanza con me, non stiamo andando in un posto mondano come quelli dove ti porta mamma, ma vedrai che ti piacerà Montoggio.-

Chiara sorrise, -Anche a me fa piacere passare del tempo con te, papi-, quindi abbassò lo sguardo: non fissava mai troppo a lungo qualcuno a cui stava mentendo.

-Sono sicuro che, con tutti i ragazzi simpatici che conoscerai, ti dimenticherai anche completamente di quel Michael- aggiunse l'uomo.

 

Calò il silenzio.

 

Chiara soffriva ancora troppo per poter fingere anche su quell'argomento. Aveva passato tutto l'inverno a sognare l'estate che lei e il suo fidanzato avrebbero passato insieme e invece, adesso, si ritrovava su quella odiosa corriera, single e con il cuore spezzato.

 

-S... si, papà- biascicò incerta, per poi cambiare discorso -Hai detto che anche il tuo amico ha un figlio della mia età, giusto?- 

-Già, forse ha un anno in più però, non ricordo, si chiama Oliver comunque-

-Capito, be, non dovrebbe mancare molto-

 

La conversazione prosegui monotona, mentre, senza essere notato da nessuno, nella tasca dei pantaloni di Chiara, il suo cellulare riprese ancora a vibrare, per l'ennesima volta in quegli ultimi giorni, sullo schermo il solito nome "Michael".

La ragazza ignorò l'oggetto, anche perché, alcuni secondi dopo ebbe finito di tremare, fu finalmente il loro turno di scendere.

 

Trascinandosi dietro la sua decisamente troppo grande valigia e cercando di non cadere, la ragazza scese le scalette del bus e poggiò i piedi per terra.

Si trovavano in uno slargo asfaltato, sul lato della strada, in fondo al quale si apriva un piccolo rettilineo costeggiato da giardini ben curati.

-Se ho capito bene- esordì il padre -Casa loro dovrebbe essere a una decina di minuti dritto da qui-.

 

I due si incamminarono.

 

Chiara percorse la strada osservandosi le scarpe, vecchie e un po' sporche, messe apposta per la campagna; si sentiva tremendamente in imbarazzo sotto gli sguardi degli anziani abitanti di quel luogo che li fissavano come se fossero, e probabilmente lo erano, i primi visitatori dopo molto tempo.

I due camminavano lenti, mentre l'uomo cercava, con scarsi risultati, di orientarsi e la ragazza, un po' troppo giù di corda per intervenire, lo seguiva. 

Nell'ultima vacanza con il padre che la giovane ricordasse, a forza di "ci siamo quasi", il genitore aveva girato in tondo per quasi un'ora prima di raggiungere il loro albergo. Memore di quell'avvenimento Chiara sospirò, non aveva voglia di litigare, ma nemmeno di camminare a caso per troppo tempo, così provò ad essere gentile -emm... papà, scusami, credo che dovremmo girare li, all'angolo, come ti ha spiegato il tuo amico per messaggio, ricordi no?-

L'uomo bofonchiò, non amava accettare i consigli, ma, forse per il buon umore o forse per l'evidenza, in quel caso lo fece quasi subito.

Diede una pacca alla figlia e ridacchiò facendo qualche considerazione su quanto fosse cresciuta, quindi, invertendo i ruoli, iniziò a seguirla.

 

Appena alcuni minuti dopo raggiunsero la meta. Si trattava di una casa bianca su due piani, davanti alla quale li attendevano un uomo di mezza età e un ragazzo visibilmente annoiato.

 

-Federico! Quanto tempo!- esclamò subito il padre di Chiara, mentre lei, sempre più imbarazzata abbassava lo sguardo alle punte dei piedi e congiungeva le mani all'altezza del ventre. -Sono così contento che siate venuti, questa è tua figlia giusto? Lui è Oliver. Come va il lavoro...- i due uomini iniziarono a parlare vivacemente tra loro e i due ragazzi, l'uno svogliato e l'altra tremendamente a disagio si ritrovarono soli.

-Va bene, d'accordo, quindi, piacere Chiara- prese coraggio lei, il giovane rimase neutro -Piacere Oliver-.

   
 
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