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Autore: Gra Gra 96    02/09/2019    3 recensioni
[Storia partecipante al contest Istanti di una vita indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP]
Dal terzo capitolo: "Perché mai abbandonava il caldo rifugio delle sue coperte per avventurarsi in futili perlustrazioni? Almeno Potter, pensò a denti stretti, aveva sempre avuto uno scopo ben preciso a orientare il suo peregrinare sconsiderato per il castello. Lui invece vagava alla cieca, senza una meta, senza una ragione, per il puro gusto di affondare nel buio della notte. Fu soltanto quando giunse in prossimità dell’aula di Incantesimi che cominciò a comprendere il senso nascosto dei suoi vagabondaggi notturni. Non era solo."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo I: Biblioteca
 
Severus Piton ne aveva ufficialmente abbastanza. Era stufo di collezionare stupidi bigliettini di pronta guarigione; stufo di ricevere  a iosa la nomea di eroe del mondo magico; stufo di essere osservato dai passanti con occhi colmi di ammirazione. Per non parlare poi di tutte quelle inutili discussioni che era stato costretto a intrattenere con Potter, il quale ormai pendeva letteralmente dalle sue labbra e si affannava a ricercare il suo perdono per avere dubitato della sua fedeltà. E avrebbe preso seriamente in considerazione la possibilità di chiedere una cella isolata ad Azkaban se Molly gli avesse chiesto ancora una volta, soffocando le lacrime, di raccontarle del suo imperituro amore per Lily. Basta. 
Se avesse anche solo lontanamente immaginato come sarebbe stata la sua vita dopo che tutti avessero scoperto la verità sul suo conto, avrebbe certo trovato il modo di lasciare le penne tra le spire di quel maledetto serpente. E invece gli toccava continuare a vivere in un mondo ossessionato dalla sua melensa storia. 
Improvvisamente un baluginio nell’aria interruppe il corso dei suoi pensieri. Si trovava a passeggiare nel parco di Hogwarts e gli era sembrato di intravedere qualcuno materializzarsi in prossimità del cancello.
La figura in questione aveva una folta zazzera di capelli neri e un paio di occhi verdi che non lasciavano adito a dubbi di sorta: era quella scocciatura perenne di Potter.
«Professor Piton, che coincidenza! Stavo cercando proprio lei!» esclamò infatti.
«Non oggi, Potter!» replicò lui, affrettando il passo nella direzione opposta. E per sicurezza scagliò anche un Petrificus Totatalusin direzione del tanto detestato studente. Avergli salvato la vita per amore di sua madre non faceva di lui automaticamente il suo pupillo, a differenza di quanto tutti erano inclini a credere di quei tempi. Accelerando il passo per evitare altri spiacevoli incontri, si diresse in biblioteca, unico vero anfratto di pace per la sua anima stanca e tormentata. Non appena fu dentro una ventata di serenità lo invase nel profondo. Circondato dai libri, silenziosi e amati compagni, avrebbe potuto finalmente assaporare un po’ di quel silenzio che tutti concorrevano a sottrargli.
La biblioteca era sempre deserta in quel periodo dell’anno. Agosto privava Hogwarts della sua componente più rumorosa: gli studenti. E i lavori di ristrutturazione, presidiati a turno dal corpo docente, al momento interessavano altre ale del castello. Lui, in qualità di miracolato, era stato esentato da qualsiasi incombenza di ordine pratico. Anche in considerazione del fatto che i Medimaghi gli avevano prescritto diverse settimane di assoluto riposo per riprendersi completamente dagli effetti nefasti del veleno di Nagini. 
Così, afferrato alla rinfusa un volume non ancora spulciato, stava per immergersi nella lettura, quando un colpo di tosse gli fece realizzare di non essere solo. Alzò il capo e il suo sguardo si inchiodò sulla fonte del rumore. 
Era lei, ancora pienamente assorta nella lettura, la fronte corrucciata nell’atto di concentrarsi. Un ricciolo castano le scivolava ribelle lungo il viso e la ragazza lo scostava via con la mano ogni qualvolta le ostacolava la vista. 
Hermione Granger. La guerra l’aveva cambiata. Ne portava i segni ovunque: sulle braccia, ricoperte di cicatrici; sulle guance, un tempo rosee, ora scarne e ossute;  negli occhi, che avevano assunto una profondità sconcertante. 
Per quanto si sforzasse, Severus non riusciva proprio a far combaciare l’immagine della ragazzina saccente che lo aveva infastidito a lezione per sei anni consecutivi con quella della donna fiera e combattiva che gli stava innanzi. E silenziosa.
La signorina Granger aveva sempre avuto evidenti difficoltà a tenere a freno la lingua, come lui stesso le aveva fatto notare nelle più disparate occasioni. Si intrometteva nei discorsi altrui, interveniva a lezione quando le era stato espressamente richiesto di tacere, elargiva consigli non desiderati. Una vera piaga! Adesso, invece, si era rinchiusa volontariamente in un silenzio che cozzava con tutti i lati della sua personalità.
Era stata una delle poche persone, se non l’unica, rifletteva Severus, a non congratularsi con lui per il coraggio dimostrato nell’attività spionistica a danno del Signore Oscuro. Che non l’avesse in simpatia gli era fin troppo chiaro, e certamente dimostrava più coerenza di tanti suoi compagni a non fargli le feste dopo avere passato anni a detestarlo, ma in fondo sentiva che non si trattava solo di questo. Qualcosa durante la guerra doveva averla ferita molto in profondità, più di quanto lei stessa si rendesse realmente conto, più di quanto i suoi stessi amici fossero in grado di comprendere. 
Senza rendersene conto Severus continuò a osservarla per tutto il pomeriggio, assorto nella contemplazione di un contegno a cui non riusciva a dare spiegazione. Fu come vederla per la prima volta e se ne appuntò nella mente ogni singolo gesto: dai fremiti inconsulti che la scuotevano di tanto in tanto ai sospiri tristi con cui scandiva il trascorrere del tempo. Ne era come ammaliato, dimentico di qualsiasi dettaglio in quella stanza che non la riguardasse.
Sussultò pesantemente quando lei richiuse con forza il libro e si diresse verso l’uscita.
Fu solo allora che Hermione si accorse di essere in compagnia. Gli occhi della ragazza guizzarono per un istante in direzione del suo professore, poi tornarono ad abbassarsi. Con il libro ancora stretto saldamente tra le braccia, si congedò con un rapido: «Buonanotte, professor Piton». 
L’incanto si spezzò e Severus si riscosse da quel languido torpore di cui era caduto preda: «Buonanotte, signorina Granger». 
  
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