9.
Prese di nuovo la mira, pronto a colpire il tronco che resisteva
stoicamente ai suoi colpi da più di mezz’ora. Si sentiva in forma come se
avesse appena cominciato ad allenarsi. Nella realtà dei fatti, però, erano
trascorse cinque ore.
A pochi metri da lui, Neji e Tenten lo fissavano in silenzio, l’uno con le
braccia incrociate sul petto, l’altra intenta a rimettere a posto i suoi
rotoli, gli occhi fissi sulla figura dinamica e allenata di Rock Lee, investita
di una nuova sicurezza.
Le sembrava che da qualche tempo il suo compagno fosse persino più
determinato di prima, negli allenamenti e nelle missioni, più tormentato nell’animo… e non era del
tutto sicuro di conoscerne la causa.
“Hai intenzione di continuare ancora per molto?”
“E me lo chiedi, Neji? Il fatto che domani abbiamo una missione non
significa che sia costretto a riposarmi, se non ne ho voglia.”
Colpito e affondato.
Lo Hyuga scrollò le spalle, allontanandosi dal tronco al quale si era
appoggiato, e Tenten scattò in piedi, lanciandogli uno sguardo d’intesa.
“Sei proprio incorreggibile. Non dovresti strapazzarti troppo!” esclamò
rivolgendosi a Lee.
Il ragazzo si fermò quanto bastava perché riprendesse fiato, i pugni tesi e
i piedi ben piantati nel terreno, pronto a sferrare il suo prossimo attacco.
“Grazie per il consiglio, Tenten, ma credo proprio che andrò avanti almeno
per altre due ore. Voi andate pure, ci vediamo domani!”
Rivolse un sorriso determinato ai suoi compagni.
Quindi si rimise all’opera, colpendo il tronco senza alcuna pietà.
Il volto di Temari, la sorella del kazekage di Suna, non abbandonava i suoi
pensieri per un momento.
Per un’assurda sfida, spinto da quello che gli si agitava dentro ogni volta
che si ritrovava in sua presenza, Rock Lee aveva ottenuto il bacio che le aveva
chiesto nonostante il loro scontro fosse finito in parità.
Era stato così sconvolgente e appagante che non era riuscito a trattenersi
dal baciarla una seconda volta, prima che lei facesse ritorno a Suna.
Con suo grande stupore, la kunoichi del deserto aveva risposto al suo gesto
con inaspettato piacere, accondiscendente come se ambisse a farlo da tempo.
E… sì, c’era anche stato dell’altro,
da quando si erano ritrovati da soli in una caverna sperduta tra le sabbie nel
deserto durante una tempesta...
Cosa gli stava succedendo? Cosa lo aveva spinto ad avvicinarsi così tanto a
Temari?
Sebbene il suo amore non fosse corrisposto, il suo cuore apparteneva già a
un’altra persona.
Non poteva.
Semplicemente non poteva essersi
innamorato di quella kunoichi dai capelli color grano e dai felini occhi verdi
che lo affascinava suscitando in lui sensazioni che fino ad allora gli erano
risultate del tutto ignote.
Eppure non c’era altra spiegazione.
Temari possedeva i suoi tormentati pensieri da tempo, ormai.
Non poteva trattarsi di un semplice caso, così come sarebbe stato stupido
da parte sua ignorare il dolore fisico che la sua sola vista gli procurava.
Le bastava un solo gesto per ipnotizzarlo e a fare in modo che i suoi occhi
si posassero su di lei più del dovuto.
Lo incantava con i suoi gesti, le sue parole, i suoi enigmatici sorrisi, la
sua ironia… lo attraeva molto più di Sakura, ormai. Inutile negarlo ancora.
Temari era diversa da qualsiasi donna con cui avesse mai avuto a che fare.
Lo ammaliava così tanto che Lee non riusciva a smettere di pensare a lei,
per quanto cercasse di costringersi a cancellarla dalla sua mente.
Concentrarsi sugli allenamenti e sulle missioni era l’unico modo che avesse
per distrarsi dai suoi dubbi.
“D’accordo, come vuoi… a domani!” stava dicendo Tenten in tono rassegnato,
gli occhi al cielo. “Poi però non ti lamentare, se non sarai riuscito a
rivolgerle nemmeno una parola.”
Il pugno si fermò a mezz’aria, a pochi centimetri dal tronco.
Non l’aveva colpito, eppure era riuscito comunque a scavarlo in profondità
con il chakra che gli pervadeva la mano.
“Aspetta un attimo! Vuoi dire che…”
“Sì, è appena arrivata in città, se è quello che ti stai chiedendo.”
Quella era l’unica occasione che aveva per mettere in chiaro le cose.
“Grazie mille Tenten, ma per oggi mi fermo qui. E’ abbastanza.”
Rock Lee scomparve, deciso a scoprire la vera natura del legame che era
nato tra lui e Temari e che lo aveva investito come il vento improvviso sferza
le fronde degli alberi.
Riconobbe immediatamente la figura solitaria della jonin.
Inconfondibile il ventaglio che giaceva in un angolo mentre lei consumava
la sua cena seduta a una bancarella di ramen, inconfondibili i suoi capelli e
il fisico fasciato nel nero kimono che metteva in risalto le sue forme mature e
armoniose.
“Ciao, Temari! Posso farti compagnia?”
Scivolò sulla sedia accanto a lei senza aspettare la sua risposta.
Gli occhi della kunoichi lo fissarono brevemente, il viso appena rivolto
verso di lui, quindi continuò a sorseggiare dalla tazza che aveva in mano,
assorta.
“Se proprio ci tieni…”
“Una porzione di ramen anche per me! Pago tutto io, anche la parte della
ragazza!” esclamò Lee rivolgendosi al gestore della bancarella, e quest’ultimo
lo salutò con un sorriso benevolo.
“Come vuoi, figliolo!”
Temari gli lanciò un’occhiata perplessa.
“Ti ho forse chiesto di offrirmi la cena?”
“No, ma l’avrei fatto comunque.”
Le rivolse un sorriso disarmante, e Temari lo ricambiò senza riuscire a
resistere.
Le era mancata la sua gentilezza, e anche la sua genuina spontaneità.
“E’ da un po’ che non ci si vede. Come vanno le cose?” chiese a Rock Lee
mentre mangiavano, e lui assunse un’espressione soddisfatta, le sopracciglia
che mettevano ancora più in risalto la luce di fierezza nei suoi occhi.
“Alla grande. Non smetto mai di allenarmi, e ormai sono quasi sempre in
missione. Sai com’è, qui al villaggio non è più come una volta. Ne ho una anche
domani, ma per stasera ho deciso di rilassarmi. Come sta Gaara?”
Era vero. La situazione stava cambiando davvero, nei loro villaggi come in
quelli limitrofi.
Proprio come temeva. Il volto sereno di suo fratello le affiorò nella
mente, allontanando quel pensiero all’improvviso.
“Come al solito.”
Rock Lee parve felice di quella risposta, quindi prese un’altra ciotola di
ramen.
“Grazie mille! Dovrei venire qui più spesso, è ottimo!”
“Attento a non strafare, bello mio. Non vorrei che fossi costretto a
rinunciare alla missione di domani!” gli sorrise, stuzzicandolo per gioco.
La sua reazione fu quella che si immaginava: Rock Lee le mostrò
allegramente il pollice sollevato.
“Tranquilla, Temari, ci vuole ben altro per mettermi KO!”
La kunoichi sorrise divertita.
“Se lo dici tu…”
Il ragazzo mise da parte la seconda ciotola, quindi stiracchiò le gambe e
si chinò sul bancone, una mano bendata sotto il mento.
La fissava con un sorriso tranquillo, attento a non perdersi ogni suo
movimento.
Temari sapeva che faceva così di proposito: quell’atteggiamento le dava sui
nervi.
“Mi fa piacere che Gaara stia bene” disse Rock Lee sincero. “E tu che mi
dici? E’ stata la forza della giovinezza
a portarti qui, ammettilo!” aggiunse un attimo dopo, con una luce di
scherzosa malizia appena percepibile negli occhi rotondi.
La kunoichi finse di non notarla.
“Che stupido!” tagliò corto. “Sono venuta per affari diplomatici.”
Silenzio.
“Ne sei sicura?” la provocò con leggerezza, ma il suo tono era serio.
Affari diplomatici. Era quello che diceva sempre.
Eppure, era proprio in occasioni come quella che…
“Sicurissima!”
Temari apparve lievemente a disagio, distogliendo gli occhi da quelli scuri
e profondi di Lee come se volesse troncare la conversazione.
“E ora lasciami finire la cena, che ho bisogno di riposare. Non vedo l’ora
di andare in albergo.”
Si concentrò sulla ciotola di ramen che aveva davanti, ma sapeva che lui la stava ancora
guardando.
“Non riesci a farci l’abitudine?” le chiese Lee con aria assorta,
appoggiandosi al bancone con entrambe le braccia, lo sguardo lontano.
“Sì, a dire il vero. Dopotutto, è da anni che faccio questa vita, ma devo
pur concedermi qualche ora di riposo, prima di tornare a Suna.”
Temari gli lanciò un’occhiata di sbieco, e lui le sorrise apertamente, di
nuovo entusiasta come quando l’aveva raggiunta.
“Ti capisco! La giovinezza ha anche bisogno di riposare, qualche volta! E’
così che ritrova la sua energia!”
Ancora con la giovinezza. Era così convinto di quello che diceva, che la
kunoichi non riuscì a trattenersi dal sorridere.
“Piuttosto, a cosa devo la visita improvvisa?”
Rock Lee si alzò e pagò il conto come se non l’avesse sentita, quindi
salutarono il proprietario e si mescolarono alle persone che affollavano la via
principale di Konoha nonostante l’ora tarda.
“Dove alloggi? Ti accompagno!” chiese a Temari con gentilezza, il volto appena
illuminato dalle insegne dei vari locali nei dintorni.
“Lo sai. Al solito albergo.”
Dopo qualche minuto di silenzio, il chunin smise di camminare.
“Senti, Temari…”
Erano arrivati in una zona residenziale, ricca di alloggi per gli
stranieri, e il tono della sua voce, ora, era stranamente serio. Un tono che
esigeva delle risposte.
A pochi metri di distanza, la jonin si voltò a guardarlo. Alle sue spalle,
Rock Lee la stava fissando con una intensità tale da metterla a disagio, le
sopracciglia appena corrugate.
“Ho bisogno che tu mi dica la verità. Voglio… anzi, devo sapere quello che pensi. Ne ho abbastanza di chiedermi se
quello che facciamo è giusto o sbagliato. Per favore, dimmelo tu. Che cosa siamo noi, esattamente?”
Rimase perplessa per un attimo, senza sapere cosa dire. Cercò di
dissimulare la sua confusione, ricambiando la sua occhiata con un sorriso
appena accennato sulle labbra, andandogli lentamente incontro.
“Perché dovrebbe essere sbagliato? Se fa sentire bene entrambi, non c’è
nulla di male. Mi sembra di avertelo già detto, no?”
Frammenti di un passato non troppo lontano si insinuarono nei suoi
pensieri.
Ricordi annebbiati, confusi. Sensuali.
Lenzuola gettate in un angolo, una semi-oscurità fatta di sospiri e parole
appena sussurrate. Un ambiente intimo, caldo.
Corpi avvinghiati l’un l’altro, labbra che si cercavano con passione.
Respiri regolari, membra appagate in cerca di riposo tra lenzuola umide.
“Temari… perchè lo facciamo?”
“Devi per forza chiedertelo? Perché ne abbiamo voglia tutti e due. Non devi sentirti in colpa. E poi è stato persino
meglio dell’altra volta, se è questo che ti preoccupa.”
Shikamaru e Rock Lee erano i soli con cui avesse avuto delle relazioni, ed
erano profondamente diversi tra loro. Ma Temari sapeva bene che in fondo gli
uomini erano ossessionati dal loro orgoglio, e tutti allo stesso modo.
Tanto valeva rincuorarlo. Non riusciva a vederlo bene in volto, la schiena
nuda e robusta verso di lei. Le faceva tenerezza, così insicuro e simile a un
bambino. Lo capiva.
In fondo era solo la terza volta, per lui. Era normale che fosse ancora
confuso.
“Hai ragione, però non sono sicuro che sia… giusto” mormorò a bassa voce
nel silenzio.
Un fruscìo delle lenzuola e Temari fu dietro di lui, le sue mani
che lo cingevano da dietro. Lo sentì irrigidirsi per un attimo, poi sembrò
rilassarsi contro il suo corpo.
“Se con me ti senti bene, non c’è nulla di male in tutto questo, Rock Lee.
Non c’è nulla di sbagliato nel lasciarsi andare, qualche volta. E poi noi due
ci frequentiamo da mesi, ormai.”
Non le aveva risposto. Non subito.
“Scusami, hai ragione. Suppongo che sia ancora presto, Temari.”
La jonin sorrise, distendendosi pigramente sotto le lenzuola.
“Per farci l’abitudine? E’ comprensibile!”
Rock Lee ricambiò il sorriso, raggiungendola senza più alcuna ombra di
imbarazzo.
“Già, immagino.”
Ma noi… cosa siamo, noi?
In un attimo era accanto a lei, sprofondato nel sonno, i lineamenti
rilassati.
Quella domanda, però, l’aveva tormentata per tutta la notte, fino a quando
il calore del corpo di Lee vicino al suo non le aveva conciliato il sonno.
Si era abbandonata alla stanchezza. Poi, all’alba del giorno seguente,
Temari era ripartita per Suna come faceva sempre, senza riuscire a darsi una
risposta.
Era diventata presto un’abitudine, la loro.
“Sì, ma… credevo che il tuo tipo fosse più simile a Shikamaru.”
La voce del chunin la riportò velocemente alla realtà.
“Tra me e Shikamaru è finita da tempo. E poi io non sono una ragazzina che
si ferma alle apparenze. Tu mi piaci, Rock Lee. Così come sei. Ero convinta che
lo avessi capito. Oppure pensavi che ti considerassi un semplice passatempo?
Non sono quel tipo di donna, sai” gli rispose con un certo fastidio.
“Hai ragione…”
Le rivolse un sorriso pieno di gratitudine, gli occhi che brillavano.
“Tu non sei come le altre ragazze, Temari. Prima di conoscerti meglio, ero
innamorato di Sakura. La amavo con
tutto me stesso, davvero. Però da quando sei arrivata tu, io… ho come la sensazione di averla dimenticata.”
“Anch’io mi sono chiesta per quale motivo lo stessi facendo, lo ammetto.
Pensavo non mi sarei mai più legata a nessuno, dopo Shikamaru. Però, c’è
veramente qualcosa che mi spinge a
starti vicino, Rock Lee. Io lo paragono alla forza del vento. E’ qualcosa di
incomprensibile, di indomabile. Non posso farne a meno, credimi.”
Temari parlava in tono sincero.
Profondamente colpito da quello che gli stava dicendo, Lee si ritrovò a
corto di parole.
“Sei un tipo forte, determinato” proseguì la kunoichi. “Riesci a farmi
ridere. A fare ridere una come me, ti
rendi conto? Mettiamola così: non sono molti, i ragazzi con le tue doti, e tu…
bè, non c’è che dire. Sei persino riuscito a farmi piacere i fiori, anche se solo quelli del deserto.”
Scosse la testa, incredula. Non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe
detto cose simili a un ragazzo come Lee, l’ultimo che un tempo avrebbe preso in
considerazione.
“Ti assicuro che sei come una boccata d’aria fresca, per me, dopo
Shikamaru. Non dovresti esserne felice?”
“Io…”
“Non devi sentirti in colpa per Sakura.”
“Non sto pensando a Sakura!” ribattè deciso. “Ormai non riesco a toglierti
dalla mia testa, è per questo che volevo vederti!”
“Ah, è così?”
La kunoichi si sentì intimamente compiaciuta, le parole di Lee che si
ripetevano nella sua mente come un’eco infinita.
“Non credevo che sarebbe mai successo, eppure tu ci sei riuscita… mi hai
aiutato ad andare avanti e a smettere di illudermi. Mi hai aperto gli occhi. Mi
apprezzi per quello che sono. Hai lasciato che mi innamorassi di te, e io… volevo ringraziarti, Temari.”
Come al solito parlava fin troppo, per i suoi gusti.
La jonin si mosse verso di lui per baciarlo, e Lee la strinse a sé con fare
protettivo, accorciando rapidamente le distanze.
Le loro labbra si incontrarono per alcuni attimi, si lasciarono andare a
quello che entrambi provavano con la stessa intensità.
“Sono io che devo ringraziarti, stupido” mormorò Temari non appena si
separarono.
Ormai non aveva più dubbi. Anche lei provava inequivocabilmente gli stessi
sentimenti che agitavano Rock Lee come il vento che scuote con impeto le fronde
degli alberi.
Coming soon:
Combatteva per proteggere quello in cui credeva,
le persone che amava.
Oltre a Gaara e Kankuro, ora Temari doveva
proteggere se stessa, fare in modo di sopravvivere… perché quello era l’unico
modo di rivedere Rock Lee.
**
Ciao a tutti! Con questo capitolo fin troppo romantico, dopo tanti ripensamenti i due si sono
definitivamente dichiarati, e mancano solo tre capitoli alla conclusione della
fic, con la guerra che entrerà nel vivo portandosi dietro tante sofferenze… ok
basta, la smetto, ma siete avvertiti! XD
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la fic alle preferite, alle
seguite, e che hanno commentato lo scorso capitolo. Andando con ordine:
Neko88: Sì sì concordo, Lee è un amore ed è così
cavalleresco da fare tenerezza! ^^ Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia
piaciuto nonostante non ami il troppo romanticismo, grazie ancora per il
commento!
Lady of Evil Nanto86: Non è mai facile scrivere una “lemon”,
soprattutto tra due personaggi come Lee e Temari, e sono contenta che quella
dello scorso capitolo ti sia piaciuta abbastanza. Volevo mantenerli IC anche
nella scena clou, e da quello che dici, mi sembra di esserci riuscita… grazie
mille per i complimenti e per il commento! Per
Rose of the desert: Una new entry tra i lettori fa sempre
piacere, e tu poi, mi hai sommersa di complimenti! *__* Ti ringrazio tanto,
addirittura mi paragoni a una scrittrice! Mi fa piacere che la fic ti abbia
preso nonostante all’inizio non ne fossi convinta… grazie ancora!
Shessomaru_junior: Sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto nonostante non fosse il tuo genere! Mi dispiace deluderti ma come vedi
ho deciso di lasciare il ritorno di Temari al villaggio all’immaginazione dei
lettori… anche se comunque non credo che Gaara e Kankuro gliene abbiano dette
di tutti i colori perché ha passato la notte con Lee XD
In fondo lei è già maggiorenne, comunque la guerra con i morti e i feriti si
comincerà a vedere dal prossimo capitolo.
Beat: Lieta che li trovi una coppia bellissima!
Piacciono molto anche a me, ed è un peccato pensare che non si realizzerà mai,
ma pazienza… sono contenta che li hai trovati giovanili e che la storia
continua a piacerti, grazie ancora per il commento e i complimenti! *__*
E con questo vi lascio! Mi aspetta una vacanza in Calabria, quindi
aggiornerò la fic appena sarò tornata (più o meno).
Alla prossima e buone vacanze anche a voi!
Lyla