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Autore: Enchalott    03/09/2019    5 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prigionieri
 
La lancetta mortale decollò dal meccanismo con un fischio, dirigendosi fatalmente verso il suo ignaro e agevole bersaglio.
Narsas era praticamente immobile nello stesso punto da quando la furiosa battaglia aveva avuto inizio e si era limitato a spostare solo le braccia e il busto, puntando l’arco verso gli assaltatori, con le frecce già disposte a testa in giù davanti ai piedi, per essere afferrate e scoccate con maggiore velocità.
Alle sue spalle, Adara era totalmente assorbita dal duello all’arma bianca contro i lunghi pugnali dei pirati che cercavano di sorprendere l’arciere da tergo e, parimenti, non si accorse del volo piumato e fatale della saetta di metallo.
Dare Yoon era troppo distante e interamente concentrato sul proprio difficoltoso tentativo di raggiungere Tsambika, ostacolato su tutti i fronti dalla ciurma dilagante e desiderosa di vittoria.
Alyecc sollevò lo sguardo, come rispondendo ad un richiamo silenzioso, e lo sfolgorio maligno dell’acciaio non sfuggì alla sua guardia perfetta. Roteò la spada, liberandosi in un baleno dell’avversario di turno, con il quale pareva più intrattenersi che duellare, che stramazzò al suolo urlando, con il ventre squarciato.
Fissò il piccolo dardo e sospirò infastidito.
Qualcosa nell’aria vibrò impercettibilmente e fu come se la realtà stesse subendo un rallentamento. O forse fu solo un’impressione dovuta alla foga del combattimento, all’odore nauseabondo del sangue che si stava riversando a fiumi sul ponte di legno lucido della Xiomar, alla frenesia dello scontro in atto.
Fu solo un istante, paragonabile a un lieve calo di pressione. Null’altro.
La freccia sfiorò il viso di Narsas, piantandosi a fondo nell’albero di maestra alla sua sinistra con uno schianto asciutto e rabbioso.
Il ragazzo trasalì, individuando con orrore l’asticella che ancora tremolava, infissa nel palo robusto a meno di un passo dalla sua posizione. Era vivo per puro miracolo. Una minuscola lacrima di sangue gli scese lungo la guancia, chiarendogli la portata dell’alito letale che lo aveva solo rasentato, risparmiandolo.
La terse con le dita e abbassò l’arco per un attimo, cercando ansiosamente con lo sguardo l’autore del lancio mortale, timoroso che potesse mirare alla principessa.
“Il grassone sulla tolda!” gli suggerì prontamente Alyecc, affiancandoglisi, senza smettere di menare dei fendenti incredibilmente precisi e armoniosi sul nemico, come un ballerino alfiere di una morte certa e brutale.
L’arciere aggrottò la fronte, osservando con la coda dell’occhio il forestiero incappucciato, che non pareva né provato dal duro combattimento né in particolare difficoltà a causa del numero soverchiante dei pirati che lo accerchiavano.
“Copritela” mormorò al suo indirizzo, indicando Adara con un cenno del capo.
L’uomo assentì, facendo alcuni gesti ai suoi uomini, che si allargarono ai quattro punti cardinali della nave, allontanando parzialmente la mischia dal centro del galeone.
Narsas si sganciò, percorrendo rapidamente il breve tratto di ponte e riparandosi dietro l’albero di mezzana. Scelse con cura una freccia dall’impennaggio nero come la pece e ne passò la punta aguzza sull’anello che portava al pollice sinistro. Il monile di rame aveva una scanalatura, che luccicava di una sostanza rossastra e vischiosa.
Aspettò che l’individuo con i capelli color carota si decidesse a ricaricare l’improbabile marchingegno che portava al polso, sperando che nel contempo non mietesse vittime tra i compagni, in una concentrata tensione che gli imperlò la fronte di sudore, nonostante il vento freddo. Avvertì la trazione dei muscoli, ancora criticamente deboli per le condizioni precarie del suo corpo, fiaccato dal veleno, e il cuore che pulsava ritmicamente. Attese.
 
Tajo aveva guardato con estremo stupore il suo presunto lancio infallibile mancare l’obiettivo di un soffio, corrugando le folte sopracciglia per via della strana sensazione di vertigine che era giunta subito dopo lo scatto della sua balestra.
Imprecò pesantemente, cogliendo il veloce spostamento verso poppa dell’Aethalas, che ormai non era più in vista. Avrebbe pensato dopo a quel maledetto insetto delle sabbie, perché prima o poi sarebbe dovuto certo uscire allo scoperto. Soprattutto se avesse realizzato che il nuovo target, cui lui aveva appena deciso di puntare, era la ragazzina che si era dato tanta pena di salvaguardare. Sì, l’avrebbe stanato così.
Fece venire avanti una nuova lancetta e riagganciò la corda nel punto di stacco, usando il braccio sinistro a supporto del destro, prendendo accuratamente la mira.
Il dardo partì ronzando, diretto alla giovane donna con la spada.
Un improvviso e lancinante dolore alla spalla gli risucchiò tutto il fiato dai polmoni. Rimase a bocca aperta, senza comprenderne il motivo e faticando a riempire normalmente d’aria la robusta cassa toracica. Vide il raccapriccio riflesso nello sguardo solitamente impassibile di Raidel e sentì l’invettiva di Dalian come se fosse uscita ovattata dalle sue labbra tirate.
Poi realizzò. Una snella asticella dalle piume brune svettava tetra dalle sue carni, poco al di sotto della clavicola sinistra. Tentò inutilmente di strapparsela e piombò pesantemente a terra, invaso da un bruciore insopportabile, che scese speditamente verso il braccio e gli intorpidì la mano. Sollevò le dita gonfie e tremanti e notò che stavano diventando livide come il mare in burrasca. Provò a domandare aiuto, ma dalla sua gola serrata uscì soltanto un gorgoglio animalesco, misto ad una bava vermiglia, che gli macchiò la camicia variopinta. Iniziò a tossire sangue, nel vano tentativo di respirare e nell’altrettanto inutile volontà di essere soccorso dai compagni, che invece fecero un passo indietro per non incorrere nella sua stessa fine, agghiacciati.
La sostanza tossica gli entrò in circolo in meno di un minuto e in quei soli sessanta fatidici secondi gli strappò la vita, con la medesima, crudele spietatezza con cui lui aveva sempre stroncato quelle degli altri.
 
L’ultima freccetta scagliata da Tajo si infranse sulla spada sguainata di Alyecc, che sogghignò algido nell’assistere all’orribile e meritata morte del pirata.
“Come avete fatto a vederla?” gridò Adara, attirata troppo tardi dal tintinnio metallico a pochi centimetri da lei e fissando l’oggetto omicida che vorticava a terra.
“Non distraetevi!” rispose lui impassibile, riprendendo a calare la lama micidiale “Il vostro amico Aethalas… o è un sicario scelto o deve essersi alquanto adirato per lo scherzetto di poco fa per arrivare a usare il koreyon…”.
“Narsas non uccide per divertimento!” ribatté lei nell’udire il nome del veleno più potente mai esistito, scoprendo uno spiraglio nella difesa dell’avversario “Nessuno di noi vorrebbe mai trovarsi costretto a scegliere tra la propria esistenza e quella di un altro…Mai!”.
“Se lo dite voi…” ironizzò Alyecc, tranciando con un brutale montante il braccio teso del filibustiere più vicino a lui.
Lo spruzzo violento di sangue gli imporporò il mantello, aggiungendosi alle altre gocce vermiglie che costellavano la pesante stoffa come un elaborato e macabro disegno. Lo scontro interminabile lo stava innervosendo. Era ora di spezzare l’impasse. Avanzò implacabile verso gli avversari, con l’incedere del dio della Morte.
 
“Per tutti gli dei!” imprecò Dalian, ancora sconcertato dall’atroce spettacolo della dipartita di Tajo “Non sarebbe male spostarsi da qui, Bicks! Siamo troppo scoperti!”.
“Io non fuggo come un coniglio!” dichiarò lei, recuperando l’attenzione sullo scontro.
Diede un calcio al corpo inerte del compagno e lo fece rotolare sul ponte inferiore, liberandosi impietosamente di quella visione orripilante “Non ho paura di un moccioso con l’arco! La prerogativa è sempre nostra, sono io che studio la strategia e la dirigo, non quegli idioti là sotto, che pensano di sfruttare unicamente il vantaggio numerico e la forza bruta!”.
Socchiuse le palpebre come un rettile, valutando la tattica migliore per avere ragione di quei pochi che stavano dando del filo da torcere al suo equipaggio.
“Con il tuo consenso, Tsambika” intervenne Raidel, fremente e scuro in volto “Sono più un uomo di spada che di logistica e non sai quanto mi stanno prudendo le mani in questo momento. Permettimi di scendere in campo!”.
“E’ tuo diritto anelare la vendetta, Raidel” concesse lei “Va’… levami dai piedi quell’Aethalas una volta per tutte!”.
Il capitano della Agewe liberò l’arma dal fodero e saltò prontamente giù dalla tolda, con un balzo spettacolare, cercando Narsas con lo sguardo sovraccarico di ferocia.
Lo individuò e si appiattì contro la paratia, meditando di giungergli alle spalle e di fargliela pagare molto cara prima di fargli saltare definitivamente la testa dal collo.
“Non così in fretta!” sentenziò una voce dietro di lui “Vedo che siete un uomo d’onore, deciso ad affrontare di faccia l’avversario. Mi congratulo…”.
Raidel si voltò di tre quarti, incontrando lo sguardo tagliente di Dare Yoon.
“Lascio volentieri l’onestà a voi e alle favole” replicò con un sogghigno “In guardia!”.
Le lame partirono quasi all’unisono, baciandosi a mezza corsa con un’esplosione di scintille. La sciabola del pirata era più larga e spessa, ma la spada dell’ufficiale era implacabile e non si lasciava certo intimorire da una mera questione di dimensioni.
I due uomini avanzavano e indietreggiavano ritmicamente, come in una danza, attaccando e difendendo, cogliendo ogni occasione per carpire la perizia dell’avversario o piuttosto i suoi punti deboli.
“Non siete male” commentò Raidel, divertito “Ma io sono obiettivamente il migliore”.
“Certo a parole” ringhiò il soldato, scoccandogli un’occhiata truce.
Ripresero lo scontro, nel quale nessuno osava intervenire, creando un alone vuoto intorno a loro e dedicandosi anima e corpo alla sconfitta ultima dell’avversario.
“Siete fortunato che Tsambika abbia ordinato di risparmiarvi la pelle… oppure no, dipende che intenzioni ha con voi!” ironizzò il bucaniere “Qualche volta ama comportarsi come il gatto con il topo... ma il finale è sempre identico! Non illudetevi!”.
Dare Yoon non raccolse la provocazione e seguitò ad affondare, sfiorando l’avversario con pericolosa precisione.
“Mi chiedo quale torto le abbiate rivolto, per averla resa così astiosa nei vostri riguardi” proseguì Raidel, evitando per un palmo di finire infilzato.
L’ufficiale della Guardia esibì una smorfia gelida, calcolando contemporaneamente con acume le mosse utili ad avere ragione dell’antagonista. Era piuttosto abile, non c’era dubbio, ma non abbastanza per lui. E poi quella lama larga e piatta pareva proprio fatta apposta per…
“Ho rifiutato di infilarmi tra le sue gambe, se ci tenete a saperlo” rispose, più per sviare l’attenzione del rivale che per soddisfare la sua inopportuna curiosità.
“Come?” sghignazzò sguaiatamente Raidel “State scherzando, vero?”.
“Io non scherzo mai, soprattutto quando combatto!”.
Dare Yoon arretrò, strappandosi il mantello dalle spalle e gettandolo a terra, bilanciando la spada nella destra, come in attesa.
“Dubito anche della vostra virilità, allora!” rincarò sarcastico il pirata, che evidentemente trovava quell’ammissione spassosamente assurda.
“Io della vostra intelligenza” rimandò il soldato, sdegnoso “Scarsa come quella dell’imbecille che si è fatto infilare dal nostro arciere alla prima…”.
“Cosa?” ruggì il capitano dell’Agewe, perdendo immediatamente l’aria scanzonata.
“Decidetevi a fare sul serio!” lo istigò ulteriormente Dare Yoon.
Il bucaniere strizzò gli occhi color foschia e lo puntò con astio palpabile.
“Hai pronunciato la tua condanna” sibilò, abbandonando il già precario galateo.
Il sorriso di scherno del rivale gli strappò ogni residua esitazione. Si lanciò verso di lui, deciso a farla finita, brandendo la sciabola ricurva.
Era ciò che Dare Yoon stava aspettando. Girò di tre quarti, lasciando che la lama gli sfiorasse il braccio sinistro per il senso della lunghezza e la bloccò tra l’ascella e il torace, in un azzardo che aveva provato centinaia di volte, durante le esercitazioni con il suo comandante. Fece passare l’avambraccio al di sotto del filo e raggiunse l’impugnatura nemica, stringendola nella morsa inossidabile della mano, impedendo qualsiasi altro movimento. Ebbe modo di cogliere lo sguardo incredulo di Raidel, che si sporgeva incautamente in avanti, nel vano tentativo di liberare l’arma dalla sua salda presa. Roteò il polso, abbattendo la spada sull’avversario con una mossa fluida, che lo raggiunse con fatale esattezza, spiccandogli la testa.
 
“No!!” gridò Tsambika, seguendo con orrore la scena cruenta, che terminò con l’abbattersi pesante sul ponte del cadavere decapitato del suo secondo.
Un rivolo di sudore scivolò lungo il volto raccapricciato di Dalian, che si slegò il fazzoletto scarlatto dal collo e si tamponò la fronte, impallidendo.
“Credevo che il dio della Morte fosse quell’altro…” rantolò, raggelato “Bicks, non possiamo più…”.
“Fai silenzio!” strillò la donna, al culmine della furia “Finisce qui! Qui e ora!” aggiunse, priva di qualsiasi reazione che non fosse la rabbia allo stato puro. Non ebbe alcun cenno di dispiacere per la morte cruenta del compagno.
L’uomo in rosso ammutolì. Poche volte aveva visto la sua comandante tanto adirata.
“Ixtaro!” gridò lei, attirando l’attenzione di una giovane con i capelli biondo platino, che osservava lo svolgersi degli eventi abbarbicata su una delle colombiere di trinchetto per meglio indirizzare i compagni “La ragazzina! Voglio che tutti vadano contro di lei! Nessuno escluso! Dieci dubron a chi la raggiunge per primo… e vedete di non ucciderla!”.
Lei annuì e sbraitò prontamente l’ordine alla ciurma sparsa per la nave, che raddrizzò le orecchie nell’udire l’entità cospicua della ricompensa. Ogni singolo membro dell’equipaggio dei due galeoni cercò la preda con bramosia, interrompendo qualsiasi altra azione e confluendo in un unico senso.
“Dannazione!” ruggì Dare Yoon, che aveva parimenti ascoltato la risoluzione di Tsambika “Sapevo che quella possedeva anche un cervello funzionante...!”
Prese a correre nella medesima direzione, facendosi largo a fendenti, ma troppo lentamente per poter raggiungere la principessa prima degli innumerevoli filibustieri già accalcati sul ponte.
“Alyecc!” gridò Narsas con tutto il fiato che aveva in corpo, per allertare l’uomo più vicino a Adara, ponendosi l’arco a tracolla e issandosi a forza di braccia verso le sartie intermedie con l’intento di raggiungerla tramite la via più sgombra, lungo la scotta di gabbia volante.
“No, tesoro…” lo rimbeccò una voce femminile poco più in alto “Non ti hanno insegnato a chiedere permesso?”.
L’arciere intrecciò le dita della mano sinistra alle spesse corde, tenendo libera la destra. Squadrò con occhi di fuoco la donna bionda che poco prima aveva diffuso il vile ordine di Tsambika, preparandosi a combattere in quella posizione tutt’altro che comoda.
“Per essere un freddo assassino, sei piuttosto giovane e grazioso…” continuò lei con pacata ammirazione “Ma non credo tu possa usare il tuo arco quassù, vero?”.
Le iridi scure di Narsas brillarono di risolutezza. Sfoderò il pugnale ricurvo.
 
Alyecc aveva ascoltato con algido distacco il comando della capitana, continuando a compiere la propria opera di decimazione a pochi passi dalla principessa.
Aveva anche colto il richiamo disperato dell’Aethalas e gli aveva risposto affermativamente, ma non aveva riconvocato i suoi servitori in quel punto critico dello scontro. Non in quel momento, non con quel fine.
Vide convergere la ciurma verso la loro posizione e sogghignò, imperscrutabile.
“Sembra siano tutti interessati a noi” disse rivolto alla ragazza lì accanto.
“Oh, stelle!” esclamò lei, esterrefatta “Sono troppi!”.
“Già…” ribadì l’uomo, privo di qualsiasi sfumatura di timore.
“Alyecc… cosa facciamo?” chiese lei, nel vederlo tanto sicuro di sé in quel dramma.
“Combattiamo” rispose lui, sfiorando l’ovvio.
“Ma…” obiettò Adara, sentendosi quasi presa in giro.
“Ora!” tagliò corto lui.
 
I pirati si tuffarono all’unisono sul loro bersaglio, incuranti dei colpi di spada che provenivano dalla ragazza e dal tizio misterioso che la stava aiutando. L’oro promesso da Tsambika aveva la priorità nella loro mente avida e dedita esclusivamente alle ruberie e comunque, anche senza quell’esca succulenta, nessuno avrebbe mai osato disobbedire ai voleri del capitano della Xiomar.
Divennero cinque, dieci, venti contro uno solo: costrinsero gradualmente e inesorabilmente i loro unici due avversari schiena a schiena, riducendo loro il campo d’azione, accerchiandoli e arrivando ad afferrarli addirittura per i vestiti.
Adara non riusciva più a muoversi, stretta in quella sorta di abbraccio collettivo e indesiderato, che le toglieva addirittura la capacità di respirare. Avvertiva contro le sue le spalle di Alyecc che rallentavano i movimenti, parimenti impediti dal numero soverchiante di avversari.
Fu sbattuta a terra e disarmata, mentre intorno a lei alcuni uomini si litigavano violentemente la priorità dell’averla presa prigioniera.
“Alyecc…!” mormorò, senza più riuscire a scorgere l’uomo in mezzo ai pirati che torreggiavano su di lei disposti in cerchio. Non ottenne risposta.
Qualcuno le legò i polsi dietro la schiena e la strattonò per i capelli, obbligandola mettersi sulle ginocchia. Sentì il filo di un coltello alla trachea e si irrigidì.
“Pronto ai tuoi ordini, Tsambika!” grugnì poi il pirata che la teneva soggiogata, attirando finalmente l’attenzione del suo comandante.
La donna sorrise malignamente, passandosi una mano nella la lunga chioma nera.
“Arrendetevi!” intimò con voce stentorea “Un solo movimento e la vostra amica si ritrova con la gola squarciata! Giuro sulle onde di Manawydan che lo farò io stessa!!”.
Dalla sua posizione sopraelevata, Narsas osservò con angoscia i filibustieri che attorniavano la principessa: troppi e irraggiungibili. Quando vide balenare la luce sulla lama puntata al collo di lei sentì crollare le ultime speranze rimaste. Eppure, Alyecc aveva ancora la spada in pugno e nessuno l’aveva costretto a gettarla. Possibile che stessero commettendo un errore del genere?
“Vogliamo scendere da qui, carino?” lo apostrofò Ixtaro, che fino a quel momento si era difesa dignitosamente dai suoi affondi, decisamente più a suo agio di lui tra i cordami del galeone “O devo riferire a Tsambika che ti rifiuti?”.
L’arciere rinfoderò il pugnale, senza rivolgerle la parola, e prese a calarsi mestamente dalle sartie su cui si era arrampicato. Quando toccò il ponte, lei gli fu immediatamente addosso e gli serrò i polsi con una fune, stringendoli con più giri, fino a fargli male. Lo disarmò e gli assestò un calcio nel ventre, lasciandolo senza fiato e facendolo crollare giù con un gemito.
“Questo è per Tajo” gli sussurrò all’orecchio, trascinandolo poi sulle ginocchia “Era quantomeno dovuto. Ti risparmio il resto perché con lui e Raidel morti, di fatto, ora sono io il capitano della Agewe… quindi un po’ di gratitudine te la meriti”.
Narsas ignorò le fitte alle costole e la fissò con l’espressione una belva indomita.
Dare Yoon fece mente locale: impossibile agire senza giocare pericolosamente con la vita della principessa. La Xiomar non faceva notoriamente prigionieri… o riservava loro una sorte ben peggiore della mancanza di libertà. Osservò Narsas inchiodato a terra, che aveva tratto la medesima conclusione prima di lui e si era lasciato catturare, ma il cui sguardo acceso indicava una totale repulsione alla resa. Rammentò le parole che gli aveva rivolto il giorno prima sul ponte e sorrise lievemente.
“Ammirevole, Aethalas… davvero ammirevole” mormorò, conficcando la spada nell’assito e capitolando a sua volta senza perdere l’aria di sfida.
Due uomini si affrettarono a bloccarlo, torcendogli brutalmente le braccia dietro la schiena e assicurandolo con un legaccio tanto stretto da bloccargli la circolazione, in modo che non potesse più nuocere. Avvertì una punta acuminata dietro le scapole.
“Sai, io sono un amico di Raidel, quello che hai spuntato senza farti problemi…” ringhiò uno dei due, bieco.
“Condoglianze” sogghignò il soldato, tutt’altro che rammaricato.
Il pirata gli piantò una violenta ginocchiata in un fianco, costringendolo faccia a terra e schiacciandolo sotto il proprio peso. La lama oltrepassò la stoffa, incidendo la pelle.
“Non mi interessa se Tsambika ha ordinato di non spedirti in dono a Reshkigal” precisò poi, minaccioso “Se mi capiti a tiro quando lei non c’è, sei finito!”.
“Ne terrò conto” borbottò faticosamente l’ufficiale, contorcendosi rabbiosamente.
“Fallo alzare, Maceo!” comandò una voce muliebre aspra e inconfondibile, accompagnata da un suono di passi svelti e leggeri sul legno del ponte “Ho chiesto che fosse trattato con riguardo, se non erro!”.
Dare Yoon fu sollevato malamente e messo in piedi, per ritrovarsi faccia a faccia con la comandante, mentre il corpulento marinaio che lo aveva minacciato si affrettava a scusarsi, perdendo tutta la propria baldanza. La sua rapida retromarcia non servì a risparmiargli un sonoro ceffone in pieno volto.
“Andiamo” sogghignò Dare Yoon, gustandosi il siparietto “Stavamo solo facendo conoscenza. Non serve essere tanto manesca con i vostri fedelissimi uomini”.
Tsambika rispose arricciando la bocca tinta di carminio in un sorrisetto vittorioso, cacciando via il malcapitato con una pedata di tacco nel didietro.
“Mi aspetterei come minimo un grazie” affermò, afferrando la stoffa chiara della sua casacca e trascinandolo verso di sé con poco garbo.
“Sapete come si dice…” ribatté lui “La speranza è l’ultima a morire…”.
“L’incapacità di perdere è una delle cose che mi piace di voi” continuò la donna, spostando la mano sul suo viso “Le altre le scoprirò stanotte”.
“Conto di non collaborare” fece Dare Yoon, sarcastico “Neppure se sceglieste coraggiosamente di liberarmi le mani”.
La donna si rabbuiò e lo afferrò per i capelli scuri, facendolo piegare verso il basso.
“Voi farete esattamente quello che vi dirò” sibilò irata “O la ragazzina creperà male. Naturalmente dopo essersi offerta volontaria per intrattenere i miei uomini”.
Poi lo strattonò ulteriormente e lo baciò sulle labbra.
Dare Yoon si scostò, arretrando di un passo, mentre il pirata rimasto ad assistere suo malgrado allo spettacolo cercava di tenerlo fermo. La guardò con disprezzo e sputò a terra.
Tsambika sollevò una mano per schiaffeggiarlo, ma fu interrotta.
“Capitano! C’è ancora una sacca di resistenza! Chi dobbiamo ammazzare per primo per stroncarla definitivamente?”.
“Che cosa!?” tuonò lei, con un’ultima occhiata adirata al soldato “Possibile che siate tutti così incapaci!?”.
“Temo che non si tratti di cattiva volontà” intervenne Dalian, indicando Alyecc, che si rifiutava di consegnare la spada “Evidentemente, il ricatto con quell’individuo non funziona. Penso non gli importi nulla della vita degli altri tre”.
“Staremo a vedere” sentenziò lei “Portate la ragazza sulla passerella!”.
“No, Bicks!” gridò Dare Yoon, sgranando gli occhi nel comprendere le pessime intenzioni della donna “Lei non ti ha fatto nulla! Si è solo difesa! Non sarai tanto vile da servirti di una giovane inerme! Prendi me piuttosto!”.
“Sì…” valutò lei, fissandolo di tre quarti “Stanotte. Portatelo via!”.
Tre marinai si affrettarono a trascinare via il soldato elestoryano, che tentava vanamente di liberarsi dalle corde, e altrettanti abbrancarono Adara per le spalle, spingendola malamente sull’asse di legno in precario stallo tra le due navi.
La principessa fissò con terrore la schiuma bianca e le onde violacee e mugghianti poco sotto di lei. Il Crescente restò un semplice tatuaggio.
“Alyecc, per tutte le maledette ere!” urlò Narsas fuori di sé, ribellandosi alla sua bionda carceriera, che fu costretta a domandare aiuto ai compagni per riuscire tenerlo fermo “Richiamate i vostri servitori! Arrendetevi! Volete che lei muoia!?”.
L’uomo abbassò leggermente l’arma, ma non la depose, all’apparenza indeciso.
“No, Alyecc”.
Adara lo chiamò con voce chiara dal luogo instabile e oscillante su cui si trovava, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
“Non vi supplicherei mai di alzare le braccia. Vi prego solo di salvare i miei amici, se potete. Neppure loro si sarebbero arresi, se non fosse stato a causa mia. La mia vita non è più importante della loro, dunque continuate a combattere se lo desiderate!”.
“Maledetta…” ringhiò Tsambika, che non aveva inserito il coraggio e l’altruismo della sua prigioniera nella formula fredda e spietata dei suoi calcoli.
“Adara!” gridò Narsas, al culmine della disperazione “Adara, non dire sciocchezze! Chiedigli di arrendersi! Adara!!”.
La principessa lo guardò, facendogli comprendere che non sarebbe tornata sulla propria decisione. Che non si sarebbe lasciata usare come un’arma di ricatto.
“Alyecc!! Abbandonate le armi, se siete un uomo!!” urlò allora l’arciere, rivolto allo straniero, mentre Ixtaro e i suoi lo abbrancavano ancora più saldamente per ridurlo al silenzio “Alyecc!!”.
Le dita di lui strinsero con forza l’impugnatura della spada. Avvertì con estremo stupore di avere le mani sudate. Ignorò il fenomeno inconsueto e affondò la lama nell’avversario, che si era distratto per lo scambio sostenuto di battute, togliendo gli ultimi dubbi sulle sue intenzioni. Niente resa.
Lo sguardo del capitano della Xiomar lampeggiò come una burrasca, carico di una collera incontenibile. Nonostante la rabbia, la sua mente agile continuò a cercare la soluzione migliore per costringere il misterioso individuo alla rinuncia, senza subire ulteriori perdite. L’idea che le balenò per il cervello, la fece sorridere crudelmente.
Salì sulla passerella e raggiunse la principessa, snudando il coltello.
“Questo lo prendo io” le disse poi, strappandole dal collo il legaccio cui era agganciato il cilindro metallico contenente la Profezia “Non vorrei che l’acqua salata lo rovinasse troppo…”.
Adara si sentì mancare quando vide l’astuccio tra le grinfie della donna, ma si sforzò di restare impassibile, come se l’oggetto fosse qualcosa di poco conto.
“Potete avere i miei ricordi di famiglia” rispose serena “Almeno saprete con certezza dove recapitare notizia della mia morte. È il mio ultimo desiderio”.
Tsambika corrugò la fronte, sorpresa, ma non si lasciò certo commuovere.
“Guarda bene quale sarà l’ultima cosa che vedrai prima di andare a fare compagnia ai pesci, allora” mormorò con freddezza “Prendete l’Aethalas, portatelo qui davanti!”.
Il cuore della principessa iniziò a pulsare, impazzito per il terrore, quando vide l’arciere costretto a terra difronte a lei. Il Crescente avvampò come un incendio, strappandole un lamento soffocato.
“Vi prego!” esalò “Narsas si è arreso come avete chiesto! Non potete…!!”.
Tsambika la ignorò, impartendo un altro comando.
“Tagliategli la mano destra” sancì, priva di umanità.
La Luna dipinta intorno al suo ombelico iniziò a scuotersi in ondate di dolore rabbioso, che costrinsero Adara a piegarsi su se stessa, con le lacrime che incominciarono a scendere copiose sul viso.
“No!! Non potete farlo!!” ansimò “Prendete me, vi supplico! Lasciatelo stare!”.
Uno dei pirati slacciò la fune che legava il guerriero del deserto, liberandogli le mani. Poi lo obbligò ad allungare il braccio su un ceppo, inchiodandolo al suolo con l’aiuto di due compagni, mentre Tsambika sorreggeva la principessa, pensando che non ce la facesse a sopportare ancora a lungo la scena feroce cui voleva che assistesse.
“Alyecc… Alyecc!” gridò lei, domandandogli aiuto, senza riuscire a concludere la frase, frastornata dall’angoscia, dal dolore e dal sangue che le rombava con furia impetuosa nelle orecchie.
Lui si girò e abbassò la spada, rimanendo immobile per un istante, come se stesse valutando le opportunità. Poi la scagliò a terra, imitato in pochi secondi anche dai suoi uomini.
“Grazie…” ridacchiò la capitana, rivolta alla ragazza “… e addio!”.
Fu solo una leggera spinta, ma fu sufficiente a far precipitare Adara nelle acque ostili e ribollenti del Pelopi.
“Adara!!”
Narsas si ribellò inutilmente alle mani che lo frenavano, gridando di rabbia e di dolore, spingendo lo sguardo incredulo e congelato sulla passerella ormai deserta.
No… lei no… lei non sa nuotare. Lei non potrà neppure provarci con i polsi legati. Lei non può… non può essere…
Avrebbe voluto piangere, ma non lo fece. Avrebbe voluto morire, ma impose al proprio cuore di continuare a battere. Avrebbe voluto gettarsi tra i flutti per cercarla, ma non gli venne concesso. Si concentrò sul proprio respiro, sul proprio giuramento, sulla propria missione. Per la prima volta non servì a nulla. Cedette alla sofferenza.
Non si accorse nemmeno che Tsambika aveva ordinato di risparmiargli la mutilazione e che era ritornata sul ponte principale, puntando decisa verso Alyecc.
 
“Alla buon’ora!” esclamò trionfante, fissando il misterioso passeggero con estremo disappunto “Pensavo vi sareste almeno tuffato a mare per salvare la vostra amica…”.
“Non ne ho bisogno” ribatté lui, polare.
Tsambika controllò che nessuno dei suoi quattro servitori fosse libero di prestare soccorso alla ragazza, vista l’alterigia con cui lui la stava affrontando anche da sconfitto, e rincarò la dose.
“Quanto siete arrogante! Pagherete la scarsa educazione con cui mi avete trattata sin dal vostro arrivo! E ora avanti! Abbassate quel dannato cappuccio e mostratemi quale volto può avere un pallone gonfiato vostro pari!”
“Se fossi in voi, ritirerei la richiesta, salirei sulla Agewe e mi dileguerei il più velocemente possibile” suggerì l’uomo, quasi tediato.
Lei sfoderò la spada, per nulla impressionata. La lama puntò al cuore.
“Muovetevi!” sibilò tra i denti.
Alyecc sospirò. Slegò lentamente il cordoncino che teneva serrato il pesante copricapo e allentò il legaccio che chiudeva il mantello. Lo lasciò scivolare a terra con noncuranza, aiutato dai refoli di vento traverso che spazzavano la Xiomar.
I capelli biondi gli si sparpagliarono sulle spalle, mossi dall’aria gelata. La guardò.
Tsambika fece un passo indietro, come folgorata, e sentì il respiro mozzarsi per il terrore che la avvolse nel riconoscerlo all’istante.
Le inconfondibili iridi color ambra di lui la fissarono con disumana ferocia.
“Non… non è possibile! I vostri occhi sono… Voi siete…”.
Anthos sollevò semplicemente un dito e sorrise.
   
 
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