Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Lunetta 12    06/09/2019    1 recensioni
Ace si rifugia nei suoi ricordi per scappare dalla sua esecuzione a Marineford, mentre sfoglia le sue memorie si sofferma su un ricordo in particolare, il momento più strano ed assurdo di tutti.
[...] Pensare a quanto fosse esasperante Luffy da bambino o a come avesse trovato una famiglia più che una ciurma, in un momento come quello lo distraevano, trasportando il suo "Io" in una dimensione ben più serena. Si concentrò su di essi consapevole che non avrebbe lasciato quel luogo vivo tanto facilmente, ma mentre scavava a fondo nella sua coscienza un'avvenimento lo colpì.
SBAM!
Era stato come ricevere un calcio nelle palle dalla vita stessa. [...]
Genere: Angst, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Marco, Portuguese D. Ace, Satch
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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INSONNIA

- prima parte -





La mattina seguente Siren si svegliò a causa di un raggio di sole molesto che filtrava prepotente attraverso la tendina posta sopra l'oblò. Imprecò mentalmente e si mise a sedere sul materasso osservando l'ambiente che la circondava, ebbe un momento di smarrimento in cui la testa le si fece pesante, quella non era la sua stanza. Si stropicciò gli occhi guardandosi meglio intorno, quando sentì un lieve mugolio provenire dal pavimento. Fece scendere lo sguardo sonnolento e pigro accanto al letto, rannicchiato su un fianco sulle assi di legno di quella stanza, che ora le era famigliare, c'era un ragazzo moro con le guance spruzzate di lentiggini che sonnecchiava tranquillo. La rossa si distese sul bordo del materasso, fece pendere un braccio al di fuori e con le nocche andò ad accarezzare una guancia del giovane che sotto il suo tocco mugolò arricciando il naso. 
 
- Cosa fai sul pavimento? -
-... dormo -
 
Entrambi avevano le voci impastate dal sonno.
 
- Non è scomodo? -
- Si... -
- Sali... -
 
Essendo in stato comatoso Ace non si fece domande o ribattè, ciecamente salì sul proprio letto distendendosi nello spazio che la ragazza gli aveva lasciato. Chiuse gli occhi per svegliarsi con calma e prendere coscienza del proprio corpo poco a poco, constatando quanto il suo giaciglio fosse morbido e profumato, si stranì nel sentire odore di agrumi, ma ancora legato al mondo dei sogni trasalì quel dettaglio. Qualcuno stava cantando. Si sentì accarezzare la testa, era come se fosse tornato bambino e sua madre lo sesse cullando accompagnata da una ninnananna, era una sensazione mai provata, ma immaginava che i bambini si sentissero in quel modo nel momento di andare a letto. Si rilassò cedendo ad un sonno profondo.
Che fretta c'era di svegliarsi? 
Perchè non godersi ancora un po' il letto?
Quella mattina, accompagnato da dolci carezze ed una cantilena accennata, si concesse più tempo. Si risvegliò serenamente qualche ora più tardi e, dimenticatosi totalmente della presenza della ragazza, si preparò con calma godendosi ancora qualche istante di tranquillità. Uscito dalla sua stanza si diresse verso la cucina, dopo una bella dormita ed una doccia rinfrescante quel che ci voleva era proprio una colazione abbondante, nel percorso per arrivarvici assaporava già, mentalmente, il gusto delle cialde, ma appena entrò nella sala da pranzo si bloccò spalancando gli occhi e trattenendo un urlo nervoso. Seduta su di un tavolo a gambe incrociate c'era Siren in mutande e con uno dei suoi cappelli sul capo, stava mangiando un ananas infilzata in uno spiedo a simulare un cosciotto di carne ed era circondata da pirati che ridevano.
 
- SAAATCHHH!!! -
- Eilà Ace, dormito bene? -
- Cosa sta succedendo?! Perchè è nuda?! -
 
Il castano si grattò nervosamente la nuca.
 
- Ho provato a metterle qualcosa addosso, ma mi ha morso, però è divertente, sta facendo ridere tutti -
 
I due si avvicinarono al tavolo dov'era seduta la ragazza.
 
- Ehi ragazzina! Si può sapere cosa stai combinando ora? -
 
La rossa si girò, si era disegnata delle lentiggini sul volto ed aveva le guance piene di cibo, sembrava proprio uno scoiattolo, alias, Ace quando si abbuffava. Con sua grande fortuna i capelli lunghi e mossi le coprivano il seno senza lasciar intravvedere nulla, anche se si notavano molto bene le mutandine bianche decorate con una fantasia ritraente delle arance, quella era proprio fissata con quei dannati agrumi. 
 
- Faccio una tua imitazione -
 
Lei gli rispose tranquillamente, sembrava del tutto a suo agio, ma soprattutto, con grande gioia degli uomini nella stanza, non aveva alcun senso di pudore. Il ragazzo, sicuro che se l'avesse vista Marco avrebbe gettato sei lei che lui a calci in mare, si fece passare una maglia larga dal cuoco nascondendola dietro la sua schiena. 
 
- Sai come verrebbe ancor meglio la mia imitazione? -
- No, come? -
 
Con un movimento fulmineo le fece indossare la maglia ricevuta da Satch causando l'agitazione della ragazza ed un grande "OHH " di dissenso da parte dei suoi uomini.
 
- Forza banda di bifolchi, non c'è più niente da guardare -
 
Non c'era mai una gioia per loro semplici marinai, ora venivano sfrattati anche dalla cucina.
Siren, poco convinta, guardò la maglia che le era stata infilata a forza, era larga, coprente e lunga, non la gradiva affatto, anzi, in quel momento ripiangeva di non aver rubato una camicia dall'armadio del moro. Lo squadrò con le labbra storte in un'espressione di perplesso dissenso, certo lei doveva vestirsi nascondendo le sue forme, però nessuno sgridava quel bellimbusto di Ace che se ne stava perennemente a petto nudo con la scusa di essere un uomo, questa distinzione lei non la capiva. 
Per farla distrarre il ragazzo le mise davanti agli occhi una fetta di crostata alle arance, che gli aveva portato il cuoco, e sorrise quando la vide illuminarsi divorando quella che era la sua colazione. Si sedette sulla panca aspettando il suo caffè e per guadagnare altro tempo diede alla rossa la sua collana, era sicuro che sarebbe stata molto più felice se fosse stato lui a darle qualcosa e così fu, sembrava proprio una bambina da quanta meraviglia provasse per ogni piccola gentilezza, probabilmente nemmeno con lei il mondo era stato magnanimo, vietandole di avere un'infanzia normale. Dopo aver fatto per un po' la bimba felice, Siren scese dal tavolo, sedendosi finalmente sulla panca vicino ad Ace, il quale non si lasciò sfuggire l'occasione di accarezzarle la testa con l'affetto di un fratello maggiore. Incredibile ma vero, il moro stava stranamente iniziando a provare simpatia per quella bizzarra piratessa incapace di vestirsi e dall'umore facilmente influenzabile dal clima. Certo era stupidamente infantile per essere una diciottenne, ma gli riportava alla mente il suo fratellino e questo gli scaldava il cuore.
Quell'idiota irresponsabile di Luffy gli mancava davvero tanto.
Ora che i marinai erano usciti, nella stanza rimbombava lievemente l'eco degli strumenti adoperati da Satch, ogni tanto era piacevole godersi i momenti di quiete come quelli, quiete assai breve quando si trattava di aver a che fare con la giovane. 
La ragazza, sorridendo, affondò un dito nella guancia di Ace. 
 
- Lentiggini...  -
 
Il moro ghignò, si leccò il pollice e si sporse minaccioso verso quella ragazzina. Strofinò la falange unta con la saliva contro le sue guance cercando di pulire quelle macchie fatte col pennarello.
 
- Nooo!!! Che schifo! Vai via!!! -
 
Lei si dimenò ripudiando quel contatto viscido, così il moro fece passare un braccio dietro la schiena di lei bloccandola e sostenendola. Quando capì che non vi erano vie di fuga, Siren si lasciò pulire disgustata guardando il soffitto.
 
- Insomma, potevi anche usare un pezzo di carta! -
 
Finita la pulizia la rossa si strofinò con forza le maniche della maglia contro le guance. 
 
- Dai ragazzina! Era uno scherzetto innocente -
 
Ace scoppiò a ridere vedendo la sua reazione, non riusciva a prenderla sul serio e se prima sembrava uno scoiattolo, ora era più simile ad un grosso gatto. Divertito, decise che questa volta sarebbe stato lui a giocar con lei, così la afferrò per la vita caricandosela in spalla come un sacco di patate, passò per il bancone della cucina raccattando velocemente la sua dose di caffeina quotidiana ed uscì col sorriso sul volto ed una ragazzina chiassosa in groppa.
Quella mattina avvenne un fatto straordinario: il signor Portgas rinunciò alla sua quotidiana colazione abbondante, ma in fondo, era distratto da qualcosa di ben più dolce e morbido.
 
- Oggi ti faccio fare il tour della nave, contenta ragazzina? -
 
Ogni tanto la prendeva, la lanciava in aria come un bastone da majorette facendola volteggiare per qualche secondo, poi la riafferrava cambiando spalla e soffiando via i suoi capelli color del fuoco, i quali ad ogni trottola si intrecciavano al suo corpo. Chi lo incrociava si fermava dietro di lui a sospirare qualche insulto indignato, il comandante della seconda flotta era proprio cattivo a non voler condividere la sua nuova compagna di giochi. Il morale della ciurma era a terra. Navigar per i sette mari con la compagnia di soli uomini certo, aveva i suoi vantaggi, ma a lungo andare le lotte per il cibo o i festini proposti mensilmente dai comandanti per rallegrare l'atmosfera, diventavano pesanti. Più di un marinaio necessitava la compagnia di un membro del gentil sesso ed ora che ce ne era uno a bordo, a loro completa disposizione, l'unico a poterne godere era il moro. Che invidia che provavano i membri più anziani, l'invidia per la giovinezza altrui, la forza, il divertimento, il tempo infinito e la spensieratezza di potersi permettere sbagli per porvi rimedio in futuro e non in quell'istante.
 
Ingiustizia!
 
Le lamentele erano tutte recapitate a Marco che ormai non aveva più un attimo di intimità col suo letto.
Riposo?
Quella era un'attività per i deboli!
L'insonnia addolciva i suoi caffettoni amari, che da quando era salita a bordo quella bestia di satana, erano aumentati di numero ed intensità.
 
Suo padre era trattenuto da faccende più importanti come gli spostamenti sospetti della marina e la cura della sua salute, ormai era anziano, certo ancora forte e temuto in ogni dove, ma anziano. La Fenice non poteva di certo permettersi di disturbarlo per sciocchezze simili, e poi, cosa mai avrebbe potuto dirgli? 
 
- Padre, la ciurma è arrapata, possiamo fermarci ed andare a puttane? -
 
MAI! 
 
Erano giorni che andava avanti a minacce e caffeina, quella donna doveva sparire, era una piaga, una pestilenza, un supplizio mandatogli da qualche divinità per punirlo della sua troppa rigidità. Forse avrebbe dovuto prendere la vita come Ace, la sua filosofia di abbuffate seguite da pisolini ora come ora gli sembrava un'ottima dottrina da seguire, e poi che diavolo credevano i suoi uomini? Anche lui aveva bisogno di una bella scopata, ma di certo non perdeva il controllo davanti la prima donna che gli capitava davanti, soprattutto se la donna in questione era una ragazzina come quella. Siren era ancora troppo immatura, gli sapeva da poppante, lui aveva bisogno di una donna vera, una matura, magari alta, mora, con gli occhi scuri, le labbra sottili, la via stretta, le gambe snelle e sode...
 
- Cazzo... -
 
Scosse la testa posando le carte nautiche che stava consultando fino a poco prima, aveva proprio bisogno di una vacanza lontana da tutto, da tutti e soprattutto da quella dannatissima ragazzina. Voleva tanto dormire, scopare e mangiare come le persone normali. Decise di lasciar momentaneamente perdere i suoi compiti e si buttò sul letto a pancia in su, si massaggiò gli occhi, le tempie e poi si grattò la pancia sbadigliando. Magari nel mondo dei sogni avrebbe trovato un po' di conforto. Si lasciò ipnotizzare dal lampadario che dondolava leggermente, cullato dalle onde che facevano oscillare la nave, in quel momento c'era silenzio, nessun marinaio che si lamentava, nessuna ragazzina che lo assillava, solamente lui, il letto ed il lampadario. Con un sospiro Marco scivolò tranquillo in un sonno profondo finalmente in pace.
 
 
L'aveva persa di vista solo per un istante, un singolo attimo di distrazione e la rossa gli era sfuggita, si illudeva che non fosse andata tanto lontano, in fondo era stato solo un secondo, ma quella bimba troppo cresciuta era introvabile. Aveva cercato in ogni dove e chiesto ad ogni marinaio che aveva incontrato, ma nessuno l'aveva vista, quello era un disastro. 
 
- Se lo viene a scoprire Marco ci uccide entrambi... dio perchè mi sono distratto?! -
 
Sconsolato aveva posato la testa contro il muro ed aveva chiuso gli occhi.
 
- Pensa Ace, pensa, dannazione pensa!!! -
 
Si ripeteva bisbigliando fra sè e sè, doveva assolutamente trovarla prima che il biondo trovasse uno di loro due o venisse a conoscenza dell'accaduto. Perdere una scarpa, un paio d'occhiali o addirittura un tesoro erano cose normali messe a confronto col smarrire un'intera ragazza, per giunta colorata e chiassosa quanto un albero di natale ed i parenti festaioli giunti alla per il cenone, quella era un'impresa da idioti. 
Lui era un idiota.
 
Si stava autocommiserando e contemporaneamente cercando di ragionare su dove potesse essersi cacciata la piratessa quando passò per il corridoio Izo. Non aveva mai visto il fratello comportarsi in quel modo quindi ne rimase sorpreso e decise di riportarlo alla realtà posandogli una mano sulla spalla.
 
- Tutto bene? -
 
Lo vide sobbalzare e girarsi col fiatone ed una faccia terrorizzata, per poi sospirare.
 
- Dio! Pensavo fossi Marco! Mi hai fatto prendere un colpo! -
 
Il moro non capiva e sbattè le ciglia - finte - più volte.
 
- Che stai combinando? -
- L'ho persa un secondo di vista ed ora è sparita! -
- Parli della ragazzina? -
- Si! Quella peste! Avrei dovuto rinchiuderla in camera o gettarla su di una scialuppa! Se lo scopre Marco ci getta entrambi in mare! -
 
Izo ridacchiò, i giovai erano proprio buffi.
 
- Tranquillo fratellino, io so dov'è -
 
Il volto di Ace si illuminò, allora dio esisteva e gli voleva bene.
 
- L'ho vista entrare nella stanza di Marco -
 
Dio non esisteva e satana lo odiava. Basta! A quella ragazzina avrebbe messo un collare, ma prima doveva trovarla. Fece un cenno veloce con la mano per ringraziare il fratello, lasciandolo nel corridoio da solo per precipitarsi in fretta verso la cabina di Marco. Doveva trovarla prima che combinasse qualche disastro a cui non poteva porvi rimedio. Dentro di sè pregava che il biondo non fosse in stanza, pregava che la ragazza non avesse toccato nulla, pregava per la sua vita e per un colpo di fortuna che potesse salvargli le chiappe. Arrivato alla porta della stanza del comandante non si curò di bussare, anzi, afferrò con forza la maniglia aprendola velocemente producendo un sonoro cigolio, che ignorò. La scena che gli si presentò davanti lo paralizzò, era quanto di più terribile e sbagliato ci fosse al mondo. La sua vita era finita. 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell' autrice
 
Essendo una bimba molesta Siren non si accontenta solo di Ace, anzi, decide di molestare qualcuno che non bisognerebbe molestare. Lo ammetto, si mi dispiace per Marco, ma quell'uomo è un meme vivente! Spero vi piacciano i loro bisticci, sopratutto perchè lei cercherà di scioglierlo un po' rendendolo meno rigido e serio. Cercherò di approfondire anche altri personaggi di One piece e le loro interazioni con la mia OC. Questa fiction sembra lunga e piena di capitoli - a mio avviso - capitoli che d'ora in poi stenteranno ad arrivare perchè è iniziato settembre e si ritorna a lavorare. 
 
Sono consapevole che questo tipo di fiction non siano molto amate (intendo le OCxpersonaggioanime) comunque è una storia che ho in mente da un po', quindi in ogni caso continuerò a scrivere e postare, l'unica cosa di cui non son certa è se avrà mai un finale, o meglio, se io riuscirò mai a finirla di scrivere, non ho mai finito una storia a capitoli, ma cercherò di sicuro di continuarla.
 
Per ora diciamo che la storia si ferma qui, se avete voglia/tempo lasciate pure una recensione (più che altro vorrei sapere se sono una frana o meno nel scrivere storie) grazie per chi ha letto fino a questo capitolo e ci si risente al prossimo che cercherò di far uscire il prima possibile. 
 
Lu
  
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