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Autore: Myriru    09/09/2019    10 recensioni
“Sono stata al fianco del signor Oscar lungo tutta la durata della sua malattia, sono stata l’unica persona di cui si è fidata e l’unica alla quale ha confidato i suoi segreti e le sue paure.
Posso dire di essere una delle poche persone che la conosce davvero, e mi ritengo molto fortunata.
Il mio nome è… Celine Gautier”
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Ho 25 anni e sono di Lambel  »
«Sei bretone, dunque… hai mai lavorato per una famiglia nobiliare? »
«No madame… ma sono in grado di cucinare, lavare e stirare! »
Parlò con fermezza, anche se le mani stavano tremando come delle foglie. La governante la squadrò da capo a piede, senza commentare l’ultima frase della giovane e corrugò la fronte, pensierosa. La ragazza deglutì a vuoto, rimase ferma e cercò di aggiustare le maniche del vestito che indossava, nervosa.
Non aveva mai lavorato, erano sempre stati i suoi genitori a farlo, e ora che non c’erano più, doveva trovare un modo per andare avanti.
«E’ la tua prima esperienza, vero cara? »
«Sì madame »
Disse rammaricata, abbassando il capo.
«Non c’è problema, tutti prima o poi da qualcosa dovranno pur cominciare da qualcosa. Sono sicura che qui ti troverai bene, i padroni non sono severi e il posto è davvero molto accogliente. Avrai la tua paga ogni mese e sarò io a guidarti per i primi giorni »
«Dite davvero? Ho il lavoro? »
«Ma certo! Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti in cucina! Ti faccio preparare una divisa, così potrai iniziare subito »
Celine sgranò gli occhi estasiata e cercò di contenere la sua esuberanza davanti alla governante.
«La ringrazio infinitamente madame! »
«Non chiamarmi madame, io sono Marron Glacé Grandier e sono la governante di questa magione da ormai una vita. Più tardi ti presenterò al resto della servitù e ai padroni, ora cerchiamo insieme una divisa che possa andarti, va bene? »
La ragazza annuì rapidamente e la governante sorrise dolcemente, le fece cenno di seguirla e lei non se lo fece ripetere due volte. La seguì guardandosi intorno, senza riuscire a dire una singola parola tanto era stupita dallo sfarzo che risiedeva in ogni singolo oggetto di quella casa.
Si sentì minuscola in quello spazio così grande, dalle stanze enormi e dai soffitti alti. Non era abituata a tanto spazio a casa.
Ascoltò attentamente tutte le indicazioni che le aveva riferito la governante, cercando di memorizzare il numero più possibile di nozioni che le stava fornendo. Le aveva mostrato i dormitori dei servi, le aveva spiegato gli orari dei signori e le loro necessità, gli orari dei servitori e tutto quello che bisognava sapere di base in una magione nobiliare.
Quando attraversarono il corridoio, notò una stanza solitaria che la sua mentore aveva forse dimenticato di mostrarle.
«Mi scusi, in questa stanza cosa c’è? »
«Oh! Quella è la stanza di mio nipote André. E’ un soldato della guardia ma ha lavorato qui per tanti anni, insieme a me, torna quando è in licenza e dorme qui »
«Capisco »
Disse guardando la porta chiara della stanza, così solitaria rispetto alle altre, e per qualche istante pensò che forse il nipote di quella donna non amasse la compagnia e che fosse una persona distante e distaccata.
Arrivarono in fretta nella lavanderia, l’ultima stanza del corridoio e fu travolta da un buon profumo di sapone.
«Care ragazze, lei è… oh scusami come hai detto di chiamarti?»
Disse la donna mortificata, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso.
«Mi chiamo Celine Gautier, è un piacere conoscervi »
Le donne salutarono calorosamente la nuova arrivata, una ragazza sui venti anni, dai capelli neri, si alzò di fretta, lasciando cadere la camicia che aveva in mano nell’acqua e corse verso di lei.
«Ciao Celine, io sono Bernardette, sono felicissima di conoscerti! Hai bisogno di una divisa, non è vero? »
«Ehm… sì »
Celine arrossì lievemente e Bernardette rise intenerita.
«Non ti preoccupare cara, noi abbiamo delle divise di scorta ma forse ti andranno un po’ larghe ma per il momento credo che andranno bene »
«Non c’è problema, posso aggiustarmi il vestito da sola »
Esclamò convinta e Bernardette annuì, si dileguò rapida mentre il resto delle donne nella stanza ripresero a strigliare i panni e a chiacchierare allegre tra di loro.
 
«Ti sta benissimo, forse non c’è neanche bisogno di stringerlo, sai? Basta solo legare un po’ più stretto il grembiule in vita ed è perfetto! »
Celine si guardò nello specchio nella camerata femminile, felice più che mai. Prese con le dita la gonna nera e l’alzò un po’, trovandola comoda e morbida sulle gambe. Sorrise estasiata e passò una mano tra i capelli castani.
«Sei davvero un incanto mia cara Celine! Hai degli occhi castani che sono una meraviglia! »
Bernardette sembrava davvero estasiata nel guardarla e Celine arrossì vistosamente. Non si era mai considerata bella, né una ragazza con qualche caratteristica particolare. I suoi capelli erano di un castano scuro, lunghi e lisci e sul viso non aveva nessun segno o neo particolare. Le sue labbra erano carnose e il naso dritto, i suoi occhi grandi e marroni, nulla di speciale.
Eppure, con quel semplice vestito da cameriera, si sentiva bellissima.
«Lo pensate davvero Bernardette? Mi fate arrossire! »
«Ma certo cara, sei davvero bellissima. Ora ti lascio con Marron, devi acconciarti i capelli  sotto la cuffia, ti spiegherà lei bene come fare per non farli cadere »
«Brava, torna a lavare le lenzuola di madmoiselle Oscar! »
Celine si fermò un attimo, senza capire, e si voltò verso la governante.
«MadmoiselleOscar? »
Chiese per paura di aver sentito male.
«Oh, si hai ragione. Ecco… il generale Jarjayes, il nostro padrone, ha cresciuto la sua ultima figlia come un ragazzo per portare avanti il suo casato. Non stupirti se mi rivolgerò a lei con madmoiselle Oscar ma ti prego, tu rivolgiti a lei con il maschile e chiamala monsieur. Ti ricordi quando ti ho parlato di mio nipote? Lui è stato il suo attendente fino a quando lei ha avuto la malsana idea di dimettersi dal ruolo di colonnello reale. Che disgrazia! »
Esclamò alla fine la governante, esasperata. Celine non chiese altro, lasciò che la governante le spiegò come acconciare i capelli sotto la cuffia.
 
Quello stesso giorno seguì la governante in ogni faccenda domestica, memorizzò ogni passo che faceva e ogni suo movimento e cercò di tenere a mente tutto. Durante la sera, l’aiutò con la cucina, preparando con calma la cena per i suoi nuovi signori. Tutto sembrò andare per il verso giusto.
«Nonna? Sono tornato! »
Celine girò appena il capo, attirata da quella voce maschile e notò, nell’ombra, la figura di un uomo avvicinarsi a loro. Strinse tra le mani il panno che stava usando per pulire i bicchieri e notò l’uomo, ormai di spalle a lei, abbracciare la governante.
«Brutto screanzato! Perché non mi hai avvisato che saresti arrivato? Ti avrei preparato qualcosa! Guardati un po’, sei uno stecchino! Ma cosa servono nella mensa, pane e acqua? »
La risata dell’uomo le riempì le orecchie, non riuscì a staccargli gli occhi di dosso e lui, forse resosi conto della sua presenza, si voltò a guardarla.
«Mio caro, lei è Celine Gautier, la mia nuova aiutante »
Disse fiera la governante con un dolce sorriso sulle labbra. Celine arrossì, finalmente lo poteva guardare in viso. I suoi lineamenti erano marcati e androgeni, i capelli neri arrivavano a sfiorare quasi le spalle e il suo sguardo verde smeraldo era profondo e spettacolare, anche se il suo occhio sinistro le era nascosto da una ciocca di capelli. Indossava ancora la divisa da soldato e non poteva non ammettere che gli stava d’incanto.
«Enchanté, Celine »
Lei posò il bicchiere e fece un piccolo inchino, imbarazzata e lui, galantemente, prese una mano tra le sue e fiorò con le labbra il dorso, lasciandola senza fiato. La sua voce l’aveva fatta rabbrividire e sentì le gambe molli. André lasciò la sua mano e si recò nella sua stanza, in silenzio, e Celine lo seguì con lo sguardo, restando imbambolata.
«Hai conosciuto André, vero? Non è un incanto? »
Disse Bernardette d'improvviso, poggiando le mani sulle sue spalle, guardando anche lei la porta dalla quale lui era uscito ammaliata.
«Smettetela di adularlo e tornate a lavoro! »
Urlò la governante, facendo risvegliare tutte le cameriere presenti nella cucina.
«Tutte lo vogliono, ma nessuna lo prende! »
Imprecò di nuovo, guardando con la coda dell’occhio Celine, ancora incantata a guardare la porta.
 
“Ricordo il mio primo giorno a villa Jarjayes perfettamente: trovai un buon lavoro, un posto dove vivere e per la prima volta provai la sensazione delle farfalle nello stomaco per colpa di André Grandier ”
   
 
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