Prompt:
“potresti insegnarlo anche a me?” Le aveva chiesto
sorridendo. Ginny non si
sarebbe mai dimenticata la sensazione e le emozioni che aveva sentito
quando le
loro mani si erano sfiorate.
Pagina
facebook: we are out for
prompt.
Numero
parole: 830.
Ginny
era rannicchiata sulla panca e si guardava intorno, un po’
spaesata. Continuava
a chiedersi se sarebbe stata in grado di affrontare sette anni a
Hogwarts, se
ne sarebbe stata all’altezza, se avrebbe portato lustro alla
sua Casa e,
soprattutto, se sarebbe riuscita a farsi degli amici.
Osservava
le altre bambine di Grifondoro che parlottavano fra loro e si sedevano
vicine,
evitando quelle delle altre Case. Due ragazzine le passarono accanto e
lei le
guardò, speranzosa che una di loro le si sedesse accanto, ma
quelle si
limitarono a gettarle una veloce occhiata e a dileguarsi due posti
indietro.
Iniziamo
bene,
pensò sconsolata. Sentì le lacrime pizzicarle gli
occhi, mentre l’aula di
Incantesimi si riempiva e lei restava seduta da sola, al limitare dei
banchi,
proprio vicino alla cattedra.
«Ciao,
per caso questo posto è occupato?»
Al
suono di quella voce, Ginny sollevò di scatto la testa con
un involontario
sorriso stampato sulle labbra. Al suo fianco era comparsa una ragazzina
mingherlina, bionda e dagli occhi azzurri un po’ sporgenti,
pallida come un
lenzuolo. Guardò il suo mantello e vide il simbolo della
Casa di Corvonero.
«No,
prego», le rispose con un po’ di imbarazzo.
Ginny
si guardò di nuovo intorno e si chiese come mai quella
bambina dall’aria
trasognata non fosse fra quelli della sua stessa Casa,
dall’altra parte
dell’aula.
«Chissà
come sarà questa prima lezione di Incantesimi, io sono
curiosa. Tu no?»
«Come?»
La
ragazzina le stava sorridendo, fissandola con due occhi un
po’ languidi, ma
talmente limpidi e sinceri che la misero quasi in soggezione.
«La
lezione di Incantesimi, chissà com’è.
Il professor Flitwick è il direttore
della mia Casa. È sempre molto gentile con noi, ma
è davvero piccolo... di
statura intendo.»
Ginny
avrebbe voluto replicare, ma un colpetto di tosse
dell’insegnante la costrinse
a rivolgere la sua attenzione su di lui. Quella stravagante bambina
aveva
proprio ragione: il professor Flitwick era davvero basso (per
raggiungere la
cattedra era salito su una pila di libri!) e assomigliava un
po’ a un goblin
della Gringott.
«Benvenuti
alla prima lezione di Incantesimi! Oggi, ne impareremo uno
semplicissimo. Non
pretendo che vi riesca al primo colpo, ma cercate di non farvi
esplodere la
piuma in faccia come ha fatto un vostro compagno l’anno
scorso», disse e con un
colpo della sua bacchetta, davanti a ogni studente apparve una lunga
piuma
bianca.
«Che
bella!»
Ginny
guardò la ragazzina al suo fianco e notò che
osservava la piuma come se ne
stesse vedendo una per la prima volta.
«Bene,
l’incantesimo che voglio che impariate si chiama Wingardium Leviosa! Coraggio, impugnate
le bacchette e muovetele
così... mi raccomando, pronunciate correttamente
l’incantesimo», continuò il
professore e mostrò il movimento del polso.
Ginny
prese la propria bacchetta e per poco non le scivolò di
mano, tanto stava
sudando. Si volse ancora una volta verso la bambina bionda, che
continuava a
rigirarsi la piuma fra le mani blaterando nomi di animali che lei non
aveva mai
sentito in vita sua.
«Ehi,
la bacchetta», le sussurrò, dandole una leggera
gomitata.
La
ragazzina si riscosse, le sorrise e sollevò la bacchetta.
Ginny si concentrò
sulla propria piuma e iniziò a muovere il polso come aveva
detto di fare il
professore. La stanza si riempì di voci che recitavano lo
stesso incantesimo,
ma di piume che levitavano non ve n’era traccia. Ginny
sentì una gocciolina di
sudore scivolarle lungo la tempia. Si concentrò e
pronunciò l’incantesimo con
tutta l’enfasi di cui era capace. La piuma fu scossa da un
fremito e poi,
all’improvviso, si sollevò, veleggiando in aria.
«Che
brava! Potresti insegnarlo anche a me?»
Ginny
si distrasse e la piuma ricadde, lieve, sul banco.
«M-ma
certo», rispose.
La
bambina bionda allargò il proprio sorriso, inclinando
leggermente il capo.
«Io
mi chiamo Luna. Luna Lovegood», le disse.
«Io
sono Ginny Weasley.»
«Lo
so, siamo vicine di casa, ma ci siamo viste così poche
volte, che forse non ti
ricordi di me come io mi ricordo di te. È difficile
dimenticarsi di una bambina
con lo stesso colore di capelli che hai tu.»
Ginny
arrossì, mentre le sfiorava la mano per guidarne i
movimenti. Come aveva fatto
a non riconoscerla? Quella ragazzina così svampita poteva
essere solo Luna
Lovegood!
Appena
le loro pelli si sfiorarono, però, Ginny provò
una strana sensazione. Una
scarica elettrica le attraversò il braccio e la sua mano
fremette. Deglutì a
fatica e sentì la gola diventare secca tutto a un tratto.
«De-devi
fare così e pronunciare l’incantesimo»,
riuscì a dire.
«Insieme!»
disse Luna, tutta allegra.
«Come?»
«Diciamolo
insieme! L’incantesimo!»
Ginny
prese aria e, muovendo la mano di Luna con la propria,
ripeté l’incantesimo con
lei. La piuma schizzò in aria e rimase a dondolare calma
sopra le loro teste.
Ginny
lasciò la mano di Luna e se la portò al petto,
là dove il cuore aveva preso a
battere forte. Forse da lì a quella sera avrebbe dimenticato
l’incantesimo
appena imparato, ma era certa che non avrebbe mai dimenticato il calore
della
mano di Luna.
Angolino
dell’autrice:
Ciao
a tutti,
questo
è la mia seconda fanfiction su Harry Potter e spero vi sia
piaciuta almeno un
pochino.
Chi
ha avuto la (s)fortuna di leggere la prima, sa che mi piace molto la
coppia
Ginny/Luna e, seguendo il prompt, ho voluto immaginare il loro primo
incontro. Mi
auguro che il risultato non lasci troppo a desiderare: devo ancora
“ingranare”
bene con questo fandom e posso farlo solo scrivendo, scrivendo e ancora
scrivendo.
Sarò
più che felice di ricevere qualsiasi suggerimento!
Senza
alcuna pretesa,
Elly