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Autore: Sofifi    13/09/2019    1 recensioni
The New Generation’s Chronicles
Libro 1: Epiphany
Sono passati 21 anni dalla sconfitta del Signore Oscuro e Hogwarts è ora frequentata quelli che sono i figli della guerra, una generazione di maghi che non ha vissuto le battaglie e la morte sulla propria pelle ma solamente attraverso i racconti dei genitori, degli amici, dei parenti…
L’elezione di un nuovo Ministro della Magia e l’allontanamento dalla carica di Granger causano malcontento nelle famiglie più liberali del mondo magico, che temono un ritorno al passato. In questo clima di insicurezza ci sarà chi si lascerà prendere la mano, lottando nel peggior modo possibile per ideali che di per sé non sarebbero neanche sbagliati.
In un periodo in cui il confine tra bene e male è sempre più sottile, cresceranno quelli che saranno destinati a diventare nuovi eroi o nuovi carnefici.
Una storia di amori, tradimenti, e il preludio di una guerra.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 3
 

Ginny portò in tavola l’ultimo tagliere degli affettati prima di sedersi con gli altri.

Quella sera, per cena, erano presenti anche Annemarie e Kristin, le fidanzate dei suoi due figli, ma lei non era comunque riuscita ad accendere i fornelli per il caldo, per cui aveva servito una semplice portata composta da melone e salumi.

Una mosca aveva preso a girare attorno al tavolo ancor prima dell’inizio della cena e, dopo numerosi pacifici tentativi di Harry e dei vari commensali di cacciarla, Lily aveva mosso la mano, una sola volta, e l’aveva catturata sotto lo sguardo stupito di tutti, l’aveva portata fuori, e poi era tornata a cenare come se nulla fosse successo.

Lily quell’estate stava allenando i suoi riflessi, non poteva usare la bacchetta e ripetere gli esercizi che gli faceva fare Mikhail, ma non voleva tornare a scuola peggiorata: aveva un prof da impressionare e una banda di teppistelli da scalzare.

Tutti si erano accorti delle nuove abilità della ragazza e Harry e Ginny avevano anche provato a convincerla a iscriversi alle selezioni per far parte della squadra di quidditch, convinti che sarebbe stata un’ottima cercatrice. Al che, Lily, aveva subito messo in chiaro il suo disinteresse per quello sport, che pur amava, spiegando ai genitori che non era assolutamente per quello che si stava allenando tanto ma per potersi difendere e poter coprire le spalle agli studenti. Quelle parole erano state seguite da uno sguardo di pura ammirazione da parte del padre che, quando Ginny non era presente, l’aveva poi chiamata nel suo studio e le aveva prestato il mantello dell’invisibilità, facendole però giurare di tenere “acqua in bocca” con la mamma, che era già abbastanza preoccupata e voleva farle promettere di non andare in giro da sola per la scuola.

Lily, ovviamente, aveva accettato, grata di aver conquistato una fiducia tale da parte del padre, e dopo averlo stretto forte, l’aveva ringraziato di cuore.

 

 

 

Harry amava passare del tempo con i suoi figli, e gli piaceva pensare che per quei tre scalmanati fosse lo stesso. Ormai stavano crescendo, sia Albus che James avevano addirittura già la ragazza, e il tempo solo con loro diventava sempre più prezioso.

A volte, il pomeriggio, stavano tutti quanti in salotto, chi giocando a scacchi, chi finendo il proprio lavoro, chi leggendo, e chi acchiappando mosche.

Quel mercoledì, era uno di quei giorni.

Ormai non mancavano più molte settimane alla ripresa della scuola e Harry si ritrovò casualmente a sfidare Albus a scacchi, subito dopo che quest’ultimo aveva vinto una partita contro Lily, che stranamente non tornò subito a fare la cacciatrice di insetti, ma aprì un libro dall’aria piuttosto pesante e cominciò a leggere al tavolo, seduta accanto a James che stava sfogliando distrattamente una rivista di quidditch.

Harry guardò per un momento quel tomo con aria interrogativa, subito però tornò a concentrarsi sui suoi pezzi, che si stavano risistemando sulla scacchiera.

Mentre perdeva rovinosamente contro suo figlio, Harry provò a intavolare una discussione con Al, che quelle vacanze aveva un’aura stranamente cupa e preoccupata, e più volte ad Harry era parso che lo cercasse come per parlargli, per poi però cambiare idea e fargli qualche domanda stupida.

-Quindi, ti sei messo già d’accordo con il figlio di Malfoy per questa estate?- buttò lì, inconsapevole della bomba che aveva appena scagliato contro il figlio, che in un lampo alzò gli occhi dalla scacchiera per rivolgerli al padre.

-Mh?- continuò il padre, notando lo sguardo fermo, quasi paralizzato, del ragazzo, che dopo un attimo di esitazione si portò la mano alla testa per scompigliarsi i capelli.

-Non… non credo possa venire quest’anno papà.-

Era il primo anno che Albus non insisteva per avere Scorpius in mezzo ai piedi ogni momento, e se una volta Harry sarebbe stato quasi sollevato da quella mancanza, ora non poté fare a meno di preoccuparsi.

A quanto pare non fu l’unico a trovare strana quella risposta, perché sia Lily che James avevano alzato gli occhi dalle loro letture e anche loro avevano cominciato a fissare il fratello con aria interrogativa.

-Perchè?- chiese Harry e Albus abbassò gli occhi sulla scacchiera, mentre un velo rosso cominciava a coprirgli le guance per l’imbarazzo.

-È successa una cosa e… ci siamo presi una pausa.-

Gli sguardi dei tre se possibile si riempirono ancor più di curiosità, spezzata soltanto da un velo di agitazione da parte di Harry quando Albus tirò su col naso. Tirò su col naso! Harry gli fece cenno di andare da lui e il ragazzo senza farselo ripetere due volte salì in braccio al padre, non lo faceva da almeno tre anni, e poco dopo cominciò a singhiozzare contro la sua camicia. Harry lo tenne stretto finché il respiro del figlio si calmò e poi a parole gli fece capire che lui era lì, se voleva parlarne.

E Albus voleva maledettamente parlarne. Non aveva potuto farlo a scuola, con nessuno, anche se Kristin sembrava aver capito qualcosa, e sentiva che quel peso portato da solo era troppo, troppo pesante.

-Lui, Scorpius...- cominciò, faticando a trovare le parole, -Si è… Cioè, io ho proposto che ci prendessimo una pausa però gli ho detto che l’avrei accolto a braccia aperte quando sarebbe tornato… perché doveva solo passargli, e poi sarebbe tornato tutto come prima, ma non gli è ancora passata...- provò a spiegare, ma ovviamente gli sguardi attorno a lui si erano fatti ancora più confusi.

-Lui, lui ha una… cotta per me.-

Lily lanciò un’occhiata a James e dalla bocca spalancata del fratello realizzò di aver sentito bene.

Harry non aveva ancora parlato e aveva lo sguardo pensieroso.

-Insomma, tu credi che io abbia fatto bene? Ad allontanarlo, intendo. Perchè lui stava... male, vicino a me.- continuò Albus sentendo una stretta al cuore.

 

 

 

Draco passò davanti alla camera di Scorpius per la quindicesima volta nel giro di dieci minuti con aria preoccupata.

Era in momenti come questi, più che in qualunque altro, che rimpiangeva la dipartita prematura di Astoria. Lei avrebbe saputo assolutamente cosa fare, lui invece… Con aria affranta passò un’ultima volta davanti a quella porta, prima di scendere in cucina e ordinare un the. Anzi, meglio una camomilla, pensò subito prima di chiamare l’elfo.

Draco si sedette sulla poltrona preferita di Astoria e cercò di immedesimarsi in lei mentre sorseggiava la bevanda giallognola. Dopo qualche minuto fu invaso da un moto di sconforto e sbuffò rumorosamente prima di appoggiare la testa indietro sullo schienale e chiudere gli occhi per qualche minuto, ascoltando il rumore delle sue tempie che pulsavano.

Ad un certo punto, improvvisamente, si alzò, e dopo aver richiamato il suo impermeabile, uscì di casa per smaterializzarsi. Destinazione: villa Potter.

 

 

 

Quella sera Harry stava facendo il suo turno a lavare i piatti, mentre Ginny, seduta sul tavolo della cucina, gli faceva compagnia.

Pensava che fosse arrivata l’ora per fare quel discorso a James e Albus ed Harry non osò ribattere che secondo lui era già troppo tardi, dato che entrambi avevano passato decine di notti con la loro metà quell’estate, e proprio in quel momento erano chiusi nelle loro camere con le rispettive fidanzate.

Ginny non sembrava aver nemmeno pensato a quella eventualità, ma lui si ricordava bene com’erano tutti i suoi amici a 17 anni. Ecco, forse per Albus quel discorso sarebbe ancora potuto servire, pensò senza troppo entusiasmo, dopotutto lui invece di anni ne aveva ancora soltanto 15.

Stava per promettere alla moglie che avrebbe provveduto a fare come voleva lei, quando il suono del campanello lo salvò.

Guardò la rossa con aria interrogativa, però lei scrollò le spalle, allora Harry posò l’ultimo piatto e con lo strofinaccio ancora appeso al braccio andò ad aprire la porta.

 

 

 

Draco si trovò davanti un Potter in ciabatte e ancora più sciatto del solito e quasi fece per andarsene. Poi però si ricordò del perché fosse lì, per Scorpius, e passò sopra all’innegabile cattivo gusto del suo ex compagno di scuola.

-Potter.-

-Malfoy?-

-Sì, proprio io.- rispose il biondo alzando un sopracciglio, -Ti ricordi quella volta in cui mi hai detto, ecco, che se avessi mai avuto bisogno di aiuto con Scorpius avrei potuto chiedere a te?-

-Uhm… Sì, vuoi entrare?-

-Sì, grazie.- rispose superando l’uscio.

-Andiamo in cucina.- lo invitò Harry con un cenno.

Draco rivolse un mezzo sorriso a Ginevra prima di sedersi su una delle sedie, seguito da Potter.

-Probabilmente non è nemmeno il luogo giusto per chiedere consiglio...- cominciò Draco, -insomma, so che è successo qualcosa con Al, o non sarebbe così.-

-Così come?- chiese Harry con vivo interesse.

-Taciturno, a malapena mi rivolge la parola durante i pasti, quando scende. È dimagrito… Ed è sempre scontroso.-

Harry si accarezzò il mento con una mano.

-Tu sai il perché, vero?- continuò Draco.

-Credo, credo di sì.-

-E?-

-Non penso sia giusto che sia io a dirtelo. Se lo vorrà, sarà Scorpius a farlo.- spiegò quello con gli occhiali.

-È successo qualcosa di grave?-

-No, niente di grave. Passerà.-

Draco tirò un sospiro di sollievo.

-Cosa dovrei fare?-

-Fagli sentire che sei vicino. Che qualunque cosa accada tu sarai lì, e gli vorrai bene.-

-Lo sa già. Dovrebbe saperlo.- borbottò Draco.

-A volte non fa male rinfrescarsi la memoria.-

 

 

 

Draco tornò a casa sentendosi rassicurato.

Adesso, sapeva esattamente cosa fare. Raggiunse nuovamente la porta della camera di Scorpius, questa volta però non la oltrepassò, gli si parò davanti e comincio a batterci sopra con le nocche.

-Che vuoi?- sbottò Scorpius mentre il padre la apriva. .

Draco non si fece intimorire da quel modo rude e si avvicinò comunque al figlio, che era sdraiato sopra al letto.

-Che c’è?- chiese ancora il ragazzo e Draco si sedette al suo fianco, poi gli passò una mano tra i capelli.

-Come stai?- domandò il padre con affetto.

-Okay.- bofonchiò il figlio, stranito da quella carezza.

-Sei sicuro?-

-Sì.-

-Non vai dai Potter quest’anno?- chiese con cautela.

-No. Andavano in vacanza tutti insieme, in famiglia. Non importa, lo rivedrò a scuola.- spiegò Scorpius inventandosi una bugia che Draco riconobbe subito come tale.

-Okay.- annunciò mantenendo la calma, -Io sono qui, se hai bisogno di me.- gli ricordò facendo un cenno nell’aria con la mano.

-Mh-mh.- gli concesse Scorpius, dopo qualche secondo di sbigottimento.

 

 

 

Il primo settembre arrivò e quattro studenti, dopo aver salutato le rispettive famiglie, occuparono uno dei tanti scomparti dell’Espresso.

Verso metà del viaggio, una delle due ragazze del gruppo fu costretta ad alzarsi per presenziare alla riunione dei prefetti, e in quella carrozza rimasero in tre.

-Dobbiamo sbrigarci, stanno già cominciando ad organizzarsi.- annunciò quello che sembrava essere il capo.

-Ci mancano ancora Jaxon Goyle, Adrian Nott, Aleksia Andersen, Maxime Zabini e Angie McPhail.- gli ricordò quello seduto davanti a lui.

-E Scorpius Malfoy.- aggiunse di nuovo quello che aveva preso la parola per primo.

-Scorpius Malfoy? Ma avevi detto che...- cominciò allora la ragazza, guardando il suo interlocutore con aria interrogativa.

-Le cose sono cambiate.-

 

 

 

Lily uscì dall’aula di difesa contro le arti oscure sudata fradicia e coi muscoli doloranti.

Con passo svelto salì le quattro rampe di scale che la separavano dalla torre di Grifondoro, senza ascoltare il battito forsennato del suo cuore che la implorava di rallentare. Non poteva. Quella sera la lezione extra si era conclusa in ritardo e per Lily era necessario prendere il mantello e raggiungere i sotterranei prima che la cena finisse.

Quando percorse la strada a ritroso sotto il mantello dell’invisibilità, i corridoi cominciavano già a riempirsi delle persone che avevano consumato il pasto più velocemente, e Lily imprecò sottovoce, accelerando per quanto possibile la sua discesa.

Una volta raggiunta la sua meta, si schiacciò contro una parete di pietra fredda e con la bacchetta sguainata e i sensi all’erta aspettò, vigilando sugli studenti che inconsapevoli le passavano davanti.

Anche quella sera fu tranquilla, e un’ora dopo lo scoccare del coprifuoco decise di andarsene a dormire, ormai tanto non ci sarebbe stato più nessuno in giro.

-Mandragola singhiozzante-, sussurrò alla Signora Grassa, dopo essere uscita da sotto al mantello ed averlo infilato nella cartella.

Quella, dopo averle lanciato un’occhiata di rimprovero per via dell’orario, la lasciò entrare.

Subito Lily si accorse di non essere sola.

In sala comune c’era qualcuno, qualcuno che conosceva bene e che adesso la guardava con le braccia incrociate e con un’espressione indignata.

-Ti sembra l’ora di tornare?- le chiese James con un tono risentito.

-Come se tu rispettassi sempre il coprifuoco...-

-È pericoloso girare da sola, Li.-

Lily sbuffò, sostenendo l’occhiata del fratello.

-Non sono una bambina da proteggere, J. So quello che faccio e ti giuro che non sono in pericolo.- lo rassicurò, addolcendo il timbro della voce.

James si avvicinò a lei e le sfilò l’elastico verde dai capelli, prima di rifarle la coda.

-Guarda come sei conciata! Sembra che tu sia appena uscita da un combattimento. Meglio che ti sistemi un po’ prima di entrare in camera se non vuoi che quelle malelingue delle tue compagne si facciano strane idee.-

Lily sorrise beffarda.

-Che ne sai tu? Magari si farebbero esattamente l’idea giusta!- lo prese in giro, prima di dirigersi al proprio dormitorio.

James aspettò che la sorella sparisse nella tromba delle scale prima di riprendere la vecchia pergamena piegata che aveva lasciato su uno dei divani e andare anche lui a dormire.

 

 

 

Aleksia tirò fuori dalla tasca della divisa un foglio di cartapecora ripiegato sei volte su se stesso e lo poggiò sul tavolo della biblioteca, lasciandolo aprire a Maxime mentre lei recuperava la sua piuma.

-Macmillan, eh?- chiese conferma all’amico prima di cerchiare con l’inchiostro il nome di Samuel.

-Sì, tassorosso anche lui, così come Jaxon Goyle.- rispose il ragazzo guardando l’altro nome dell’elenco.

Gli unici due purosangue entrati ad Hogwarts quell’anno, appartenevano entrambi alla casa del tasso.

 

 

 

Era la fine di ottobre e Lily come consuetudine aspettava lo scoccare del coprifuoco nei sotterranei. Mancavano ormai meno di dieci minuti all’ora “x” quando udì dei passi calmi avvicinarsi sempre di più al luogo in cui si trovava. L’illuminazione dei sotterranei non era granché, per cui Lily riconobbe quello studente sconsiderato soltanto quando le passò davanti.

-Albus!- lo chiamò levandosi il mantello dalla testa, spaventandolo e facendogli perdere l’equilibrio.

-Cazzo, Lily! Che diamine stavi facendo!?- sbraitò a ragione il ragazzo appena riuscì a rimettersi in piedi.

-Scusa, non volevo spaventarti!- si giustificò sentendosi terribilmente in colpa per averlo preso così alla sprovvista.

-E quello? È il mantello dell’invisibilità di papà?- le chiese con tono accusatorio.

-Me lo ha dato lui, te lo prometto, questa estate! Sto tutte le sere appostata per proteggere i sotterranei.- spiegò, -e tu, non dovresti uscire la sera da solo! Tu non hai un mantello per nasconderti!- continuò, facendogli un discorso sulla sicurezza che le ricordò quello che James solo qualche sera prima aveva fatto a lei.

-No. Guarda che attaccano solo i purosangue!- rispose condividendo la teoria dei suoi due amici.

-E tu… Come fai a saperlo? Come ho fatto a non pensarci prima!- si diede della stupida la rossa.

-L’hanno capito Zabini e la Andersen.-

-Perchè me l’hai tenuto nascosto?- chiese offesa.

-Non te l’ho tenuto nascosto, semplicemente non mi è venuto in mente! Sono Maxime e Aleksia che sono fissati con questa storia, loro credo che stiano indagando.-

 

 

 

Lily si portò il cucchiaino alla bocca con lentezza mentre finiva l’ennesimo budino al cioccolato.

I serpeverde del quinto anno non avevano ancora raggiunto la Sala Grande per la colazione e lei, essendo lì dall’apertura della stessa, cominciava ad annoiarsi.

Va bene che era sabato, ma non si ricordava che suo fratello fosse un tale dormiglione!

-Ehi Lil, hai intenzione di startene lì ancora per molto?- le chiese Hugo, che si stava alzando in quel momento da tavola.

Lily alzò le spalle.

-Sto aspettando Albus.-

Proprio in quel momento la porta della Sala Grande si aprì, e fecero il loro ingresso i quattro serpeverde che Lily da tanto attendeva.

Subito la rossa si alzò, stringendo la sua coda alta, e si avvicinò al gruppetto mentre prendeva posto al tavolo.

-Ce ne avete messo di tempo.- esordì, parandosi davanti ai ragazzi con le mani sui fianchi.

-Calma, Lily. Già incazzata di prima mattina?- l’accolse il fratello.

-Lo sai che non mi piace lasciare i corridoi scoperti.- replicò seccata prima di voltarsi e incontrare gli sguardi degli altri tre.

-Ciao Scorpius.- salutò il biondo che aveva imparato a conoscere anni addietro, prima di rivolgersi agli altri due:

-Piacere, Lily Luna Potter.- si presentò, stringendo la mano prima di uno, poi dell’altra, -Al mi ha detto che state indagando. Lo sto facendo anch’io, quindi potremmo aiutarci se vi va. Cos’avete?-

-La firma, bacchetta spezzata, e le vittime, tutte purosangue.- riassunse Zabini, poi prese parola la Andersen:

-Abbiamo una lista di tutti i purosangue presenti a scuola.-

-Bene. Io ho un mantello dell’invisibilità. Di solito la sera sono a fare la guardia ai sotterranei.- spiegò la sorella di Albus prima di prendere in mano la lista che le stava porgendo Aleksia e leggerla.

-Voi siete nella lista.- constatò, -Fate attenzione.-

 

 

 

Il primo attentato del 2021 avvenne a novembre.

La prima partita del campionato di Quidditch era appena terminata con una vittoria schiacciante dei grifondoro sui serpeverde e il morale, negli spogliatoi verde-argento, era più basso che mai.

Adrian Nott, il capitano, si tuffò subito nella doccia, cercando di non pensare concentrandosi soltanto sul rumore dell’acqua che scrosciava.

Presto un giocatore dopo l’altro tornò al castello, e alla fine rimase solo nello spogliatoio.

Non si accorse di una porta che si apriva, né di tre figure col cappuccio alzato che entravano, almeno finché non se le ritrovò davanti.

-Che...- riuscì soltanto a dire il ragazzo, portandosi le mani davanti ai genitali, prima di essere colpito da una prima luce rossa che lo fece sbattere contro il muro.

Poi arrivò un secondo colpo, che come una lama affilata gli colpì la spalla.

Dopo essere stato schiantato per una seconda volta, perse i sensi, proprio quando dei rami cominciarono a spuntare dal terreno e ad avvolgersi attorno ai suoi arti alzandolo dal pavimento e lasciandolo penzolante come un Cristo nudo.

  
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