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Autore: Miss_Fantasy    13/09/2019    1 recensioni
Trasformazioni. Donna. Kurama. Casini. Sasuke.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender, Mpreg | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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-Qui la situazione si fa interessante, da tirare fuori i Popcorn!- fa Kurama che è estremante sodisfatto della piega che stavano prendendo le cose.

-E io mi voglio buttare sotto un treno…- dico sconsolato. perché so quanto sarà imbarazzante per me, e poi discutere con lui è inutile.

-Non è mica colpa mia se sei sfigato praticamente in tutto. Ora stai zitto e non rompere le palle che mi devo preparare al divertimento puro.- mi liquida il quadrupede con fare annoiato.

-Sei un fottuto bastardo!!!- gli urlo mentalmente e lui, semplicemente, alza le spalle con fare disinteressato.

- Ma perché parlo ancora te? Io ho una ship da far diventare canon.- fa lui, ma io non capisco di cosa sta parlando. Non riesco a formulare la domanda, che sento qualcuno toccarmi le spalle e io faccio un salto chilometrico.

-Lui è il mio amato fratellino Nakizumi Naruto.- mi presenta il mio fratellone al diavolo e quello che sembra un suo parente, ma non ne sono sicuro perché è tutto coperto; il ragazzo con il sedere d’anatra al posto dei capelli mi guarda dall’alto in basso…

Ma ha sempre avuto questa faccia del cazzo o gli è comparsa adesso?!

-Awww! Quanto è carino! A quando le nozze?- mi chiede Kurama, ma lo ignoro.

-Piacere, sono Uchiha Itachi mentre lui è mio fratello minore Uchiha Sasuke.- si presenta il maggiore dei due con un inchino quasi profondo che io ricambio, anche se un po’ rigido.

-Rigido? Rigido!? Dire rigido è dir poco, sembra che ti abbiano messo un palo della luce su per il culo.- fa Kurama e io alzo semplicemente gli occhi.

-Signor Uchiha, perché mi cercavate a quest’ora?- chiede il rosso con fare professionale.

-Oh, sì. In realtà non la stavo cercando, ma visto che lei sarà una delle persone con la quale dovrò passare molto tempo per i prossimi 6 mesi… ho pensato che fosse una buona cosa incominciare con il piede giusto.- spiega Itachi, mentre io e il mio compagno di classe strabuzziamo gli occhi nello stesso istante.

-COSA?!- urliamo nello stesso momento. I due ci guardano, poi si osservano tra loro e dopo riportano lo sguardo su di noi.

-Ho dimenticato che non lo avevo comunicato a mio fratello e credo che non lo abbia fatto nemmeno lei.- fa il maggiore degli Uchiha. Mio fratello si limita ad annuire.

-C’è un locale non troppo lontano da qui… potremmo andarci e spiegare la situazione ai nostri fratelli.- propone il mio Nii-chan e l’altro ci riflette un attimo, per poi annuire. Io e Sasuke siamo ancora sotto shock per ribattere qualunque cosa.

Non so come mi ritrovo in un locale con le luci abbassate, nell’ angolino più remoto del locale e di fronte all’odiato ragazzo. Ci spiegano la situazione e più loro parlano, più io guardo in cagnesco la persona difronte a me.
Mi rifiuto di fare una cosa del genere! Non solo dovrò subirmelo a scuola ma anche nel tempo libero?! Tra tutte le persone con le quali poteva essere imparentato, doveva essere proprio quella che lavorava con mio fratello?!
Io due si alzano e ci dicono che tornano fra due minuti o qualcosa del genere, ma siamo entrambi troppo impegnati a mandarci occhiatacce per ascoltare effettivamente ciò che ci hanno detto.

-Senti, Dobe che non sei altro…- comincia lui, appena i nostri rispettivi accompagnatori si allontanano. Lo guardo con aria di sfida, ma lo incito a continuare.

- Io ti trovo un completo idiota e non credo tu sia molto sveglio, quindi cercherò di non usare parole troppo complesse per il tuo cervello elementare… Tu non mi piaci proprio per niente, ma questo è una delle collaborazioni, se non la collaborazione, alla quale mio fratello tiene di più e non voglio essere un problema. Allo stesso tempo non voglio passare del tempo con te più del dovuto. Hai capito?- dice lui. Io lo guardo in silenzio per alcuni minuti e, quando capisco che ha finito, mi sporgo in avanti per prendere il bicchiere d’acqua di mio fratello e me lo porto alle labbra per berne un lungo sorso.

-Sei stato cristallino, nemmeno tu mi piaci. Ma anche per mio fratello è importante questa collaborazione e, no, non voglio passare più tempo del dovuto con te, Teme.- gli dico, giocherellando con il bicchiere. Poi ci guardiamo ancora un attimo.

-Ah, l’amore! - fa Kurama in modo molto teatrale, ma io lo lascio perdere perché certe volte fa troppo la Drama Queen della situazione, come se tutto girasse intorno a lui.

-Tutto gira in torno a me, stupida testa quadra.- mi coregge, e sto per rispondere, ma vengo riportato alla realtà da uno schiocco di dita difronte alla mia faccia e noto che il moro si è sporto sul tavolo.

-Ehi! Ci sei? Ma ti incanti sempre così? Hai almeno sentito quello che ti ho detto?- mi chiede e io faccio cenno di no con la testa.

-Comunque ho detto che per il bene di entrambi è meglio che manteniamo le apparenze o, almeno, davanti ai nostri fratelli.- mi dice di nuovo e io sono d’accordo con lui per una volta, perciò annuisco.
Dopo poco tornano i nostri fratelli, dicendoci che è ora di tornare a casa. Paghiamo e usciamo velocemente dal locale, ma rimaniamo lì più di quanto dovremmo senza dire una parola. Il minore degli Uchiha si deve schiarire la voce più volte per avere attenzione dai nostri fratelli, che si stanno guardando in modo strano….dolce…

-Hai mai sentito parlare del colpo di fulmine?!- mi chiede ironico lo Yokai.

-Kurama, non dire cazzate mio fratello non s’innamorerebbe del primo che passa. E poi è il fratello di LUI!!- spiego, alterandomi senza un vero motivo. Lui apre la bocca come per dire qualcosa, ma si ferma e drizza le orecchie in allerta.

-Lui ci ha seguito… il che è strano….- dice abbastanza preoccupato.

-Lui chi?- gli chiedo, che non sto capendo niente. Tuttavia, quando Kurama drizza le orecchie non è un buon segno.

- Il Gashadokuro o anche detto Odokuro.- mi risponde frettolosamente e corre verso una piccola stradina buia e non che ce ne siano tante qui. Lo seguo con lo sguardo e quello che mi si palesa davanti è un gigantesco scheletro alto più di 15 metri.

-Vai a casa il prima possibile.- mi ordina la volpe, prima di entrare nel vicolo. Torno a guardare il nostro gruppetto e vedo che i miei fratelli si stano scambiando i rispettivi numeri.

-Scambiateveli anche voi.- fa Itachi. Io e il sedere d’anatra ci guardiamo, per poi girarci dall’altra parte indignati.

-Naruto…. Non fare il bambino…- mi ammonisce il rosso severamente e io, con mia grande riluttanza, tiro furi il telefono: ci scambiamo i numeri. Prendo mio fratello, trascinandolo praticamente verso la macchina, mentre con la coda dell’occhio noto che il moro fa la stessa cosa. Il viaggio in macchina è molto strano (Kurama è molto strano), ma sono troppo stanco e mi addormento.
Mi sveglio nel mio letto ancora mezzo intontito. Dopo vado in bagno per farmi una veloce doccia, per poi scendere a fare colazione.

-Ciao tesoro, dormito bene?- mi chiede mia madre mentre prende del riso dalla sua colazione in perfetto stile Giapponese e io annuisco per poi sedermi a tavola di fianco a mio fratello maggiore, che sta leggendo il giornale mentre mio padre sta cucinando.

-Ah, Naruto, ti ho messo in carica il telefono.- mi informa mio fratello da dietro il giornale e mi indica la finestra dove c’è il mio cellulare. Annuisco e mio padre mi mette davanti una colazione invitante. Chiacchieriamo del più e del meno; tra risate e scherzi il tempo passa così velocemente…

-Naru, andiamo che se no arriviamo in ritardo.- fa mio padre e io prendo la giacca con la borsa. Poi vado con mio padre in macchina, mentre ci salutano con la mano.
 
 

Arrivo in classe e vedo Eren con in mano il libro che gli avevo regalato due giorni fa “Harry Potter and the Philosopher's Stone” di J. K. Rowling, è davvero un ragazzo intelligente… riesce a parlare perfettamente tre lingue. Poi ci sono io che è già tanto se so parlare correttamente il giapponese.

-Bello?- chiedo a mo’ di saluto, mentre mi siedo vicino a lui. Il castano mette giù il libro accuratamente per poi abbracciarmi forte.

-Stupendo!- fa lui felice come pochi e gli occhi che gli brillano. Sto per rispondere, ma sentiamo la porta aprirsi con un calcio così violento che credo l’abbia spaccata. I due fratelli maggiori addottivi di Eren entrano seguiti da un nutrito gruppo di ragazzi della scuola.

-Eren, ti ho trovato!- fa Mikasa tutta eccitata, seguita da un Armin immerso nella lettura di un libro di storia.

-Ah, sì? Perché?- chiede lui preoccupato. Sappiamo entrambi cosa significa.

-Andremo al concerto dei No Name domani sera!!!- praticamente urla la mora, seguita dai gridolini del gruppetto, tranne che per Armin che semplicemente alza gli occhi dal libro.
-Cosa?- chiediamo entrambi, perché pensiamo di aver capito male.

-Hai capito benissimo.- fa Armin, avvicinandosi a noi, per poi chiederci di non lasciarlo da solo, facendo bene attenzione a non farsi sentire dagli altri.

-Sarà interessante.- sento dire nella mia mente da Kurama.
 
 
 
 
 
 
 



un inchino quasi profondo : Le origini dell’inchino si pensa siano legate all’introduzione del buddismo cinese in Giappone durante il periodo Nara: all’epoca era un gesto usato esclusivamente quando si incontrava una persona di uno status sociale più elevato per mostrare rispetto e fedeltà. Nella società moderna l’inchino viene usato con altri significati, oltre a quello originario, ad esempio per:
 
    salutare qualcuno, accompagnato dai classici saluti come konnichiwa o ohayo gozaimasu;
    ringraziare o mostrare apprezzamento per determinati gesti e parole e anche in questo caso si accompagna a termini come arigato;
    chiedere a qualcuno un favore;
    porgere delle scuse per qualcosa che si è fatto o detto;
    pregare o mostrare riverenza di fronte ad una divinità o un monaco;
    durante le cerimonie religiose o tradizionali (ad esempio la cerimonia del tè) e all’inizio e  conclusione di una lezione, un meeting pubblico, ecc.
 
Più che concentrarvi sulle varie situazioni in cui usare l’inchino, pensate semplicemente alle emozioni che si trasmettono con questo gesto, ovvero rispetto, apprezzamento, dispiacere, ecc. in questo modo è più facile ricordarsi quando usarlo.
 
Esistono però tre diversi tipi di inchino, a seconda dei gradi di curvatura del busto, che vanno usati a seconda del contesto, se formale o informale, e della condizione sociale della persona che si ha di fronte.
Tre tipi di inchino
 
Anche se oggi molti uomini d’affari che intrattengono rapporti commerciali con gli occidentali sono abituati alla stretta di mano e non ci aspetta da uno straniero che sappia esattamente tutte le sfaccettature della gestualità giapponese, sicuramente farete una buona impressione se utilizzerete l’inchino nella forma corretta, dimostrando così rispetto e conoscenza delle usanze locali.
Inchino di 15 gradi
 
L’inchino più informale si chiama  “eshaku” e implica una curvatura del busto di 15 gradi o in alcuni casi anche solo un leggero cenno del capo: lo si usa generalmente quando si salutano gli amici o in generale persone dello stesso status sociale. In questo caso in realtà sarebbero sufficienti anche solo le parole di saluto, ma accompagnare il saluto ad un piccolo inchino vi fa apparire un po’ più rispettosi.
Inchino di 30 gradi
 
L’inchino “keirei” è invece utilizzato in contesti lavorativi per mostrare riverenza, ad esempio nei confronti del capo o di un superiore o quando ci si presenta: il busto in questo caso si piega di 30 gradi e le braccia si tengono dritte lungo i fianchi. Quando si incontra qualcuno per la prima volta in una situazione lavorativa, ad esempio per una riunione o un colloquio, solitamente l’inchino segue lo scambio dei meishi, ovvero i bigliettini da visita, una pratica anche questa molto frequente. Capita anche che l’inchino sia seguito da una stretta di mani. L’inchino keirei si usa anche quando si entra o si esce da una sala in cui si è tenuto un colloquio o un meeting di lavoro e quando si incontrano dei clienti.
 
Un altro uso di questo inchino lo potete vedere in contesti sportivi, ad esempio nelle arti marziali, rivolto verso il proprio avversario, mentre per il maestro si usa fare un inchino più profondo.
Inchino di 45 gradi
 
L’inchino più profondo, di 45 gradi, si chiama “saikeirei” ed è quello usato in situazioni molto formali, quando si incontra una persona importante o in contesti religiosi per mostrare rispetto verso gli dei o i monaci. L’inchino di 45 gradi viene usato anche in situazioni in cui si vuole mostrare un profondo ringraziamento per qualcuno che vi ha fatto un grande favore oppure per esprimere dispiacere per qualcosa di grave che si è commesso.
La durata dell’inchino
 
Anche la durata dell’inchino è indice della profondità del gesto: se si incontra un amico, infatti, basta un leggero e breve inchino di pochi secondi, mentre in contesti religiosi o quando ci si deve scusare per un qualcosa di grave che si è commesso, è bene mantenere l’inchino per un tempo più prolungato, ad esempio 15-20 secondi.
In piedi o da seduti
 
Normalmente l’inchino viene effettuato da posizione eretta, ma capitano anche situazioni in cui vi è richiesto di fare l’inchino da seduti, nella posizione chiamata “seiza”. Per mantenere una postura corretta si deve posare a terra per primo il ginocchio sinistro, seguito da quello destro, e poi appoggiare i glutei sui talloni; il palmo delle mani poggia sulle gambe, accanto al busto. Vi capiterà di dover assumere questa posizione ad esempio nelle cerimonie del tè, durante le quali vi sarà richiesto di inchinarvi più volte, ad esempio quando vi porgono la tazza di tè o al termine della cerimonia. Quando ci si deve inchinare da seduti, la curvatura segue le stesse regole indicate sopra per l’inchino fatto in piedi, con la differenza che le mani vengono appoggiate sul pavimento, davanti alle ginocchia, con i palmi un po’ aperti e le punta delle dita che si toccano. Nel caso dell’inchino più profondo, il capo arriva quasi a toccare il pavimento: questo tipo di inchino vi capiterà di vederlo ad esempio nelle arti marziali, dagli allievi verso il maestro, e dagli attori del teatro rivolto verso il pubblico al termine degli spettacoli.
 
 
 
Dobe: Non è traducibile però rientra nella stessa categoria di Teme.
 
 
 
Teme: In giapponese è una parolaccia che per noi sta come “Bastardo” o “puttana” ma quest’ultimo solitamente viene usato per le donne.
 
 
 
Gashadokuro: Il Gashadokuro è un gigantesco scheletro alto più di 15 metri, formatosi tramite l'unione di un ammasso di ossa di persone morte di inedia. Questo yōkai si può incontrare solamente di notte (dopo la mezzanotte) nelle foreste e nei sentieri completamente bui, in cui vaga per afferrare gli incauti viaggiatori e bere il loro sangue staccandogli la testa. Il Gashadokuro emette un verso che solamente le sue vittime possono udire, e si dice che possegga il potere dell'invisibilità e sia indistruttibile.
 
 
 
 
   
 
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