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Autore: queen_beer    14/09/2019    0 recensioni
Dal secondo capitolo:
-Lily? Gira tutto, perché gira tutto?
-Mh, deve essere stata la botta in testa.
-Che botta in testa?
-Quella che hai preso quando ti ho schiantato.
Storia partecipante al concorso indetto da Matilde di Shabran su efp
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Proposta da sogno
 
-Lily Evans.
La mia voce rimbomba nella Sala Grande e una moltitudine di teste si gira nella mia direzione.
Non che solitamente mi dispiaccia essere il centro dell’attenzione, eppure adesso sento distintamente delle goccioline di sudore scendermi dalla fronte e fatico a ricordare come proseguisse il mio discorso.
 
Lei è davanti a me ed adesso mi sta guardando, proprio come tutti gli altri, e un suo sopracciglio è decisamente incastrato troppo in alto, lo sguardo non nasconde la confusione. Sento il cuore battere sempre più forte, mentre decido che ormai tanto vale proseguire fino in fondo.
 
Davanti a tutta la scuola mi inginocchio e recito quanto mi viene in mente del discorso - in origine molto più lungo - che mi ero preparato.
 
-Lily Evans. Ti conosco da più di sei anni, ormai e, probabilmente, sono innamorato di te da altrettanti.
 
Penso che tu sia la mia anima gemella. Da te ho ricevuto molti più “no” che “sì”, soprattutto per quanto riguarda un certo argomento Hogsmeade e forse è per questo che sono così nervoso, mentre sono qui a chiederti, a pregarti, di non dire di no un’ultima volta. Lily Evans, vuoi sposarmi?
 
I suoi occhi trasmettono ancora la stessa confusione di prima e, per un attimo, non riesce a parlare.
Poi sembra riprendere il controllo della sua bocca, ma forse mi ero sbagliato, perché la riapre e richiude un numero considerevole di volte, prima di decidersi a rispondere a tutti gli effetti.
 
-Io... No. Non voglio sposarti, James.
 
-James! James! Svegliati! Per l’amor di Dio, che hai da strillare a quest’ora della notte?
 
-Padfoot, sei tu!
 
-Certo che sono io, chi altri dovrei essere? Di grazia, cosa stavi sognando? I Mangiamorte? Voldemort? Prendere un’insufficienza a Trasfigurazione? O è di nuovo quell’incubo dove non riesci più a prendere il boccino per la maledizione di Moccios...
 
-Ho sognato che Lily non voleva sposarmi!
Un attimo di silenzio calò nel dormitorio, perché Remus e Peter stavano ancora dormendo, mentre Sirius si chiedeva perché proprio lui doveva essere quello dal sonno leggero e, nel contempo, cercava di lanciare un’occhiata omicida a James.
-Hai qualcosa nell’occhio? Se vuoi ti aiuto.
Sirius decretò che fosse troppo presto per lanciare occhiatacce omicide e che il buio non giocava certamente a suo favore e con un mano scansò quelle del suo migliore amico, che tentavano di raggiungere il suo occhio per trovare il bruscolino.
-Stai dicendo che mi hai svegliato alle tre di mattina perché hai avuto un incubo su Evans? Potter... sei ufficialmente esiliato per la notte. Ora sparisci, prima che allunghi la tua pena.

Quella di esiliare le persone dalla stanza, non c’è bisogno di dirlo, fu un’idea di Sirius, che al quarto anno si era stancato di Peter che parlava nel sonno, James che soffriva di insonnia e nel cuore della notte aveva i suoi attacchi filosofici e doveva per forza condividerli col gruppo, e Remus, che beh, in realtà non aveva fatto niente di male per adirare Sirius, tranne rispondere sempre con gentilezza ai suddetti attacchi filosofici di James. Ovviamente nessuno rispettava veramente l’esilio, ma questo fu solo fino a metà del quinto anno, quando Sirius scoprì che esisteva un incantesimo che permetteva veramente di esiliare le persone dalle stanze. Era complicato, richiedeva ingredienti disgustosi come un pelo del naso della vittima e una goccia di sudore colta non più di cinque settimane prima, ma il cagnaccio si procurò gli ingredienti senza problemi e, da allora, poté finalmente proteggere quello che lui chiamava il mio sonno di bellezza, ovvero le otto barra nove ore di sonno giornaliere necessarie affinché il suo viso fosse al suo meglio il giorno seguente.
 
Perciò James, conscio che il suo migliore amico aveva senza dubbio raccolto del suo sudore un giorno delle cinque settimane precedenti, si avviò di sua spontanea volontà verso la Sala Comune, felice almeno che il divanetto vicino al fuoco sarebbe stato libero.
 
Il divanetto vicino al fuoco non era libero. Gli occhiali di James giacevano ancora sul suo comodino, nel dormitorio che per lui, almeno stanotte, era off limit, perciò dovette avvicinarsi tanto, ma veramente tanto, al viso della persona che stava dormendo lì, per capire chi fosse. Era tanto vicino che notò subito che la suddetta persona, a quanto pare anch’essa vittima della strana magia di James Potter, che impediva alle persone che lo circondavano di dormire, aprì gli occhi di scatto.
occhi verdi!” fu l’ultimo pensiero di James Potter.
-Stupeficium!- furono invece le prime parole della giornata di Lily Evans, che per vedere non aveva bisogno di occhiali, ma che il suo cervello si svegliasse del tutto, e perché ciò avvenisse, dovevano almeno verificarsi quelle che lei invece chiamava il cibo della mente, ovvero le otto barra nove ore di sonno che le permettevano di essere vigile e scattante il giorno seguente.
James probabilmente avrebbe dovuto riflettere sulle strane somiglianze che c’erano tra il suo migliore amico e la sua fidanzata e sui motivi per cui volesse sposare la versione femminile del suo migliore amico, ma al momento non poteva riflettere più di tanto, visto il suo attuale stato, ovvero quello di schiantato.
 
-Oddio, James sei tu! Ops.
La ragazza si precipitò a soccorrere la sua vittima, una volta identificata, chiedendosi cosa diamine ci facesse nella Sala Comune alle tre di notte.
-Lily? Gira tutto, perché gira tutto?
-Mh, deve essere stata la botta in testa.
-Che botta in testa?
-Quella che hai preso quando ti ho schiantato.
-Quando tu cosa?! - chiese James incredulo, anche se in effetti stava iniziando a ricordare com’erano andate le cose.
-Scusa ma come ti viene in mente di avvicinarti col tuo grosso faccione mentre dormo!
-Grosso faccione? Davvero, Evans? È questo che pensi del mio adorabile visino?
Lo sguardo sorpreso, la voce scandalizzata, le braccia incrociate come un bambino di sette anni a cui hai appena rubato una caramella, tutto lasciava intendere che James si era offeso e che non sarebbe stato un bello spettacolo.
Dal canto suo Evans alzò gli occhi al cielo, rispondendogli per le rime.
-Adorabile visino? Jamie caro, o stai ancora sognando o la botta in testa è stata più forte di quanto pensassi.
James conosceva una sola parola per descrivere il sorrisetto che troneggiava sul volto di Lily, ovvero malandrino, e dalla sua ragazza non avrebbe potuto chiedere di meglio.
-Non c’è bisogno che tu faccia ancora finta di resistere al mio fascino, ormai siamo fidanzati da quasi sei mesi. Sei addirittura venuta ad Hogsmeade con me.
-Okay, okay, lo ammetto: hai vinto. Comunque... che ci fai qui?
James sospirò, già imbarazzato dalla frase che stava per dire.
-Sono stato esiliato da Sirius.
-Di nuovo? Pensavo che dopo quella volta che hai rapito Mrs. Norris per mettergliela in faccia mentre dormiva avessi imparato la lezione.
-Beh ma stavolta è diverso, non gli ho fatto nulla! Piuttosto, tu che ci fai qui?
-Alice e Mary hanno detto che se avessi ripassato un’altra volta per il Mago di Erbologia di domani mi avrebbero buttata fuori dalla stanza. Possono diventare molto violente, sai, hanno anche minacciato di farsi spiegare da Sirius l’incantesimo di esilio.
Lily aveva gli occhi spalancati e si vedeva che la minaccia dell’esilio l’avesse scossa. James pensò che fosse perché ancora non ne aveva ricevute abbastanza: lui, dopo il ventesimo esilio, aveva iniziato a non farci più tanto caso.
-Dai, fammi spazio sul divano.
-Mai! Cercati un divano tutto tuo. Io sono scesa presto proprio per avere i posti migliori.
Così dicendo, Lily, seduta sul suo divanetto vicino al fuoco, allungò le mani verso James, per tentare di impedirgli di occupare il suo spazio.
-Non puoi opporti a me, io ho un’arma segreta!
Così dicendo iniziò a fare il solletico a Lily che, dal canto suo, cercò di difendersi con un cuscino.
 
Questo, non c’è neanche bisogno di dirlo, diede il via a una battaglia di cuscini in piena regola, che vide come vincitore James. Lily allora gli permise di sdraiarsi accanto a lei, a condizione che non si muovesse nel sonno, perché aveva bisogno del cibo della sua mente.
Mentre erano sdraiati l’uno accanto all’altra, James si rese conto di quanto amasse Lily.
Si rese conto che voleva passare il resto della sua vita con lei, per davvero. Che non vedeva l’ora di battibeccare con lei perché si scordava sempre di spegnere la tv -la magia babbana che aveva scoperto a casa di Remus - quando usciva da una stanza, o perché premeva il tubetto del dentifricio dal centro, o perché non gli riusciva cucinare nemmeno un uovo strapazzato. Non vedeva l’ora di affrontare insieme a lei tutte le sfide, tutti i Mangiamorte. Diamine, al suo fianco non avrebbe avuto paura di sfidare Voldemort in persona!
Proprio perché era così certo dei suoi sentimenti, James decise che aveva bisogno di una risposta, precisamente, la risposta ad una domanda che ormai da una settimana risiedeva nel suo comodino e gli causava incubi ed esili vari.
Accio anello!”, pensò James, muovendo leggermente la bacchetta e mettendosi a sedere cautamente, cercando di non insospettire Lily.
Quello a cui non aveva pensato, tuttavia, era che l’anello era all’interno del cassetto, quello difettoso, precisamente, perciò quando alzò lo sguardo vide l’intero comodino ballonzolare giù dalle scale.
Ora, James era uno dei migliori Cacciatori che Hogwarts abbia mai visto, perciò ancora oggi fatica a spiegare di preciso come fu possibile ciò che accadde in seguito. Lui sostiene di essere stato accecato dalla bellezza di Lily e di tenere bene a mente che non aveva gli occhiali; l’unica certezza è che quel comodino lo colpì dritto in testa, facendolo cadere dal divano e mandando in fumo il proposito di non insospettire Lily.
-Ahi.
-James, c’è un motivo preciso per cui un comodino ti sta attaccando?
James si mise a sedere sul pavimento, stordito dalla seconda botta in testa della serata, e cercò di aprire il cassetto difettoso. Questo, però, si rivelò più difficile di quanto avesse previsto.
-Vuoi una mano?
-No, grazie cara. Eddai, per favore. Apriti. Apriti. Apriti.
Quando alla fine riuscì ad aprirlo, James aveva un piede sul comodino per tirare meglio, perciò finì lungo disteso per terra, causando l’ilarità di Lily.
Cercando di asciugarsi le gocce di sudore che gli imperlavano la fronte -era proprio in momenti come questi che era più a rischio: a volte Sirius lo pedinava per giorni interi in attesa che producesse uno degli ingredienti più importanti dell’incantesimo di esilio- James prese la scatoletta quadrata e si inginocchiò.
-Lily Evans, vuoi sposarmi?
Dopo aver formulato la fatidica domanda, il ragazzo si pentì di non aver prima preso gli occhiali, perché gli sarebbe stato d’aiuto, al momento, vedere l’espressione precisa della ragazza.
Spaventata? Entusiasta? Felice? Il confine tra estasiata e dove ho messo la bacchetta che qui c’è un pazzo non era molto lieve, ma la miopia di James lo rendeva tale.
Il cacciatore arrivò persino a domandarsi se sarebbe parso brutto se avesse interrotto un attimo la proposta per prendere gli occhiali, che erano proprio così vicini. Poteva vederli nella visione periferica del suo campo visivo, sempre se quello lo si potesse chiamare vedere.
All’improvviso la faccia di Lily era sempre più vicina, finché le loro labbra non si incontrarono e finalmente James smise di preoccuparsi dei suoi occhiali e della sua miopia.
-Sì, testone, certo che ti sposo.
 
  
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