Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    15/09/2019    1 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Kissed by fire


 
*I suoi occhi si erano abituati alle tenebre. Così, quando un uomo tolse il cappuccio che le copriva la testa, il chiarore rossastro all'interno della caverna fece ammiccare Sansa.
Al centro del pavimento di terra battuta era stata scavata una enorme fossa, nella quale ardeva un fuoco gigantesco. Ruggendo, contorcendosi, le fiamme si levavano fino al soffitto annerito dal fumo. Le pareti della caverna erano un mosaico di pietre e terriccio, tra cui strisciavano gigantesche radici bianco grigiastre che parevano un groviglio di migliaia di serpenti albini. Fece scorrere lo sguardo su quello strano mondo sotterraneo. Figure umane cominciarono a emergere tra le radia, a comparire dalle ombre, per dare un'occhiata ai prigionieri. Per quanto grande fosse il fuoco al centro, la caverna era ancora più grande.
Era difficile dire dove cominciava e dove finiva. Oltre la soglia, i tunnel potevano fermarsi dopo qualche passo oppure continuare per miglia. Sansa vide uomini, donne e bambini piccoli, tutti che la osservavano guardinghi.
 
“Chi siete?” chiese Sansa spaventata guardandosi attorno.
“Sansa?” una voce la fece voltare verso sinistra, Sansa non riuscì a credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, era sua sorella Arya, era viva. Sansa si alzò in piedi e andò incontro a sua sorella abbracciandola, Arya non ricambiò l’abbraccio, rimase rigidamente composta nella sua posizione.
Sansa sciolse l’abbraccio “Credevo… credevo che fossi morta!”
“E invece sono qui!” replicò fredda, Sansa guardò tutti quegli uomini, donne e bambini, chi erano?
“Che posto è questo?” chiese un giovane seduto vicino ad Arya dall’aspetto forte e dai capelli scuri.
“Un posto dove né lupi né leoni possono disturbarci.” rispose Thoros di Myr.
Sansa e Arya rabbrividirono anche se l’una lo nascose all’altra.
Sansa si guardò intorno alla ricerca del Mastino e lo vide in piedi vicino al fuoco con un cappuccio sulla testa e le mani legate.
 
«Come hai fatto a catturarlo?» chiese il prete rosso.
«I cani hanno fiutato l'odore. Da non credere, stava fuggendo con una bella rossa.»
«Tradito dalla sua stessa indole.» Thoros si voltò verso il prigioniero e gli strappò via il cappuccio. «Benvenuto nella nostra umile dimora, cane. Non è magnifica quanto la sala del trono di Robert Baratheon, ma la compagnia è migliore.»
Sul volto ustionato di Sandor Clegane, le fiamme proiettavano ombre rossastre, rendendolo addirittura più spaventoso di quanto apparisse alla luce del giorno.
La bocca del Mastino si contrasse: «Io ti conosco» disse a Thoros.
«È vero. Durante le grandi mischie, tu maledivi la mia spada fiammeggiante, anche se è con quella che ti ho abbattuto per tre volte.»
«Siamo tutti fratelli, qui» dichiarò Thoros di Myr. «Fratelli che hanno prestato sacro giuramento al reame, al nostro dio e a noi stessi.»
«La fratellanza senza vessilli.» spiegò Beric Dondarrion «I cavalieri della collina cava.»
«Cavalieri?» Clegane pronunciò la parola come un insulto ringhiante.
«Dondarrion è un cavaliere, ma il resto di voi è la più patetica banda di fuorilegge e di uomini finiti che io abbia mai visto. La mia merda è meglio di voi.» sputò il Mastino.
«Ogni uomo può essere un cavaliere» replicò il macilento Beric Dondarrion  «E ogni uomo che tu vedi davanti a te ha sentito il peso della spada sulla spalla. Noi siamo la compagnia dimenticata.»
«Lasciatemi andare, e io mi dimenticherò che esistete» ringhiò Clegane. «Se volete assassinarmi, fatelo pure, il vostro assassinio del cazzo. Mi avete tolto la spada, il cavallo, l'oro. Toglietemi anche la vita e sia finita… Ma almeno risparmiatemi questo belare da baciapile.»
«Morirai fin troppo presto, cane» garantì Thoros. «Ma non sarà assassinio: sarà solamente giustizia.»
«È un destino ben più gentile di quanto meriti, dopo tutto il male che hai fatto. Voi osate chiamarvi leoni. A Sherrer, a Mummer's Ford, ragazzine di sei, sette anni sono state stuprate. Infanti che ancora succhiavano il latte sono stati tagliati in due sotto gli occhi delle loro madri. Nessun leone ha mai ucciso con tanta crudeltà.»
«A Sherrer e a Mummer's Ford io non c'ero» ribatté il Mastino. «I tuoi bambini morti va' a scaricarli davanti alla porta di qualcun altro.»
Fu Thoros a rispondergli. «Neghi forse che la Casa Clegane sia stata costruita sui bambini morti? Li ho visti io depositare i cadaveri del principe Aegon e della principessa Rhaenys davanti al Trono di Spade. Per diritto delle armi, in luogo di quei brutti cani, sul vostro vessillo dovrebbero campeggiare due infanti sgozzati.»
Il Mastino fece una smorfia. «Mi prendi forse per mio fratello? È forse uncrimine essere un Clegane?»
«L'assassinio è un crimine.»
«E chi avrei assassinato?»
Una sfilza infinita di nomi risuonarono lungo le pareti della caverna e Sansa guardò preoccupata il Mastino.
«Basta così!» L'espressione del Mastino era irrigidita dall'ira. «Piantatela con questa litania. Questi nomi non significano niente per me. Chi erano?»
«Gente» rispose lord Beric. «Gente grande e piccola, giovane e vecchia. Gente buona e gente cattiva, morta sulle punte delle lance dei Lannister, morta con il ventre squarciato dalle spade dei Lannister.»
«Non è stata la mia spada a squarciargli il ventre. E chiunque dica il contrario è un mentitore.»
«Sei al servizio dei Lannister di Castel Granito» replicò Thoros.
«Lo ero un tempo. Io e migliaia di altri uomini. Adesso ognuno di noi è colpevole dei crimini commessi dagli altri?» Sandor Clegane sputò. «Ma forse voi siete davvero cavalieri. Mentite come mentono i cavalieri, e magari assassinate come assassinano i cavalieri.»
Dondarrion alzò una mano, imponendo il silenzio. «Chiarisci le tue parole, Clegane.»
«Un cavaliere è una spada in sella a un cavallo. Tutto il resto - i giuramenti, gli unguenti sacri, i pegni delle dame - non è altro che un nastro di seta legato alla lama della spada. Può darsi che quella lama sia più bella con un nastro attorno, ma vi uccide nello stesso identico modo. Ebbene, all'inferno i vostri nastri. Voi e io siamo la stessa cosa. C'è un'unica differenza: io non mento sulla mia identità. E allora uccidetemi pure, ma non chiamate me assassino mentre voi ve ne state lì a dirvi gli uni agli altri che voi non lo siete. Avete capito?»
Arya sgusciò e gridò «Tu sei un assassino!» gridò. «Hai ucciso Mycah, non negarlo. Lo hai assassinato!»
Il Mastino la guardò senza dare segno di averla riconosciuta. «E chi sarebbe questo Mycah, ragazzo?»
«Io non sono un ragazzo! Mycah invece lo era. Era il garzone del macellaio e tu lo hai ucciso. Jory Cassel ha detto che lo hai quasi tagliato in due, e lui nemmeno aveva la spada.»
«E questa chi è?» chiese qualcuno.
«Per i Sette Inferi!» Fu il Mastino a rendersene conto. «La sorellina di…» gli occhi dell’uomo cercarono quelli di Sansa che subito ricambiò lo sguardo.
«La ragazza ti accusa di essere un assassino» disse lord Beric. «Neghi di aver assassinato questo garzone di macellaio, questo Mycah?»
«Ero lo scudo giurato di Joffrey Baratheon» disse il Mastino scrollando le spalle. «Il garzone di macellaio aggredì un principe ereditario.»
«È una menzogna! Sono stata io ad aggredirlo! Ho colpito Joffrey e ho gettato Artiglio di leone nel Tridente. Mycah è scappato e basta, come io gli avevo detto di fare.»
«Tu hai visto il ragazzo attaccare il principe Joffrey?» chiese lord Beric Dondarrion al Mastino.
«Così ho udito. Non spettava a me mettere in discussione le parole di un principe.»
«E la sorella di questa stessa ragazzina lo ha confermato al cospetto del tuo prezioso re Robert Baratheon.»
«Sansa è solo una bugiarda!» Arya era di nuovo furiosa contro sua sorella. «Non è andata affatto come ha detto lei!» gridò la Stark dimenticando che la sorella Sansa era nella caverna lì con loro.
Thoros prese lord Beric in disparte. Parlarono a voce bassissima per qualche momento, mentre Arya ribolliva di rabbia.
Beric Dondarrion tornò a rivolgersi al Mastino «Sei accusato di omicidio, ma qui nessuno è in grado di appurare la verità o la falsità dell'accusa. Per cui, non è nostro compito giudicarti. Ora è il Signore della luce l'unico che può farlo. Io ti condanno a un verdetto per singolar tenzone.»
Il Mastino corrugò la fronte, pieno di sospetto, come se non si fidasse delle proprie orecchie. «Che cosa sei tu, Dondarrion, uno stolto o un folle?»
«Né l'una cosa né l'altra. Sono semplicemente un lord. Prova la tua innocenza con una spada in pugno, e sarai libero.»
 
Sansa tirò un sospiro di sollievo, il Mastino era praticamente imbattibile con la spada, lo sapevano tutti, inclusa sua sorella Arya che era furibonda.
 
«Allora, chi sarà il prode?»
«È me che affronterai» disse lord Beric Dondarrion.
Thoros si preparò a riconsegnare al Mastino il suo cinturone e uno scudo.
Il Mastino snudò la spada d'impeto e gettò via il fodero.
Il Mastino fece il primo passo verso l'avversario. Thoros di Myr lo fermò.
«Prima preghiamo.» Si girò verso le fiamme e sollevò le braccia al cielo.
«Signore della luce, abbassa il tuo sguardo su di noi.»
Dovunque nella caverna, i membri della fratellanza senza vessilli levarono le loro voci in risposta. «Signore della luce, difendici.»
«Signore della luce, proteggici nelle tenebre.»
«Signore della luce, possa il tuo volto risplendere su di noi.»
«Accendi la tua fiamma tra di noi, o R'hllor» disse il prete rosso. «Mostraci la verità o la falsità di quest'uomo. Abbattilo con la tua potenza se è colpevole, concedi forza alla sua spada se non lo è. Signore della luce, dona a noi la tua saggezza.»
«Perché la notte è oscura» dissero tutti gli altri in coro «e piena di terrori.»
Lord Beric si passò il filo della spada lungo il palmo della mano sinistra. Lentamente, fece scorrere l'acciaio. Il sangue corse scuro dal taglio, colando sulla lama.
E a quel punto, la sua spada prese fuoco.
 
Il Mastino retrocesse di mezzo passo totalmente scioccato alla vista della sua spada fiammeggiante, Sansa dal canto suo ne fu totalmente stupefatta.
 
Il Mastino scatenò l'attacco, e allora Dondarrion si mosse, rapido come la folgore.
L'acciaio fiammeggiante si sollevò a intercettare l'acciaio gelido, lunghi vessilli di fuoco nella scia, simili a quei nastri di seta di cui aveva parlato Clegane. Le lame cozzarono l'una contro l'altra. L'istante stesso in cui il primo colpo venne parato, il Mastino ne assestò un altro. Questa volta, fu lo scudo di lord Beric a mettersi di mezzo, schegge di legno volarono via sotto la violenza del fendente. E i colpi continuarono, feroci, furiosi. Dal basso in alto, da destra a sinistra. Dondarrion li parò tutti. Le fiamme vorticavano dalla sua spada, spettri rossi, fantasmi gialli che disegnavano archi nell'aria della caverna Adesso era lord Beric ad attaccare, riempiendo l'aria di vortici fiammeggianti, costringendo il gigantesco guerriero alla ritirata. Clegane parò un colpo alto. Uno dei cani dipinti sul suo scudo perse la testa. Passò al contrattacco, Dondarrion intercettò di nuovo con lo scudo il suo fendente e rispose duramente.
La fratellanza dei fuorilegge gridò incitamenti al suo capo.
Il Mastino parò un colpo alla testa, la sua espressione si distorse nel sentire il calore delle fiamme che gli alitava sulla faccia. Clegane grugnì, imprecò, arretrò.
Lord Beric non gli diede respiro. Si avventò sul guerriero deturpato, le braccia che mulinavano senza sosta. Le spade cozzarono, si separarono, cozzarono di nuovo. Altre schegge volarono via dallo scudo con la folgore. Fiamme tornarono a baciare i cani dipinti, una volta, due, tre. Il Mastino fintò a destra, Dondarrion lo anticipò con un rapido passo laterale e lo respinse dalla parte opposta… verso la vampata ruggente del fuoco al centro della caverna. Clegane arretrò fino a quando non sentì il morso del calore sulla schiena.
Sandor Clegane andò ferocemente al contrattacco. I grandi scudi di quercia incassarono un colpo dopo l'altro, una mazzata dell'acciaio dopo l'altra.
Una patina di sudore appiccicava i lunghi capelli sulla fronte del Mastino.
La spada di lord Beric falciò e sciabolò. In un unico, feroce assalto, il lord della Folgore riguadagnò tutto il terreno che Clegane aveva conquistato. Ancora una volta, il Mastino fu costretto sul margine
del cratere.
Le fiamme stavano lambendo il retro delle sue cosce. Andò al contrattacco, mulinando sempre più velocemente la grande spada, cercando di annientare l'avversario più piccolo con la forza bruta, cercando di spezzargli la spada, lo scudo, un braccio. Ma nei suoi occhi lampeggiavano le fiamme delle parate di Dondarrion. E quando il Mastino cercò di allontanarsi da esse, un piede gli cedette.
Sandor Clegane fu con un ginocchio a terra.
Sansa urlò per il terrore.
Lord Beric si avventò, il colpo decisivo che sibilava nell'aria, disegnando torridi pennoni di fuoco. Con il respiro ansimante per lo sfinimento, proprio all'ultimo secondo Clegane riuscì a sollevare lo scudo sopra la testa. Tutta la caverna parve vibrare all'impatto della spada sul legno di quercia che incassò il colpo eruttando un vulcano di schegge.
«Il suo scudo… brucia…» affermò Gendry. Le fiamme erano dilagate sulla vernice gialla scheggiata, stavano divorando i tre cani neri.
Con un temerario contrattacco, Sandor Clegane era riuscito a rimettersi in piedi. Lord Beric arretrò di un altro passo. Fu solo allora che il Mastino sembrò rendersi conto che il fuoco che gli ruggiva a un palmo dalla faccia proveniva dal suo stesso scudo. Con un urlo di repulsione, calò su di esso un colpo selvaggio, completandone la distruzione. Lo scudo si spezzò. Una metà volò via roteando, ancora avvolta dal fuoco. L'altra metà si ostinò a rimanergli attaccata all'avambraccio. I suoi sforzi disperati di liberarsene attizzarono le fiamme. Il fuoco raggiunse la manica. Tutto il suo braccio sinistro cominciò a bruciare.
«Finiscilo!» urlò Arya. Altre voci si levarono in un unico coro. «Colpevole! Colpevole!» Arya gridò assieme a tutti gli altri. «Colpevole! Uccidilo! Colpevole! Uccidilo!», Sansa era l’unica a gridare e implorare gli dèi affinché fosse risparmiato.
Lord Beric scivolò in avanti per il colpo conclusivo. Il Mastino emise un grido rauco. Sollevò la spada a due mani. La calò con tutta la sua forza. Lord Beric parò facilmente e la sua spada fiammeggiante si spezzò di netto in due. L'acciaio del Mastino continuò nella sua corsa di devastazione. Affondò nel corpo di Beric Dondarrion nel punto tra il collo e la spalla. L'acciaio fece scempio di tutto quello che incontrò, fino allo sterno.
Sandor Clegane sussultò all'indietro, continuando a bruciare. Si strappò di dosso i resti dello scudo. Imprecando, li lanciò lontano. Poi si rotolò sulla nuda terra, cercando di spegnere le fiamme che continuavano a torcersi sul suo braccio.
Le ginocchia di lord Beric si piegarono lentamente, come in una genuflessione. Mentre crollava in avanti, la spada del Mastino rimase conficcata di traverso nel suo corpo.
«Vi prego…» implorò Sandor Clegane con un rantolo mentre si stringeva il braccio ustionato. «Brucio. Aiutatemi. Qualcuno… qualcuno mi aiuti.» Sandor Clegane stava piangendo. «Vi prego.»
 
Sansa si alzò di scatto e fece per afferrare la borraccia di uno degli uomini che stavano assistendo al combattimento, ma Sansa fu fermata proprio da sua sorella Arya “Che cavolo ti prende?” la rimproverò “Sai chi è quello, no? E allora perché stai andando da lui?”
“Mi ha salvato la vita, glielo devo.” rispose Sansa che fece per superare sua sorella, ma inutilmente.
“E’ un assassino, non merita la tua compassione.” urlò rabbiosa.
«Brucia negli inferi, Mastino» Arya urlò in faccia a Sandor Clegane, piena di furore cieco, disarmato. «Brucia negli inferi!»
«Già fatto.» disse una voce. Arya e Sansa si voltarono. Beric Dondarrion in piedi dietro di lei, una mano lorda di sangue appoggiata alla spalla di Thoros di Myr.

 

 
*righe tratte da “I fiumi della guerra”


 
_________________

Buon pomeriggio, 
scusate l'attesa, so di essere in un ritardo tremendo,
ma il lavoro è ripreso e conciliare sonno/lavoro/fantasia/scrittura 
non è facile.
Spero di farmi perdonare con questo capitolo.
Il capitolo si chiama "Kissed by fire" come la puntata 3x05 della serie tv
e come in quell'episodio Arya e il Mastino si incontrano di nuovo,
ma visto che la mia ff è una SanSan, ho immaginato che ci fosse anche Sansa in quella caverna
assieme al Mastino, Arya, Gendry e tutti gli altri.
  
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