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Autore: jaykayess    16/09/2019    3 recensioni
Freezer è stato sconfitto, Namecc è stato ripristinato, e finalmente Goku fa la sua rimpatriata dopo quasi un mese di assenza.
Ma qualcosa, all’improvviso, cambia nella vita del nostro eroe. E, inevitabilmente, anche nella vita di chi lo circonda.
Genere: Azione, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bulma, Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo spazio era freddo, dannatamente freddo.
Freddo persino per uno come lui che, per decenni, non aveva fatto altro che viaggiare per le galassie e conquistare pianeti. Era vuoto, buio, immenso, e trasmetteva strane sensazioni di solitudine ed amarezza.
A Cooler non era mai interessato conquistare pianeti e soggiogare popolazioni, quella era sempre stata una prerogativa del suo fratellino. Fratellino che, dopo averlo attaccato senza preavviso assieme a due saiyan ed al loro amatissimo e stimatissimo padre, l’aveva lasciato a vagare per lo spazio senza una navicella. Fortunatamente la sua razza era abbastanza potente da riuscire a respirare anche nello spazio aperto, ma essendo senza cibo né acqua, avrebbe presto dovuto far sosta su un pianeta abitato lì vicino. Ed era convinto che, a causa dell’enorme somiglianza con suo fratello, gli abitanti delle galassie non l’avrebbero accolto poi così bene.
Ma non poteva fermarsi lì. Non poteva perché, dopo essere stato attaccato di proposito e senza alcun motivo dai suoi stessi famigliari, ora il solo ed unico obiettivo di Cooler era quello di vendicarsi.
E si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo. Freddo e, talvolta, indolore.
E fu in quel momento che, come fosse d’improvviso stato baciato dalla fortuna, notò quel puntino perso nello spazio. Quel puntino azzurro chiamato Terra.
La vendetta è un piatto che va servito freddo. E Cooler non vedeva l’ora di prendere quel piatto e sbatterlo in faccia al suo adorato fratellino e a suo padre.

*

Ormai erano ore che camminavano in quei boschi sperduti nel nulla. Erano ore che, dopo aver creduto di essere arrivati al capolinea ed aver trovato ciò che stavano cercando, si ritrovavano sempre a dover tornare al punto di partenza.
Stavano girando in tondo, e di quella maledetta macchina del tempo non ce n’era alcuna traccia.
A Gohan stavano cominciando a far male i piedi, a Jinjer a brontolare lo stomaco dalla fame, e Vegeta stava pian piano esaurendo la pazienza.
Quella, proprio non ci voleva.

«Ero sicuro fosse qui.» constatò il principe dei saiyan, osservando un punto vuoto della radura, accanto ad una grossa roccia «Forse, dopo aver rigenerato la Terra con le sfere, è probabile che la macchina del tempo non sia riapparsa.»
«Rigenerato la Terra con le sfere?» chiese la bambina curiosa, aggrottando le sopracciglia: quante cose erano accadute, in quel futuro che molto probabilmente non apparteneva a loro?
«Lunga storia.» si limitò a rispondere l’uomo, raggiungendo il limite della sua pazienza ed accasciandosi al suolo, decidendo che forse, fosse arrivato il momento di riposarsi «Facciamo una pausa. E vedete di starvene buoni. Se ci scoprono per colpa vostra, siamo finiti.»
«Voglio andare a casa...» piagnucolò il piccolo Gohan, sedendosi a terra e portandosi le ginocchia al petto «Chissà cosa stanno facendo di bello, papà e gli altri...»
Jinjer si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo e a sorridere sghemba «Beh, è ancora giorno. Di sicuro, tuo padre e mio fratello non stanno facendo niente di così interessante!»
«Di’ un po’, ma chi te le ha insegnate, queste cose?!» esclamò il bambino, sgranando gli occhi «Hai solo quattro anni!»
«Vagando per lo spazio, non si finisce maaai di imparare!»
«Hey, mocciosi.» li interruppe il principe dei saiyan, interessandosi alle loro conversazioni e tenendo lo sguardo puntato sulla più piccola dei due: aveva la coda, quindi era innegabile fosse una saiyan, ma quegli occhi color del cielo lo confondevano non poco. Di sicuro, non era una purosangue: l’unica saiyan purosangue con quel colore d’occhi che lui conoscesse, era sua madre. Ma ormai era morta da tempo «Si può sapere che diamine andate blaterando?»
I due bambini si guardarono interrogativi: era il caso di raccontare al principe dei saiyan del futuro quale tipo di relazione intercorresse tra i loro Goku e Vegeta? In fondo, da quel che avevano potuto constatare, in quella linea temporale, tra quei due non era successo proprio niente, ed addirittura il principe aveva avuto un figlio. 
Così sorrisero e, all’unisono, esclamarono: «Proprio niente!»
«E tu?» fece poi l’uomo, indicando Jinjer con un gesto della testa «Di chi saresti figlia?»
«Io? Beh, ecco...» era il caso? Era il caso di fargli sapere che, almeno nella sua dimensione, la regina dei saiyan era sopravvissuta ed aveva avuto un’altra figlia? Forse sì, dato che quel Vegeta le sembrava molto più maturo e razionale di quello che conosceva lei... magari, con l’età, anche il suo vero fratello sarebbe maturato «Sono... la figlia di Rosicheena.»

*

«Mi spieghi per quale motivo non dovrei attaccarli?!»

Freezer, furioso, aveva sbattuto il calice di vino contro il tavolo, rischiando anche di romperlo, alzandosi poi dal proprio posto in maniera così brusca da far rovinare la sedia al terreno. Per tutto quel tempo non aveva fatto altro che sottostare alle bizzarre e discutibili leggi di quel saiyan dalle strane abitudini, e per tutto quel tempo, quello stesso saiyan dalle strane abitudini, non aveva fatto altro che pianificare modi su modi di rapire quella che, in teoria, era sua figlia. La voleva tutta per sé, esattamente come aveva la madre tutta per sé, ed ora che gli era capitata l’occasione sotto tiro, se la stava lasciando scappare.
Non poteva credere che lui, il grande Freezer, quello che per decenni era stato l’indiscusso padrone dell’universo, si stesse ritrovando a litigare con uno che un tempo si sarebbe dovuto inginocchiare al suo cospetto, su quando sequestrare quella maledetta mocciosa.
Girava voce che lei e sua madre avessero dei poteri particolari, probabilmente ereditati dalla razza degli Tsufuru, e che quindi non fossero propriamente delle saiyan purissime, ma a Paragas, quello, poco interessava. A quanto pareva, gli interessavano soltanto i poteri della bambina che, da quel che Freezer aveva potuto capire, erano ancora incontrollabili, e quindi molto più imprevedibili e potenti di quelli della madre.

«Tempo al tempo, mio caro alleato.» aveva risposto Paragas, sorseggiando il suo vino rosso e masticando elegantemente un pezzo di carne «Possiamo controllare i poteri della regina, al momento. La mocciosa non ci serve. Ma ci servirà quando attaccheremo i nemici più importanti.»

Si morse la lingua, la lucertola. Avrebbe voluto disintegrare quel saiyan seduta stante ma, essendo lui un uomo ragionevole, si rese conto che doveva attenersi al suo piano, e tentare di non vacillare. A lui servivano le sfere del drago, e non si sarebbe dato pace finché non avrebbe chiesto a quei maledetti aggeggi la vita eterna, e soprattutto una rinvigorita.
Odiava essere un mezzo cyborg: quei maledetti pezzi meccanici, oltre ad essere un insulto al suo aspetto estetico, erano anche motivo di debolezza. Non si sentiva più il guerriero di un tempo, e questo perché, dopo la battaglia su Namecc contro quella maledetta scimmia, il suo livello di combattimento si era notevolmente abbassato.
Ma doveva tenere duro, Freezer. Perché dopo aver eliminato suo fratello, avrebbe ben presto pensato al suo paparino, ed anche a quel branco di scimmie che, in quel momento, stavano osando trattarlo come schiavo.
Buttò un occhio sulla prigioniera, su quella che un tempo era stata la regina, e che li stava osservando senza dire nulla, legata ancora a quelle fredde catene, con lo sguardo perso nel vuoto.

*


Non aveva fatto in tempo a raccogliere la sfera del drago. Non aveva fatto in tempo a partire per andare a cercare le altre. Non aveva fatto neanche in tempo a prevedere ciò che sarebbe successo di lì a poco, Bardack.
Era partito alla ricerca delle magiche sfere con tutta l’intenzione di usare uno dei desideri per poter salvare la vita al proprio secondogenito ma, come se il destino gli avesse appena fatto un tiro mancino, il saiyan si era ritrovato a rovinare pericolosamente al suolo, colpito alla schiena da una forte gomitata assestata proprio al centro della spina dorsale, ed andando a sbattere la testa contro una roccia.
Si era rialzato a fatica, Bardack, il sangue che, dalla grossa ferita creatasi sulla fronte, gli appannava la vista dell’occhio destro e, con la testa che girava violentemente a causa della botta, guardò di fronte a sé.

«Voi saiyan siete tutti uguali. A volte mio fratello ha ragione: siete più stupidi di una scimmia.»

Quella voce sprezzante e perfida, accompagnata da una risatina viscida e malvagia, apparteneva ad uno dei componenti della razza di Freezer, e non ad uno qualsiasi.
Bardack sentì un brivido percorrergli tutta la schiena, nel momento in cui vide, di fronte a sé, proprio Cooler. 
Cooler, che lo stava guardando con occhi curiosi e freddi. Cooler, che non smetteva neanche per un secondo di sorridere languido. Cooler, il fratello maggiore di Freezer, forse il più forte della famiglia di lucertole.
Cooler, che in quel momento teneva stretta in una mano la sfera che il saiyan si era tanto impegnato a cercare.

«Tuttavia...» continuò la lucertola, lanciando la sfera all’uomo di fronte a sé, che la prese al volo, fulminandolo con lo sguardo «Non sono qui per dichiararvi guerra.»
«Hah! Non ho mai avuto il disonore di guardarti in faccia, ma devo dire che sei brutto come tuo fratello!» esclamò Bardack, sprezzante «Che sei venuto a fare qui, Cooler?»
«Sai... credo che tu conosca molto bene il mio fratellino, Freezer.» fece lui, incrociando le braccia al petto ed allargando il sorriso viscido che aveva sulle labbra «E credo anche che tu sappia che non ci stiamo proprio così simpatici.»
«Non che mi interessi il tipo di rapporto che avete, in fondo.» 
La lucertola ridacchiò «Già, hai ragione, sto soltanto prendendo tempo.»
«Insomma, che vuoi?» chiese Bardack spazientito «Uccidere me? Uccidere i saiyan? Vendicare la sconfitta di tuo fratello?»
«Oh no, niente di tutto questo.» rispose Cooler, avanzando nella sua direzione, costringendolo ad indietreggiare «Sono qui per proporti qualcosa che, probabilmente, né tu né i tuoi compagni-scimmia potrete rifiutare.»
 
*

Aveva deciso di farsi un giro della città, pensando e ripensando a quello che avrebbe dovuto-e soprattutto voluto- fare. Dopo la chiacchierata con Bulma e la breve conversazione al telefono con quel mostro di Vegeta, la mente di Chichi aveva deciso di concentrarsi più sulla vita privata del suo ex marito piuttosto che al fatto che aspettasse un bambino da lui. Era come se il vero problema fosse improvvisamente svanito dalla sua testa.
Non che una nuova vita fosse un problema o una disgrazia, quello proprio no... il problema era che, per crescere, il piccolo che sarebbe arrivato, avrebbe avuto bisogno di una figura paterna al proprio fianco. Ed avrebbe potuto mai averla, nascendo già in una situazione famigliare così stramba? 
Proprio mentre camminava per la Città dell’Ovest, indecisa sul da farsi, la mora si ritrovò a passare proprio di fronte alla Capsule Corporation, a quella grande cupola dal colore bizzarro che, in quel momento, ospitava molte più persone di quante sarebbero dovute essere. Si fermò a guardare l’edificio indecisa, la donna, ferma sul marciapiede, come fosse una comune ladra che controllava che nessuno fosse in casa.
Effettivamente sembrava piuttosto tranquilla: probabilmente Bulma era al lavoro, e Goku ad allenarsi, e Gohan a studiare, e tutto il resto.
Nel pensare a suo figlio scorrazzare per quella casa così grande, magari raccontando anche alla turchina ciò che faceva durante la giornata, fece sentire Chichi un pesce fuor d’acqua: si sentiva esclusa, quello non poteva nasconderlo. E le mancava da morire poter vedere suo figlio ogni giorno, sentirsi dire ‘buongiorno’ da quella voce dolce e delicata, preparargli la colazione, il pranzo e la cena... le mancava tutto del suo piccolo ed adorato Gohan, e purtroppo, il suo amato bambino, aveva deciso di non abbandonare il padre. E lei non aveva fatto nulla per impedirglielo, perché sarebbe stata una violenza.

«Hey, tu!»

Una voce maschile, profonda e quasi severa, ma in fondo gentile, la dissuase dai suoi pensieri, costringendola a guardare di fronte a sé: un giovane uomo dai lunghi capelli corvini e dagli occhi molto, molto simili a quelli del suo ex, la stava fissando con sguardo confuso ed un sopracciglio inarcato dall’interno del cortile della grande casa semi-circolare.
Non le sembrava di averlo mai visto, ma Chichi non ci fece troppo caso. Probabilmente era il nuovo fidanzato di Bulma: mentre parlavano al bar, la turchina le aveva raccontato di essersi lasciata con Yamcha da un bel pezzo, e che si stava vedendo con un altro ragazzo.

«C’è qualche problema?» chiese lui, non ricevendo risposta «Se cerchi Bulma, è in laboratorio!»
«Cosa? Oh, no no!» si affrettò a rispondere la donna, ridacchiando nervosa ed arrossendo come un peperone «In realtà, io sono Chichi! La mamma di Gohan! Abita qui, mio figlio, ora! È un bambino bellissimo, con i capelli neri! Hai presente?»
«Certo, lo so chi è Gohan.» la voce dello sconosciuto dalla folta chioma nera era diventata improvvisamente più scortese, ed il suo sguardo più duro «Non è in casa neanche lui, comunque.»
Chichi ci rifletté: certo, suo figlio non c’era, ma al momento non era esattamente la persona che cercava. Ma, dato che era lì, avrebbe potuto sfruttare l’occasione per vedere Goku, e magari parlarci, e scoprire qualcosa di più sulla sua attuale situazione.
«In realtà...» si schiarì la voce, calmandosi e tornando lucida «Sono venuta qui per Goku. È in casa?»
«Goku, dici?» lui sembrava diffidente, ma alla fine, sospirando, annuì con la testa: probabilmente aveva capito che non erano affari suoi «Sì, c’è. Vuoi entrare, o hai deciso di rimanere lì impalata come una cretina?»

Se avesse potuto leccarsi i baffi in quel momento, probabilmente Chichi lo avrebbe fatto: finalmente faceva irruzione in quella casa senza il pericolo di dover far arrabbiare suo figlio, perché suo figlio non c’era. Così, sorridendo cordialmente allo strano individuo dai lunghi capelli d’ebano, decise di oltrepassare il cancelletto d’ingresso e seguirlo tranquillamente in direzione della grande villa semi-circolare.
Era bello, quel ragazzone: per un attimo, la mora si chiede dove Bulma fosse andata a trovarselo, uno così, ma poi pensò all’incredibile bellezza della turchina, e con una punta d’invidia realizzò che quella donna si potesse permettere di tutto.

Radish, dal canto suo, non era un coglione, l’aveva capito che ci fosse qualcosa sotto. Non aveva mai incontrato l’ex moglie di suo fratello, ma nel momento in cui l’aveva sentita pronunciare l’ultima frase, un campanello d’allarme si era innescato nella sua testa.
L’aveva accompagnata in casa, sì, ma l’avrebbe tenuta d’occhio. Quella donna si comportava in modo fin troppo strano, in fondo: chiedeva a Bulma, non esattamente una sua amica, di far colazione insieme per parlare, ed ora era lì alla ricerca del suo ex marito.
Non sapeva esattamente cosa ci fosse sotto, il saiyan, ma di certo, quella donna non era lì per una visita di cortesia.

«Vegeta?» chiamò una prima volta, non ricevendo risposta «VEGETA!»
Chichi aggrottò le sopracciglia, irritata. Uomini, tutti uguali! C’era davvero bisogno di urlare per chiamarsi tra di loro? E poi, perché diamine stava chiamando Vegeta? Lei non voleva di certo veder lui!
Però poi, ricordandosi della conversazione che avevano avuto prima al telefono, si ricredette: oh no. Invece voleva proprio vederlo, questo Vegeta. Voleva vederlo e capire cosa ci fosse sotto.
«Credo... credo non ci sia. Se non risponde...» azzardò a dire, per farsi notare.
«No, c’è.» rispose semplicemente Radish, poi iniziò a salire le scale, facendosi seguire dalla donna «Vegeta!»
«Che diavolo ti prende?!» esclamò ad un certo punto Nappa, apparendo dal nulla, ignorando totalmente Chichi e fulminando con lo sguardo Radish, probabilmente perché stava urlando «Perché strilli come un idiota?!»
«E tu perché te ne vai in giro in mutande?! Mettiti qualcosa addosso, per la miseria!» esclamò il minore, arrossendo come un tredicenne imbarazzato «Hai visto Vegeta?»
«Ho la faccia di qualcuno che ha visto quel ragazzino in giro?» chiese ironicamente il saiyan dalla testa calva, per poi voltarsi, urlando, esattamente come aveva fatto il suo ex collega fino a qualche minuto prima «VEGETA!»
Arrivata a quel punto Chichi, stremata, decise di superare colui che l’aveva accolta in casa ed il colosso senza capelli, puntando entrambe le mani sui fianchi. Non ne poteva più di quegli scimmioni urlanti: come facesse Bulma a tenersi tutti quegli uomini in casa rimaneva un mistero.
«Scusatemi tanto, ma io sarei venuta qui per il mio ex marito, e di certo non è Vegeta! Per cui, se potreste invece chiamare Goku, ve ne sarei davvero grata!»
Il calvo sembrò canzonarla con lo sguardo, poi fece spallucce «Dove c’è Vegeta, c’è il tuo ex marito. Quindi se non risponde Vegeta, non ti risponderà neanche lui.»

A quelle parole, un brivido percorse interamente la spina dorsale della povera Chichi, che se fosse potuta sparire in quel momento, probabilmente sarebbe sparita seduta stante. Che cos’aveva appena detto, quell’energumeno? Che cosa aveva appena avuto il coraggio di dirle? 
Un pensiero. Lo stesso pensiero che l’aveva pervasa nel momento in cui, al telefono, invece che il suo ex marito, le aveva risposto quell’assassino senza cuore, tornò a martellarle in testa, ancora più insistente di prima, ancora più duro e squillante.
Il pensiero di quei due che, improvvisamente ed inaspettatamente, erano diventati inseparabili. Inseparabili in un senso ben preciso.
Avrebbe voluto morire, Chichi.
Però... però un’idea malsana si era appena impossessata della sua mente.

*

«Che diavolo ci fa quell’oca in casa?!»

Dopo essere riuscito a far alzare dal letto il malato, il principe dei saiyan, inizialmente pronto a correre ad allenarsi nella gravity room, si era dovuto invece trattenere dal far esplodere l’intero edificio nel momento in cui, dannatamente debole ma anche dannatamente fastidiosa, l’aura dell’ex moglie di Kaharoth si era presentata proprio lì, sotto il loro stesso tetto.
Avrebbe voluto urlare, Vegeta. Avrebbe voluto urlare esattamente come quell’altro coppia di cretini stava urlando il suo nome. Avrebbe voluto disintegrare Kaharoth, disintegrare quel pianeta, disintegrare qualsiasi tipo di superficie si ritrovasse di fronte.
Ma, come se d’improvviso avesse raggiunto una fase di zen, prese un bel respiro e, approfittando del fatto che il coglione fosse in bagno, decise di uscire dalla stanza, tentando di trattenere la furia crescente, ringhiando sempre più rumorosamente ad ogni passo che faceva.
Doveva estinguere quella situazione sul nascere. Doveva liberarsi di quella seccatrice, o sarebbe davvero impazzito. Quella maledetta donna era la causa di tutti i suoi mali e di tutte le sue paranoie, ne era più che sicuro.

«Che diavolo avete da urlare?!» chiese, cercando di sembrare irritato soltanto dal fatto che, appunto, i suoi ‘coinquilini’ stessero urlando «Possibile che non siate capaci di comunicare come persone civilizzate?!»

Chichi sorrise beffarda, nel vederselo comparire davanti e parlare agli altri due scimmioni con quel tono.
Pensava davvero di poterla ingannare? Era chiaro come l’acqua del fiume che il caro principino fosse irritato solo ed unicamente a causa della sua presenza. Il fatto che quei due urlassero, in quel momento, neanche lo sfiorava minimamente.
Era incredibile come i maschi fossero tutti così idioti.

«Oh, è colpa mia se stavano urlando!» esclamò, viscida «Cercavo Goku, e dato che loro dicono che state sempre insieme...»
Se avesse potuto trasformarsi in un pomodoro maturo, probabilmente Vegeta, in quel momento, lo sarebbe diventato. 

Colpito e affondato.
Chichi aveva sganciato la prima bomba, ed era pronta a sganciare anche la seconda e la terza. Quel ragazzino inesperto non sapeva neanche a cosa fosse appena andato incontro.

In fondo, la vendetta è un piatto che va servito freddo.

~

BUONASERAAAAAA!
Eccomi finalmente tornata con questo nuovo capitolo T_T scusate per la-decisamente- LUNGA assenza, ma settembre è arrivato e con lui sono arrivati studio, lavoro, e chi più ne ha più ne metta. I miei impegni si sono triplicati, ed ora non avrò più lo stesso tempismo di prima nel pubblicare, purtroppo T_T

Ma bando alle ciance, ora siamo qui, ed analizziamo questo capitoletto.
A quanto pare, finalmente Cooler si è fatto vivo! E sembra voglia fare una proposta a Bardack! Che sia succulenta?
Gohan e Jinjer invece sono ancora intrappolati nel futuro, e si scopre anche che Rosicheena, a quanto pare, ha un tipo di potere molto particolare, che a Paragas interessa particolarmente: di cosa si tratterà?

MA ORA PASSIAMO AL NEMICO PRINCIPALE DEL CAPITOLO: CHICHI!
Sì, perché Chichi è arrivata, ed è arrivata probabilmente a rovinare tutto! Siamo pronti? Siamo carichi?

Voi di chi avete più paura? Di Chichi, di Cooler, di Freezer, o di Paragas? Io, francamente, di Chichi. Mi spiace, ma tutti questi alieni non sono niente in confronto! xD

Alla prossima!

-JAY








   
 
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