Storie originali > Soprannaturale > Licantropi
Segui la storia  |       
Autore: BabaYagaIsBack    20/09/2019    0 recensioni
●Book I●
Aralyn e Arwen anelano alla libertà. Fin dall'alba dei tempi quelli come loro sono stati emarginati, sfruttati, ripudiati, ma adesso è giunto il momento di cambiare le cose, perché nessun licantropo ama sottomettersi, nessun uomo accetta la schiavitù. Armati di tenacia e coraggio, i fratelli Calhum compiono la più folle delle imprese, rubando a uno dei Clan più potenti d'Europa l'oggetto del loro potere. In una notte il destino di un'intera specie sembra cambiare, peccato che i Menalcan non siano disposti a farsi mettere i piedi in testa e, allora, lasciano a Joseph il compito di riappropriarsi del Pugnale di Fenrir - ma soprattutto di vendicarsi dell'affronto subìto.
Il Fato però si sa, non ama le cose semplici, così basta uno sguardo, un contatto, qualche frecciatina maliziosa e ogni cosa cambia forma, mettendo in dubbio qualsiasi dottrina.
Divisi tra il richiamo del sangue e l'assordante palpitare del cuore, Aralyn e Joseph si ritroveranno a dover compiere terribili scelte, mettendo a rischio ciò che di più importante hanno.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


50. Family Affairs

Marion rimase immobile mentre, seduta a uno dei tanti tavoli del locale in cui con Fernando, Garrel e i gemelli si era andata a rintanare, sorseggiava l'ennesimo drink, evitando così il malumore di Arwen. Eppure, nonostante fossero lontani dalla Tana e dall'ira dell'Alpha, non riuscivano a trovare nemmeno un argomento con cui distrarsi.

La mancanza di Aralyn, la possibilità che fosse ancora viva, tormentava ognuno di loro giorno e notte. Era un po' come la sorella minore di tutti e la sua perdita pesava in egual misura sui loro cuori.

«Non possiamo continuare così» sentenziò lasciandosi cadere sullo schienale della sedia. 
Ogni minuto che passavano lì, fermi a guardare il vuoto e bere alcol per non pensare, stava diventando una tortura che la sua mente non era più in grado di sopportare.
Gli sguardi dei quattro licantropi presenti con lei si levarono pigramente nella sua direzione.

Hugo, appoggiato con il mento sul tavolo, provò a dire qualcosa, ma la voce del fratello lo precedette: «E cosa proponi, Marion? Lo vedi anche tu in che condizioni siamo, inoltre il piano di Arwen non è certo d'aiuto!» 
Già, il piano.
Aveva cercato di non pensarci per tutte le ventiquattrore seguenti alla sua annunciazione, ma purtroppo era un fantasma che si sarebbe fatto pian piano sempre più reale, diventando tanto concreto da poter essere toccato - cosa che, nonostante l'affetto provato per Aralyn, avrebbe preferito non sfiorare.

Per quanto il loro Alpha potesse studiarlo e perfezionarlo nel poco tempo rimastogli, non avrebbe mai preso altra connotazione se non quella di un volontario massacro del clan.
Arwen aveva perso il controllo, li avrebbe portati allo sfacelo, ma nessuno trovava la forza per opporsi. Da un lato stavano ubbidendo al suo ascendente di leader, dall'altro stavano cercando di riportare a casa un membro fondamentale della loro famiglia - per non parlare del fatto che, segretamente, tutti desideravano vendicarsi dei Menalcan.

«Okay ma...» s'accorse di non saper come obbiettare. Non aveva idee o parole da esporre, solo preoccupazione, così abbassò il capo.
«Ma glielo dobbiamo. A entrambi» Fernando picchiò il proprio boccale vuoto sul tavolo, facendola sobbalzare. Sul suo viso c'era un'espressione incredibilmente severa, per nulla adatta ai suoi tratti, ma che Marion aveva già avuto il dispiacere di vedere.
«I fratelli Calhum hanno fatto tutto per noi, per il clan. Ti hanno accettata quando eri sola come un cane e avevi paura di te stessa, hanno salvato Hugo e Eike da morte certa» con lo sguardo l'uomo indicò ognuna delle persone citate, poi si puntò il proprio indice addosso: «Mi hanno dato un motivo per non farmi ammazzare dopo la morte di Layla» e la voce gli s'incrinò appena.

Sentire quelle parole fu come ricevere un pugno dritto allo stomaco. Sapeva benissimo di dover tanto ad Arwen e sua sorella, ma ricordare il motivo esatto per cui aveva un debito con loro era tutt'altra storia.
Mordendosi il labbro provò a difendere la sua riluttanza: «Però non lo abbiamo mai fatto per nessun altro! Quando tua moglie è morta il clan non è andato a chiedere sangue. Quando Frejya è sparita Arwen non ci ha mandati a reclamare le teste dei nemici. Aralyn... »

Garrel tuonò: «Aralyn è la ragione per cui abbiamo ancora un clan a cui appartenere! Se lei non si fosse presa cura di suo fratello ora chissà dove saremmo. Puoi avere tutta la fifa di questo mondo, Marion, ma non puoi pensare davvero di abbandonarla»
«E se fosse già morta?» gridò, avvertendo le lacrime iniziare a scivolargli lungo le guance. Aveva il cuore stretto in una dolorosa morsa, perché quel pensiero era atroce, ma non poteva illudersi che non vi fosse quella possibilità.

Scosse la testa con veemenza: «Io non voglio perdervi tutti!»

«E io non voglio vivere con il rimorso di aver perso tutta la mia famiglia a causa di quelle bestie!» un nuovo boato, seguito da un ringhio gutturale. Nessuno si sarebbe opposto al volere di Arwen, seppur fosse ovviamente una follia.
 


 

 

Quando la porta della sua prigione si riaprì, Aralyn non poté che stupirsi; Kyle era nuovamente lì, ma non avrebbe saputo dire se per interrogarla o torturarla con il nome e il ricordo di Joseph. 
Per un attimo le venne l'istinto di alzarsi e sfidarlo a viso aperto, ma più volte aveva provato a rimettersi dritta durante le ore di solitudine e, in ogni occasione, si era sentita mancare - rendersi ancora una volta ridicola era l'ultimo dei suoi desideri.

L'uomo non disse nulla, si avvicinò a lei con il suo solito sguardo strafottente e indagatore, cercando di metterla in difficoltà - e di risposta la ragazza emise un ringhio basso, incitandolo a non fare un passo in più del dovuto. Anche se quel Menalcan non sembrava essere tornato armato di cattive intenzioni, Aralyn non poteva permettersi di abbassare la guardia, né in quel momento, né mai.
Kyle allungò un braccio nella sua direzione e, di primo acchito, all'Impura venne l'istinto di scansarlo.
Non si fidava di lui, temeva che da un momento all'altro potesse colpirla in pieno viso o al centro dello stomaco, facendole vomitare le interiora. Eppure, con un movimento lento, l'uomo aprì il pugno, rivelando il palmo della mano su cui, del tutto inaspettatamente, Aralyn scorse qualche biscotto secco. Fu una piacevole sorpresa che le fece venire l'acquolina in bocca, mentre lo stomaco prese a parlare per lei. Svelta si strinse le braccia intorno al corpo, cercando di attutire i gorgoglii che stavano provando a tradirla.

Possibile che quel tizio riuscisse a metterla perennemente in difficoltà?
Ad ogni modo, il fatto che stesse compiendo un gesto carino nei suoi confronti era una cosa totalmente sospetta; nessuno, in quel clan, avrebbe mai fatto una cosa del genere, soprattutto per lei, la sorella di Arwen del Nord.

«Sono avvelenati?» domandò con un evidente scetticismo nella voce.

Kyle le sorrise, mettendo in mostra piccole fossette agli angoli della bocca e, senza dire nulla, spezzò l'angolo di uno dei biscotti, portandoselo poi alla bocca. Lo masticò di gusto di fronte agli occhi sgranati della giovane e poi, deglutendo disse: «Te l'ho già detto, se ti devo ammazzare voglio che sia un processo lento».
Quella fu la prova definitiva e, entusiasta per la prima volta dopo giorni, Aralyn gli rubò di mano il resto di ciò che lui le aveva portato.
Nemmeno ebbe premura di godersi il sapore. Tutti insieme, i biscotti sparirono tra le sue fauci, riempiendole le guance al pari di uno scoiattolo che fa scorta per l'inverno. E fu la cosa più dolce e piacevole che le fosse successa in quell'ultimo periodo - o almeno dopo aver scoperto la verità su...
Mordendosi l'interno guancia s'impedì di pensare a quel nome, ma ance a qualsiasi altra cosa lo riguardasse.
«Va meglio, Aralyn?» la voce del Menalcan prese la consistenza di un sussurro scambiato tra due complici e, subito dopo averle posto quella domanda, si piegò sulle ginocchia, in modo da essere più o meno alla sua altezza e poterla quindi fissare bene in viso, esattamente come ora poteva fare anche lei.
A quella distanza, la giovane poté scorgere ogni dettaglio di lui che fino ad allora le era sfuggito: la profondità dello sguardo, le decine di tonalità d'oro dei capelli e, inoltre, una sottilissima cicatrice che spuntava dal colletto della camicia, risalendo in verticale il lato del collo.

«Perché sei qui?» gli domandò pulendosi la bocca con il dorso della mano. Fu doloroso, più di quanto si sarebbe mai aspettata. Persino un gesto così naturale era diventato faticoso e, tutto, a causa di quelle fastidiosissime catene contenenti argento.

Il sorriso gli si allargò: «E' il mio compito star qui, sono il tuo aguzzino» le ricordò allentando un poco la cravatta e rimettendosi a fissarla; dettaglio che l'agitò notevolmente. Dopo la confessione che si era fatta sfuggire, data più dal tono e dall'emozione che dalle parole di per sé, le pareva che Kyle non volesse far altro che scavarle dentro, forse con l'intento di trovare ciò che di più doloroso aveva e usarlo contro di lei - anche se bene o male era già riuscito nel suo intento.

«Allora dovresti punirmi, non graziarmi»

«Touché!» l'uomo fece segno di resa: «Forse ho bisogno di capire di più e, per farlo, devi restare in forze»

Aralyn si sentì confusa: «Capire, cosa? E poi non finirai nei guai a tenermi in vita e non martoriarmi?» perché era ovvio che i Menalcan avrebbero voluto vedere i risultati dei suoi tentati interrogatori - cosa ben diversa da una pancia piena e un prigioniero in salute.

«Non ti preoccupare, avrò anche il piacere di malmenarti. Mi è davvero pianto il cuore nel buttare quel completo!» le disse, schioccando le dita in un gesto teatrale. Sul suo viso non scomparve mai il sorriso, sino al momento in cui non arrivò quella risposta: «E ciò che devo capire è qualcosa che non ti deve interessare» tagliò corto, messo evidentemente in una situazione scomoda. Peccato solo che Kyle non potesse immaginare con quale tipo di persona avesse a che fare, perché anche se stanca e malconcia, Aralyn era pur sempre una discendente di Alpha - e la sorella di uno dei licantropi più indesiderati e promettenti che si fossero visti negli ultimi dieci anni.

«Però mi riguarda» lo incalzò, protendendosi un poco in avanti e provando a leggergli nello sguardo la verità su quel commento.
E fu forse in risposta a quel suo tentativo che l'uomo abbassò gli occhi a terra: «Non sarei qui se fosse altrimenti».


 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Licantropi / Vai alla pagina dell'autore: BabaYagaIsBack