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Autore: paige95    22/09/2019    3 recensioni
Un amore travagliato quello tra Rose Weasley e Scorpius Malfoy. Le loro due famiglie, come i Capuleti e i Montecchi (per citare una famosa opera di Shakespeare), non accetteranno il repentino avvicinamento tra i due giovani.
Ma chissà se qualcosa prima o poi possa far cambiare loro idea ... senza arrivare al famoso tragico epilogo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ron Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Sulle ali dell'amore
 


 
Con le ali dell’amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all’amore e ciò che amor vuole amore osa.
(Romeo e Giulietta, Shakespeare)


 
Quando Draco entrò in quella stanza avvolta nella penombra, convinto che avrebbe trovato la consuocera per parlarle, non aveva messo in conto anche che la vista della moglie lo avrebbe toccato e catturato nel profondo. Attribuì il pallore di Astoria a quel parto difficile e per nulla naturale. Quanto avrebbe desiderato che quella fosse l'unica causa del malessere della donna, il lieto evento dell'arrivo di una nuova vita dal quale lei si sarebbe presto ripresa e che le avrebbe dato la forza per recuperare le energie perse. Si era catapultato lì, non appena Scorpius lo ebbe informato di dove fosse Hermione, ma non aveva dedicato nemmeno un istante per prepararsi psicologicamente. Vedere la donna che amava in quello stato fu per lui una profonda fitta al cuore, il pensiero poi di averle procurato in quei mesi un grande dolore morale gli mozzò il fiato, non voleva nel modo più assoluto che l’ultimo ricordo di suo marito fosse di un uomo egoista e privo di scrupolo, non dopo tutto il bene di cui lei aveva riempito la sua vita. Fu Hermione ad interrompere la sua concentrazione su Astoria e lo fece appena prima che le lacrime di Draco potessero scorrere sulle sue guance.
 
«Cosa ci fai qui? Non sei nelle condizioni per muoverti dal letto»
 
Ignorò la voce sorpresa e preoccupata della consuocera e si avvicinò incantato al letto della moglie scrutandola. Forse avrebbe dovuto domandare ad Hermione come stesse, infondo lei non aveva vissuto momenti migliori, eppure la figura scura sdraiata tra le lenzuola candide aveva la sua completa attenzione. I capelli lucenti di Astoria erano in ordine, nonostante ciò che aveva passato e stava passando, Hermione doveva essersi presa cura di lei. Draco le era grato, non poteva essere diversamente. Il viso di Astoria era girato verso di lui e le espressioni nel sonno sembravano essere rilassate. Si abbassò alla sua altezza per guardarla più da vicino, le afferrò dolcemente la mano posata sul ventre e rimase in silenzio come se in quella stanza fossero soli e lui potesse perdersi nei suoi pensieri senza la presenza di occhi indiscreti. Le accarezzò la fronte spostandole qualche capello che era sfuggito al controllo, ma era solo un pretesto per sfiorarla e accertarsi che lei fosse realmente viva. Hermione poteva comprendere la reazione dell'uomo, ebbe persino l’istinto di abbassare lo sguardo per rendere quel momento maggiormente riservato, visto che lei per prima si sentiva una figura in eccesso. Non poteva però risparmiarsi di fornire a Draco notizie che avrebbero potuto interessarlo.
 
«È nato tuo figlio, però non ha ancora un nome. Se ti interessa, è due chili e mezzo, è appena nella norma, ma i Medimaghi sono ottimisti»
 
«Lei come sta?»
 
Hermione gli aveva fornito informazioni non richieste con un grande sorriso, convinta di infondergli la speranza che sembrava aver abbondonato un po’ tutti nelle ultime ore, ciò che più lo premeva però era chiaramente altro. Non smise nemmeno un secondo di scrutare Astoria, lei era inerme e il suo respiro debole, ma sentirla viva tra le sue dita era ciò che contava. La domanda del consuocero era quasi scontata, eppure la colse impreparata. Hermione non aveva avuto il tempo di confezionare una risposta su misura per comunicargli con delicatezza quel referto medico. Paradossalmente le sarebbe stato più semplice consolarlo, infondo era nulla di più che un marito disperato al capezzale di sua moglie.
 
«Insomma … i Medimaghi a tal proposito non se la sentono di sbilanciarsi»
 
Solo allora si voltò verso Hermione, la fissava con gli occhi lucidi, ma non sembrava passare attraverso le sue pupille l’immagine della consuocera. Lo sguardo di Draco era assente, forse immerso nei pensieri o forse no, Hermione non poteva esserne certa, non era una Legilimens e nemmeno aveva le doti emergenti della sua nipotina, la piccola Astoria. Draco poteva notare da solo lo stato di sua moglie, non vi era alcuna novità nella risposta di Hermione, vedeva chiaramente che le sue condizioni non erano ottimali. Fece trascorrere nel silenzio qualche secondo, il cuore non riusciva a cambiare argomento così tempestivamente, era anch’esso un discorso per nulla facile da affrontare e che toccava da vicino la sua sfera emotiva.
 
«Perché avete obbligato Rose a tornare ad Hogwarts e a sostenere quel corso? Ha lasciato mio figlio. Credevo potessi mettere una buona parola per lei al Ministero, lo davo per scontato»
 
«Che cosa ha fatto??»
 
Era rimasta sconvolta, non si aspettava che Rose sarebbe arrivata ad una decisione simile. Il tono di Draco si era trasformato in un misto di rimprovero e delusione. Hermione non poté evitare di sentire allo stomaco la morsa dei sensi di colpa, non era di certo ciò che desiderava ottenere con quella proposta alla figlia. Il consuocero aveva ricominciato a parlare dopo aver lanciato uno sguardo alla moglie.
 
«Hermione, è una pessima idea allontanarli, sono troppo giovani, hanno appena iniziato a costruire la loro vita insieme. Non è facile a quell’età affrontare un matrimonio e dei figli, è normale che Rose si sia sentita confusa, è una situazione delicata che non è il caso di destabilizzare. Trovare un modo per costringerla ad allontanarsi da Londra non li aiuterà a consolidare il loro rapporto. Sai meglio di me che l'amore non basta e il loro è un amore giovane, la loro prima esperienza, così non dai loro il tempo di trasformare quell’amore adolescenziale in un legame solido»
 
«Draco, non era ciò a cui avrei pensato di arrivare proponendo a mia figlia una preparazione formale, ho sperato che lei rifiutasse per i suoi bambini, che non se la sentisse di lasciare soli loro e Scorpius per anni. Credimi, non è affatto ciò che desideravo, voglio solo che Rose sia al sicuro. Io ho bisogno che mia figlia non muoia ammazzata, mi dispiace per Scorpius, lei vuole diventare un Auror a tutti i costi ed io, per quanto ci abbia provato, non riesco a farle cambiare idea, questo è l'unico modo che ho per proteggerla. Ha sedici anni e si ribella di continuo ai suoi genitori, l’unica soluzione sarebbe rinchiuderla in una stanza, ma nemmeno tu arriveresti a tanto. Sono consapevole della decisione di Rose, ma mettiti nei miei panni, nei panni di una madre qualsiasi, anche di Astoria, lei cosa avrebbe fatto al mio posto? Volevo solo proteggerla, mi sembrava il giusto compromesso, lasciando Scorpius evidentemente lo ha accetto, con tutte le conseguenze e i rischi che comporta»
 
Non aveva molto da obiettare, la rinomata razionalità di Hermione infondo anche stavolta era emersa. Quella che Hermione gli aveva messo sotto gli occhi era una triste realtà, ma era pur sempre la verità e, amara o no, doveva essere accettata.
 
«Astoria avrebbe agito in modo diverso, non avrebbe mai privato quei due bambini della loro madre, Granger. Lei avrebbe trovato soluzioni alternative tra le sue mille risorse e non si sarebbe intestardita su quella proposta senza un minimo di flessibilità o di sconti, non dico per il fatto di essere tua figlia, ma almeno per la sua situazione famigliare. Come puoi pretendere che un’adolescente comprenda da sola le sue responsabilità. A volte nemmeno gli adulti le capiscono, figurati una sedicenne»
 
La voce di Draco si incrinò leggermente come se un pensiero vicino alla sfera strettamente personale si fosse impigliato in gola. Hermione si accorse della sua difficoltà, ma per rispetto non si sentì di approfondire, anche se immaginava potesse riguardare gli infiniti giorni da fuggitivo, durante i quali la sua posizione nell’evasione di Lucius Malfoy era ancora da accertare.
 
«Tua moglie è più saggia di me allora … e lo è anche Ron»
 
«Weasley non è d'accordo con te?»
 
«Non del tutto»
 
«Lo credevo più stupido»
 
«Draco»
 
Lo invitò con il tono della voce a ridimensionare le parole, ma per una volta nella sua vita le aveva proferite contro di loro senza usare la più innocua nota di cattiveria.
 
«Oh scusa, non volevo. Comunque in questa occasione sono d'accordo con lui»
 
Sul viso di Draco si stava dipingendo un pallido sorriso, come per scusarsi di essere stato poco gentile nei confronti del consuocero, ma non fece in tempo, all’improvviso sentì la mano di Astoria stringere debolmente la sua e tornò subito serio. Si alzò e si appoggiò al letto con la mano libera, sperando di non aver sentito male al tatto. Gli occhi della donna si riaprirono poco dopo lentamente e impiegarono qualche istante a mettere a fuoco l’ambiente circostante. Ad Astoria non fu difficile comprendere dove si trovasse, infondo aveva nitidamente riconosciuto la mano di suo marito nella sua.  L'uomo la sentì borbottare qualcosa con voce flebile.
 
«Draco, cosa fai in piedi?»
 
Accolse l'invito della moglie e con un sorriso sincero si risedette sul letto al suo fianco, stringendo la mano di lei contro il proprio petto. Astoria avvertì il cuore di Draco battere più forte, ma, come per lui, sentirlo era già una consolazione.
 
«Sono qui ed è ciò che conta»
 
La vide notare con attenzione i suoi vestiti logori e imbrattati di sangue e subito le pupille di Astoria si dilatarono spaventate. Sciolse con facilità la presa del marito sulla sua mano per potergli sfiorare il petto ed essere certa di aver sentito davvero i battiti del suo cuore. Era vivo, ma doveva aver trascorso momenti spaventosi, questo era chiaro e non avrebbe potuto imbrogliarla.
 
«Draco, ma cosa ti è successo? Ti hanno sbranato i lupi mannari?»
 
L’uomo le recuperò nuovamente la mano, porgendole stavolta un bacio sulle falangi leggermente piegate verso il palmo. Si faceva guidare da lui, non opponeva alcuna resistenza ai gesti del marito, in attesa di una risposta plausibile. Era concentrata su di lui, almeno fino a che non sentì un delicato tocco all’altezza della caviglia. Astoria ebbe un lieve sussulto, non si era accorta fino a quel momento della presenza di Hermione.
 
«Sto bene, non è successo nulla. Stai tranquilla, infondo vedi anche tu che sono vivo e vegeto. Piuttosto, come ti senti?»
 
«Ho solo voglia di vedere il mio bambino, so solo che mi hanno portata in sala parto, ma da quel momento in poi non ricordo più nulla. Sta bene vero? Hermione, tu invece come stai?»
 
«Non preoccuparti per me. Avviso Scorpius, così vi lascio soli qualche minuto e cerco anche di capire quando il piccolo potrà vedere la sua mamma. Ah, Astoria, solo un’ultima cosa, tuo marito ha rischiato la sua vita per salvare altri, non rimproverarlo troppo, mi raccomando»
 
Hermione non aveva ricambiato lo sguardo incredulo di Draco su di sé, ma era semplicemente uscita dalla stanza con un sorriso soddisfatto stampato in volto. Astoria non aveva seguito neanche un passo di Hermione, i suoi occhi a quella notizia si erano posati in automatico sul marito. Non servì alcuna parola, il silenzio eloquente di entrambi valse molto di più, accompagnato dal sorriso orgoglioso di Astoria.
 
∞∞∞
 
Rose, come aveva annunciato a Scorpius, si era diretta verso la Tana, dove il suo unico obiettivo era quello di riabbracciare i suoi bambini, cercava conforto in loro. Poteva immaginare cosa i suoi figli le avrebbero rimproverato, se solo avessero già avuto il dono della parola. Amava la sua famiglia, non poteva essere altrimenti, l’aveva costruita con Scorpius, per il quale nutriva un amore profondo. Aveva con suo marito un legame che era convinta che la lontananza non avrebbe saputo sciogliere, ma non poteva pretendere di sconvolgere la vita ad un ragazzo di sedici anni e pretendere che la aspettasse per cinque anni. Era sposata da poco, eppure senza la sua fede all’anulare si sentì persa, aveva desiderato così tanto che lui il giorno del loro matrimonio la infilasse al suo dito. Era forse stata impulsiva a restituirla a Scorpius, sicuramente era stata troppo drastica, ma non c’era davvero niente che facesse pensare all’amore che nutriva per la sua famiglia in quella scelta? Iniziava ad avere seri dubbi. Poco importavano le minacce che incombevano su di loro, i Mangiamorte non la spaventavano più, erano altri i pensieri che affollavano la sua mente e il suo cuore. Rose aveva camminato per le strade di Londra e si era poi Smaterializzata davanti alla Tana con l'unico tormento nel petto di ciò che aveva fatto. Il suo cuore distrutto l’aveva guidata fin lì in cerca di una qualsiasi forma di consolazione. Forse però era stata lei a causare un dolore immenso ai suoi cari, aveva ancora negli occhi l’espressione amareggiata di Scorpius. Bussò emotivamente sconvolta alla porta. Era all’evidente ricerca di braccia amiche, sperò di trovare la nonna che con dolcezza avrebbe placato i suoi tormenti. Si trovò invece al cospetto dello sguardo infuriato di suo padre. Rose aveva rapidamente colto che fosse lui, perché Ron aveva aperto con uno scatto la porta spaventato.
 
«Papà!»
 
Altrettanto velocemente le afferrò il polso in preda alla frenesia e la tirò dentro, rischiando di farla inciampare sullo zerbino posto sulla soglia. Richiuse con energia la porta alle loro spalle. Il padre non era rinomato per la sua delicatezza, ma, benché ne fosse consapevole, iniziava a spaventarla e la rapidità delle sue azioni l’avevano confusa. La squadrava in silenzio con un cruccio sulla fronte, era chiaramente arrabbiato e lei poteva anche immaginare il motivo.
 
«Papà, mi dispiace di aver risposto in quel modo a te e alla mamma, non avrei …»
 
«Non me ne frega niente di questo! Sei ferita?»
 
Solo in quel momento Rose comprese a cosa fosse dovuta l’agitazione di Ron, era terribilmente preoccupato per l’incolumità di sua figlia. La ragazza sotto accusa sussurrò appena.
 
«No»
 
«Hai idea della paura che mi hai fatto prendere?!»
 
«Papà, sto bene, calmati, non è necessario urlare»
 
La ragazza si era anch’essa spaventata, quando Ron aveva iniziato a gesticolare, stavolta era davvero convinta di prenderle come mai aveva fatto nella sua vita. Suo padre non era nemmeno al corrente tutto, si era perso le ultime novità.
 
«E non dirmi di calmarmi, sono tuo padre - per quanto tu te ne sia dimenticata - e ho il diritto di preoccuparmi per te!»
 
Per fortuna Molly sentì le grida del figlio e non indugiò ad intervenire al fianco di Ron in difesa della nipote. Scese trafelata le scale e raggiunse la soglia da cui i due non si erano ancora mossi. Aveva lanciato una veloce occhiata alla nipote, anche lei era stata in pensiero, ma era riuscita a cogliere molto più di quanto avesse fatto suo figlio.
 
«Forse è il caso che ti calmi davvero, Ron, tua figlia sembra scossa»
 
«Scossa per cosa?? Quello scosso dovrei essere io! Sei uscita dal San Mungo, offrendo a quei delinquenti la possibilità di farti del male. Mi spieghi che ti dice il cervello?! È così che vuoi essere un Auror, totalmente sprezzante del pericolo? Persino io sono più timorato di te»
 
Molly posò una mano sul braccio di Ron, quando vide che le parole non furono sufficienti a fermare la sua irruenza. Lo invitò a tacere, sulle guance della ragazza iniziavano a scendere grossi lacrimoni. Anche lui se ne accorse, forse troppo tardi.
 
«Ed ora che bisogno c'è di piangere?»
 
Rose si buttò in lacrime senza alcun preavviso tra le braccia di Ron lasciandolo perplesso e con il fiato corto per l'ansia e la sfuriata. Si strinse forte contro il suo petto con la speranza che lui la consolasse, ma non sentì ricambiare quell’abbraccio. Ron in compenso lanciò alla madre un’occhiata in cerca di una spiegazione, però nemmeno lei sembrava averla.
 
«Rose, l'ultima volta che mi hai abbracciato così mi hai detto di essere incinta. Sei per caso incinta di nuovo?»
 
Il solo pensiero di una simile eventualità lo mise in allarme, quello non era di certo il momento per un altro nipotino e per quanto la posizione della ragazza lo consentisse, non gli sembrava proprio il periodo adeguato per allargare quella neofamiglia. Rose negò sofferente con la testa.
 
«Allora posso sperare che sia una bella notizia? Queste sono lacrime di gioia, vero?»
 
Era fiducioso, era alla disperata ricerca solo di un piccolo barlume di speranza. Non poteva davvero trattarsi di un’ennesima pessima notizia, Ron si rifiutava di crederlo.
 
«L'ho lasciato, papà»
 
Le parole flebilmente sussurrate dalla ragazza, a causa del pianto e dell’entità della notizia, non furono ben chiare soffocate contro il petto di Ron, ma Molly sembrò comprenderle e si spaventò per la possibile reazione del figlio.
 
«Cosa?»
 
Ron si era rifiutato di abbracciarla, lei sperava di rintanarsi tra le braccia del suo papà, come d’altronde aveva sempre fatto. Cercava comprensione, ma forse quello era il luogo sbagliato. Si allontanò dal petto del padre e incrociò subito la sua espressione diffidente. Rose prese coraggio e cercò di scandire meglio le parole con l’aiuto di un profondo respiro per placare l’ansia.
 
«H-ho lasciato Scorpius»
 
Lo vide sbarrare gli occhi su di lei, quasi come se non riconoscesse più sua figlia in quello sguardo mortificato. Il volto di Rose andò in fiamme per l'imbarazzo, si sentì per la seconda volta in quel breve arco di tempo sotto accusa, prima ancora che lui esprimesse una sua opinione a voce alta, rendendo quindi partecipi tutti i presenti nel soggiorno della Tana.
 
«Ah, no. Questo è troppo. Hai lasciato tuo marito?? Rose!»
 
«Perché mi guardi così? Tu non hai mai approvato la nostra relazione, l’hai sopportata e solo grazie alla mamma»
 
«Signorina, lo sai che ti stai prendendo un po' troppe libertà? Tu non prendi e lasci Scorpius ogniqualvolta ti giri. Mi auguro tu stia scherzando! Ma chi ti ha insegnato a comportarti così?!»
 
«Sono libera di scegliere della mia vita»
 
«Assolutamente no! Innanzitutto è con tuo padre che stai parlando, alla prossima disubbidienza tu passi i guai veramente e non metti piede né ad Hogwarts né al Ministero. Rose, non sono mai stato più serio di così, non mi hai mai dato motivo di esserlo. Secondo, mi spieghi cosa miseriaccia ti ha suggerito il cervello?! All'improvviso non lo ami più? Non credi che forse io e tua madre ti avessimo detto di non combinare guai proprio perché eri molto giovane e il vostro era un amore adolescenziale che non sapevamo potesse avere un futuro?»
 
Molly cercava di placare i nervi del figlio, porgendogli qualche carezza sulla spalla e rivolgendosi a lui dolcemente. Sapeva quanto Ron avesse ragione, ma i suoi modi erano indiscutibilmente poco consoni per ciò che stava attraversando Rose, nient’altro che una sedicenne cresciuta troppo in fretta.
 
«Ron, cerca di stare calmo, così non risolverai niente»
 
«Sono calmissimo, sto aspettando una risposta da questa sciagurata che prima o poi mi farà morire di crepacuore, stai pur certa che non morirò né in servizio né di vecchiaia. Allora, mi vuoi rispondere?»
 
Stava per voltarsi e uscire dalla porta, ma Ron con un rapido colpo di bacchetta la sprangò, prima che lei potesse anche solo sfiorare la maniglia.
 
«Eh no, mia cara ragazza, troppo semplice fuggire sempre. Con chi pensi di parlare? Puoi forse scappare da Scorpius, ma con me resti in questa casa, finché non mi avrai dato una motivazione plausibile per il tuo gesto. Ti ha forse fatto del male?»
 
Rose negò nuovamente con il capo e abbassò lo sguardo con aria colpevole. Con un grande sforzo cercò di controllare la frustrazione, ma fu inutile, in un gesto istantaneo tornò a fissare suo padre attraverso gli occhi azzurri che annegavano ormai quasi totalmente nelle lacrime.
 
«Tu non sai cosa voglia dire avere due figli a sedici anni! Tu non puoi farmi la morale. Ti sei innamorato della mamma quando avevi la mia età, ma alla fine vi siete sposati, perché per me e Scorpius sarebbe dovuto essere diverso?»
 
«Bene, quindi ora mi incolpi di aver sposato tua madre a ventitré anni e di essere diventato padre a venticinque? Hai il coraggio di incolpare i tuoi genitori per averti dato un buon esempio?! Rose, lo hai lasciato tu, non ti ha lasciato lui, ma di cosa stai parlando? Vuoi che ti dica per l'ennesima volta di essere stata frettolosa? Non ti abbiamo mai detto che tra me e tua madre sia stato facile alla tua età, anzi se vuoi saperlo era una catastrofe … ci sono tante cose che non sai e che forse avremmo dovuto raccontarti. Per quanto io amassi tua madre non è bastato a rendere tutto più facile e nemmeno ora lo è, nulla è semplice! Ma di certo non pensiamo di lasciarci ad ogni singola difficoltà. Sedici anni sono troppo pochi per costruire una famiglia. Tesoro, se sei in difficoltà noi siamo qui per te, però devi capire che non potete prendervi e lasciarvi come se nulla fosse, voi avete delle responsabilità che noi all'epoca non avevamo»
 
«Non ti accuso di nulla, solo che tu non puoi capirmi … proprio perché hai fatto scelte diverse. Tu e la mamma siete stati più bravi di me»
 
«Noi in piena guerra non avevamo nemmeno il tempo di pensare di iniziare una relazione, per paura della guerra probabilmente o dei nostri sentimenti e i tempi si sono allungati, fatto sta che quando ci siamo sposati avevamo una maturità diversa»
 
«Non ho pensato a nulla di tutto questo, io e Scorpius non ci siamo posti simili problemi, ero attratta da lui e … non mi è importato di altro. Quando l'ho salvato da quella Maledizione ...»
 
«Oh, no, Rose, ci risiamo con questa storia»
 
Ron cercò di calmarsi, passandosi una mano sul volto stanco. Sua figlia lo stava mettendo a dura prova da più di un annetto, ma non poteva prendersi il lusso di perdere la pazienza, Hermione gli avrebbe sicuramente ricordato quanto fosse controproducente, infondo era ciò che tentava di fargli notare la madre ancora accanto a lui in quella difficile discussione.
 
«Rose, senti, rivangare il passato non ci aiuterà. Scappare dalle tue responsabilità non è il miglior modo di dimostrare maturità»
 
«A chi dovrei dimostrarla? Papà, ciò che conta è come mi sento io. Come posso essere una buona madre, se sto male con me stessa?»
 
Con la bacchetta ancora stretta tra le dita, Ron riaprì la porta sussurrando appena Alohomora. Sua figlia aveva ragione, lui cosa poteva saperne dei sentimenti di una giovane madre? Rose percepì la rassegnazione del padre e ciò non la lasciò indifferente.
 
«Papà, voglio seguire il vostro consiglio per l’Accademia, ma ...»
 
«Fa' quello che vuoi della tua vita, non mi importa. Io non ti capisco, quindi vai. Vai, Rose, la porta è aperta … ora più che mai. Hai sedici anni, non sei più una bambina»
 
Indugiò sotto lo sguardo arrabbiato di Ron, non desiderava partire per Hogwarts lasciando alle sue spalle un clima di tensione tra lei e i suoi genitori.
 
«Papà, io non volevo deluderti»
 
«Oh, tu mi hai deluso eccome. Non avrei mai creduto di provare una delusione così grande nei tuoi confronti. Io e tua madre abbiamo accettato ogni tua scelta, abbiamo cercato di aiutarti, ti abbiamo appoggiata sempre nel limite delle nostre possibilità. Hai idea del sacrificio che ho fatto a trovare un accordo che mi consentisse una civile convivenza con Draco Malfoy? A te forse sembrerà scontato, ma non hai vissuto l’astio tra le famiglie Weasley e Malfoy. Non fraintendermi, io sono felice che tu non abbia simili ricordi, ma prova ad immaginare il mio trauma: mia figlia e i miei nipoti portano quel cognome ora ed è molto difficile in questo modo dare una volta per tutte un calcio al passato. Gli ho persino salvato la vita e indovina per chi. Mia figlia, totalmente ingrata e sprezzante di ciò che ho fatto solo per lei. Ho avuto anche io sedici anni, per quanto ti risulti impossibile crederlo. E sì, a sedici anni si possono fare davvero tante cavolate, ma tu non sei me, sei sempre stata ponderata come era la mamma alla tua età. Ti va di prendere lei come esempio?»
 
La ragazza era rimasta senza parole, suo padre le aveva parlato con il cuore in mano come mai prima d’ora.
 
«Ti voglio bene, papà ... tanto. Perché mamma non perde occasione per dirti che sei insensibile? Mi dispiace per quello che avete dovuto vivere in passato e grazie per tutti i sacrifici che fate per me. Hai ragione, sono solo un’ingrata»
 
«Mi viene molto difficile ora credere che tu mi voglia bene, quando ti comporti così»
 
Gli rivolse un grande sorriso, prima di gettarsi ancora fra le sue braccia, ma stavolta Ron ricambiò subito porgendole un bacio tra i boccoli fulvi. Persino Molly osservando la scena si sentì più sollevata.
 
«Coraggio, ora vai da Scorpius e digli che hai preso un abbaglio, una piccola crisi specie in questo momento può capitare a chiunque»
 
Ron la invitò a seguire il suo consiglio, sciogliendo più dolcemente il loro abbraccio. Rose però si bloccò, una voce rotta e soffocata, di cui non immaginò subito la provenienza, la distrasse. Iniziò a fissarlo stranita come se si sentisse poco bene.
 
«Papà, la senti anche tu?»
 
«Cosa, tesoro?»
 
«Una voce mi sta chiamando»
 
Si concentrò, cercando di capire quale fosse la fonte di quel suono così familiare. Sotto la pura guida dell’istinto, estrasse dalla sua tasca il Deluminatore che il padre le aveva affidato. Una pallina di luce che lei non aveva mai visto iniziò a fluttuare vicino al suo cuore. Rose la osservò estasiata. La luminosità si rifletté sul suo viso e la consapevolezza che le sopraggiunse svelò piccoli e rinnovati cristalli di sale sulle gote.
 
«È Scorpius … s-sta piangendo»
 
Ron riconobbe all’istante quella pallina di luce e subito dolci-amari ricordi riaffiorarono alla sua mente.
 
«E dire che tua madre non mi credeva, ho avuto il dubbio per anni di aver avuto le allucinazioni. Sei testimone tu dei poteri del Deluminatore, raccontalo alla mamma appena la rivedi, mi raccomando»
 
Rose si Smaterializzò davanti al padre e alla nonna senza che qualcuno dei presenti avesse l’impulso di fermarla, ma anzi furono entrambi ben felici di aver scongiurato una precoce separazione tra quei due giovani sposi. Quando Rose comparve a pochi metri dal ragazzo, notò a distanza la sua grande disperazione. Scorpius era seduto su una delle tante panche anonime del San Mungo a pochi passi dalla stanza di Astoria. In un primo momento Rose temette il peggio. Il cuore della ragazza cominciò a battere più forte e insieme a lui affiorarono forti sensi di colpa verso il marito per la sua mancata vicinanza in un momento simile. Ignorò come qualche minuto prima fosse terminata la loro ultima conversazione in quel tetro cimitero e si avvicinò a lui a passo celere, necessitava di sapere le novità, con la speranza che non ce ne fossero di negative. Il marito aveva udito nitidamente i suoi passi e aveva alzato lo sguardo che teneva nascosto tra i palmi. L’accoglienza per lei non fu delle migliori, gli occhi rossi di Scorpius puntati su di lei furono peggio delle lame più affilate. Non seppe cosa fare, l’istinto le dettava di stringerlo forte a sé per fargli percepire la sua presenza, ma quello sguardo, solitamente carico di amore, le faceva desiderare di dissolversi nel vento come polvere. Scorpius interpretò a suo modo, con il cuore iniettato di dolore e rabbia, l’espressione della moglie.
 
«Rose, se vuoi tornare con me per compassione, puoi lasciare anche perdere. Parti, vivi la tua vita, non ti curare di me»
 
Dopo quelle parole gli si era seduta accanto con determinazione, aveva ahimè capito di dover riconquistare la fiducia di quel ragazzo. Non lo avesse mai fatto. Scorpius si era alzato con disapprovazione, non aveva alcuna intenzione di condividere con lei nemmeno quello spazio.
 
«Perché mi hai chiamata?»
 
«Io non ti ho chiamata, ma perché mai avrei dovuto affidarmi a mia moglie??»
 
«Hai pronunciato il mio nome, ti ho sentito chiaramente, non raccontarmi bugie»
 
«Bugie?? Proprio tu mi accusi?! Avrò pronunciato per sbaglio il nome della sciagurata che ha pensato bene di lasciarmi solo con due figli. Mi chiedo come il nostro amore sia riuscito a spezzare quella Maledizione, visto che non è così forte come sembra. Tu vuoi più opportunità e noi non siamo la tua priorità, è facile da capire. Ti chiedo solo di passare alla Villa a prendere la tua valigia quando io non ci sono»
 
Con quel gesto Rose aveva infuso a Scorpius una rabbia che non aveva mai letto nei suoi occhi. Non aveva alcuna intenzione di litigare, lei per prima stava soffrendo e poteva immaginare quanto per suo marito non fosse un buon momento per pensare ad altro, se non ad Astoria. Non aveva ancora avuto la possibilità di colmare il sospetto di averlo trovato proprio davanti a quella porta, Scorpius l’aveva rimproverata prima che lei potesse chiedere qualche spiegazione. Colse l’occasione, ma non era sicura che ciò avrebbe disteso la tensione tra loro, anzi quasi sicuramente l’argomento l’avrebbe incrementata.
 
«Come sta tua madre?»
 
«Ma ti interessa davvero?»
 
«Scorpius, il nostro non è un addio, non voglio nemmeno che lo sia»
 
«Hai ragione, Rose, io merito di meglio e sinceramente anche i nostri figli meritano una madre migliore»
 
Una lacrima percorse rapida la guancia di Rose, lei tentò di raccoglierla il più velocemente possibile. Per la piega che aveva preso la situazione, quel ragazzo avrebbe potuto accusare persino il suo pianto di essere inutile. Infondo era ciò che stava per fare, per Scorpius lei stessa era causa del suo male.
 
«Che c'è, Rose, lo hai detto tu, non io. Io non ti avrei mai lasciata, per nulla al mondo»
 
«Stai cercando di farmi sentire in colpa»
 
«Tranquilla, tesoro, questo è impossibile, non ho modo di toccare la tua coscienza»
 
«Scorpius, per quanto ti risulti difficile crederlo, io ti amo!»
 
Nemmeno la grinta con cui aveva cercato di far valere quelle parole lo convinsero. Scorpius rise sarcasticamente, nel suo cuore nascondeva un dolore immenso e la rabbia che esternava era la sua esatta proiezione.
 
«Non mi credi, vero?»
 
«Certo che no, puoi biasimarmi?»
 
«Scorpius …»
 
«Rose, te ne vai per favore? Ho già abbastanza problemi, non portarmene anche tu. Inizia a preparare i bagagli per il tuo trionfale ritorno ad Hogwarts, il tempo vola e rischi di non farcela»
 
Lo fissò per interminabili secondi senza sapere con esattezza cosa ribattere, ma lui non ricambiò mai il suo sguardo, preferiva riprendere fiato osservando il pavimento e attendere che lei seguisse il suo consiglio. Rose si alzò con reticenza, avrebbe voluto abbracciarlo, eppure non le rimase che passargli accanto e andarsene. Scorpius avvertì una brezza leggera al passaggio della ragazza -semplicemente il suo dolcissimo profumo-, era chiaro che il suo cuore desiderasse altro, non certo lasciarla andare. Abbassò le palpebre per ricercare la forza che iniziava inesorabile a mancargli. Mentre udiva i passi felpati e indecisi di Rose allontanarsi, decise di sedersi al posto della ragazza, ma non se la sentì di alzare nemmeno per un secondo lo sguardo da terra, esattamente come Rose non riuscì a muovere nuovi passi lontano da lui. Si voltò indietro e ciò che colse ancora una volta fu l’espressione sconsolata del marito. Non riuscì a lasciarlo solo in quello stato emotivo e non voleva nemmeno lasciare quella lite in sospeso. Avevano punti di vista differenti e forse era il caso di trovare un compromesso che rasserenasse il loro rapporto, per il loro bene e quello dei loro figli. Nemmeno lei voleva perderlo, arrivare alla decisione improvvisa e inaspettata di lasciarlo era stata una soluzione impulsiva e chiaramente sbagliata. Notò che nonostante tutto Scorpius portava ancora la sua fede, come poteva lasciare un uomo così? Aveva solo sedici anni, ma per lei era diventato un meraviglioso uomo, pronto insieme a lei a portare già un carico notevole di responsabilità. Ripensò alle parole di suo padre, certo che gli aveva dato un buon esempio, altrimenti in caso contrario non avrebbe mai riconosciuto il valore di suo marito.
 
«Scorpius. Mi concedi un po’ di titubanza?»
 
Fu costretto stavolta ad incontrare gli occhi azzurri della giovane Weasley. La esaminò come se fosse la sua ultima possibilità di vederla. I capelli della ragazza erano disordinatamente raccolti con una molletta, conseguenza del suo ultimo incontro con l’Ardemonio. Persino i suoi vestiti erano stati testimoni del fuoco maledetto. Era sfacciatamente coraggiosa sua moglie, era una forza della natura, era forse il motivo per il quale nemmeno l’amore per la sua famiglia riusciva a fermarla. Lo voleva lasciare a tutti i costi in pensiero a casa con quel lavoro. Lui, nonostante la decisione di Rose lo avesse ferito, non riusciva a non pensare a quando sarebbe diventata effettivamente Auror, almeno tra le mura del Castello e a quel corso non avrebbe corso grossi pericoli.
 
«Non con due bambini appena nati! Rose, mi dispiace dirtelo, ma nella situazione in cui siamo la nostra età passa in secondo piano. Le necessità dei nostri figli non aspetteranno cinque anni, solo perché sei troppo giovane per una famiglia e dovrai prima fare carriera»
 
«Hai ragione»
 
«Ma nonostante tu conosca la ragione, continuerai per la tua strada, conosco la tua testardaggine e non sarai felice al mio fianco, finché non avrai raggiunto il tuo obiettivo»
 
«Scorpius, io non potrei immaginarmi con nessun altro accanto, tu mi rendi felice … per quanto questo periodo possa offrirci serenità»
 
Avrebbe volentieri pianto, sfogato la sua frustrazione in un fiume di lacrime, ma da quando aveva scoperto la malattia della madre fino a quell’ultima pugnalata al cuore da parte di sua moglie si costringeva ad essere forte, si ripeteva di non potersi permettere il lusso di cedere.
 
«Scorpius, non ti voglio perdere. Quando ti ho sposato ne ero convinta, è per questa ragione che non mi sono sentita di annullare tutto come tu mi hai chiesto di fare. Forse sono stata incosciente allora o forse lo sono ora, fatto sta che tutti mi chiedete di scegliere, ma io non voglio farlo»
 
«Benvenuta nel mondo, Rose. La vita è fatta di scelte e se non sai prenderle significa che sei ancora una bambina, ma tu hai qualche anno in più dei nostri figli, seppur pochi»
 
«È davvero quello che pensi di me? Pensi che io sia una bambina irresponsabile?»
 
Non le rispose, certo che non aveva quell’opinione su di lei. Un aspetto che apprezzava particolarmente di lei era la sua maturità. Rose non si sedette più al suo fianco, ma preferì abbassarsi davanti a lui. Gli posò una mano sulle ginocchia per reggersi e lui non oppose alcuna resistenza, seguiva solo quei gesti ancora incantato dai suoi occhi. La ragazza sapeva perfettamente di aver dimostrato molta meno responsabilità di suo marito.
 
«Dove hai messo la mia fede?»
 
Suo marito si limitò a fissarla negli occhi sovrappensiero. Non riusciva a capire se l’avesse sentita oppure la sua mente fosse totalmente altrove. Stava forse prendendo in considerazione l’idea di perdonarla?
 
«Scorpius, mi hai sentita? Avanti, ce la fai a mettere per un istante da parte il tuo orgoglio?!»
 
«Il mio orgoglio? Pensi davvero che il problema sia io? Rose, sei tu ad aver avuto un comportamento schifoso con le ultime persone con cui avresti dovuto tenerlo»
 
«Va bene, ho capito. Scorpius, ho sbagliato, concedimi un errore e una seconda possibilità»
 
«Oh no, Rose, non sarò certo io la causa della tua infelicità»
 
Non riusciva più a inseguirlo in quel discorso, le sembrava di sentire parlare suo padre. Era quasi terrificante che un ragazzo di sedici anni ragionasse come un uomo di quaranta. Erano forse le conseguenze della paternità e il fatto che avessero avuto due gemelli ad aver accentuare il suo spirito più maturo? Le stava senza ombra di dubbio dimostrando tutto l’amore che era in grado di provare, qualsiasi altra donna, ragazza o non, sarebbe stata tanto folle da stringere un Voto Infrangibile solo per avere la certezza di condividere il resto della vita con lui. Rose non aveva bisogno di nulla per convincerlo, Scorpius era già innamorato di lei, aveva avuto una fortuna immensa ed ora la stava mettendo in discussione, rischiando di rovinare il loro rapporto.
 
«Scorpius, ti ho appena detto che la nostra famiglia mi rende felice»
 
«Non la cercheresti altrove, se così fosse. Non mi prenderò questa responsabilità sulla tua vita, con il rischio che un giorno tu sia davvero infelice, che ti penta delle tue scelte e lasci a me la responsabilità di capirlo, ma ormai sarà troppo tardi per realizzare il tuo sogno»
 
Recuperò dalla tasca dei suoi pantaloni la fede di Rose e gliela porse con una tale sofferenza da rendere chiaro alla ragazza quali potessero essere i suoi pensieri: Scorpius era ormai rassegnato all’epilogo peggiore per la loro storia.
 
«Tieni, se la rivuoi indietro te la ridò»
 
Rose indugiò a prenderla, come avrebbe potuto afferrarla con indifferenza, senza sentire un formicolio all’altezza del cuore. Scorpius non la costrinse, ma si limitò a scivolare sulla sedia per poter avvicinare il volto a quello della ragazza e poter sussurrare, rendendo quella conversazione privata.
 
«Rose, io ti amo davvero e non sono nessuno per incatenarti al mio fianco. Ti chiedo solo di non far soffrire i nostri bambini, non hanno alcuna colpa se i loro genitori sono adolescenti»
 
Aveva i suoi occhi a pochi centimetri da lei e non solo, poteva avvertire anche il suo respiro caldo e leggermente affannato. Anche a Rose stava salendo dalla gola un grande macigno che avrebbe dovuto prima o poi sfogare in lacrime per non rischiare di soffocare proprio lì davanti a lui. Cercò di prendere tutti i secondi possibili per non vedersi costretta ad afferrare quella fede, come se tra loro fosse davvero tutto tragicamente finito.
 
«C-come stanno tua madre e tuo fratello?»
 
«Mio fratello se la caverà. Per mia madre non sappiamo ancora nulla di certo. Allora, non la rivuoi?»
 
Le notizie che suo marito le aveva appena fornito le offrirono una minuscola speranza e sicuramente se Scorpius avesse guardato meglio, sarebbe riuscito ad intravederla nelle sue pupille. Si perse a fissare la vera che il ragazzo le aveva posizionato sotto gli occhi. A quella distanza Rose riusciva persino a distinguere le scritte incise al suo interno, nulla di particolare, solo una data, risalente a non moltissimi mesi prima, e un nome, il nome di colui che amava. Avrebbero dovuto festeggiare insieme il loro primo anno di matrimonio, non distruggerlo.
 
«Sei un sogno per qualunque donna, sai, Scorpius? Ed io ti sto lasciando»
 
«Non so se sia vero quello che dici, sono più propenso a credere di no, ma io avevo scelto te, volevo stare con te. Volevo … sai, mi immaginavo già con i nostri piccoli Astoria-Jean e Severus in una casa tutta nostra … vederli scorrazzare. Ma ho sognato troppo presto. Non fa niente, Rose. Sono certo che troverai la tua strada, sei una ragazza in gamba, ci siamo solo incontrati nel momento sbagliato e abbiamo affrettato le cose tra noi, convinti che fosse la soluzione migliore»
 
«Scorpius»
 
Quelle parole furono la miccia che accese il suo sfogo. Asciugò velocemente con il dorso della mano le lacrime che scorsero sulle guance, Scorpius non poteva non comprendere quanto dolore provasse anche lei.
 
«È un amore impossibile il nostro, Rose, lo abbiamo sempre saputo, ma non ce ne è mai fregato. Mi piaceva quando insieme andavamo contro tutto e tutti pur di stare insieme, ma questo è un ostacolo insuperabile, cinque anni lontani lo sono, hai ragione, non si può pensare di tenere in piedi un matrimonio così … anche se io avrei fatto i salti mortali pur di non perderti»
 
Le sfiorò con dolcezza la mano libera -quella non impegnata a tenersi alle sue gambe-, quel tanto che bastò per invitarla a mostrare il palmo. Adagiò la fede della ragazza tra la linee della vita e quella dell’amore, non mancando di rivolgerle un sorriso rassegnato.
 
«Tienila tu, Rose, così ovunque sei mi penserai, penserai che nonostante tutto io ti amo, che non basterà la lontananza per farti sparire dal mio cuore. Poi io ho un vantaggio, Severus ti assomiglia, è come se fossi con me infondo. Immagino che a questo punto tu voglia chiedermi il divorzio, ne hai tutto il diritto, posso solo chiederti di aspettare? Sai, sono un po’ provato in questo periodo e non me la sento di vivere anche questo, temo di crollare emotivamente»
 
Rose prestava grande attenzione alle parole di quel ragazzo distrutto ed ognuna di esse era una coltellata nel cuore. Persino l’inclinazione della voce di Scorpius era sinonimo di grande sofferenza, non aveva mai saputo camuffare il suo malessere e men che meno a lei. Rose non ce la fece più, non riuscì a trattenere oltre il magone, il pianto che scoppiò, pochi istanti dopo che il suo giovane marito ebbe pronunciato l’ultima parola, fu incontenibile e per provare a trattenere almeno i forti singulti dovette portarsi il dorso della mano che custodiva la fede in prossimità delle labbra. Lui notò chiaramente la sua reazione, ma non si scompose più del necessario, lui per primo stava male e a differenza della ragazza era alla ricerca di un’apatia difensiva.
 
«S-Scorpius. M-ma cosa sto facendo?»
 
«Non lo so, Rose, è ciò che vuoi, me lo hai detto tu»
 
«Io non voglio firmare il nostro divorzio»
 
«E allora si può sapere cosa vuoi?! Rose, prima di lasciarmi e pensare di partire per cinque anni, ti va di fare chiarezza nella tua mente e nel tuo cuore?»
 
Le inveiva contro con sarcasmo e rabbia, tutti i suoi tentativi di prendere le distanze da quel dolore erano andati a farsi benedire subito dopo l’infelice considerazione della giovane.
 
«Ti ho esposto i miei dubbi»
 
Era sconvolto, non riusciva a credere a quello che sentiva.
 
«Rose, tu mi hai lasciato, non mi hai solo esposto i tuoi dubbi! Al cimitero sei stata molto chiara. Mi hai restituito la fede e mi hai invitato a cercare una donna che mi meritasse. Sai, inizio ad essere d’accordo su quest’ultimo punto. Sei confusa? Bhe, ti interesserà sapere che inizi a confondere anche me. Rose, mi stai chiedendo una forza che non ho, ho sempre pensato di poter contare sulla tua nei momenti di difficoltà»
 
«È solo che … sentirti parlare così … non ti voglio arrecare altro dolore, non l’ho mai voluto … poi anche mio padre …»
 
«E cosa ti aspettavi? Che tuo padre fosse felice della tua decisione? Ti aspettavi i festeggiamenti per il nostro divorzio? Per quanto possa non piacergli, sa anche lui che lasciarci è una pessima idea con due bambini da crescere»
 
«Tu piaci a mio padre, porti solo il cognome sbagliato»
 
«Un dettaglio, vero?»
 
Era riuscita a strappargli un sorriso e lei per prima aveva esternato un mezzo malinconico sorriso. Quante ne avevano passate a causa dei loro cognomi e quanta forza avevano riscoperto insieme per lottare contro un passato che non avevano nemmeno vissuto. Dov’era finita la loro determinazione? Dopo aver vinto contro l’impossibile, ora era lei che sabotava il loro rapporto? Possibile che non riuscisse a trovare un equilibrio, a non perdere ciò che avevano ottenuto con tante lacrime e trepidazioni?
 
«Ma infondo che cos'è un nome? Quella che chiamiamo "rosa" anche con un altro nome avrebbe il suo profumo
 
«Come?»
 
Si era girato incuriosito verso di lei e la fissava in cerca di una risposta.
 
«Nulla, è un tragedia che mi raccontò una volta mia madre»
 
«La vera tragedia è la nostra, Rose»
 
«Non direi»
 
Scorpius la fulminò. Non era sua intenzione essere indelicata o superficiale, voleva solo sottolineare che per loro c’era ancora qualche speranza.
 
«C-cioè, voglio dire, i protagonisti alla fine muoiono»
 
«Poco ci manca anche per noi, siamo circondati da Mangiamorte, sinceramente è già un miracolo se questo ospedale non diventi la nostra tomba»
 
Rose aveva ascoltato ben poco delle parole nervose di Scorpius, era rimasta sovrappensiero in attesa che la sua mente catturasse flash di quelle letture fatte in compagnia di sua madre non molti anni prima.
 
«Romeo e Giulietta erano molto giovani quando si innamorarono e le loro famiglie contrastarono talmente tanto il loro amore che dovettero incontrarsi di nascosto, purtroppo però non riuscirono a vincere contro il destino e alla fine morirono insieme»
 
«Rose, senza offesa, ma non sono in vena di storie romantiche, fughe d’amore e …»
 
«Aspetta, cos’hai detto?»
 
«Che non sono in vena di …»
 
«No, dopo»
 
«Storie romantiche?»
 
«Dopo ancora»
 
«Fughe d’amore»
 
Rose lo fissò illuminata, la sua espressione cupa si aprì in un grande sorriso e i segni della preoccupazione si dissolsero come per magia. Il ragazzo non fu affatto convinto di quel cambio repentino d’umore, sua moglie aveva ancora le guance umide dal pianto, le lacrime non avevano nemmeno avuto il tempo di asciugarsi e lei sembrava all’improvviso più serena, per una ragione a lui oscura. Iniziava a credere di non aver mai conosciuto davvero le donne e chissà quante cose dal basso della sua giovane età avrebbe avuto occasione di imparare.
 
«Rose, hai per caso battuto la testa da qualche parte? Faccio sempre più fatica a capirti»
 
«Ma non è chiaro? Tu e i bambini potete seguirmi! In questo modo potremo stare comunque insieme e tu avresti la famiglia che hai sognato … anzi, che desideriamo. Non voglio cambi nulla tra noi, tutti i nostri progetti così potrebbero realizzarsi»
 
Scorpius la fissò scettico, era un’idea davvero allettante, ma c’era un oceano di riserve.
 
«Lontano dalle nostre famiglie»
 
«Eh dai, Scorpius, non sarebbe grave, spediremmo loro un gufo di tanto in tanto, non li abbandoniamo di certo»
 
«Rose, ti sta sfuggendo un dettaglio, io non ho un lavoro e se proprio devo fare il puntiglioso, non abbiamo ancora diciassette anni, non ci faranno mai andare a vivere da soli insieme a due neonati, già mi era rimasto qualche dubbio per l’anno prossimo, ma così perdo ogni speranza»
 
«Ma, Scorpius, tu vuoi stare con me sì o no? Hai detto che avresti fatto i salti mortali ed ora cosa ne è stato di tutto l’amore che mi professavi??»
 
«Rose, sono solo realistico e concreto! Non ho un lavoro per mantenere i miei figli, neppure io ho il diploma e le uniche fonti da cui posso attingere sono quelle dei miei genitori, ma qui a Londra, non in giro per il mondo»
 
«Certo»
 
Con una leggera spinta sul ginocchio di Scorpius, al quale si era appoggiata in quella posizione accovacciata, si era alzata in piedi. Aveva intrecciato le braccia al petto offesa, quella era la sua unica soluzione, il rischio era quello di separarsi e nemmeno lei voleva arrivare a tanto se poteva impedirlo.
 
«Mi dispiace, Rose, ma ciò che vuoi fare è impossibile, non tiene conto di molti fattori»
 
«Non mi ero accorta di aver sposato un quarantenne»
 
«E adesso che cosa vorresti dire»
 
«Che ponderi troppo tutto, un anno fa eri più impulsivo nelle decisioni»
 
«Un anno fa non avevo una moglie e due figli»
 
«Una moglie che ti vuole accanto! E sta facendo di tutto per non perderti e conciliare ogni cosa. Ti prego, Scorpius, non voglio perderti, proviamoci. Io sono certa che troverai un lavoro. Ci trasferiamo in Scozia durante le lezioni e poi ci spostiamo nuovamente per il corso all’Accademia degli Auror, ma almeno saremo insieme»
 
Era entusiasta, immaginava il loro futuro con un ottimismo disarmante, peccato che Scorpius non riuscisse ad essere altrettanto positivo. Per lui non era affatto una buona idea, non sarebbe mai partito con tranquillità ed era assurdo che dovesse essere proprio lui il più prudente tra i due. Sedici anni di vita, seppure pochi, gli avevano insegnato ad esserlo, non sempre era sconveniente nascere nella sventurata famiglia Malfoy.
 
«E mia madre? Mio fratello? Dovrei allontanarmi per chilometri non sapendo nemmeno se sopravviveranno»
 
«Le lezioni inizieranno a settembre, abbiamo ancora qualche mese per stare loro accanto. Tesoro, andrà tutto bene, staranno bene entrambi»
 
Rise sarcastico, era assurda la situazione in cui all’improvviso, senza sapere come, si era trovato. Da quello che aveva capito, era stato lui a mettere in testa una simile sciocchezza a Rose, ma a quel punto maledirsi diventava anche superfluo.
 
«Ora metti me nella condizione di dover scegliere tra te e la mia famiglia»
 
«Scorpius, non li abbandoniamo, te lo prometto. Non ti chiedo di scegliere, non dovrai farlo … ti chiedo di darmi la tua fiducia, questa strada non è così sbagliata come sembra»
 
La fissava dritta negli occhi in cerca di una risposta, possibilmente la più giusta. Gli chiedeva di fidarsi di lei, come poteva negarle la fiducia, lei l’aveva sempre avuta in lui, anche quando nessuno sembrava averne. Quella conversazione venne interrotta nel momento migliore per Scorpius, proprio quando non sapeva che risposta dare a sua moglie. Hermione era uscita trafelata dalla stanza, non era sicura di trovare il genero appena fuori dalla porta, ma quando lo vide gli rivolse subito un grande e rincuorante sorriso.
 
«Scorpius, tua madre si è svegliata»
 
A Rose non fu rivolta altrettanta gioia, a lei riservò solo uno sguardo triste. La ragazza comprese da quel rimprovero silenzioso che sua madre dovesse essere al corrente della scelta impulsiva che aveva preso. Scorpius lasciò le due alla loro silenziosa conversazione e si precipitò nella stanza.
 
«Mamma»
 
La notizia più bella di tutte era finalmente arrivata e Scorpius aveva avuto ancora una volta la possibilità di incontrare gli occhi azzurri di Astoria, gli unici che avrebbero davvero potuto tranquillizzarlo in quella tempesta senza fine. Lei riuscì a strappargli un piccolo commosso sorriso.
 
«Scorpius»
 
Poco importava non fosse più un bambino o che lei avesse appena subìto un’operazione e avesse qualche cicatrice, il ragazzo si rifugiò tra le braccia di Astoria, la quale tentò di sedersi come meglio poté per accogliere nel migliore dei modi suo figlio. Persino il cuore di Draco si sciolse davanti a quell'abbraccio, anzi decise di concedere ai due un po’ di tempo insieme.

«Scorpius, ti lascio qualche minuto con la mamma, cerco di recuperare tuo fratello»
 
Astoria vide il marito allontanarsi e solo quando fu uscito dalla porta domandò al figlio qualche spiegazione che evidentemente non era ancora riuscita ad ottenere dal diretto interessato.
 
«Ma cosa ha fatto tuo padre per conciarsi così?»
 
«Forse per una volta la cosa giusta»
 
«Tesoro, non voglio tu abbia una pessima opinione di lui per qualche errore recente. Ho esagerato con papà, ha già abbastanza sensi di colpa»
 
«Mamma, tu non esageri mai, sei la donna più equilibrata che io conosca»
 
Notò nello sguardo di Scorpius una nota triste, nonostante fosse un po’ più sollevato per la salute della madre.
 
«Tesoro, cosa c'è che non va? Oltre a Lucius non ancora ad Azkaban, intendo»
 
«Rose mi ha proposto ... di seguirla ad Hogwarts e all’Accademia per Auror, in Siberia, giusto? Non ricordo nemmeno dove sia, ma so molto lontano da Londra. Sostiene che un matrimonio non possa funzionare stando lontano, ma allo stesso tempo il diploma e l'abilitazione sono condizioni imprescindibili per diventare Auror. Non so cosa fare. Non voglio lasciarti e voi non potete essere d'accordo, siamo ancora minorenni e non abbiamo uno Zellino in tasca»
 
«Scorpius, segui Rose»
 
Non si sarebbe mai aspettato una risposta così decisa, ciò complicava la sua decisione, sua madre gli toglieva ogni possibile scusa per rifiutare, anche se lei credeva di sciogliere le sue titubanze, ma come poteva far svanire tutto d’un colpo la preoccupazione verso di lei e il suo fratellino?
 
«Ma, mamma ...»
 
«No, tesoro mio, segui il tuo cuore e non voglio tu sia infelice lontano da lei. Io sto bene»
 
«Non è vero, mi stai mentendo»
 
«Scorpius, devi andare per la tua strada, che madre sarei se te lo impedissi. Sei cresciuto, tu e Rose lo siete, noi tutti dobbiamo accettarlo. Parti a settembre con tua moglie e i tuoi figli, io ci sarò sempre per te, per qualsiasi necessità. Non lasciatevi, non ce n’è motivo»
 
«Mamma, ho avuto paura di perderti»
 
«Anche io, ma non è accaduto e non accadrà, posso garantirtelo, non vi lascio, non dopo tutta la preoccupazione che avete avuto per me»
 
Le porse un bacio sulla guancia e lei non mancò di ringraziarlo con una dolce carezza sul viso.
 
«Va da lei, tesoro»
 
«Mi sei mancata»
 
«Corri da tua moglie, Scorpius, per noi ci sarà tempo»
 
Ascoltò i consigli della madre e corse davvero fuori dalla stanza. La cercò nell’esatto punto in cui l’aveva lasciata in compagnia della suocera, ma non la trovò. Si guardò intorno in fermento e perplesso colse l’occasione del passaggio di una Guaritrice per chiedere se l’avesse intravista anche per sbaglio in qualche angolo del San Mungo. Il timore di Scorpius fu di non trovarla più all’interno dell’edificio e che avesse interpretato il suo indugio come un rifiuto. La Guaritrice, dopo una breve descrizione della ragazza, gli indicò la terrazza dell’ospedale consentendo all’aria di tornare a circolare nei polmoni di Scorpius. La trovò esattamente lì, appoggiata alla ringhiera, mentre sovrappensiero si godeva il panorama.
 
«Perché sei scappata?»
 
Inizialmente rimase perplessa riconoscendo la sua voce affannata, non credeva l’avrebbe raggiunta.
 
«Mi sentivo di troppo, era un momento tuo e di tua madre»
 
«Tu non sei mai di troppo»
 
Le si avvicinò con un sorriso tranquillizzandola, le sfiorò dolcemente una mano e la costrinse a voltarsi verso di lui. Le parole di Scorpius, anche se vellutate, furono molto più rapide dei gesti.
 
«Vengo con te ovunque tu voglia andare»
 
«Cosa? Cos'hai detto?»
 
«Partiamo insieme, Rose»
 
«Senti, ci ho pensato ed effettivamente è una follia»
 
«Allora se è una follia farla in due sarà più divertente»
 
«Scorpius ... »
 
Posò le sue labbra su quelle della ragazza prima che potesse proferire una qualsiasi altra parola. Non le importò in quel momento del luogo in cui si trovassero, Rose lo attirò maggiormente a sé per approfondire quel contatto che aveva temuto di non poter mai più vivere. Scorpius sfiorò la mano che la moglie gli aveva posato sulla spalla e subito avvertì un metallo liscio adornare l’anulare.
 
«Brava, tesoro, l’hai fatta tornare al suo posto»
 
«Scorpius, l'ho rimessa perché ti amo, ma ... Ti sto chiedendo troppo»
 
«Non lo stai facendo»
 
«E il lavoro? E mio padre, anzi soprattutto lui, porto via da Londra i suoi nipotini senza sapere come mantenerli»
 
«Chiedo aiuto ai miei, non è nulla di irrisolvibile»
 
«E tutto questo ottimismo dove l'hai ritrovato?»
 
«In mia madre. Se lei ha saputo vincere contro la morte, perché noi non potremmo sfidare il destino?»
 
«Io non sono forte come tua madre»
 
«Lo sei, amore. Quale altra Giulietta avrebbe lottato per il nostro amore?»
 
Sorrise ripensando alla citazione che lei gli aveva insegnato, non si aspettava l’avrebbe usata così presto contro di lei.
 
«Quindi vuoi essere il mio Romeo?»
 
«Se il posto è ancora libero, perché sei talmente bella che potrei distrarmi un attimo e qualcuno potrebbe soffiarti sotto il mio naso»
 
«Non accadrà»
 
«Dici di no?»
 
«No, perché anche io ho scelto te»
 
∞∞∞
 
Draco rientrò nella stanza pochi istanti dopo che Scorpius fosse uscito per inseguire Rose. Tra le braccia dell’uomo giaceva un piccolo fagottino avvolto in una coperta bianca dell’ospedale, ma nonostante lui stesse ben attento a tenere nel migliore dei modi suo figlio, non mancò neppure di esaminare la camera della moglie, trovando strano che il loro primogenito fosse uscito così presto e avesse lasciato da sola la madre. Non era però il momento di domandare dove fosse andato, sicuramente non era successo qualcosa di grave e lo capì non appena lo sguardo commosso di sua moglie si posò sul neonato. Draco, con tutta la delicatezza di cui era dotato, si sedette sul bordo del letto e adagiò il piccolo tra le braccia della mamma che erano già in impaziente attesa di lui.
 
«Eccolo qui»
 
«Ti ricordi ancora come si prende in braccio un neonato»
 
Draco le rivolse solamente un sorriso stanco.
 
«Tesoro, non sei contento?»
 
Probabilmente lo sguardo incantato sul piccolo la stava fuorviando circa l’umore del marito, ma la verità era un’altra, lui era semplicemente sfinito.
 
«Insomma … avrei preferito una femmina»
 
La fece sorridere, sapeva quanto non fosse sincero in quel momento.
 
«Sono molto contento, amore, ma lo sarò ancora di più quando riporterò entrambi a casa»
 
«Ti avevo chiesto di essere più coraggioso e altruista e tu …»
 
«Non desideravo che i miei figli pensassero di avere un padre vigliacco … ho deluso Scorpius fin troppo»
 
Astoria lo guardò con dolcezza e gli sollevò lo sguardo posandogli la punta delle dita sotto il mento. Lo invitò ad avvicinarsi a lei per porgergli un bacio sulle labbra e scoprì presto quanto quello fosse un desiderio condiviso. I vagiti del bambino li distrassero e non consentirono loro di prolungare quella piccola parentesi romantica. Si staccarono e abbassarono gli occhi su di lui con un sorriso.
 
«Come lo chiamiamo, Draco?»
 
«Non saprei, Astoria. Non possiamo pensarci con calma, dopo che ti sarai sentita meglio?»
 
Astoria gli rivolse un mezzo sorriso triste.
 
«Draco, non dirlo a Scorpius, ma non so se me la caverò. Occupati dei nostri figli, soprattutto del nostro secondogenito»
 
«Tu tornerai a casa con noi»
 
«Draco, non voglio illudermi e non voglio illudere nemmeno te … non è così semplice. Ho rischiato per dare alla luce il mio bambino. Purtroppo per me non ci sarà un lieto fine. Parla con Scorpius, lui ti informerà della decisione che ha preso insieme a Rose»
 
La tristezza si impossessò nuovamente di lui, quel dolce quadretto familiare non durò che pochi secondi.
 
«La conosco già»
 
«Sai già che partiranno insieme ai nostri nipotini?»
 
«No, aspetta, cosa?? Quindi non si lasciano»
 
«Certo che no, loro si amano»
 
Non sapeva se gioire o essere terrorizzato da quella notizia. Il malessere e la preoccupazione che lo avevano seviziato fino a quel momento non gli diedero la possibilità di riflettere lucidamente sulle conseguenze di quella novità. Anzi, proprio quella sofferenza fisica, che cercava in tutti i modi di camuffare davanti alla consorte, lo fece crollare. Appoggiò d’impulso le mani ai lati del letto per scongiurare di cadere addosso ad Astoria e al bambino. Per lei fu impossibile non accorgersene, mandando in fumo tutte le precauzioni del marito.
 
«Draco!»
 
«Sto bene, tranquilla, m-mi sono solo alzato troppo presto dal letto»
 
«Hai bisogno di riposo»
 
Lo aveva a pochi centimetri da lei e allontanando una mano dal piccolo gli accarezzò il viso, cercando di convincerlo a prendersi cura di se stesso.
 
«Io ho bisogno di te!»
 
Cedette poco dopo anche moralmente abbassando lo sguardo e portandosi indice e pollice sugli occhi, stropicciandoli stufo e frustrato.  
 
«Draco, non reagire così, mi fai stare ancora più male, ti prego, amore, risposa»
 
«A-avrei dovuto proteggerti, ma non ne sono stato capace, sono un fallimento»
 
«No, Draco, assolutamente no. Non potevi fare nulla, questa malattia purtroppo è andata oltre la nostra volontà e le nostre possibilità. Non assumerti colpe che non hai … è solo il destino»
 
Una lacrima sfuggì dalle ciglia di Astoria, ma lei si premurò di fermarla prima che potesse scorrere lungo la guancia e raggiungere il neonato. Fu in quel momento che Draco la fissò supplicandola.
 
«Mi prometti che lotterai per guarire?»
 
«Te lo prometto, amore. E tu mi prometti che sarai forte anche senza di me?»
 
«Non posso essere …»
 
«Draco. Questo bambino non può sopravvivere senza di te. Guardalo, è indifeso»
 
Lo guardò sul serio, la accontentò. Allungò un dito nella sua direzione e subito il piccolo glielo strinse con grande sorpresa di Draco. Astoria sorrise, quel gesto era di buon auspicio.
 
«Gli piaci»
 
«Strano»
 
«Perché? A me piaci molto»
 
La fissò incantato. Fissò i dettagli di quella donna che tanto amava per imprimerli nella mente. Aveva la stessa semplicità di quando l'aveva sposata, benché gli anni fossero passati. Chiunque l’avesse vista per le strade di Diagon Alley senza conoscerla, non avrebbe mai creduto di chi fosse la signora, non l’avrebbe mai identificata nella padrona del Maniero dei Malfoy.
 
«Sai, in questi mesi, tra il matrimonio dei ragazzi e la tua malattia, mi capita di ripensare spesso al giorno in cui ti ho sposata»
 
«Intendi il giorno in cui mio padre non smetteva di lanciarti frecciatine?»
 
Fu quasi divertita ricordando quell’episodio.
 
«No, intendo quando ci siamo sposati in quella chiesa abbandonata, eravamo solo io e te»
 
«E Scorpius … dentro di me»
 
«Astoria, sto riprovando la stessa sensazione di paura di quando mi hai detto di aspettare Scorpius, con l'unica differenza che allora tu ci saresti stata, mentre ora probabilmente non ci sarai»
 
«E nonostante ciò, hai indugiato a sposarmi»
 
«Volevo solo proteggerti»
 
«Ed io intrappolarti in un matrimonio con un figlio»
 
Non smetteva di sorridergli, ma Draco non coglieva il motivo, non era nelle condizioni migliori per farlo.
 
«Come??»
 
«Bhe, Draco, devo ammettere che io un po' abbia premeditato»
 
«Mi hai sposato perché eri incinta?»
 
«No, Draco, io ti ho sposato con la speranza di esserlo. Non desideravo altro che creare una famiglia con te»
 
Ogni volta lo disarmava con le sue considerazioni. Stavolta fu lei a concentrarsi nuovamente sul loro bambino.
 
«Davvero desideravi un altro figlio? Ne avremmo potuto parlare, se me lo avessi detto»
 
«Non ne ero per niente sicuro, Astoria, solo una parte di me lo desiderava»
 
«E fammi indovinare, l'altra parte aveva paura?»
 
«Ho più paura ora in verità. Se ci avessimo pensato qualche anno fa con te accanto avrei preso più coraggio»
 
«Forse avresti desiderato una bambina, mi dispiace che non lo sia»
 
«Meglio così, non avrei saputo come crescerla da solo. Sai, se le circostanze fossero differenti, ti avrei proposto addirittura di riprovarci»
 
Si stupì di se stesso, era quasi imbarazzato, era consapevole di non aver mai affrontato simili discorsi con lei. Il suo ruolo di padre non era mai stato molto solido, lui era sempre stato insicuro nell’esercizio della paternità, con che garanzie le proponeva o le esprimeva quel desiderio? Forse era semplice egoismo.
 
«Anche a me sarebbe tanto piaciuta una bambina con te, ma anche se guarisco non sono sicura di riuscire a sostenere dopo quello che ho passato un'altra gravidanza»
 
«Certo, sono solo io che vivo di rimpianti, come sempre d'altronde»
 
«C’è la nostra nipotina, come te la cavi con lei?»
 
«Da quando è nata, le avrò sfiorato la mano un paio di volte, lo stesso vale per Severus, non faccio alcuna distinzione»
 
«Draco!»
 
«Che c’è? Non sono abile con i neonati»
 
«Non sarà che sono Mezzosangue e Weasley, vero?»
 
Sua moglie diventò alquanto sospettosa e sperò di sbagliarsi.
 
«Assolutamente no e ti interesserà sapere, mia cara, che Weasley mi ha donato un po' del suo sangue»
 
«Quindi sei diventato ufficialmente un Weasley?»
 
«Per carità, aspetto con ansia il giorno in cui moriranno tutte le cellule che mi ha donato e ritornerò a produrre i miei globuli rossi»
 
Astoria, nonostante l’evidente battuta di suo marito, si rabbuiò triste.
 
«Se ti ha dovuto donare il sangue, significa che hai rischiato di morire. Mi dispiace, ti ho spinto io a sacrificarti»
 
Si avvicinò al suo viso, posandole una mano sulla guancia e sussurrando.
 
«Amore, io mi sacrificherei mille volte per te»
 
Le stava per sfiorare le labbra, ma non fece in tempo, la porta anticipò i suoi movimenti. Fecero il loro ingresso i distinti signori Greengrass. Draco e Astoria si videro costretti a separarsi in imbarazzo.
 
«Papà!»
 
L’anziano signore lanciò un’occhiata di circostanza a Draco, dopodiché sorrise con sincerità alla figlia. Il desiderio più grande dell’uomo in quel momento era dare il benvenuto al nuovo nipotino.
 
«Ciao, tesoro. Come stai? Abbiamo incontrato il Ministro che ci ha messi al corrente di tutto»
 
Mentre il signor Greengrass salutava il piccolo, Astoria ricevette i baci più affettuosi da parte della madre.
 
«Ciao, mamma»
 
«Tesoro, ho avuto tanta paura per te e il bambino. Ciao, Draco»
 
«Salve, signora»
 
Fu l’unica a salutare cordialmente Draco, la suocera non gli portava alcun tipo di rancore, a differenza del marito. Tornò poco dopo a concentrarsi in ansia sulla figlia.
 
«Cosa ti hanno detto i Medimaghi, tesoro?»
 
Astoria ai voltò verso il marito in cerca di aiuto, non voleva nel modo più assoluto angustiare i suoi genitori.
 
«N-nessuna notizia ancora»
 
«Sicuro? O ci nascondete i fatti come l'ultima volta»
 
Fu il signor Greengrass stavolta a replicare alle parole di Draco e la moglie non riuscì più ad ignorare le sue provocazioni rivolte direttamente e palesemente al genero.
 
«Ti vuoi calmare?»
 
«No che non mi calmo, mia figlia è malata per colpa sua. I Malfoy sono una famiglia poco raccomandabile, lo dimostra quello che hanno scritto sulla Gazzetta del Profeta in questi ultimi mesi. Ti posso assicurare che se mi avessi chiesto la mano di Astoria, io non te l'avrei mai concessa!»
 
Il bambino avvertì chiaramente il nervosismo del nonno che aveva appena conosciuto e la tensione che aleggiava nell’atmosfera di quella stanza. Il piccolo espresse il suo disagio nell’unico modo che gli fosse concesso, così iniziò a piangere disperato.
 
«Papà, ora basta! Esci, se non riesci ad avere rispetto nemmeno per un ospedale e per tuo nipote che è appena nato»
 
La rabbia di Astoria verso il padre fu colta dal marito, il quale si alzò per troncare sul nascere quella discussione per il bene di tutti, visto che era diventato piuttosto abile nel corso degli anni a non accogliere le provocazioni del suocero. Un capogiro però lo colse impreparato disattendendo le sue buone intenzioni.
 
«Tesoro, ehi!»
 
L’istinto di aiutarlo si impossessò di Astoria, ma non poteva nella sua posizione e con il bambino stretto fra le braccia.
 
«Non è necessario, me ne vado io, vi lascio tranquilli con vostra figlia e vostro nipote. Mi dispiace, nei giorni scorsi ho cercato di non incontrarvi per evitare discussioni, stavolta non sono riuscito, sentivo la necessità di stare accanto ad Astoria e al mio bambino»
 
«Tu avresti dovuto evitare di coinvolgerla nella tua famiglia!»
 
«Ora basta, dacci un taglio»
 
La signora Greengrass era stufa di sentirlo ripetere ormai da anni sempre le stesse accuse, non era mai stata d’accordo con lui e mai lo sarebbe stata.
 
«Ha ragione, signore, l'ha sempre avuta. Ora, se volete scusarmi, necessito di stendermi. Astoria, ci vediamo dopo, ti lascio in buone mani»
 
Arrancò fino alla porta e quando fu scomparso oltre la parete, la signora Greengrass si rivolse furente al marito.
 
«Ti devi soltanto vergognare»
 
La donna non diede la possibilità all’uomo di difendersi, preferì raggiungere il genero in evidente stato di difficoltà, era ciò che avrebbe voluto fare la figlia se solo avesse potuto. Per fortuna quando lo intravide non era molto lontano dalla stanza, aveva mosso pochi passi, si era fermato per riprendere il respiro, la cui mancanza aveva fattori fisici e morali.
 
«Draco. Ma, di grazia, cosa ti è successo? Hai bisogno di aiuto?»
 
«L-la ringrazio, ma torni da sua figlia, lei e suo nipote hanno più bisogno»
 
La voce flebile dell’uomo non la rincuorò affatto.
 
«Scusa mio marito, è sempre il solito»
 
«Mio suocero ha sempre avuto ragione, non sono mai riuscito a dargli torto e come potrei d’altronde? Ho trascinato sul fondo anche Astoria»
 
«Non lo hai fatto, Draco, tu ami mia figlia, questo è evidente»
 
«Mi sta dicendo che sua figlia non si è mai lamentata di me?»
 
«Mi ha detto di essersi voluta legare a te con grandissima consapevolezza di chi fossi e del passato che ti stavi lasciando alle spalle. Era felice dell'arrivo di Scorpius, mi disse che quel bambino era stato concepito con amore. Draco, tu sei padre, cosa avresti fatto al mio posto davanti alle parole di una figlia, se non essere felice per lei?»
 
La commozione prese il posto dell'imbarazzo ad accennare a temi così delicati e personali.
 
«L-l'ho accettato quando Scorpius mi ha detto di amare Rose e di aspettare un figlio da lei»
 
La suocera gli sorrise orgogliosa.
 
«Non ascoltare mio marito, è più ottuso del solito, ma solo perché ha paura di perdere Astoria. Sa anche lui che sei l’uomo giusto per lei»
 
«Anch'io ho il terrore il perderla»
 
Draco aveva cercato un saldo sostegno nel muro durante la breve conversazione e la donna, notando il suo forte malessere, gli offrì il suo aiuto afferrandolo per un braccio e invitandolo ad appoggiarsi a lei.
 
«Ti accompagno in camera, vieni»


 
*”Romeo e Giulietta”, Shakespeare
 


Ciao ragazzi!
 
Perdonate il ritardo e il capitolo lunghissimo, ma avevo necessità di chiudere la parentesi al San Mungo. Non tutto si sistemerà, sorgerà qualche nuovo problema dovuto alle circostanze, ma qualche altra questione sarà già dal prossimo capitolo in lenta risalita 😊
 
Con questo aggiornamento credo di avervi tediato a sufficienza, mi limito a ringraziarvi come sempre di cuore <3 Che siate tra coloro che seguite questa storia dalla pubblicazione del suo primo capitolo oppure tra coloro che avete cominciato a seguirmi più tardi siete davvero meravigliosi per la pazienza che avete ad attendermi! <3
 
Alla prossima!
Baci
-Vale
 
   
 
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