CAPITOLO 40
Nausea.
Sì,
ancora. Passai la mano sulla bocca e cercai di calmarmi e concentrarmi
nel non
vomitare un’ennesima volta. Ti prego, ti prego, cucciolo!
Respirai
profondamente, con la coda dell’occhio notai che mi venne
accostato il secchio
e anche se riluttante lo presi da Cassandra che me lo porgeva. -Non ne
posso
più…- mi lamentai, ero a pezzi.
-Resisti,
non stai vomitando tanto come all’inizio. Vedrai che
smetterai presto-
Non riuscii
a rispondere che un conato mi precedette. La gola bruciava e le lacrime
scesero
sulle guance. Presi il bicchiere d’acqua sciacquandomi
urgentemente la bocca,
odiavo sentire l’acido che mi corrodeva i denti. -Fin quando possiamo
prendercela comoda?-
-Leliana mi
informa che dovresti avere tutto il tempo per riprenderti. Concorda che
non è
il caso di rendere già nota la tua condizione-
Ridacchiai
-Quando lo verrà a sapere Sera, sarò fortunata se
già mezzo Thedas non ne sarà al corrente-
Sbuffò
-Infatti cercheremo di non farle sapere nulla per il
momento. Leliana ha avvertito Dorian, ne va dei suoi baffi-
Sorrisi, era
sempre molto persuasiva la mano Sinistra della
Divina -Non troppo tempo però, se no non sarà la
mia urgenza a cercare un
secchio in cui vomitare che li informerà- per il momento non
si vedeva ancora
nulla, ma non sarebbe restato così a lungo
Annuì
con un cenno del viso -Ci preoccuperemo anche di questo-
-Sono curiosa di
vedere finalmente la casa che Varric mi ha
regalato a Kirkwall- avevamo deciso di fare la rimpatriata al famoso
Impiccato,
visto che il nano a causa dei suoi doveri non poteva spostarsi, ci era
sembrato
un buon compromesso. Appoggiai il secchio per terra e rialzai lo
sguardo sulla
porta d’entrata che si stava aprendo.
-Ne sei sicuro?-
udii domandare il mio mago
-È
presente dell’attività sul luogo. Se vuoi posso
andare a
controllare- vidi Banal’ras rispondere serio, intanto che
richiudeva la porta
alle sue spalle
-No,
andrò di persona-
-Nostalgico?-
Solas sorrise
-Un po’, ma soprattutto curioso- concluse e
posò gli occhi sul mio viso, tirandosi giù il
cappuccio -Come vanno i miei due
cuori?- si chinò lasciandomi un bacio sulla guancia e
posando la mano calda sul
mio ventre
-Sei stato fuori
solo un’ora e va come al solito. Io vorrei
mangiare, ma tuo figlio non è d’accordo. Di cosa
stavi parlando con Banal’ras?-
quest’ultimo si era già dileguato verso la sua
camera, supposi dalla direzione
che aveva lo sguardo di Cassandra.
-Qualche piccola
novità. Vado a cambiarmi, poi ti racconto-
si alzò -Cercatrice- la salutò e lei rispose con
un cenno del viso riportata
alla realtà, per poi ritornare assorta. Le passai una mano
davanti agli occhi -Thedas
chiama Cassandra- la presi in giro. Sbattè più
volte le palpebre infastidita e
mi fissò interrogativa -Che c’è?-
-Non penso
tarderà molto a uscire dalla sua stanza, così poi
gli puoi saltare addosso-
Arrossì
di colpo -Smettila Yen! È che…-
-Cosa?- domandai
curiosa
Distolse gli
occhi abbassandoli -Ho incontrato molti elfi e
Banal’ras… è diverso. Non dico per
l’immortalità, preferisco non pensarci per
adesso. Una cosa alla volta, ma ecco… anche Solas, non ti
sembrano più robusti?-
disse incerta. Pensandoci non potevo dargli torto, la larghezza di
spalle del
mio lupo, altri se la sognavano -Vedi… non mi è
mai capitato, anche se di poco,
di dover alzare la testa per fissare un elfo negli occhi. È
già tanto se sono
alti quanto me di solito-
Non riuscivo a
trattenermi dal prenderla in giro, andava in
crisi ed era troppo buffa -È una delle cose che ho notato in
Solas e che mi
attrae infatti nel suo aspetto fisico. Quando avrai davanti la tua spia
elfica
senza vestiti, te ne compiacerai ancora di più-
-Yen!!!-
replicò imbarazzata
-Non dirmi che
non lo vuoi vedere nu…- mi coprì di colpo la
bocca con una mano, agitata come non mai e lanciando
un’occhiata al suo vhenan.
Quando mi aveva chiesto la spiegazione su alcune parole in elfico e
soprattutto
su quella, le iridi le erano diventate oltremodo emozionate.
-È un
gioco che non conosco?- domandò Banal’ras passando
lo
sguardo da una all’altra perplesso e con una punta
d’ironia. Cassandra tolse la
mano e con gli occhi mi supplicava di non dire niente di quello di cui
stavamo
parlando -Gioco? Noi…- non riuscì a dire altro
che l’elfo le aveva catturato la
bocca, il tutto come se non fossi di fianco a loro. Sorrisi a
quell’esternazione
di affetto senza vergogna. La mia amica dopo la prima sorpresa, gli
passò le
braccia intorno al collo infilando le dita nei capelli castani che la
spia
elfica aveva iniziato a tenere sciolti più spesso, pensavo
proprio per quel
motivo.
Arrivò
Solas che li guardò con un sogghigno divertito.
Decisero di riprendere fiato, Cassandra era elettrizzata, lo
lasciò andare da
quella presa e si schiarì la voce. Banal’ras la
fissò per qualche attimo come
se non esistesse altro, per poi sedersi al suo fianco e rivolgersi a me
e a
Solas come se non avesse fatto niente di strano. Non che lo fosse il
gesto in
sé, l’amore che provava per la Cercatrice lo
esternava senza remore e in modo
impetuoso anche per la mia amica, mettendola piacevolmente in
difficoltà.
-A poche miglia
da qui c’è il mio paese natale e anche un
tempio di Mythal. Mi è stato riferito che ci sono stati
degli scontri con dei
banditi della zona e sono stati eliminati. Sembrerebbe un lavoro delle
Sentinelle- spiegò il mio lupo
-E vuoi andare a
controllare. Verrei volentieri anche io,
sarei più curiosa di te- risposi, sarebbe stato un peccato
essere tanto vicini
e non passare nemmeno una volta. Mi mostrò un lieve cipiglio
preoccupato -Solas
non esagerare, sono solo all’inizio e…-
-Se per voi va
bene posso accompagnarvi…- si propose la spia
elfica, ma il mio lupo lo interruppe -No andrai con Cassandra, per
aiutarla con
le informazioni che ha a disposizione per guarire la Calma. Sei
l’unico a parte
me che può assisterla attraverso la conoscenza degli spiriti
e dell’Oblio. Ci
rivedremo a Kirkwall-
Sospirò
-Se ne sei convinto, non insisto lethallin- e guardò
la mia amica -Devi spiegarmi un po’ di cose e decidere che
tappe del viaggio
intendi fare. Passeremo per il Crocevia risparmiando tempo- lei
diventò
perplessa -Altri specchi?- sbuffò disgustata -Non so se mi
ci abituerò mai.
Preferirei il metodo tradizionale- l’elfo stava per
ribattere, però venne
anticipato -Ma visto che faremo più in fretta e voglio
tornare il prima
possibile da Yen, lo sopporterò- Banal’ras sorrise
e si alzò porgendole la mano
-Mostrami la mappa, mi devo ancora abituare ai nomi dei regni e
città di questo
mondo- la mia amica la strinse e lo trascinò al tavolo con
su diverse carte.
Solas si sedette
al mio fianco -Lo so che sei solo all’inizio.
È più forte di me…- mi lasciai
scivolare appoggiando la testa sulla sua spalla -Ancora
per qualche mese sarò operativa, ma non credere che mi
tirerò indietro se ce ne
sarà bisogno. La priorità naturalmente
sarà nostro figlio, non mi metterò in
pericolo- mi passò un braccio dietro la schiena, tirandomi
in grembo. Infilai la
testa nell’incavo del suo collo e respirai il suo profumo di
pergamene, radice
elfica e ora anche zenzero. Sorrisi e strofinai la punta del naso sul
suo collo
per poi lasciargli un bacio. Mi strinse meglio a lui con un braccio
posando le
labbra sulla mia tempia -Una promessa- disse semplicemente. Alzai lo
sguardo
incatenando le iridi alle sue, interrogativa -Mi dai la tua parola che
da qui
in avanti, dovessi venire ferito o trovarci in una situazione
pericolosa,
penserai a voi due, lasciandomi indietro?-
Non potei fare a
meno d’irrigidirmi -Lo sai cosa mi stai
chiedendo?- lo presi per mano stringendola, lui ricambiò
-Mai stato più
consapevole, oltre a quando ti ho chiesto di sposarmi-
replicò serio.
Continuai a
fissare i miei amati occhi grigi -Non…- chinai la
testa -Ho detto che la mia priorità sarà nostro
figlio. Non chiedermi di
abbandonarti se posso fare la differenza-
-Quindi se
dovessi decidere se cercare di salvarmi o la
vostra sopravvivenza?-
Deglutii, cosa
che non fece altro che farmi stare male. Mi scostai
malvolentieri dall’abbraccio e mi chinai con urgenza,
afferrando il secchio.
L’impulso di vomitare c’era, ma nulla,
così era ancora peggio. Chiusi gli occhi
cercando il mio scarso controllo.
-Stai evitando
la domanda?- rimbeccò il mio lupo
Esibii un mezzo
sorriso -Stiamo, prego. Non includerlo solo
quando ti fa comodo- non rispose e lo udii alzarsi. Come potrei
lasciarlo
indietro? Mi odierei ogni giorno, per l’eternità.
Un’eternità senza di lui, ma
con te cucciolo? Tuo padre è proprio uno stupido orgoglioso
arrogante!
-Vhenan…-
Aprii gli occhi
e lo ritrovai a porgermi una tazza di the
allo zenzero, con la sua solita faccia da lupacchiotto. La presi e me
la portai
alla bocca sorseggiando il liquido caldo -Ma serennas…- lo
osservai, restava
assorto e teso. Avrei potuto vedere la sua mente al lavoro, cercando un
modo
per tenermi al sicuro. -Quando partiamo?-
-Anche adesso,
se te la senti. Dobbiamo solo attraversare due
Eluvian-
Mi alzai -Bene,
tempo di preparare la borsa e sono pronta-
non rispose, e ci spostammo in camera. Per tutto il tempo rimase in
silenzio,
forse aspettando la risposta che non gli avevo ancora dato. Agganciai i
pugnali
nei foderi e si avvicinò con un piccolo sacchetto di tela,
porgendomelo -Foglie
di menta, sempre per la nausea. Il the in questo caso sarebbe difficile
da reperire-
spiegò con un sorriso. Questa sua premura mi
emozionò, d’impulso gli presi il
viso tra le mani e lo baciai con passione -Lo sai che ti amo, vero?-
restò con
la fronte appoggiata alla mia -Se vuoi possiamo rimandare a domani, non
voglio
metterti in difficoltà-
-Sto bene, non
mi fermerà un po’ di nausea. Poi se la mamma
sarà impegnata a vomitare in un cespuglio, qualcosa mi dice
che il papà sarà
ancora più preoccupato che in questo momento-
-E molto
nervoso…- passò la mano calda sul mio ventre, per
entrambi
stava diventando velocemente un’abitudine -È
indifferente, l’importante è che
sarà sano, ma chissà se è maschio o
femmina…- mormorò -Io dico che sarà
tutto
il suo papà- sorrise -Speriamo di no, preferirei che prenda
di più dalla sua
mamma- con il pollice gli accarezzai una guancia -Speri che non si
caccerà nei
guai?- fugacemente premette le labbra sulle mie -Così
pretenderei troppo, non
siamo dei grandi esempi in quel caso- risi e con entrambe le mani gli
afferrai
le orecchie -Ti hanno proprio stregato- disse divertito -Queste le deve
assolutamente prendere da te, sono perfette- ridacchiò e un
formicolio si
sprigionò dalla mano alla mia pancia -Oh…
che…- dissi sorpresa. Piacevole, è
l’unica cosa che mi venne in mente -È ancora molto
piccolo, però gli ho fatto
percepire i miei sentimenti, le emozioni che provo per la sua mamma e
per lui,
il mio cucciolo- spiegò in modo dolce. Mi si
scaldò il cuore e gli catturai la
bocca -Mmm… quando la mamma starà meglio, il
papà le farà sentire cosa prova
per lei?- le labbra gli si distesero in un sorriso malizioso -Dovremmo
avere un
po’ di pazienza allora- gli afferrai la mano e mi misi lo
zaino in spalla,
trascinandolo fuori dalla stanza.
-È
cambiato molto…- disse Solas osservando le rovine tra cui
ci stavamo aggirando da un po’. Il terreno era riarso, non
doveva vedere
dell’acqua da parecchio, qualche pianta rinsecchita e ciuffi
d’erba altrettanto
gialli. -Com’era?-
-Il paesaggio mi
è irriconoscibile, c’era una foresta e un
fiume in quel punto- indicò con la mano, infatti si notava
un avvallamento dove
prima doveva scorrere l’acqua. Sospirò e si
guardò intorno cercando qualcosa di
familiare -La tua casa…- negò con la testa
-La mia unica casa, e dei miei
genitori era il tempio. Venivo al villaggio per giocare con altri
bambini e
fuggire dagli allenamenti. Una volta che mi fossero stati messi i
Vallaslin non
avrei più potuto uscire, se non con il permesso di un
superiore- fece qualche
passo e si avviò verso delle piccole statue di lupo poste ai
lati di una strada
ancora lastricata. -Da questa parte. Io proteggevo la via, per chi
voleva
sperare di incontrare Mythal-
-Tu?- domandai
avvicinandomi a lui
-Non di persona.
Essendo il suo Primo mi occupavo di gestire
la sicurezza e l’accesso ai templi. Una delle prime mansioni
che mi furono
affidate. Fino ad arrivare a prendere decisioni di rilevanza sui campi
di
battaglia- lo seguii fino a dove quello che rimaneva delle pietre ormai
era
distrutto. Solas abbozzò un sorriso -Il tempo e soprattutto
la magia ha
cancellato quello che ne restava-
-Qualcuno ha
tolto il resto?-
-Esatto, sono
stati troppo precisi, come puoi vedere la
strada si interrompe in modo netto-
-Dolore. Sempre
meno. Fen’harel? Morti. Ogni nuovo risveglio,
si porta via una parte di noi- la voce di Cole mi fece saltare dalla
sorpresa -Cole!
Non farlo più! Per favore- esclamai con il cuore in gola.
-Non siamo soli-
disse Solas -Quello che hai detto, non erano
pensieri nostri-
-Non intende
farsi vedere. Aspetta il momento adatto per attaccare.
Viso familiare. Non può essere. Troppo tempo sola- poi
guardò in particolare me
-Felici, tutti e tre. Lo spirito appena nato brilla, luce calda, gioia-
mi
portai una mano sul ventre -È contento?- domandai sorpresa
-Tu lo sei. E
anche lui lo è-
Questa notizia
inaspettata mi fece sentire meglio. Solas si
voltò verso di noi con un sorriso -Continuiamo vhenan?-
raccolsi l’invito
prendendolo per mano, facendomi guidare in quella distesa arida. Cole
ci
seguiva silenzioso. Il paesaggio iniziò a cambiare, di
fronte a noi degli
enormi alberi, i tronchi sembravano bruciati, i rami spogli, non
c’era alcuna
traccia di foglie vecchie o nuove.
-Non ci voleva-
mormorò il mio lupo -Dei demoni dell’ira si
sono impossessati di questi alberi-
-Silvani?-
replicai, li avevo visti solo su dei libri che
avevo letto. Annuì con un cenno del capo
-Rabbia. Molta,
profonda, rabbia. Tutta colpa di Fen’harel.
Aveva promesso. Il Velo ci rende deboli. Stiamo morendo.
Dov’è? Ci ha
abbandonati-
Gli strinsi la
mano -Solas…- ricambiò la stretta, rimaneva
impassibile -Qualcuno concorda che sia colpa mia, e lo è-
incatenò le iridi
alle mie -Preferisco però la versione che continua a
sostenere il mio vhenan,
anche se continuo ad oppormi senza successo- alzai l’altra
mano posandogliela
sulla guancia -È così difficile da accettare?-
coprì la mia mano con la sua,
strofinandosi contro -No, è troppo facile, proprio
perché me lo dici tu, cuore
mio-
Uno schiocco
molto forte ci distrasse, un albero stava
uscendo con le radici dal terreno. Non feci in tempo ad estrarre un
pugnale che
gli occhi di Solas si illuminarono, in quell’istante delle
grosse stalattiti di
ghiaccio lo trafissero. Buona parte del tronco fu squarciato e vari
pezzi di
legno saltarono via. Mosse una mano e un pugno di pietra si
schiantò sul
Silvano che si lamentò con un urlo, accasciandosi a terra.
Subito dopo altro
rumore di legno che si spezzava ci avvertì del pericolo, gli
alberi si stavano
ergendo sulle loro radici che formavano gambe e piedi, mentre i rami si
allungavano come braccia. Ci fissammo negli occhi e senza una parola
decidemmo
di guardarci le spalle a vicenda. Bruciammo, trafiggemmo, spezzando
rami e
radici rallentandoli il più possibile e non lasciandoli
avvicinare troppo.
Altri lamenti di sconfitta si levarono.
-Molti ne
arrivano, costretti da un vincolo, non possono e
non vogliono fermarsi- disse Cole intanto che ci faceva da supporto tra
un
Silvano e un altro. All’ennesimo che cadde a terra senza vita
finalmente
riconquistammo il silenzio, una distesa di alberi ormai caduti ci si
parava
davanti. Mi passai una mano sul volto scostando i capelli e
asciugandomi il
sudore, generato più dal calore della legna che bruciava che
dal minimo sforzo
a cui eravamo stati sottoposti -Fa caldo…- mormorai -Ti sei
appassionata all’elemento
di fuoco?- disse Solas divertito -Non proprio, vhenan. Preferisco
l’elettricità, ma bhe… in seguito hanno
preso fuoco…- ci rivoltammo l’uno verso
l’altro non vedendo nuovi nemici all’orizzonte
-L’elettricità… devo stare
attento quando ti faccio arrabbiare- scherzò con un sorriso
che ricambiai -Tutto
bene?-
Annuii con un
cenno del capo -È stato
solo un interessante riscaldamento-
-Ottimo. Il
tempio è proprio al di là di quella collina- si
stava per incamminare, ma lo bloccai da un braccio -Cosa intendi fare?
Chiunque
sia ha usato un vincolo per questi Silvani, se non ti riconosceranno?
Quelle emozioni
non erano solo dei demoni…-
-Se costretto
farò l’unica cosa che posso. Io li ho portati a
questa situazione, una condizione a cui non avrebbero mai dovuto
arrivare, è un’ultima
linea di difesa. Temo cosa o chi troveremo- rispose serio e deciso. Gli
strinsi
l’avambraccio e poi lo lasciai andare -Nelle Selve Arboree,
se non mi fossi
alleata con le Sentinelle? Se avessi evitato il rituale? Li avresti
uccisi?- mi
lanciò un’occhiata e rimase in silenzio,
continuammo a camminare fino ad arrivare
in cima. Finalmente si scorgevano le tracce di altre costruzioni
distrutte e
abbandonate, diversi archi di pietra segnavano la via da seguire fino a
un imponente
edificio con un portone dorato. Solas spinse e questa si
aprì senza difficoltà,
scendemmo verso una scalinata per ritrovarci in dei giardini. Una
statua da lupo
si stagliava al centro, di fronte le familiari mattonelle che si
illuminavano. Alle
sue spalle un altro portone.
-Facciamo il
rituale?- chiesi
Abbozzò
un sorriso e mi prese una mano, per poi inchinarsi e
posare sul dorso le labbra morbide. A quella scena mi irrigidii
sorpresa -Che
ti prende?- mormorai confusa. Si rialzò incatenando le
nostre iridi, le sue
alquanto divertite -Vuoi bussare a casa tua?-
Rimasi per un
attimo basita -Io…- chiusi gli occhi e sospirai,
per poi fissarlo di nuovo e stringergli la mano -Non mi ci
abituerò mai, lo
sai?- mi tirò verso di lui, lasciandomi un bacio sulla
guancia -Sono tuo marito
e in questo luogo anche il tuo Primo, il tuo Guardiano Arcano. E
sarò sempre il
vostro scudo- sorrisi a quelle parole dette tanto dolcemente -La cosa
mi scalda
il cuore, ma sei anche il padre di mio figlio, non farti ammazzare,
vhenan-
Tenendomi per
mano raggiungemmo la porta -Ti basta infondere
il mana. Darai il segnale all’intero edificio che la sua
proprietaria è tornata.
Le Sentinelle rimaste si riuniranno per accoglierti-
Feci un sospiro
profondo -Devi convincerli a togliere i
Vallaslin, soprattutto ad Abelas, non mi piace molto questo mio
ruolo…-
-Concordo, ma
finché gli Evanuris esisteranno anche noi
verremmo visti come tali. In millenni non sono mai riuscito a farmi
considerare
normale, anche con le varie esortazioni che creavo, ero sempre colui
che li
avrebbe portati alla libertà perché in grado di
tenere testa ai capostipiti-
Sorrisi -Il mio
Dio della ribellione… eh?- senza aspettare
una risposta posai la mano sulla porta. Si illuminò creando
varie decorazioni
che si estesero oltre il legno, passando sulla pietra. Staccai la mano
allibita
per la reazione che stava avendo quel luogo a contatto con il mio mana.
-Riecheggiano
dopo molto tempo le magie assopite- disse Cole
alle mie spalle -Gli spiriti oltre al Velo vorrebbero unirsi alla gioia
provata
dagli antichi guerrieri- osservai la pietra infittirsi sempre di
più di linee luminose
articolate in motivi elfici. Capii un istante dopo perché mi
sembrava di averli
già visti, era un enorme Vallaslin che in diversi punti ne
creava di più piccoli.
Un collegamento invisibile mi raggiunse, percepivo sei spiriti
sollevati, ma uno
bruciante di rabbia. Che fosse chi aveva messo il vincolo sui Silvani?
Entrammo
ritrovandoci in una stanza molto ampia, le pareti
ricoperte di mosaici, di fronte due scalinate che portavano ad altre
aree del
tempio. Uscirono dalle ombre le Sentinelle rimaste, molto poche in
contrasto alla
grandezza di quell’edificio così antico.
-Fen’harel?-
disse una voce maschile -Pensavamo che fossi
morto, come la nostra Signora- concluse guardandoci confuso e
fissandomi in
particolare
-Ma ora siete
qua entrambi, vero?- disse una donna -Perdonatemi
mia signora, il Vir’Abelasan ci sta dicendo che siete voi, ma
il vostro aspetto
è differente. Siamo rimasti solo noi e…-
-Mythal?!
Assomiglia ad Andruil in modo sconvolgente. Stento a
fidarmi anche dei sussurri del pozzo- esclamò una voce
femminile decisa e fiera
da una scalinata. Non mi staccava gli occhi di dosso, riconobbi
l’ira che
cercava di celarmi, ma che trapelava comunque dagli occhi azzurri. Si
avvicinò
studiandomi velocemente, per poi posare le iridi su Solas. Gli si
accostò,
talmente vicino, che respiravano la stessa aria, ancora un palmo e lo
avrebbe
toccato. Il mio lupo le rivolse uno sguardo freddo. Un ago di fastidio
mi trafisse,
nel momento in cui fece per esaurire definitivamente le distanze e
Solas cercò
di allontanarsi da lei evitandola. Sbattè di colpo il viso
contro una barriera
che avevo creato d’istinto tra i due. Barcollò
all’indietro esterrefatta
toccandosi il naso con una mano e mi lanciò
un’occhiata di rabbia per quella
mia mossa alquanto silenziosa. Gli altri si erano raggelati sul posto.
Il mio
lupo fece un passo indietro venendomi più vicino, si
schiarì la voce e unì la
sua mano con la mia. La donna di cui non sapevo ancora il nome, dalle
iridi
azzurre e dalla chioma riccia e nera esibì un sorriso
disgustato -L’avevo
sempre sospettato, fai di tutto per risalire la scala gerarchica
Fen’harel- esclamò
con odio
-La precedente
Mythal ha lasciato la sua eredità a lei. Il suo
nome è Yen Lavellan, stiamo organizzando gli elfi e un modo
per togliere il
Velo che ha distrutto il mondo che conoscevamo. Se volete siete i
benvenuti e
vi indicherò la strada attraverso gli Eluvian per la base,
una volta che avremo
riattivato lo specchio al Vir’Abelasan- disse il mio mago
serio, ignorandola e
mettendo l’attenzione sugli altri, cosa che notai la fece
infuriare ancora di
più, ma stava ferma senza osare altre mosse.
-Non possiamo
abbandonare questo luogo finché il pozzo è
attivo, la nuova Mythal dovrebbe saperlo. Siamo rimasti per questo
unico scopo,
preservarlo- replicò provocatoria
Qualunque cosa
avesse contro di me centrava anche Solas,
risposi impassibile -Lieta che continui ad adempire al tuo dovere e a
preoccuparti
del lascito di Mythal. Me ne occuperò appena ve ne sarete
andati- li congedai,
Solas si era avvicinato ad uno degli altri spiegandogli la sequenza di
specchi.
Li guardai
avviarsi su una delle scalinate -Zivanni, una
parola- disse Solas con tono freddo e duro. La donna che aveva
provocato entrambi
si fermò, rivolgendosi verso di noi con sfida,
l’ira che percepivo da lei era
troppa. Aspettammo che anche l’ultima Sentinella
sparì oltre le scale.
-Conosco bene le
voci che giravano sul mio conto e Mythal in
passato. A quel tempo ti avrei detto che erano false, ora invece ne
udirai
altre simili e sono più che orgoglioso di confermarle.
Quello che devi sapere
sulla mia vita privata inizia e termina qui. Sarò lieto di
rivederti solo se
vorrai togliere i Vallaslin-
Abbozzò
un sorriso -Verrò volentieri a eliminare i marchi- e
mi guardò con disprezzo -Non intendo riconoscerla come
Mythal- non ebbi la
minima reazione, anzi sorrisi -Spero che presto altri la penseranno
come te,
non ho bisogno della scrittura di sangue per farmi rispettare- risposi
tranquilla.
Presa in
contropiede cercò di nascondere la sorpresa per
quella risposta inaspettata, si avviò senza una parola allo
specchio. Rimasi per
un po’ in silenzio, non guardandolo -Qualcosa che dovrei
sapere?-
-No, non
è importante, semplice gelosia e invidia. Abbiamo avuto
dei trascorsi, ma ero un ragazzino, è passato
così tanto tempo che non sapevo
neanche se fosse viva-
L’osservai,
era pensieroso -Vi siete lasciati così male? Per avere
ancora del rancore, brucia di rabbia, potrei scambiarla per un demone
dell’ira.
È sicuramente lei che ha creato il vincolo con i Silvani-
-La
farò tenere d’occhio. Se solo avesse osato
toccarti…- lo
interruppi -Ci avrei pensato io- mise le braccia dietro alla schiena e
sospirò -Se
ha ancora qualcosa contro di me, non voglio che tu ci vada di mezzo, ed
è mio
dovere proteggerti- si avvicinò a passo lento -Che le
piaccia o no, sei Mythal
e io sono il tuo compagno. E lei essendo una Sentinella deve ancora
sottostare
a delle regole, se vorrà andarsene non la
fermerò, se invece cercherà di farti
del male, e ne è capace, non avrò alcuna remora
ad eliminarla- spiegò serio. Si
stava comportando come mio Primo e l’armatura dorata rendeva
ancora più fiero il
comportamento e la posizione che stava tenendo -Come vuoi, lascio a te
queste
decisioni, mi farebbe piacere che mi tenessi informata però-
sciolse la
posizione rigida che aveva assunto -Sottoporrò le varie
azioni che seguiranno al
tuo consiglio, che siano importanti o meno. Voglio essere una coppia
anche in
questo, non ti terrò nascosto nulla- mi avvicinai e passai
la mano sulla
pelliccia morbida -Mmm… quindi mi svelerai i tuoi piani
folli?- domandai fissandolo
negli occhi, sorrise -Non tutti in una volta, vhenan-
-Prima che tu
faccia esplodere qualcosa sarebbe gradito…-
ridacchiò -Il pozzo ci aspetta, dovrebbero essere passati- a
quelle parole feci
un passo, ma la nausea mi aggredii di nuovo -Vhenan, stai…-
mi misi la mano
sulla bocca e corsi vicino a una colonna rigettando l’unica
cosa che mi rimaneva,
saliva. Mi sostenni alla pietra, appoggiandomi e recuperando da una
tasca il
sacchetto con la menta, mettendomene una foglia in bocca, il sapore
fresco mi
distolse in parte dal malessere che stavo provando. Mi scostai dalla
colonna
tenendo ancora una mano appoggiata e indicandogli il sacchetto -Ti ho
mai detto
che sei meraviglioso?- se
non fosse per
le premure che mi stava fornendo starei peggio al momento. Le labbra
gli si distesero
in un sorriso dolce facendomi venire voglia di abbracciarlo. Stavo per
tornare da
lui, quando Cole all’improvviso mi si parò davanti
e in concomitanza un forte rumore
di pietra spaccata ci allarmò. Ancora voltato verso di me,
Solas cadde in
ginocchio. Il mio tempo per qualche secondo si era fermato. Un freddo
raggelante
mi investì, non riuscendo a muovermi. Cole mi spinse con
forza dietro la colonna
-Serenità, è diventata Ira. Un legame non
riuscito, è un demone- esclamò,
quando un ramo spesso e appuntito lo colpì violentemente e
lui si riparò con i
suoi pugnali con poco successo andando a sbattere contro la parete.
Richiamai il
mio mana trasformando il legno in pietra, con un altro colpo lo
frantumai
liberandolo dall’attacco. Dovevo… dovevo andare da
Solas! Sbirciai da dove mi
trovavo, molti rami di grosse dimensioni stavano venendo bruciati,
pietrificati
e ridotti in pezzi dal mio lupo che però era sempre in
ginocchio con un’espressione
di dolore in viso e costantemente sotto attacco.
La mia rabbia
esplose e si tramutò in qualcosa che era veramente
pericoloso. Dov’era quella vigliacca? La farò a
pezzi quando la trovo! -Cole!
Aiuta Solas! Io vado a caccia!- dissi infuriata e mi celai nelle ombre
come
avevo imparato nelle scorse settimane. Più in fretta che
potei, evitai i rami e
mi fiondai sulle scale, ero in un’altra sala che conduceva ad
un portone spalancato.
Cercai il legame a cui era costretta, essendo una mia Sentinella. La
individuai
poco più avanti rivolta verso il Vir’Abelasan,
presi un pugnale e glielo
lanciai con tutta la forza che avevo, questo si scontrò con
una barriera, cadendo
a terra con un suono metallico. Si voltò lentamente, gli
occhi erano
illuminati, ma non come succedeva a me e a Solas, il forte bagliore si
estendeva sul viso in segni frastagliati e mi rivolse un sorriso
disgustato -Speravo
saresti venuta. Vediamo se sei in grado di uccidermi, da’len-
Ciao a tutti! La nostra Yen non sta proprio simpatica a tutti... come mai secondo voi Zivanni ha un comportamento così insolito per una Sentinella? Che sia veramente solo gelosia e invidia? Spero che vi sia piaciuto il capitolo! E speriamo che Yen smetta di vomitare presto XD