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Autore: BeautyLovegood    27/09/2019    2 recensioni
Crowley è tormentato da bei sogni che diventano incubi spaventosi, ma in qualche modo sembrano legati a dei vecchi ricordi...
Genere: Dark, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele, Michele
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando Crowley finì di raccontare i suoi incubi, compresi i momenti intimi con Aziraphale, quest’ultimo avrebbe dovuto dire qualcosa come “Stai tranquillo, sono solo sogni”, ma non ci riusciva. Era spaventato quanto il suo amico.

- La cosa che mi dà più fastidio è che… più che sogni o incubi che siano, mi sembrano ricordi di quando… ero un angelo come te… non ci ho più pensato da dopo la caduta… a che serve pensare ad una vita che è stata strappata via per sempre?

- Io…

Aziraphale voleva dire non lo so, ma avrebbe detto una bugia.

- Tu che hai letto tutti i libri di quel pervertito di Sigmund Freud… che cosa sai dirmi?- chiese Crowley giocherellando con il dito sulla sua tazza semivuota.

Aziraphale si alzò dal divano e andò alla scrivania facendo finta di mettere in ordine.

- I sogni… non sempre hanno un significato chiaro… forse dovresti bere meno vino o guidare più piano…- si sforzò di dire, ma Crowley lo sentiva poco convinto.

- Angelo… mi stai nascondendo qualcosa?- gli chiese dopo aver costretto con uno schiocco a guardarlo in faccia.

- Io? No, che dici, Crowley?

Crowley riusciva a vedere delle gocce di sudore formarsi sotto i riccioli dell’angelo. Furioso, afferrò l’angelo per il papillon.

- Porca miseria, Aziraphale! Se hai qualcosa da dirmi, fallo adesso! Non so se lo hai notato, ma in qualche modo sei coinvolto in questa storia, perciò PARLA!

Aziraphale aspettò che Crowley lo lasciasse andare e prese un respiro profondo, ignorando il suo papillon un po’ sgualcito.

- Ti ricordi quando ci siamo conosciuti in cima ai Giardini dell’Eden? Io… sapevo chi eri… perché… quando eri un angelo… tu ed io eravamo… eravamo…

L’angelo non riuscì ad aggiungere un’altra parola e abbassò il capo, ma Crowley aveva capito che cosa intendeva dire.

- Se quello che dici è vero… allora… qual’era il mio nome quando ero un angelo?

- Quello purtroppo non me lo ricordo neanche io… ero così nervoso, dovevo tenere d’occhio Adamo ed Eva e persino te e poi tu eri il serpente che li aveva tentati, mi avevi detto di chiamarti Crowly e allora avevo pensato che non era il caso di parlarti del tuo periodo… celestiale. Avresti potuto prendermi per pazzo oppure i nostri superiori ci avrebbero fatto qualcosa di brutto se ti avessi detto la verità. Cercai persino di tenerti nascosti i petali della rosa…

Aziraphale parlava sfregandosi forte le mani che ormai erano diventate rosse.

- Angelo… io non ho parlato della rosa…

Crowley aveva tralasciato questo dettaglio per mettere alla prova il suo amico. E non era pentito di averlo fatto. Almeno fino a quel momento.

Aziraphale sospirò tristemente, poi strinse la mano la mano destra, l’aprì e Crowley vide dei petali di rosa neri come pezzetti di carbone.

- Li ho conservati per tutto questo tempo in un posto sicuro che conosco solo io…

Il demone era sul punto di piangere, ma non riusciva a capire se per la felicità o per la rabbia.

- Crowley… solo uno dei tuoi incubi è un ricordo…

Non c’era bisogno di concludere la frase.

- Eravamo così felici insieme… ci amavamo… e non avevamo bisogno d’altro…- spiegò l’angelo tra le lacrime.

- Quando sei caduto… pensavo che fosse una punizione per aver vissuto un amore diverso da quello puro per Dio… mentre cercavo di tenerti stretto a me e Gabriele e Michele mi dicevano di lasciarti andare, dentro la mia testa c’erano solo due domande: perché te e non me? E perché solo te?

Aziraphale fece sparire i petali, si sedette sul divano e si coprì il viso rosso e bagnato con le mani. Crowley s’inginocchiò davanti a lui e appoggiò la fronte sulle dita dell’angelo.

- Ancora una cosa, angelo: ti ho lasciato io la mano per primo… o sei stato tu?

I forti singhiozzi di Aziraphale erano un chiaro Sono stato io.

Crowley non riuscì più a trattenere le lacrime, ma invece di alzarsi e andarsene, strinse l’angelo in un dolce abbraccio per fargli capire che non ce l’aveva con lui.

- Mi dispiace, Crowley… mi dispiace tanto… ti ho ingannato per seimila anni… sono un angelo ipocrita… capisco se adesso non vuoi più considerarmi un amico o se vuoi addirittura uccidermi…

Crowley soffocò una risata.

- Adesso non fare il melodrammatico, angelo!

Aziraphale si scoprì il viso e Crowley glielo asciugò con un fazzoletto che fece apparire.

- Ma Crowley… io… io avrei dovuto salvarti e non l’ho fatto…

Crowley mise le mani sul volto dell’angelo e lo zittì posando un pollice sulle sue labbra morbide.

- Aziraphale… solo adesso mi rendo conto che… non importa quello che è successo in passato. Non m’importa sapere come mi chiamavo quando ero un angelo, l’unica cosa che sono felice di aver scoperto è… di essere sempre stato innamorato di te. Credevo che fosse successo quando mi avevi rivelato di aver dato la tua Spada di Fuoco ad Adamo ed Eva e invece…

Crowley baciò Aziraphale sulla fronte e poi tornò a guardarlo in quegli occhi azzurri che amava tanto.

- E la cosa più bella è che… anche se ero diventato un demone, abbiamo avuto la possibilità di recuperare il nostro amore…

- Sì, è vero, ci abbiamo messo giusto seimila anni…- commentò Aziraphale e i due scoppiarono a ridere sfiorandosi le fronti a vicenda.

- … ma n’è valsa la pena.- concluse Crowley. Stava per baciare l’angelo sulle labbra, ma lui lo fermò sfiorando le sue con le dita.

- Non sai quanto questo significhi per me, Crowley… se sei davvero disposto a mettere una pietra sopra il passato… allora io non ho paura di diventare un demone!

La sua voce era sicura e anche serena, come se avesse detto principe al posto di demone.

- Ti amo, Aziraphale!- disse Crowley con un grande sorriso e baciò il suo angelo. Aziraphale rispose con dolcezza e inaspettata passione.

- Ti amo anche io!- disse a fior di labbra prima di baciare di nuovo il suo demone, attirandolo a sé per farlo sdraiare insieme a lui sul divano per essere più comodi, ma nonostante il cuore di Crowley fosse pieno di amore e passione pronti per mischiarsi con quello di Aziraphale, si staccò.

- Che cosa c’è, caro?- chiese l’angelo, preoccupato di non soddisfare il piacere del rosso demone.

- È tutto a posto, angelo, stai tranquillo… è solo che… vediamoci tra un’ora a St. James Park, alla nostra panchina. Va tutto bene, te lo giuro.

E uscì dalla libreria in fretta e furia, lasciando Aziraphale sdraiato sul divano, confuso e con il panciotto e la camicia appena sbottonati.

Un’ora dopo, l’angelo si trovò vicino alla panchina a St. James Park, dove Crowley lo stava aspettando seduto. Indossava di nuovo gli occhiali. Quando si accorse di Aziraphale si alzò e gli prese le mani.

Il sole stava tramontando e il cielo si stava colorando di un bel rosa.

- Ti fidi di me, angelo?

- Mi fido solo di te, Crowley.

- Bene, allora spalanca le ali.

Aziraphale voleva ribattere, ma aveva detto di fidarsi di Crowley, così ubbidì. Con grande gioia, notò che le sue ali erano ancora bianche. Anche il demone era felice di vederle ancora di quel colore.

- Non abbiamo bisogno di essere uguali per amarci, le cose vanno bene così, non credi, angelo mio?

- Non potrei essere più d’accordo… amore mio.

Aziraphale non sentì più la terra sotto le scarpe. Lui e Crowley stavano volando.

- Ma, caro, siamo in un luogo pubblico!

Crowley si tolse gli occhiali, li appoggiò sopra la testa e fece l’occhiolino ad Aziraphale.

- Stai tranquillo, nessuno ci darà fastidio. Puoi farmi rivedere i petali, per favore?

Aziraphale strinse di nuovo la mano destra. Appena l’aprì, Crowley coprì i petali neri con la sua mano sinistra e quando la sollevò… Aziraphale ammirò una bellissima rosa rossa senza spine.

- È… è bellissima.

- Direi che il nostro amore ha avuto abbastanza spine da sopportare.

I due strinsero insieme la rosa guardandosi negli occhi e si baciarono fino a quando l’aria fredda della sera li accarezzò sulle ali.

- Ti va di continuare in un posto più caldo?- propose Aziraphale appena rimisero piede a terra.

- Volentieri…

Come misero piede in casa di Crowley, i due si spogliarono in fretta e furia e fecero l’amore in ogni singola stanza, persino in quella delle piante, mettendo tutto sottosopra. Grazie alla natura serpentina di Crowley, i due si diedero alla pazza gioia persino sui soffitti. Nessuno dei due aveva paura di cadere o di essere un peso – almeno uno dei due – l’uno per l’altro. Quando si sentirono stanchi, si accorsero di aver ridotto il letto a brandelli e di aver sparso piume in tutta la stanza. Dopo essersi fatti una risata con il fiatone, schioccarono le dita e il letto tornò com’era prima, pulito e in ordine e loro due si abbracciarono.

- Aziraphale…

- Sì, Crowley?

- Te l’ho già detto che ti amo?

- Dimmelo tutte le volte che vuoi.

- Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo…

Aziraphale sorrise e baciò di nuovo Crowley. Mentre facevano di nuovo l’amore, in mezzo al tavolo in salotto, dentro un piccolo vaso nero c’era la rosa rossa. I suoi petali non sarebbero mai appassiti, come il forte sentimento che legava da prima della notte dei tempi l’angelo e il demone più felici dell’Universo. Avevano dimostrato a se stessi di essere capaci di resistere sia al Paradiso che all’Inferno per tenere vivo il loro amore per l’eternità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allora, che ne dite? Troppo melensa forse? Spero di no, non vorrei rammollirmi troppo. Sarò anche una romanticona, ma troppo zucchero fa male persino nelle storie!

Beh, alla prossima storia, già quasi pronta!

  
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