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Autore: MireaAzul    01/10/2019    4 recensioni
«Cioè, non ci siete mai andati?!» domandò loro un sorpreso Brian. «Ragazzi, è scandaloso. Insomma, siete la coppia gay per eccellenza, è impossibile che non ne abbiate manco mai sentito parlare!»
Eppure era proprio vero.
L’angelo Aziraphale e il demone Crowley, nonostante fossero una coppia di uomini felicemente sposata da anni, non avevano mai partecipato ad un Pride.
«Veramente io mi considero un bisessuale disinvolto.» lo corresse pigramente il rosso.
«Non fa molta differenza; i Pride includono qualsiasi orientamento sessuale, compresa la bisessualità.» lo informò Wensleydale.
«Noi ci andremo, mi sembra ovvio.» aveva affermato Pepper. «Si possono, anzi… Si devono sostenere certe battaglie, anche se non ti riguardano in prima persona!»
____________________________________________________________
Crowley e Aziraphale al loro primo Pride.
Cosa potrà mai andare storto?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Young, Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Warlock Dowling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola Intro
Rieccoci, popolo di EFP!
Scusate il ritardo nell'aggiornare questa storia, ma sono stata satura di lavoro fino a ieri e ogni sera tornavo a casa con la testa che mi scoppiava. Finalmente ora ho un po' di pace. voglio andare in ferie sob
Mi sono divertita moltissimo nello scrivere questo capitolo, e ho introdotto un nuovo personaggio che spero adorerete quanto lo sto adorando io!
Ho dato spazio sia alla nostra coppietta ineffabile che ai ragazzi, spero di esserci riuscita bene.
Come sempre, vi chiedo gentilmente di farmi sapere cosa ne pensate, e se avete critiche/suggerimenti a me fa solo che piacere!
Buona lettura.

 





A quelle parole, Aziraphale iniziò a torturarsi nervoso i pollici. «S-sei tu che pensi sempre a doppi sensi!» esclamò, riprendendo il marito come ormai faceva da secoli. Eppure il suo sguardo incerto e le guance arrossate comunicavano che, in fondo, Crowley non aveva tutti i torti.

Insomma, era un angelo e sapeva meglio di chiunque altro che gli umani manifestavano il loro amore in modi disparati. Non solo gli umani; pure lui e il demone avevano due maniere d’amare totalmente differenti.

E lui non aveva mai visto Adam innamorato, quindi quello poteva essere una reazione normale. Per quanto si potesse definire “normale” il comportamento che stava avendo il ragazzo.

Sapeva anche bene che Crowley era in grado di scrutarlo nell’anima e che gli stesse leggendo in faccia tutti quei pensieri. «So che sai che ho ragione.»

Aziraphale avvampò nell’immaginare Adam e Warlock, i suoi dolci bambini, fare l’amore.

Come crescono in fretta gli umani.

Continuavano a bisbigliare tra loro, attenti a non farsi sentire dagli altri.

«Supponiamo che sia vero… Che si fa?»

Crowley lo guardò interrogativo. «Che intendi dire?»

«Non lo so nemmeno io...» sospirò pesantemente. Nonostante la sua natura di puro amore, era una frana totale nelle questioni di cuore. Ne era testimone il suo flirt millenario col serpente del peccato. Ci aveva impiegato un’eternità a fare chiarezza con i propri sentimenti, figurarsi aiutare qualcun altro su questo campo.

«Noi non dobbiamo fare proprio niente, angelo. Come hai detto tu prima, sono ragazzi. Lascia che se la sbrighino da soli.»

Aziraphale annuì e la tensione si sciolse. Era in momenti come quelli che si rendeva conto di aver scelto bene quando aveva deciso di sposare quel demone.

Si fece sfuggire una risatina, che Crowley intercettò subito.

Prima che potesse chiedergli qualcosa, l’angelo intrecciò le proprie dita con le sue. «Stavo pensando che siamo proprio buffi. Tu ti sei preoccupato per Warlock e volevi dargli una mano, e adesso io l’ho fatto con Adam. Per quegli attimi siamo quasi sembrati… due paparini.»

Si aspettava che Crowley rispondesse con un brontolio o una frase delle sue, come ad esempio “paparino sarai tu”, e fu sorpreso nel vedere che invece questo sorrise e ricambiò la stretta. «Già.» disse soltanto, ma ad Aziraphale bastò per illuminarsi.

Gli tornò alla mente il pensiero bizzarro che già lo aveva tormentato quella stessa mattina. Era il caso di parlarne col marito...? 

«Ragazzi, c’è il chiosco delle frittelle zuccherate! Vi fermate con noi a prenderne una?» urlò loro in domanda Pepper.

Aziraphale era così luminoso da far invidia al sole.

«Certo, arriviamo subito!» e come un bambino a cui hanno appena promesso in regalo delle caramelle, quasi saltellò verso i dolci agognati.

Non era un mistero per nessuno che l’angelo avesse una vera e propria passione per il cibo. Questo mistero era malcelato anche a causa delle sue rotondità, delle quali aveva smesso di curarsi tempo addietro.

Erano finiti da un pezzo i tempi in cui camminava al fianco di Crowley vergognandosi del proprio aspetto, chiedendosi come facesse una creatura così bella ad amare uno come lui.

Aveva imparato ad amarsi così com’era, proprio come veniva amato dal marito.

«Anche per me una frittella, grazie!» disse quando fu il suo turno.

Attese paziente, chiacchierando con il resto del gruppo, e quando la ragazza del chiosco richiamò la sua attenzione si ritrovò tra le mani una frittella in più.

«Ehm… mi scusi!» cercò di richiamare l’attenzione della ragazza, che nel frattempo aveva iniziato a friggerne altre.

«Che succede, zuccherino?» Questa lo guardava da sopra la spalla, sorridendo ammiccante.

Aziraphale constatò che aveva le lentiggini e i capelli rossi molto simili a quelli di Crowley, anche se a differenza del demone li portava di media lunghezza e ricci. Quando si girò completamente verso di lui, si accorse che il fisico era però rotondo e paffuto, proprio come il suo. Sul naso portava un paio di occhiali da vista tondi dalla montatura nera, e dietro ad essi si celavano due occhioni nocciola dalle pagliuzze verde muschio.

«Volevo chieder- ehm… come mi ha chiamato?» si sentì il viso bollente nel metabolizzare la parola “zuccherino”.

Questa ridacchiò, senza rispondere.

«C-comunque...» tossì, cercando di darsi un contegno e di non fare la figura dell’idiota. «Temo che abbia commesso un errore; lei mi ha dato due frittelle, ma io non avevo chiesta solo una.»

«Oh, nessun errore, zuccherino. Ho solo pensato che avresti gradito.» fece scorrere gli occhi lungo tutte le curve di Aziraphale, soffermandosi maliziosa sulle cosce piene e sulle maniglie dell’amore. «Offre la casa.» e gli fece l’occhiolino.

Aziraphale era come paralizzato. Escludendo il marito, non riusciva a ricordare qualcun altro che ci avesse mai provato così spudoratamente con lui. Non aveva idea di come comportarsi. Ringraziare e poi andarsene, come se non fosse successo nulla? Dirle che non era per niente interessato, rischiando di offenderla?

Per fortuna intervenne Crowley, che gli cinse le spalle con un braccio e, fingendo una calma che non gli apparteneva, guardava la ragazza da sotto le lenti scure.

«Mi spiace, ma questo zuccherino è già preso.» e alzò la mano per mostrare l’anello al dito.

L’angelo si agitò a disagio, convinto che la ragazza avrebbe chiesto scusa, che non voleva sembrare inopportuna, che non avrebbe mai potuto immaginare…

Sorprese entrambi quando un perverso lampo le attraversò gli occhi.

«E che problema c’è? Puoi unirti anche tu, se vuoi.»

Aziraphale quasi cadde per terra da quanto era scandalizzato.

Frattanto, i Quelli e Warlock si erano messi in disparte e mangiavano in silenzio le loro frittelle, beandosi di quella situazione ai limiti dell’assurdo.

La gelosia glaciale di Crowley fece spazio ad un sorriso gigantesco. «Ma non mi dire, sei poliamorosa! Erano anni che non ne incontravo uno!»

«Hey, zietto, datti una calmata. Mica sono un esemplare di specie protetta.» rispose lei seccamente, riprendendo a girare gli impasti nell’olio da frittura.

Le gote del demone assunsero un tono di colore decisamente più scuro.

Guardava quella ragazza tutte curve con rinnovato interesse, e fu il turno di Aziraphale di essere geloso. La prima volta che aveva assunto la propria forma femminile, Crowley gli aveva confessato che i fisici come quello erano i suoi preferiti.

«Scusa, mi sono lasciato trasportare dall’emozione. Come stavo dicendo, erano anni che non incontravo un poliamoroso. Almeno dagli anni ‘80.»

«Anni ‘80? Li porti bene i tuoi anni.» gli sorrise lei.

«Diciamo di sì.» rispose ridendo Crowley. Questo si era appoggiato coi gomiti sul ripiano del chioschetto e non le staccava gli occhi di dosso.

Aziraphale si sentì il sangue ribollire.

Quando consegnò ad altri clienti un’abbondante porzione di frittelle calde, la ragazza si rivolse di nuovo a loro. «Mi chiamo Nicole, comunque.»

«Io sono Cr-Anthony! E questo è mio marito Arthur.»

L’angelo, ancora inacidito, le rivolse un secco cenno del capo. Non gli piaceva fare la figura del maleducato, ma gli piaceva ancor meno la piega che stava prendendo quella conversazione. E poi cosa significava poliamorosa? Da come ne parlava Crowley e a quel suo riferimento agli anni ‘80 - anni nei quali il demone si era lasciato trasportare ad abusi di alcool e sesso sfrenato con sconosciuti - non gli piaceva affatto.

Anche se aveva assunto un’espressione dura e tagliente, Nicole guardò Aziraphale ancora con sguardo ammiccante.

«Piacere di conoscervi, Anthony e Arthur.» Immerse dei nuovi impasti nell’olio. «Mi fa sempre piacere vedere delle coppie come voi ai Pride.»

«Perché speri di finirci a letto?» le chiese a bruciapelo Crowley, beccandosi un’occhiata scandalizzata.

«C-caro! Ti sembrano cose da chiedere ad una signorina?!»

Ma lei stava ridacchiando. «Sei proprio un gay d’altri tempi, Arthur.» Si rivolse a Crowley. «Solo perché sono poliamorosa non vuol dire che mi scoperei qualsiasi persona che incontro. Ho anche io dei gusti e delle preferenze.» Guardò di nuovo Aziraphale con la coda dell’occhio. «No, ne sono contenta perché tutti sono convinti che i Pride siano cose solo per ragazzini, ed è bello che anche degli uomini adulti e sposati partecipino.»

Una volta capito che quella ragazza rappresentava l’occasione di fare una nuova amicizia, i Quelli e Warlock si avvicinarono.

«Siamo stati noi a convincerli a venire!» esclamò orgoglioso Brian.

Nicole gli rivolse un gran sorriso. «E voi siete i nipoti? Loro due sono i vostri zii?»

Beh, si potrebbe dire in un certo senso di sì, pensò Aziraphale.

Infatti i Quelli si scambiarono delle occhiate divertite ed annuirono.

«Anthony era la mia tata, quando ero bambino. Quindi per me è come se fosse un fratello maggiore… o un padre.» le rispose Warlock.

L’angelo vide che a quelle parole Crowley si irrigidì, nello sforzo di non commuoversi e scoppiare a piangere.

«Siete un bel gruppetto, insomma.» constatò Nicole, zuccherando le frittelle e consegnandole ad altri clienti. «Ed è così che hai conosciuto il tuo ragazzo? Tramite Anthony?»

Calò l’imbarazzo generale.

«Il mio ragazzo?» chiese Warlock confuso.

«Sì, il tuo ragazzo.» e indicò Adam con un cenno.

Warlock e Adam si girarono l’uno verso l’altro, per poi distogliere veloci gli occhi, rossi come peperoni.

«Ahhh, ho capito, ho capito.» eppure non disse cosa aveva capito, tornando a dedicarsi al suo lavoro con espressione enigmatica.

La tensione che aveva percepito Aziraphale nei suoi confronti all’inizio si stava dissolvendo. Il suo istinto gli diceva che quella ragazza non rappresentava un pericolo, che era mossa da buone intenzioni. Per di più, pareva proprio una tipa in gamba e forse gli sarebbe stata utile per chiarire quei sentimenti che i suoi giovani amici provavano sempre più chiaramente l’uno per l’altro.

Decise di darle una possibilità.

«Lavorerà tutto il giorno, signorina? Ci sarebbe piaciuto invitarla ad unirsi a noi, nel caso si fosse liberata prima della fine della giornata.»

I sorrisi del resto dei presenti comunicavano che tutti concordavano con la sua richiesta.

«Oh sì, sarebbe stupendo! Ma dammi del tu, per favore.» sorrise allusiva. «In pausa pranzo dovrebbe arrivare mio fratello a darmi il cambio e avevo già intenzione di farmi un giretto qui in giro nel pomeriggio.» tirò fuori dalla tasca uno smartphone e lo porse a Brian, che era il più vicino. «Scrivici il tuo numero, così quando sono libera vi scrivo e vi raggiungo.»

Brian fece come richiesto, non senza un’espressione sorniona sul volto. «Ecco fatto.» e le ridiede il telefono.

«Allora ci vediamo dopo, ragazzi.» li salutò con un gran sorriso. Posò gli occhi su ognuno di loro, e quando si posarono su Aziraphale esitarono pochi secondi. Dopodiché riprese a lavorare, fischiettando.

Tutti e sette ripresero a camminare in mezzo alla folla, chiacchierando animatamente sulla loro nuova conoscenza.

«A me ha dato l’impressione di essere una ragazza sveglia.» disse Wensleydale.

«Pure a me.» confermò Pepper. «Lo spirito dei Pride è anche questo; stringere nuove amicizie per abbattere i pregiudizi.»

«Esatto. E poi è troppo divertente vedere Aziraphale geloso.»

Pepper, Wensleydale e Brian si girarono a guardarli, ridacchiando. Adam e Warlock invece sembravano troppo presi a fissarsi le punte delle scarpe.

«I-io non ero geloso!» esclamò indignato, gonfiando le guance e facendo ridere ancor di più i ragazzi. «Crowley lo era, quando mi ha appoggiato il braccio sulle spalle!»

«Vero.» ammise il demone, tranquillo. «Ma concordo con Wensleydale, Nicole mi sembra sveglia. E poi è poliamorosa! Sono troppo uno spasso le persone poliamorose, l’avevo già capito anni fa e lei me l’ha confermato.»

«Mi vuoi spiegare che significa quella parola? Poliamorosa? Non fai altro che ripeterla.»

Pepper rischiò di rompersi una costola nel cercare di trattenere le risate.

«Crowley ha stra ragione quando dice che sei un tontolone. Sei su questa terra da millenni e non sai che significa?» lo schernì Brian.

Alchè, Aziraphale gonfiò il petto. «Si dà il caso che io sia un angelo. Un principato, ad essere precisi! E non è compito di un angelo istruirsi su certi termini i quali, sono sicuro, siano nati dalla mente peccatrice di diavoli tentatori!»

«Disse l’angelo che un demone peccatore se l’è pure sposato.» bisbigliò Brian agli altri, ormai alle lacrime.

Aziraphale divenne violaceo, colpito esattamente sul proprio tallone d’Achille.

Crowley lo strinse a sé, cingendogli la vita. «Te lo spiego subito, che significa...» e gli sussurrò qualcosa all’orecchio.

«Quindi vuol dire che...»

«Sssssììì...»

«E loro fanno...»

«Esssssatto...»

«E Nicole ci ha...»

«Proprio cossssìì...»*

Gli altri si stavano scompisciando nel vedere il buffo contrasto che creavano i suoi riccioli platino con la pelle ormai diventata di un indescrivibile sfumatura cremisi.

Anche Crowley trovava il tutto a dir poco esilarante. «Suvvia, angelo. Scommetto che anche tu l’hai trovata simpatica. E poi sei proprio l’ultimo che può giudicarla.»

«Non la sto affatto giudicando! Io sono solo… Colto alla sprovvista, ecco!»

Perché, nonostante fosse sposato con il serpente demoniaco che gettò la razza umana tra le braccia dei peccati capitali, Aziraphale ancora doveva abituarsi a tutta quella lussuria.

Molto probabilmente non se ne sarebbe mai abituato.

«E poi, ci ha visto lungo con quei due.» gli bisbigliò Crowley, guardando i giovani che ancora non avevano proferito parola.

In modo assolutamente discreto e per niente da ficcanaso, tutti i presenti a quelle parole si girarono verso i due.

Che se ne accorsero subito.

«Cosa c’è?» chiese agitato Adam, il rossore sul volto non ancora del tutto sparito.

Il ghigno di Crowley si era allargato preoccupantemente, e Aziraphale sapeva benissimo cosa significava; aveva davanti agli occhi una bella tentazione succulenta. Tra quei pensieri nessuno si accorse che Pepper stava chiacchierando con un gruppo di persone lì vicino e che era riuscita a racimolare delle bandiere e dei gadget in tema con la parata.

«Tenete, ragazzi. Dobbiamo essere ben addobbati anche noi! Così siamo troppo anonimi, non va bene.»

Porse ad Adam e Warlock due aste alle quali erano appese delle bandiere arcobaleno, riempì i colli di Brian, Wensleydale e Aziraphale di colorate ghirlande hawaiane, e quando si volse verso il demone i suoi occhi scuri erano brillanti.

«Ti prego, posso sbizzarrirmi?»

Non aveva bisogno di spiegare.

«Sono tutto tuo.» rispose lui divertito.

Lo fece sedere sul bordo del marciapiede e tirò fuori dal proprio zainetto rossetti, mascara, eyeliner, così tanti trucchi da sembrare una make-up artist, e iniziò a truccarlo.

Aziraphale la guardava all’opera, curioso. Crowley aveva da sempre un’inclinazione femminile su molti aspetti, che andava ben oltre il suo solito smalto nero.

«Ta-da!» esclamò Pepper soddisfatta, una volta finito il proprio operato.

Le labbra sottili di Crowley erano incurvate all’insù e ricoperte di un rossetto viola intenso; sulle palpebre una sottile linea di eyeliner donava ai suoi occhi un’aria di intrigo e mistero; le ciglia erano innaturalmente lunghe e tonde; su ogni guancia erano presenti tre linee di rossetto, una striscia magenta, una viola e una ciano.

Il demone si ammirò allo specchio, consapevole di quanto gli donasse tutto ciò. «Cosa rappresentano queste linee?»

«Sono i colori della bisexual flag. Ti risalterebbero il giallo gli occhi, se non li coprissi.» gli spiegò Pepper felice.

Aziraphale colse al volo il suggerimento della ragazza, e fece una delle cose che più adorava al mondo; si avvicinò al marito e gli sfilò delicato gli occhiali da sole.

«Cosa stai facendo?!» gli chiese nel panico Crowley, cercando di rubarglieli dalle mani, senza successo.

«Stai tranquillo, caro. In mezzo a tutte queste persone vestite in modo così bizzarro, tutte prese a festeggiare le diversità, nessuno farà caso ai tuoi incantevoli occhi.» gli rispose Aziraphale, in quel suo tono dolce e allo stesso tempo fermo, che non ammette obiezioni. Si infilò in tasca gli occhiali. «Te li ridarò questa sera, va bene?»

Crowley avrebbe voluto dare l’idea di essere molto infastidito dalla cosa, che gli altri capissero che nemmeno suo marito poteva permettersi di dirgli cosa poteva o non poteva indossare, ma non ci riuscì. «Ok.» borbottò appena, lasciandosi sfuggire un sorriso sghembo.

Anche Warlock sorrideva. «Stai benissimo, tata. Erano anni che non ti vedevo col rossetto.»

«Ah, quindi il gatto non ti ha mangiato la lingua! Sai ancora parlare!» lo punzecchiò il demone, facendolo imbarazzare. «Beh, io direi che è ora di andare. Devo o non devo sfoggiare il mio fantastico nuovo look?» e si alzò.

«Giusto! Dai ragazzi, facciamoci sentire!» esclamò un entusiasta Brian, prendendo sotto braccio Wensleydale e Pepper, incamminandosi di nuovo verso gli enormi e coloratissimi carri che sfilavano lenti in mezzo alla strada.

Ridevano tutti insieme, come mai avevano fatto da quando si conoscevano. Aziraphale e Crowley non si erano mai beati della compagnia umana, beh sì lo avevano fatto, ma non… così. Era difficile per degli esseri immortali assistere impotenti alla morte, ed entrambi si erano ben visti dall’affezionarsi in tal modo a qualcuno che non fosse una creatura angelica o demoniaca. Crowley ricordava bene il dolore che aveva patito alla morte di Freddie Mercury, quel dolore lancinante che fa sentire una persona in lutto e impotente.

Eppure non ci potevano fare niente, volevano bene ad ognuno di loro, e avrebbero fatto di tutto per proteggerli, per aiutarli, per essere ciò che più si avvicina ad un vero e proprio padrino.

Erano talmente ubriachi di quella spensieratezza quasi fiabesca, dal non rendersi conto di ciò che stava accadendo dietro di loro.

 

*******************************

 

Warlock aveva trovato carino Adam sin dal primo momento che l’aveva visto. Molto, molto carino. Insomma, aveva un vero debole per gli occhi azzurri, un’altra cosa che aveva in comune con la sua tata.

E quando aveva capito che pure lui era omosessuale, aveva sentito le farfalle nello stomaco. Raramente gli andava bene, sotto questo punto di vista.

Ma le piccole illusioni che si era creato in quei pochi istanti erano state subito smorzate. Sembrava proprio che l’altro non avesse la minima intenzione di interagire con lui, lo ignorava spudoratamente.

Durante la prima parte della giornata la cosa lo aveva fatto sentire in difetto, per fortuna era molto bravo a nascondere quel tipo di sentimenti negativi, ed era riuscito comunque a stringere amicizia con tutti gli altri.

Si stava quasi rassegnando al fatto che con il bel ragazzo dai capelli color del miele non ci fosse speranza, finché quella strana ragazza non se n’era uscita con una domanda ancor più strana.

«Ed è così che hai conosciuto il tuo ragazzo?»

Warlock non voleva crederci. Credeva veramente che Adam fosse il suo fidanzato? Da dove aveva tirato fuori un’idea così tanto assurda? Adam non lo sopportava, ormai era chiaro a chiunque.

Warlock si era voltato verso di lui, curioso di vedere la sua reazione a quelle parole, visto che personalmente ne era solo confuso.

Si sentì un uragano di farfalle nello stomaco quando si rese conto che Adam era… arrossito?

Senza neanche farlo apposta, entrambi avevano distolto lo sguardo nello stesso identico istante, cosa che lo mandò ancor più in confusione. Che significava tutto ciò? Come doveva interpretare quel suo comportamento?

Aveva continuato a porgersi quesiti del genere mentre tutti gli altri avevano ripreso a camminare, come se nulla fosse. Senza accorgersi che pure Adam stava facendo lo stesso.

Era stato interrotto solo dalla tata, truccata di tutto punto da Pepper, che gli aveva fatto nascere sulle labbra uno spontaneo sorriso pregno di nostalgia. Come sempre, era la migliore a punzecchiarlo e rimetterlo al proprio posto.

Però… L’affermazione di Nicole continuava a ronzargli nella mente. Quando tutti si furono allontanati, prese una boccata di coraggio ed osò fare il primo passo.

«Ti stai divertendo?» chiese timido ad Adam.

Come si aspettava, non ricevette risposta. Il ragazzo sembrava ben intenzionato ad ignorarlo come se non esistesse, ma anche Warlock poteva essere testardo quando voleva.

«Io sì, tantissimo. Sono felice che la tata mi abbia chiesto di venire.»

«Si chiama Crowley.»

Sgranò gli occhi per la sorpresa. «Lo so! Ma...»

«Allora perché ti ostini a chiamarlo così?» Le parole di Adam suonavano come unghie sulla lavagna.

«Perché è stato la mia tata, l’ho conosciuto con questo nome e...»

«Ma ora non lo è più. Quindi smettila.»

Warlock stava iniziando ad infiammarsi. Nessuno poteva dirgli come poteva o non poteva chiamare la sua tata. «Pensi che io sia scemo? Che non mi sono accorto che Crowley non è più la mia tata da secoli? Ma finché a lui non darà fastidio, lo chiamerò come voglio. Ok?!»

Percepiva gli occhi di tutti su di sé, ma non avevano importanza. La tata Ashtoreth e fratello Francis erano stati i suoi unici amici e mentori per anni. Nessuno doveva osare mettere dito su come viveva ancora oggi il loro rapporto.

«Sì.» rispose seccamente Adam.

«… Sì, cosa?»

«Sì, penso che tu sia scemo.»

Senza rendersene conto, Warlock gli afferrò bruscamente la spalla e lo fece voltare. «Adesso basta! Si può sapere che ti ho fatto? Ti comporti come uno stronzo da tutta la mattina!»

Riusciva a sentire gli altri ragazzi chiamarli, intimandogli di calmarsi, ma né lui né Adam fecero loro caso. I loro sguardi erano incatenati, limpido azzurro con burrascoso celeste.

Gli afferrò anche l’altra spalla e le strinse entrambe con le unghie, sentendo l’altro gemere di dolore sotto la sua presa. Non riuscì a controllarsi, arrossì violentemente. Non gli era mai successo di sentire un ragazzo talmente bello sospirare in quel modo tra le sue mani.

«Allora? Mi vuoi rispondere?!» tentò di chiedere feroce, ma la domanda risultò incrinata dall’emozione nel ripensare ancora ai gemiti dell’altro.

E senza rendersene conto, Warlock Dowling si ritrovò le labbra di Adam Young sulle proprie.






















 

*Per chi non lo sapesse, i poliamorosi sono persone che vivono l’amore abbattendo le mura della monogamia. In poche parole, ammettono la possibilità di avere più relazioni (sessuali e/o amorose) contemporaneamente, nel pieno consenso di tutti i partner coinvolti.

Detto questo... sì, Nicole ha praticamente proposto a Crowley ed Aziraphale di fare sesso a tre. L’idea mi fa morire dal ridere, che problemi ho?

  
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