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Autore: LadyPalma    04/10/2019    3 recensioni
Prima classificata al contest "My beloved villain" indetto da Dark Sider sul forum di EFP
What-if a partire dalla 3x03. Melisandre sta per lasciare Roccia del drago per cercare Gendry, dato che Stannis non ha abbastanza fuochi per generare un'ombra. Ma se Stannis la convincesse a restare, con la proposta di generare un'ombra con qualcun altro? E se qualcun altro fosse il Cavaliere delle cipolle? Dimenticate la morte di Joffrey al banchetto nuziale, in questa storia avverrà in un modo un po' più cruento...
[Davos/Melisandre]
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Stannis Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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3.

La sacerdotessa era riuscita a convincere il cavaliere delle cipolle a prendere parte ad un’azione efferata. E non una volta sola. Nuove croci improvvisate avevano ucciso orrendamente altri nemici di Stannis e per ogni omicidio era stata avvistata la stessa dannata ombra. Tutte quelle morti erano state ordinate dal re di Roccia del drago, ma ancora una volta eseguite dai suoi due più fedeli servitori. Nonostante il disgusto iniziale e il peso dei rimorsi, Davos non si era mai di fatto sottratto a quel ruolo e quei pochi tentativi di protesta non erano mai stati tali da non poter essere zittiti da un bacio di Melisandre. Curiosamente ogni rimorso che aveva lo spingeva di più verso di lei che era anche l’unica a poter condividere il peso della colpa e a tentare di dargli un senso.
Come spiegare quell’improvvisa dipendenza dalla donna che più di tutte aveva detestato? Forse, semplicemente con il fatto che era ormai un uomo finito. Aveva perso sua moglie e suo figlio, il suo re diventava ogni giorno sempre più chiuso e sordo a qualsiasi consiglio, e non aveva alcuna prospettiva per il futuro. Tutto ciò che gli rimaneva, in fondo, erano le notti con quella strega ammaliatrice. Perché, lui lo riconosceva, era riuscita alla fine ad ammaliare anche lui. Spesso finivano a letto insieme non solo per generare ombre e il più delle volte era solamente per dormire l’uno accanto all’altra. A discolpa di Davos si poteva dire che non si era lasciato ingannare solo da un bel corpo. No, era accaduto qualcosa di molto più pericoloso: si era lasciato irretire dalle parole e, proprio come lei aveva detto, dalla verità che aveva da svelargli. Ascoltandola quella prima notte e stringendola ogni notte successiva, era arrivato a comprenderla e, perfino, ad amarla. Così aveva continuato a contribuire a quegli omicidi a distanza, conferendo la propria forma all’evanescente assassino, lasciandosi come unico margine di controllo la facoltà di porre il veto di fronte ad alcune morti.
Tywin Lannister, sì.
Tommen Baratheon, no.
Balon Greyjoy, sì.
Euron Greyjoy, sì.
Yara Greyjoy, no.
Tuttavia, le vite risparmiate non erano sufficienti a liberarlo dal senso di colpa per aver provocato la morte degli altri, per quanto orribili e spietati fossero. Anzi, quello spiraglio di scelta lo faceva sentire persino peggio, perché gli dava quasi l’impressione di essere un giudice che decideva sugli uomini senza averne alcun titolo. Lui, che agli dei non aveva mai creduto, ora serviva indirettamente il Signore della Luce e materialmente si poneva perfino più in alto di lui. Se tutto quel male stava corrompendo a poco a poco la sua anima, aveva lasciato del tutto intatta la sua capacità di giudizio. Faceva il male e lo vedeva: aveva solo capito che non c’era modo di fermarsi e che forse non ne valeva neanche la pena. E se davvero tutto quel male serviva per arrivare a far trionfare un bene maggiore? Non lo credeva, non ci riusciva proprio, però gli sarebbe piaciuto svegliarsi una mattina e credere ciecamente a tutte le fandonie del Signore della Luce.
Ecco perché, quando venne a conoscenza degli ultimi piani di Stannis suggeriti proprio dalla sacerdotessa, si sentì non tanto arrabbiato, ma più che altro deluso e tradito. Si stavano preparando alla battaglia contro l’esercito di Roose Bolton ed erano dislocati in un ampio accampamento. Davos entrò nella tenda di Melisandre come una furia, la neve che cadeva dalle sue spalle ad ogni brusco passo in più verso di lei. Era estate, ancora per poco, ma al nord non smetteva mai di nevicare.
“Sei stata tu!” tuonò con indignazione. “Sei stata tu a dire a Stannis di bruciare sua figlia come sacrificio al tuo folle dio! Shireen è dolce e buona, io la amo come una figlia e tu… Tu…”. Lasciò in sospeso la frase, gli occhi erano inevitabilmente lucidi al pensiero di quello che era in procinto di accadere.
La Donna Rossa gli dava le spalle e aveva lo sguardo fisso nelle fiamme di un braciere, ma si voltò immediatamente nel sentire quell’accusa. “Sì, è vero, mi ha chiesto quale fosse un modo per assicurarsi la vittoria e io gliel’ho detto” ammise con calma. “Ma non lo farò” aggiunse poi dopo una breve pausa. “Vorrei poter dire che lo sto facendo perché la principessa non merita di morire o anche solo perché tu le vuoi bene, ma non sarebbe la verità. Ucciderei perfino te se il fuoco me lo ordinasse”.
Uno strano sorriso era comparso sul volto della donna, reso ancora più inquietante dal riflesso delle fiamme che ora erano dietro di lei. Aveva ammesso di non avere scrupoli e di non fare alcuna differenza tra ciò che era giusto e sbagliato, tra ciò che le era caro e ciò che le era indifferente. Eppure, Davos sentì quella rabbia accumulata improvvisamente scemare. La parola perfino che lei aveva pronunciato gli rimbombava nelle orecchie; aveva appena detto che lo avrebbe ucciso senza problemi, ma ne aveva parlato come di una situazione limite, anzi della situazione limite per eccellenza. Avrebbe messo sempre prima se stessa e la sua missione, il cavaliere lo sapeva, eppure l’idea che proprio lui potesse costituire per lei un motivo di dubbio in qualche modo lo emozionava. SI trattava della prova che anche lei durante quelle notti si era affezionata, una prova di cui lui non sapeva di avere bisogno.
“Vuoi fargli cambiare idea allora?” domandò in tono pratico, riponendo quella nuova scoperta nella sua mente per affrontarla in un secondo momento. “Devi farlo, perché Shireen non può morire! Io non lo permetterò! Stannis sta diventando pazzo, non è più il re che avrei seguito ovunque… È fanatico, folle, spietato e…”
“E non è il principe che fu promesso” lo interruppe Melisandre, secca. “Mi dispiace averlo portato a credere alla sua onnipotenza, ma ci ho creduto io stessa fino a poco fa. In parte l’ho reso io l’uomo che è ora… Invece è stato tutto per niente, era solo una grande bugia”.
Davos aggrottò le sopracciglia, fissandola senza capire. “Che cosa significa che non è lui il tuo principe?”
“Che le fiamme mentivano o che io ho interpretato male i segni. Ma ora ho visto tutto chiaro: ho visto il volto del vero principe, il principe che trionferà sulle tenebre e sulla morte, e non è Stannis Baratheon” spiegò, con voce sicura. Si voltò leggermente e con un gesto indicò il suo letto dove era depositata una stoffa rossa chiusa a formare una specie di fagotto. “Devo partire, il prima possibile. Ho finito di servire Stannis. Mi dispiace solo di non poter salvare la tua bambina, non posso fare nulla per intervenire… Se ha deciso di bruciarla, lo farà comunque e non ci metterà troppo a trovare qualche altro falso sacerdote che gli dirà ciò che vorrà sentirsi dire”.
Davos apparve per la prima volta davvero spaventato. Con poche parole, la donna gli aveva appena anticipato due perdite che forse non sarebbe stato in grado di sopportare. Teneva solo a due persone al mondo ormai: una intrinsecamente innocente e una irrimediabilmente colpevole; la differenza non aveva importanza però, perché ora le avrebbe perse entrambe. Questo, per lo meno, se non avesse fatto nulla per impedirlo.
“In realtà c’è qualcosa che puoi fare, che possiamo fare insieme” disse, sottovoce, quasi timoroso egli stesso dell’idea che aveva attraversato la sua mente. “Dobbiamo generare un’altra ombra”.
La sacerdotessa non rispose per diversi secondi, incredula per quella proposta che mai avrebbe pensato potesse uscire dalle labbra del cavaliere. “Chi vuoi uccidere?” domandò semplicemente, anche se credeva già di conoscere la risposta.
Davos esitò solo per un attimo. Il suo volto era una maschera di sofferenza e cupa rassegnazione, ma la sua voce risultò chiara e decisa nel pronunciare quell’unica parola che sapeva sarebbe stata una sentenza di morte.
Stannis”.
Questa volta Melisandre non tentò neppure di nascondere la sua sorpresa, fissandolo con gli occhi spalancati. Ricordava la notte in cui aveva dovuto convincerlo a commettere il primo omicidio e non credeva sarebbe mai arrivato il giorno in cui i ruoli si sarebbero invertiti: adesso era lui, infatti, a chiedere a lei di usare la magia per uccidere. E lei era pronta a farlo, lo avrebbe fatto, per la prima volta non per seguire gli ordini del suo dio ma per rispondere alla volontà dell’uomo di cui aveva finito per innamorarsi. Le venne da ridacchiare senza riuscire a trattenersi, e fece qualcosa di perfino più assurdo: si mise a piangere. Era assurdo, ma per qualche strana e deviata ragione, quel nuovo insperato livello di complicità tra loro la commuoveva.
“Oh, sai Davos, quando dicevo che ti ammiravo dicevo sul serio. Ma mai, mai, ti ho ammirato come in questo istante” gli disse, prendendo dolcemente il suo viso tra le mani e stampandogli un bacio sulle labbra.
Fecero l’amore in quella tenda e in quel momento, per la prima volta senza sensi di colpa.
Entrambi avevano la coscienza a posto al pensiero della nuova croce che sarebbe stata ritrovata il giorno dopo.

 
**

Chissà che faccia aveva fatto Stannis nel vedere l’ombra con il volto del suo primo cavaliere? Questo si chiese Davos mentre in fretta e furia partiva al galoppo sul suo cavallo dopo l’annuncio della morte del re, ma era una domanda su cui non indugiò troppo a lungo. Mentre l’accampamento Baratheon era allo sbaraglio e l’esercito dei Bolton si avvicinava sempre più, tre figure si allontanavano senza dare nell’occhio puntando verso la Barriera.
Una donna in rosso, un uomo barbuto e una bambina dal volto di pietra.
Dopo l’omicidio che recava una firma fin troppo nota, il cavaliere delle cipolle e la sacerdotessa non avevano potuto fare altro che fuggire, specialmente perché non avevano più nulla da fare lì. Il loro futuro era altrove, a seguire il principe della profezia che era stato indicato nelle fiamme e a proteggere la giovane regina che loro stessi avevano scelto.
Per tutta la vita Davos aveva voluto un sovrano giusto e meritevole da seguire: ora ce l’aveva al suo fianco.
Per tutta la vita Melisandre aveva cercato l’individuo che avrebbe fatto trionfare la luce: lo stavano raggiungendo.
Tutte le croci disseminate durante l’estate non erano state invano.
Erano comunque servite a cementare quella strana reciproca ammirazione, nata dalle azioni più efferate.
E ora che l’inverno stava per arrivare, loro erano pronti ad andare oltre, insieme, continuando a toccarsi… E a lasciare qualche altro cadavere sulla via.






NDA: Finalmente eccoci all'epilogo di questa mini-long dai toni dark. Spero che la decisione di Davos di uccidere Stannis non vi sia sembrata OOC, sinceramente credo che se avesse saputo fino a che punto il suo re era disposto a spingersi per il potere, avrebbe cercato in tutti i modi di fermarlo specialmente se in gioco c'era la vita di Shireen. Non avrebbe scelto la magia oscura, questo è certo, ma secondo me la cosa diventa plausibile nella storia da me tracciata dove Davos e Melisandre hanno a questo punto della trama un legame molto forte. Detto questo, spero che la storia vi sia piaciuta e se vi va di lasciarmi un commento, sarei davvero lieta di leggerlo! Alla prossima storia!
   
 
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