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Autore: NPC_Stories    05/10/2019    3 recensioni
Collezione di oneshot fantasy a tema "fairy", come indicato nella lista di Inktober che io e la mia affezionata illustratrice Erika abbiamo scelto (no, non Erika la webmaster, un'altra Erika). Io scrivo, lei disegna... speriamo di tenere il passo!
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Alcune di queste storie saranno ambientate nel nostro mondo, alcune altre nell'ambientazione del fandom in cui sono più attiva, Forgotten Realms, e altre ancora saranno ambientate in mondi di mia creazione o di fantasy generico, o parodistico.
Alcune di queste storie vi faranno ridere (spero), altre vi faranno piangere (mh, forse sto esagerando), ma in ogni caso mi auguro che tutte vi piacciano.
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Che la vostra vita possa essere piena di momenti di piccola meraviglia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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5. Eyes


Sotto-genere: dark fantasy
Ambientazione: Forgotten Realms


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1314 DR

Lauden Crowe di Neverwinter e Yulis Angelsin della Confraternita Arcana di Luskan avevano sempre collaborato controvoglia, tanto più in quel frangente: i due maghi si erano sempre considerati rivali ma dovevano necessariamente lavorare insieme, per portare a termine un esperimento che ciascuno dei due voleva tenere per sé. Purtroppo quando Yulis, divinatore di grande capacità, aveva cominciato a mettere in piedi quel progetto, si era reso subito conto che avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di un valido necromante.
Era una ricerca mirata a potenziare immensamente le sue capacità divinatorie, ma per svolgere tutti i passaggi serviva qualcuno che padroneggiasse la delicata arte della vita e della morte, e tutte le sfumature intermedie.
Yulis aveva già lavorato con Lauden in passato, e fino a quel momento erano riusciti a non uccidersi a vicenda. Lauden era un libero professionista ma era pericoloso e ambizioso tanto quanto i necromanti della Confraternita; Yulis l'aveva scelto solo perché era un fuoricasta, e non doveva la sua lealtà a nessuno, anche se il suo segreto desiderio era essere ammesso in quella prestigiosa cerchia di maghi. Yulis aveva sempre pensato che fosse meglio fare accordi con un singolo mago, piuttosto che con qualcuno che era solo l’ingranaggio di una branca rivale, e che aveva le spalle coperte dal potere di un arcimago. Inoltre Lauden avrebbe lavorato sodo in cambio dell'impegno formale di Yulis a perorare la causa della sua inclusione nella Confraternita.

Peraltro, nonostante lo scopo ultimo fosse promettente, non molti maghi si sarebbero buttati in quell’impresa ricca di ostacoli e disagi. Strisciare nei luoghi più remoti e isolati di Faerûn per trovare delle Pozze Elementali, senza nemmeno la certezza di essere sulla strada giusta, era un valido deterrente per la maggior parte dei maghi della Confraternita Arcana. Anzi, per la maggior parte dei maghi in generale.
Yulis e Lauden lavoravano al progetto da un paio d'anni, senza contare la fase preliminare di ricerca sui libri svolta dal divinatore.
I primi mesi di ricerche sul campo li avevano portati a trovare la pozza elementale di un Fato del Fuoco, un cunicolo sul lato di un vulcano che si apriva in una specie di conca piena di fiamme e lava ribollente. Era stato il loro primo incontro con un Fato Elementale, e quel giorno avevano trovato conferma delle molte tremende difese di cui quelle creature potevano disporre. Al Fato non era piaciuto il loro atteggiamento irrispettoso. La splendida creatura elementale dalle fattezze femminili aveva crepitato una maledizione con la sua voce simile allo scoppiettio di una fiamma, e aveva cominciato a evocare altri elementali che li avevano attaccati. A quel punto i maghi avevano provato a difendersi evocando elementali d’acqua, ma il Fato aveva subito preso il controllo anche di quelli.
Con estrema fatica i due maghi avevano sopraffatto tutti quei nemici, giusto in tempo per vedere il Fato fare ciao ciao con la mano e tuffarsi nella sua pozza di fuoco, sparendo in un Portale che si trovava sul fondo.
I due rapitori mancati erano rimasti con un pugno di mosche in mano, sfiniti, feriti, ma soprattutto incavolati neri. Lauden aveva cominciato ad insultare Yulis in tutte le lingue che conosceva, perché era stato il divinatore a fare ricerche sui Fati Elementali e non sapeva nulla sulle loro difese o su quel metodo di fuga.
A quel punto i due maghi si erano rimessi in cerca di un’altra preda; una volta individuata una nuova pozza elementale, non avevano commesso lo stesso errore di prima, non erano corsi sul posto per dare battaglia. Questa volta si erano presi il loro tempo per organizzare tutto per bene. Tanto, i Fati Elementali non possono spostare le loro pozze, e non possono allontanarsi da esse se non per fuggire sul loro Piano di nascita.
Senza indugio avevano preso contatto con un professionista che proveniva dal Limbo, un githzerai solitario che si era specializzato nell’arte di sabotare Portali. Avevano dovuto pagarlo profumatamente, e Lauden aveva insistito che Yulis sborsasse la maggior parte della quota, ma alla fine erano riusciti a mettere in atto il loro piano crudele.
Si erano avvicinati alla pozza elementale della terra, un vortice di fango e sassi che si trovava sul fondo di una caverna poco accessibile. Era un luogo protetto già solo dall’ambiente in cui si trovava, ma oltre a questo, il Fato Elementale che presiedeva quel luogo sembrava pronto ad accoglierli, come se avesse previsto il loro arrivo.
Il githzerai riuscì a portare a termine il suo compito: con i suoi poteri straordinari, rese l’intera area impenetrabile a qualsiasi incantesimo di evocazione o di trasporto magico. Ora non era più possibile evocare elementali, o usare Portali per fuggire…
Ma il Fato della terra aveva previsto anche questo.
Aveva evocato i suoi elementali con largo anticipo, sapendo che le capacità del githzerai potevano impedire il viaggio planare, ma non potevano bandire creature che erano arrivate in precedenza.
La battaglia che ne seguì fu davvero cruenta; i tre invasori riuscirono a scappare appena in tempo. Azazirg, il mercenario githzerai, per poco non ci rimise un braccio, e pretese un pagamento extra per il rischio che aveva corso.

Tutta la geniale pianificazione dei due maghi era stata vana, perché avevano dimenticato la cosa più importante: tutti i Fati Elementali sono eccellenti divinatori, ma i Fati della terra sono specializzati esattamente nel prevedere disastri e cataclismi. Era inevitabile che un Fato della terra riuscisse a vedere in anticipo l’arrivo di maghi che volevano ucciderlo. Yulis un po’ se lo aspettava… ma non immaginava che un Fato potesse conoscere anche i dettagli della strategia che avrebbero usato. I poteri di quelle creature raggiungevano un livello di precisione incredibile, che gli scatenò piacevoli brividi di aspettativa.
Non aveva dubbio sul fatto che un giorno sarebbe riuscito a rubare i poteri di quattro Fati Elementali, diventando praticamente onnisciente. Era solo questione di tempo, e la difficoltà del catturare quelle prede era commisurata al loro valore.

Alla fine, dopo due anni e mezzo dall’inizio della loro avventura, dopo aver percorso centinaia di miglia a piedi o con la magia e sborsato migliaia di monete in informatori e incantesimi, finalmente i due maghi ce l’avevano fatta. Avevano strappato gli occhi a quattro Fati Elementali.
Con le capacità di Azazirg avevano bloccato molte delle possibili mosse dei Fati (lasciando per ultimo il terribile Fato della terra), Yulis si era specializzato sul deviare e distorcere le loro divinazioni, e Lauden aveva messo in campo le sue conoscenze necromantiche per smembrare i Fati senza che i loro poteri andassero perduti.
Adesso, finalmente, avevano terminato il lavoro… o quasi. Avevano tutti gli ingredienti, mancava solo di metterli insieme senza che l’instabilità dei quattro elementi facesse esplodere tutto il composto.
“Ho studiato molto bene la questione” annunciò Yulis, in privato, al suo collega di studi. “Gli occhi dei Fati Elementali hanno mantenuto i loro poteri di divinazione solo perché tu hai fatto in modo che fossero il ricettacolo dei loro spiriti.”
“Me lo ricordo bene” replicò il necromante, con fastidio. “Te l’ho spiegato io.”
“Ma questo significa che per ottenere lo spirito della divinazione più perfetta, non si può semplicemente mettere insieme questi quattro… estratti. Il risultato sarebbe instabile, pericoloso. I quattro elementi devono essere ancorati a qualcosa che possa supportarli tutti. Una base neutra, diciamo.”
“Una base neutra”, ragionò Lauden. “E dal momento che ne stai parlando con me, intuisco che tu non intenda una base neutra come la gomma di acacia o il legno di calan, che sono sostanze magicamente poco energetiche. Tu intendi qualcosa di più… consistente.”
“Una creatura che abbia in sé tutti e quattro gli elementi” chiarì Yulis, anche se non ce n’era bisogno. “Come un essere umano.”
“Non ti permetterò di provare questa cosa su te stesso!” Sibilò Lauden. “Non ti prenderai i frutti del nostro duro lavoro senza condividerli con me!”
Yulis restò sorpreso a questo sfogo, perché non aveva la minima intenzione di esporre se stesso al rischio di un esperimento che nessuno aveva mai tentato prima. L’accusa del necromante era assurda, a meno che… a meno che il suo stimato collega non stesse cercando di spingerlo a fare quell’esperimento, sapendo che avrebbe potuto tradursi in un disastro. Forse non si fidava delle sue promesse e pensava che la sua morte avrebbe liberato un posto vacante nella Confraternita.
“Mi deludi, mio caro amico” il divinatore agitò un dito ammonitore. “Mi credi capace di una simile nefandezza? No, quello che ci serve è un ospite… umano o umanoide. Qualcuno che non sia abituato a gestire energie magiche, in modo che non possa prendere il controllo di questi poteri e ribellarsi a noi, ma allo stesso tempo qualcuno che abbia una mente temprata e non rischi di impazzire.”
Yulis si esibì in un ghigno affilato, malvagio, e Lauden ci arrivò un momento dopo. Azazirg, il mercenario. Era ancora con loro, in attesa dell’ultima parte del suo pagamento.
I due maghi sorrisero scambiandosi un’occhiata d’intesa, per la prima volta nella loro vita.
Avevano trovato il ricettacolo perfetto, e avrebbero anche risparmiato i soldi del suo ingaggio.

...

Azazirg si risvegliò a notte fonda, ma il confuso githzerai non poteva saperlo. In quella stanza (in quella prigione?) non c'erano finestre.
Quando uno dei due maghi gli aveva offerto un bicchiere di vino per celebrare la fine della missione, Azazirg non aveva percepito nulla di sospetto. Avevano bevuto il vino della stessa caraffa, e lui stesso aveva scelto il bicchiere, quindi non potevano averlo drogato in quel modo. Che cosa era successo?
L'intenzione criminale dei due maghi era palese, visto che lo avevano incatenato a una specie di altare.
Azazirg cercò di mantenere la calma e la concentrazione, perché cedere al panico non sarebbe servito a nulla. Saggiò le catene che gli chiudevano i polsi: impossibili da spezzare, troppo strette per poter sfilare le mani.
Dovevano per forza averlo drogato, perché l'emicrania non voleva saperne di passare. Il githzerai amava credere di essere bravo a mantenere il controllo sul suo corpo e sulla sua mente, eppure eccolo lì, impotente e indifeso come un pivello.

In realtà il fatto che i due maghi fossero i responsabili della sua condizione era ancora solo un sospetto: era passato molto tempo da quando si era svegliato, almeno mezz'ora, e non aveva visto anima viva. Se ne stava lì a fissare il soffitto buio, aspettando che il mal di testa gli lasciasse spazio per pensare, e cercava di tenere a bada i pensieri più spaventosi.
Teletrasportarsi, era possibile? Ricordava vagamente di avere qualche trucco su per la manica, per così dire. Non un vero teletrasporto, ma almeno un piccolo salto dimensionale che lo facesse scomparire e riapparire qualche passo più in là, libero dalle catene.
Ci provò. Sì concentrò con tutte le sue forze, perché la sua sopravvivenza dipendeva da quell'idea.
Nulla.
Il disperato prigioniero non sapeva se fosse la droga a limitare le sue capacità mentali, o se fosse stato lanciato un qualche incantesimo per frustrare i suoi tentativi di fuga.
Forse… forse quando i suoi carcerieri fossero tornati, sarebbe riuscito a convincerli a lasciarlo andare. Forse avrebbe potuto cavarsela con promesse, lusinghe, menzogne…
Purtroppo non riusciva a mantenere a lungo un corso di pensieri. La sua mente veniva continuamente deviata da idee laterali e ricordi del tutto senza controllo.
Ad esempio, non erano adorabili quelle piccole luci che cominciava a vedere nel buio?
Ma erano…?
Piccole luci. Piccole luci?
Che cos'erano?
Fuochi fatui?
No, troppo piccole. I fuochi fatui non erano fatti in quel modo.
Due piccole sfere di luce rossa, due di luce bianca, due di un azzurro profondo e le ultime due di un caldo ocra dorato. Le luci dello stesso colore non si allontanavano mai troppo l'una dall'altra. Cominciarono una sorta di balletto in cui si avvicinavano, coppia a coppia, come per studiarsi, poi si allontanavano.
Azazirg riusciva a vederle sempre meglio, all'inizio pensava solo che fossero un'illusione dei suoi occhi stanchi invece adesso era sicuro che ci fossero davvero.
In realtà le vedeva sempre meglio perché si stavano avvicinando, fluttuavano sopra di lui ma si stavano abbassando verso il suo corpo incatenato. Verso il suo volto.
Le luci bianche scesero nei suoi occhi, penetrando nei bulbi oculari come se fossero prive di materia. Non fu doloroso.
Quello che avvenne dopo però sì.
Azazirg gridò, il suo fisico sonnolento improvvisamente fu di nuovo sveglio e scattante. Tirò con forza i legami che lo ancoravano alla pietra, ma non c'era verso di liberarsi.
Non era davvero dolore; era tutto nella sua mente, ma non per questo era meno reale.
La sensazione era che qualcosa avesse afferrato la sua mente e l'avesse aperta a forza, esponendola all'aria e alla luce.
Luce. Non vera luce, ma una sorta di illuminazione.
All'improvviso Azazirg sapeva.
Non tutto, non ancora, ma sapeva dove si trovava e come ci era arrivato, attraverso i vialetti acciottolati del minuscolo villaggio di Zelbross. Si trovava in un'antica cisterna per l'acqua, abbandonata, così antica che gli umani della regione non ne ricordavano l'ubicazione; si credeva fosse stata scavata dai nani che un tempo abitavano quella regione.
Azazirg non capì come quelle informazioni gli fossero arrivate nella mente tutto a un tratto, ma non ebbe il tempo di chiederselo.
Le lucine ocra si stavano avvicinando al suo viso. Gridò e si dimenò, ma non ci fu niente da fare. Le luci rimasero sospese davanti ai suoi occhi per un momento, e Azazirg comprese che cosa stava vedendo: due bulbi oculari, intangibili, spirituali. Poi le due piccole sfere penetrarono nei suoi occhi e il githzerai assunse la conoscenza del suo futuro infausto: se gli occhi dei Fati Elementali lo avevano scelto come nuova dimora, per lui era la fine. Non avrebbe potuto contenere il potere di quattro creature leggendarie. Nessuno era destinato a conoscere tutto del futuro e del presente, era abbastanza per far impazzire anche una mente disciplinata come la sua.
Seppe anche che se i Fati non l'avessero posseduto, sarebbero morti. I loro spiriti non potevano esistere in assenza di un recipiente, e non avevano alcuna intenzione di morire.

Quando le sfere blu entrarono nei suoi occhi, sentì che la sua testa stava per esplodere. Con la preveggenza del Fato dell'Acqua però arrivò anche la conoscenza di tutto ciò che riguardava la guarigione, e quindi scoprì quale fosse la sua unica blanda possibilità.
Gli occhi del Fato del Fuoco. Il fuoco, l'elemento dello spirito, indica la via per la speranza anche nelle situazioni più disperate. Se c'era qualcuno che poteva salvarli tutti era il Fato del Fuoco.

I due maghi uscirono dall'ombra nel momento in cui anche le luci rosse entrarono nella testa dei githzerai. Il ricettacolo era sofferente, ma ancora vivo, e questo lasciava ben sperare per l'esperimento.
Quando Azazirg avesse smesso di gridare come un pazzo, avrebbero potuto verificare l'esito di quel primo tentativo.
...ma Azazirg non accennava a smettere.

"Lauden, fai qualcosa!" Lo esortò il divinatore, che aveva paura di perdere tutto il suo lavoro. "Stabilizzalo!"
"Posso stabilizzare il suo corpo, non la sua mente!" Protestò il mago oscuro, frustrato per la propria impotenza.
Intanto gli occhi di Azazirg avevano iniziato a emettere strani bagliori multicolore, come se al loro interno gli spiriti dei Fati si stessero fondendo controvoglia.
Il githzerai cominciò a tossire acqua dalla bocca.
"No. No!" Gridò Yulis, gettandosi sul prigioniero e afferrandolo per le spalle. "Gli elementi lottano all'interno del suo corpo. Di questo passo lo uccideranno!"
"Ah…" gorgogliò Azazirg, con voce flebile. "Aria, mostrami la via. Ac… acqua, dammi la vittoria." Le sue parole erano solo un sussurro, Yulis si chinò su di lui per sentire meglio. "Fiamma… portami alla pace…"
Il corpo di Azazirg prese fuoco.
Yulis fece un salto indietro, ma ormai era tardi, le sue lunghe vesti da mago stavano già bruciando.
I maghi non sono famosi per la loro prestanza fisica o per la prontezza di riflessi, e Yulis non faceva eccezione. Prima di riuscire a sfilarsi il mantello e la veste si era già trasformato in una torcia.
Avrebbe potuto cercare di lanciare un incantesimo per spegnere il fuoco ma purtroppo il dolore impedisce alla mente umana di concentrarsi.
"AAAAAALAUDEEEEN!" Fu il suo ultimo grido, prima di crollare a terra svenuto per il dolore, moribondo.
Lauden contemplò i due cadaveri in fiamme, sollevando un sopracciglio.
L'esperimento era fallito. Aveva sprecato tutto quel tempo per niente.
Be'... Non proprio per niente. La morte di Yulis era stata uno spasso. Peccato non avere delle toffolette da arrostire.

Nel frattempo, invisibile agli occhi del mago, l'anima di Azazirg si stava staccando dal suo corpo. Non era più veramente l'anima di Azazirg, in realtà: era l'unione della sua anima, davvero energeticamente neutra, e dei quattro elementi volatili che riuscivano a continuare ad esistere solo rimanendo mescolati alla sua essenza.
Noi ora siamo uno, pensò la cosa. Lo pensò il Fato Elementale dell'Acqua, a beneficio di se stessa, per mettere la situazione in chiaro a quelle parti di lei che non l'avevano ancora capito. È l'unico modo in cui possiamo esistere.
L'anima confusa e sbilanciata si contrasse in se stessa, come se stesse affrontando una lotta interiore.
Ma nemmeno l'anima di un morto può restare in questo mondo a lungo. Moriremo. Non possiamo tornare nei nostri regni elementali, il mago nero ci ha resi solo l'ombra di ciò che eravamo. Protestò quella parte di lei che un tempo era il Fato della Terra, capace di prevedere la morte e le disgrazie.
Troveremo qualcuno che ci ospiti, intervenne il Fato dell'Aria. Acqua, dicci cosa ci serve. Io troverò la strada.
Di nuovo l'anima si contrasse e si distese, mentre le varie parti al suo interno si adattavano a fare sentire la propria voce pur nel mergersi delle loro coscienze.
Dobbiamo ripartire da capo. Per poter vivere insieme dobbiamo svilupparci come un'anima nuova. Dobbiamo trovare una femmina umanoide che sta per concepire, ed entrare nel bambino nel momento in cui inizia a formarsi, prima che possa creare una sua anima od ospitarne un'altra. Dev'essere una creatura umanoide… non qualcuno come un genasi o una fata, perché una creatura legata a un elemento specifico ci porterebbe disequilibrio. Però è meglio qualcuno dalla vita lunga e dai ritmi lenti. Un elfo, magari.
Un elfo
, convenne il Fato del Fuoco. Vedo speranza in questo.
Ma dobbiamo fare in fretta!
Pretese il Fato della Terra. Perché è vero che più il tempo passa e meglio siamo mescolati, ma siamo anche sempre più vicini alla morte eterna. E gli elfi non sono così fertili!
Io troverò la via
, ribadì il Fato dell'Aria. Io la trovo sempre. Anzi, l'ho trovata.



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Nota: i Fati Elementali sono davvero "mostri" di D&D, almeno per la terza edizione, e si trovano nel Manuale dei Mostri II.
   
 
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