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Autore: Sarah_lilith    07/10/2019    3 recensioni
Lan Zhan ha passato tredici lunghi anni ad aspettare che la sua vita tornasse serena come quando Wei WuXian era accanto a lui. Sa che il dolore non scemerà mai via del tutto, ma spera che il suo cuore guarisca almeno un pò, permettendogli di respirare senza provare il desiderio di morire.
Suo fratello gli diceva che nulla cura il passato come il tempo, e che nessuno poteva rubargli l'amore che era destinato a trovare. Ora non dice più nulla, perché l'amore che aveva trovato, non era stato risparmiato dalla Morte.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Lan XiChen/Lan Huan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Decimo anno - Memoria


Dicono che la prima cosa che ti dimentichi di una persona che non vedi da tempo sia l’odore. Poi perdi la sensazione del suo tocco, a seguire, la sua voce, ed infine, per concludere, l’immagine di lei. 

La forma fisica è l’ultima a degradarsi, come logico, del resto. Le espressioni del volto, il colore degli occhi, la grandezza del sorriso. Tutte cose che gradualmente si scordano, ma restano impresse nella memoria più a lungo del resto.

Forse perché le immagini sono più facili da rammentare, mentre gli odori, i suoni e le sensazioni tattili sono effimere come il vento, impossibili da imbottigliare e rivivere.

Ma infondo sono tutte teorie, neanche troppo veritiere, il più delle volte. Molti filosofi e altrettanti alchimisti 1 ci hanno speculato sopra e non hanno concluso nulla di effettivo. Se poi si vuole essere precisi, la mente è qualcosa di troppo complesso per essere spiegata così blandamente.

Lan Zhan ricordava ancora tutto di Wei Ying.

Ricordava la sensazione delle sue mani sulle spalle, quando gli domandava con voce ansiosa se volesse essere portato sulla sua schiena. Non riuscirebbe mai a dimenticare il morbido contatto che era riuscito a strappargli dopo il bacio rubato alla battuta di caccia, quando si era allontanato da lui e gli aveva sfiorato le labbra con le dita tremule, quasi incantato da quel tocco proibito. 

Il soffio del suo fiato sul viso mentre gli mormorava con rabbia e frustrazione di andarsene, di lasciarlo lì a morire senza curarsi più di lui.

Ricordava il tono soave con cui cantilenava il suo nome e i suoi vari e molti epiteti, seduto sul bordo di uno strapiombo a ruotare le caviglie all’aria senza il minimo timore. Non potrebbe mai dimenticare la sua voce melodiosa che lo derideva per la sua ignoranza in materia di canzoni popolari, quand’erano giunti in un villaggio in pieni festeggiamenti per un matrimonio, e di come Wei WuXian gli si fosse offerto da cantore per sopperire a questa sua mancanza.

Le grida strazianti di quando gli era stata portata via la sorella davanti agli occhi, un urlo lacerante e doloroso per l’anima che forse non scorderà mai.

Ricordava il suo sorriso sbarazzino durante le lezioni che trovava interessanti, quella piega leziosa delle labbra che non aveva nulla a che fare con la malizia, ma gli nasceva spontanea durante un momento di meditazione profonda. Non crede di poter scordare così facilmente il profilo del suo viso stagliato sull’orizzonte, intento a mirare per scoccare una freccia ad un fagiano, ma troppo concentrato per rendersi conto di Lan WangJi, immobile a fissare le sue espressioni.

Il colore dei suoi occhi pieni di lacrime mentre delirava scosso dalla febbre e gli sussurrava mille pensieri sconclusionati, appoggiato alle sue gambe e aggrappato alle sue vesti.

L’unica cosa che davvero non riusciva a riportare alla memoria pareva fosse proprio il suo odore.

Razionalmente sapeva che Wei Ying aveva sempre profumato di spezie e di erbe selvatiche, con una punta di miele e un lievissimo accenno all’aroma dei fiori di loto 2 che crescevano a Yunmeng. Quando il vento faceva danzare selvaggiamente le sue ciocche scure, l’essenza floreale che si disperdeva nell’aria riusciva a rendere Lan Zhan ebbro senza che dovesse toccare una goccia di Sorriso dell’Imperatore.

A conti fatti, ricordava di ricordare.

Ma da tempo orma non aveva più nulla di suo. Il campanello era stato rubato  e il coniglio nero era morto, come naturale che facesse.

Desiderava così ardentemente un oggetto che gli riportasse alla memoria altri momenti con Wei Ying, per sopperire alla mancanza del suo profumo. Voleva riempire i vuoti che ancora una volta si erano creati in lui, come se il dolore fosse un fiume che continuava a percorrere il suo letto, erodendo pian piano sempre più la terra su cui passava.

Aveva ancora l’immaginazione dalla sua parte, in ogni caso.

Riusciva a consolare gli attimi più bui della sua vita sognando un futuro diverso da quello che gli era toccato, un posto ideale dove Wei WuXian non aveva preso determinate scelte e si era fatto aiutare, magari.

Questo suo nuovo passatempo era alimentato anche da alcune fantasie che, mischiate con il suo passato, gli facevano sognare momenti piacevoli che non aveva mai vissuto, ma che lo cullavano in un abbraccio caldo destinato a chi ha bisogno di conforto per non crollare.

A volte, però, anche le cose belle si trasformano in incubi.

-Lan Zhan- gridò gioioso Wei Ying, sporgendosi dal ponte e osservando l’acqua sotto di se che scorreva placida -Guarda quant’è limpida, secondo te potremmo farci un bagno?- domandò.

Lan WangJi non rispose subito. Si prese un’attimo per ammirare la cascata di seta nera che erano i capelli del ragazzo, i suoi zigomi pronunciati, le sue labbra piene e i suoi occhi argentati.

Sospirò e si massaggiò il petto dolorante. Anche nei sogni gli faceva male il cuore.

-Lan Zhan- si sentì chiamare, mentre una mano soffice andava ad accarezzargli la guancia e una bocca delicata gli posava un bacio lieve sulla fronte aggrottata -Perché non vuoi andare avanti?- domandò Wei Ying.

Quando alzò lo sguardo, la seconda Giada del Clan Lan si specchiò in due iridi scarlatte come il sangue che scorreva sul viso sofferente che si trovava davanti. Mentre gli si spezzava il fiato, l’essere di fronte a lui rise istericamente, prendendosi la testa fra le mani e graffiandosi le guance con le unghie.

-Non lo capisci, eh, Lan Zhan?- gridò con la voce roca di chi urla da troppo tempo, ma rimane inascoltato -Mi hai già perso, cos’altro vuoi da me? IO SONO GIÁ MORTO, DEVI ANDARE OLTRE- sbraitò indicandogli l’altro lato del ponte. 

Poi il sogno svanì in uno sbuffo rosso e nero, lasciando col senso di colpa di non voler ascoltare la supplica del fantasma del suo grande amore.

Era tutta un’illusione, fortunatamente. La fantasia folle di un matto che è impazzito d’amore, il conforto di un cuore che sta in piedi solo per non mostrarsi sconfitto. Non c’era più nulla, nei suoi ricordi, né il suo odore, né le sue carezze o il sapore della sua pelle.

Nessun sogno, nessun incubo. Semplicemente, il gelo.

“Sull’acqua del ruscello forse tu troppo ti sei chinato. Tu chiami la tua ombra, ma lei non ritornerà. E allora devi a lungo cantare per farti perdonare…”2

La sua voce che cantava per lui, però, la sentiva ancora, di tanto in tanto.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE

1. alchimisti: è un periodo non ben preciso, quello del novel. Non viene specificata una data, ma sono sicura che si collochi molto prima del nostro medioevo, quindi circa 1000 d.C. Questo mi porta a pensare che la scienza per come la intendiamo noi non esistesse ancora, o almeno non fosse chiamata così. Perciò alchimia, dato che non ho idea (ne ho trovato troppe informazioni al riguardo) che avessero qualcosa di diverso. Era scienza con un pizzico di magia e superstizioni, punto.

2. fiori di loto: oltre che per i riferimenti alla religione buddista, questi fiori sono molto apprezzati in Cina anche per il loro significato. Rappresentano infatti la purezza, l’umiltà, l’onore e la longevità. Mi fa un sacco ridere, dunque, associarli a Wei Ying (Purezza, mh. Umiltà, non ci siamo proprio. Onore, vabbè forse una volta. Longevità, parliamone)

3. Sull’acqua…perdonare: è una canzone che non centra davvero nulla con la storia, ma dovevo mettere una ballata popolare e ho scelto “La pulce d’acqua” di Branduardi

Bene, questa volta sono stata buona. Si, è triste, ma non è granché come capitolo. Penso che per me sia importante, però, perché è una specie di momento di intervallo in cui Lan Zhan si rende conto di dover andare avanti, lasciandosi alle spalle il periodo di lutto che ha attraversato e che lo ha perseguitato fin ora.
ESCI DA QUELL’INFERNO, TESORO! 

Baci a tutti, Sarah_lilith

 

   
 
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