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Autore: Blackvirgo    10/10/2019    3 recensioni
“Perché, nonna? Che succede quando la luna diventa blu?”
“Succede che gli spiriti sono in giro. E quando ci sono gli spiriti, arrivano i lupi. E cose peggiori dei lupi.”

***
Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: questa storia partecipa al #Writober2019 di Fanwriter.it
Prompt.09: Bosco
Numero parole: 810

 

Blue moon

Capitolo 2 – Il respiro del bosco

La creatura sentì un fremito riverberare nelle sue membra. Era troppo debole per muoversi, neppure gli occhi riusciva ad aprire. Le sarebbe piaciuto guardare la luce argentea che filtrava attraverso le fronde ormai spoglie degli alberi, invece doveva accontentarsi di sentirli, uno per uno, i raggi di quella Luna maledetta, capace di mettere disordine tra le stagioni, tra gli schemi degli uomini e delle stelle. Solo Lei era capace di donare nuove forze e nuovo vigore al suo corpo fatto di nulla, di strapparla all'abbraccio soffocante della terra, alla sua coltre di foglie marce e funghi velenosi. Iniziava come una fiamma che iniziava a bruciarle dentro e che spazzava via il torpore del sonno: il richiamo alla vita era così forte da non poter essere ignorato. La creatura si animava di speranza: voleva tornare a calcare la terra con i suoi passi leggeri, a respirare l'aria umida della notte e a alzare gli occhi e vedere il cielo. Ma c'era un tempo per ogni cosa e questo tempo ignorava la sua impazienza e il suo entusiasmo. E mentre era fragile come un respiro d'inverno, poteva solo aspettare che la luna le ridesse forma, che le restituisse i sogni e i ricordi che il suo lungo sonno le faceva obliare. Che desse un senso alla sua attesa. Che desse un senso alla sua esistenza.

Maria si alzò in piedi e tese l'orecchio al bosco. “Lo senti?” mormorò al fratello.
Tonino, preso a punzecchiare un rospo con un bastoncino, non la guardò neppure. “Cosa?”
“Il bosco respira.”
Tonino alzò appena gli occhi per poi tornare a dare tutta la sua attenzione al grosso anfibio che, mettendo una zampa tozza davanti all'altra, cercava di sottrarsi al suo aguzzino e di proseguire per la sua strada. “È il vento, stupida.”
La bambina si portò le mani ai fianchi. “Non tira vento da giorni. E lo stupido sei tu.” Guardò il fratello dritto negli occhi. “Lascia in pace quel rospo. La mamma si arrabbia se non torniamo prima che faccia buio.”
“Hai paura dei fantasmi?” la canzonò. Le storie della nonna potevano fargli paura di notte, con il fuoco che disegnava ombre sinistre sulle pareti della loro casa. Ma non sotto il sole luminoso di quel pomeriggio ottobrino.
"E tu?”
“Certo che no!”
“Secondo me sì, invece.”
“Vediamo chi ha il coraggio di stare fuori a vedere il fantasma domani sera.”
“La nonna ha detto che è meglio nascondersi dai fantasmi.”
“Fifona! Fifona!” Tonino riempì la brocca alla fonte e la passò alla sorella. Quindi si accinse a riempire i due secchi che avrebbe dovuto portare lui.

Maria la prese e l'appoggiò a terra. Quindi tornò a porre l'orecchio al bosco. Lo stormire delle fronde aveva un suono che non apparteneva al vento: andava e veniva, come le onde in riva al lago, come il respiro lento e profondo di suo padre quando si addormentava sulla sedia di vimini della nonna di tornare a lavorare nei campi. Era un suono calmo e profondo che sapeva di riposo e quiete. Che sapeva di vita. 

“Ma mamma! Il rospo ci ha inseguiti! Non voleva farci arrivare alla fonte. Voleva tenersi l'acqua tutta per sé!”
Lia li guardò arrabbiata. Si era raccomandata che facessero presto, di tornare prima che venisse il buio perché la fonte era troppo vicino ai bosco e quando i lupi ululavano la notte non c'era da star tranquilli neanche durante il giorno. Solo che non sapeva come fare a mettere un po' di sale in zucca a quello scavezzacollo di Tonino.
“Mamma, ho sentito il bosco respirare.” Maria la guardava con un'espressione troppo seria sul suo volto di bambina.
“Non dire sciocchezze! E adesso in casa!”
Lia non sapeva se essere più arrabbiata con loro che aveva tardato o con se stessa per averli mandati a prendere l'acqua a quell'ora. O se era solo sollievo che aveva bisogno di trovare sfogo nella rabbia. Li guardò entrare tutti e due per la porta cigolante con un sospiro di sollievo. Lì sarebbero stati al sicuro. Quindi scrutò sul bosco che cominciava oltre i campi che circondavano le case e si perdeva lungo i crinali delle montagne. “I boschi non respirano,” mormorò a se stessa. Di nuovo si guardò attorno: la nebbia accarezzava le cime degli alberi e pareva voler scendere a valle per celare ogni cosa concreta e reale alla vista. “Maledetta Luna blu!” Si fece il segno della croce per seguire i suoi figli. Doveva ancora preparare la cena. Dino non sarebbe stato contento.

La vecchia emerse dall'ombra della casa. I boschi non respirano, pensò. Quindi deve essere qualcun altro a farlo.Un lupo ululò in lontananza, altri gli risposero.“Stanno prendendo coraggio,” mormorò la vecchia al gatto che le si strusciava alle gambe. “Si stanno avvicinando.”

Nel fitto del bosco la creatura sorrise.

***

Black notes:

  • perdonate gli eventuali errori... è stata una giornata lunga e faticosa, ma volevo metterla su prima di andare a dormire. Perché, per me, le giornate non finiscono a mezzanotte, ma quando ci si corica...

  • grazie e buona notte!

 

   
 
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