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Autore: Napee    15/10/2019    0 recensioni
[IwaOi] [omegaverse]
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Questa mini long è stata scritta usando i prompt del WritOber indetto da Fanwriter.it
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Tratto dalla storia:
“Non lo so, dimmelo tu…” aveva risposto dubbioso, mostrandogli fra le mani la lettera dell’ente sanitario che lo “chiamava al dovere” e gli forniva l’indirizzo dell’omega che aveva bisogno del suo aiuto.
“Penso ci sia stato un qualche errore del cazzo. Domani faccio chiamare mamma e-…”
“Nessun errore.” Ammise Tooru in un sospiro, tutto d’un fiato, espirando quel segreto che aveva custodito gelosamente per tutti i suoi sedici anni.
Hajime lo guardò sconvolto e confuso. I suoi occhi verde smeraldo non erano mai stati così pieni di dubbi e domande.
Una parte di Tooru se ne dispiaceva. Hajime era sempre stato onesto con lui, fin dall’inizio, non gli aveva mai nascosto niente, non aveva mai omesso niente.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'WritOber2019'
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Tooru aprì gli occhi e si ritrovò con il corpo indolenzito. Era come un formicolio leggero e piacevole.
Si stiracchiò e l’odore di sesso che impregnava le coperte fu il buongiorno che sperava di sentire.
Si rotolò nel letto e affondò la testa nel cuscino di Hajime.
Il suo profumo lo avvolse come un caldo abbraccio. Non era come averlo lì, nemmeno lontanamente si avvicinava alla bontà del profumo della sua pelle annusato direttamente da essa.
Ma per quel momento di assenza, Tooru poteva anche farselo andare bene.
Sbirciò al di fuori del letto, dove i vestiti giacevano a terra sul pavimento ed individuò la maglia di Hajime. Un sorriso eccitato gli distese le labbra.
Allungò la mano, acciuffò l’indumento e lo portò al naso inspirando forte.
Era sublime, l’odore di Hajime, l’odore di alpha era inebriante e seducente.
Era qualcosa che Tooru non aveva mai sentito così intensamente, ma era certo di non volervi rinunciare mai più.
Sentì la sua erezione svegliarsi fra le cosce e un liquido strano colargli fra le natiche.
Si era eccitato soltanto con l’odore di alpha?
Poteva anche essere così… aveva letto che durante il calore gli omega erano estremamente sensibili agli stimoli esterni, ma non credeva certo fino a quel punto.
Portò una mano dietro la schiena intenzionato a cercare un po’ di sollievo con le dita mentre affondava il naso nella maglia di Hajime, ma appena toccò la pelle intorno al suo orifizio, un bruciore improvviso lo fece gemere di dolore.
La porta si spalancò all’istante e un Hajime preoccupato e terrorizzato irruppe da essa vestito di tutto punto.
“Che succede? Stai male?” Gli chiese avvicinandosi al letto velocemente e Tooru ne approfittò per gettargli le braccia al collo e annusare il profumo della sua pelle.
Oh Dei del cielo era sublime!
Lo baciò senza attendere oltre ed iniziò a spogliarlo della maglietta.
Hajime si sforzò in tutti i modi di contrastarlo con dolcezza, ma la sua irruenza lo soverchiava.
“Tooru, stai fermo… aspetta un secondo!” Lo brontolò afferrandogli i polsi e tenendoglieli fermi a mezz’aria.
Tooru pareva incontenibile, attratto da lui, dal suo odore in un modo osceno. Quasi animalesco.
E una piccola parte di Hajime non poté che gioirne e illudersi che non fosse per il calore, che non fosse perché sentiva i suoi feromoni da alpha e ne veniva calamitato, ma bensì perché lo volesse Tooru stesso.
Non amava illudersi e vivere di fantasie, Hajime era sempre stato con i piedi per terra, ma mentire a sé stesso in quel momento e pensare che Tooru fosse realmente attratto da lui in quanto persona e non solo per il suo genere secondario, era una dolce bugia che gli fece arrossire le guance e battere forte il cuore.
Perché poteva odiare quel suo carattere civettuolo di merda, poteva non sopportare la sua altezzosità, ma amava Oikawa Tooru con ogni fibra del suo essere fin da quando erano dei mocciosi delle elementari.
E forse quella situazione paradossale faceva più male a lui che a Tooru stesso.
Magari quando quella settimana fosse volta al termine, Tooru lo avrebbe ringrazio per il suo “aiuto” con una bella pacca sulla spalla e amici come prima. Ma Hajime no… lui avrebbe portato nel cuore e nella mente il ricordo di ogni singolo giorno. E il senso di colpa gli avrebbe tolto il respiro ogni volta che ripensava alla schiena pallida del ragazzo che amava ingiuriata di morsi osceni.
“Ti ho sentito prima, era un lamento di dolore. Cosa ti fa male?” Gli chiese senza nemmeno guardarlo in faccia, iniziando ad estrarre dalla tasca del cappotto una bustina con riportato sopra il logo della farmacia.
“I-il… il sedere.” Borbottò Tooru con le lacrime agli occhi per la vergogna, proprio l’esatta copia di un bambino timidone.
Ad Hajime si strinse il cuore.
Quel sangue che aveva visto… era colpa sua, soltanto colpa sua.
Aveva sempre temuto di perdere il controllo, aveva sempre temuto che i feromoni omega soggiogassero la sua mente a tal punto da far del male a qualcuno.
Ed era successo.
Era accaduto con il ragazzo che amava.
“È colpa mia… sono stato un mostro ieri, perdonami.” Si scusò a testa bassa, cercando i suoi occhi castani titubante. Ad accoglierlo però trovò il sorriso più bello di tutti.
“Non preoccuparti…” gli rispose Tooru, carezzandogli una guancia con dolcezza. Hajime si perse in quel dolce gesto e si lasciò cullare per le derive della sua mente.
Chiuse gli occhi e lasciò che Tooru lo guidasse finché le loro labbra non si toccarono ancora, di nuovo, in un nuovo bacio.
Ancora un bacio.
E uno ancora.
Hajime capì che le labbra di Tooru erano come un canto di sirena irresistibile nel momento esatto in cui i suoi boxer volarono via chissà dove.
E se avesse seguito l’istinto sarebbe stato solamente la triste copia del giorno precedente. Lo sapeva che sarebbe andata così.
Sentiva il suo corpo muoversi perfettamente in sincronia con quello di Tooru e scivolavano l’uno sull’altro come se fossero stati concepiti per quell’esatto momento e per fare quello che stavano facendo.
Era come se l’universo avesse trovato il suo perché seguendo l’armonia dei loro corpi che si amavano e si desideravano.
Ma con l’ultimo barlume di lucidità che la mente gli concesse, Hajime prese Tooru per un braccio e lo fece issare in piedi contro la parete.
I fianchi dell’omega si sporsero invitanti verso di lui proponendogli un’offerta deliziosamente accattivante.
Ma invece Hajime prese la busta in plastica della farmacia e ne estrasse una pomata lenitiva. Se ne spalmò una dose generosa sulle dita e le inserì nell’orifizio implorante del suo migliore amico.
Il gemito che fece vibrare la gola di Tooru somigliò più a delle fusa che a un verso umano.
Ed era una vera delizia sentirlo così, vederlo contorcersi sotto ai suoi occhi e fra le sue mani grazie al piacere che gli stava donando. Era come una favola splendida che le sue orecchie non avevano mai sentito.
“È una pomata lenitiva e antisettica…” si sforzò di pronunciare per informarlo, ma in realtà non sapeva nemmeno quanto capisse realmente delle sue parole.
Tooru non rispose, si limitò a gettare indietro la testa, flettersi come un giunco alla ricerca delle sue labbra, e chiedere di più, sempre di più, ancora di più.
Perché solo due dita non bastavano e quel bruciore era divenuto un incendio incontenibile mescolato con il piacere.
E presto o tardi sarebbe impazzito del tutto, Tooru, se Hajime non avesse deciso di prendere in mano la situazione.
Fu proprio quello che fece in effetti. Senza alcun preavviso, Hajime estrasse le dita, arpionò i fianchi di Tooru e lo penetrò cercando di fare più piano possibile.
Si aggrappò a quei lividi purpurei che nascevano sulla sua pelle, si aggrappò al ricordo di aver ferito l’amore della sua vita ed il senso di colpa gli concesse concentrazione.
Non si lasciò soggiogare dai feromoni di Tooru, non lasciò che quella bestia dell’altro giorno riavesse il sopravvento.
Lasciò invece che fosse il cuore a guidarlo e non l’istinto.
Lo amò piano, con tutta la calma del mondo, distribuendo baci e carezze dove solo il giorno prima aveva dato solo dolore.
Ed il piacere crebbe velocemente fra loro, come una fiamma lì consumò fino a che il culmine non li colse entrambi.
Tooru ansimò l’estasi raggiunta con un lungo gemito e si liberò imbrattando tutto il muro.
Hajime invece si allontanò appena in tempo per sporcarlo sul sedere.
Lo abbracciò di getto, da dietro, senza un reale motivo, solo per esternare quella felicità che sentiva nel cuore.
Perché avevano appena fatto l’amore.
Perché non lo aveva ferito.
Perché era stato immensamente più bello della brutale sveltina del giorno prima.
“Ti amo, Tooru.”
“Iwa-chan…” pigolò Tooru sentendosi improvvisamente esausto. Aveva le gambe malferme, tremavano in continuazione e minacciavano di non reggerlo oltre.
Hajime lo sorresse e lo portò a letto con sé dove una giornata intera di coccole li avrebbe uniti in quel nido abbozzato che Tooru si era creato quella mattina stessa.

  
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