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Autore: Duvrangrgata    18/10/2019    1 recensioni
Enea lavora come tatuatore a Milano, ma il suo cuore apparterrà sempre a Firenze, la città dove è nato e cresciuto e da cui è scappato a soli diciotto anni, lasciandosi alle spalle l’unica famiglia che conoscesse.
Una telefonata inaspettata lo metterà davanti a una scelta: restare a Milano a vivere la nuova vita che si è faticosamente costruito oppure tornare a casa, dove i fantasmi del suo passato non hanno mai smesso di aspettare il suo ritorno.
VERSIONE REVISIONATA E ALLUNGATA DI "CERTI TATUAGGI FANNO MALE ANNI DOPO CHE LI HAI FATTI, MA PER QUELLO CHE RICORDANO", pubblicata su EFP nel 2013.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
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I hope you know

That you're my home

But now I'm lost

So lost

 

Forest fire – Brighton

 

 

 

«Enea, aspettami! Stai andando troppo forte!»
Suo fratello rise, voltandosi a guardarlo senza fermarsi, il viso illuminato dai raggi che filtravano attraverso le fronde degli alberi.
«Enea!»
Gli corse dietro, i piedi nudi che non facevano rumore a contatto con il terreno. L'aria profumava di aghi di pino e resina, un odore pungente che gli pizzicava il naso e faceva lacrimare gli occhi. Il sole, che fino a pochi secondi prima stava facendo capolino tra gli alberi, tingendo il bosco dei colori dell'autunno, era ora scomparso, lasciando dietro di sé un'oscurità opprimente. Anche Enea era sparito quasi del tutto alla vista, solo il suono della sua risata e un lampo di capelli neri e occhi azzurri che balenava qua e là ormai visibili. Cercando di controllare il respiro ormai affannoso, Elia corse più veloce, urlando a gran voce il nome del gemello, il richiamo che risuonava tra gli alberi, unico suono in un bosco ormai muto.
«Elia, ti prego, non lasciarmi.»
«Enea?»
Cercò di seguire la voce, ma sembrava venire da tutte le direzioni, e non importava quanto girasse su se stesso e scrutasse tra gli alberi, Enea non era lì.
«Ho bisogno che tu stia bene, mi senti? Ho bisogno che tu viva!»
Il cuore sembrava sul punto di esplodergli nel petto, il terrore che lo ghermiva con i suoi freddi artigli, lacerandogli ogni cellula.
«Enea!»
Cadde a terra, lacrime bollenti che gli scivolavano sul viso. Si strinse le ginocchia al petto, cercando di combattere il freddo improvviso che sembrava aver avvolto il bosco, il buio che gli impediva di vedere qualsiasi cosa. Non riusciva neanche più a sentire il terreno sotto ai piedi, e solo l'eco di parole lontane gli risuonava ormai nelle orecchie.
«Elia... ti prego....»

 

***

E amore mio grande, amore che mi credi

Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi

E resterò al tuo fianco fino a che vorrai

Ti difenderò da tutto, non temere mai

 

Guerriero – Marco Mengoni

 

 

I giorni si confusero tra di loro, scanditi soltanto dal lento e costante rumore degli apparecchi ospedalieri a cui Elia era collegato. Enea lasciava la sua stanza solo quando il suo corpo si rifiutava di andare avanti a poco cibo e niente sonno – e quando Yelena lo prendeva per un orecchio e lo trascinava all'appartamento, ordinandogli di non farsi vedere fino al mattino. Non era ancora riuscito a dirglielo a parole, ma Enea le era immensamente grato per quel supporto incrollabile che dimostrava ad entrambi e che lo aiutava a non arrendersi alla disperazione che si avvicinava ogni istante di più.
Come il medico aveva predetto, fisicamente Elia si stava riprendendo, seppur lentamente, tuttavia non sembrava intenzionato ad uscire dal coma tanto presto. Enea stava cercando di essere paziente, ma ora che aveva ammesso a se stesso quello che provava per lui, non voleva fare altro che dirglielo. Avevano già sprecato così tanto tempo e ancora non era sicuro che Elia si risvegliasse, ed Enea sapeva che era soprattutto colpa sua. Non aveva fatto altro che scappare da quando aveva diciotto anni, forse anche da prima, e aveva allontanato tutto e tutti. Per alcune persone, come Agata, sapeva che non c'era stata altra scelta, ma Elia... suo fratello aveva cercato di fare del suo meglio, rinchiuso in una situazione impossibile e con il cuore diviso tra le uniche due persone che avesse al mondo, ed Enea sapeva di non essere stato abbastanza tollerante con lui, accecato dal desiderio di averlo al suo fianco e dalla paura di perderlo. Per tutti quegli anni, non aveva fatto altro che punirlo perché pensava che restare al fianco di Agata volesse automaticamente dire ripudiare lui – anche se non come aveva fatto la donna. Ora, capiva che non era così. Per la prima volta da quando sua madre lo aveva scoperto con Mattia, la rabbia che aveva abitato le profondità della sua anima si era chetata, almeno in parte. Enea sapeva che soltanto il risveglio di Elia lo avrebbe finalmente liberato dalle catene del passato, anche se avesse voluto dire doverlo lasciare andare perché suo fratello non ricambiava più i suoi sentimenti. L'unica cosa importante era che fosse vivo e in salute, con o senza di lui. Se c'era qualcosa che l'incidente l'aveva aiutato a capire, era che poteva vivere in un mondo in cui suo fratello lo odiava, ma non poteva vivere in uno in cui Elia non c'era più.
Con una tazza di caffè tra le mani, si fece largo tra i corridoi ormai familiari, dirigendosi verso la stanza di suo fratello. Si lasciò cadere su una sedia, sorseggiando la bevanda calda.
«Per essere uno a cui piace essere sempre puntuale, ti stai facendo attendere, questa volta», disse ad alta voce, allungandosi per afferrare una delle mani dell'altro, accarezzandone piano il dorso liscio. Sapeva che probabilmente non poteva sentirlo, ma aveva comunque preso l'abitudine di parlargli e, forse proprio per quel motivo, si ritrovava sempre a dirgli cose che mai sarebbe riuscito ad ammettere se Elia fosse stato sveglio.
«Yelena inizia a preoccuparsi sul serio. Fa del suo meglio per non farmelo vedere, ma la conosco, e so che questa situazione sta logorando la sua speranza e il suo ottimismo, giorno dopo giorno. Non posso certo biasimarla, non è che sia messo tanto meglio di lei.»
Sospirò, chinandosi per appoggiare la fronte contro la spalla del fratello, piano, attento a non fargli male. «Abbiamo bisogno di te», mormorò, «io ho bisogno di te.»
Gli rispose solo il bip dei macchinari, un rumore peggiore di qualsiasi silenzio.
«Ti amo.»
Era come se le parole gli fossero state strappate dalla gola. «Ti amo, e mi dispiace di non averlo capito prima. Non posso farcela senza di te... ti prego.»
Le lacrime iniziarono a scendere, uniche testimoni di un dolore viscerale che sembrava non finire mai.
«Ti amo, e se muori non ti perdonerò mai, mi hai sentito?», ringhiò, la voce spezzata, «so di non meritarmelo, dopo quello che ti ho detto, ma voglio essere egoista un'ultima volta, perché ti amo, e non posso vivere senza di te, hai capito?»
Affondò ancora di più il viso nella sua spalla, respirandone l'odore familiare. «Sei la mia àncora, Elia. Ti prego...»

 

***

 

If you forget the way to go

And lose where you came from

If no one is standing beside you

Be still and know I am

 

Be still – The Fray

 

 

Era come essere sott'acqua. Elia non riusciva a vedere niente, ma ogni tanto qualche sprazzo di luce penetrava l'oscurità. Un chiacchiericcio lontano, la sensazione che qualcuno lo toccasse, un profumo di fiori estivi e sole, una voce che cantava una ninna nanna russa, ed Enea. Enea sembrava essere ovunque e in nessun posto allo stesso tempo, ricordi che lo riguardavano sembravano sfrecciargli davanti al viso in frammenti sconclusionati e confusionari, mischiati al suono delle voci di sua madre e dei nonni, di Yelena e di altre persone che non riusciva a riconoscere. Nonostante non potesse vedere la superficie, sapeva di non essere troppo lontano. Iniziò a nuotare, cercando di raggiungere quegli spiragli di luce e parole che lo attiravano come le fiamme attiravano le lucciole.

Enea...

Il viso di suo fratello gli esplose davanti agli occhi, gli occhi identici ai suoi e pieni di un amore infinito e sconfinato.
«Sei la mia àncora, Elia.»
La prima cosa che vide fu la luce. Bianca e abbagliante, gli ferì gli occhi e fece martellare la testa. La seconda fu Enea, un'espressione che non gli aveva mai visto in viso, un misto di sentimenti che era troppo stanco per riuscire a riconoscere.
«Va tutto bene...»
Il buio lo avvolse di nuovo, ma in modo diverso. Era come una coperta calda in una giornata d'autunno o un buon libro letto davanti al camino. Era il conforto della mano di Enea stretta nella sua, della sua voce che lo cullava.
«Ti amo.»
Ti amo anche io.

 

 

 

Note Autrice

Elia è sveglio, yeah! Questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo, il che mi fa salire una lacrimuccia. Grazie a chi ha letto/commentato/stellinato, come sempre vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, anche della nuova grafica! 

Se volete venirmi a trovare negli altri anfratti dell'internet che infesto, link in bio e tra i link esterni del capitolo! 

Al prossimo (e ultimo) capitolo!

Dru

   
 
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