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Autore: edoardo811    19/10/2019    4 recensioni
La pace ha continuato a regnare al Campo Mezzosangue, gli Dei si sono goduti molti anni di tranquillità. Ma la pace non è eterna.
La regina degli dei Amaterasu intende dichiarare guerra agli Olimpi, mentre un antichissimo mostro ritornato in auge si muove nell'ombra, alla ricerca di Ama no Murakumo, la leggendaria Spada del Paradiso.
EDWARD ha trascorso l'intera vita fuggendo, tenuto dalla madre il più lontano possibile dal Campo Mezzosangue, per ragioni che lui non è in grado di spiegarsi, perseguitato da un passato oscuro da cui non può più evadere.
Non è facile essere figli di Ermes. Soprattutto, non è facile esserlo se non si è nemmeno come i propri fratelli. Per questo motivo THOMAS non si è mai sentito davvero accettato dagli altri semidei, ma vuole cambiare le cose.
STEPHANIE non è una semplicissima figlia di Demetra: un enorme potere scorre nelle sue vene, un potere di cui lei per prima ha paura. Purtroppo, sa anche che non potrà sopprimerlo per sempre.
Con la guerra alle porte e forze ignote che tramano alle spalle di tutti, la situazione sembra farsi sempre più tragica.
Riuscirà la nuova generazione di semidei a sventare la minaccia?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le insegne imperiali del Giappone'
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20

Braccati

 

 

I tre giorni successivi furono molto più duri di quanto Tommy avrebbe pensato. Raggiungere San Francisco in treno sembrava una grande idea sulla carta, ma metterla in pratica era tutta un’altra questione. Il costante sferragliare delle ruote sui binari, gli scomodi divanetti sui quali dormire, il fatto di dover sempre avere occhi e orecchie puntati verso ogni direzione per paura di essere riconosciuti come gli attentatori dell’aeroporto Kennedy, ognuna di queste cose andava sovrapponendosi alla tensione e alla paura generale riguardo ciò che li attendeva alla fine del loro viaggio.

Era esausto. E non era di certo l’unico. Tutti loro erano stanchi, sia fisicamente che mentalmente. Stephanie era tesa, e lo si poteva vedere da un chilometro di distanza. Perfino Konnor non sembrava voler fare molti sforzi per nascondere la sua angoscia. L’esatto opposto di Lisa, che invece cercava a tutti i costi di non sembrare spaventata, ma il suo bluff non avrebbe mai potuto ingannare Tommy, uno che in fatto di bluff aveva una laurea.

La vera incognita, però, era Edward. Nonostante l’impresa riguardasse lui in particolare, Thomas non riusciva proprio a capire che cosa stesse pensando. Si erano parlati solo una volta dopo Kansas City, ed era stato quando gli aveva chiesto di prestargli un’arma. Tommy gli aveva offerto la spada di Rosa, ancora custodita al sicuro nello zainetto, ma Edward aveva rifiutato, optando invece per un coltello di bronzo celeste simile a quello che aveva perso. Una scelta d’arma singolare, ma il figlio di Ermes non si era opposto.

Osservandolo, Edward non era sembrato teso, o spaventato, o altro, ma solo… arrabbiato. Magari si stava domandando come diamine fosse finito in quell’enorme casino, e Tommy non poteva biasimarlo, dopotutto non era stato lui a scegliere tutto quello. Eppure, era sicuro che c’era dell’altro. E forse aveva proprio a che fare con quello che Shinjiro gli aveva detto. 

Le parole del gatto mutaforma avevano scosso Edward, ma Thomas non riusciva proprio a capire perché. Come se non bastasse, il semplice parlare con chiunque era diventato una faticaccia, visto che ad ogni fermata e scalo i cinque erano costretti a dividersi per non viaggiare troppo a lungo assieme e dare nell’occhio. 

Non aveva ancora raccontato a nessuno del suo sogno, della parte riguardante i capocasa soprattutto. Non voleva aumentare ancora di più il senso di urgenza e di tensione dentro i propri compagni di viaggio, ma dopo aver visto la scena all’anfiteatro, era più chiaro che mai che la situazione stava andando di male in peggio. Certo, per il momento la situazione al Campo era ancora sotto controllo, ma quanto sarebbe passato prima che l’equilibrio si spezzasse di nuovo? 

Non gli sembrò vero quando riuscirono dopo secoli a superare i deserti del Nevada e varcare il confine con la California. Ormai mancava davvero poco alla loro destinazione. 

Dopo l’ennesimo scalo, i cinque si erano divisi un'altra volta, e ora si trovava seduto su un vagone assieme a Konnor e Lisa, mentre Stephanie ed Edward rimasero due vagoni più indietro rispetto a loro.

Osservò i suoi compagni di viaggio. Lisa era stretta nelle spalle, gli occhi chiusi, mentre Konnor osservava il paesaggio fuori dal finestrino. Nessuno dei due sembrava intenzionato a spiccicare l’ombra di una parola. 

Tommy si concentrò sul figlio di Ares. Quando aveva ripensato al sogno che aveva fatto, aveva realizzato che Buck, dando per scontato che l’impresa sarebbe fallita, aveva praticamente detto che anche Konnor non ce l’avrebbe fatta. Derek, Paul, perfino Jonathan, con tutti i problemi avuti con Edward, avevano supportato i loro fratelli nell’impresa, Buck invece si era comportato come se Konnor fosse già morto. 

Se avevano bisogno di un motivo in più per tornare sani e salvi, l’avevano appena trovato: dimostrare ai loro detrattori che si sbagliavano.

Le palpebre di Tommy si appesantirono, e pensò che, dato il silenzio dei suoi compagni, forse poteva concedersi un ultimo pisolino prima dell’arrivo, sperando di riuscire ad addormentarsi nonostante la tensione. Cercò di autoconvincersi che tutto sarebbe andato per il meglio, che quella sera si sarebbero già ritrovati su un treno per il viaggio di ritorno, per scacciare via quella morsa che gli stringeva il petto e potersi assopire in maniera serena.

Osservando il paesaggio, vide il treno aggirare l’ennesima montagna, passando sopra dei binari che si trovavano un po' troppo vicini a un dislivello di una trentina di metri, affacciato su una fitta foresta.

Distolse lo sguardo per l’angoscia. Non soffriva di vertigini, almeno quello, ma le grandi altezze erano comunque sempre minacciose. Chiuse gli occhi, tirando un profondo sospiro, cercando di addormentarsi.

Un tonfo devastante scosse l’intero vagone. Thomas si ritrovò catapultato contro il finestrino, sbattendo con forza il braccio. Urla spaventate giunsero dal corridoio in un tutt’uno, andando a frantumare la quiete e il silenzio che avevano caratterizzato tutto quel viaggio.

Lisa precipitò addosso a lui gridando a sua volta, e anche Konnor venne schiacciato contro il finestrino. Tommy riaprì gli occhi e vide il dislivello proprio al di sotto di lui. Il suo cuore si fermò per il terrore, ma durò solo per un istante, perché poi venne trascinato all’indietro come da una forza invisibile.

Vi fu un altro tonfo tremendo, subito seguito da un sobbalzo. Thomas cadde a terra sulla schiena, con Lisa che gli precipitò addosso.

«State bene?!» udì, in mezzo al frastuono delle urla che giungevano dagli altri vagoni, il fischio delle sue orecchie e il rumore assordante di metallo che sferragliava.

Aprì di nuovo gli occhi e vide Konnor, con un livido viola sulla fronte, aiutare Lisa a rimettersi in piedi, per poi fare lo stesso con Tommy.

«Ma che ca…» protestò Lisa in italiano, reggendosi in piedi a stento, appoggiandosi al divanetto. «Cos’è successo?!» urlò, ora facendosi capire.

«Qualcosa ha colpito il treno!» esclamò Konnor, cercando di farsi sentire sopra il rumore. «Il vagone si è quasi ribaltato!»

Le parole giunsero distanti e ovattate alle orecchie di Tommy.

«Aspetta, cosa?!» domandò Lisa, sconvolta. Nemmeno lei aveva un bell’aspetto, sembrava essere appena uscita da una centrifuga, cosa che per l’altro non era così lontana dalla realtà. «Che vuol dire?!»

Konnor non rispose. Spalancò la porta scorrevole del vagone e uscì nel corridoio. Si guardò attorno e non appena si voltò verso sinistra divenne bianco come un lenzuolo, in tutti i sensi della parola. Mormorò qualcosa di inudibile, poi svanì dalla visuale.

«Konnor!» lo chiamò Lisa, cominciando a seguirlo zoppicando. Tommy cadde a sedere, incapace di sostenere ancora il peso del proprio corpo. Si prese la testa tra le mani e cercò di scacciare via il senso di nausea che lo aveva assalito. Il mondo vorticava attorno a lui e il baccano assordante delle ruote che sfregavano sui binari lo stava facendo impazzire.

Non seppe dire quanto tempo rimase lì, con la schiena appoggiata alla parete sotto il finestrino. Sentì le labbra bagnarsi di una sostanza calda, e intuì che del sangue gli stava uscendo dal naso. Quello fu l’input che gli permise di capire che non doveva rimanere lì. Si rimise in piedi a stento, recuperò lo zainetto e barcollò verso la direzione presa dai suoi compagni. Nel corridoio alla sua destra vide diversi mortali imitare il suo esempio, accalcandosi fuori dai vagoni. Alcuni sembravano feriti, chi in maniera più grave e chi meno, altri invece sembravano solo scossi e spaventati.

Thomas barcollò verso sinistra, dove Konnor e Lisa si erano diretti, e li trovò in piedi di fronte alla porta che dirigeva al vagone successivo. Sembravano paralizzati. Il figlio di Ermes si avvicinò, per poi sgranare gli occhi: il vagone dietro di loro non c’era più, così come non c’erano più tutti gli altri.

Incluso quello di Stephanie ed Edward.

Quello fu il momento in cui Thomas riuscì finalmente a capire cos’era successo: qualcosa aveva colpito il treno, staccando i vagoni dietro di loro. La loro carrozza si doveva essere soltanto inclinata, invece, per poi ritornare sui binari con quel tonfo devastante.

Si erano salvati… ma avevano perso i loro amici. Sentì lo stomaco annodarsi a quel pensiero. Non poteva essere vero. Non potevano… essere morti. Era impossibile. Forse i vagoni si erano soltanto staccati, rimanendo sui binari. Sì, doveva per forza essere così.

«E… e adesso?» domandò Lisa, interrompendo quel silenzio carico di tensione che si era accumulato. «Cosa… cosa facciamo?»

Konnor scosse la testa, con le labbra socchiuse. Nemmeno lui sembrava essere riuscito ad accettare cosa fosse successo. Passarono diversi momenti prima che riuscisse a formulare una risposta. «Stiamo rallentando, forse il treno è danneggiato. Non appena si ferma, scendiamo e andiamo a cercare Edward e Stephanie.» Strinse i pugni con forza. «E speriamo che stiano bene.»

Tommy assottigliò le labbra, rimanendo in silenzio. Certo che stavano bene. Non era nemmeno da mettere in discussione. Se fosse stato il contrario, o peggio… allora non aveva idea di come avrebbe reagito.

Ci volle un’altra manciata di secondi prima che il treno si fermasse, e ognuno di essi parve durare un’eternità. Non appena si arrestarono del tutto, Konnor spalancò la porta, che si staccò di netto dai cardini precipitando sul suolo. Il figlio di Ares non perse nemmeno tempo a guardarla e ci saltò sopra, per poi iniziare a correre, seguito da Thomas e Lisa.

Tommy si voltò, accorgendosi delle ruote distrutte del loro vagone, e intuì che da lì il treno non si sarebbe spostato tanto presto. Non solo avevano perso Edward e Stephanie, ma anche il loro passaggio verso San Francisco. In un solo istante, tutto quanto era andato in fumo.

«DOVE VORRESTE ANDARE?!» tuonò una voce all'improvviso, facendo sussultare il trio. Un’ombra gigantesca apparve sopra di loro, oscurando per un breve istante il sole mattutino.

«Attenti!» urlò Konnor, saltando addosso a Lisa e Thomas e spingendoli all’indietro un attimo prima che un masso gigantesco si schiantasse sul suolo.

Di nuovo a terra, Tommy drizzò il capo e deglutì, osservando dei detriti sparpagliati sulla ferrovia, ciò che era rimasto del masso. C’era mancato davvero poco. Poteva solo ringraziare il figlio di Ares se non si era trasformato in una poltiglia. Lo cercò con lo sguardo e lo vide in piedi, di fronte a lui e Lisa, con la sua spada nera tra le mani e lo sguardo puntato verso l’alto.

Thomas lo imitò e osservò verso la montagna. Non appena lo fece, il suo cuore saltò di un battito.

Un individuo enorme, di almeno cinque metri di altezza, li osservava da un ciglio sulla montagna, stringendo un altro masso enorme con una mano come se fosse stata una palla da bowling. Indossava una toga romana sbrindellata, le gambe erano ricoperte di squame, come le zampe di un rettile, i lunghi capelli viola raccolti in una coda e una incolta barba dello stesso colore.

Assieme a lui, stipati su altri cigli, una dozzina di creature tra lestrigoni e ciclopi.

«Salve, semidei» salutò il gigante, mostrando loro un sorriso sfavillante, che però di sfavillante aveva ben poco. «Avete fatto buon viaggio?»

Nessuno rispose. Thomas era pietrificato dallo stupore e dalla paura. Non gli sembrava vero. Non poteva essere vero! Quello… quello era…

«Efialte» sussurrò Lisa, la voce flebile come la fiamma di una candela.

«Sì, piccola figlia di Bacco.» Il gigante allargò le braccia, rivolgendole un’occhiata che la fece trasalire. La sua espressione mutò all’improvviso, facendosi molto più dura. E rabbiosa. «E ho un piccolo conto in sospeso con tuo padre.»

Lisa non rispose. Rimase immobile, pietrificata. Terrorizzata. Tommy non l’aveva mai vista così, nemmeno quando si era ritrovata Campe a un soffio dal naso. Ma quella non era nemmeno lontanamente la sua preoccupazione più grande.

I Giganti erano stati sconfitti un sacco di anni prima, avrebbero dovuto trovarsi tutti sul fondo del Tartaro, a marcire. Eppure… eppure non c’erano dubbi. Quello era Efialte, la controparte di Dioniso. Come aveva fatto a tornare dopo così poco tempo? Ma soprattutto, era da solo?

Era… era stato lui a colpire il treno?

Thomas sgranò gli occhi. Edward e Stephanie erano rimasti indietro. Anche loro erano in pericolo!

Diversi ringhi provennero dalle loro spalle all’improvviso, interrompendo i suoi pensieri. I ragazzi si voltarono, vedendo una dozzina di lupi dal manto grigio scuro avvicinarsi verso di loro. Alcuni passarono accanto al treno fermo, altri sopra i tetti dei vagoni, altri invece scesero dalla parete scoscesa della montagna. Lo stesso fece il piccolo esercito del gigante, che raggiunse il suolo posandosi di fronte a loro, tagliando la strada verso cui erano diretti poco prima. Li avevano circondati.

La paura cominciò a impadronirsi di Thomas. Nel giro di pochissimi istanti era cambiato tutto. Erano stati divisi da Edward e Stephanie, i mostri li avevano trovati e un gigante in carne ed ossa si era messo sulla loro strada. Proprio come con Campe, ebbe timore non solo per il destino dell’impresa, ma per la sua stessa vita. Era così spaventato che non riuscì nemmeno a estrarre un’arma. Rimase inerme, immobile mentre i mostri si avvicinavano ed Efialte ridacchiava osservandoli dall’alto.

«Certo che le cose sono davvero cambiate in questi anni» commentò divertito. «Voi siete quelli che mandano a salvare il mondo, questa volta? Sono passati da figli di Giove e Poseidone a dei mocciosi spaventati? Incredibile. E io sarei finito nel Tartaro per questo?»

Efialte saltò dal ciglio, atterrando sulla ferrovia con un tonfo da far tremare la terra. Un minuscolo cratere si creò sotto i suoi piedi. «Almeno tu, figlio di Ares, cerca di dare un po’ di spettacolo prima di morire!»

Konnor serrò la mascella, aumentando la presa attorno alla sua spada. Alle loro spalle, i lupi si facevano sempre più vicini. Di fronte a loro, gli sgherri di Efialte stavano accorciando le distanze. 

«Dov’è tuo fratello Oto?» domandò. «Credevo foste inseparabili.»  

«Non devi preoccuparti per lui» rispose Efialte, sollevando il masso. «Non temere, figlio di Ares, posso schiacciarvi tutti e tre anche da solo!»

«E quindi loro sono qui per il supporto morale?» interrogò Konnor, indicando gli altri mostri. 

«Diciamo che sono una specie di polizza. Se fuggirete, loro si faranno un bello spuntino.» Il gigante accennò con il mento ai vagoni fermi, da dove alcuni mortali si erano affacciati. 

Tommy soffocò un'imprecazione. Si era dimenticato dei mortali rimasti nel treno. La loro presenza cambiava tutto quanto, e non faceva altro che rendere le cose ancora più difficili. I lupi cominciarono a ringhiare, file di bava che scendevano dai denti gialli ed affilati, e i passeggeri del treno si allontanarono dai finestrini con delle grida spaventate.

«I mortali non c’entrano niente!» esclamò Konnor.

Efialte scrollò le spalle. «Lo so, ma mi piace tanto quando urlano. Chiedo venia, è più forte di me.»

«Maledizione» sussurrò il figlio di Ares. La mano gli divenne bianca da quanto strinse l’elsa della spada. Abbassò la testa, e parve meditare sulla situazione per qualche istante. 

Tommy osservò la scena con il fiato sospeso. Non potevano combattere contro un Gigante, era un essere che era stato creato per distruggere gli dei, loro erano soltanto tre ragazzi con poca esperienza. Aveva ancora la sua arma segreta nascosta nello zainetto, ma come avrebbe potuto funzionare in quella situazione?

Konnor tornò a osservare i suoi compagni, per poi volgere loro un cenno del capo. «Io guadagno tempo, voi scappate.»

Thomas non credette alle proprie orecchie. 

«Scherzi?!» esclamò Lisa, riacquistando un po’ di energia. «Non ti abbandoneremo qui!»

Konnor serrò la mascella, scuotendo la testa. «Dovete farlo, invece! È l’unico modo per…»

«Ma di che state farneticando?» esclamò Efialte, spazientito. «Ora basta! Avanti miei gladiatori, fatevi una bella scorpacciata di… AHHH!»

L’urlo di sorpresa del gigante scosse il terreno come il suo salto di poco prima. Tommy sgranò gli occhi. Konnor sgranò gli occhi. Lisa sgranò gli occhi. Tutti quanti, mostri e lupi compresi, osservarono sbalorditi la lama rossa che aveva appena attraversato il petto di Efialte. Il gigante rimase a bocca aperta per diversi istanti, prima di cadere in ginocchio con un gemito, perdendo la presa dal masso che si disintegrò al suolo.

Alle sue spalle, un individuo vestito di nero, con un cappuccio sulla testa, estrasse la spada dalla schiena di Efialte, per poi dimenarla ancora una volta, decapitandolo con un taglio netto. Un enorme corpo stramazzò al suolo, mentre la testa che ora non aveva più gli rotolava accanto, l’espressione scioccata ancora presente sul volto. Espressione che riassumeva alla perfezione lo stato d’animo di tutti quanti, Thomas in particolare.

L’uomo in nero passò oltre il corpo, per poi rivolgersi ai tre ragazzi. «Quello era un vostro amico?»

Konnor indietreggiò, incredulo. Tommy si dimenticò perfino come respirare. I mostri urlarono di rabbia per quello che era successo al loro capo e attaccarono tutti insieme il nuovo arrivato, ma questo si sbarazzò di tutti loro con una rapidità disarmante. La sua katana rossa fendette l’aria, falciando ciclopi e lestrigoni come se fossero state erbacce. Caddero tutti quanti, uno dopo l’altro, dissolvendosi in mucchi di sabbia. I lupi lo caricarono in gruppo, ignorando i semidei a cui passarono accanto. Quello che doveva essere il capobranco attaccò per primo con un morso, ma le sue fauci si chiusero a vuoto; l’uomo schivò l’attacco e sferzò l’aria con la katana, uccidendo l’animale nonostante la sua arma non sembrasse fatta di argento.

Il branco di lupi, osservando la fine del capo, arrestò la propria corsa. L’individuo si voltò verso di loro, e gli animali decisero di fare la scelta più saggia e di arrampicarsi di nuovo sulla montagna per fuggire. 

«Tutto qui?» domandò poi quello, accorgendosi di aver fatto piazza pulita. Fece schioccare la lingua, sbattendo via un po’ di polvere gialla dalle placche metalliche di armatura sul suo busto. «Che delusione.»

«Chi sei tu?» domandò Konnor, sollevando la spada. Nonostante a conti fatti quel tizio li avesse appena salvati, il figlio di Ares non abbassò la guardia. E anche Tommy cominciò a sentirsi inquieto. 

«Giusto» cominciò a dire quello. «Noi non ci siamo ancora conosciuti.» 

L'individuo si abbassò il cappuccio, mostrando un volto di un pallore innaturale. Era giovane, sarebbe potuto sembrare un ragazzo della loro stessa età. I capelli erano neri, due piccole corna spuntavano al di sotto di essi, e i suoi canini erano affilati come rasoi. Gli occhi, invece, erano rossi come il sangue. O meglio, l’unico occhio che teneva aperto lo era, visto che l’altro era attraversato da un orribile sfregio. Non appena vide il volto di quel tizio, tutto il sollievo provato da Thomas svanì in un solo istante. Non lo aveva mai visto di persona, ma non avrebbe mai potuto non riconoscerlo. Quello… quello era il demone che aveva portato via Rosa.

«Il mio nome è Naito.» Il demone sorrise freddo. «Ma immagino che il vostro amichetto Edward vi abbia già parlato di me.»

Diverse pozze nere presero forma attorno a loro, dalle quali cominciarono ad uscire altre creature simili a Naito, ma dall’aspetto molto meno umanoide. Erano più grossi, più goffi e più deformi, e molto, molto più brutti. Non aveva nemmeno visto loro prima di quel momento, ma si ricordò di qualche settimana prima, quando un Rick terrorizzato aveva raccontato loro del mostro che aveva visto nel bosco. Corpo nero, volto bianco, corna, occhi rossi. Tutto combaciava. Erano gli oni, i mostri da cui Edward una volta li aveva messi in guardia. In un istante furono di nuovo circondati e Thomas capì che lo scontro non era finito, e soprattutto non erano salvi. 

Konnor serrò la mascella. «E cosa vuoi da noi?»

Naito sogghignò. «Ma non è ovvio? Voglio uccidervi.»

Thomas osservò il demone, o mezzo demone, o quello che era, mentre una rabbia che mai prima d’ora aveva provato iniziava a montare dentro di lui. Quello… quello era il responsabile. Era stato lui. Lui aveva rapito Rosa. Era solo colpa sua.

In un istante estrasse il falcetto dallo zainetto. Senza nemmeno rendersene conto, stava già camminando verso di Naito. Il dolore provato alla testa fino a un attimo prima cessò di esistere. Non c’era più posto per il dolore, o per la paura. La rabbia occupò tutto quanto.

«Thomas» sussurrò Konnor, accorgendosi di cosa stava accadendo. Vedendo Thomas muoversi, i demoni che li circondavano fremettero, alcuni emisero strani versi e le dita delle loro mani formicolarono. Konnor rimase immobile, mantenendo la calma. «Thomas, che stai facendo?!»

Tommy non rispose. Sollevò il falcetto, poi si fiondò contro di Naito. Urlò a perdifiato, e attorno a lui sentì altre decina di grida tutte frapporsi tra loro, ma non diede peso a nessuna di queste. Non gli importava nulla. Voleva solo farla pagare a quel mostro che aveva fatto del male a Rosa.

«Tommy, no!» gridò Konnor, da qualche parte imprecisata dietro di lui, mentre il sorriso divertito di Naito si faceva sempre più vicino.

«Sì, piccolo dio, fatti avanti!» lo canzonò il demone, portandosi l’elsa della spada sopra la spalla, la lama inclinata puntata verso di lui.

Thomas non ci vide più. Dopo tutto quello che aveva fatto, Naito aveva ancora il coraggio di provocarlo? Gliel’avrebbe fatta pagare. Lo raggiunse e mirò subito alla testa con il falcetto. Non era un esperto di combattimenti, ma era stato velocissimo, perfino per i suoi standard. Naito non aveva speranze di schivare quel colpo. «Questo è per Rosa!»

Credeva di aver vinto. Già si immaginava la testa del demone che rotolava a terra. Per questo motivo, quando si ritrovò con il falcetto bloccato a mezz’aria dalla katana rossa del suo avversario, rimase a bocca aperta. Solo in quel momento riuscì a realizzare cosa diamine avesse appena fatto.

«Per Rosa, dici?» domandò Naito, ancora in piedi, allargando il sorriso divertito. Iniziò a fare pressione con la lama, spingendo indietro quella del falcetto. «Hai deciso di suicidarti per quella ragazzina? Che gesto ammirevole!»

Thomas sussultò, schiacciato dal peso della katana. Senti le gambe cedergli, mentre con tutte le sue forze cercava di allontanare la spada di Naito, pericolosamente vicina al suo volto. Il demone lasciò di netto la presa, scansandosi, e il figlio di Ermes si ritrovò sbalzato in avanti. Si girò e vide Naito abbattere la katana su di lui. Sollevò la lama, parando il colpo per il rotto della cuffia, e fu spedito a terra. Gridò per il dolore e il falcetto gli saltò dalla mano. Tossì e cercò di rialzarsi sui gomiti, ma fallì come un povero miserabile quando il braccio gli cedette, incapace di sostenere il peso del corpo.

«Ti arrendi già? Coraggio, piccolo dio» disse Naito, torreggiando su di lui. «Sono certo che puoi fare meglio di così. Non vuoi più vendicare la tua amichetta?»

Tommy digrignò i denti. Sbatté il pugno a terra e si mise in ginocchio, ma un calcio al fianco lo costrinse a rimanere a terra, facendolo girare di schiena mentre urlava per il dolore.

«Per fortuna lei non è qui a vedere questa scena, perché devo dire che è piuttosto patetica. Ma non preoccuparti…» Naito sollevò la katana, pronto a sferrare il colpo di grazia. «… quando si sveglierà, le racconterò io di persona della triste fine che hai fatto!»

La katana scese su di lui. Ma Thomas a malapena registrò quell’azione. La sua mente si era bloccata sull’ultima frase di Naito.

«Quando si sveglierà…» 

Si riscosse quando vide la katana di Naito ad un palmo dal suo naso. Ma qualcosa l’aveva bloccata. Un’altra lama, nera.

«Alzati Tommy!» urlò qualcuno. Thomas fece vagare lo sguardo, e vide Konnor, spada sguainata, sguardo fisso su Naito. Gridò, poi fece pressione e allontanò il demone dal figlio di Ermes, iniziando ad attaccarlo con furia.

Naito indietreggiò, parando gli attacchi con ancora quell’espressione divertita. 

«Sei davvero così ansioso di prendere il posto del tuo amico?» domandò, deviando l’ennesimo fendente e rispondendo a sua volta. Konnor schivò il colpo, poi sferzò l’aria e le due lame tornarono a incrociarsi. Thomas non l’aveva mai visto combattere sul serio, per questo motivo rimase sbalordito. Non solo stava tenendo testa a Naito, ma lo stava pure facendo indietreggiare. 

«Che stai facendo?!» esclamò Lisa, apparendo accanto a lui all’improvviso e afferrandolo per un braccio. «Tirati su!»

Ancora stordito, Thomas venne trascinato in piedi quasi di peso dalla ragazza, mentre il resto degli oni si fiondava su di loro. Lisa lasciò la presa da Tommy, afferrò uno dei suoi pugnali dalla cintura e lo scaraventò contro un demone che si era avvicinato troppo, colpendolo in mezzo agli occhi. Questo emise una specie di strano ululato e cadde in ginocchio. La ragazza afferrò l’arma per il manico e la strappò dal cranio del mostro, poi appoggiò lo stivale al suo petto e lo spinse con forza addosso a un altro demone, facendoli ruzzolare a terra entrambi. Afferrò un altro pugnale e cominciò a combattere contro gli oni, muovendosi come se quelle armi fossero estensioni delle sue braccia.

Un demone attaccò Tommy, ma lui riuscì a riscuotersi e a schivare i suoi artigli rotolando per terra. Afferrò il falcetto e lo trafisse al petto, facendogli emettere un verso straziante. Il mostro cadde a terra, dissolvendosi, ma altri presero il suo posto.

I demoni combattevano a mani nude, senza armi, e per certi versi questo era uno svantaggio per loro. Inoltre erano lenti, goffi, e attaccavano alla cieca senza nessuna strategia a differenza di Naito. Thomas non era un esperto di combattimenti, ma l’addestramento e i riflessi da semidio fecero gran parte del lavoro per lui. Riuscì a rimanere vivo e ad abbatterne diversi, e questo fu di certo un bel traguardo per lui. Ma per ogni mostro eliminato, altri due prendevano il loro posto. Altre pozze di oscurità presero forma nel terreno, e altri oni cominciarono a fuoriuscirne.

Accanto a lui, Lisa guizzava in mezzo ai demoni come un lampo colpendoli dove faceva più male, lacerando tendini, cavando occhi e pugnalando petti, lasciandosi dietro una scia di morti e feriti. Era veloce, precisa e letale. E soprattutto, era incredibile. Ma nonostante i loro sforzi, i ragazzi furono costretti a indietreggiare fino a finire schiena contro schiena. Anche se non poteva vederla, Tommy riusciva comunque a sentire il respiro pesante della figlia di Bacco, più la sua schiena che si alzava ed abbassava. 

Ovunque guardasse attorno a loro, poteva solo scorgere demoni. Erano di nuovo stati circondati da quelle che sembravano decine di oni. E da qualche parte chissà dove, i rumori della colluttazione tra Naito e Konnor stavano proseguendo. La situazione non stava prendendo una bella piega.

Uno dei demoni gridò e corse verso di loro, ma Lisa lo trucidò all’istante. Un altro provò ad attaccare, ma ora fu Thomas a farlo pentire di quel gesto. Fuori due, altri cento in attesa. Per il momento i mostri rimasero fermi, a osservarli facendo formicolare le dita, in attesa di una loro mossa.

«Combatti bene» sussurrò Lisa all’improvviso. Thomas arrischiò un’occhiata verso di lei, sorpreso di averla sentita pronunciare quello che aveva tutta l’aria di essere un complimento. 

«Anche tu» rispose.

«Certo, se non fosse stato per noi Naito ti avrebbe fatto a fette, ma comunque… non male, nanetto.»

Malgrado avesse provocato Thomas, per lui fu impossibile non notare la vena di tensione nella sua voce. Era spaventata, proprio come lui. Ma forse non tutto era perduto. 

Aveva ancora un’arma segreta.

«Ascolta…» cominciò a dire, slacciandosi con cautela lo zainetto. «… ho un piano per le emergenze. So come possiamo vincere. Ma ho bisogno che tu…»

Uno dei mostri attaccò, cogliendolo di sorpresa. Thomas gridò, ma Lisa si parò di fronte a lui, respingendolo con i suoi pugnali. «Qualunque cosa tu abbia in mente…» cominciò, mentre altri demoni si lanciavano verso di loro. La ragazza si voltò verso di lui. Malgrado le ferite a causa del combattimento, malgrado i lividi a causa dell’urto del treno, malgrado la paura al pensiero che quella potesse essere la fine, Tommy notò la determinazione nel suo sguardo. «… falla in fretta!» finì di dire lei, prima di tornare a fronteggiare i demoni. «FATEVI SOTTO

Mentre la osservava combattere i mostri da sola per proteggerlo, Thomas capì che cosa davvero stesse provando Lisa in quel momento. Aveva paura, ma non si sarebbe mai arresa, come una vera guerriera, come una vera semidea desiderosa di mostrare il proprio valore e di far ricredere chiunque avesse dubitato di lei. Esattamente come lui. 

Gettò lo zainetto a terra e si inginocchiò, mettendosi al lavoro. Attorno a lui sentiva le grida di battaglia di Lisa, e le urla di dolore dei mostri. Doveva sbrigarsi, prima che lei venisse sopraffatta. Afferrò ciò che cercava e lo tirò fuori dallo zainetto, ma era ancora incompleto. Mancava qualcosa, qualcosa di parecchio pericoloso e instabile. E non appena estrasse l’oggetto che cercava sorrise di trionfo.

Montò la tanica di fuoco greco sul lanciafiamme, poi si alzò in piedi. «Spostati Lisa!»

La ragazza si voltò e sgranò gli occhi. Si gettò a terra un istante prima che un’ondata di fuoco investisse l’esercito di demoni. Il cielo si illuminò di verde, mentre oni accesi come fiammiferi gridavano e correvano in tutte le direzioni all’impazzata, rotolandosi a terra nel tentativo disperato, e inutile, di togliersi quelle fiamme di dosso.

Lisa strisciò a terra per qualche metro, ancora sconvolta, poi si alzò in piedi e corse dietro di lui per mettersi al riparo. «Questo è il tuo piano per le emergenze?!» domandò, urlando per farsi sentire sopra il rumore.

«Sì!» rispose lui, gridando a sua volta.

«Beh, evviva le emergenze!»

Thomas sorrise. Era da quando aveva visto quel lanciafiamme nell’armeria che aveva provato il desiderio di usarlo. Nel giro di pochi istanti l’esercito di oni venne decimato. Nessun mostro poteva sopravvivere a una quantità così massiccia di fuoco greco, greci o giapponesi che fossero.

Altre pozze di oscurità si generarono, ma chiunque ne fuoriuscì dovette pentirsene amaramente, perché venne subito incenerito. Il verde rimpiazzò tutto quanto.

Il ragazzo tenette il dito premuto sul grilletto, gli occhi socchiusi a causa della luce abbagliante e la fronte madida di sudore per via del calore. Le mani gli bruciavano, ma non si sarebbe fermato fino a quando l’ultimo mostro non si sarebbe dissolto.

Alcuni provarono ad aggirarlo per attaccarlo alle spalle, ma a loro ci pensò Lisa. I demoni che si avvicinavano troppo incontravano l’Oro Imperiale dei pugnali della ragazza, mentre quelli distanti il fuoco del lanciafiamme. I due semidei avevano appena creato una barriera impenetrabile attorno a loro.

Quando anche l’ultimo mostro venne incenerito, Tommy smise di sparare fiamme e rimase in attesa, con i sensi affinati al massimo. Dietro di lui, proprio come quando lo scontro era iniziato, sentiva il respiro pesante di Lisa.

«È… è finita?» domandò lei.

Dopo diversi istanti, Thomas annuì cauto, voltandosi verso di lei. Si asciugò il sudore dalla fronte. «Sembra di sì.»

La ragazza lo osservò per un momento, incapace di metabolizzare la cosa. Dopotutto, fino a pochi minuti prima si erano dati entrambi per spacciati. E invece erano ancora lì, vivi e vegeti. E vittoriosi. Lisa sorrise, un sorriso sincero, molto diverso da quelli a cui Tommy si era abituato. Thomas si ritrovò a sorriderle a sua volta senza rendersene conto, ma la pace durò solo per poco: il grido di Konnor li fece riscuotere entrambi. I due ragazzi sobbalzarono e si voltarono, ricordandosi solo in quel momento che non tutti i nemici erano stati sconfitti: Naito era ancora vivo e vegeto.

Konnor stava ancora combattendo contro il mezzo demone, e lo scontro sembrava lungi dal concludersi. Lo spadone del figlio di Ares cozzò contro la katana di Naito per quella che doveva essere la milionesima volta.

Lisa cominciò a correre verso di loro. «Andiamo!»

Dopo un attimo di stupore, Thomas la seguì. Ora che i demoni erano stati eliminati, potevano occuparsi del loro capo una volta per tutte. Il guercio si accorse di loro e si allontanò da Konnor di una manciata di metri con un salto.

«Così avete ucciso tutti gli altri, eh?» domandò, mentre si stavano avvicinando. Sorrise, non sembrando affatto turbato. «Meglio così. Non sopportavo quegli idioti.»

«Stai bene Konnor?» chiese Tommy, ignorando il demone.

Il figlio di Ares annuì, respirando affannato. Pareva provato dallo scontro, ma a parte quello non sembrava avere ferite o altro. 

«Dobbiamo sbrigarci» sussurrò, in modo che soltanto i suoi compagni potessero sentirlo. «Prima che…»

«Cosa, piccolo dio?» lo interruppe Naito, sogghignando. «Prima che vi uccida tutti?»

Tommy serrò la mascella e sollevò il lanciafiamme. Quel tizio l’aveva stancato. Era ora di dargli la lezione che meritava. Ma prima, c’era una questione rimasta in sospeso da sistemare. «Che cosa avete fatto a Rosa?» iniziò a dire, facendo un passo avanti. «È… è ancora viva?»

«Viva? Sì. Lo è. Dopotutto, ci serviva qualcosa da dare al vostro amico in cambio della spada.»

Thomas schiuse le labbra, incredulo.

«Aspetta, cosa?!» si intromise Konnor. «Che vuol dire?!»

«Oh, Edward non ve l’ha detto?» Naito sollevò le spalle. «Il vostro amico ha deciso di vendersi. Ci consegnerà Ama no Murakumo in cambio della ragazzina. Non che la cosa vi interessi, dopotutto…» Il suo sguardo si indurì. Quando parlò di nuovo, una voce grottesca rimpiazzò quella pacata di poco prima: «… nessuno di voi sopravvivrà

Prima che chiunque di loro potesse rispondere, il mezzo demone partì all’attacco. Questa volta, però, mostrò una rapidità incredibile. Tommy fece un verso sorpreso e sollevò il lanciafiamme, ma Naito fu più veloce e glielo tagliò a metà con un solo fendente di katana. Per lo spostamento d’aria Thomas fu spedito all’indietro, cadendo a terra e ritrovandosi con due moncherini metallici tra le mani. Grazie agli dei il serbatoio non esplose, o tutti loro si sarebbero trasformati in cenere. Cercò di rimettersi in piedi, non potendo fare altro che osservare impotente Naito mentre si fiondava su Lisa.

La ragazza sollevò i pugnali, ma non ebbe il tempo di fare altro: il mezzo demone sferzò l’aria con la katana e la figlia di Bacco gridò di dolore, i pugnali che le saltavano di mano. Anche lei cadde al suolo, inerme. Con una velocità disarmante, il mezzo demone si era sbarazzato di entrambi. Naito si concentrò poi su Konnor, mentre un sorriso diabolico si dipingeva sul suo volto. Si avventò su di lui con un urlo disumano, mosso da un’energia del tutto nuova.

Konnor strinse i denti e sollevò la spada, pronto a combattere, ma Naito attaccò con una furia impossibile da fermare. Il figlio di Ares tentò di parare il suo attacco, ma la spada gli fu scaraventata via dalle mani e venne disarcionato. Barcollò all’indietro, lasciando scoperto l’addome. Naito piegò le ginocchia, allargando il suo sadico sorriso, e affondò la spada. Quando Thomas capì cosa stesse succedendo, ormai era già troppo tardi.

La katana trafisse Konnor da parte a parte. Il ragazzo emise un verso strozzato, un fiotto di sangue fuoriuscì tra i denti.

«Sei in gamba, piccolo dio» sussurrò Naito. Rigirò la katana, strappando un gemito al figlio di Ares. Gli occhi azzurri erano spalancati, le labbra schiuse in un grido muto, forse di dolore, forse di sorpresa, forse di entrambe. Naito estrasse la lama, facendolo cadere in ginocchio. Il colore della katana si mischiò con quello del sangue del semidio. «Ma non abbastanza.»

Konnor si portò le mani all’addome e ben presto entrambe si inzupparono di rosso. La schiena cominciò ad alzarsi ed abbassarsi a causa dei suoi gemiti. 

Naito sfoggiò un ultimo sorriso e sollevò la spada, pronto per il colpo di grazia. Sdraiata a terra, Lisa urlò disperata il nome del figlio di Ares, mentre Tommy rimase immobile, scioccato. 

Avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare Konnor, qualsiasi cosa, ma non riuscì a pensare a nulla. Naito li aveva sconfitti tutti in un battito di ciglia. Fu solo quando vide un oggetto scuro schiantarsi contro il cranio del demone che riuscì a riscuotersi. Lo yōkai ululò di dolore e barcollò, portandosi una mano dietro la testa. Thomas spalancò gli occhi, ormai convinto di essere in preda alle allucinazioni.

Un corpo gigantesco senza testa si era eretto da terra, tenendo il palmo di una mano ancora aperto verso di Naito, mentre nell’altra stringeva la suddetta testa mancante.

«Ma… cosa…» biascicò Naito, apparendo per la prima volta sbalordito.

«Piccolo bastardo…» rantolò la testa parlante, mentre il gigante andava ad appoggiarla sopra il collo. Qui tendini e legamenti cominciarono a riformarsi, ricongiungendola con il resto del corpo. Qualcosa di scioccante da vedere, ma allo stesso tempo ipnotico. Tommy avrebbe voluto non guardare per il disgusto, ma non ci riuscì, perché non aveva mai visto nulla del genere. 

Quello… era il potere di un gigante. Senza l’aiuto di un dio, pure tagliargli la testa come aveva fatto Naito non sarebbe servito. Lo aveva solo messo fuori gioco per qualche minuto.

Una volta riformatosi del tutto, Efialte sogghignò, stringendo i pugni. «Lo sai, non è bello essere decapitati, anche se si è immortali. Fa molto male.»

Naito osservò il gigante per diversi istanti, anche lui incapace di accettare cosa avesse appena visto, poi diede la schiena a Konnor. «Che cosa sei tu?» domandò, quasi con disprezzo.

«Cosa sono io? Che cosa sei tu! Sei un umano, o sei un mostro? Quale scherzo del fato ha deciso di dare origine a un obbrobrio come te?»

Il corpo di Naito si irrigidì. Parve non gradire affatto quelle parole. Tuttavia, non passo molto prima che riacquistasse la sua compostezza. Cominciò a ridacchiare. «Capisco. Dunque hai fretta di essere decapitato di nuovo. Ti dispiacerebbe solo aspettare un istante? Devo finire di sistemare questi piccoli dei.»

«Ma è proprio questo il problema» obiettò Efialte, mentre un sorriso crudele tanto quanto quelli del mezzo demone prendeva forma sul suo volto. «Sarò io a farli a pezzetti.»

Naito corrucciò la fronte, voltandosi verso di Thomas, che era rimasto a osservare pietrificato la scena. Gli sorrise glaciale, poi si rivolse di nuovo al gigante: «Io non credo proprio, invece. Sono le mie prede.»

Efialte si sgranchì il collo. «Poco male. Vorrà dire che getterò anche i tuoi resti ai grifoni.»

Il guercio gettò il capo all’indietro, ridacchiando molto più forte.

«Lo trovi divertente?» domandò il gigante, indurendosi. «Ne sono grato. Sono sempre felice di poter intrattenere gli invitati alle mie feste. Ecco…» disse, afferrando un altro detrito da terra, per poi scaraventarglielo addosso. «… un regalo per te!»

Il mezzo demone smise di ridere e dimenò la katana, frantumando il proiettile. Sollevò la spada, puntandola verso Efialte mentre sassolini piovevano dal cielo. «E va bene allora.» Il sorriso diabolico riapparve sul volto dello yōkai, che si lanciò all’attacco. «Anata no shi ni chokumen suru

«Sarò l’ultima cosa che vedrai!» ribatté Efialte, sbattendo i pugni a terra così forte da creare un'altra piccola scossa sismica.

Mentre i due iniziavano il combattimento, Tommy riuscì finalmente a riscuotersi. Vide Konnor a terra, ormai bianco come un lenzuolo, e il suo cuore saltò di un battito. Si alzò in piedi e corse verso di lui, aiutandolo a rimettersi in ginocchio. Cercò Lisa con lo sguardo e la trovò a terra, immobile, gli occhi fissi sullo scontro tra Efialte e Naito. «Lisa!»

La ragazza trasalì come colpita da una scarica elettrica, poi si voltò. Aveva un brutto taglio sulla guancia.

«Aiuta Konnor ad alzarsi, io prendo dell’ambrosia!»

«V-Va bene.» La figlia di Bacco obbedì, mentre Thomas cominciava a frugare nello zainetto. Trovò quello che cercava e aiutò Konnor a morderne un pezzo. Il suo compagno di viaggio ormai non sembrava nemmeno più con loro. Era ancora vivo, ma il suo sguardo era vacuo, spento, e dalle sue labbra non uscivano altro che flebili gemiti. Dopo aver mangiato l’ambrosia riacquisì un po’ di colore, ma a parte questo non sembrò migliorare molto, e la ferita non accennò a smettere di sanguinare. 

Thomas afferrò un panno e una cintura dallo zainetto e li usò per creare una fasciatura di fortuna. Non era un figlio di Apollo come Edward, perciò dovette farsi andare bene il risultato ottenuto, per quanto scadente. Si mise il braccio di Konnor attorno alle spalle, incitando Lisa a fare lo stesso con l’altro. «Dobbiamo andarcene!»

Lisa lo osservò inquieta. «E dove?»

«Ovunque meno che qui.»

Cominciarono a camminare, allontanandosi dallo scontro tra il mezzo demone e il gigante. Alle sue spalle, Thomas poteva ancora udire le grida feroci dei due combattenti, ma non ebbe il coraggio di voltarsi per scoprire come stessero andando le cose. Naito era forte ed abile, ma Efialte era immortale. Poteva solo sperare che la tirassero ancora per le lunghe.

Il treno era deserto. I mortali che si erano affacciati poco prima erano tutti scomparsi. Dovevano essere fuggiti a piedi, visto che il mezzo sembrava impossibilitato a muoversi. Thomas non aveva idea di cosa avessero visto quando i demoni avevano attaccato, ma non doveva essere stato niente di bello. Se non altro almeno loro si erano salvati.

Era certo che nel giro di poco tempo sarebbero arrivate squadre di ricerca, polizia, ambulanze, elicotteri e così via. E se loro tre non volevano farsi riconoscere e finire in prigione, o addirittura essere considerati responsabili anche di quell'incidente, avrebbero fatto meglio a sparire da lì al più presto.

Percorsero un centinaio di metri e trovarono un sentiero che scendeva dal pendio su cui passava la ferrovia, conducendo nel bosco sottostante.

Thomas e Lisa cominciarono a percorrerlo, ormai trasportando Konnor quasi di peso. Alle loro spalle, un altro grido lancinante, questa volta di dolore, sopraggiunse come un fulmine a ciel sereno.

Era di Naito.

I due semidei si fermarono per un istante, scambiandosi uno sguardo angosciato. Poi, senza dire altro, proseguirono la loro disperata fuga in mezzo ai boschi.


 
 
 
 
Ho deciso di fare un altro capitolo con Tommy perché era più funzionale per la storia. Il prossimo sarà su Stephanie. Dopotutto, da bravo scrittore bastardo quale sono dovrò pur tenervi sulle spine, no? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Malgrado la lunghezza, ci ho messo poco a scriverlo perché mi ha davvero preso, ed ero ansioso di caricarlo al più presto. Naturalmente l'ho riletto ed ho rimosso diversi orrori di scrittura, ma se ne notate altri siate clementi.
  Molti interrogativi sono stati sollevati con la comparsa di Efialte, lo capisco, ma non temete: nulla è lasciato al caso. Tutto verrà spiegato. Bene, grazie di tutto e alla prossima!

   
 
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