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Autore: Miharu_phos    21/10/2019    0 recensioni
Gabi ha un segreto, un segreto di cui molto probabilmente neanche lui è a conoscenza.
Riccardo crede che Gabi sia un bugiardo, o forse è solo una fata che compare ogni volta in cui Riccardo lo cerca.
Dove Gabi ha paura di non conoscere se stesso perché non ricorda niente di sé.
E dove Riccardo lo aiuterà a ricostruire lentamente la triste verità sulla sua esistenza.
Dal testo:
“La sua bellezza era disarmante e quel labbro spaccato rendeva la sua figura così fragile e tenera.
In quel momento realizzò che non gli importava in fondo sapere se Gabi fosse maschio o femmina.
Era la sua fata, e questo poteva benissimo adattarsi ad entrambi i casi. Una piccola e luminosa fata comparsa per caso in un triste pomeriggio di ottobre. Un regalo che Riccardo non avrebbe dimenticato e che avrebbe custodito nel cuore preziosamente.”
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Erano circa le 5 del pomeriggio quando Riccardo in compagnia del suo nuovo cagnolino si incamminò nel grande parco della sua città. 

 

Era da anni che desiderava possedere un cucciolo di qualsiasi tipo, adorava gli animali e fin da bambino aveva espresso ripetutamente il suo sogno di averne uno tutto per sé.

 

E così, nel giorno del suo tredicesimo compleanno finalmente il desiderio del ragazzo era stato esaudito ed aveva ricevuto in regalo dai suoi genitori un cagnolino tutto suo.

 

Non era un cane di razza, a Riccardo non era mai importato che avesse un aspetto particolare, voleva solo avere un compagno con cui passare il tempo libero e da poter accarezzare la sera, nel letto, quando si sentiva tanto solo da starci male.

 

Riccardo era cresciuto in una famiglia benestante, dove i doveri e l'educazione erano messi costantemente al primo posto.

 

Non aveva mai ricevuto un abbraccio dai suoi genitori, non un bacio, non una carezza da quando ne aveva memoria.

 

Inoltre era figlio unico e pur avendo spesso espresso ai genitori il bisogno di avere un fratellino o una sorellina, loro lo avevano sempre liquidato spiegandogli che i figli possono crescere bene solo se l'attenzione viene concentrata su di loro uno per volta, cosa che, a detta loro, non poteva accadere in una famiglia con più di un bambino.

 

Certo, i suoi genitori erano sempre estremamente gentili e riconoscenti verso gli sforzi che Riccardo compiva per compiacerli: lo elogiavano adeguatamente per i suoi successi scolastici, sportivi e musicali.

 

Ma c'era sempre stata fra lui ed i suoi genitori una distanza insormontabile che lo aveva fatto crescere in una completa e desolata solitudine, che di anno in anno non faceva che dilatarsi.

 

Riccardo era ormai un adolescente e quel poco di tenerezza che i due genitori avevano di rado riservato al ragazzo ormai si era trasformata del tutto in aspettativa verso i suoi doveri.

 

Così Riccardo era cresciuto solo, circondato da servitori e assistenti, soddisfatto in ogni suo bisogno, in ogni suo capriccio, ma solo.

 

Per questo motivo il suo desiderio di possedere un animaletto su cui riversare il suo bisogno di affetto non aveva fatto che crescere e in quel giorno speciale, finalmente, il suo sogno era stato esaudito.

 

Aveva chiamato il cagnolino Misty perché era di un bianco talmente puro e soffice da ricordargli la sensazione di essere completamente immerso nella nebbia.

 

Ovviamente i suoi genitori avevano posto delle condizioni affinché Riccardo potesse tenere il cucciolo: avrebbe dovuto occuparsene lui stesso, nonostante la poca disponibilità di tempo libero, dati tutti i suoi impegni extra scolastici.

 

Ma Riccardo non si era fatto spaventare dalla cosa ed aveva assicurato i suoi genitori che si sarebbe preso cura del suo cagnolino dedicandogli tutte le attenzioni di cui avrebbe avuto bisogno.

 

E così, per la prima volta da tanti anni, si incamminò in una lunga passeggiata nel parco in cui andava spesso a giocare da bambino.

 

 Si avvicinò ad un gruppetto di bambini che giocavano a calcio attirato dalle loro urla e decise di riposarsi su una panchina là vicino dalla quale avrebbe potuto osservare la "partita" mentre il suo cucciolo si raggomitolò subito nell'erba, stanco per la camminata.

 

Mentre osservava i bambini giocare notò una presenza poco distante da lui, qualche albero più in là, che quasi nascosta, osservava la partita con interesse.

 

Non riusciva a vedere il suo viso ma poteva benissimo intuire lo stato d'animo di quella che sembrava essere una ragazzina.

 

Appoggiata all'albero osservava con fervore i bambini giocare, quasi come se avesse voluto intervenire per rubare il pallone e dare una svolta alla partita.

 

Era evidente che si stesse trattenendo e Riccardo sorrise, anche lui spesso provava lo stesso quando assisteva ad allenamenti occasionali come in quel momento.

 

La ragazza aveva dei lunghi capelli rosa raccolti in due codini, aveva la pelle chiara e le braccia coperte da un leggero giacchino bianco erano sottili e delicate.

 

Portava quella che sembrava essere una salopette mentre ai piedi calzava un semplice paio di converse bianche.

 

Mentre Riccardo si perdeva nella sua osservazione non si rese conto che la palla era andata a finire proprio verso la sua direzione, così venne risvegliato dalle richieste dei bambini di riavere la palla.

 

Si dimenticò solo per un attimo di Misty ma quell'istante bastò a far fuggire via il cucciolo mentre Riccardo calciava il pallone per restituirlo ai bambini.

 

La figura dai capelli rosa acciuffò con la velocità della luce il guinzaglio del cagnolino che le era svolazzato per un secondo davanti agli occhi e Riccardo le si era subito incamminato incontro con riconoscenza.

 

-Prego- disse con una voce leggermente mascolina la ragazza, porgendo il guinzaglio a Riccardo che lo afferrò immediatamente.

 

-Ti ringrazio, se non lo avessi preso al volo avrei perso il mio cagnolino il giorno stesso in cui l'ho ricevuto- lo informò per poi sorridergli in segno di gratitudine.

 

La ragazza si inginocchiò subito davanti al cucciolo che prese a farle le feste all'istante.

 

-Di nulla figurati! Come lo hai chiamato? Anche io ho un animale ma è un gatto, si chiama Bibi- mormorò tutto d'un fiato e con inaspettata confidenza quella che fino a quel momento Riccardo aveva creduto essere una ragazza.

 

Il padroncino rispose informandola sul nome del cagnolino per poi presentarsi, sperando in questo modo di ottenere il nome della misteriosa ed interessante persona inginocchiata davanti a lui, così da scoprire se fosse davvero una ragazza.

 

-Piacere Riccardo io sono Gabi- gli rispose lei, confondendo ancora di più Riccardo.

 

Gabi poteva essere sia un nome maschile che femminile e di certo l'ultima cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stato chiedere direttamente di quale genere fosse quella persona sorridente che giocava senza posa col suo cucciolo.

 

Solo in quel momento Riccardo notò i suoi occhi color cielo e ne rimase a dir poco incantato.

 

I lineamenti fini e delicati delineavano un volto decisamente femminile ma la voce leggermente profonda che proferiva dalle belle labbra sottili della ragazza tradivano un che di mascolino.

 

Riccardo si tormentava, voleva a tutti i costi scoprire il genere di quella sottospecie di fata che aveva incontrato e così si impegnò a fargli domande nel tentativo di farla esprimere verso se stessa in senso femminile o maschile. 

 

Mentre parlava però non poté non notare il labbro inferiore della ragazza spaccato, sembrava un taglio alquanto fresco.

 

Elaborò velocemente mille pensieri secondo i quali non poteva trattarsi di una ragazza, immaginando che fosse una ferita derivante da una probabile zuffa con altri ragazzi.

 

Osservando i suoi modi però non riusciva a convincersi di trovarsi effettivamente davanti agli occhi un ragazzo: i modi di fare erano fini, il tono di voce era rilassato e giocoso, la posizione abbozzata per giocare con il cane mostrava un atteggiamento aggraziato.

 

Nessun ragazzo, neanche uno di buona famiglia come lui, avrebbe adottato tali femminei atteggiamenti, soprattutto nel periodo della prima adolescenza quando ci si comporta involontariamente in modo goffo e privo di alcuna grazia.

 

C'era però da dire che una ragazza non avrebbe subito attaccato bottone con un ragazzo sconosciuto e che quell'alone di complicità e fiducia che si era subito instaurato fra i due denotava una inconfondibile sensazione di fraternità maschile.

 

Non smise di scervellarsi neanche per un secondo, continuando ad osservare la sua fata con discrezione, e rispondendo sorridente e assertivo ad ogni domanda.

 

-Tu vivi qui?- gli domandò ad un tratto Gabi e Riccardo spiegò che pur vivendo in quella città non frequentava mai il parco a causa dei numerosi impegni pomeridiani.

 

-Sai gioco a calcio e prendo anche lezioni di piano- spiegò -quindi non ho tempo per uscire ed il poco tempo libero che mi rimane lo dedico allo studio. Ma adesso dovrò fare spazio per lui- disse sorridendo ed accarezzando il suo nuovo cagnolino.

 

-Che bello il calcio! Anche a me piacerebbe riprendere a giocare, è una mia grande passione ma non ho mai preso lezioni né ho qualcuno con cui allenarmi. Provavo a fare qualche tiro nel vialetto di casa ma non ero un granché. Tu sarai bravissimo- disse rivolgendosi a Riccardo che scosse la testa con fare modesto.

 

-Ma no, non sono chissà quanto bravo nemmeno io! Ma potremmo allenarci qualche volta, se ti va, qui al parco- si offrì Riccardo facendo arrossire la sua fata di imbarazzo.

 

-Non posso...io non...- cercò di dire Gabi facendo sentire in colpa Riccardo.

 

Magari per lei era un problema giocare con un ragazzo, o semplicemente si vergognava a causa della sua scarsa bravura in quello sport.

 

Così Riccardo decise di non insistere.

 

-Va bene no, scusami era solo per dire- mormorò lui dispiaciuto notando che Gabi aveva preso a mordersi il labbro con nervosismo.

 

-Adesso devo andare- disse rimettendosi in piedi.

 

-Okay, mi ha fatto piacere conoscerti Gabi- disse Riccardo dispiaciuto.

 

-Anche a me! Ciao misty- mormorò lei salutando il cucciolo per poi allontanarsi in tutta fretta mantenendo però i suoi modi aggraziati, mentre scompariva fra gli alberi.

 

Il freddo di ottobre sembrò ricadere su Riccardo tutto in una volta sola.

 

Si sentiva così stupido perché gli era sembrato di essere stato fin troppo invadente con quella proposta.

 

In quel momento fu quasi certo che Gabi fosse in realtà una ragazza ma si sentì in colpa anche per aver elaborato tutto quel groviglio di pensieri e ragionamenti mentre Gabi gli si era avvicinata con spontaneità e senza doppi fini.

 

Una cosa però era certa: che si trattasse di un maschio o di una femmina, Riccardo ne era rimasto a dir poco incantato.

 

In cuor suo sperava di aver chiacchierato con una ragazza ma quando cercava di ricordare la sensazione di fratellanza e confidenza che Gabi gli aveva trasmesso subito, non poteva fare a meno di interrogarsi su come avesse potuto sentirsi così a suo agio con una femmina. 

 

Per quei pochi minuti aveva dimenticato la sua solitudine ed il suo bisogno di affetto che non faceva che rattristarlo particolarmente nel giorno del suo compleanno.

 

Si incamminò verso casa ricordandosi della noiosa cena di compleanno che avrebbe dovuto festeggiare come al solito con i suoi parenti ma non smise neanche per un minuto di pensare alla dolce e delicata Gabi.

 

Lungo tutto il tragitto fino a casa ripercorse col pensiero la conversazione avuta nel parco e si maledì ripetutamente ogni volta in cui nella sua testa si ripeteva quell'invito che a Gabi doveva essere sembrato del tutto fuori luogo.

 

Una volta giunto a casa si fiondò in camera sua per poi gettarsi sul letto con il suo cucciolo che gli si accoccolò  accanto con fare svogliato. 

 

Doveva essere proprio stanco dopo quella lunga camminata.

 

Riccardo chiuse gli occhi e rivide nella sua mente i luminosi e profondi occhi chiari di Gabi.

 

La sua bellezza era disarmante e quel labbro spaccato rendeva la sua figura così fragile e tenera.

 

In quel momento realizzò che non gli importava in fondo sapere se Gabi fosse maschio o femmina.

 

Era la sua fata, e questo poteva benissimo adattarsi ad entrambi i casi. Una piccola e luminosa fata comparsa per caso in un triste pomeriggio di ottobre. Un regalo che Riccardo non avrebbe dimenticato e che avrebbe custodito nel cuore preziosamente. 

 

 

   
 
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