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Autore: NPC_Stories    22/10/2019    2 recensioni
Collezione di oneshot fantasy a tema "fairy", come indicato nella lista di Inktober che io e la mia affezionata illustratrice Erika abbiamo scelto (no, non Erika la webmaster, un'altra Erika). Io scrivo, lei disegna... speriamo di tenere il passo!
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Alcune di queste storie saranno ambientate nel nostro mondo, alcune altre nell'ambientazione del fandom in cui sono più attiva, Forgotten Realms, e altre ancora saranno ambientate in mondi di mia creazione o di fantasy generico, o parodistico.
Alcune di queste storie vi faranno ridere (spero), altre vi faranno piangere (mh, forse sto esagerando), ma in ogni caso mi auguro che tutte vi piacciano.
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Che la vostra vita possa essere piena di momenti di piccola meraviglia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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22. Doppelganger


Sotto-genere: nessuno
Ambientazione: Forgotten Realms
Nota: questa storia è il prequel di Per sempre felici e contenti


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1372 DR, secondo giorno di Mirtul, città di Waterdeep

Il bardo si muoveva furtivo fra le stradine della periferia di Waterdeep, ben consapevole che ogni paio d'occhi puntato nella sua direzione poteva appartenere a un nemico.
D'altro canto, anche se i suoi alleati l'avessero visto in una situazione così equivoca non avrebbero lasciato correre facilmente.
Non era stata una scelta facile nemmeno per lui, per la sua etica, però ormai la decisione era presa, e non voleva più pensarci. Dover dare spiegazioni ai suoi compagni Arpisti l'avrebbe costretto a rimettere in discussione tutto il piano, e quindi era meglio non trovarsi nella situazione di doversi giustificare.
Ciò che i suoi colleghi non sapevano, non poteva ferirli.

Il doppelganger aveva rubato l’identità di uno scagnozzo di un piccolo boss della malavita locale, ma il suo vero aspetto si stagliava netto e chiaro oltre il velo della metamorfosi, per qualcuno che aveva il potere di vedere il vero aspetto delle cose. Qualcuno come Simkin, il cantore girovago. Il corpo del doppelganger era più alto della sua forma umana, il viso era privo di lineamenti, con una sorta di becco accennato al posto della bocca. La pelle del corpo era grigia, apparentemente viscida, come la pancia di un pesce. Probabilmente l'organizzazione segreta di doppelganger, su cui il bardo non stava indagando, aveva interesse a infiltrarsi in quel particolare mercato. Forse quel gruppetto di banditi da quartieri poveri stava per ricevere un'offerta che non poteva rifiutare, o forse i doppelganger volevano solo sfruttarli a loro insaputa… ad ogni modo non erano affari suoi.
Simkin sapeva che c'era ben più di un doppelganger a Waterdeep... ma gli altri, quelli più importanti, vivevano in zone della città a cui lui non aveva accesso. C'era un antico incantesimo che impediva a quelli come lui di passeggiare indisturbati per le vie del centro.
Grazie agli dèi - anzi, grazie all'operosità degli umani - la città nei secoli si era espansa ben oltre i limiti di quella protezione magica.

Si avvicinò al criminale di bassa lega e gli allungò un sacchetto di monete. Un necessario obolo da pagare anche solo per parlare con lui.
L'uomo tozzo e lercio soppesò il sacchetto in una mano, poi lo aprí. Il luccichio dell'oro era inconfondibile anche alla luce della luna.
L'uomo, che in realtà era un doppelganger, spalancò gli occhi. Non era abituato a essere pagato così tanto.
"Il signor Truble vi riceverà con la massima urgenza" promise, con un sorriso mellifluo.
"No” lo fermò l’Arpista in incognito. “Non è con il signor Truble che voglio parlare, chiunque egli sia. Ho un’offerta da fare direttamente… al signor Sanjakilar degli Invisibili.”
Recitare queste parole e trovarsi un coltello puntato alla gola fu un tutt’uno. Simkin alzò le mani in un gesto conciliante.
“Calma, calma… non sono un nemico. Sono qui per affari.”
“Affari con chi e per conto di chi?” sibilò il doppelganger, con una voce che sembrava troppo sottile per la sua forma umana grassoccia.
“Mi manda un certo Signor Finnegan.”
“Che? Floyd Finnegan, il mercante che ha bottega vicino alla Casa degli Eroi?” domandò, facendo riferimento a un tempio nel quartiere del mare.
Simkin per un attimo fu preso in contropiede. “No. Un altro Finnegan. Non è di Waterdeep.”
“E cosa può volere dagli Invisibili uno che non è di Waterdeep… ammesso e non concesso che io sappia come contattare questo signor Sanjakilar?”
Simkin sorrise, nonostante il pugnale così vicino alla sua gola.
Voi siete il signor Sanjakilar, riconoscerei quel colorito grigio pallido fra mille doppelganger.” Scherzò. Non era vero, naturalmente, perché i doppelganger sono tutti uguali, ma Sanjakilar era riconoscibile per una cicatrice sul dito indice della mano destra.
Il corpo temporaneamente umano del doppelganger arrossì di rabbia e aprì e richiuse la bocca a vuoto per qualche secondo. Simkin era quasi certo che stesse per bucargli la gola in un impeto d'ira.
"Non mi rivolgo agli Invisibili per chiedere un favore che riguarda la città, ma solo perché so di avere qualcosa da offrire qui in città. Magari la proprietà di un edificio nel Quartiere del Castello, a due passi da Castel Waterdeep e con un’ottima vista sul bordello La Casa del Piacere di Mamma Tathlorn? Giusto per tenere d’occhio chi viene e chi va.”
Sanjakilar deglutì e abbassò leggermente il coltello.
“Quelle case costano un occhio.”
Il bardo sorrise apertamente, ma non era un sorriso allegro.
“Una volta ho davvero pagato un occhio, è un prezzo che non mi spaventa. Che ne dite di… la chiave adesso, l’atto di proprietà a fine lavoro? Sempre che io riesca a parlare con il signor Sanjakilar.”
“Il signor Sanjakilar vi ascolterà, ma dipende dall’entità del lavoro.”
Il pugnale si allontanò dal suo collo e Simkin seppe che per il momento era al sicuro: avrebbe almeno ascoltato la sua richiesta, e aperto una trattativa.
“C’è una fanciulla in un castello che necessita di essere salvata. Lo chiederei a un eroe, ma poi pretenderebbe la sua mano.” Scherzò. “Ella invece è già promessa, per così dire.”
“Al signor Finnegan?” ironizzò il doppelganger. Probabilmente non lo riteneva un signore, se mandava un intermediario a trattare con un doppelganger per fare un lavoro 'eroico', che di norma qualsiasi uomo dabbene avrebbe voluto fare in prima persona.
Sinkin si strinse nelle spalle.
Non avrebbe accettato giudizi morali da una creatura laida e codarda che non osava nemmeno vivere nei propri veri panni.

   
 
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