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Autore: RosaRossa_99_    24/10/2019    1 recensioni
"Vado in camera mia…"
Dissi alzandomi dalla sedia
"È un invito?"
Lo guardai malamente
"Ti ringrazio per avermi fatto passare una 'splendida' mattinata"
Virgolettai 'splendida' con le dita, per poi girarmi e andarmene
"Vedrai il pranzo allora!"
Era assolutamente, estremamente odioso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Mio padre spostò lo sguardo confuso da me a quel ragazzo che se ne stava tranquillamente davanti l'ingresso di casa mia. Era anche più bello di come lo ricordassi… anche se erano passate poche ore. Indossava un jeans nero molto attillato, che gli metteva in risalto il sedere perfettamente tondeggiante, e ai piedi degli stivaletti in pelle neri. Il torso era fasciato da una camicia bianca larga, con le maniche arrotolate fino a poco sotto il gomito, lasciando intravedere alcuni dei suoi tatuaggi. I capelli tirati indietro, con un ciuffo che gli cadeva scombinato sull'occhio destro. Mio dio.

 

"Voi due vi conoscete?"
 

Chiese il padre di Stefan, Aron, da quanto avevo sentito.

Prima che potessi aprire bocca, lui rispose per me

 

"Si papà, abbiamo viaggiato insieme da Tokyo"

 

Vidi mio padre guardarmi in confusione, per poi sorridermi e rispondergli

 

"Che meraviglia! Sono felice che andiate d’accordo, io e tuo padre siamo amici di vecchia data"

 

Stavo per controbattere sul fatto di 'andare d’accordo', ma di nuovo Stefan mi fermò

 

"Signore, sua figlia è una ragazza davvero… notevole"

 

Disse guardandomi maliziosamente con un ghigno stampato in faccia. La mia bocca si spalancò, ma che stava facendo?? Mio padre in tutta risposta, al posto di farsi due domande su quella definizione, rise, tirandogli una pacca sulla spalla

 

"Ti prego, chiamami Elia. Non sono poi così vecchio e poi gli amici di mia figlia, sono anche i miei"

 

Lo spinse dentro, richiudendosi la porta alle spalle e avviando una conversazione con Aron, dirigendosi vero la sala da pranzo. Io rimasi sul pianerottolo delle scale, con le braccia conserte e le sopracciglia unite. Lui mi si avvicinò con le braccia spalancate

 

"Non vuoi dare un bell'abbraccio al tuo 'amicone'?"

 

Prima che potesse solo sfiorarmi, passai sotto il suo muscoloso braccio, schivandolo

 

"Evapora"

 

Lo guardai malamente, mentre rideva sotto i baffi. Mi diressi anch'io verso la sala da pranzo, con lui al seguito.

La tavola era apparecchiata per quattro, con due posti per lato. Sfortunatamente mio padre e Aron si erano seduti accanto, così mi sarebbe toccato sorbirmelo per l'intera cena. Potevo fingere un malore improvviso… ma prima che potessi solo pensare a cosa mio padre parlò

 

"Su ragazzi, accomodatevi. Abbiamo pensato che vi avrebbe fatto piacere sedere accanto"
 

Sorrisi forzatamente, sussurrando a denti stretti un 'grazie', non molto convincente. Così mi accomodai di fronte a mio padre, con Stefan accanto. La sua colonia subito invase le mie narici, era così buona…

Una donna con un grembiule bianco entrò, servendoci da mangiare, e mettendomi di fronte un piatto di pasta al ragù. La mamma usava spesso farlo…

 

"È una delle cose che mi manca di più dell'Italia"

 

Disse Aron, guardando la forchetta piena di pasta, in ammirazione, per poi portarsela alla bocca, socchiudendo gli occhi in pura beatitudine

 

"È assolutamente ottima. Devi darmi la ricetta"

 

Mio padre rise

 

"Senza alcun dubbio, è la ricetta che faceva sempre Cristina… ma non sono mai riuscito a farla buona come la sapeva fare lei"

 

Un sorrise triste spuntò sui nostri visi, mentre Stefan mi guardava confuso, non capendo. Dopo un minuto di silenzio, i nostri genitori ritornarono a parlare spensieratamente. Aron poi mi chiese, puntando il suo sguardo su di me: ecco da chi aveva preso i suoi occhi Stefan, solo che quelli del padre erano leggermente più scuri

 

"Sophie, tu devi fare l'ultimo anno di liceo, giusto?"

 

Io annuii educatamente

 

"Sono iscritta alla 'American International School of Vienna'"

 

I suoi occhi si illuminarono spostandosi sul figlio

 

"Anche Stefan è iscritto in quella scuola. Già ha frequentato un anno e come te deve fare l'ultimo, quindi puoi rivolgerti a lui per qualsiasi cosa"

 

Che bello. Di bene in meglio.

Sentii qualcosa afferrami il ginocchio, e un calore diffondersi per tutta la mia gamba. Abbassai lo sguardo e notai la mano piena di anelli di Stefan, ferma sulla mia coscia, stringendola lievemente e iniziando a fare movimenti circolari con il pollice. Si avvicinò sussurrandomi

 

"Il destino ci vuole proprio insieme a quanto pare"

 

Arrossii di colpo, sentendo la sua mano iniziare a salire, alzandomi il vestito. Scattai in piedi, con il respiro affannato, attirando gli sguardi confusi dei nostri genitori

 

"Tesoro? Tutto bene? Sei un po' rossa in viso…"

 

"Ehm, ehm. Si… sento un po'- di caldo. Devo- devo andare in bagno"

 

Biascicai, correndo verso il giardino esterno. Feci il giro della casa, andando verso la piscina: un prato curato la circondava, insieme a una pavimentazione in legno chiaro su cui erano posizionate delle sdraio bianche e un lettino matrimoniale con delle tende che svolazzavano.

Levai le scarpe, sedendomi sul bordo piscina e immergendo le gambe fino al ginocchio, tirando un respiro di sollievo alla sensazione di freschezza sulla mia pelle. Il sole caldo batteva e il cielo era limpido, in Giappone era sempre tutto così cupo a causa dell'inquinamento e spesso ero stata costretta ad uscire con una mascherina. Qui invece si respirava solo aria pulita e frizzantina. Non avrei mai pensato di dirlo, ma questa cosa mi piaceva decisamente di più rispetto a Tokyo.

 

"Eccoti qui"
 

Mi girai, notando Stefan che si avvicinava. Sbuffai pesantemente

 

"Lasciamo in pace, per favore"
 

"Mhh… no"

 

Disse sedendosi di fianco a me, incrociando le gambe e guadando l'acqua limpida della piscina

 

"Il fatto che siamo vicini di casa non ti permette di immischiarti nelle mie cose. Questa staccionata è un confine. Chiaro?"

 

Dissi guardandolo di sottecchi

 

"Beh… mi piacerebbe. Ma si da il caso che le nostre stanze siano una di fronte l'altra…"

 

Mi guardò malizioso. La camera che avevo visto prima, merda. Addio privacy

 

"Dio, ma perché tutte a me…"

 

Mugolai, lamentandomi e procurandogli una risatina

 

"Piuttosto dovresti dire: dio grazie per avermi dato la possibilità di poter vedere tutti i momenti intimi di Stef"

 

Lo guardai, disgustata

 

"Sei proprio schifoso"

 

"Mh, preferisco attraente, affascinante e incredibile. Ma grazie comunque"

 

Sbuffai. Volevo tornare a Tokyo. Ora. Non avevo neanche più controllato se Anita aveva risposto al mio messaggio. Ma forse era meglio iniziare già a tagliare i rapporti da ora…

 

"Sai, potresti tenere impegnata la bocca in maniera migliore piuttosto che sbuffare…"

 

Mi girai, ritrovandolo a pochi centimetri dal mio volto. Sobbalzai in aria, rischiando quasi di cadere nella piscina

 

"Non ti azzardare. Mai più. Già mi è bastata una volta"

 

Lui sogghignando, continuandosi ad avvicinare. Così mi alzai in fretta, afferrando le mie scarpe e iniziando a camminare a passi veloci, ma prima di potermi allontanare una mano avvolse il mio polso, tirandomi forzatamente indietro. Vidi i suoi occhi accendersi in una scintilla e un ghigno prendere il possesso della sua faccia, che piano piano si avvicinava sempre di più. Ogni volta che il mio sguardo incontrava il suo, che lui si faceva più vicino, io ero come portata in un'altra dimensione, bloccata e impossibilitata dal muovermi.

Quando i nostri nasi ormai erano a pochi centimetri, lui mi spinse indietro. I miei occhi si sgranarono mentre precipitavo nella piscina che era alle mie spalle. Velocemente fui sommersa dall'acqua. Riemersi, annaspando dalla sorpresa e vedendolo piegato in due dalle risate, così decisi di fargliela pagare: iniziai a boccheggiare, andando sott'acqua e riemergendo, fingendo di affogare. Vidi il suo sguardo preoccuparsi e subito lui si tuffò vicino a me, afferrandomi per la vita per cercare di 'salvarmi'

 

"Cascato"

 

Dissi, sta volta ridendo io. Le sua mani ancora sui miei fianchi e i nostri corpi vicini. Lui si accigliò, notando che in effetti mi stavo mantenendo in superficie da sola

 

"Tu… piccola stronza!! Credevo stessi annegando!!"

 

Disse con uno sguardo confuso

 

"Oh beh… magari hai visto male, chissà"

 

Dissi schizzandogli. Vidi sul suo viso comparire un'espressione divertita

 

"Ah si? Vieni qui che ti annego io allora"

 

Sgranai gli occhi, cercando di divincolarmi dalla sua presa, ma lui era più forzuto, portandomi sott'acqua

 

"Stefan!!!"

 

Gridai non appena riemersi e guardandola stupita. Gli afferrai le spalle, mandandolo giù di conseguenza e iniziando una lotta all'ultimo sangue. Stranamente ci stavamo divertendo… le nostre risate erano gli unici rumori udibili

 

"Ma che state facendo?!"

 

Ci girammo di scatto, io con le mani sulla sua testa e lui sulle mie spalle, vedendo i nostri padri guardandoci con un'espressione tra il divertito e l'arrabbiato

 

"P-papà. Ha cominciato lui!"

 

Dissi, rompendo il contatto e indicando Stefan, che, con un'espressione da finto innocente, si portò le mani al petto

 

"Non potrei mai!"

 

Mio padre ci guardava con un sopracciglio alzato

 

"Avanti fuori dall'acqua. Tutti e due"

 

Decretò prima di girarsi e scuotendo la testa andarsene, con al seguito il padre di Stefan

 

"Stef, andiamo. Si è fatto tardi"

 

"Subito papà"
 

Disse Stefan, nuotando verso il bordo piscina e sollevandosi sugli avambracci. Rimasi lì, nel mezzo della piscina, a mangiarmi con gli occhi la sua schiena forzuta e le sue spalle muscolose flettersi, messe in evidenzia dalla camicia che era diventata una seconda pelle. Non appena fuori dall'acqua scosse la testa, liberando i suoi capelli dall'acqua in eccesso; i ricci subito gli ricoprirono gli occhi e lui con un gesto della mano se li portò indietro, portando il mio sguardo sul suo torace, perfettamente in evidenzia grazie alla camicia bianca che lasciava vedere ogni singolo tatuaggio e lineamento del suo fisico perfetto

 

"Uhm, vuoi restare ancora lì a mangiarmi con gli occhi oppure vuoi uscire?"

 

Scossi la testa, risvegliandomi. Mi immersi, nuotando velocemente verso la scala che conduceva fuori dalla piscina. Non appena fuori, strizzai i capelli e il vestito. Mi sentivo una sciocca, mi facevo sempre beccare a sbavargli dietro…

 

"STEFAN!"

 

"ARRIVO PAPÀ"

 

Aron gridò dall'entrata della casa

 

"Beh, immagino che ci vedremo presto, allora"

 

Prima di andarsene mi fece un occhiolino, per poi girarsi e camminare verso l'uscita, lasciandomi lì, fracida e con la bocca ancora mezza aperta. Cosa diavolo era appena successo? Io e lui che ci divertivamo, schizzandoci e affogandoci come due bambini?

Scossi la testa, dandomi della stupida mentalmente, e rientrai in casa.

   
 
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