Si avviò lentamente verso la piazza di Chablis.
Le strade erano illuminate, dalle finestre delle
case le corolle di fiori nei vasi dei davanzali emanavano il loro profumo
nell’aria, riempivano la vista di colori cangianti. Gli giungevano le grida dei
bambini eccitati ed il vociare dei villeggianti, in gran parte già radunati in
piccoli gruppi davanti al palco degli orchestrali.
Tutto magnifico, ma non era così che lo aveva
immaginato quest’anno, non pensava di trascorrere quella serata di festa senza
Oscar.
Aspettami!
gli aveva
scritto. Era una burla? Si prendeva gioco di lui? Doveva confidare nel suo
ritorno, come anni prima aveva sperato, nel giorno della sua partenza per
Chablis?
Oh,
me le ricordo bene le tue promesse, Oscar…soprattutto quando c’è di mezzo quel
damerino svedese! No, stavolta non riesco a sperare, stavolta non credo alle
tue parole.
Non
credo che tu sia capace di amarmi, da lontano…
Si trascinò stancamente al tavolo riservato per
lui, come ogni anno, accanto a Lord Weston.
Accolse con sorrisi distratti i
complimenti che gli invitati gli rivolgevano, grato che tutto procedesse come
sempre anche se negli ultimi giorni era stato distratto e poco concentrato sui
preparativi della festa.
Gli sembrò un percorso interminabile quello che lo
separava dal suo posto e quando finalmente lo raggiunse, si lasciò cadere
sospirando.
“Amico mio, buona sera! Sembrate distrutto!” lo
salutò lord Weston
In tutta risposta Andrè si versò del vino fino a
colmare il bicchiere e lo bevve in un solo sorso, senza nemmeno guardarlo. Ne
riempì subito dopo un secondo.
“Buon Dio, Andrè! Che vi è successo? Non vi ho mai
visto così. Mi fate preoccupare!”
“ Non so cosa rispondervi, Lord Weston. Ma state
tranquillo, reggo bene l’alcool” e svuotò nuovamente il calice.
L’amico gli prese il braccio e si avvicinò al suo
orecchio.
“Se continuate così non vi reggerete in piedi
quando inizieranno le danze! Ora, capisco che la presenza di quello svedese vi
irritasse…ma adesso calmatevi, se n’è andato…Piuttosto…Non vedo madamigella
Oscar…”
Voleva rispondergli che non l’avrebbe vista per un
bel pezzo, ma preferì tacere.
Gli orchestrali avevano terminato di accordare gli
strumenti e, come al solito, il loro maestro si rivolse al tavolo di Andrè,
aspettando il cenno di assenso per iniziare con il ballo di apertura.
In quei
momenti il vociare si acquetava, le ragazze sistemavano le pieghe dei
vestiti con le mani e si disponevano in fila, come tanti soldatini, nell’attesa
di ricevere il tanto agognato invito a danzare.
I giovanotti allacciavano i
bottoni dei gilet e stringevano i nodi ai colletti delle camicie, scorrendo
rapidamente con gli occhi la fila delle giovani al lato opposto della piazza,
pronti a farsi avanti con colei che avesse attirato la loro attenzione.
Andrè aveva sempre amato quegli ultimi attimi prima dell'inizio
delle danze, l'aria densa di aspettative e promesse, di sguardi furtivi
e sorrisi segreti. Guardava ai giovani davanti a lui come a tanti fiori
pronti a sbocciare, come la stagione che festeggiavano in quella
notte.
Ma quella sera non riusciva a cogliere la bellezza attorno a lui, si
sentiva come appena arrivato a Chablis, solo e abbandonato e stanco.
Avrebbe assolto al suo ultimo compito per quella occasione, aprire le
danze con mademoiselle Bolden, poi sarebbe tornato a casa, sperando che
la sua assenza non fosse notata, o inventando una scusa qualora
qualcuno lo avesse visto allontanarsi.
"Aspettiamo ancora un momento-insistette Lord Weston, guardando con
insistenza l'ingresso alla piazza. Ma per lui prima fosse
iniziato il ballo, prima avrebbe potuto rifugiarsi lontano da lì
col suo dolore. Ignorò le parole del suo vicino e fece un gesto
col capo diretto agli orchestrali.
Appoggiò le mani ai braccioli della sua sedia per alzarsi quando,
con un movimento insolitamente veloce per lui, vide lord Weston alzarsi
e dirigersi verso mademoiselle Bolden. Restò a bocca aperta
mentre il nobile inglese, con un vistoso e teatrale inchino, si
rivolgeva alla giovane e prendendola per mano la conduceva al centro
della piazza, iniziando a ballare con lei. Gli venne quasi da ridere:
l'amico mostrava chiaramente di non avere molta dimestichezza col
ballo, sudava copiosamente sotto la parrucca bianca, ciononostante
proseguì come nulla fosse, volteggiò proprio
davanti a lui e dopo qualche minuto sembrò perdere l'iniziale
titubanza e acquisì sempre maggiore grazia.
Via via che la musica continuava diverse coppie si formavano e
raggiungevano i due ballerini e quando cominciò il secondo pezzo
musicale, la piazza era già colma di persone.
Ad Andrè sfuggì una risata amara e solitaria.
"Meglio
così" pensò. Mise il tappo alla bottiglia che aveva
iniziato, la nascose sotto la giacca, e, cercando di non dare
nell'occhio, si alzò e si allontanò dalla festa.
Raggiunse la strada principale in uscita dal paese, lasciandosi alle spalle la musica e la gioia di quella serata.
Non sono per te, Andrè
disse a se stesso con tristezza.
Si appoggiò ad un muro, volse
lo guardo alla luna e bevve un sorso a canna. Le lacrime uscirono dai
suoi occhi senza che quasi se ne rendesse conto. Le immagini dei tanti
momenti trascorsi insieme cominciarono a sovrapporsi nella sua
mente...i capelli di Oscar che ondeggiavano al vento, mentre cavalcava
davanti a lui...le sue labbra che gli baciavano le palpebre,
nascosti sotto un lenzuolo come due bambini...le loro mani che si
sfioravano furtivamente quando si incrociavano per caso...la sua risata
leggera, che era tornata ad accenderle il viso dopo il suo arrivo a
Chablis....il suo profilo controluce al tramonto...
Perchè
mi hai lasciato, Oscar? Come farò adesso...adesso che ho
assaggiato la felicità completa, che so cosa significhi poterti
amare...dove troverò la forza di continuare a vivere...senza di
te...
Chiuse gli occhi, abbassò il capo e rimase lì, mentre singulti silenziosi gli scuotevano il petto.
Un calesse con un invitato ritardatario sfrecciò davanti a lui e
lo costrinse a rialzarsi. Il cocchiere fermò bruscamente i
cavalli dopo averlo superato e una ragazza scese rapidamente dal
predellino, avvicinandosi.
Andrè le sorrise. Bella e giovane, in un abito semplice ma raffinato, lo fissava quasi con disappunto.
"Non preoccupatevi, madamigella. La festa è appena iniziata, vi
siete persa solo il primo ballo!"
Le disse e subito abbassò lo
sguardo, per nascondere le lacrime che ancora gli rigavano il volto.
Penserà che io sia un povero ubriacone...
Invece di una risposta, la ragazza fece un passo verso di lui. Poteva
vedere l'orlo della sua gonna quasi a lambire i suoi piedi.
"Andrè!" lo chiamò.
Quella voce...oddio...gli era sembrata quella di Oscar!
Si prese il viso tra le mani, sconvolto all'idea di essere già così poco lucido a causa del vino.
"Andrè! Stai bene? Ti prego, guardami!" c'era apprensione adesso nella voce che gli parlava come lei.
Alzò
lo sguardo e alla luce fioca di una lanterna riconobbe nella giovane
vestita a festa davanti a lui la sua Oscar.
Spalancò gli occhi
per lo stupore e poi allungò le braccia verso le sue,
l'afferrò e l'avvicinò a se, come a volere essere sicuro
di non essere davanti ad un miraggio, come a volersi assicurare che lei
fosse reale e fosse davvero lì con lui. Le sfiorò il
viso, lasciò
scorrere gli occhi ai capelli raccolti, al collo nudo ornato da un
nastro di velluto nero, e quando notò il corpino che le
stringeva la vita,
mettendo in risalto le sue curve femminili, pensò di essere
uscito di senno.
"Ti
avevo scritto di aspettarmi!" continuò quella voce. Andrè
la fissava senza capire, poi, come se dentro di lui un argine cedesse,
la prese tra le braccia e la strinse, affondò il viso nel suo
collo, riempiendo il petto del suo profumo e soffocando contro la sua
pelle singhiozzi senza voce.
"Credevo fossi partita...credevo fossi tornata a Versailles...con Fersen..." riuscì a dirle a fatica.
Lei scivolò leggera nel suo abbraccio, lo strinse più forte.
"Come hai potuto pensare che me ne andassi da Chablis senza avvisarti!"
"Ti ho visto oggi pomeriggio, vicino alla tenuta di lord Weston. Eri a cavallo, con lui... "
Oscar
si scostò e gli prese il viso tra le mani. Sorrideva mentre
disseminava di piccoli baci i suoi occhi, le guance, le labbra. Lo
spinse dolcemente verso l'androne di una casa, per non essere
più visibili dalla strada, e lo baciò con passione,
aggrappandosi al suo collo, lasciando che le sue braccia la cingessero
e le sue mani potessero arrivare alla pelle nuda della scollatura
sulla schiena. Voleva che la sentisse, pienamente, che non la
scambiasse per un fantasma. Andrè la strinse con forza, quasi
impedendole di respirare, e chiuse la sua bocca in un bacio profondo.
Quando si staccarano, col respiro affannoso, Oscar ripetè la domanda.
"L'ho accompagnato per un tratto di strada, mentre raggiungevo la casa
di lord Weston per cambiarmi...Come hai potuto credere che me ne
andassi senza di te?"
Questa volta Andrè la fissò dritto negli occhi
"Pensavo avessi scelto...lui...come nove anni fa..."
Solo in quel momento Oscar capì quanto lo avesse ferito e
come le sue scelte sbagliate avessero avuto un riverbero doloroso anche
su di lui, da lontano. Comprese inoltre che, come sempre, Andrè aveva
letto nel suo cuore, forse meglio di quanto riuscisse lei stessa, e le
parole che in tutti quei mesi aveva faticato a trovare per spiegargli
cose ne era stata della sua vita senza di lui, affiorarono sulle sue labbra, strappando il velo dai suoi ultimi segreti.
"Hans è stato un abbaglio...tutto quello che c'è stato
tra noi solo una serie di errori...
Ho pensato che sarei stata in grado
di fargli dimenticare il suo amore impossibile per la regina, ho
creduto che rivelando i miei sentimenti e donandomi a lui avrei condotto il suo cuore
verso di me, ma..."
Guardò il giovane, che l'ascoltava in silenzio. Meritava di sapere, anche se forse l'avrebbe deluso.
"...il nostro è stato un patetico tentativo di consolarci. Lui
è stato ancora peggio, ha sentito di tradire la nostra amicizia
trattandomi alla stregua delle sue tante avventure da una notte e
io...credimi...ho capito, mio malgrado, che nemmeno tra le sue braccia
ero veramente felice"
Si appoggiò allo stipite di fronte a lui. Gli parlò a
testa alta, attenta a cogliere nel suo sguardo un giudizio o un
pensiero negativo.
"Mi sono sentita responsabile della sua decisione di partire per la
guerra.
Mi sono sentita colpevole di aver compromesso
irrimediabilmente la mia salute. Era il mio cuore di donna quello da
biasimare. E ho deciso di seppellirlo, ho cominciato a comportarmi come
un uomo, a prendermi le libertà che un uomo non si nega verso l'altro sesso...ma...non ho ottenuto niente Andrè,
se non il compatimento di chi mi voleva bene!"
Tornò vicino a lui e timidamente gli prese le mani. Lui non fece resistenza.
"La mia è stata una condotta dissoluta...ho fatto mio il peggio
che un uomo può esprimere. E' per questo che sono giunta a
Chablis...anche per me si trattava di una specie di esilio" concluse
amaramente.
Avvicinò la sua mano alle labbra e posò un bacio delicato sul suo palmo.
"Ma...un uomo può essere forte, costruirsi un futuro, amare una
giovane madre, crescere un figlio non suo, mettere radici in un luogo
che lo ha visto arrivare come un forestiero e fare....tutte le
cose stupefacenti che sei riuscito a fare tu..."sospirò mentre
pronunciava queste ultime parole.
"Ti amo per l'uomo meraviglioso che sei, per le meraviglie che hai
saputo vedere in me...per aver custodito il tuo amore per me..."
un'improvvisa commozione le ruppe la voce.
"Come hai potuto credere che mi allontanassi da te? " ripetè nuovamente
"Credo sinceramente che Fersen vorrebbe vedermi nuovamente accanto ai
sovrani, schierata incondizionatamente dalla loro parte...come a
vent'anni, ma le cose sono cambiate. Noi siamo cambiati, e negarlo non
è possibile." Tornò ad avvicinarsi a lui. Cercava
di leggere nei suoi occhi cosa stesse provando, come si sentisse dopo
aver saputo tutto del suo passato.
"Ho vissuto anni di insoddisfazione, alla continua ricerca di quel
qualcosa che mi facesse sentire viva: onorare il mio casato, soddisfare
le ambizioni di mio padre, essere al pari di un uomo...ma adesso
so cosa fa palpitare il mio cuore. L'ho capito e non intendo più
dimenticarlo.
Andrè...solo quando siamo insieme...io...sento di
vivere...."
Seguì un momento di silenzio tra loro, mentre la musica
continuava poco lontano e la fioca luce delle lanterne mosse dalla
brezza giocava con le ombre della notte sui loro volti.
La sua mano accarezzò dolcemente il suo volto mentre le parlava.
"Se è stata la tua condotta discutibile a riportarti da me, che sia benedetta, Oscar!
Io ti amo, ti ho sempre amata e così sarà...sempre...Non
mi importa del tuo passato, io voglio solo far parte del tuo mondo ora
e del tuo futuro domani. Ma Fersen aveva ragione, sei una nobile al
servizio del Re...forse non ora, ma prima o poi verrai richiamata a
Versailles. Tuo padre continua a scriverti per questo, lo so!"
"Parlando delle idee rivoluzionarie che serpeggiano a Parigi, Hans ha
detto che la possibilità che un aristocratico che rinunci al
proprio titolo nobiliare ed ai privilegi che ne derivano gli sembra
inconcepibile, ma io...l'ho fatto..." Prese fiato prima di continuare.
"Non sono più la contessa De
Jarjayes, Andrè"
Il giovane la fissava allibito, incredulo.
"Ho rinunciato ai miei nobili natali ed ai miei gradi militari,
chiedendo in cambio solamente la proprietà De la Borde. E mia
madre me l'ha concessa"
Andrè ricordò che in effetti Oscar aveva conservato solo
una lettera della madre, al contrario delle missive del generale che
finivano rapidamente tra le fiamme del camino.
"Oscar...Vuoi davvero passare qui...con me...il resto dei tuoi giorni?"
Lei annuì, mentre vedeva la felicità distendere i lineamenti del suo viso.
Le prese una mano e la baciò in un soffio.
"Sei la donna
più bella che abbia mai conosciuto e non voglio che pensi sia
necessario questo per rendermi felice" concluse indicando l'abito che
l'avvolgeva.
Oscar sorrise ed il suo viso si illuminò.
"Basta
nascondersi, basta sotterfugi. Voglio che tutti sappiano che hai una
donna al tuo fianco, che ti appartiene e a cui appartieni.
L'idea di approfittare di questa festa
è stata di Lord Weston, e anche la scelta
dell'abito- continuò sorridendo e sfiorando il raso della
gonna- Abbiamo pensato che fosse l'occasione
perfetta per chiarire a tutti...mi spiace solo spezzare il cuore a così
tante ragazze del
villaggio che avevano mire su di te!"
Anche lui sorrise e cercò di schernirsi.
"Lord Weston esagera su
questo argomento! Ma che tu sia...mia moglie...è la cosa che
più desidero al mondo"
"Lo diventerò" gli sussurrò all'orecchio "Credo che Muet
abbia già portato nella tua camera tutto ciò che era
nella mia"
Andrè sorrise, pensando a quello che aveva creduto di vedere incrociando la domestica quel pomeriggio
"E adesso raggiungiamo gli altri e festeggiamo! Sebastiane si starà chiedendo
che fine abbiamo fatto!"