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Autore: etienne86    01/11/2019    7 recensioni
A volte ci rubano qualcosa di importante e crediamo di aver perduto tutto. A volte i sogni si infrangono davanti alla realtà e sentiamo solo il fallimento. A volte un raggio di sole torna ad illuminare la nostra vita. Un tesoro, che qualcuno ha custodito per noi, tenacemente, negli anni. Da lontano.
Insomma, la solita storia molto ferma, molto intro, e per le mie corde, molto OOC.
Ringrazio fin d'ora Elisa per le sue fanart.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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32-Nuova vita 32- Rivelazioni

Si avviò lentamente verso la piazza di Chablis.
Le strade erano illuminate, dalle finestre delle case le corolle di fiori nei vasi dei davanzali emanavano il loro profumo nell’aria, riempivano la vista di colori cangianti. Gli giungevano le grida dei bambini eccitati ed il vociare dei villeggianti, in gran parte già radunati in piccoli gruppi davanti al palco degli orchestrali.
Tutto magnifico, ma non era così che lo aveva immaginato quest’anno, non pensava di trascorrere quella serata di festa senza Oscar.

Aspettami!  gli aveva scritto. Era una burla? Si prendeva gioco di lui? Doveva confidare nel suo ritorno, come anni prima aveva sperato, nel giorno della sua partenza per Chablis?
Oh, me le ricordo bene le tue promesse, Oscar…soprattutto quando c’è di mezzo quel damerino svedese! No, stavolta non riesco a sperare, stavolta non credo alle tue parole.
Non credo che tu sia capace di amarmi, da lontano…

Si trascinò stancamente al tavolo riservato per lui, come ogni anno, accanto a Lord Weston. 
Accolse con sorrisi distratti i complimenti che gli invitati gli rivolgevano, grato che tutto procedesse come sempre anche se negli ultimi giorni era stato distratto e poco concentrato sui preparativi della festa.
Gli sembrò un percorso interminabile quello che lo separava dal suo posto e quando finalmente lo raggiunse, si lasciò cadere sospirando.
“Amico mio, buona sera! Sembrate distrutto!” lo salutò lord Weston
In tutta risposta Andrè si versò del vino fino a colmare il bicchiere e lo bevve in un solo sorso, senza nemmeno guardarlo. Ne riempì subito dopo un secondo.
“Buon Dio, Andrè! Che vi è successo? Non vi ho mai visto così. Mi fate preoccupare!”
“ Non so cosa rispondervi, Lord Weston. Ma state tranquillo, reggo bene l’alcool” e svuotò nuovamente il calice.
L’amico gli prese il braccio e si avvicinò al suo orecchio.
“Se continuate così non vi reggerete in piedi quando inizieranno le danze! Ora, capisco che la presenza di quello svedese vi irritasse…ma adesso calmatevi, se n’è andato…Piuttosto…Non vedo madamigella Oscar…”
Voleva rispondergli che non l’avrebbe vista per un bel pezzo, ma preferì tacere.
Gli orchestrali avevano terminato di accordare gli strumenti e, come al solito, il loro maestro si rivolse al tavolo di Andrè, aspettando il cenno di assenso per iniziare con il ballo di apertura. 
In quei momenti il vociare si acquetava, le ragazze sistemavano le pieghe dei vestiti con le mani e si disponevano in fila, come tanti soldatini, nell’attesa di ricevere il tanto agognato invito a danzare. 
I giovanotti allacciavano i bottoni dei gilet e stringevano i nodi ai colletti delle camicie, scorrendo rapidamente con gli occhi la fila delle giovani al lato opposto della piazza, pronti a farsi avanti con colei che avesse attirato la loro attenzione.
Andrè aveva sempre amato quegli ultimi attimi prima dell'inizio delle danze, l'aria densa di aspettative e promesse, di sguardi furtivi e sorrisi segreti. Guardava ai giovani davanti a lui come a tanti fiori pronti a sbocciare, come la stagione che festeggiavano in quella notte. 
Ma quella sera non riusciva a cogliere la bellezza attorno a lui, si sentiva come appena arrivato a Chablis, solo e abbandonato e stanco. Avrebbe assolto al suo ultimo compito per quella occasione, aprire le danze con mademoiselle Bolden, poi sarebbe tornato a casa, sperando che la sua assenza non fosse notata, o inventando una scusa qualora qualcuno lo avesse visto allontanarsi.
"Aspettiamo ancora un momento-insistette Lord Weston, guardando con insistenza l'ingresso alla piazza. Ma per lui prima fosse iniziato il ballo, prima avrebbe potuto rifugiarsi lontano da lì col suo dolore. Ignorò le parole del suo vicino e fece un gesto col capo diretto agli orchestrali.
Appoggiò le mani ai braccioli della sua sedia per alzarsi quando, con un movimento insolitamente veloce per lui, vide lord Weston alzarsi e dirigersi verso mademoiselle Bolden. Restò a bocca aperta mentre il nobile inglese, con un vistoso e teatrale  inchino, si rivolgeva alla giovane e prendendola per mano la conduceva al centro della piazza, iniziando a ballare con lei. Gli venne quasi da ridere: l'amico mostrava chiaramente di non avere molta dimestichezza col ballo, sudava copiosamente sotto la parrucca bianca, ciononostante  proseguì come nulla fosse, volteggiò proprio davanti a lui e dopo qualche minuto sembrò perdere l'iniziale titubanza e acquisì sempre maggiore grazia. 
Via via che la musica continuava diverse coppie si formavano e raggiungevano i due ballerini e quando cominciò il secondo pezzo musicale, la piazza era già colma di persone.
Ad Andrè sfuggì una risata amara e solitaria. 
"Meglio così" pensò. Mise il tappo alla bottiglia che aveva iniziato,  la nascose sotto la giacca, e, cercando di non dare nell'occhio, si alzò e si allontanò dalla festa.
Raggiunse la strada principale in uscita dal paese, lasciandosi alle spalle la musica e la gioia di quella serata. 
Non sono per te, Andrè disse a se stesso con tristezza. 
Si appoggiò ad un muro, volse lo guardo alla luna e bevve un sorso a canna. Le lacrime uscirono dai suoi occhi senza che quasi se ne rendesse conto. Le immagini dei tanti momenti trascorsi insieme cominciarono a sovrapporsi nella sua mente...i capelli di Oscar che ondeggiavano al vento, mentre cavalcava davanti  a lui...le sue labbra che gli baciavano le palpebre, nascosti sotto un lenzuolo come due bambini...le loro mani che si sfioravano furtivamente quando si incrociavano per caso...la sua risata leggera, che era tornata ad accenderle il viso dopo il suo arrivo a Chablis....il suo profilo controluce al tramonto...
Perchè mi hai lasciato, Oscar? Come farò adesso...adesso che ho assaggiato la felicità completa, che so cosa significhi poterti amare...dove troverò la forza di continuare a vivere...senza di te...

Chiuse gli occhi, abbassò il capo e rimase lì, mentre singulti silenziosi gli scuotevano il petto.
Un calesse con un invitato ritardatario sfrecciò davanti a lui e lo costrinse a rialzarsi. Il cocchiere fermò bruscamente i cavalli dopo averlo superato e una ragazza scese rapidamente dal predellino, avvicinandosi.  
Andrè le sorrise. Bella e giovane, in un abito semplice ma raffinato, lo fissava quasi con disappunto.
"Non preoccupatevi, madamigella. La festa è appena iniziata, vi siete persa solo il primo ballo!" 
Le disse e subito abbassò lo sguardo, per nascondere le lacrime che ancora gli rigavano il volto. 
Penserà che io sia un povero ubriacone... 

Invece di una risposta, la ragazza fece un passo verso di lui. Poteva vedere l'orlo della sua gonna quasi a lambire i suoi piedi.
"Andrè!" lo chiamò.
Quella voce...oddio...gli era sembrata quella di Oscar!
Si prese il viso tra le mani, sconvolto all'idea di essere già così poco lucido a causa del vino.
"Andrè! Stai bene? Ti prego, guardami!" c'era apprensione adesso nella voce che gli parlava come lei.
Alzò lo sguardo e alla luce fioca di una lanterna riconobbe nella giovane vestita a festa davanti a lui la sua Oscar. 
Spalancò gli occhi per lo stupore e poi allungò le braccia verso le sue, l'afferrò e l'avvicinò a se, come a volere essere sicuro di non essere davanti ad un miraggio, come a volersi assicurare che lei fosse reale e fosse davvero lì con lui. Le sfiorò il viso, lasciò scorrere gli occhi ai capelli raccolti, al collo nudo ornato da un nastro di velluto nero, e quando notò il corpino che le stringeva la vita, mettendo in risalto le sue curve femminili, pensò di essere uscito di senno.
"Ti avevo scritto di aspettarmi!" continuò quella voce. Andrè la fissava senza capire, poi, come se dentro di lui un argine cedesse, la prese tra le braccia e la strinse, affondò il viso nel suo collo, riempiendo il petto del suo profumo e soffocando contro la sua pelle singhiozzi senza voce.
"Credevo fossi partita...credevo fossi tornata a Versailles...con Fersen..." riuscì a dirle a fatica.
Lei scivolò leggera nel suo abbraccio, lo strinse più forte.
"Come hai potuto pensare che me ne andassi da Chablis senza avvisarti!"
"Ti ho visto oggi pomeriggio, vicino alla tenuta di lord Weston. Eri  a cavallo, con lui... "
Oscar si scostò e gli prese il viso tra le mani. Sorrideva mentre disseminava di piccoli baci i suoi occhi, le guance, le labbra. Lo spinse dolcemente verso l'androne di una casa, per non essere più visibili dalla strada, e lo baciò con passione, aggrappandosi al suo collo, lasciando che le sue braccia la cingessero  e le sue mani potessero arrivare alla pelle nuda della scollatura sulla schiena.  Voleva che la sentisse, pienamente, che non la scambiasse per un fantasma. Andrè la strinse con forza, quasi impedendole di respirare, e chiuse la sua bocca in un bacio profondo.
Quando si staccarano, col respiro affannoso, Oscar ripetè la domanda.
"L'ho accompagnato per un tratto di strada, mentre raggiungevo la casa di lord Weston per cambiarmi...Come hai potuto credere che me ne andassi senza di te?"
Questa volta Andrè la fissò dritto negli occhi
"Pensavo avessi scelto...lui...come nove anni fa..."
Solo in quel momento Oscar capì  quanto lo avesse ferito e come le sue scelte sbagliate avessero avuto un riverbero doloroso anche su di lui, da lontano. Comprese inoltre che, come sempre, Andrè aveva letto nel suo cuore, forse meglio di quanto riuscisse lei stessa, e le parole che in tutti quei mesi aveva faticato a trovare per spiegargli cose ne era stata della sua vita senza di lui, affiorarono sulle sue labbra, strappando il velo dai suoi ultimi segreti.
"Hans è stato un abbaglio...tutto quello che c'è stato tra noi solo una serie di errori...
Ho pensato che sarei stata in grado di fargli dimenticare il suo amore impossibile per la regina, ho creduto che rivelando i miei sentimenti e donandomi a lui avrei condotto il suo cuore verso di me, ma..."
Guardò il giovane, che l'ascoltava in silenzio. Meritava di sapere, anche se forse l'avrebbe deluso.
"...il nostro è stato un patetico tentativo di consolarci. Lui è stato ancora peggio, ha sentito di tradire la nostra amicizia trattandomi alla stregua delle sue tante avventure da una notte e io...credimi...ho capito, mio malgrado, che nemmeno tra le sue braccia ero veramente felice"
Si appoggiò allo stipite di fronte a lui. Gli parlò a testa alta, attenta a cogliere nel suo sguardo un giudizio o un pensiero negativo.
"Mi sono sentita responsabile della sua decisione di partire per la guerra. 
Mi sono sentita colpevole di aver compromesso irrimediabilmente la mia salute. Era il mio cuore di donna quello da biasimare. E ho deciso di seppellirlo, ho cominciato a comportarmi come un uomo, a prendermi le libertà che un uomo non si nega verso l'altro sesso...ma...non ho ottenuto niente Andrè, se non il compatimento di chi mi voleva bene!" 
Tornò vicino a lui e timidamente gli prese le mani. Lui non fece resistenza.
"La mia è stata una condotta dissoluta...ho fatto mio il peggio che un uomo può esprimere. E' per questo che sono giunta a Chablis...anche per me si trattava di una specie di esilio" concluse amaramente.
Avvicinò la sua mano alle labbra e posò un bacio delicato sul suo palmo.
"Ma...un uomo può essere forte, costruirsi un futuro, amare una giovane madre, crescere un figlio non suo, mettere radici in un luogo che lo ha visto arrivare come un forestiero e fare....tutte le cose stupefacenti che sei riuscito a fare tu..."sospirò mentre pronunciava queste ultime parole.
"Ti amo per l'uomo meraviglioso che sei, per le meraviglie che hai saputo vedere in me...per aver custodito il tuo amore per me..." un'improvvisa commozione le ruppe la voce.
"Come hai potuto credere che mi allontanassi da te? " ripetè nuovamente 
"Credo sinceramente che Fersen vorrebbe vedermi nuovamente accanto ai sovrani, schierata incondizionatamente dalla loro parte...come a vent'anni, ma le cose sono cambiate. Noi siamo cambiati, e negarlo non è possibile." Tornò ad avvicinarsi  a lui. Cercava di leggere nei suoi occhi cosa stesse provando, come si sentisse dopo aver saputo tutto del suo passato.
"Ho vissuto anni di insoddisfazione, alla continua ricerca di quel qualcosa che mi facesse sentire viva: onorare il mio casato, soddisfare le ambizioni di mio padre, essere al pari di un uomo...ma  adesso so cosa fa palpitare il mio cuore. L'ho capito e non intendo più dimenticarlo. 
Andrè...solo quando siamo insieme...io...sento di vivere...."
Seguì un momento di silenzio tra loro, mentre la musica continuava poco lontano e la fioca luce delle lanterne mosse dalla brezza giocava con le ombre della notte sui loro volti. 
La sua mano accarezzò dolcemente il suo volto mentre le parlava.
"Se è stata la tua condotta discutibile a riportarti da me, che sia benedetta, Oscar! 
Io ti amo, ti ho sempre amata e così sarà...sempre...Non mi importa del tuo passato, io voglio solo far parte del tuo mondo ora e del tuo futuro domani. Ma Fersen aveva ragione, sei una nobile al servizio del Re...forse non ora, ma prima o poi verrai richiamata a Versailles. Tuo padre continua a scriverti per questo, lo so!"
"Parlando delle idee rivoluzionarie che serpeggiano a Parigi, Hans ha detto che la possibilità che un aristocratico che rinunci al proprio titolo nobiliare ed ai privilegi che ne derivano gli sembra inconcepibile, ma io...l'ho fatto..." Prese fiato prima di continuare.
"Non sono più la contessa De Jarjayes, Andrè"
Il giovane la fissava allibito, incredulo.
"Ho rinunciato ai miei nobili natali ed ai miei gradi militari,  chiedendo in cambio solamente la proprietà De la Borde. E mia madre me l'ha concessa"
Andrè ricordò che in effetti Oscar aveva conservato solo una lettera della madre, al contrario delle missive del generale che finivano rapidamente tra le fiamme del camino.
"Oscar...Vuoi davvero passare qui...con me...il resto dei tuoi giorni?"
Lei annuì, mentre vedeva la felicità distendere i lineamenti del suo viso.
Le prese una mano e la baciò in un soffio.
"Sei la donna più bella che abbia mai conosciuto e non voglio che pensi sia necessario questo per rendermi felice" concluse indicando l'abito che l'avvolgeva.
Oscar sorrise ed il suo viso si illuminò.
"Basta nascondersi, basta sotterfugi. Voglio che tutti sappiano che hai una donna al tuo fianco, che ti appartiene e a cui appartieni. 
L'idea di approfittare di questa festa è stata di Lord Weston, e anche la scelta dell'abito- continuò sorridendo e sfiorando il raso della gonna- Abbiamo pensato che fosse l'occasione perfetta per chiarire a tutti...mi spiace solo spezzare il cuore a così tante ragazze del villaggio che avevano mire su di te!"
Anche lui sorrise e cercò di schernirsi. 
"Lord Weston esagera su questo argomento! Ma che tu sia...mia moglie...è la cosa che più desidero al mondo"
"Lo diventerò" gli sussurrò all'orecchio "Credo che Muet abbia già portato nella tua camera tutto ciò che era nella mia"
Andrè sorrise, pensando a quello che aveva creduto di vedere incrociando la domestica quel pomeriggio
"E adesso raggiungiamo gli altri e festeggiamo! Sebastiane si starà chiedendo che fine abbiamo fatto!"

 













  
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