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Autore: Dhialya    16/11/2019    2 recensioni
Il legame profondo tra una ragazza divenuta Regina e una guerriera dallo sguardo dolce e le frecce dalle piume bianche.
Un passato di cui pochissimi sono a conoscenza, risalente a prima dell'arrivo di Jadis e dei cento anni d'inverno.
Il compito di una lupa dagli occhi di ghiaccio ed un destriero dal manto nero come la notte.
Cosa si cela realmente dietro la Grande Magia e il cui potere è conosciuto solo dal grande Aslan?
C'erano regole che erano state rotte, accordi strappati e segreti che non potevano più essere taciuti, legami che andavano ripristinati e compiti da svolgere. E tutto ciò sarebbe venuto a galla, presto. E non osava - o non voleva - immaginare le conseguenze che tutto ciò avrebbe comportato.
Sulle persone coinvolte e sull'equilibrio di Narnia stessa.

Sullo sfondo della guerra contro Telmar un segreto, tenuto nascosto per più di milletrecento anni, sta per essere rivelato.
[Revisione totale programmata alla sua conclusione.]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Edmund Pevensie, Famiglia Pevensie
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Spirits Within - The Just and the Sly special moments.'
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Narnia's Spirits
Biscotti al sapore di bacio.










I sibili delle frecce sferzarono l'aria mattutina per l'ennesima volta, prima che i dardi andassero a conficcarsi nei bersagli producendo una serie di suoni attutiti dall'imbottitura di paglia. Sotto lo sguardo attento di Susan, gli esili bastoncini di legno rifletterono la luce del sole.

-Va bene, può bastare. Siete stati bravi.-

La Pevensie vide le espressioni degli arcieri distendersi alle sue parole, rincuorati da quell'apprezzamento. Sapevano benissimo quanto la Regina e tutti gli altri si aspettassero da loro e quanto, in quelle settimane, avevano dovuto imparare sotto i suoi rigidi insegnamenti: alcuni di loro, fino a qualche tempo prima, nemmeno avevano mai tenuto in mano un arco.

Con dei brevi cenni del capo il gruppo di Narniani iniziò a disperdersi, lasciando, nel giro di qualche minuto, Susan da sola davanti alla file di bersagli. La Pevensie soppesò ancora per qualche secondo le frecce ancora conficcatevi all'interno, rimuginando.

La situazione sembrava essersi appianata, i compiti di ognuno erano ripresi come sempre, lo scettro di Jadis era stato fatto sparire – ancora si domandava come fosse possibile, ma Lia aveva detto in un tono fin troppo sicuro che avrebbero potuto chiedere conferma ad Aslan, e sicuramente l'avrebbe fatto non appena il leone si fosse palesato –, tra Peter e Caspian andava tutto bene, ma...

Susan si morse un labbro, frustrata. C'era qualcosa che la tormentava e non le faceva passare le notti tranquilla – per quanto tranquilla potesse definirsi quella situazione.

Non capiva se dipendesse ancora dall'essersi sentita in difetto per non essere riuscita a prevedere quello che stava accadendo, per aver abbassato la guardia e permesso al nemico di agire sotto i suoi occhi. Non sapeva se l'agitazione dipendesse dalla strana richiesta che Lucy aveva fatto il giorno prima, conoscendo la testardaggine di cui era capace e che l'aveva costretta ad osservarla con maggiore attenzione. Non capiva da cosa le nascesse la fastidiosa sensazione che qualcosa, intorno a lei, non fosse al proprio posto, causandole un nodo allo stomaco...

Caspian.


Susan chiuse gli occhi, intimandosi di respirare lentamente e ritrovandosi ad ascoltare il suggerimento che le diede una vocina fastidiosa nella sua mente.

Già, Caspian. Da dopo Jadis sembrava che tra loro si fosse costruito una sorta di muro, un silenzioso imbarazzo che non riuscivano a rompere se non con delle frasi di circostanza che stavano piano piano sgretolando quella strana confidenza che con non poche difficoltà erano riusciti a creare.

La Pevensie poteva immaginare la tensione che il Principe probabilmente provava nei suoi confronti – dopotutto, aveva messo a rischio l'incolumità di tutti – ma non sapeva cosa potesse fare. Non era brava ad aiutare persone che non fossero la sua famiglia o gli amici più stretti, perché per loro era pronta a dedicare ogni più piccola fibra della sua attenzione e del suo tempo mettendo da parte la propria persona. Ma Caspian... cos'era Caspian?

Susan avanzò pensierosa verso i bersagli, carezzando le piume delle frecce, persa nei propri pensieri senza rendersi conto che il soggetto dei propri tormenti la stesse osservando da lontano, indeciso se avvicinarsi. Cos'era... o chi era, per lei? Perché sembrava avere tutta quella rilevanza nei suoi ragionamenti?

Come se lo avesse chiamato, scorse il protagonista dei propri pensieri tormentati poco lontano da lei, e rimase per qualche attimo interdetta, senza riuscire a camuffare la sorpresa che le brillò negli occhi nel vederlo e il breve sfarfallio che le si mosse nel petto. Susan si irritò con se stessa per quella reazione incontrollata, sperando di non aver assunto qualche smorfia strana.

-Come vanno? Mi sembrano migliorati molto.- ruppe il ghiaccio il Principe, soppesando i bersagli ed iniziando a togliere le frecce ancora conficcatevi all'interno con gesti decisi. La mira dei Narniani era sicuramente migliorata, rispetto agli inizi, dove gran parte dei dardi finiva persa nel prato o in qualche corteccia.
La casacca gli aderiva al petto in un modo che Sue trovò fin troppo perfetto ed il sole gli illuminava il viso, facendo brillare gli occhi scuri.

-Mh.- si limitò a commentare la Pevensie, ricordando la sensazione di sconfitta che l'aveva accompagnata per gran parte del tempo le prime settimane. Aveva cercato di non farci caso ma, riflettendoci a mente fredda, aveva dovuto fare un grande sforzo per cercare di racimolare quel poco che di positivo la faceva andare avanti.

Sicuramente la presenza di Caspian e l'impegno dei suoi fratelli nell'organizzare gli allenamenti erano stati una grande fonte di sostegno ed ispirazione. Non era stata da sola, a mettere insieme delle truppe decenti. Non era stata sola.

Quindi ritornava di fronte alla domanda che le girava nella testa: chi era Caspian, per lei? Solo un ragazzo che le aveva fatto compagnia? Da cui era riuscita a trarre un po' di forza e speranza per andare avanti? Un amico?

Solo un amico, Susan? Ne sei sicura?


La Regina scosse la testa, scocciata per quella domanda rivolta a se stessa con un tono che assomigliava fin troppo a quello di Evelyn. Quasi poteva vedersela davanti, mentre si scambiava delle occhiate palesi con Lucy – cosa che negli ultimi tempi avevano fatto parecchie volte, quando la vedevano insieme al Principe.

Ma Susan non avrebbe mai parlato apertamente dei propri sentimenti. Parlare di qualcosa finisce con il renderlo reale e lei... lei non voleva. Una parte di sé era bloccata, per quanto desiderasse il confronto con qualcuno che non fosse se stessa.

Caspian viveva letteralmente in un altro mondo, un mondo che già una volta li aveva fatti andare via senza provare a fermarli. Un mondo di cui facevano parte, ma per quanto? Narnia li avrebbe tenuti con sé, quella volta? No, decisamente non c'era tempo per abbandonarsi al romanticismo. Troppe cose ben più importanti erano in sospeso.

-Susan, stai ascoltando? C'è qualche problema?- La ragazza riportò lo sguardo su Caspian, notando l'espressione interrogativa che gli si era formata in viso. Il ragazzo non si era avvicinato molto da quando l'aveva raggiunta, ma gli occhi penetranti ed il modo apprensivo con cui la stavano scrutando gli davano un'aria quasi ansiosa.

La Pevensie si sentì un po' in colpa per essersi persa nuovamente nei propri pensieri e per non riuscire più ad abbandonare la rigidità che l'accompagnava. Caspian non se lo meritava, e a lei dispiaceva avere perso la spontaneità che aveva fatto si che il loro rapporto crescesse.

-Si... si, va tutto bene. Stavo solo riflettendo su quello che hai detto.- provò a giustificarsi, rimuovendo anch'essa alcune frecce dai bersagli ed andandogli incontro. Il vestito seguì docilmente i suoi movimenti strisciando leggermente a terra.

Il Principe non disse niente, limitandosi a lanciarle una lunga occhiata, ma capì che c'era dell'altro che non voleva dirgli. Tuttavia, nonostante si sentisse osservata, Susan lo ringraziò mentalmente per non cercare d'indagare oltre e si rilassò un poco, sentendosi accettata anche nei propri silenzi. Il ragazzo era stato in grado di farle abbattere i muri che aveva attorno semplicemente capendo che facevano parte di lei. E la Pevensie aveva apprezzato tutto ciò, perché non aveva bisogno di fingere sorrisi o frasi di circostanza.

Ed era stato proprio quello che aveva affascinato Caspian, di Susan: oltre all'eleganza dei suoi gesti e l'intelligenza dei discorsi, agli occhi determinati, e tutte le belle qualità che si potevano scorgere all'esterno, c'era una parte nascosta di sentimenti e pensieri che non mostrava a nessuno. E che lo intrigava, lo intrigava moltissimo.

-Sono stati dei giorni... difficili.- provò a continuare il discorso, deciso a non lasciare che il silenzio che già troppe volte era calato tra loro prendesse nuovamente il sopravvento.

Doveva parlare con Susan. Ne aveva bisogno. Voleva recuperare quel rapporto che avevano prima che avesse mandato quasi tutto a rotoli per colpa di Jadis. Perché Susan era diventata importante. Perché gli piaceva parlare con lei e stare in sua compagnia. E gli mancava, molto. Si era stancanto di starla a guardare da lontano e scambiarsi giusto dei monosillabi di circostanza.

-Si, molto.- gli rispose la Regina, lanciando un'occhiata alle proprie spalle. Il suo sguardo si fermò sui Narniani sparsi per la radura.

-Siamo stati fortunati che non ci siano state... conseguenze.- continuò, posando gli occhi su Caspian. Non c'era bisogno di approfondire il discorso, entrambi sapevano bene a cosa si riferisse la ragazza.

Molte volte nei giorni precedenti se ne era discusso a riguardo tra i regnanti ed i principali comandanti, cercando di evitare di farsi sentire da orecchie indiscrete. Gli era andata molto bene, perché se le cose avessero prego una piega negativa durante la battaglia nella cripta avrebbero potuto subire delle perdite o delle rivolte, trovandosi a dover fronteggiare un'altra situazione critica. Come se la guerra contro Telmar che era ormai alle porte non fosse sufficiente.

Caspian abbassò leggermente il capo, colpevole.

-Mi dispiace, sono stato uno sciocco. Non era mia intenzione...- ormai lo aveva ripetuto talmente tante volte quel discorso che gli sembrava di risuonare sempre più falso alle proprie orecchie. E ogni volta gli era stato detto di non preoccuparsi, che non avrebbe potuto prevedere le intenzioni di Nicabrik – come nessun altro di loro lo aveva fatto.

Ma il senso di colpa e l'umiliazione per essersi lasciato soggiogare non volevano allentare la presa sul suo animo, rendendolo inquieto e cercando, per quanto possibile, un contatto umano con l'unica persona che in quel periodo era riuscita a fargli dimenticare – o, per lo meno, pesare un pochino meno – tutte le cose che erano successe da quando era dovuto fuggire da Telmar.

Susan era diventata forse più importante di quanto aveva immaginato inizialmente e per quello ne cercava la presenza appena possibile. Con lei tutto assumeva un tono più leggero, facendogli vedere le cose meno negativamente. Così, la loro lontananza, l'indifferenza apparente con cui parlavano gli lasciava l'amaro in bocca e una fastidiosa sensazione di sconfitta.

Quella consapevolezza lo colpì così repentinamente da lasciarlo spaesato per qualche secondo di fronte all'evidenza dei fatti.

Susan...

Perché era stato tanto stupido da non averlo capito prima? Alzò gli occhi verso la ragazza, fissandola intensamente e socchiudendo leggermente le labbra di sorpresa.

Si era innamorato di Susan.

-Non è colpa tua. Jadis è sempre stata capace di infiltrarsi nella mente umana, riuscendo a tirarne fuori le debolezze per poterle usare a suo vantaggio.- Caspian ci mise qualche attimo a riprendere il filo di quello pseudo discorso che stava tenendo con la Pevensie, ma si mostrò subito interessato a ciò che gli stava dicendo.

-Ti riferisci a...?- provò, non sapendo se fosse il caso di continuare. Susan annuì, semplicemente, finendo di raccogliere le ultime frecce e facendosi più vicina al ragazzo. Ora gli stava praticamente di fronte e Caspian cercò di non farsi vedere irrigidito.

-Si, ad Edmund. Ma era un periodo difficile e particolare. Per lui, come per tutti noi.- La ragazza sospirò, memore di tutti gli eventi che li avevano poi portati a scoprire Narnia. Alle litigate di Peter ed Edmund, allo scappare in campagna, ai piagnistei di Lucy, il mutismo di Eve.

Jadis si era solo approfittata di una situazione delicata, in passato così come una decina di giorni prima.

-Nessuno di noi gliene ha mai fatto una colpa. E nemmeno a te.- lo guardò, accennando un sorriso e porgendogli i dardi raccolti. Caspian li prese, indugiando quando con le dita sfiorò la mano della Pevensie, che, con cui sorpresa, non si spostò come credeva avrebbe fatto. Prese quel gesto come un segno di rinnovata pace e si sentì più leggero.

-Grazie.-


***


Lucy si era svegliata particolarmente presto quel giorno, elettrizzata e un poco ansiosa per ciò che quella giornata avrebbe riservato. Aveva passato il tempo sistemando i giacigli e ciò che poteva essere messo a posto in giro per la Casa di Aslan, parlando amabilmente con Trumpkin e lanciando, più e più volte ed appena le era possibile, delle occhiate impazienti verso la radura.

Il nano aveva passato qualche giorno più taciturno del solito, ma nessuno glielo aveva fatto notare ed avevano sopportato pazientemente le sue frasi brusche e stizzite.

Il tradimento e l'essere stato costretto ad uccidere Nicabrik bruciavano ancora.

Aveva seppellito il nano vicino ad una grande quercia, molto simile a quella che condividevano come casa con Trufflehunter. Ma, da quel giorno, nessuno dei due era più tornato a fare visita alla tomba. Lucy immaginava che dovesse costar loro un grande sforzo.

Quando il sole era ormai sorto da qualche ora illuminando a giorno la valle qualcosa, in Lucy, iniziò a vibrare d'inquietudine. Si affacciò all'entrata di pietra, camminando lentamente verso l'esterno, venendo investita in piena faccia dal sole settembrino.

E se qualcosa era andato storto? La Pevensie si morse un labbro, occhieggiando la vasta prateria dall'entrata del rifugio.

Di Edmund ed Evelyn non c'era l'ombra, Peter era impegnato con le truppe, Susan e Caspian erano invece presi a parlare accanto ai bersagli. Nonostante quella visione le facesse molto piacere – per giorni aveva osservato gli sguardi mogi che il Principe riservava a sua sorella –, Lu si ritrovò a sorridere tra sé solo per un brevissimo lasso di tempo, tornando poi a concentrarsi su ciò che la circondava.

Forse non era stata una buona idea, quella che aveva avuto. Le sue sorelle l'avevano avvertita che era pericoloso addentrarsi nella cittadella e probabilmente avevano ragione. Accettare che andasse Dhemetrya era stata una pessima scelta. E se le fosse accaduto qualcosa? Se l'avevano catturata? O peggio, uccisa? Lucy non si sarebbe mai perdonata di avere sulla coscienza la morte di quella ragazza per colpa di un'idea che aveva avuto lei stessa.

Eppure, Dhem l'aveva guardata così tranquilla, così disposta e decisa a farle quel favore, che aveva accettato il suo aiuto. Sicuramente aveva avuto modo di conoscere Telmar meglio di lei, che era mancata per più di un secolo, senza contare l'agilità che possedeva quella ragazza.

La Pevensie si morse l'interno di una guancia, riflessiva: sarebbe stato più semplice se si fosse infiltrata a Telmar di giorno, per compare il necessario. Sarebbe stato forse meno sospetto, perché non ci aveva pensato?

Qualcosa nella mente di Lucy le ricordò che non avevano denaro, né i suoi fratelli l'avrebbero fatta allontanare volutamente per quell'impresa. Per quello aveva deciso di andare di notte. Senza contare le guardie che sorvegliavano il fiume o la possibilità che le entrate fossero sorvegliate e qualcuno la riconoscesse come nemica.

Lucy sospirò pesantemente, puntando lo sguardo crucciato sul bosco attorno a lei e stringendosi una mano al petto.

Dhemetrya... torna presto.


***


-Allora, mi volete spiegare? E cosa c'entra Lucy?-

Edmund si voltò a mezzo busto verso Eve e Dhem, che camminavano poco più dietro di lui. Si era offerto di liberare la Narniana dal peso di uno dei borsoni, ma ancora non aveva capito cosa ci fosse al loro interno. All'inizio aveva ipotizzato delle armi, ma non proveniva nessun tintinnio mentre si muoveva, quindi aveva scartato quell'ipotesi quasi subito. Non riusciva proprio a capire cosa avesse a che fare, poi, la minore delle sorelle.

Evelyn lanciò un'occhiata di sott'occhio a Dhemetrya, sospirando.

-E' un'idea di Lucy. Appena arriviamo al rifugio ti spiego tutto.- Più che altro, era curiosa di sapere come sarebbe stato spiegato il tutto a Peter. Eve lanciò uno sguardo al cielo che si intravedeva tra le fronde degli alberi, pregando di non finire in mezzo a discussioni che non avevano niente a che vedere con lei. Aveva già abbastanza pensieri.

-E' stata una mia scelta, vostra sorella non c'entra.- provò a spiegare Dhem, pacatamente, seguendo i due fratelli nella radura. A differenza dei suoni prodotti dai passi dei due, sembrava che lei appena sfiorasse il terreno, tanto che un paio di volte Ed provò a lanciarsi un'occhiata alle spalle per assicurarsi della sua presenza.

Quasi si stupì di averla percepita arrivare poco prima mentre stava parlando con Evelyn. Forse era stata solo questione di fortuna.

La Pevensie liquidò la Narniana con un gesto della mano, più perché ormai erano quasi all'entrata della Casa di Aslan che per disinteresse o perché fosse stizzita.

In realtà, l'interesse per come Dhemetrya fosse finita coinvolta in quella faccenda era abbastanza presente... era stata così spavalda Lucy da andarle a chiedere aiuto, consapevole che loro gli avrebbero detto di no se lo avesse chiesto? O Dhemetrya si era ficcata volutamente in quella situazione, come aveva provato a spiegare? E se si, perché?

Eve scosse la testa, non capendo le ragioni di quel gesto – probabilmente non le avrebbe mai nemmeno sapute. Dhem era troppo sfuggente, alle volte, perché le sue intenzioni fossero chiare. Ancora faticava a capirne l'essenza.

-Dhemetrya! Ce l'hai fatta!-

Edmund fece appena in tempo a spostarsi prima che un uragano dai capelli castani gli passasse accanto, alzando una lieve corrente d'aria e fiondandosi sulla mora che procedeva a poca distanza da lui.

-Ero così in pensiero, iniziavo a preoccuparmi.- La Narniana rimase immobile, irrigidendosi quando capì che Lucy la stava stringendo in un abbraccio piuttosto stretto. Rimase perplessa per qualche attimo, percependo il lieve tremolio che la Pevensie cercava di contrastare.

Evidentemente si aspettava di vederla tornare molto prima
...
 

Optò per posarle le mani sulle spalle, allontanandola gentilmente da sé e sfoggiando un'espressione serena.

-Ovviamente.- La calma della Narniana riuscì a strappare a Lucy un sorriso, la quale occhieggiò il borsone che ancora portava. La Pevensie si morse un labbro, esibendo uno sguardo apprensivo.

-E'... è andato tutto bene? Non hai dovuto...?- provò ad indagare, senza terminare la frase. La ragazza negò con la testa.

-No, è andato tutto bene.- la rassicurò, provando un moto di tenerezza di fronte alla ragazzina. Il giorno prima sembrava così fiera e decisa della propria idea che vederla in quello stato le fece domandare se fosse la stessa persona. Probabilmente a mente fredda aveva pensato fosse stata una cattiva idea.

Ma non lo era. Non era una cattiva idea voler provare a portare un po' di pace e serenità.

Dhemetrya avrebbe voluto dirglielo apertamente, ma qualcosa la trattenne dal dare sfogo ai propri pensieri.

-Lucy.-

La Pevensie smise all'istante di sorridere non appena la voce tagliente di Evelyn s'intromise tra loro. Cercò di recuperare tutta la sicurezza che sapeva di possedere, prima di girarsi per fronteggiare la sorella. Sapeva che non sarebbe stata contenta, lei e Susan erano state abbastanza eloquenti il giorno prima.

Non si sorprese, quindi, di trovarsi di fronte un'Evelyn spazientita e con le braccia incrociate al petto. Le occhiate eloquenti ed il sopracciglio alzato non avevano bisogno di altre parole per farle capire cosa volesse dirle – ed a Lu ricordò terribilmente Susan.

-Mi dispiace, ma dovevo farlo, io...-

-Aspettate, aspettate: fare cosa?- s'intromise Edmund, senza preoccuparsi di celare l'impazienza e occhieggiando le tre. Non ci stava capendo niente ed iniziava ad allarmarsi. Evelyn aveva un cipiglio di rimprovero e questo l'aveva messo sull'attenti, facendolo preoccupare. Temeva fosse successo qualcosa di grave e non riusciva a capire cosa fosse. Sentirsi escluso dalla conversazione non lo stava aiutando per niente.

Eve mosse una mano in aria e scoccò la lingua contro il palato, spazientita, lanciando un'occhiata eloquente verso Lucy e Dhemetrya, attenendo che rispondessero alla domanda. Edmund continuava ad avere un'aria interrogativa in volto e tra i quattro s'intromise un silenzio pesante.

-Cosa state combinando?-

Fu quando Dhemetrya provò a rompere il ghiaccio, dopo aver preso un profondo sospiro, che venne interrotta da una voce esterna al quartetto.

Susan.

La Narniana si morse un labbro, incerta. Quello che aveva fatto lo aveva fatto per Lucy ed era sicura non ci fosse nulla di male, ma era ben consapevole che la Dolce avrebbe avuto da ridire e, onestamente, non aveva voglia di discutere o rendere conto a qualcuno di ciò che faceva.

-Bella domanda.- esclamò ironico Edmund, ancora all'oscuro di tutto, scrutando la sorella farsi sempre più vicina con Caspian affianco. La vide occhieggiare i borsoni che portavano e corrugare la fronte, perplessa, mentre il Principe si limitò ad accennare un saluto ai presenti.

Lucy sospirò, quasi esasperata da quella situazione che sembrava iniziare ad essere troppo ridicola.

-Dhemetrya ha procurato il necessario per fare i biscotti.- disse con un filo di voce e tenendo lo sguardo fisso sulla sorella maggiore. Non vide l'occhiata interrogativa che il fratello fece verso Evelyn o il sopracciglio alzato di Caspian.

Susan rimase in silenzio, come assorta nei propri pensieri, tanto da attirare l'attenzione di tutti su di sé. Lu la guardò con una nota implorante nello sguardo, ma la Pevensie sembrava decisa a non far trapelare ciò che stava provando.

-Prima che diciate qualsiasi cosa, volevo avvisare che l'idea è stata mia. Mi sono offerta io di andare dopo avervi ascoltato... ieri mattina. Ho pensato fosse una buona idea.- Susan arricciò il naso, seria, soppesando le parole della Narniana.

-Avevamo detto che era pericoloso.- fu la semplice constatazione che fece, rendendosi conto di aver sottovalutato le intenzioni della sorella e che, nonostante i suoi propositi, non era stata abbastanza attenta.

Avrebbe dovuto conoscerla abbastanza bene da intuire che non avrebbe lasciato perdere facilmente. E Dhemetrya si era offerta di aiutarla perché sicuramente stava per combinare qualcosa da sola. Qualcosa di stupido e pericoloso. Dubitava fosse stata Lucy a chiedere a Dhemetrya di aiutarla, mettendola in una posizione poco piacevole o facendole rischiare la vita. Non sarebbe stata capace di arrivare a quel punto.

La Pevensie rimproverò se stessa per la poca attenzione che stava mostrando in quel periodo. Si rese conto, con amarezza, che se Dhem non fosse intervenuta Lucy avrebbe provato ad infiltrarsi a Telmar da sola.

Susan sospirò cercando di scacciare la sensazione di difetto che le pungeva nel petto, percependo che Caspian le aveva posato una mano sulla spalla, come per calmarla.

-Biscotti?- domandò Edmund, spaesato. Era pronto alla peggiore delle ipotesi, ma tutto si era aspettato meno che quello.

-Si! Non credi che possano aiutare a riportare il buonumore?- domandò la più piccola delle Pevensie, come rianimata. I suoi occhioni luccicarono, immaginando già le facce sorprese dei Narniani nel sentire il profumo di biscotti spargersi nell'aria.

Edmund ci mise qualche attimo a rispondere, annuendo semplicemente, ancora confuso per quella situazione e non sapendo esattamente cosa risponderle. Come aveva fatto Lucy a pensare ad un'idea simile?

-Peter lo sa?- domandò semplicemente, ma immaginando già da sé la risposta. Evelyn si morse il labbro, mentre Dhemetrya e Lucy si scambiarono un'occhiata.

-No.- fu la semplice risposta che diede la sorella. Sapeva che avrebbe dovuto raccontarglielo, né era mai stata sua intenzione mentire ai fratelli.

-Non c'è bisogno che lo sappia. Non subito, almeno.- in suo soccorso venne la Narniana, ma si corresse, vedendo l'occhiata fulminante che le lanciò Susan, ancora intenta ad osservarle.

-Potrà dirglielo Lucy con calma più tardi. Per il momento faremo finta che ho trovato queste cose in giro.- provò ad intercedere per la ragazza. La minore delle Pevensie annuì per quell'idea, sorridendo ampiamente in direzione di Dhemetrya.

Susan sospirò, non sapendo bene che dire. Era inutile farle una ramanzina, arrivati a quel punto. Alla fine, Lucy voleva solo fare del bene per quella che considerava ancora la sua gente, il suo popolo. Il loro popolo.

Alzò gli occhi al cielo, cercando di accantonare tutto ciò che avrebbe voluto dirle e quasi stordita dalle sue stesse emozioni.

-Va bene.- concesse la Dolce, rilassandosi ed accennando un sorriso. Caspian si allontanò da lei per prendere il borsone a Dhemetrya, avviandosi verso il rifugio con Edmund ed Eve. Lucy li precedeva con rinnovato entusiasmo, sollevata che tutto si fosse risolto per il meglio e sicura che Peter avrebbe capito le sue ragioni.

-Ehi, Dhemetrya.- La Narniana si sentì toccare un braccio e si fermò, trovandosi di fronte Susan che la osservava. Alzò le sopracciglia, in attesa, percependo l'imbarazzo che la Regina cercava di camuffare dietro i suoi occhi chiari e l'atteggiamento composto. Quasi le fece tenerezza, capendo quanto fosse difficile per lei abbassarsi ad aprirsi con una quasi sconosciuta.

-Ti ringrazio, per... beh, per aver aiutato mia sorella. So che le sue intenzioni sono buone, ma a volte sembra non capire che la situazione è davvero grave e non possiamo permetterci errori.- provò a spiegare le proprie ragioni. Dhem annuì, capendo il discorso che stava facendo la Pevensie.

-Si, capisco cosa intendi. Ma proprio perché è grave abbiamo bisogno anche di questi momenti di leggerezza. Per questo l'ho aiutata. Non avrei mai fatto qualcosa che io stessa ritengo stupido o sbagliato.- disse, pacata. Susan sembrò rassicurata da quelle parole, tuttavia alzò il mento, un poco indispettita dal comportamento nascosto che aveva tenuto.

-Eppure sapevi che non eravamo d'accordo. Avresti dovuto parlarcene.- la rimproverò, senza reale cattiveria, ricordando che fosse presente durante quella conversazione.

-Senza offesa, Vostra Grazia... sappiamo benissimo dove avrebbe portato parlarvene. Inoltre, non è nel mio stile fare la spia.- Susan rimase qualche attimo in silenzio, pensierosa, dopodiché si portò una mano alla bocca per camuffare un sorriso.

Una spia era proprio ciò che temeva fosse Dhem all'inizio, anche se non lo aveva detto a nessuno, ma quella ragazza tutto sembrava meno che avere le qualità da spia. Certo era discreta, ma parlava troppo quando non doveva e spesso spariva per degli intervalli di tempo non indifferenti. Una spia avrebbe dovuto stare attenta a qualunque cosa che potesse essere importante da riportare.

Tornò composta, congiungendo le mani in grembo e riprendendo a camminare verso il rifugio. L'importante, alla fine, era che fosse andato tutto bene.

Si voltò indietro, rendendosi conto che Dhemetrya era rimasta ferma.

-Vieni? Ci sono dei biscotti da fare.-


***


La giornata, nonostante il risveglio un po' brusco e confuso, era passata in modo tranquillo. Il caldo torrido dell'estate si stava affievolendo, lasciando spazio a quella piacevole brezza dal sapore un po' nostalgico che precede l'arrivo del freddo pungente. Anche stare distesi al sole, per quel poco di tempo che ce lo si poteva concedere, era piacevole, in quanto il calore non era così asfissiante da farti mancare il respiro o bruciare la pelle.

Come per molte delle giornate che l'avevano preceduta anche quella dava la falsa sensazione che tutto fosse a posto, se si riusciva a togliersi dalla testa la guerra.

I ragazzi avevano portato i borsoni nello spazio adibito alle cucine e le ragazze, dopo averli ringraziati per l'aiuto, li avevano mandati ad aiutare Peter, impegnato insieme a Glenstom ad organizzare gli allenamenti e controllare come procedeva la produzione di armi nuove.

Avevano anche pensato di organizzare delle brevi spedizioni per Narnia, in modo da cercare eventuali superstiti e sperando che questi volessero unirsi in battaglia: la possibilità che ci fossero altri Narniani era molto scarsa, specialmente perché il centauro credeva che chiunque avesse ormai saputo del loro ritorno e tutto ciò che lo aveva seguito. Se avessero voluto farsi avanti, si sarebbero già presentati giorni addietro. Tuttavia, non era mai detta l'ultima parola e qualsiasi aiuto trovato poteva essere decisivo, così si era ritrovato d'accordo con Peter.

Il Pevensie era talmente preso dal proprio lavoro da non essersi accorto di nulla che non lo riguardasse, e Lucy ne fu felice. In quel modo, sperava, quando i biscotti sarebbero stati pronti per il dopo cena sarebbe potuta essere una piacevole sorpresa anche per lui.

Susan, con sorpresa di tutti, si era fatta aiutare da Dhemetrya a sistemare e mettere insieme gli ingredienti mentre Lucy creava le forme con un coltellino – Sue le aveva detto di farle abbastanza piccole in modo da creare più biscotti possibili – mentre Evelyn, decisamente meno avvezza alla dote della cucina, era sgusciata via appena possibile, finendo con l'allenarsi nel corpo a corpo insieme a Caspian per gran parte del pomeriggio.

Fu solo quando il sole si apprestava ad oltrepassare l'orizzonte, che tutti fecero caso al piacevole odore che si stava spargendo nell'aria.

Peter si avvicinò con fare incuriosito alle cucine, sudato e stanco dalla giornata intensa che aveva passato, attirato come gli altri ed intenzionato a capirne la provenienza.

-Cos'è questo odore?- domandò senza troppi giri di parole, affacciandosi sulla soglia di pietra. Ora poteva sentire bene quel profumo inconfondibile di cibo. No. Di dolce. Sbatté per un paio di volte le palpebre, intento a processare ciò che i suoi occhi stavano vedendo.

Susan e Dhemetrya, insieme, che sistemavano su dei vassoi qualcosa. Peter ci mise qualche attimo a capire che si trattava di biscotti. Ma, ciò che lo stava lasciando basito in quel momento, era proprio la vicinanza delle due ragazze. Avrebbe giurato settimane addietro che non si sarebbero mai sopportate.

-Ti piacciono? Ho fatto io le forme.- gli si avvicinò Lucy, festosa, mostrando due biscotti a forma di cuore. Peter rimase interdetto a guardarla, rendendosi conto solo in quel momento che per quasi tutto il giorno non aveva incontrato nessuno dei fratelli. Preso com'era, non ci aveva fatto troppo caso.

-Quindi è questo che combinate mentre io lavoro?- domandò retorico, scompigliando i capelli della sorellina ed avvicinandosi al tavolo. Susan alzò gli occhi al cielo, mentre Dhem gli sorrise, distogliendo poi lo sguardo e finendo di sistemare i biscotti. Lucy la guardò divertita senza che se ne accorgesse.

-Non è stato facile, sai? Non è come avere a disposizione una vera cucina.- gli spiegò la Pevensie, passandosi una mano sulla fronte. Con i fuochi che andavano da tutto il giorno faceva parecchio caldo all'interno della stanza.

Avevano dovuto mettere più volte i vassoi sopra i fuochi, aiutandosi con delle assi, e per capire come poter fare il tutto senza rischiare di bruciarli o farli cadere c'era voluto del tempo. Non era stato facile come avevano pensato. Se c'era stata una cosa che aveva rimpianto quel pomeriggio di Londra, Susan, era stato il forno.

Peter osservò le ragazze, poi il suo viso assunse un'aria dubbiosa.

-Non sapevo avessimo ingredienti a sufficienza.- constatò. A Narnia non mancava la selvaggina, quindi trovare del cibo per tutti non era troppo difficile, ma raccattare degli ingredienti specifici per fare un impasto... Gli occhi di Peter si assottigliarono, indagatori, riflettendo i ragionamenti che stava compiendo la sua mente.

-E' stata una mia idea.- interruppe i suoi pensieri Lucy. Conosceva abbastanza bene il fratello maggiore da sapere a cosa stesse pensando e che era inutile mentirgli – né era mai stata sua intenzione farlo. Il biondo la guardò, spaesato, lanciando poi un'occhiata verso Susan, la quale si limitò ad alzare le spalle.

Lucy? Come...?

-Ho detto ad Eve e Sue che potevamo fare dei biscotti per cercare di fare contenti i Narniani. Ma alcuni ingredienti andavano rubati dalla cittadina di Telmar, cosa che volevo fare ieri notte.- Lu vide il fratello maggiore serrare le labbra ed irrigidirsi a quelle parole. Non c'era bisogno che le dicesse a cosa stesse pensando, la ragazzina poteva già sentire i rimproveri di suo fratello, così si affrettò a continuare.

Cercò di esibire l'espressione più convincente che possedeva.

-Ma Dhemetrya si è offerta di andare al posto mio.- soffiò fuori, semplicemente. Ci furono degli attimi di silenzio, in cui Peter fece passare lo sguardo tra le tre ragazze ed i vassoi con i biscotti che si stavano raffreddando. Improvvisamente faceva troppo caldo, li dentro.

-Siete matte? Hai idea del pericolo che hai corso, Dhemetrya? E tu, Lucy, come ti è venuto anche solo in mente di pensare di andare da sola a Telmar?!- le additò, più sconvolto all'ipotesi di quello che sarebbe potuto succedere che realmente arrabbiato.

I suoi occhi azzurri scintillarono, scoccando alle due delle occhiatacce ben assestate. Si morse un labbro rimproverandosi internamente per essere stato talmente preso dai suoi doveri da non essersi accorto di ciò che lo circondava.

-Dovevi ascoltare Susan ed Evelyn.- si rivolse poi alla più giovane.

-Beh Peter, ormai è fatta. E' inutile pensarci ancora.- intervenne la Dolce, cercando di calmare il maggiore. Non era propriamente arrabbiato, ma sapeva che per scatenare una tempesta nel Pevensie ci voleva davvero poco, quindi poteva già immaginarsi la sfuriata che ne sarebbe derivata se nessuno lo avesse fermato dal covare la collera. Anche se capiva perfettamente i suoi motivi.

Forse fu la pacatezza di Susan, o lo sguardo colpevole di Lucy, che fece desistere Peter dall'andare avanti a sgridare le due, consapevole che non avrebbe portato a nulla.

Il Pevensie rilassò le spalle, cercando di inspirare l'odore familiare di quei biscotti. Quante volte a Cair Paravel Sue li aveva cucinati insieme alla Signora Castoro e Tumnus...

-Non fate mai più una cosa simile. Sono stato chiaro?- inchiodò sul posto Lucy e Dhemetrya con lo sguardo, strappandosi bruscamente a quei ricordi. Le due si limitarono ad annuire, accennando a delle scuse, ma l'espressione di Peter era talmente seria e determinata che ebbero la sensazione di sentirsi come messe a nudo.

La Narniana si morse la lingua per evitare di rispondergli male, ritenendo fuori luogo specificare in quel momento che lei prendeva ordini solo da Aslan o dalla Grande Magia.

Susan gli si avvicinò, catturando la sua attenzione e facendogli interrompere il contatto visivo: gli mise tra le mani un vassoio, ignorando lo sguardo confuso che le lanciò il fratello.

-Forza, aiutaci a portarli nella sala comune.-


***


Dhemetrya cercò di sgusciare fuori dalla sala comune senza dare troppo nell'occhio. Le presenza all'interno del rifugio erano più del solito e il calore sprigionato dai fuochi era ancora troppo per quella stagione – non faceva poi così freddo, nonostante fosse ormai sera.

Gran parte dei Narniani si era radunata intorno ai tavoli per cenare e, effettivamente, le previsioni di Lucy non si erano rivelate del tutto sbagliate.

Quando le creature di Narnia avevano visto i vassoio ricolmi di biscotti sui loro visi erano comparse delle espressioni che Dhem avrebbe definito stupore e felicità di fronte a quella sorpresa. Qualcuno si era anche scambiato delle occhiate perplesse, come a domandarsi cosa fossero quelle cose e per chi.

Ci aveva pensato Susan a chiarire le domande di tutti, prendendo in mano la situazione e spiegando le cose con poche e semplici parole.

-La Regina Lucy ha pensato fosse una buona idea farvi questo regalo per ringraziarvi dell'impegno e della fiducia riposte nei nostri confronti.- Aveva iniziato, ed accanto a lei si erano avvicinati anche gli altri Pevensie.

-Sappiamo che non è molto, e che non vi ripaga dalle perdite subite recentemente, ma speriamo vi faccia capire quanto è importante l'aiuto di ognuno di voi in un momento cruciale come questo.-


Alcuni visi si erano rattristati, ricordando la battaglia al castello di Miraz, ma nessuno aveva osato obiettare alle parole della Regina. Lucy aveva ringraziato la sorella per quel discorso con un'occhiata.

I dolci erano stati distribuiti da qualche fauna al termine della cena, cercando di non dimenticare nessuno e di farli bastare per tutti. Una piacevole atmosfera di serenità era calata sull'ambiente, rischiarato dalle torce e riscaldato dai fuochi che, allegri, scoppiettavano alle pareti. I Narniani parlavano tra loro con pacatezza, talvolta erano perfino scoppiati a ridere.

Dhemetrya aveva osservato con attenzione come quel semplice pensierino che aveva aiutato a realizzare avesse potuto creare quell'effetto, e si sentì felice. Si sentì pienamente felice di aver reso reale tutto quello che quasi le salì in nodo in gola per la commozione.

Ma c'era qualcosa, in tutta quella felicità momentanea, che le stonava. C'era qualcosa che non andava bene, che non la faceva sentire tranquilla come avrebbe dovuto.

Si osservò in giro, lanciando un'occhiata quasi ansiosa ai Narniani che si stava lasciando alle spalle e sentendo la gola secca. Si stava sentendo quasi una ladra per il modo in cui, di soppiatto, stava cercando di andarsene. Strinse tra le mani il fazzolettino di stoffa dove aveva riposto con cura qualche biscotto, dandosi della stupida per non averci pensato prima.

Dov'erano Lia e An
tares?

-Te ne vai?-

-Edmund! Brutta testa di rapa, se ti prendo vedi cosa ti faccio!-

-Sei troppo lenta!-

Dhemetrya fece appena in tempo ad irrigidirsi per essere stata interrotta in quella che assomigliava tanto ad una fuga – anche se, in realtà, non c'era niente da cui scappare – prima che due ventate di aria fredda le passassero accanto con poca grazia. Fece qualche passo di lato per non essere colpita, rischiando di inciampare su una pietra sporgente e battere la schiena contro il muro, ma si ritrovò avvolta da una stretta piuttosto decisa.

-Non correte!-

Ci mise qualche attimo di troppo a rendersi conto che colui che l'aveva fermata – sia dall'uscire dal rifugio, che dal farsi male – era stato Peter, tanto che quando focalizzò la sua attenzione sul ragazzo questi già l'aveva lasciata andare, allontanandosi di un passo da lei.

-Stai bene?- le domandò, vedendola che continuava a non parlare e si limitava a fissarlo senza una reale espressione. Dhem si umettò le labbra, cercando di recuperare il controllo del proprio corpo e sforzandosi di sorridere.

-Si, grazie. Ma erano...?- provò a domandare, guardandosi alle spalle e osservando il corridoio che conduceva all'uscita e da cui i ragazzi erano appena corsi via.

-Evelyn ed Edmund. Le avrà fatto qualche scherzo.- le confermò Peter, quasi rassegnato e ricordando i punzecchiamenti che avevano iniziato a farsi a tavola poca prima. Probabilmente dopo li avrebbe raggiunti per riprenderli, non potevano permettersi di comportarsi come se fossero in giro da soli. Ogni tanto si domandava che cosa passasse nella testa dei suoi fratelli per comportarsi come bambini.

Dhemetrya sorrise un po' di più, addolcendo lo sguardo.

-E' bello che qualcuno si diverta. Lucy voleva proprio questo, sai?- gli disse, stringendosi nelle spalle. Osservò il viso del Pevensie, gli occhi chiari che avevano perso la durezza espressa quel pomeriggio e ora la guardavano, sereni. Le ricordò molto il colore del cielo in primavera. Abbassò lo sguardo, imbarazzata per quel suo pensiero, ma la lieve risata di Peter la sorprese tanto da farglielo rialzare immediatamente.

-Lucy, Lucy... è sempre stata quella più fantasiosa di tutti. All'inizio pensavamo che Narnia fosse solo una sua invenzione, sai?- le confessò, grattandosi la nuca, quasi imbarazzato. Dhemetrya rimase sorpresa da quell'affermazione, tanto che sbatté le palpebre un paio di volte.

-Oh...- Gli occhi blu luccicarono di stupore e un poco di amarezza.

Solo un'invenzione...


Evidentemente il mondo da cui provenivano era molto diverso da quello, come più volte Aslan aveva provato a spiegarle, talmente diverso che un luogo come Narnia, con le sue creature, non era qualcosa di facile da accettare. Anzi, non era nemmeno concepibile potesse esistere realmente.

E quanto doveva essere triste il mondo da cui provenivano i Pevensie? Più volte ci aveva pensato, o aveva ascoltato i discorsi impregnati dai loro ricordi portatele dal vento, ma mai ci si era soffermata più del necessario. L''importante era che loro fossero li, tutto il resto era secondario.

-Beh, immagino che il vostro mondo sia molto diverso.- provò a dar voce ai propri pensieri.

Dhemetrya non sapeva bene come immaginarsi un'altra terra, perché lei era nata da Narnia e mai avrebbe potuto immaginare di vivere da qualche altra parte. Ed osservando la reazione di Peter, il quale si limitò a tirare le labbra in un mezzo sorriso e sospirare, fu ancora più certa che non avrebbe mai rinunciato alla terra a cui apparteneva.

Gli occhi di Peter si velarono di frustrazione al ricordo di quegli ultimi anni passati sempre in compagnia della frustrazione per quel mondo troppo diverso da quello che aveva imparato ad amare.

-Si, molto. Troppo.-


***


-Edmund! Edmund! Fermati!-

Evelyn si fermò quasi di botto, portandosi una mano allo stomaco ed inspirando pesantemente. Mettersi a correre dietro a suo fratello appena finito di mangiare non era stata una buona idea. Le era salita una grande nausea ed aveva seriamente paura che avrebbe finito con il vomitare.

Cercò di rilassarsi e si accorse, con una veloce occhiata, di trovarsi nel solito spiazzo dietro la Casa di Aslan.

-Ti arrendi?- le gridò Edmund, da lontano. Eve lo vedeva solo grazie alla luna che ne illuminava in parte al profilo e al cielo, che non aveva ancora assunto le tonalità scure e buie tipiche delle notti invernali. Aveva anche notato, però, che le giornate sembravano iniziare a farsi più corte e l'aria ad essere più fresca.

Da una parte sperava che la resa dei conti arrivasse in fretta, perché non poteva immaginare quali sarebbero state le condizioni con cui avrebbero passato l'inverno se fossero stati costretti a rimanere in quel rifugio d'emergenza.

-Quindi?- la incalzò lui, senza essersi ancora avvicinato. Eve scorse il suo petto alzarsi velocemente e dedusse si fosse stancato di cercare di scapparle. Tuttavia, sapeva quanto Eve fosse vendicativa e per questo, probabilmente, voleva prima sincerarsi che non gli avrebbe fatto niente.

Si portò una mano al braccio, accarezzandosi da sopra l'abito il punto in cui Edmund le aveva fatto un pizzicotto. E, dannazione, le aveva fatto parecchio male quella volta. Evelyn sorrise amabilmente.

-Si, si. Mi arrendo.- gli disse, rilassando le spalle e guardandolo negli occhi. Lo vide assottigliare lo sguardo, studiandola, e cercò con tutto l'autocontrollo che possedeva di non fare smorfie strane.

Il Pevensie si umettò le labbra, come indeciso.

-Prometti?- indagò, attento. Vide la sorella alzare gli occhi al cielo e sbuffare, spazientita.

-Si Edmund, prometto. Sono stanca.- fu la lapidaria risposta che gli diede, prima di mettersi a cercare qualcosa per terra. Ed rimase qualche attimo a studiarla, cercando di capire cosa stesse facendo, prima di iniziare ad avvicinarsi.

La ragazza si mosse per qualche minuto nella piccola radura, finendo per ritrovarsi vicina al tronco caduto: era stanca e voleva sedersi per riprendere fiato, ma la voglia di farla pagare a suo fratello ancora non l'aveva abbandonata del tutto.

Si finse interessata al terreno, approfittando per riflettere mentre Edmund la raggiungeva.

Era stata sollevata di non aver dovuto dare troppe spiegazioni a Peter e che questo, soprattutto, non si fosse arrabbiato come pensava. In realtà, l'aveva visto parecchio rilassato durante la cena e la cosa – a lei come ai fratelli – aveva fatto piacere. Evelyn non sapeva nemmeno come la sorella gli avesse spiegato la situazione, ma poco le importava, in quel momento.

Lucy era stata ringraziata più volte per il pensiero che aveva avuto dai Narniani, ringraziamenti a cui aveva risposto con molti dei suoi sorrisi e gli occhioni trepidanti di felicità e soddisfazione – ed i biscotti, nonostante mancassero alcuni ingredienti, non erano venuti poi così male.

A Eve era bastato quello per capire che andava tutto bene.

Ed era andato tutto bene finché Edmund non aveva iniziato a punzecchiarla, rubandole i biscotti di mano e facendole pizzicotti ai fianchi. Aveva provato a rispondergli, ma l'evidente differenza di forza fisica aveva fatto si che ogni suo tentativo di attacco fosse parecchio inutile.

La Pevensie cercò di mantenere la calma, percependo che ormai il ragazzo era alle proprie spalle. Doveva agire d'astuzia.

-Che cosa fai?- provò a domandarle lui, incuriosito. Evelyn poteva immaginarsi lo sguardo perplesso con cui la stava guardando mentre restava li, in piedi, ad aspettare non si sapeva cosa – a giudicare dal suo tono di voce.

-Io...- sussurrò, umettandosi le labbra e iniziando a voltarsi con un lento e studiato movimento verso Edmund. Fece schioccare la lingua contro il palato e poi fece uno scatto in avanti, afferrandolo per la casacca.

-Pensavi che avrei lasciato perdere così?!-

Il moro si sorprese di quel movimento repentino e provò a tirarsi indietro istintivamente, tuttavia Evelyn era stata abbastanza agile da riuscire a prenderlo, bloccando in quel modo il suo tentativo di fuga. Vide distrattamente gli occhi di sua sorella luccicare di vittoria e sentì la mano tirargli la casacca verso il basso, prima di capire che stava perdendo l'equilibrio per il peso improvviso che si era sentito addosso e rischiando di cadere entrambi.

Fece qualche passo scomposto, ma fu inutile. Si ritrovò semi seduto a terra, provando un dolore fastidioso alla schiena per il contraccolpo, con Eve che gli era caduta addosso.

-Ma sei matta? Che diavolo ti è saltato in mente?!- sbottò, d'istinto. Si portò una mano a massaggiarsi le cosce doloranti, cercando di ignorare la presenza della Pevensie così vicina – così tanto vicina, in così poco tempo. Praticamente gli era caduta tra le braccia.

Si ritrovò a pensare che decisamente sembrava che qualcuno ce l'avesse con lui e provasse a metterlo alla prova.

Non ricevendo nessuna risposta né un'occhiataccia iniziò a preoccuparsi.

-Ohi, stai bene?- provò a chiederle, posandole una mano sulla spalla e scuotendola leggermente. I capelli ondeggiarono nel vuoto per quel movimento, ma Edmund iniziava ad essere troppo in pensiero per soffermarcisi. Eve continuava a tenere lo sguardo rivolto in basso, verso la mano che era restata ancorata alla casacca.

Il Pevensie deglutì, mordendosi un labbro senza capire la piega che stava prendendo quella situazione e percependo un formicolio al basso ventre.

-Edmund... hai un pessimo senso dell'equilibrio.-

Il moro ci mise qualche attimo a capire che era stata sua sorella, a parlare. La sua voce aveva un'intonazione strana, forse perché attutita o forse perché... sembrava quasi che...

-Stai ridendo? Stai ridendo di me?- Edmund allontanò la mano come scottato, irrigidendo il busto. Evelyn si stava prendendo gioco di lui! Si sentì quasi offeso ed arricciò le labbra, come indignato.

-E' stata colpa tua, sei tu che mi hai fatto cadere. E comunque senti chi parla.- Il Pevensie incrociò le braccia al petto, voltando lo sguardo e posandolo sul bosco circostante.

Se stavano in silenzio quasi si potevano sentire le voce dei Narniani provenire da poco lontano. Ma, a parte ciò, per il resto sembrava che ci fossero solo loro due. Era un qualcosa a cui aveva imparato a fare caso per evitare che ci fosse la possibilità di venire fraintesi ad occhi esterni.

Fu a quell'ennesima presa in giro che Evelyn alzò di scatto la testa, gli occhi che scintillavano per quanto quella frase l'avesse colpita. Tutta la possibile ilarità che stava provando pochi secondi prima sembrava scomparsa.

-Non è vero!- provò a difendersi, spalancando la bocca in un'espressione di sdegno. Edmund alzò un sopracciglio, scettico, cercando di non fare troppo caso al viso della ragazza: gli occhi lo stavano fulminando, i capelli erano vagamente scomposti e ricadevano lungo le spalle, la fronte era aggrottata.

Anche in quel modo, lui la trovava comunque bellissima. Non c'era espressione di Eve che non avesse imparato ad amare con il passare degli anni.

-Si, si.- fu la semplice risposta che la sua mente, persa in altri pensieri, gli permise di concepire. Esasperata ed offesa nell'orgoglio, pur sapendo che aveva ragione, Evelyn gli diede un pizzicotto sul fianco e sul braccio. Edmund si limitò a toccarsi le parti lese lamentandosi apertamente, mentre la Pevensie, soddisfatta, incrociò le braccia al petto e si fermò a fissarlo, in silenzio.

-Dovresti chiedermi scusa.- la rimproverò il moro, dopo qualche attimo, guardandola di sbieco.

-Io? Sei tu che hai iniziato!- Edmund si pentì di quelle parole non appena il tono di voce più alto del normale di sua sorella gli trapanò le orecchie senza pietà.

-Va bene, va bene, ho capito!- gridò, esasperato, mostrando i palmi in segno di resa. Vide Evelyn sorridere soddisfatta e, nonostante tutto, qualcosa dentro di lui si mosse di contentezza. Eve continuava a fissarlo, come in attesa.

In attesa di cosa?


Sentì il cuore rimbombargli nelle orecchie e avvertì un improvviso nodo allo stomaco. Percepì la gola improvvisamente secca e una vampata di calore gli diede quasi i giramenti di testa.

Tutto ciò che riusciva a focalizzare era il viso di Eve. Il viso di Eve sempre più vicino.

Vicino?


Sbatté le palpebre un paio di volte, accorgendosi che involontariamente si stava protendendo verso la sorella. E quella, ancora una volta, non si stava spostando.

-Beh, io direi che possiamo and__- iniziò, ma le parole gli morirono in gola. Tossì per schiarirsi la voce e fece un movimento per iniziare ad alzarsi.

-Edmund.- quasi sussultò quando sentì la mano della Pevensie trattenerlo per il polso. Questa continuava a guardarlo intensamente – iniziava a chiedersi se non si trattasse tutto di un grande scherzo.

Sospirò, cercando di buttare fuori la tensione e tornando a rivolgerle la propria attenzione.

-Non devi dirmi qualcosa?- Edmund socchiuse le labbra, pensieroso. Qualcosa? Cosa poteva mai volersi sentire? Percepì un brivido gelido corrergli lungo la colonna vertebrale. Possibile che Eve avesse capito? Aveva sbagliato qualcosa?

Si morse una guancia quasi a sangue, nervoso, provando a ragionare nel modo più veloce possibile. Doveva mantenere la calma.

Ma Evelyn continuava a guardarlo con quegli occhi chiari così particolari, e la sua mano era ancora attorno al suo polso e non riusciva a tirarla via, e lei gli era praticamente seduta quasi addosso tanto che poteva sentirne l'odore...

Fu più forte di lui.

Il suo corpo si mosse praticamente da solo, come se conoscesse a memoria ciò che doveva fare. Prima ancora che se ne rendesse conto. Prima ancora di riuscire a fermarsi. Prima di trovare una buona scusa per quello che stava per fare.

La baciò.

La Pevensie rimase immobile, strabuzzando gli occhi senza tuttavia avere il coraggio di compiere alcun movimento. Edmund...

Edmund la stava baciando.


La stava baciando sul serio, non come in uno di quei sogni ad occhi aperti che era solita fare. Com'era possibile? Perché? Così tante domande senza risposta le si stavano affollando nella mente che la paralizzarono sul posto. Aveva desiderato per tanto, troppo tempo quel momento, che viverlo le stava procurando quasi dolore fisico.

Era un sogno, un sogno che si avverava... un sogno che poteva diventare presto un incubo. Qualcosa nella testa di Eve le gridò era sbagliato, ma era una vocina lontana, a cui decise di non fare caso.

Ed la stava baciando e non c'era nient'altro che contasse in quel momento.

Chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi ed ispirando. Il profumo del Pevensie le stordì la testa tanto da darle le vertigini.

Il contatto durò giusto una manciata di secondi prima che Edmund si tirasse indietro, come scottato. Aveva le guance rosse e gli occhi febbricitanti di imbarazzo. Fissava le sue mani, in cerca delle parole adatte per... per cosa? Come avrebbe spiegato quello che aveva appena fatto?

Si portò un mano tra i capelli e li strinse, nervoso ed a disagio.

Aveva combinato un disastro. Aveva rovinato tutto.

Non seppe dove trovò il coraggio di lanciare un'occhiata ad Eve. La osservò sfiorarsi le labbra con le dita e, quando guardò meglio il suo viso, vide che aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate. Tuttavia, la gentilezza con cui ricambiò il suo sguardo lo lasciò spiazzato.

E capì.

Fu come se un macigno lo colpisse in pieno.

Evelyn... Evelyn, lei... possibile?

Tuttavia la sensazione di sollievo durò poco, perché non appena fece per dire qualcosa si sentì improvvisamente in difetto. Edmund ebbe la fastidiosa senzazione di sentirsi trapassare da parte a parte e voltò il viso di lato, sentendo qualcosa di sinistro salirgli lungo la schiena. Deglutì a forza, cercando di ricordarsi come si facesse a respirare.

Evelyn seguì il suo esempio, notando l'improvviso cambiamento nel fratello, e si sentì mancare la terra sotto i piedi. Improvvisamente, fu come se fosse finita dal paradiso all'inferno.

Anche nella penombra, avrebbero riconosciuto quella figura ovunque.

Quel viso affilato, quello sguardo in tempesta. L'espressione di delusione che traspariva dai lineamenti del volto, le labbra tirate in una smorfia di profonda amarezza.

-Peter.-


















































































































Ciao a tutti cari e care e bentornati in questa storia!
Probabilmente non ci speravate più - e nemmeno io, lol. Ma non vi libererete facilmente di me. Sono stati dei mesi abbastanza difficili, pensavo sarei mancata per molto meno tempo ma in realtà non è stato così. Purtroppo ho ancora delle cose in sospeso nella rl, casa non è totalmente a posto e anche sul piano lavorativo sono un po' sull'incerto andante. Questo sicuramente non ha giovato e tutt'ora non giova alla mia ispirazione, che solo ultimamente ha deciso di tornare.
Ma ho voluto provare a ributtarmi e, quindi, eccomi qui, con questo capitolo molto sospirato. Era dal 2010 che aspettava di prendere forma, fate voi. ^^''' Alla fine è venuto pure più lunghetto di quello che credevo ma spero che la cosa non vi dispiaccia. :)
Piccola nota: tenete conto che sono otto mesi che non scrivo, quindi qualche frase o passaggio potrebbero risultare un po' meccanici. Mi scuso in anticipo, posso solo dirvi che ho in mente appena possibile una revisione totale sul piano stilistico della storia (un'altra volta, si), quindi anche questo subirà delle revisioni. In ogni caso, non volevo farvi aspettare ancora e quindi... eccolo qui! Allora, che ne pensate?
Edmund ed Evelyn si sono baciati, ve lo aspettavate in questo modo? E cosa avrà visto Peter? Da qui, come vi anticipavo, ci saranno dei capitoli abbastanza importanti per la trama... stay tuned!
Spero di tornare presto con un altro aggiornamento, ma non so dirvi le tempistiche. In ogni caso siete tutti nel mio cuore e vi ringrazio per la pazienza che state portando, in particolare ringrazio chi, anche a distanza di tempo, mi lascia una piccola recensione o mette la storia in una delle tre liste. Per me è sempre una motivazione in più sapere che i miei sforzi vengono apprezzati.
Grazie mille a tutti.
Love, D.

PS: Qualche anima pia può dirmi dei siti da cui poter ricaricare le immagini?
   
 
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