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Autore: piccina    18/11/2019    1 recensioni
"Non era mai stato un padre tradizionale, ma a quel figlio voleva bene e sentiva che in questo momento aveva bisogno di lui"
Brian alle prese con la difficile adolescenza di Gus fa i conti con il suo essere padre. Justin è al suo fianco.
Idealmente circa una decina di anni dopo la 5X13
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Gus Kinney, Justin Taylor, Lindsay 'Linz' Peterson, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Malumore e dolore al capo erano scivolati via con la notte e si era svegliato in forma al primo rumore dalla camera di Susan. Si era alzato veloce e l’aveva raggiunta.
“Buongiorno Topolina – aveva messo un dito sulle labbra – facciamo piano che papà e Gus dormono ancora, non svegliamoli” Lei aveva allungato le braccia si era fatta prendere in braccio. Le aveva tolto il pannolino, lavato il culetto, infilato le mutandine ed erano scesi a fare colazione.
Una volta al piano di sotto il sonno degli altri due era al sicuro, il vantaggio di una casa grande e su due livelli. Susan aveva sublimato il biberon e poi si era messa giocare sul pavimento, mentre lui finiva la colazione. Aveva messo la tazza nel lavello. “Mi accompagni in bagno mentre mi lavo?” Non era il caso di lasciarla sola a scorrazzare per casa senza supervisione. Si era infilato al volo l’abbigliamento da lavoro e si erano rintanati nel suo studio. Aveva dispiegato gli enormi fogli di carta che si faceva mandare apposta per Susan, ricoprendo buona parte le pavimento, poi aveva tirato fuori, fra le grida di gioia della piccola, i barattoli di vernice da mani dall’armadio e li aveva deposti in fila, lungo il bordo del foglione. Susan non si era fatta pregare, aveva – a modo suo – rimboccato le maniche del pigiama e cercava di aprire il barattolo giallo.  “Iuti?”
Le aveva aperto tutti i colori principali “Vuoi anche i pennelli o fai solo con le mani?” “Pennelli, anche. Tu disegni con me?” “Certo che sì!” “Bavo papi” Aveva riso, mentre rispondeva compito “Grazie”
“Ah siete qua?” la mano ancora fra i capelli scompigliati, occhi da sonno, petto scoperto e piedi nudi.
“Ti abbiamo svegliato?”
La risposta era stata una leggera scossa della testa.
“Faccio magica coo i coloi con papi”
“Vieni qui magica e dammi un bacino”
“E’ zozzissima” l’aveva avvertito il marito, ma lui si era limitato a scrollare le spalle, accucciarsi e aspettare il bacino umido sulla guancia per poi chiedere “Papi, posso fare magica anche io?”
Justin aveva ridacchiato e annuito. A Brian piaceva utilizzare le parole storpiate e le frasi sgrammaticate di Susan e lui lo trovava di una tenerezza disarmante. C’era tutto Brian in quel modo di amare la loro bambina.
Si era alzato e aveva preso la porta. “Papà ba bia?” “Andrà in bagno Susy”
Invece era tornato qualche minuto dopo con due tazze di caffè fumanti, ne aveva allungata una al marito, poi si era seduto a gambe incrociate sul pavimento. “Quindi ‘ste magie?” Susan aveva iniziato a spiegare a modo suo come Justin riuscisse a creare colori nuovi. “Osa, Papà. Papi sa fare il osa o il vedde e guadda, non ci sono!” aveva concluso mostrandogli i barattoli con solo i colori primari “Fa magica!”
“Sempre pensato anche io che Papi sia magico”
“Si dice fa magia, non fa magica” l’aveva corretta, accarezzando con un sorriso l’ultimo commento di Brian.
“A me piace” aveva ribadito Brian. “Papi fa magica, hai ragione Susy” e le aveva strizzato l’occhio, prima di intingere il dito nel giallo, spruzzarla allegro e iniziare a colorare pure lui. 
“Cosa stai disegnando?”
“Il mae, no o vedi?”
“Ah scusa eh, Picasso in gonnella. Il mare però è azzurro”
“Il mio è viola” aveva risposto convinta.
“Non so se tua figlia abbia uno spirito artistico che io non comprendo o solo un cipiglio da generalessa” aveva domandato al marito che li aveva lasciati a dipingere e si era messo a fare ordine nell’armadietto dei pennelli.
“Io sono atissa come papi”  
“Atissa, ma lo sai che ci andiamo sul serio al mare? Partiamo fra dieci giorni”
Justin si era girato di trequarti, con un pennello a punta piatta aveva indicato Brian: “Trovato il volo per Gus?”
“Sì, tutto apposto. Un orario un po’ del cazzo, mi toccherà una levataccia per accompagnarlo all’aeroporto”
“Lo vanno a prendere o si arrangia per arrivare a casa?”
“Figurati se una delle due non si precipita ad accoglierlo. Credo vada Mel”
La gestione dell’estate sarebbe stata una prima assoluta, come molte cose da quando era arrivata Susan. Justin aveva rinunciato ai corsi estivi e da metà giugno era libero, così l’idea era stata quella di affittare una villetta a Crandon Park Beach, lui e Susan si sarebbero trasferiti fino a settembre. Era dall’altra parte degli States, ma i voli da Pittsburgh a Miami erano frequenti e Brian oltre alle tre settimane di ferie li avrebbe raggiunti per qualche we lungo. Secondo Michael erano folli, con tutti i posti più vicini, ma loro si erano innamorati di quella spiaggia bianca, delle palme e della accoglienza per i bambini e quindi Crandon Park Beach era stato. Avevano scelto una casa abbastanza grande da poter accogliere amici e Gus quando li avrebbe raggiunti a metà Agosto, con le mamme e JR in modo che facesse un po’ di mare anche lui, ma non sacrificasse il tempo da passare con le sue tre donne “canadesi”. Insomma l’idea era che Justin e Susan, da soli ci sarebbero stati ben poco, in quella casa in riva all’oceano.
  
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