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Autore: DawnLady94    19/11/2019    1 recensioni
E se Jon Snow fosse nato Visenya Targaryen e suo zio Eddard Stark l'avesse presa con sé crescendola come propria e accettando al proprio servizio la sua Spada Giurata? E, soprattutto, se qualcuno che si credeva da tempo morto fosse in realtà vivo e pronto a riprendersi il proprio trono con sangue e fuoco ricostruendo la dinastia spezzata con la morte del padre? Con Daenerys Targaryen a Essos che risveglia draghi dalla pietra e comanda armate e una sorella che non sapeva nemmeno esistesse?
***
Varys soppesò le successive parole, domandandosi se si potesse davvero fidare dell'uomo che aveva di fronte. Lord Tyrion attese e alla fine il Ragno sospirò
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Aegon VI Targaryen, Arya Stark, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Oberyn Martell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Triangolo
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Ciao a tutti vi lascio veloce, veloce con il capitolo perché sto postando tra le curve, ma volevo comunque farvi questo regalo visto che amate tutti Oberyn.
È un po' corto, ma mi è piaciuto tantissimo scriverlo. Fatemi sapere che ne pensate. Un bacio Giuls —

 

Oberyn I 

Il sole picchiava integerrimo sulle loro teste. Un'ombra passò sopra di loro, alcuni cavalli nitrirono spaventati, ma si erano per lo più abituati alla invadente presenza delle creature alate. Il drago giallo e crema virò in aria emettendo un grido concitato mentre quello verde e oro lo seguiva e rincorreva, sembravano in tutto due compagni di gioco. Un'ombra più grande passò sopra di loro e il drago rosso e nero, il più grande dei tre, calò in picchiata su di loro. Il suo cavallo nitrì, scuotendo la testa poderosa e facendo qualche passo indietro. 

Quando erano venuti al mondo, risvegliati dalle loro uova di pietra, i draghi erano stati piccoli, anche se in tutto una miniatura delle possenti bestie che sarebbero stati una volta cresciuti. All'epoca, svariate lune prima, erano stati non più grandi di un gatto di piccola taglia, ma adesso erano già grandi quasi quanto un cane di media taglia, il più grosso, Drogon, grande abbastanza da raggiungere il ginocchio della donna che li aveva riportati al mondo. 

Il drago emise un rombo sonoro e vibrante e anche Silver, la meravigliosa giumenta della Khaleesi, indietreggiò spaventata. Un drago è un predatore e un cavallo ne avrà sempre paura. Lei si sporse sul collo della giumenta, premendo il suo corpo contro di lei, carezzandola e sussurrando parole di conforto. Quando quella sembrò essersi calmata, fu il turno della donna sbuffare, lanciò le redini alla sua ancelle Dothraki e smontò con un balzo da cavallo. I capelli argentati vorticarono seguendo i suoi movimenti atletici, in netto contrasto con le pelli dothraki che aderivano al suo corpo, avvolgendolo in un abbraccio di colori scuri e terreni, che avrebbero potuto sembrare completamente inadatti ad una creatura tanto delicata non fosse per la forza e la caratura del suo portamento. Forte e indomito, deciso, ma non sgraziato.  

Disse qualcosa in Dothraki alle sue ancelle e l'intero khaleesar fermò la sua marcia. Oberyn la osservò di sottecchi mentre i suoi occhi lilla si spostavano su di lui. «Principe Oberyn» lo chiamò «cammina con me.»  

Non se lo fece ripetere due volte, una passeggiata sarebbe stata una apprezzata distrazione. Il viaggio verso Astapor era lungo, erano già da settimane in viaggio, e il paesaggio era sempre il medesimo, duro e inospitale. Smontò da cavallo e lasciò educatamente le redini a una delle ancelle che si era avvicinata a sguardo basso, prima di riportare la sua attenzione sulla principessa Targaryen. Trovò i suoi occhi lilla, brillanti proprio come due ametiste nel caldo sole, già fissi su di lui.  

«Prego, Khaleesi. Fa strada.» gesticolò con una mano facendole cenno di precederlo e lei sorrise cominciando a condurlo lontano da dove la carovana sarebbe rimasta in attesa. Drogon, che non aveva per un momento lasciato la madre lanciò un grido di gioia, era peculiare vedere una creatura già tanto grande e spaventosa accettare le carezze della principessa. Nelle storie le principesse hanno sempre paura dei draghi che le tengono prigioniere nelle loro torri d'avorio. Non sono una principessa, principe Oberyn. Lo aveva corretto lei. Sono una Khaleesi. 

«Sembri pensieroso, principe Oberyn» constatò lei mentre Drogon emetteva uno sbuffo di fumo dalle fauci dai denti già aguzzi adesso. Si domandò quanto tempo ci volesse ancora prima che cominciassero a sputare fuoco.  

«Solo Oberyn, se ti piace.»  

Lei sorrise inclinando la testa di lato e facendo dondolare i lunghi ricci argentei che lasciava sciolti con un'unica treccia che li attraversava trasversalmente «Solo se mi chiami Daenerys, almeno quando siamo soli – concesse – siamo una famiglia unica, dopotutto.» commentò. 

Annuì in silenzio. Drogon emise di nuovo un verso, simile ad un sibilo questa volta, attirando nuovamente l'attenzione della madre. «Stanno crescendo molto in fretta» sospirò «i miei Dothraki cominciano ad averne timore.» 

«Solo un folle non avrebbe paura di fuoco fatto carne» commentò mentre continuavano a passeggiare «o della donna dietro quelle fiamme.» aggiunse «sono saggi ad avere timore.» 

«Non voglio essere temuta, Oberyn» sussurrò lei guardando l'orizzonte «voglio che il regno, il nostro regno sia pieno di uomini grassi e fanciulle superficiali e allegre, senza una cura o paura del mondo, consci che i loro sovrani si prenderanno cura di loro – disse  desidero che la mia gente sorrida ci acclami quando ci vede passare.» mormorò. 

«È un bel sogno» considerò, senza sapere che altro aggiungere «ma l'uomo che desidera la pace deve essere saggio abbastanza da prepararsi alla battaglia e al sangue.»  

Lei annuì «Il sangue dei nostri nemici» assentì «conosco le parole della mia famiglia. Fuoco e sangue.» sembrarono assumere tutto un nuovo significato, specialmente con i draghi sopra di loro che si ricorrevano e giocavano alla battaglia.  

Rimasero in silenzio e questo permise ad Oberyn di osservarla più da vicino. Quando avevano scoperto che la tenda era andata a fuoco e che all’interno erano sia il khal che sua moglie e il principe Viserys, Oberyn aveva sentito la bocca impastata, la lingua pesante. Gli sembrava di poter vedere solo fuoco, fiamme, fumo e cenere. Ma quando il falò si era estinto e lei era apparsa, nuda, rannicchiata su se stessa, sporca di fuliggine, ma altrimenti illesa,  gli era sembrato di riuscir a respirare di nuovo. Daenerys Targaryen Nata dalla Tempesta era un vero drago. Il fuoco non l'aveva neanche sfiorata. E quando si era alzata con quei tre draghi avvinghiati al suo corpo nudo… Oberyn aveva sentito come se fosse testimone di un evento epocale e così era. Non solo Daenerys Targaryen era Nata dalla Tempesta, ma era anche la Non Bruciata e la Madre dei Draghi.  

Gli era apparsa piccola, ma volenterosa. Forte e decisa. Ma non avrebbe mai sospettato tanto. Né riusciva a togliersi dalla mente la vista del suo corpo nudo, atletico e forte, femminile e perfetto, bianco come l’avorio sebbene macchiato di fuliggine. Sapeva che se Ellaria fosse stata presente anche lei avrebbe avuto la testa piena di pensieri lascivi e desideri verso quella giovane donna, indomita e inevitabile, indistruttibile. Che sapore aveva la sua pelle?, si domandò, forse di ruggine come il sapore del metallo fra le labbra. Che profumo avevano i suoi capelli? Forse fumo, forse sale. 

«Mi racconteresti di lui?» la sua voce lo riscosse dai suoi pensieri poco casti. Lo osservava a braccia incrociate al petto, lasciando ancora scoperto parte del ventre piatto e candido. I suoi capelli danzavano con il vento caldo e i suoi occhi brillavano «di nostro nipote. Di Aegon.» 

«Aegon è…» cercò invano un modo per descriverlo «è molto più semplice raccontare…» 

Le septe cercarono di fermarlo. Rhaegar era fuori di sé. I suoi capelli d’argento erano sciolti e ricadevano sulle spalle incorninciando il suo viso distorto in una smorfia di paura e rabbia.  

«La situazione è molto semplice, septa. – sibilò – tu adesso mi farai entrare e io vedrò mia moglie e mio figlio.»  

«Vostra altezza la stanza di una donna mentre partorisce non è posto per un uomo, nemmeno subito dopo la nascita dovete attendere che…»  

Ma Rhaegar non aveva voluto sentire ragioni, aveva letteralmente ruggito qualcosa in alto valyriano che nemmeno lui aveva compreso prima di prelevare la septa per le braccia e toglierla di mezzo, spalancando le porte che avrebbero condotto alla stanza di sua sorella, della sua Elia. 

Qualcosa si strusciò tra le sue gambe, abbassò lo sguardo e notò quel maledetto gatto nero, spelacchiato e snob che si faceva ricorrere per tutto il castello in continuazione. Per la nascita Rhaegar aveva spostato l'intera famiglia a Roccia del Drago e segretamente Oberyn ne era stato grato. Sua sorella amava il principe e lo rispettava e sebbene Rheagar non nutrisse passione per lei, le era affezionato e la rispettava, quel tanto era chiaro; ma la sua famiglia… detestava Elia ed Elia sentiva terribilmente la pressione di essere la principessa del reame in una famiglia che non la apprezzava indipendentemente da quanto facesse. 

Lì dove era quel gattaccio normalmente si sarebbe trovata Rhaenys. Ed infatti il suo piccolo raggio di sole apparve nel corridoio appena un minuto dopo, con indosso un abito giallo che complimentava la sua pelle olivastra, i suoi occhi e capelli scuri. Sebbene avesse favorito i colori di Elia, aveva ereditato i tratti dei Targaryen, aveva lo stesso viso tondo e definito, le stesse labbra a cuore e il profilo scolpito. I suoi capelli scuri e setosi rimbalzavano con i suoi passi. Si avvicinò il silenzio, era silenziosa quanto Rhaegar, ma per il resto lei era come Elia.  

Afferrò la sua mano nella sua così piccola e indiscutibilmente calda. «Mio fratello è nato.» Non era una domanda e non voleva una risposta «sarà un bravo re. Come mio padre.» anche quella non era una domanda. Strinse la sua mano. 

Finalmente gli permisero di entrare e trovò sua sorella sdraiata nel suo letto, pallida come mai l'aveva vista, evidentemente esausta e affaticata, ma con un sorriso brillante sul volto. Rhaegar sedeva affianco a lei mentre lei cullava il bambino, dal piccolo fagotto nero e rosso sputò una testolina con capelli biondo-argentati.  

«Vieni fratello» sorrise Elia «avvicinati e conosci tuo nipote» Rhaenys balzò sul letto facendo genere sua madre e Rhaegar la afferrò da sotto le ascelle con un sorriso sereno sul suo viso. Se la portò in braccio baciandolo la fronte. 

«Guarda mio piccolo draghetto – la spronò – adesso non sei più sola. Hai un fratellino che si prenderà cura di te e ti proteggerà.» 

«Ma padre, - progettò Rhaenys facendo una smorfia – è così piccino. Io volevo giocarci insieme.» 

Elia sorrise «Un giorno, mio tesoro» le promise «quando sarà più grande, il nostro principe di Roccia del Drago.» sussurrò e Oberyn si scappò un sorriso sulle labbra quando Rhaegar si sporse per posare un bacio casto sulle labbra della moglie. 

Sapeva, vedeva che nella loro coppia mancava la passione tipica di due amanti, ma in quel momento l'unica cosa che riuscì a vedere furono un paio di occhi lilla, un pugnetto infilato in bocca e tutto sbavato e corti capelli chiari «Oh Elia…» sussurrò incapace di esprimere a parole. Aveva gli occhi pieni di lacrime. 

Il bambino emise un gorgoglio e allungò le manine paffute verso di lui. «Oh, qualcuno vuole conoscere lo zio Oberyn – mormorò Elia allungandolo fra le sue braccia e aggiustandogli la testa contro il gomito  piccolo ma sa già quello che vuole» ridacchiò stancamente quando suo nipote afferrò con una manina i suoi baffi tirando. 

Anche Rhaegar una persona sempre seria scoppiò in una fragorosa risata piena di speranza. 

«Questo fu Aegon per la tua famiglia – sussurrò – per noi tutti. Una fulgida speranza. Là dove Rhaenys aveva ereditato l'allegria di sua madre, ma la serietà del padre, Aegon era un bambino costantemente allegro e… poco prima che tutto andasse a rotoli, Aegon aveva compiuto un anno. Gattonava ovunque facendo segnare Elia e ridendo. Era un dorniano, nonostante avesse favorito i colori dei Targaryen. Lui era indiscutibilmente di Elia.» 

Daenerys sorrise «La amavi molto» sussurrò. Posò una mano sulla sua spalla, piccola e calda «Porteremo alla giustizia gli assassini che l'hanno strappata a questo mondo, che hanno osato uccidere Rhaenys.» promise e Oberyn annuì. 

Raccontò poi la sua reazione quando se lo era trovato di fronte, un uomo cresciuto nei Giardini dell’Acqua. 

Doran stava bevendo e godendosi il calore del sole nella frescura dei Giardini dell’Acqua mentre parlavano proprio di Elia. Oberyn per anni non era riuscito a pronunciare il suo nome senza scoppiare in lacrime, poi Doran lo aveva preso da parte asserendo che Elia andava ricordata, non potevano permettersi di dimenticare il suono della sua risata, il luccichio di malizia nei suoi occhi quando aveva messo in atto uno scherzo, la piega dolce delle sue labbra. 

Poi una delle loro guardie si era presentato trascinandosi dietro un giovanotto incappucciato che si era intrufolato a Lancia del Sole di nascosto. Ma quando Doran gli aveva chiesto chi fosse e Oberyn aveva ordinato alla guardia di mostrare il viso del furfante scoprendolo dal cappuccio, il ragazzo era scoppiato in una sonora risata che l'aveva riportato indietro di diciassette anni, come se non si fosse dispersa nell’aere ma fosse rimbalzata su mura invisibili che l'avevano rafforzata. Gli occhi del furfante erano lilla e luminosi pieni di malizia come lo erano stati quelli di Elia quando aveva portato a termine uno scherzo particolarmente divertente, indossava abiti semplici di colori neutrali, ma i suoi capelli – nei quali erano evidenti i rimasugli di una tintura blu – erano argentati e cadevano a ricoprire le orecchie e parte del collo, raccolti in una treccia incorporata sul suo capo. Appena sotto il sopracciglio una forma strana, inconfondibile faceva bella mostra di sé e da dove si trovava in ginocchio leggermente sporto in avanti dondolava dal suo collo un medaglione su cui era inciso un cavaliere a cavallo di un drago con una lancia in mano.  

Incapace di fare altro, Doran, che pure aveva riconosciuto il ragazzo, si era tirato faticosamente in piedi e Oberyn era stato costretto ad accorrere per tenerlo su, mentre il ragazzo li aveva degnati con un ghigno luminoso e solare prima di affermare «Ben trovati zii, vi sono mancato?» 

«Sembra un ragazzo incantevole» commentò Daenerys sorridendo «Sono sicura che andremo molto d'accordo.»  

In quel momento, come richiamato silenziosamente, il drago verde si avvicinò a loro si lasciò accarezzare dalla madre, poi rivolse la sua testolina verso di lui inclinandola di lato ed emettendo un verso squillante, avvicinandosi. 

«Vuole che lo accarezzi» spiegò Daenerys «si fida di te. Probabilmente avverte il tuo sangue Targaryen o il fatto che sei un amico.»  

«Dubito che se Daenerys Targaryen avesse avuto un drago, il principe Maron sarebbe stato gradito.» commentò nervoso. 

«Può darsi, ma tu porti anche il sangue di Daenerys Targaryen figlia di Aegon IV nelle vene. – gli ricordò – come ti ho detto, siamo famiglia. E Rhaegal lo sa.» 

   
 
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