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Autore: Lady R Of Rage    23/11/2019    3 recensioni
Questa fanfiction partecipa all’iniziativa Yuri & Yaoi's 3 Days promossa dal forum FairyPiece.
Tre one-shot, tre coppie, tre prompt. Parole d’ordine: slash e dolore.
Giorno I, Ritrovamenti [Bellamy/Sarquiss] ~ “Bellamy si ritrae, come se gli avesse dato un pugno. A volte Sarquiss avrebbe voluto, gli sarebbe bastato quello pur di averlo ancora accanto – ma i morti vanno lasciati in pace, e piangere il suo capitano scomparso era già abbastanza amaro senza arrabbiarsi con lui.”
Giorno II, Punto Debole [Bartolomeo/Cavendish] ~ “-Robin-senpai credeva che la sua esistenza fosse un peccato. Eppure ha scelto di vivere, perché Luffy-senpai e gli altri hanno creduto in lei. Permettimi di fare lo stesso con te.-”
Giorno III, Febbre [Eustass Kidd/Killer] ~ “Piano piano, un passo alla volta: anche quando si costruisce qualcosa, bisogna essere fieri di sé per ogni piccolo ingranaggio avvitato. Killer deve essere orgoglioso di essere Killer, di riavere una parvenza di una faccia sua e un frammento del suo vecchio equipaggio.”
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Bartolomeo, Cavendish, Eustass Kidd, Killer, Sarkies
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: Qualcuno Come Te
Coppia: Bartolomeo il Cannibale/Cavendish il Principe Pirata
Setting: Post-Dressrosa
Prompt: Punto Debole

You are the light of my beautiful life
(Britney Spears, Brightest Morning Star)


Gambia non allontana lo sguardo dal pavimento mentre risponde al suo capitano.
-Niente, da nessuna parte. Abbiamo passato al setaccio il villaggio.-
Bartolomeo serra le zanne. -Dove si è infilato, maledetto Cavolo.-
-Calma, capitano.- Gambia gli appoggia una mano sulla spalla. -Ricorda, Luffy-senpai non smette mai di credere che tutto andrà bene.-
Bartolomeo sospira. Non è Luffy-senpai, lui, ed è ben più fragile della gomma. Ma a Luffy-senpai piace azzardare, e viaggiare assieme ai Pirati Splendidi era abbastanza azzardato. Neanche troppo sgradevole finché il Principe Cavendish dai boccoli perfetti e dalla pelle di porcellana se ne stava sulla sua nave buonino e non gli propinava intrugli stucchevoli ai petali di rosa.
Finché non aveva deciso di sparire senza lasciare traccia, lasciando a lui e a Suleiman il Tagliagole un equipaggio di uomini feriti e agitati senza più un capitano da gestire.
-Non dobbiamo dimenticare gli insegnamenti di Luffy-senpai.- Bartolomeo strappa il panino al prosciutto dal piatto e lo azzanna – letteralmente – strappandone via metà. -Un pranzo veloce e si riparte alla ricerca. Cavolo è mio fratello di guerra, è amico di Luffy-senpai. Sul mio onore…-
Pezzi di panino gli schizzano dalla bocca e scompaiono oltre il parapetto. Si pulisce la bocca con la manica. -E poi, è così divertente punzecchiarlo.-
La Cavallo Bianco Addormentato nel Bosco e la Going Grande Luffy beccheggiano dolcemente alla brezza del pomeriggio, ma dalla nave del principe biondo non risuonano le note di arpe e violini, né il tintinnio delle tazze da tè. Nessuno compone fiori, scrive poesie o assapora vini d’annata. Che razza di pirata fa così, si era chiesto Bartolomeo durante i primi giorni di convivenza. Adesso darebbe il suo collage di foto di Luffy-senpai, fatto a mano per passare il tempo durante una bonaccia, perché quegli splendidi disgraziati tornino a divertirsi a modo loro.
Bartolomeo si ficca in bocca il resto del panino e lo mastica, sputacchiandosi addosso le briciole. -Dammi un po’ d’acqua e si riparte. Quei poveretti senza capitano mi fanno pena.-
Mentre Gambia versa l’acqua, un rumore di zoccoli si leva dal pontile. Il nostromo si sporge dal pontile. -È Farul.-
Anche Bartolomeo si sporge dal parapetto. Il cavallo sbatte le zampe sul legno del pontile, nitrisce verso il cielo frustando l’aria con la coda. Un altro problema da gestire, un animale fuori controllo: non è Chopper-senpai, è una bestia qualunque, è di Cavolo e lui non la sa tenere.
-Non può occuparsene Suleiman? Il cavallo è del suo capitano.-
-Suleiman è uscito la mattina presto,- dice Gambia. -Probabilmente ha fame.-
Gli zoccoli pestano, i nitriti si fanno più forti. -Dagli qualcosa, allora. Mi farà venire l’emicrania.-
-Cosa mangiano i cavalli, capitano?-
Bartolomeo si massaggia la fronte con i polpastrelli: -Ma che ne so, portalo in cambusa e fagli vedere cosa abbiamo nel frigo.-
Cavolo, dove sei? Farul non ha briglie, non ha morso, e Gambia vi gira intorno come se rischiasse di esplodere. Eppure, il principe dai boccoli d’oro era pronto a farsi uccidere per vendicarlo. Gambia emette un urlo stridulo e si ritrae, mentre gli zoccoli di Farul battono più forte accanto ai suoi piedi.
-C’è qualcosa che non va. È agitato.- Ed è un Pirata Splendido, nonostante tutto. -Se mi morde?-
-Ho capito, arrivo!- Bartolomeo si alza dal parapetto e rassetta la giacca sulle spalle. Scende dalla passerella con gambe tremanti e si chiede perché. Cavolo è adulto e vaccinato, è un combattente capace. Cosa può succedergli?
L’aria frizzante del tramonto è uno schiaffo sul suo volto bollente. Con un brivido, il Cannibale si rattrappisce nella giacca. -Posso lasciar correre lo sparire chissà dove, a fare chissà che. Posso anche capire ridurre a brandelli il suo equipaggio quando gli piglia l’abbiocco.- Salta giù dalla passerella e passa una mano nel ciuffo verde. -Ma scaricarmi il suo ronzino è fuori da ogni discussione. Non sono un cavallo-sitter. Come minimo dovrà risarcirmi, e pretendo una paga profumata.-
Solleva le braccia davanti a Farul. Forse ci vuole una barriera, almeno contro gli zoccoli. Ma Farul abbassa le zampe e lo squadra con occhi grandi e lucidi. Occhi che – datemi uno schiaffo o non ci credo – lo stanno cercando.
-Che c’è, bello? Hai trovato il biondino?-
Farul stride, scuote la testa verso la boscaglia. C’è un faro, in cima a un promontorio, e il muso del cavallo sembra indicare di là. Cosa farebbe Luffy-senpai? Ma non è domanda da porsi, non quando è così dannatamente chiaro.
-Ti lascio la nave, Gambia. Tornerò presto. Forse questo sacco di pulci ha trovato il nostro uomo.-
-Capitano?-
Bartolomeo si volta, mormora un “eh” che probabilmente il nostromo non sente. Gambia si sporge  comunque oltre il parapetto e circonda la bocca con le mani.
-Luffy-senpai farebbe proprio così.-
Il Cannibale fa cenno di sì con la testa, ma si volta verso Farul non appena il collo torna dritto. Luffy-senpai farebbe forse così, ma Luffy-senpai non si farebbe distrarre dai compagni di equipaggio mentre parte in missione. Incrocia le dita: tre barriere lunghe un braccio si dispiegano di fianco al cavallo. Vi si arrampica come su una scala a pioli e studia la schiena di Farul come se fosse coperta di ricci di mare. Come si guida quest’affare? Mettere le gambe dallo stesso lato – alla Amazon Lily, gli pare si dica così – sembra più comodo, ma bisogna correre e non è il caso di pensare al comfort. Porta la gamba sull’altro fianco del cavallo, a rischio di spiaccicarsi il coso contro le spalle di Farul, e accarezza la criniera soffice come se lui e la bestia fossero in confidenza. Forse non è un cavallo qualunque: non per il suo padroncino scomparso, almeno.
-Portami da Cavolo,- sussurra al suo orecchio, e serra le ginocchia attorno alla sua schiena. Il sudore tracima dal pelo di Farul e gli impregna la stoffa dei pantaloni.

Una cosa sa, Bartolomeo, appena rotola giù dalla schiena di Farul: non salirà mai più su un cavallo – asino, mulo, equino – neanche a pagarlo oro.
Dover viaggiare a pelo durante la prima cavalcata della sua vita, al galoppo, in salita, su un cavallo viscido come un cetaceo da quanto suda: dettagli che avrebbe accettato singolarmente, ma che tutti insieme superano un limite che non sapeva di essersi preposto.
-Ma come cazzo si fa…- È un pirata, non un cavallerizzo, e quelle attività di terra non gli si confanno. Persino Farul deve essere d’accordo, da come sbruffa non appena Bartolomeo allontana le braccia dal suo collo. Probabilmente non è là che ci si tiene quando si cavalca come si deve, ma non ci sono le briglie come non c’è la sella, e i peli della criniera sono troppo sottili perché si senta al sicuro ad afferrarli.
-Ho le vesciche nel culo, spero ne valga la pena.- Bartolomeo si massaggia le natiche con la destra, e solleva la sinistra davanti agli occhi per farsi schermo dal sole. Una torre di lamiera bianco sporco, con una teca sferica di vetro sulla sommità: il faro è chiaramente abbandonato, ma un uomo di spalle davanti al portone spalancato.
Bartolomeo si avvicina e riconosce una giacca vermiglia, lunghi capelli biondo grano, il copricapo nero dei soldati di una nazione che non ha mai visto.
-Suleiman, che succede? Farul mi ha trascinato qui per…-
-Sono stato io a mandartelo. Magari tu puoi farlo ragionare.-
-Far ragionare chi? Quella bestia? Io di cavalli non ne capisco.-
Suleiman scuote la testa, e indica la sommità del faro. Due piccole mani bianche stringono la balaustra storta e verde di ruggine, e capelli dorati danzano alla luce del tramonto.
Ma che fa, guarda il panorama? Eppure una goccia gelida gli sfreccia lungo la schiena.
Suleiman si allontana dal portone e porta le mani a coppa attorno alla bocca.
-Cavendish, va tutto bene. Scendi.-
-Ti ho detto vattene via!-
Bartolomeo sgrana gli occhi. Non può essere Cavendish: c’era un singhiozzo, dopo quelle parole, e quel tono stridulo non ha nulla di splendido. Farul geme e scalpita, Suleiman sospira. Si volta verso Bartolomeo, ma ha gli occhi fissi verso la sommità della torre.
-Per favore. Si vuole buttare, e non mi ascolta.-
-Si vuole che cosa?-
Farul stride verso il cielo colmo di nuvole, batte gli zoccoli contro il terreno. Bartolomeo sobbalza. -Su, adesso sta buono. Sto cercando di concentrarmi e capire che succede.-
-Te l’ho appena detto, quello che succede. Si vuole buttare dal tetto.-
-Mi spezzo il collo!- È la voce di Cavendish, ma così umida. Potrà il piede oltre la ringhiera, scavalca, si aggrappa al metallo con le mani dietro la schiena. I capelli biondi gli coprono il volto penzolando di fronte a lui. -Se non t’interessa guardare vattene via. Questo show non è per tutti.-
C’è un po’ del Cavendish che conosce, in quel parlare di show, ma non suona giusto – come se quel maledetto Doflamingo fosse ritornato dalla prigione e avesse deciso di giocare al burattinaio con lui. Anche se fosse, stronzo? Le mie barriere sono più forti delle tue cordicelle.
Ma stavolta, realizza deglutendo, non c’è da combattere, ed è il principe a dover essere salvato.
-Cavendish, sta fermo.- urla. -Non fare cose avventate.-
-Mi butto! Non m’importa se guardi, mi butto.-
Bartolomeo scuote la testa. Le persone agitate non sono prone ad ascoltare. -Barrier!-
Un’onda di luce azzurra sorge da sotto Cavendish. Si leva sopra la sua testa, si ripiega su sé stesso e sopra di lui, si mescola con la ringhiera e si chiude contro il pavimento del terrazzo. Un urlo soffocato risuona da sotto la capsula.
-Vado a prenderlo.- Ora può voltarsi, ma il suo cuore martella ancora. -Tu vai, Suleiman. Non si abbandona un equipaggio senza almeno un vicecapitano.-
-E tu?-
-Io resto con lui. Te lo riporterò intatto, quant’è vero che mi chiamo Bartolomeo.-
Il Tagliagole annuisce e sparisce correndo oltre la boscaglia. Ora Cavendish deve protestare, lamentarsi di come un volgare teppistello come lui non ha il diritto di comandare il suo equipaggio: ma il principe tace, rannicchiato nella pancia curva della barriera. Il Cannibale sospira, grattandosi la guancia con un dito libero.
-Fammi uscire!- singhiozza Cavendish. -Te lo ordino!-
Scuote la testa, di nuovo. -Vengo da te. Mettiti comodo.-
Un sordo bussare risuona da sopra la sua testa: i suoi pugni contro la barriera, la stessa che ha visto in azione e che ha resistito a un King Punch. Deve essere disperato.
Piega le braccia, e una scalinata di barriere quadrate serpeggia fino al balcone del faro. Bartolomeo si lancia di corsa sui gradini. Farul emette un verso che pare un pianto.
-Va tutto bene,- esclama senza voltarsi. -Il tuo padroncino è solo molto scosso.-
-FAMMI USCIRE, BRUTTO STRONZO!-
Deve serrare le zanne per non commentare il linguaggio. I colpi si fanno più forti, più sordi, più rapidi. Bartolomeo sospira. Non sa quanto di quel Cavendish disperato e volgare – sconosciuto – potrà ancora vedere prima di esplodere.
-Non si rompe. Smettila. Stai bravo, ti rovini le mani.-
Bartolomeo non ha paura delle altezze, eppure guardare in basso gli fa girare la testa. O è il non guardare Cavendish, non sapere che farà. I colpi si placano, e il principe si aggrappa alla ringhiera per alzarsi.
-Speravo che nessuno venisse qui.-
Si tampona la guancia con la mano, e Bartolomeo sospira. Cavendish non ha cappello, né giacca, né stivali o cintura. I calzini bianchi sono sudici di fango, ci sono strappi sulle maniche della camicia di seta, i pantaloni sono laceri sulle ginocchia, e sul petto seminudo… sono graffi, quelli?
-Da quanto tempo sei quassù?-
-Due giorni. Non avevo dove andare. Mi sono preso a schiaffi pur di non dormire.-
-Nessuna sorpresa che sragioni. Tutti abbiamo bisogno del sonno.- Cavendish si arrampica oltre la ringhiera e si mette a sedere sulla piattaforma. Bravo, torna indietro. Non andare dove non posso inseguirti. -Poi Suleiman ti ha trovato…-
-Non potevo permetterlo. Volevo solo ammazzare quella bestia una volta per tutte.-
Bartolomeo scuote la testa: non ha da aggiungere altro.
Scavalca la ringhiera avvinghiandosi con i gomiti – uno spettacolo ridicolo, certo, ma non osa svitare le dita – e fronteggia Cavendish in piedi sulle piastrelle. Una scia di moccio gli cola sul labbro, i capelli sono una massa indefinita e opaca.
-Ma guardati, tutto rosso e scapigliato. E ti cola anche il naso. Cosa direbbero le tue ammiratrici?-
-Cosa direbbero a sapere che sono un mostro?-
Ha ricominciato a piangere, e i pugni serrati tremano nel suo grembo. C’è qualcosa di familiare, in quegli occhi disperati, ma non c’è tempo di frugare nel viale dei ricordi.
-Un mostro, adesso…-
Cavendish fa cenno di sì, strappandosi le lacrime dal volto con una furia che non è sua. -Faceva caldo, mi sono assopito al timone. Il mio equipaggio, maledizione! A Gardoa è servito un trapianto di sangue.-
Anche tu, hai dei nakama cui volere bene? Cavendish è un guerriero leale, forse fin troppo. Per la prima volta che lo vede, il principe non sembra sapere dove muoversi. Sembra voler sparire dentro sé stesso – dove giace Hakuba – senza mai più parlare né vedere nessuno. Niente ammiratori, né applausi, nemmeno una cerimonia del tè con Farul e l’equipaggio. Non lasciarlo scappare, ordina Bartolomeo a sé stesso. Anche se ti sembra che ti si strappino le dita, non lasciarlo andare.
-Ti prego,- sussurra Cavendish. Gli trema il labbro, e il moccio si mischia con la saliva. -Ti prego, lasciami andare. Tanto lo so che non ce la fai più.-
Bartolomeo batte le dita incrociate contro la barriera con un rumore di percussione. -Sono qui per aiutarti, Cavolo. Non si abbandona un compagno in difficoltà. Hakuba non può nulla contro la mia barriera.-
Cavendish colpisce la barriera con un altro pugno, e un filo di sangue scorre dalle sue nocche. Gli tremano le ginocchia.
-Anche a te verrà sonno. Sarà la volta buona che ti decapito.-
Bellamy: Bartolomeo fa un passo indietro, e deve appoggiarsi alla balaustra per non perdere l’equilibrio. Cavendish ha gli occhi di Bellamy, quando il ragazzo-pesce della Famiglia Donquixiote lo aveva massacrato di calci come un sacco dell’immondizia. Così rossi, così sgranati, così disperati. Bellamy sta bene, ricorda a sé stesso. Luffy-senpai ci ha azzeccato come sempre. Luffy-senpai sa come comportarsi quando una persona è in mille pezzi, e il meglio cui lui può ambire è di assomigliargli almeno un po’. E Luffy-senpai vuole bene a Cavolo – Cavendish, almeno stavolta chiamalo Cavendish, la situazione è delicata e un capitano deve fare il capitano.
-Vorrei vederti provare. Sto comodo come un pascià, dietro questa barriera. Potrei restare con te finché non divento vecchio.- Abbassa le spalle, appoggia la mano al muro trasparente. -E lo farò, se servirà. Anche fino a mille anni. Finché non vorrai tornare a vivere.-
-E cosa ne guadagni?-
-Nulla. Ma Luffy-senpai mi ha insegnato a credere nelle persone, ed è quello che intendo fare. Hai una vita davanti. Non lasciare che quello stronzo decida per te.-
Cavendish serra le labbra, facendole svanire nella propria faccia. -Stai giocando con me, Bartolomeo?-
-Ho le dita incrociate, ma sono onesto al cento per cento.- Bartolomeo si avvicina alla barriera e sorride. -Siediti, mettiti comodo. Ho una barretta di cioccolato, se ti viene fame.-
Infila la mano nella tasca della giacca, ma le sue dita sprofondano in un liquido appiccicoso. Arrossisce. -È un po’ sciolta, ma il sapore…-
-Perché lo fai?-
Cavendish reclina la schiena contro la barriera e vi si siede contro con le ginocchia al petto. Freme, serra le braccia come se avesse freddo. Bartolomeo sfila le dita dalla tasca.
-Perché sei prezioso, sciocchino, e le cose preziose si trattano con riguardo. Sei uno di quei poveri complessati a cui fa schifo l’affetto?-
-Sono Hakuba. Preferirei mille volte essere un povero complessato. Il mio equipaggio sarebbe d’accordo.-
Il labbro di Cavendish trema, e ancor più le sue mani. Bartolomeo si lecca le dita incrociate, sporche di cioccolata. Tira fuori la lingua, perché il dito non accarezzi le zanne. Se quell’affare sente l’odore del sangue… ma no, non funziona così. Probabilmente nemmeno Cavendish conosce i segreti del bianco demone. Nessuna sorpresa che lo tema.
-Se tu sei Hakuba, io sono un cetriolo di mare. Tu sei Cavendish, punto e basta. Non combatti come Hakuba. Non parli come Hakuba. Neanche ci somigli, a Hakuba. -
Il principe tace, muove le dita nella stretta di Bartolomeo come per ricordarsi come funzionano.
-Tu invece assomigli,- sogghigna, -a un cetriolo di mare. Non a caso sono io quello con le fan.-
Una risata: amara, ma una. Bartolomeo sporge le labbra, mostrandosi offeso, ma torna a sorridere appena Cavendish singhiozza ancora. -Ed è per questo che devi avere cura di te. Quando ammiri qualcuno, quello diventa come un amico vero. Hai un equipaggio, hai le tue fan, hai Farul.- Il cavallo nitrisce dal prato dov’è rimasto,. -E adesso hai me e tutto il Barto Club. Il mare è vasto. Troveremo senz’altro qualcuno come te.-
Cavendish sfila dalla tasca un fazzoletto bianco bordato di pizzo, con ricamata su una C piena di arzigogoli. Si tampona gli occhi, il naso, il mento. -Qualcuno come me?-
-Non mi hai sentito? Proprio questo. Così ti sentirai meno solo, e forse riuscirai a insegnare chi comanda a quel bastardo con la faccia bianca.-
Cavendish si soffia il naso. -Dovrei sbandierare Hakuba come se nulla fosse.-
-L’hai sbandierato a me, a quegli stronzetti di Donquixiote, a Luffy-senpai in persona. Stavolta lo diresti alle persone giuste.- Serra i pugno, senza slacciare le dita. -Non posso vederti così, Cavendish.- Anche lui ha i pugni serrati, e tremano come se fossero troppo pesanti. -Sei un guerriero. Un gladiatore. Un capitano. Un amico di Luffy-senpai. Non meriti di soffrire in questo modo. Lasciati aiutare.-
Cavendish è prezioso, e le pietre preziose non hanno mai una sola faccia. C’è un Cavendish segreto e spaventato, dietro quel viso d’avorio. Un Cavendish che ha nella cabina un letto a baldacchino con copriletto di broccato e colonne di legno bianco scolpite a mano, ma non ci dorme. Che nasconde nell’armadio scolpito a rose una cella poco più grande di un ascensore, dalle pareti d’acciaio, che contiene null’altro che un materasso e delle coperte e si chiude dall’esterno con una chiave che non ha. Che riempie il lavello della Cavallo Bianco con tazze di porcellana colme di caffè. E che vuole così bene al suo equipaggio e al suo cavallo dal voler morire per una colpa non sua. Il Cavendish che ha conosciuto in quei lunghi due giorni, di cui Gardoa e Suleiman e Farul hanno pianto la scomparsa come per quello più conosciuto.
Un Cavendish che vuole, e merita di, vivere.
Il principe si succhia le labbra, allontana dalla faccia arrossata i boccoli infranti. -Mi fai uscire? Prometto che non mi butto.-
Ci siamo. Bartolomeo drizza la schiena. -Giura sulla tua bellezza, o non ti apro.-
-Giuro su quello che vuoi. Fammi uscire di qui, porco di quel cazzo!-
Purché tu smetta di imprecare. La Cavallo Bianco Addormentato nel Bosco ha lampadari di cristallo grossi come cannoni, tappeti ricamati con filigrana d’argento, una fottutissima sala da tè, con un servizio di porcellana bianca e azzurra che ti si spezza in mano se ci aliti troppo forte: un capitano che sbraita parolacce non le si addice, e Cavendish stesso deve essersene accorto. Bartolomeo allontana gli indici dai medi, e la barriera si ripiega su sé stessa nell’aria dorata del tramonto. Le guance del principe, senza quello schermo azzurro davanti, sono ancora più rosse. La barriera alle sue spalle rimane alta, ma sarà abbastanza?
-Ehi.- Bartolomeo fa un passo avanti, allungando le braccia. -Ti ho liberato. Adesso allontanati dal tetto, va bene?-
Cavendish si getta in avanti e affonda la faccia nell’incavo del suo collo.

La prima cosa che Bartolomeo nota è quanto soffici siano quei capelli biondi, anche scompigliati e senza la forma definita dei boccoli. Percorre le ciocche con la mano; Cavendish gli darebbe uno schiaffo, come minimo, se la situazione non fosse così sbagliata. Le guance rosse sono paffute, da accarezzare, e la boccuccia rosea trema tra i singhiozzi. Le braccia del principe si serrano alla sua spalla, le unghie sprofondano nella stoffa della sua giacca
-Ti tengo.- sussurra, pettinandogli i capelli con le dita. -Fai dei bei respiri. Non ti lascio.-
Cavendish tira su col naso, e le sue lacrime scorrono sul petto di Bartolomeo.
-Sono stanco. Non ce la faccio più. Sono un capitano di merda.-
-Su, su. Tieni chiusa la bocca, se non hai cose carine da dire. Ti tengo io, sfogati finché vuoi.-
Lo stringe a sé, lo culla avanti e indietro, mormora “shh” nel suo orecchio. La schiena di Cavendish si rilassa, il suo respiro rallenta. Sarebbe quasi poetico, se si addormentasse adesso. Ma non è ancora pronto per morire. Se Cavendish si muove, forse resterà sveglio con più facilità.
-Ti porto a terra, Cavolo.
-Mm-mh.-
Guida Cavendish alla cieca lungo la scalinata di barriere, mentre le sue lacrime bollenti gli scorrono fino allo stomaco. Annulla le barriere appena toccano terra, e massaggia la schiena del principe con le dita libere. Le mani di Cavendish, strette al suo petto, si serrano attorno alla sua schiena. Sono così piccole, realizza. Tutto in lui è raffinato, disegnato nei minimi dettagli da una mano attenta. È anche un grande guerriero, un capitano leale e capace, e tratta con riguardo persino quel dannato equino. Un fardello del genere non lo merita nessuno, ma lui…
Robin-senpai meritava forse di essere rapita da quei sette stronzetti? Luffy-senpai meritava forse di perdere il fratello in quel modo? O Brook-senpai, di finire solo senza più un equipaggio? Le cose brutte succedono alle belle persone. Cavendish è solo, come un bel fiore dentro una teca: alla fine Hakuba è riuscito a frantumare il cristallo. E le fan urlanti delle navi che gli vanno appresso da mesi non sono nakama.
Farul si ferma di fronte a loro, strofinando il muso nella schiena di Cavendish.
-Visto? Eccolo qui, sano e salvo.- Bartolomeo infila le braccia sotto le ascelle dell’altro e lo guida verso terra, in ginocchio sull’erba. -Shh,- gli sussurra all’orecchio. -Siamo qui con te.-
-Farul.- ansima Cavendish, e slaccia un braccio dalla schiena di Bartolomeo per accarezzargli la criniera. Ma non allontana il volto dal suo petto, né le lacrime rallentano. -Come ho potuto farti questo, amico di sempre? Nessuno a darti la Biada Deluxe Aromatizzata Al Tè Verde, a tenerti pulito e profumato.-
-Hai combattuto da tanto.- Bartolomeo sorride anche se l’altro non lo vede. -E hai compiuto quello che credevi un gesto coraggioso. Questo lo rispetto, e secondo me lo rispetta anche lui. Vero, Farul?-
Il cavallo nitrisce ancora, strusciandosi di nuovo contro la spalla del padroncino – e subito dopo su quella di Bartolomeo, leccandogli la giacca. La faccia del Cannibale ribolle: vuol dire che può stargli ancora più vicino. Una piccola barriera dove custodire Cavendish nel suo momento più delicato.
-Allora, Cavoletto,- sussurra. -Vuoi venire per mare con noi?-
Cavendish mormora un sì, ma suona finto. -Nel frattempo dovrò dormire ancora. Cos’altro potrei combinare?-
-Potrebbe. Quello non sei tu, ricordi.-
Cavendish ringhia. -Potrebbe. Potrebbe ammazzarli tutti sul serio. Potrebbe ammazzare te.-
-Robin-senpai credeva che la sua esistenza fosse un peccato. Eppure ha scelto di vivere, perché Luffy-senpai e gli altri hanno creduto in lei. Permettimi di fare lo stesso con te. Sarà un bel viaggio, da fare insieme. Un’occasione per smettere di litigare come bambinetti.-
E fare cosa, al suo posto? Cavendish sbatte le ciglia, lucide di lacrime. Non ha mai visto occhi azzurri così profondi, così teneri. Forse avrebbe dovuto asciugargli le lacrime con le dita, sarebbe una cosa gentile da fare per una persona in difficoltà, ma ha le unghie lunghe e il viso di Cavendish è troppo liscio e soffice. Sarebbe grazioso averlo anche lui così. Forse ha qualcos’altro da insegnare, oltre al coraggio.
-Torniamo alla Cavallo Bianco. Ne parleremo davanti a una tisana di petali di rosa.-
-Oh, sì.- Cavendish tira su col naso. -Prima che qualcun altro mi veda.-
-Mettiti la mia giacca, così non ti riconosceranno.-
-E avere addosso il tuo lezzo nauseabondo? Te lo puoi scordare. Cosa direbbero i miei ammiratori?-
Vorrebbe abbracciarlo, dopo quelle parole. Il vero Cavendish si fa largo dalla sua prigione lontana, e fa del suo coraggio la sua nuova Durlindana. Se i riflettori e la fama possono dargli conforto ben venga: Bartolomeo non capisce, ma non è suo compito capire. Non adesso che Cavendish vuole vivere.
Farul strofina il muso contro la spalla di Cavendish e gli lecca la faccia dal mento alla fronte. Gocce di bava pendono dai boccoli, un tenue rossore gli colora le guance.
-Oh, Farul…- Il principe gratta il muso dell’animale e gli carezza la criniera. -Grazie di cuore.-
-E a me niente?- Bartolomeo scuote la mano.
-Anche a te, dammi il tempo di finire. Ti sono grato, davvero. Mi hai fatto sentire speciale, ma in senso buono.-
-Non menzionarlo, davvero. Per una volta che le attenzioni ti sono dovute.-
Cavendish inspira, espira, rassetta la giacca sulla propria schiena. Ha un nasino a punta che viene voglia di premere con l’indice, una boccuccia a cuore che pare soffice come i petali delle tanto amate rose. Anche dietro un volto così bello si cela un mostro. Oppure è proprio il mostro che cela il vero Cavendish, e i suoi abiti non sono seta e broccato, ma stracci sporchi di sangue.
Tant’è: nessuno merita comunque di vivere solo.
Bartolomeo incrocia le dita. Una scalinata di barriere, uguale a quella del viaggio d’andata, si dispiega di fianco a Farul. -Prego, mio principe.-
Cavendish accenna un sorriso, e si siede contro il collo del cavallo. -Sali anche tu.-
-Ho chiuso, con i cavalli.- Bartolomeo arriccia il naso, e Cavendish allunga una mano bianca e liscia. Piega le dita verso di sé.
-Ho bisogno di qualcuno che mi tenga fermo se mi venisse un colpo di sonno. Ti prego, Barto. Non farmi chiedere oltre al mio equipaggio.-
Bartolomeo preme le mani sui fianchi: -Un secondo fine, dovevo immaginarlo. Ma sarò clemente. Luffy-senpai rinuncerebbe alla carne per un suo nakama. E poi mi hai supplicato. Vorrei avere un Dial per registrarti.-
-Ritiro ciò che ho detto. Non sei un cetriolo di mare, sei una sanguisuga.-
-Mi hanno chiamato in maniera peggiore.-
Bartolomeo scala le barriere e si siede alle spalle di Cavendish. La schiena di Farul è meno viscida, ma serra comunque le gambe attorno al pelo: l’ultima cosa di cui ha bisogno è una caduta comica. Non è così che riuscirà a far ridere Cavendish, anche se i suoi occhi arrossati non sembrano ricordare come si ride. I capelli sono privi di forma, la sua testa sembra incompleta senza il consueto berretto, e un clicchettio cadenzato emana dalla sua bocca.
-Stai battendo i denti, lo sai?-
Cavendish si guarda le mani, come se si aspettasse di vedervi sopra del sangue. Prende un profondo respiro, massaggiandosi le dita.
-Dammi quella giacca, prima che mi colga un assideramento.-
E il mio lezzo nauseabondo?, vorrebbe chiedere Bartolomeo, ma le sue labbra si rilassano in un sorriso silenzioso. Si sfila la giacca dalle spalle e la drappeggia attorno a quelle di Cavendish. Il principe inspira, carezzando la criniera di Farul, e reclina la testa sul petto di Bartolomeo.
-Cosa fai…-
-Sono sfinito. Confido che tu possa capire. Se restassi sveglio mi calerebbero le palpebre…-
Sta tremando ancora: Bartolomeo gli cinge la vita con il braccio. -Shh, lo capirò,- sussurra, e Cavendish emette un soave singulto. -Non cambiare mai, Cavolo.-
Lo stringe più forte a sé, appoggiando la guancia contro i suoi morbidi capelli biondi. Presto smetterà di tremare, e le sue guance sono lucide, ma asciutte. È così bello che verrebbe voglia di non lasciarlo più.
Dopotutto è di questo, che ha bisogno: qualcuno che non lo lasci quando si sente sprofondare. E Bartolomeo il Cannibale non è nessuno per dirgli di no.


A.A.:
Ho spesso espresso pensieri negativi sui gladiatori (non Donquixiote, Señor Pink a parte) del Colosseo della Corrida. Mettiamo un po’ in chiaro i dettagli. ALCUNI mi piacciono. Di Bellamy ho scritto già, e qui ne abbiamo altri tre.
Cavendish è un personaggio necessario: finalmente un belloccio esteta che non è solo una caricatura comica, ma un guerriero capace e un personaggio completo e anche oscuro, considerando Hakuba. Avrei preferito persino più profondità nel demone bianco, maggiore tormento per Cavendish. Ma qui ci penso io.
Bartolomeo è il combattente della Corrida non-Donquixiote (Team Didi For Life) che adoro di più. È forte, leale, vivace, e sa essere anche molto dolce quando necessario (ricordate come si comportato con Bellamy? Good stuff, good stuff). Con un Cavendish al limite del crollo psicologico, la sua empatia e il suo strano affetto sono necessarie per tenerlo in vita.
Non so quanto Hakuba valga come rappresentazione delle personalità multiple (direi poco), ma ho cercato di inserire un minimo di realismo e non trattare un killer psicopatico che ammazza gente a caso come un esempio affidabile di come funziona questa malattia mentale. Persino Bartolomeo Er Mejo Der Colosseo ha capito che lui, non affetto da DID, non può fare nulla da solo, e magari qualcun altro che comprende il problema in prima persona può intervenire in suo favore in maniera pù concreta.
Gardoa è un personaggio filler che compare un minuto nell’anime. Combatte alla Corrida contro Cavendish, ma il biondo principe gli fa un sedere a strisce. Mi sta simpatico, e mi piace il contrasto tra il giovane che lavora (Gardoa è ricco e veste bene con i soldi guadagnati da cacciatore di taglie) e il principe ereditiere, così l’ho reinventato come membro dei Pirati Splendidi. Avrei anche voluto menzionare Desire, l’amica d’infanzia di Barto comparsa in un altro filler, ma non ho trovato modo. Un giorno, forse…
È tutto anche per oggi, ci si vede domani per l’ultima coppia.
Lady R
  
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