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Autore: Lady R Of Rage    24/11/2019    3 recensioni
Questa fanfiction partecipa all’iniziativa Yuri & Yaoi's 3 Days promossa dal forum FairyPiece.
Tre one-shot, tre coppie, tre prompt. Parole d’ordine: slash e dolore.
Giorno I, Ritrovamenti [Bellamy/Sarquiss] ~ “Bellamy si ritrae, come se gli avesse dato un pugno. A volte Sarquiss avrebbe voluto, gli sarebbe bastato quello pur di averlo ancora accanto – ma i morti vanno lasciati in pace, e piangere il suo capitano scomparso era già abbastanza amaro senza arrabbiarsi con lui.”
Giorno II, Punto Debole [Bartolomeo/Cavendish] ~ “-Robin-senpai credeva che la sua esistenza fosse un peccato. Eppure ha scelto di vivere, perché Luffy-senpai e gli altri hanno creduto in lei. Permettimi di fare lo stesso con te.-”
Giorno III, Febbre [Eustass Kidd/Killer] ~ “Piano piano, un passo alla volta: anche quando si costruisce qualcosa, bisogna essere fieri di sé per ogni piccolo ingranaggio avvitato. Killer deve essere orgoglioso di essere Killer, di riavere una parvenza di una faccia sua e un frammento del suo vecchio equipaggio.”
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Bartolomeo, Cavendish, Eustass Kidd, Killer, Sarkies
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: Un Pezzo Alla Volta
Coppia: Eustass Kidd/Killer [Kamazo]
Setting: Wano
Prompt: Febbre


Il fuoco che crepita nel camino, l’acqua che ribolle nella pentola. Le gocce d’acqua dal lavello, che si frantumano sulla pietra. Il vento che ulula fuori dalle finestre.
La risata di Kamazo l’Ammazzauomini che giace tremando in un bagno di sudore.
Eustass Kidd percorre la sua guancia con il pollice, e si pulisce il dito umido nella camicia. Killer, si chiama Killer, e non c’è cornuto che possa portarglielo via. Kamazo è un impostore, e ha fatto la fine che si merita.
Un impostore neanche somigliante, dato che Killer parla, gli risponde articolando e no e persino grazie, si appoggia alla sua spalla quando non ce la fa più a camminare, e soffoca la sua terribile e infausta risata nel palmo della mano. Probabilmente crede che non lo veda.
Kidd percorre con le dita il muro della capanna. Deve essere la stessa pietra della cella che l’ha contenuto per settimane, e quell’unica stanza è persino più piccola, ma non intende lasciare che questo lo demoralizzi. Ha Killer. Ha un tetto sulla testa, della pasta calda per rifocillarsi, e una nuova stella da inseguire: vendetta.
Killer trema sotto il suo cappotto di pelliccia, sogghigna un pianto contro il cuscino. Sarà più felice, quando si sveglierà. Si capisce quando il suo sorriso è vero e quando è lo Smile a tirargli la faccia. Le pieghe al bordo della sua bocca sono meno pronunciate, i denti sono più coperti, e gli occhi guardano lui anziché svanire verso il cielo.
Killer ha i capelli sciolti, come dovrebbero essere. Non sono più dorati, né soffici al tocco, e la forma del suo viso non assomiglia a nulla del compagno che conosce. Troveremo un’altra maschera, gli aveva giurato. Farà sembrare quella vecchia un giocattolo da bambini. Solo dopo aveva realizzato che insultare la sua vecchia maschera – il volto di Killer – non avrebbe fatto nulla di buono al suo ultimo compagno.
Forse l’unico. Ed è quando pensa cose del genere che Kidd vorrebbe sbattere la testa contro il muro finché uno dei due non si frantuma.
Kidd infilza uno spaghetto con la forchetta e lo porta alla bocca. Morbido, come piace a lui. Acqua bollente gocciola sulle dita del suo unico braccio mentre la scola, ma il bruciore non esiste se non vuole sentirlo. Deve ringraziare Kaido, per questo: ha cancellato dalla sua vita qualunque altro dolore.
Depone il piatto pronto sullo sgabello accanto al letto di Killer. Il cuscino è fradicio attorno alla sua testa, gocce di sudore gli scorrono fino al mento. Le labbra violacee balbettano un faffaffaffaffa che non pare quasi suo.
E poi sgrana gli occhi, si tira a sedere, e si aggrappa a Kidd come se anche nel sonno avesse saputo dove trovarlo.
-Faffaffaffa… ah, ah.-
-Fai piano.- Kidd cinge il compagno con l’unico braccio e avvicina la sua guancia al suo petto. Che Killer lo senta, che si ricordi chi è e dove si trova. Le parole di conforto non hanno senso se non può replicare.
Killer affonda le unghie nella sua schiena e urla nel suo petto una risata straziante. Kidd scuote la testa, massaggiandogli la nuca. -Piano, così. Non era reale.-
La realtà fa male, lo fanno anche i sogni: Killer non ha dove nascondersi per riprendere fiato. Ansiti cadenzati intervallano la risata maledetta, e il volto del suo compagno si allontana dal suo petto.
-Faffa?-
-Siamo solo noi due, Killer. Mettiti tranquillo.-
Fa cenno di sì, rannicchiandosi nel cappotto di pelliccia. Sta meglio a lui che a me. Allontana dal volto una ciocca bionda e raccoglie le gambe al petto. Indica il piatto di pasta con un cenno del capo. Kidd lo prende e vi si siede.
-Mica male, eh? Pasta aglio e olio, la tua preferita. Hai bisogno di buttar giù qualcosa, col freddo che fa.-
Uno spicchio d’aglio, ammuffito alla punta, ficcato sul fondo di un cassetto, e una bottiglia di plastica colma d’olio per metà. Quei disgraziati hanno portato qualcosa di utile oltre a un rifugio per la notte – meno utili le loro suppliche, le loro preghiere, quelle mani sudicie e scarne aggrappate al cappotto di Kidd e al kimono di Killer come se loro fossero in grado di fermarli. Forse, sul fondo del pozzo dove lui e Killer hanno gettato i loro corpi, sono più sereni del suo mutilato compagno. Cosa che Kidd non può tollerare.
-Faffaffafafa…- Killer sbatte le palpebre, massaggiandosi gli occhi con il palmo. -Buona…-
Eccolo, per un attimo, fugace come un battito d’ali: il vero sorriso di Killer che sbuca da dietro quell’orribile maschera di carne. Le pieghe sugli zigomi si rilassano, gli occhi luccicano. Kidd gli porge la forchetta e lo guarda mangiare.
-Macchiami il cappotto e ti butto nel pozzo con loro.-
-Faffaffa…- le labbra sorridenti di Killer tremano, la lingua vi trema sopra leccando l’olio che vi gocciola. Il naso trema sopra il fumo odoroso.
-Prego. Meglio dei fagioli di ieri, eh?-
Killer annuisce, succhia gli spaghetti in bocca schizzandosi olio in faccia. Una galassia di macchie rosse percorre le sue guance, si accumula sul naso, gli spezza a metà le sopracciglia. Lo Smile difettoso era solo la punta dell’iceberg. E Killer era il pezzo più grosso dopo di me: ai pesci piccoli non sarà fatta la cortesia di un nome.
Basta: credere che Wire e Heat e gli altri siano vivi è il minimo che possono fare per sé stessi. I Pirati di Kidd non hanno bisogno di una Victoria Punk o di barili pieni di vino per essere chi sono – come Killer non ha bisogno di una maschera, o delle sue famose lame rotanti, per essere Killer e stare al suo fianco. Hanno recriminato anche troppo. È bene che quello che può tornare com’era lo faccia. Kidd deve sorridere, non Killer. Killer deve tacere, non Kidd. Nessuna bestia di ‘stocazzo può dirci quello che dobbiamo fare.
Killer depone il piatto vuoto sullo sgabello e si pulisce le mani unte nei pantaloni: -Faffa.-
-Sazio? Benissimo, allora. Mettiti giù. Domani ci aspetta una giornata campale.-
Dormono abbracciati, nella fuga, avvolti nella giacca di pelliccia di Kidd come un sol’uomo. Wano non è una terra fredda, ma per Kidd è come se il gelo della vasca dove erano stati sommersi si fosse incollato per sempre alla sua carne. Anche Killer trema, nella sua mezza stretta, e a volte si svegliano entrambi con le guance rosse e gli occhi doloranti.
Gli occhi di Killer – da quanto tempo non li ha visti. Probabilmente nemmeno il mare di Raftel è di un azzurro così. Ma sono lucidi, e non è giusto. A volte Kidd sogna di conficcare una spada nel collo di Kaido – una spada fatta di mille spade, piegate alla sua volontà e al suo Frutto del Diavolo – e porre fine agli incubi del suo compagno una volta per tutte. Il massimo che può fare, adesso che sono soli, è promettere di non farlo mai più finire in quelle zampe infami: anche a costo di ucciderlo, come gli ha promesso durante la prima notte da soli. Non sei suo, Killer, e non lo sarai mai. Su questo puoi contare.
Killer rabbrividisce sotto il cappotto di pelliccia, serra le dita su di esso piegando la stoffa. Balbetta un faffaffa tremante, battendo i denti con un rumore cadenzato. Ha la pelle d’oca, il collo suda. Se avesse ancora le sue lame rotanti, probabilmente gli cadrebbero dalle dita.
-Ohi?-
Killer scuote la testa e brontola un faffaffa più strascicato che mai.
-Lo so. Neanch’io ho sonno.- Kidd si siede sul materasso e dà a Killer una pacca sulla spalla. -E pensare che ho dormito così poco, nello scantinato di quel muflone del cazzo.-
Dove sono i miei compagni, strillava aggrappato alle brache di Queen. Cosa avete fatto a Killer? Dove sono Wire, Heat e gli altri? Rispondimi, brutto stronzo! Da uno degli Okama più potenti della terra ci si aspetterebbe un po’ di riguardo verso i suoi colleghi. Eppure erano state le sue mani a strappare il corsetto dal petto di Heat, e le sue zanne a smagliare le calze di Wire mentre il suo forcone giaceva in frantumi contro la parete rocciosa.
E a legarci le catene ai piedi, come fossimo insaccati. Kidd serra l’unico pugno: deve dimenticare, se vuole mantenere in piedi ciò che resta del suo equipaggio. Se è davvero il “Capitano”, lo sarà in tutto e per tutto.
-Non stiamocene qui come belle statuine. Troviamo qualcosa da fare. Almeno ci fosse del vino.-
Ma non c’è, perché quei merdosi di contadini sono astemi e non servono veramente a niente. Killer gli porge la mano aperta e Kidd la prende, tirandolo in piedi.
Non avrebbe dovuto toglierle, quelle bende. Killer ha le guance incavate, coperte da un’incolta peluria paglierina. Persino i capelli, finalmente sciolti, sono del colore sbagliato: troppo opachi, troppo marroni, troppo secchi. Quando glieli accarezza gliene rimangono manciate intere tra le dita.
Ad almeno un orrore, si può rimediare. -In bagno ho trovato rasoio e schiuma da barba. Ci stai?-
Killer fa cenno di sì, e si accarezza il mento pruriginoso. Deve appoggiarsi alla spalla di Kidd per alzarsi, e impiega interi secondi per fare un solo passo. Con quelle gambe tremanti, un tempo, ci combatteva i Pacifista senza problemi. Dovrebbe tenerle in forma per prendere a calci la faccia di merda di Kaido, non traballarci sopra come un ragazzino che fa i primi passi. Si chinano sotto la porta del bagno, e lo guida a sedersi su un gabinetto sbeccato, ma pulito.
C’è uno specchio rettangolare, storto, sopra il lavello. Killer solleva lo sguardo dal pavimento, ma si copre gli occhi appena ha il collo dritto. La schiena sbatte contro le piastrelle del muro.
-Non guardarlo, Killer.- Kidd solleva il braccio. -Non ci pensare. Adesso ti rilassi.-
Non c’è niente per coprirgli il petto, nemmeno uno straccio. Indossa ancora il suo cappotto di pelliccia, ma non osa chiedergli di toglierlo. Meno vede, meglio starà, e più Killer emergerà dalla prigione in cui l’hanno ficcato le Bestie. Che razza di pirata si preoccupa di sporcarsi? A Wano, poi? Può prendersela con Kaido anche per questo, come fa sempre. Lo terrà sveglio e concentrato, come il freddo che durante i viaggi notturni gli impediva di addormentarsi.
Adesso è un’altra, la ragione per cui lui e Killer non dormono.
Il suo compagno chiude gli occhi e porge il volto al suo rasoio. Kidd gli massaggia la guancia con l’unica mano che ha, cospargendola di schiuma dall’orecchio al mento. Quegli occhi azzurri lo seguono ad ogni movimento, lucidi e curiosi. Killer ha le labbra serrate in quel sorriso orrendo, la fronte imperlata di sudore, i denti che battono di febbre.
-Wire…- rantola dopo un po’. -Heat. Faffaffa.-
-Li troveremo, Killer. Siamo in due, e siamo incazzati.-
Il sorriso di Killer trema, i denti battono. Dita tremanti indicano i dettagli del suo volto, percorrono il contorno di quel sorriso orrendo.
-Se diranno qualcosa di sbagliato,- ringhia Kidd, -non faranno più parte di questo equipaggio.-
-Onesti.-
Se c’è qualcuno che ha odiato davvero Kamazo, più delle sue vittime, quello è Killer. Kidd serra l’unico pugno e depone il rasoio nella bacinella. -Non lo diranno comunque, Killer. Ti adorano, e tu lo sai. Non sono scemi, lo sanno che è tutta colpa di Kaido.-
-Faffa.- Killer piega la guancia di lato, perché il rasoio la percorra. Serra la bocca sorridente, i denti digrignano sotto le labbra. Kidd gli solleva il mento con le dita, carezzandogli le guance ruvide. E umide: ritrae il braccio, con la pelle d’oca.
No. Non sta succedendo. Non di nuovo. -Killer, che c’è?-
Non riesce neanche a infastidirsi quando la risposta che riceve è “faffaffa”. Killer chiude le braccia attorno alla testa, soffocando i singhiozzi negli avambracci. Anche lui ha la pelle d’oca, e solo adesso Kidd si accorge di quanto sia bianca e sottile la sua pelle.
-Killer? Che c’è?-
-Fa…- Un risolino strozzato e le nocche che si tendono: ecco cos’è diventato il Soldato Massacratore. Kidd appoggia la mano su una di quelle nocche e la stringe: le unghie di Killer grattano contro la sua pelle e riaccendono i suoi sensi intorpiditi. In qualunque momento potrebbe perderlo – un’altra gentile lezione di Kaido, che sia mille volte maledetto – e non può lasciare che i pensieri lo conducano via da lui.
-Su, Killer. Non ti riconosco più.-
-Non sai…- tossisce Killer, e si stringe a lui più forte. La guancia destra, quella senza schiuma, preme contro il suo petto umida e calda.
Tre volte – tre – uno dei Pirati di Kidd è stato visto piangere. Heat aveva afferrato la giacca del suo capitano, in ginocchio, pregandolo di riportare il corsetto al negozio dove l’avevano preso. -L’abbiamo rubato, imbecille. Anche se fosse, non abbiamo scontrini da restituire.- Era stato proprio Killer a farsi avanti, stringendo nelle sue le mani del compagno. -Sei un pirata, Heat. A nessuno frega niente se ti vesti da donna. E se qualcuno ride dillo pure a me: non mi chiamano Killer per niente.-
Wire si era rannicchiato in una palla, coprendosi il volto col cappuccio. -Lasciaci andare, lasciaci, questo equipaggio è tutto quello che ho.- Queen gli aveva sferrato uno schiaffo tale da rovesciarlo di schiena, e le lacrime si erano fatte rosse sul suo volto immobile.
E Kidd stesso, nelle viscere di quella schifosa miniera, troppo debole anche per alzare la testa, scosso da brividi che bruciavano come frustate. Se anche l’avessero visto, e si fossero permessi di dire qualcosa di sbagliato, non avrebbe mai potuto fargliela pagare.
Kamazo piangeva, quando si erano trovati, ma Kamazo non è Killer. Biasimare Killer per le azioni di Kamazo è uno sputo in faccia dei più infami. Killer batte i denti, e sfiorandogli il volto Kidd sente caldo. La fronte di Killer, che per anni rimase nascosta assieme alla sua bocca. Soffice.
-Ti do una sistemata, ti scaldo del sakè. Ce la godiamo alle spalle di tutti.-
Stavolta niente “faffa”: Killer annuisce e si asciuga le guance.

Gli ha lasciato il pizzetto, nel mezzo del mento. Quel giallo paglia non somiglia a Killer, nemmeno a quello che conobbe da bambino, ma deve accontentarsi. Se Kaido si è permesso di accusare lui e Killer di non prendere sul serio la pirateria, sarà ancora più divertente vendicarsi se potranno portare che si sbaglia.
-Come te la passi?-
Killer si tampona la fronte con un angolo della sua coperta e si stringe le ginocchia nel braccio. La tazza di sakè giace vuota al suo fianco. Sorride un sospiro triste, ma i suoi occhi sono più asciutti. Porta la mano alla bocca, simulando uno sbadiglio.
-Finalmente.- Anche Kidd sorride, ma lui lo vuole. -Devi riposare. Non possiamo metterglielo in culo a Kaido se sei debole. E poi non te lo meriti.-
Killer scivola fuori dalla coperta e gli porge le braccia aperte. Piega le mani verso di sé, e quel sorriso sembra, per un attimo fugace, sincero.
Andrà avanti così, giorno dopo giorno, e forse non finirà mai. Kidd si godrebbe quel sorriso se non sapesse che una frazione di esso non proviene da Killer. Anche adesso, seduti al calduccio e con una buona bevanda, il suo compagno di sempre è costretto a combattere ancora. Nessuna sorpresa che sia così debole – e Kidd non sa quanto ancora lo potrà accudire.
Si sdraia al suo fianco, in un giaciglio che probabilmente apparteneva a quei disgraziati contadini. Killer giace sopra di lui, guancia contro guancia, petto contro petto, e il battito del suo cuore sta rallentando. Piano piano, un passo alla volta: anche quando si costruisce qualcosa, bisogna essere fieri di sé per ogni piccolo ingranaggio avvitato. Killer deve essere orgoglioso di essere Killer, di riavere una parvenza di una faccia sua e un frammento del suo vecchio equipaggio.
Kidd glielo ripete all’orecchio mentre si accomoda contro di lui e tira coperta e cappotto addosso a entrambi. -È finito, Killer. È tutto passato. Niente più Kamazo e niente più Kaido. Niente più alleanze. Solo io e te, e chi è riuscito a piacerci abbastanza.-
-Faffafa… sì, sì…-
La mano di Killer, tremante, si stringe alla sua. Kidd risponde alla stretta.
-Se la vendetta non ti basta pensa ad altro. Ma pensa, Killer. Le bestie non pensano, e noi non siamo bestie.-
Killer annuisce contro il suo petto, sbadigliando e ridendo. È ancora caldo: più che mai, Kidd giura che nessuno glielo porterà via.


A.A.:
Quello che è accaduto a Killer quando Kaido gli ha messo addosso le mani è devastante, uno dei momenti non-flashback più dolorosi di tutta la saga. Kaido gli ha strappato via le sue sembianze e il suo nome, lo ha costretto a vivere eternamente un frammento del suo passato che odia (strano, qualche arco fa prendere in giro la gente era molto meno simpatizzante… hem hem) e lo ha ridotto a un burattino nelle sue mani.
Per fortuna sono liberi, adesso. Kidd sarà anche una brutta persona, ma è palese che vuole bene a Killer e non permetterà che subisca altro dolore.
Eustass Kidd non è un personaggio impopolare, ma la Kidd/Killer lo è sicuro, specie se paragonata alla più gettonata Kidd/Law. A me non convince, forse perché non amo particolarmente Trafalgar D. Water Law. Mi piace di più la chimica che ha con Killer, mi sembra più immediata e più significativa.
Ho deciso di dare a questi due disgraziati qualche coccola dopo il disastro di Wano, e un po’ di speranza per il futuro nel nome del queer-coding e degli abbracci. Anche se quei “faffaffa” continuano a far malissimo.
Spero che questa raccolta vi sia piaciuta. Sono contenta della mia creazione.
È bene che torni ai miei doveri MATERNI…
Lady R
  
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